","\"Linea di separazione\" (per il LX anniversario della strage di Stammheim)","post",1508435719,[61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/germania/","http://radioblackout.org/tag/lotta-armata/","http://radioblackout.org/tag/raf/","http://radioblackout.org/tag/socialismo/","http://radioblackout.org/tag/stammheim/",[67,68,18,30,28],"germania","lotta armata",{"tags":70},[71,73,75,77,80],{"matched_tokens":72,"snippet":67},[],{"matched_tokens":74,"snippet":68},[],{"matched_tokens":76,"snippet":18},[],{"matched_tokens":78,"snippet":79},[30],"\u003Cmark>socialismo\u003C/mark>",{"matched_tokens":81,"snippet":28},[],[83],{"field":35,"indices":84,"matched_tokens":86,"snippets":88},[85],3,[87],[30],[79],578730123365712000,{"best_field_score":91,"best_field_weight":92,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":93,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":95,"highlight":109,"highlights":113,"text_match":117,"text_match_info":118},{"cat_link":96,"category":97,"comment_count":47,"id":98,"is_sticky":47,"permalink":99,"post_author":50,"post_content":100,"post_date":101,"post_excerpt":53,"post_id":98,"post_modified":102,"post_thumbnail":103,"post_thumbnail_html":104,"post_title":105,"post_type":58,"sort_by_date":106,"tag_links":107,"tags":108},[44],[46],"43853","http://radioblackout.org/2017/10/venezuela-il-socialismo-bolivariano-vince-nettamente-le-regionali/","Il PSUV, partito del presidente socialista venezuelano Maduro, ha vinto nettamente le elezioni regionali del 15 ottobre. 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Facendo appello ad un processo di apertura democratica in Turchia, ed in linea con il cambiamento dell'identità e del progetto politico del movimento di liberazione nazionale curdo, evolutosi da partito marxista-leninista influenzato dal socialismo reale ad un progetto di carattere confederale che pone l'accento sulla democraticizzazione della società, Öcalan ha esortato il PKK a convocare un proprio congresso e discutere dell'abbandono della lotta armata come primo passo verso la costruzione di un processo di convivenza tra curdi e turchi e di una cooperazione sociale sulle basi della libera organizzazione della società e del rispetto della pluralità democratica.\r\n\r\nIl messaggio è stato trasmesso su numerosi maxischermi nelle province curde della Turchia e seguito anche dal Rojava, e vi hanno fatto seguito le dichiarazioni di Murat Karayilan (della dirigenza del PKK) che ha specificato come per un eventuale scioglimento del partito ed un cessate-il-fuoco siano necessari alcuni passaggi ulteriori ma che comunque il messaggio del leader del movimento curdo venga ascoltato e valutato con attenzione. Proprio di oggi è la notizia che il PKK ha invece effettivamente comunicato un cessate-il-fuoco unilaterale, meno di 48 h dopo la dichiarazione di Öcalan.\r\n\r\nFacciamo il punto sul messaggio di Öcalan e sulle conseguenze che il suo annuncio potrebbe avere sia per quanto riguarda la situazione in Turchia che per il futuro della Siria del Nord-Est con Jacopo Bindi dell'Accademia della Modernità Democratica.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/dichiarazioniöcalan.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAggiungiamo alcune valutazioni precedenti che venerdì 21 febbraio ha condiviso ai nostri microfoni Murat Cinar, giornalista, riguardo alla situazione politica che attualmente vive la Turchia, dove i già scarsi spazi di agibilità democratica vanno a quanto pare invece sempre più a restringersi e riguardo alle motivazioni che spingono Erdogan ad instaurare un possibile processo di pace con il movimento di liberazione curdo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/muratcinar.mp3\"][/audio]","1 Marzo 2025","2025-03-01 12:10:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250228-cal-jpga2ce32-image-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250228-cal-jpga2ce32-image-300x168.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250228-cal-jpga2ce32-image-300x168.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250228-cal-jpga2ce32-image-768x431.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250228-cal-jpga2ce32-image.jpg 990w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Kurdistan: messaggio di Öcalan per chiedere lo scioglimento del PKK",1740830575,[162,163,164],"http://radioblackout.org/tag/ocalan/","http://radioblackout.org/tag/pkk/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[166,167,168],"Ocalan","pkk","Turchia",{"post_content":170},{"matched_tokens":171,"snippet":172,"value":173},[30],"da partito marxista-leninista influenzato dal \u003Cmark>socialismo\u003C/mark> reale ad un progetto di","Di giovedì la notizia che il leader del PKK Abdullah Öcalan, durante una riunione con una delegazione del partito DEM, ha chiesto lo scioglimento del PKK e l'abbandono delle armi da parte della guerriglia curda nel quadro di un processo di pace con la Turchia di Erdogan. 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Nei fatti il nazionalismo è molto radicato e diffuso. Specie nelle regioni dell’ovest accanto alle bandiere ucraine nei check point si notano i simboli del nazista collaborazionista Stepan Bandera. La spinta alla partecipazione spontanea alla guerra contro gli invasori è molto forte, tanto che, nonostante la coscrizione obbligatoria maschile tra i 18 e i 60 anni, sinora non si ha notizia di gente arruolata a forza. Molte persone hanno scelto di non combattere ma di dare il proprio contributo nel sostegno delle persone più deboli e dei profughi. I compagni hanno sostato in Polonia, dove si sono confrontati con i compagni e le compagne del No Border team, attivi sia alla frontiera ucraina che a quella Bielorussa. A Leopoli hanno consegnato i beni e i soldi raccolti a due organizzazioni, Operation Solidarity, che fornisce aiuto umanitario ma anche sostegno alle formazioni armate e al Lviv Social Movement, Ong legata a sinistra e sindacati ucraini, posizionata politicamente nel campo del socialismo antiautoritario. L’ONG svolge attività di solidarietà in una scuola al momento convertita in rifugio per persone fuggite dall’est del paese, principalmente dal Donbass, l’area in cui la guerra colpisce in maniera piu’ dura. La struttura ospita donne, bambini e uomini esentati dall’arruolamento per motivi di salute e altri che, nonostante abili all’arruolamento secondo i dettami della legge marziale, non hanno ancora ricevuto la chiamata alle armi.\r\nIl gruppo è poi proseguito alla volta di Kiev e, pur non essendo riuscito ad entrare a Bucha, ha potuto visitare alcuni villaggi vicini, dove la violenza della guerra ha lasciato segni molto tangibili.\r\nI compagn* stanno per tornare in Italia e, con calma faranno un report più ragionato delle giornate trascorse in Ucraina.\r\n\r\nOggi ne abbiamo parlato con alcuni dei partecipanti all’iniziativa, che ci hanno offerto un primo contributo a caldo su quanto hanno visto e sul confronto avuto con compagni e compagne incontrati per strada.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-19-carovana-ucraina.mp3\"][/audio]","19 Aprile 2022","2022-04-19 18:50:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/278097909_316014973954741_3181733001048645923_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"223\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/278097909_316014973954741_3181733001048645923_n-223x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/278097909_316014973954741_3181733001048645923_n-223x300.jpg 223w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/278097909_316014973954741_3181733001048645923_n.jpg 720w\" sizes=\"auto, (max-width: 223px) 100vw, 223px\" />","Cronache dall’Ucraina",1650394215,[195,196,197,198,199,200,201,202,203],"http://radioblackout.org/tag/bucha/","http://radioblackout.org/tag/carovana-internazionalista-solidale-per-lucraina/","http://radioblackout.org/tag/guerra-in-ucraina/","http://radioblackout.org/tag/kiev/","http://radioblackout.org/tag/leopoli/","http://radioblackout.org/tag/lviv-social-movement/","http://radioblackout.org/tag/no-border-team/","http://radioblackout.org/tag/opration-solidarity/","http://radioblackout.org/tag/polonia/",[205,206,207,208,209,210,211,212,15],"bucha","carovana internazionalista solidale per l'ucraina","guerra in ucraina","kiev","leopoli","Lviv Social Movement","no border team","opration solidarity",{"post_content":214},{"matched_tokens":215,"snippet":216,"value":217},[30],"posizionata politicamente nel campo del \u003Cmark>socialismo\u003C/mark> antiautoritario. 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Non ha con sé il suo telefono cellulare, rintracciarla è impossibile. Il 5 marzo, quattro giorni dopo, la figlia Magdalena denuncia la sua scomparsa alla polizia. Il 7 marzo, mentre passeggia nel boschetto suburbano di Kabaty, un passante si imbatte in un cadavere carbonizzato. L’autopsia rileva come cause del decesso le ustioni su tutto il corpo e l’avvelenamento da monossido di carbonio prodotto dalla combustione. Le analisi del Dna confermano che la donna arsa viva è Jolanta Brzeska.\r\nLe prime ipotesi degli inquirenti parlano di suicidio, ma né i familiari né gli amici e compagni di lotta ci credono, perché Jolanta Brzeska ha qualcosa che normalmente una mite pensionata di periferia non ha: dei nemici potenti.\r\n\r\nQuando viene trovato il suo cadavere, Brzeska è già da anni molto nota in città per la sua lotta per la casa.\r\nLa palazzina in cui viveva era una casa popolare fino al 2006, quando si presenta alla sua porta il rappresentante dei proprietari dello stabile di prima della guerra che lo hanno appena riacquistato dal comune. I nuovi-vecchi proprietari annullano i contratti di affitto vigenti con il comune e ne impongono di nuovi, a quote molto più alte, impossibili da sostenere per la famiglia di Brzeska e di tutti gli altri inquilini.\r\nInquilini che danno vita al primo nucleo del sindacato inquilini di Varsavia (Wsl) di cui Jolanta Brzeska diventa subito una rappresentante di spicco.\r\nDal 2007 in poi sugli abitanti della palazzina piovono notifiche di sfratto e intimidazioni. Porte sprangate, ronde private lungo la via, il plenipotenziario degli eredi che sposta la sua residenza a quell’indirizzo. Ma Jolanta Brzeska resiste, porta le sue istanze in tribunale, discute con il comune fino al primo marzo del 2011 quando, per bloccarla, la uccidono.\r\nChi si sia trattato di omicidio, è una verità anche giuridica dal 2013, dopo le perizie di una commissione di esperti che ha escluso in ogni modo le possibilità del suicidio. I mandanti e gli esecutori materiali dell’assassinio di Jolanta restano sconosciuti.\r\nNon hanno aspettato le sentenze anarchici e movimenti per la casa che ne hanno fatto un loro simbolo di lotta. La donna, da inquilina qualsiasi di un edificio da riqualificare, era diventata il simbolo di una lotta agli interessi di un’affollata terra di nessuno che covava da anni ed è esplosa di recente, quella creata dalla (non) legge sulla reprywatyzacja.\r\n\r\nPochi giorni dopo la sua morte, la palazzina di via Wilcza 30, dove pochi inquilini assediati stavano resistendo, è stata occupata da attivisti per la casa.\r\nLo squat, pur avendo più volte cambiato pelle, è ancora un luogo di autogestione e lotta. Oggi è il centro occupato Syrena.\r\n\r\nNel decimo anniversario della morte i compagni e le compagne della Federazione Anarchica di Cracovia hanno appeso uno striscione in memoria di Jolanta Brzeska in via Dietla 21, una palazzina simbolo della lotta di oggi contro la gentrification.\r\nScrivono i compagni:\r\n“In questo palazzo è in corso la ristrutturazione completa dello stabile, un palazzo che ha “finalmente” trovato il suo proprietario in una ditta edile che lo vuole far bello. Peccato che dentro questo condominio ci vivano ancora quattro famiglie tra le quali una donna sola, molto anziana. Tutti questi inquilini dovranno lasciare lo stabile entro tre anni, ma i lavori non aspettano: così questo spazio abitativo è adesso un cantiere dove muratori e locatari condividono lo stesso ambiente.\r\nLa tensione fa in fretta a salire: i muratori oltre a eseguire lavori parecchio rumorosi svolgono attività molto pericolose: il cortile diventa presto un deposito calcinacci, spesso lanciati direttamente dal tetto. Per non parlare della splendida idea di iniziare i lavori di costruzione di un’ascensore interno, lavori che prevedono l’eliminazione di tutti i balconi, balconi che in realtà sono ballatoi comuni che servono ai condonimi per accedere alla propria casa.\r\nLa tensione fa presto a salire e l’opera di monitoraggio della federazione anarchica di Cracovia e dell’associazione Krakowska Inicjatywa Obrony Praw Lokatorów (Associazione per la difesa dei diritti dei locatari) rileva l’insonstenibilità di questa situazione: a novembre si viene quasi alle mani tra un inquilino e un muratore, allora si decide di intervenire. Una lotta dove tutti hanno ragione e tutti perdono: gli inquilini che vivono una situazione non solo scomoda, ma altamente pericolosa e i muratori che non possono svolgere il proprio lavoro in tempo e che quindi devono rapportarsi agli squali delle imprese edili che li hanno assunti.\r\nDopo l’intervento dei compagni e dell’associazione, la situazione della messa in sicurezza è relativamente migliorata (per quanto possa essere sicuro creare un cantiere con delle persone dentro!) e i lavori per lo smantellamento dei ballatoi sono per il momento fermi. Staremo a vedere.\r\nPer questo si è scelta questa location per lo striscione in ricordo di Jolanta Brzeska, assassinata, affinché gli affitti possano aumentare.”\r\n\r\nLa gentrification in salsa polacca ha caratteristiche peculiari di un paese, in cui la la parola chiave è “reprywatyzacja” ossia riprivatizzazione.\r\nPer capirne di più occorre partire da lontano.\r\nNel 1945 Varsavia è un cumulo di macerie. L’invasione nazista nel ’39, la liquidazione del ghetto nel ’43, l’insurrezione del ’44 e la successiva rivalsa nazista hanno portato la città a perdere più dell’ottanta per cento dei suoi edifici di prima della guerra.\r\nÈ in questo contesto che opera il Consiglio nazionale di Stato (Krajowa Rada Narodowa), l’autoproclamato parlamento che avrebbe aperto le porte alla costituzione della Polonia socialista. A suo capo c’è Bolesław Bierut, futuro presidente della Repubblica, primo ministro e segretario generale del Partito operaio polacco unificato (Pzpr). Nel novembre del ’45 Bierut firma un decreto che porta il suo nome e che cancella la proprietà privata sui terreni della capitale. È un esproprio a tutti gli effetti, parzialmente contestato, ma che porta i suoi frutti: con uno sforzo collettivo impressionante, Varsavia viene ricostruita.\r\nNel 1989 la fine del socialismo e il passaggio a un’economia di mercato portano con sé molte matasse da sbrogliare, una su tutte è la legittima proprietà dei terreni e degli edifici di Varsavia. Il tema resta sul tavolo del consiglio dei ministri e nelle aule parlamentari per anni, senza che però qualcuno se ne occupi davvero, fino al 1996, quando il Comune di Varsavia decide di procedere in autonomia iniziando ad accogliere le istanze di chi, già nel dopoguerra, aveva chiesto un risarcimento blandamente previsto dal decreto Bierut.\r\nScatta un procedimento amministrativo abnorme, che riguarda 24mila immobili in tutta la città e spesso coinvolge eredi dei vecchi proprietari stabiliti ormai da tempo fuori dalla Polonia.\r\nSi apre così lo spazio per un caravanserraglio di professionisti della restituzione, avvocati, notai o semplici cittadini che fiutano un buon affare e che fanno da mediatori per conto dei proprietari lontani o acquistano da loro il diritto alla rivendicazione per specularci sopra.\r\nUno di questi è Marek Mossakowski, di mestiere antiquario di libri e oggi proprietario formale di quattordici palazzi a Varsavia riscattati dal 1999 in poi nella cornice della reprywatyzacja. Uno di questi edifici, riscattato nel 2003, è la palazzina di via Nabielaka 9 dove vive la famiglia di Jolanta Brzeska.\r\nQueste le dimensioni dell’affare di via Nabielaka per Mossakowski: 800 złoty (circa 200 euro) spesi per ottenere il diritto alla restituzione, 3 milioni di złoty (circa 750mila euro) richiesti al comune di Varsavia come indennizzo per i guadagni mancati per lo sfruttamento precedente dell’edificio e le quote di affitto maggiorato pretese dagli inquilini. Mossakowski, negli ambienti della sinistra radicale è considerato l’unico possibile mandante dell’omicidio di Brzeska. Viene raffigurato su alcuni muri di Varsavia armato di un fiammifero e di una tanica di benzina: la scritta recita in polacco “Varsavia è facilmente infiammabile”, ma lui - nonostante le evidenze giuridiche - quando interpellato sulla questione continua a farvi riferimento come a un tragico suicidio.\r\nNel 2016 sulle pagine del quotidiano Gazeta Wyborcza inizia a uscire una serie di articoli firmati da Iwona Szpala e Małgorzata Zubik, poi raccolti in un libro di un certo successo, che svelano con quanta scarsa trasparenza, e a volte vera e propria commistione, il comune di Varsavia abbia condotto la reprywatyzacja. Intere palazzine acquistate per cifre simboliche, edifici rivendicati nonostante i proprietari avessero già ottenuto i fondi di indennizzo ma soprattutto rapporti di collaborazione tra alti funzionari dell’amministrazione cittadina e avvocati rappresentanti di eredi o presunti tali. Lo scandalo che ne esplode mina seriamente la credibilità dell’ex sindaco di Varsavia Hanna Gronkiewicz-Waltz e del suo partito Piattaforma Civica (Po), la cui linea economica neoliberista è per altro del tutto coerente con il senso profondo della reprywatyzacja.\r\n\r\nLa lotta per la casa non si arresta\r\n\r\nIl sindacato degli inquilini che Jolanta Brzeska aveva fondato oggi porta il suo nome, e il volto della donna compare su volantini, striscioni, manifesti e materiale informativo di ogni sorta prodotto dalla galassia per il movimento per la casa.\r\n\r\nA Varsavia, secondo dati riferiti al 2017, il costo medio di un appartamento superava gli 8000 złoty al metro quadro (circa 2000 euro) mentre quello per l’affitto va sui 50 złoty al metro quadro (circa 12 euro). In una città dove lo stipendio medio lordo nel settore privato (numeri dell’Istituto Centrale di Statistica Gus) si aggira sui 4800 złoty (1200 euro circa), dà la dimensione del problema abitativo.\r\nSecondo le stime del sindacato inquilini, manca alloggio per un milione di persone in tutta la Polonia, e nonostante il settore edilizio sia in continua crescita (+7% nel 2017) non si tratta di edilizia popolare, ma esclusivamente di iniziativa privata che ha interessi commerciali distanti da quelli abitativi pubblici. A Varsavia palazzi moderni e deserti, si ergono poco lontano da edifici fatiscenti, abbandonati a se stessi, spesso privi di riscaldamento e di servizi igienici privati, e sempre più spesso sospesi sotto la spada di Damocle della reprywatyzacja incombente.\r\nL’omicidio di Jolanta Brzeska non ha fermato le istanze di chi lotta in un contesto politico e sociale molto difficile, anzi le ha probabilmente infuocate. Sotto l’egida di questa signora con gli occhiali, così lontana dalle icone rivoluzionarie classiche, si riconoscono anarchici, autonomi, sindacalisti di base, sfrattati e sfruttati.\r\n\r\nCe ne ha parlato Marco, della Federazione Anarchica di Cracovia.\r\n\r\nAscolta l’approfondimento che abbiamo registrato ieri:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/jolanta.mp3\"][/audio]","2 Marzo 2021","2021-03-02 22:24:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-300x225.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-300x225.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-1024x768.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-768x576.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-1536x1152.jpeg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta.jpeg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gentrification in Polonia. 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Il 5 marzo, quattro giorni dopo, la figlia Magdalena denuncia la sua scomparsa alla polizia. Il 7 marzo, mentre passeggia nel boschetto suburbano di Kabaty, un passante si imbatte in un cadavere carbonizzato. L’autopsia rileva come cause del decesso le ustioni su tutto il corpo e l’avvelenamento da monossido di carbonio prodotto dalla combustione. Le analisi del Dna confermano che la donna arsa viva è Jolanta Brzeska.\r\nLe prime ipotesi degli inquirenti parlano di suicidio, ma né i familiari né gli amici e compagni di lotta ci credono, perché Jolanta Brzeska ha qualcosa che normalmente una mite pensionata di periferia non ha: dei nemici potenti.\r\n\r\nQuando viene trovato il suo cadavere, Brzeska è già da anni molto nota in città per la sua lotta per la casa.\r\nLa palazzina in cui viveva era una casa popolare fino al 2006, quando si presenta alla sua porta il rappresentante dei proprietari dello stabile di prima della guerra che lo hanno appena riacquistato dal comune. I nuovi-vecchi proprietari annullano i contratti di affitto vigenti con il comune e ne impongono di nuovi, a quote molto più alte, impossibili da sostenere per la famiglia di Brzeska e di tutti gli altri inquilini.\r\nInquilini che danno vita al primo nucleo del sindacato inquilini di Varsavia (Wsl) di cui Jolanta Brzeska diventa subito una rappresentante di spicco.\r\nDal 2007 in poi sugli abitanti della palazzina piovono notifiche di sfratto e intimidazioni. Porte sprangate, ronde private lungo la via, il plenipotenziario degli eredi che sposta la sua residenza a quell’indirizzo. Ma Jolanta Brzeska resiste, porta le sue istanze in tribunale, discute con il comune fino al primo marzo del 2011 quando, per bloccarla, la uccidono.\r\nChi si sia trattato di omicidio, è una verità anche giuridica dal 2013, dopo le perizie di una commissione di esperti che ha escluso in ogni modo le possibilità del suicidio. I mandanti e gli esecutori materiali dell’assassinio di Jolanta restano sconosciuti.\r\nNon hanno aspettato le sentenze anarchici e movimenti per la casa che ne hanno fatto un loro simbolo di lotta. La donna, da inquilina qualsiasi di un edificio da riqualificare, era diventata il simbolo di una lotta agli interessi di un’affollata terra di nessuno che covava da anni ed è esplosa di recente, quella creata dalla (non) legge sulla reprywatyzacja.\r\n\r\nPochi giorni dopo la sua morte, la palazzina di via Wilcza 30, dove pochi inquilini assediati stavano resistendo, è stata occupata da attivisti per la casa.\r\nLo squat, pur avendo più volte cambiato pelle, è ancora un luogo di autogestione e lotta. Oggi è il centro occupato Syrena.\r\n\r\nNel decimo anniversario della morte i compagni e le compagne della Federazione Anarchica di Cracovia hanno appeso uno striscione in memoria di Jolanta Brzeska in via Dietla 21, una palazzina simbolo della lotta di oggi contro la gentrification.\r\nScrivono i compagni:\r\n“In questo palazzo è in corso la ristrutturazione completa dello stabile, un palazzo che ha “finalmente” trovato il suo proprietario in una ditta edile che lo vuole far bello. Peccato che dentro questo condominio ci vivano ancora quattro famiglie tra le quali una donna sola, molto anziana. Tutti questi inquilini dovranno lasciare lo stabile entro tre anni, ma i lavori non aspettano: così questo spazio abitativo è adesso un cantiere dove muratori e locatari condividono lo stesso ambiente.\r\nLa tensione fa in fretta a salire: i muratori oltre a eseguire lavori parecchio rumorosi svolgono attività molto pericolose: il cortile diventa presto un deposito calcinacci, spesso lanciati direttamente dal tetto. Per non parlare della splendida idea di iniziare i lavori di costruzione di un’ascensore interno, lavori che prevedono l’eliminazione di tutti i balconi, balconi che in realtà sono ballatoi comuni che servono ai condonimi per accedere alla propria casa.\r\nLa tensione fa presto a salire e l’opera di monitoraggio della federazione anarchica di Cracovia e dell’associazione Krakowska Inicjatywa Obrony Praw Lokatorów (Associazione per la difesa dei diritti dei locatari) rileva l’insonstenibilità di questa situazione: a novembre si viene quasi alle mani tra un inquilino e un muratore, allora si decide di intervenire. Una lotta dove tutti hanno ragione e tutti perdono: gli inquilini che vivono una situazione non solo scomoda, ma altamente pericolosa e i muratori che non possono svolgere il proprio lavoro in tempo e che quindi devono rapportarsi agli squali delle imprese edili che li hanno assunti.\r\nDopo l’intervento dei compagni e dell’associazione, la situazione della messa in sicurezza è relativamente migliorata (per quanto possa essere sicuro creare un cantiere con delle persone dentro!) e i lavori per lo smantellamento dei ballatoi sono per il momento fermi. Staremo a vedere.\r\nPer questo si è scelta questa location per lo striscione in ricordo di Jolanta Brzeska, assassinata, affinché gli affitti possano aumentare.”\r\n\r\nLa gentrification in salsa polacca ha caratteristiche peculiari di un paese, in cui la la parola chiave è “reprywatyzacja” ossia riprivatizzazione.\r\nPer capirne di più occorre partire da lontano.\r\nNel 1945 Varsavia è un cumulo di macerie. L’invasione nazista nel ’39, la liquidazione del ghetto nel ’43, l’insurrezione del ’44 e la successiva rivalsa nazista hanno portato la città a perdere più dell’ottanta per cento dei suoi edifici di prima della guerra.\r\nÈ in questo contesto che opera il Consiglio nazionale di Stato (Krajowa Rada Narodowa), l’autoproclamato parlamento che avrebbe aperto le porte alla costituzione della Polonia socialista. A suo capo c’è Bolesław Bierut, futuro presidente della Repubblica, primo ministro e segretario generale del Partito operaio polacco unificato (Pzpr). Nel novembre del ’45 Bierut firma un decreto che porta il suo nome e che cancella la proprietà privata sui terreni della capitale. È un esproprio a tutti gli effetti, parzialmente contestato, ma che porta i suoi frutti: con uno sforzo collettivo impressionante, Varsavia viene ricostruita.\r\nNel 1989 la fine del \u003Cmark>socialismo\u003C/mark> e il passaggio a un’economia di mercato portano con sé molte matasse da sbrogliare, una su tutte è la legittima proprietà dei terreni e degli edifici di Varsavia. Il tema resta sul tavolo del consiglio dei ministri e nelle aule parlamentari per anni, senza che però qualcuno se ne occupi davvero, fino al 1996, quando il Comune di Varsavia decide di procedere in autonomia iniziando ad accogliere le istanze di chi, già nel dopoguerra, aveva chiesto un risarcimento blandamente previsto dal decreto Bierut.\r\nScatta un procedimento amministrativo abnorme, che riguarda 24mila immobili in tutta la città e spesso coinvolge eredi dei vecchi proprietari stabiliti ormai da tempo fuori dalla Polonia.\r\nSi apre così lo spazio per un caravanserraglio di professionisti della restituzione, avvocati, notai o semplici cittadini che fiutano un buon affare e che fanno da mediatori per conto dei proprietari lontani o acquistano da loro il diritto alla rivendicazione per specularci sopra.\r\nUno di questi è Marek Mossakowski, di mestiere antiquario di libri e oggi proprietario formale di quattordici palazzi a Varsavia riscattati dal 1999 in poi nella cornice della reprywatyzacja. Uno di questi edifici, riscattato nel 2003, è la palazzina di via Nabielaka 9 dove vive la famiglia di Jolanta Brzeska.\r\nQueste le dimensioni dell’affare di via Nabielaka per Mossakowski: 800 złoty (circa 200 euro) spesi per ottenere il diritto alla restituzione, 3 milioni di złoty (circa 750mila euro) richiesti al comune di Varsavia come indennizzo per i guadagni mancati per lo sfruttamento precedente dell’edificio e le quote di affitto maggiorato pretese dagli inquilini. Mossakowski, negli ambienti della sinistra radicale è considerato l’unico possibile mandante dell’omicidio di Brzeska. Viene raffigurato su alcuni muri di Varsavia armato di un fiammifero e di una tanica di benzina: la scritta recita in polacco “Varsavia è facilmente infiammabile”, ma lui - nonostante le evidenze giuridiche - quando interpellato sulla questione continua a farvi riferimento come a un tragico suicidio.\r\nNel 2016 sulle pagine del quotidiano Gazeta Wyborcza inizia a uscire una serie di articoli firmati da Iwona Szpala e Małgorzata Zubik, poi raccolti in un libro di un certo successo, che svelano con quanta scarsa trasparenza, e a volte vera e propria commistione, il comune di Varsavia abbia condotto la reprywatyzacja. Intere palazzine acquistate per cifre simboliche, edifici rivendicati nonostante i proprietari avessero già ottenuto i fondi di indennizzo ma soprattutto rapporti di collaborazione tra alti funzionari dell’amministrazione cittadina e avvocati rappresentanti di eredi o presunti tali. Lo scandalo che ne esplode mina seriamente la credibilità dell’ex sindaco di Varsavia Hanna Gronkiewicz-Waltz e del suo partito Piattaforma Civica (Po), la cui linea economica neoliberista è per altro del tutto coerente con il senso profondo della reprywatyzacja.\r\n\r\nLa lotta per la casa non si arresta\r\n\r\nIl sindacato degli inquilini che Jolanta Brzeska aveva fondato oggi porta il suo nome, e il volto della donna compare su volantini, striscioni, manifesti e materiale informativo di ogni sorta prodotto dalla galassia per il movimento per la casa.\r\n\r\nA Varsavia, secondo dati riferiti al 2017, il costo medio di un appartamento superava gli 8000 złoty al metro quadro (circa 2000 euro) mentre quello per l’affitto va sui 50 złoty al metro quadro (circa 12 euro). In una città dove lo stipendio medio lordo nel settore privato (numeri dell’Istituto Centrale di Statistica Gus) si aggira sui 4800 złoty (1200 euro circa), dà la dimensione del problema abitativo.\r\nSecondo le stime del sindacato inquilini, manca alloggio per un milione di persone in tutta la Polonia, e nonostante il settore edilizio sia in continua crescita (+7% nel 2017) non si tratta di edilizia popolare, ma esclusivamente di iniziativa privata che ha interessi commerciali distanti da quelli abitativi pubblici. A Varsavia palazzi moderni e deserti, si ergono poco lontano da edifici fatiscenti, abbandonati a se stessi, spesso privi di riscaldamento e di servizi igienici privati, e sempre più spesso sospesi sotto la spada di Damocle della reprywatyzacja incombente.\r\nL’omicidio di Jolanta Brzeska non ha fermato le istanze di chi lotta in un contesto politico e sociale molto difficile, anzi le ha probabilmente infuocate. Sotto l’egida di questa signora con gli occhiali, così lontana dalle icone rivoluzionarie classiche, si riconoscono anarchici, autonomi, sindacalisti di base, sfrattati e sfruttati.\r\n\r\nCe ne ha parlato Marco, della Federazione Anarchica di Cracovia.\r\n\r\nAscolta l’approfondimento che abbiamo registrato ieri:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/jolanta.mp3\"][/audio]",[259],{"field":176,"matched_tokens":260,"snippet":256,"value":257},[30],{"best_field_score":119,"best_field_weight":179,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":180,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},6646,{"collection_name":58,"first_q":30,"per_page":264,"q":30},6,{"facet_counts":266,"found":120,"hits":310,"out_of":455,"page":17,"request_params":456,"search_cutoff":36,"search_time_ms":457},[267,287],{"counts":268,"field_name":284,"sampled":36,"stats":285},[269,272,274,276,278,280,282],{"count":270,"highlighted":271,"value":271},4,"anarres",{"count":14,"highlighted":273,"value":273},"cattivi pensieri",{"count":17,"highlighted":275,"value":275},"19e59",{"count":17,"highlighted":277,"value":277},"frittura mista",{"count":17,"highlighted":279,"value":279},"defendkurdistan",{"count":17,"highlighted":281,"value":281},"la perla di labuan",{"count":17,"highlighted":283,"value":283},"il colpo del strega","podcastfilter",{"total_values":286},7,{"counts":288,"field_name":35,"sampled":36,"stats":308},[289,291,293,295,296,298,300,302,304,306],{"count":14,"highlighted":290,"value":290},"capitalismo",{"count":14,"highlighted":292,"value":292},"autodeterminazione",{"count":17,"highlighted":294,"value":294},"libertà",{"count":17,"highlighted":26,"value":26},{"count":17,"highlighted":297,"value":297},"paesi baschi",{"count":17,"highlighted":299,"value":299},"euskal herria",{"count":17,"highlighted":301,"value":301},"lotta popolare",{"count":17,"highlighted":303,"value":303},"endosorveglianza",{"count":17,"highlighted":305,"value":305},"condanna a morte",{"count":17,"highlighted":307,"value":307},"Sinistra indipendentista",{"total_values":309},41,[311,334,359,384,407,429],{"document":312,"highlight":325,"highlights":330,"text_match":117,"text_match_info":333},{"comment_count":47,"id":313,"is_sticky":47,"permalink":314,"podcastfilter":315,"post_author":316,"post_content":317,"post_date":318,"post_excerpt":53,"post_id":313,"post_modified":319,"post_thumbnail":53,"post_title":320,"post_type":321,"sort_by_date":322,"tag_links":323,"tags":324},"96359","http://radioblackout.org/podcast/otto-marzo-giornata-internazionale-della-donna-lavoratrice-aggiornamento-dalla-campagna-defend-rojava/",[279],"Alessandro","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/podcast-dr-9-.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[Dawnload]\r\n\r\n È della notte tra il 6 e il 7 marzo la notizia del trasferimento di un imponente convoglio di mezzi militari turchi che dalla Turchia sono arrivati a Idlib, poi Manbij e infine verso Tishrin, dove sulla diga è ancora attiva la resistenza popolare, anche se i bombardamenti non cessano.\r\n\r\nSono state ore di pesanti massacri lungo le coste siriane ad opera di HTS i cui miliziani non mancano di documentare con foto e video l'uso di patch dell'ISIS sulle divise, intanto che operano violenza con la partecipazione di bande fondamentaliste di gruppi diversi. Oltre alla documentazione delle mattanze di civili, sono arrivate notizie anche di una imponente carovana composta da membri del Fronte al-Nusra, di al-Qaeda, dell'ISIS e dell'SNA dirette nelle aree dove sono maggiormente concentrare le comunità di fede nusayri-alawita.\r\n\r\nI massacri continuano anche ora mentre stiamo registrando, nella sera del nove marzo, e l'Osservatorio Siriano per i diritti umani conta ormai centinaia di civili alawiti uccisi nella regione costiera dalle cosìddette forze di sicurezza e dai gruppi alleati tramite esecuzioni seguite da saccheggi e distruzione delle proprietà. L'accusa che pare muovere queste operazioni è quella di presunta fedeltà al regime caduto di Assad, le cui tecniche di guerra vengono ora replicate dalle milizie di HTS che lanciano indiscriminatamente esplosivi dagli elicotteri, come le forze di Bashar Assad facevano a inizio della guerra.\r\n\r\nGià dalla prima mattina si sono tenute proteste di parte della popolazione delle principali aree costiere, in particolare in prossimità delle basi russe ancora presenti sul territorio, per chiedere l'intervento dell'esercito contro le bande assassine di al Jolani e dello stato fascista turco che hanno ripreso questi massacri. non si tratta tuttavia di una risposta limitata alla situazione di queste notti, perchè già nei giorni precedenti in diverse aree della Siria si erano formate proteste simili contro il governo di transizione e l'attuale processo costituente.\r\n\r\nE' inoltre delle ultime ore di questa giornata la notizia che le forze fedeli all'amministrazione di Damasco hanno attaccato il checkpoint nel quartiere Shex Meqsoud di Aleppo, che è fin ora autoamministrato e protetto dalle forza di difesa democratiche, le SDF. L'azione ha lasciato feriti diversi membri dell'ordine pubblico e alcuni cittadini, senza tuttavia avere altre conseguenze.\r\n\r\nAnche nella regione di Zap, nel Basur, il Kurdistan iracheno, i bombardamenti sulle montagne della guerrilla che riportavamo la scorsa settimana ancora continuano ed è importante sottolineare come questo accada anche nonostante la dichiarazione di cessate il fuoco del PKK, che chiaramente deve mantenere la possibilità di autodifesa in caso di attacchi.\r\n\r\n“Salutiamo tutte le donne che hanno resistito a ogni tipo di molestia, tortura e violenza fin dall'inizio della storia, che con la loro resistenza si sono guadagnate un posto nella memoria sociale e che sono motivo di orgoglio.\" - Inizia così il messaggio del Comando Generale delle YPJ per la Giornata Internazionale della donna lavoratrice. \" \r\n\r\nSi ricordano le martiri cadute resistendo, si riportano vivi i nomi delle antenate che con le loro vite hanno contribuito a tessere la storia della libertà, con un discorso che ancora una volta tiene insieme il presente di guerra, la tensione al futuro libero e il passato come elemento che, come cosa viva, può infondere la propria linfa nutriente alle donne che lottano in questi nostri giorni. \r\n\r\nSi legge: \"La cultura della resistenza dell'8 marzo continua ancora oggi nella Siria settentrionale e orientale sotto la guida delle YPJ. Le donne difendono se stesse e le loro società con sacrificio, eroismo e resilienza senza precedenti in tutti gli ambiti della vita. Migliaia di belle anime combatterono eroicamente in queste terre e furono martirizzate nella lotta per la libertà. Donne provenienti da tutto il mondo e dal Kurdistan si sono riversate nella rivoluzione e hanno scritto poemi epici con il loro coraggio. (...) Ancora una volta, persone di tutte le fedi, gruppi etnici e colori si abbracciarono e furono testimoni di questa lotta storica. Questa lotta sarà coronata dalla vittoria con la fede, la conoscenza, la volontà e il potere delle donne.\"\r\n\r\n Riguardo all'appello del leader Apo di cui abbiamo parlato la scorsa settimana le compagne riportano il grande entusiasmo che ha suscitato nel popolo e in particolare nelle donne, che ne hanno tratto forza rinnovata anche per affrontare un otto marzo di celebrazioni e lotta. \"Riteniamo - scrivono - che la chiamata di Leader APO sia significativa e preziosa. Seguiamo da vicino le discussioni odierne sulla soluzione del problema curdo. Oggi lo Stato turco mostra il suo atteggiamento nei confronti del processo con i suoi intensi attacchi alla diga di Tishrin e al ponte Qereqozax. \r\n\r\nLa Siria ha vissuto grandi dolori e sofferenze negli ultimi 14 anni. Questi dolori sociali non possono essere risolti da HTS e dal suo leader al Jolani. Il governo stabilito a Damasco non può risolvere i problemi con la mentalità jihadista e salafita, Non può eliminare 14 anni di distruzione e dolore. Gli oppositori di questa amministrazione sono oggi sottoposti ad attacchi sistematici, violenze e genocidi in tutta la Siria. I drusi sono soggetti a oppressione e attacchi, gli aleviti sono soggetti a genocidio, il popolo curdo viene negato. Anche il popolo arabo rimane senza volontà e opzioni. Una mentalità che costringa tutti a tacere e a sottomettersi all'oppressione non può risolvere i problemi o salvarsi dalla sorte toccata al regime di Baath. Pertanto, coloro che adottano lo stesso percorso e metodo, finiranno come la fine del regime di Baath.\"\r\n\r\n \r\n\r\n La rivoluzione del Rojava è prima di tutto la rivoluzione delle donne, una rivoluzione della società. L'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna è una data che per sua stessa storia è una data socialista: nel 1917, l'8 marzo apriva le porte alla rivoluzione russa, con le donne scese in strada per protestare per le istanze più semplici eppure più radicali: il pane e la pace. Anche a Torino nell'agosto del 1917 saranno le donne a scendere in piazza per prime contro la guerra e non è un caso che siano proprio le donne a sentire con più forza l'urgenza del momento, in quanto storicamente incarnano il lavoro riproduttivo e sono coloro che permettono a tutta la vita della società di scorrere e di intrecciarsi. Questo anche la rivoluzione del Rojava lo sa ed è infatti in occasione delle celebrazioni dell'otto marzo del 1998 che il leader Ocalan ha invitato le compagne a teorizzare e rendere strategia rivoluzionaria l'ideologia di liberazione della donna. Dove tutti i socialismi precedenti hanno fallito, lì le donne del Rojava hanno posto le basi profonde per una vita libera in primis dal patriarcato, unendo alla lotta di classe quella di genere. \r\n\r\nL'auto-organizzazione delle donne era iniziata nella guerriglia nel 1993, ma è dal congresso del 1995 che anche per il PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, il cui presidente è tutt'ora Abdullah Ocalan, diventa una necessità ineludibile dell'organizzazione rivoluzionaria. Successivamente, il primo Congresso di liberazione delle donne curde, avvenuto qualche mese dopo, e spesso definito come la “prima conferenza nazionale delle donne”, ha permesso alle donne di diverse aree di discutere i loro problemi, di criticare e autocriticarsi, di definire principi, stili organizzativi e meccanismi decisionali, creando anche la prima organizzazione femminile autonoma e separata. \r\n\r\nAnche per quanto riguarda l'esercito di difesa delle donne si sono fatte profonde analisi, decretando che dovesse essere qualcosa di radicalmente nuovo, di qualitativamente diverso dagli eserciti militaristi e colonialisti, così le donne guerrigliere hanno prodotto profonde ricerche sulla partecipazione femminile alle lotte socialiste e di liberazione nazionale in America Centrale e Latina, in Cina, in Vietnam, Algeria, Palestina, Germania, Irlanda e Paesi Baschi. Constatata, anche nelle più rosse lotte di liberazione nazionale, la mancanza di profonde analisi delle dinamiche del patriarcato e delle sue intersezioni - diremmo oggi - con le altre forme di oppressione, hanno compreso che per abolire sistemi di oppressione così complessi da ingabbiare tutte le sfere della vita, bisognava partire dalla forma più antica di violenza: il patriarcato.\r\n\r\n \r\n\r\nUccidere e trasformare la mascolinità dominante è il principio primario del socialismo nella prospettiva di Abdullah Ocalan e del movimento per la libertà, per cui conoscere le radici storiche che hanno reso la donna la prima colonia è essenziale per comprendere la radicalità del lavoro, anche in forma di autocritica, che è necessario fare per la rivoluzione. ed è anche di questo infatti che parla il messaggio arrivato questo sabato dal carcere di Imrali, un messaggio di speranza e di affetto rivolto alle compagne e alle donne in lotta firmato da Abdullah Ocalan.\r\n\r\nRipercorrendo la storia del patriarcato fino alle sue radici più lontane, risalenti a circa 5000 anni fa, Ocalan mette in luce in particolare da un lato il suo carattere sistemico, dall'altro il fatto che si tratti di una mentalità cresciuta insieme alla mentalità delle religioni monoteiste e alle prime forme di città-stato. Per opporsi a ciò, è dunque fondamentale che le donne abbiano consapevolezza d'essere il soggetto sociale che più ha possibilità di far vivere una vera e propria cultura della libertà e che il resto della società, e in particolare gli uomini socialisti, si questionino in maniera radicale su se e come sono in grado di rapportarsi democraticamente con le donne. Scrive infatti: \"Il socialismo può essere raggiunto solo attraverso la libertà delle donne. Senza la libertà delle donne non si può essere socialisti. Il socialismo non si può realizzare. Senza democrazia, non ci può essere socialismo. La mia prima prova di socialismo si è resa evidente nel modo in cui parlavo alle donne. Una persona che non sa come parlare a una donna non può essere un socialista. Per un uomo, diventare socialista dipende dal modo in cui si relaziona con le donne.\"\r\n\r\nOcalan continua \"La rinascita che avverrà è molto importante. Le donne non devono essere considerate solo biologicamente, ma anche socialmente, culturalmente e storicamente. Come dice Simone De Beauvoir, non si nasce donna, si diventa donna.\"\r\n\r\n e conclude con \"Il problema delle donne è ancora più profondo del problema curdo. Il problema delle donne è ancora più centrale del problema curdo. Abbiamo ottenuto solo piccoli miglioramenti in questo senso. La cultura della guerra e del conflitto è diretta principalmente contro le donne. La distruzione di questa cultura è la forza trainante della nostra lotta.\r\nLo spirito di questo periodo è la politica democratica e il linguaggio è quello della pace. L'Appello per la pace e la società democratica è allo stesso tempo un Rinascimento per le donne. Saluto le donne che credono nella vita comune e ascoltano il mio appello con l'amore di Mem e Zîn e Dervish Evde, e festeggio l'8 marzo, Giornata internazionale delle donne lavoratrici.\"\r\n\r\nLa nostra vendetta sarà la rivoluzione delle donne - è uno degli slogan che da questa rivoluzione ci giungono come invito e che sabato spiccava su alcuni cartelli anche nelle nostre piazze.\r\n\r\n \r\n\r\nQui la canzone utilizzata nel podcast!","11 Marzo 2025","2025-03-11 14:25:38","Otto marzo: giornata internazionale della donna lavoratrice. Aggiornamento dalla campagna Defend Rojava","podcast",1741703010,[],[],{"post_content":326},{"matched_tokens":327,"snippet":328,"value":329},[30],"è il principio primario del \u003Cmark>socialismo\u003C/mark> nella prospettiva di Abdullah Ocalan","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/podcast-dr-9-.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[Dawnload]\r\n\r\n È della notte tra il 6 e il 7 marzo la notizia del trasferimento di un imponente convoglio di mezzi militari turchi che dalla Turchia sono arrivati a Idlib, poi Manbij e infine verso Tishrin, dove sulla diga è ancora attiva la resistenza popolare, anche se i bombardamenti non cessano.\r\n\r\nSono state ore di pesanti massacri lungo le coste siriane ad opera di HTS i cui miliziani non mancano di documentare con foto e video l'uso di patch dell'ISIS sulle divise, intanto che operano violenza con la partecipazione di bande fondamentaliste di gruppi diversi. Oltre alla documentazione delle mattanze di civili, sono arrivate notizie anche di una imponente carovana composta da membri del Fronte al-Nusra, di al-Qaeda, dell'ISIS e dell'SNA dirette nelle aree dove sono maggiormente concentrare le comunità di fede nusayri-alawita.\r\n\r\nI massacri continuano anche ora mentre stiamo registrando, nella sera del nove marzo, e l'Osservatorio Siriano per i diritti umani conta ormai centinaia di civili alawiti uccisi nella regione costiera dalle cosìddette forze di sicurezza e dai gruppi alleati tramite esecuzioni seguite da saccheggi e distruzione delle proprietà. L'accusa che pare muovere queste operazioni è quella di presunta fedeltà al regime caduto di Assad, le cui tecniche di guerra vengono ora replicate dalle milizie di HTS che lanciano indiscriminatamente esplosivi dagli elicotteri, come le forze di Bashar Assad facevano a inizio della guerra.\r\n\r\nGià dalla prima mattina si sono tenute proteste di parte della popolazione delle principali aree costiere, in particolare in prossimità delle basi russe ancora presenti sul territorio, per chiedere l'intervento dell'esercito contro le bande assassine di al Jolani e dello stato fascista turco che hanno ripreso questi massacri. non si tratta tuttavia di una risposta limitata alla situazione di queste notti, perchè già nei giorni precedenti in diverse aree della Siria si erano formate proteste simili contro il governo di transizione e l'attuale processo costituente.\r\n\r\nE' inoltre delle ultime ore di questa giornata la notizia che le forze fedeli all'amministrazione di Damasco hanno attaccato il checkpoint nel quartiere Shex Meqsoud di Aleppo, che è fin ora autoamministrato e protetto dalle forza di difesa democratiche, le SDF. 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Le donne difendono se stesse e le loro società con sacrificio, eroismo e resilienza senza precedenti in tutti gli ambiti della vita. Migliaia di belle anime combatterono eroicamente in queste terre e furono martirizzate nella lotta per la libertà. Donne provenienti da tutto il mondo e dal Kurdistan si sono riversate nella rivoluzione e hanno scritto poemi epici con il loro coraggio. (...) Ancora una volta, persone di tutte le fedi, gruppi etnici e colori si abbracciarono e furono testimoni di questa lotta storica. Questa lotta sarà coronata dalla vittoria con la fede, la conoscenza, la volontà e il potere delle donne.\"\r\n\r\n Riguardo all'appello del leader Apo di cui abbiamo parlato la scorsa settimana le compagne riportano il grande entusiasmo che ha suscitato nel popolo e in particolare nelle donne, che ne hanno tratto forza rinnovata anche per affrontare un otto marzo di celebrazioni e lotta. \"Riteniamo - scrivono - che la chiamata di Leader APO sia significativa e preziosa. Seguiamo da vicino le discussioni odierne sulla soluzione del problema curdo. Oggi lo Stato turco mostra il suo atteggiamento nei confronti del processo con i suoi intensi attacchi alla diga di Tishrin e al ponte Qereqozax. \r\n\r\nLa Siria ha vissuto grandi dolori e sofferenze negli ultimi 14 anni. Questi dolori sociali non possono essere risolti da HTS e dal suo leader al Jolani. Il governo stabilito a Damasco non può risolvere i problemi con la mentalità jihadista e salafita, Non può eliminare 14 anni di distruzione e dolore. Gli oppositori di questa amministrazione sono oggi sottoposti ad attacchi sistematici, violenze e genocidi in tutta la Siria. I drusi sono soggetti a oppressione e attacchi, gli aleviti sono soggetti a genocidio, il popolo curdo viene negato. Anche il popolo arabo rimane senza volontà e opzioni. Una mentalità che costringa tutti a tacere e a sottomettersi all'oppressione non può risolvere i problemi o salvarsi dalla sorte toccata al regime di Baath. Pertanto, coloro che adottano lo stesso percorso e metodo, finiranno come la fine del regime di Baath.\"\r\n\r\n \r\n\r\n La rivoluzione del Rojava è prima di tutto la rivoluzione delle donne, una rivoluzione della società. L'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna è una data che per sua stessa storia è una data socialista: nel 1917, l'8 marzo apriva le porte alla rivoluzione russa, con le donne scese in strada per protestare per le istanze più semplici eppure più radicali: il pane e la pace. Anche a Torino nell'agosto del 1917 saranno le donne a scendere in piazza per prime contro la guerra e non è un caso che siano proprio le donne a sentire con più forza l'urgenza del momento, in quanto storicamente incarnano il lavoro riproduttivo e sono coloro che permettono a tutta la vita della società di scorrere e di intrecciarsi. Questo anche la rivoluzione del Rojava lo sa ed è infatti in occasione delle celebrazioni dell'otto marzo del 1998 che il leader Ocalan ha invitato le compagne a teorizzare e rendere strategia rivoluzionaria l'ideologia di liberazione della donna. Dove tutti i socialismi precedenti hanno fallito, lì le donne del Rojava hanno posto le basi profonde per una vita libera in primis dal patriarcato, unendo alla lotta di classe quella di genere. \r\n\r\nL'auto-organizzazione delle donne era iniziata nella guerriglia nel 1993, ma è dal congresso del 1995 che anche per il PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, il cui presidente è tutt'ora Abdullah Ocalan, diventa una necessità ineludibile dell'organizzazione rivoluzionaria. Successivamente, il primo Congresso di liberazione delle donne curde, avvenuto qualche mese dopo, e spesso definito come la “prima conferenza nazionale delle donne”, ha permesso alle donne di diverse aree di discutere i loro problemi, di criticare e autocriticarsi, di definire principi, stili organizzativi e meccanismi decisionali, creando anche la prima organizzazione femminile autonoma e separata. \r\n\r\nAnche per quanto riguarda l'esercito di difesa delle donne si sono fatte profonde analisi, decretando che dovesse essere qualcosa di radicalmente nuovo, di qualitativamente diverso dagli eserciti militaristi e colonialisti, così le donne guerrigliere hanno prodotto profonde ricerche sulla partecipazione femminile alle lotte socialiste e di liberazione nazionale in America Centrale e Latina, in Cina, in Vietnam, Algeria, Palestina, Germania, Irlanda e Paesi Baschi. Constatata, anche nelle più rosse lotte di liberazione nazionale, la mancanza di profonde analisi delle dinamiche del patriarcato e delle sue intersezioni - diremmo oggi - con le altre forme di oppressione, hanno compreso che per abolire sistemi di oppressione così complessi da ingabbiare tutte le sfere della vita, bisognava partire dalla forma più antica di violenza: il patriarcato.\r\n\r\n \r\n\r\nUccidere e trasformare la mascolinità dominante è il principio primario del \u003Cmark>socialismo\u003C/mark> nella prospettiva di Abdullah Ocalan e del movimento per la libertà, per cui conoscere le radici storiche che hanno reso la donna la prima colonia è essenziale per comprendere la radicalità del lavoro, anche in forma di autocritica, che è necessario fare per la rivoluzione. ed è anche di questo infatti che parla il messaggio arrivato questo sabato dal carcere di Imrali, un messaggio di speranza e di affetto rivolto alle compagne e alle donne in lotta firmato da Abdullah Ocalan.\r\n\r\nRipercorrendo la storia del patriarcato fino alle sue radici più lontane, risalenti a circa 5000 anni fa, Ocalan mette in luce in particolare da un lato il suo carattere sistemico, dall'altro il fatto che si tratti di una mentalità cresciuta insieme alla mentalità delle religioni monoteiste e alle prime forme di città-stato. 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Inoltre ci siamo fatti descrivere con quale spirito e rivedicazioni il sindacato di base ha deciso di lanciare la tradizionale partenza \"operaia\" del corteo a Torino in occasione del 1 Maggio, da piazza della Repubblica angolo via Milano. Non è mancato qualche aggiornamento sulle lotte dei lavoratori, sempre nel comparto della logistica, di Mondo Convenienza a Settimo Torinese, dei quali avevamo seguito le mobilitazioni l'estate scorsa e che ora devono, come tutti, continuare a lottare per mantenere gli obiettivi fin ad ora conquistati.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/F_m_30_04_Fabio-SiCobas-su-sciopero-nazionale-logistica-primo-maggio-e-mondo-convenienza.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Max Lioce, coordinatore nazionale del collettivo Cuba Va, sulla conferenza/dibattito “Cuba, America Latina e nuovo mondo multipolare, per il socialismo nel XXI secolo” che si terrà il 3 maggio 2024 ad Ivrea. 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La crisi dell'ideologia dominante è il crollo della sua efficacia, della sua capacità a restituire agli individui una rappresentazione immediatamente pregnante della loro quotidianità e delle loro aspirazioni; è l'erosione di una certa visione, di un certo modo di raccontare il mondo, in favore di una miriade di contro-discorsi inegualmente fondati, ma tutti accomunati da un rigetto delle ingiunzioni provenienti dai canali ufficiali.\r\n\r\nQuesto rigetto non esce dall'ideologia semplicemente perché tale uscita non è alla portata, è impossibile senza un movimento materiale che la sostenga. Ma è il massimo di critica e di sovversione che si può esprimere nella coscienza comune allorché il quadro del vecchio mondo è ancora vigente, la pace sociale si mantiene anche malgrado tensioni crescenti, e un cambio di paradigma – sia esso di segno riformista o rivoluzionario – si fa attendere.\r\n\r\nÈ un rigetto che si insinua in tutti i settori della vita sociale, dalla politica alla storia, dal diritto alla religione, dall'alimentazione alla medicina e alla scienza in generale. In ognuno di questi ambiti ce n'è davvero per tutti i gusti, da quelli più rozzi a quelli più raffinati: dal terrapiattismo all'opposizione ai vaccini, dai complottismi più grossolani alla critica argomentata dei diktat europeisti o mondialisti, dalla nostalgia dello Stato interventista – finanche nelle sue varianti di fascismo e di socialismo reale – fino al rifiuto in blocco di una storia sempre e comunque scritta dai vincitori. Nulla, salvo il fondamento stesso di questo mondo, il banale scambio fra lavoro e capitale, sfugge alle armi di questa critica, tanto virulenta quanto parcellare e incapace di unificarsi in una dottrina coerente e in un progetto di società nuova – e ciononostante pervasa da un'innegabile spinta all'auto-determinazione dei soggetti, quale che sia la ristrettezza del suo campo d'azione o la povertà dei suoi esiti – non da ultimo lo scetticismo radicale e in fondo paralizzante di fronte ad una realtà la cui conoscenza appare in fin dei conti impossibile.\"\r\n\r\n\"[...] La crisi dell'ideologia dominante e il vuoto della politica ad essa legata suggeriscono l'approssimarsi del momento in cui gli sfruttatori non potranno davvero più vivere né governare come prima. È in simili momenti, dove le certezze crollano per tutti, in basso e come in alto, che diventa infine possibile inventare il nuovo che nell'Interregno non può nascere. Ciò vale per quelli che stanno in basso come per quelli che stanno in alto.\"\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/cronaca-9def.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta gli episodi precedenti qui\r\n\r\nPer impressioni, quesiti e critiche in merito a questo ciclo di approfondimenti: interregno@canaglie.org\r\n\r\n-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------","14 Luglio 2020","2020-07-14 12:19:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/Vanitas-by-Von-Fäckl-200x110.jpg","Cronache dell'Interregno - Episodio 9 - Verso il crollo delle certezze: la crisi dell'ideologia dominante",1594729149,[372],"http://radioblackout.org/tag/cronache-dellinterregno/",[374],"Cronache dell'Interregno",{"post_content":376},{"matched_tokens":377,"snippet":378,"value":379},[30],"varianti di fascismo e di \u003Cmark>socialismo\u003C/mark> reale – fino al rifiuto in","\"Nella cronaca di oggi, che è l'ultima di questo ciclo, parleremo della crisi dell'ideologia dominante, che attraversa in vario modo “coloro che stanno in basso”.\r\n\r\n\"[...]La crisi dell'ideologia dominante non è un semplice diradarsi di illusioni, non è la sostituzione dell'ideologia con una “coscienza vera” – impossibile fin tanto che il mondo non è radicalmente trasformato nella sua base materiale. La crisi dell'ideologia dominante è il crollo della sua efficacia, della sua capacità a restituire agli individui una rappresentazione immediatamente pregnante della loro quotidianità e delle loro aspirazioni; è l'erosione di una certa visione, di un certo modo di raccontare il mondo, in favore di una miriade di contro-discorsi inegualmente fondati, ma tutti accomunati da un rigetto delle ingiunzioni provenienti dai canali ufficiali.\r\n\r\nQuesto rigetto non esce dall'ideologia semplicemente perché tale uscita non è alla portata, è impossibile senza un movimento materiale che la sostenga. Ma è il massimo di critica e di sovversione che si può esprimere nella coscienza comune allorché il quadro del vecchio mondo è ancora vigente, la pace sociale si mantiene anche malgrado tensioni crescenti, e un cambio di paradigma – sia esso di segno riformista o rivoluzionario – si fa attendere.\r\n\r\nÈ un rigetto che si insinua in tutti i settori della vita sociale, dalla politica alla storia, dal diritto alla religione, dall'alimentazione alla medicina e alla scienza in generale. In ognuno di questi ambiti ce n'è davvero per tutti i gusti, da quelli più rozzi a quelli più raffinati: dal terrapiattismo all'opposizione ai vaccini, dai complottismi più grossolani alla critica argomentata dei diktat europeisti o mondialisti, dalla nostalgia dello Stato interventista – finanche nelle sue varianti di fascismo e di \u003Cmark>socialismo\u003C/mark> reale – fino al rifiuto in blocco di una storia sempre e comunque scritta dai vincitori. 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I due capisaldi della sua teoria elaborata in lunghi anni di osservazione e sperimentazione sono: 1) la tendenza di un individuo è fissata alla nascita e non può essere modificata; 2) tale tendenza è ravvisabile in tratti fisici e comportamentali. Questo vale anche per il criminale, che è riconoscibile per fronte sfuggente, zigomi sporgenti, braccia molto lunghe, naso schiacciato, piedi prensili. Lombroso era anche uno degli intellettuali che aderirono al socialismo inteso come riscatto dei lavoratori per mezzo dell'istruzione e dell'elevazione morale, distinto dall'anarchismo che invece propugna la violenza, e alla sua visione politica applicò le sue teorie. \"La rivoluzione é lenta, graduata e diretta da uomini geniali. La sedizione invece nasce da cause poco importanti, locali o personali, ed é frequente presso popoli poco civili.\" Gli anarchici si riconoscono per tatuaggi, gergo, mancanza di senso etico, prosa magniloquente, gusto della sofferenza fino al suicidio. Ma un elemento stona. \"Tra gli anarchici spicca un grande altruismo, che non si trova nel comune degli uomini e ancora meno tra i criminali, che sono tra i più egoisti del mondo.\" Nel 1891 Lombroso spinto da scetticismo partecipa a una seduta spiritica a Napoli con la medium Eusapia Paladino e non smette più, in buona compagnia con molti intellettuali e scienziati dell'epoca. E' la fase dei tentativi di spiegare i fantasmi razionalmente e scientificamente, che non é del tutto conclusa. \"Sono dolente di avere tanto combattuto lo spiritismo. I fatti esistono, e dei fatti io sono schiavo.\" Buon ascolto.\r\n\r\nPer i più curiosi:\r\n\r\nPier Luigi Baima Bollone \"Esoterismo e personaggi dell'Unità d'Italia - Da Napoleone a Vittorio Emanuele III\" Piruli Verlucca, Torino 2011;\r\n\r\nCecilia Gatto Trocchi \"Il Risorgimento esoterico - Storia esoterica d'Italia da Mazzini ai giorni nostri\" Mondadori, Milano 1996.\r\n\r\nUn mio racconto che vede Cesare Lombroso attivo nel campo dello spiritismo nella Torino dei Savoia: http://www.riccardoborgogno.it/04_racconti_4.4.htm\r\n\r\n ","2 Marzo 2020","2020-03-15 09:57:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/LOMBROSO2-194x110.jpg","CESARE LOMBROSO E GLI ANARCHICI - LA PERLA DI LABUAN 14/2/2020",1583146278,[],[],{"post_content":399},{"matched_tokens":400,"snippet":401,"value":402},[30],"degli intellettuali che aderirono al \u003Cmark>socialismo\u003C/mark> inteso come riscatto dei lavoratori","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020.02.14-15.00.00-blackout.mp3\"][/audio]\r\n\r\nCesare Lombroso é considerato il padre della criminologia. 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Un anarchico tedesco tra rivoluzione e autogestione\r\nalle ore 21 alla federazione anarchica in corso Palermo 46\r\n\r\nLandauer (1870-2019) attraversa tutti i grandi eventi della sua epoca, dai congressi della Seconda Internazionale, dove matura la separazione tra socialdemocrazia e anarchismo, alla Repubblica dei Consigli di Baviera.\r\nViene barbaramente massacrato da un plotone di Guardie Bianche il 2 maggio 1919.\r\nNonostante l'epoca drammatica in cui vive, Landauer è fermamente convinto che un altro mondo è non solo necessario ma anche possibile qui e ora.\r\nFermo oppositore della guerra, è tra i promotori di esperienze di autogestione, tra cui la comunità Eden di Oranienburg, nei pressi di Berlino.\r\nInterverrà Gianfranco Ragona, docente di storia all’università di Torino, studioso di Landauer, cui ha dedicato numerosi saggi. Tra gli altri ricordiamo: \"Gustav Landauer. Anarchico, ebreo, tedesco\"; le antologie di scritti \"\"La comunità anarchica\" e \"Appello al socialismo\"\r\n\r\nSabato 7 dicembre\r\nLa guerra del lavoro\r\nPunto info nell’anniversario della strage alla Thyssen Krupp\r\nOre 11 al Balon\r\n\r\nDomenica 8 dicembre\r\nmarcia No Tav da Susa a Venaus\r\nsaremo presenti con punto info e spezzone\r\nore 11,30 dal cimitero di Susa\r\n\r\nSabato 14 dicembre\r\nore 10,30 al Balon\r\nContro la (sacra) famiglia!\r\nPresidio anarcofemminista\r\norganizza Wild C.A.T.\r\n\r\nLunedì 16 dicembre\r\nStrage di Stato. 50 anni dopo\r\nNe parliamo con Massimo Varengo, testimone e partecipe di un'epoca\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nVenerdì 20 dicembre\r\ncena antinatalizia\r\nmenù eretico ed esposizione spettacolare del pres-empio autogestito. \r\nBenefit lotte sociali\r\nQuanto costa? Tanto per chi ha tanto, poco per chi ha poco.\r\nDa ciascuno quanto può, come può, più che può.\r\nPrenotazioni: fai_torino@autistici.org\r\n\r\nOgni giorno in giro per la città…\r\nSalta il Tornello!\r\nAppendino fa la guerra ai poveri. Il biglietto di tram, bus e metro aumenta, diminuiscono le corse, aumentano i controlli, si moltiplicano le retate.\r\nI nuovi tornelli che stanno montando sui mezzi lasciano a piedi tanta gente che non ce la fa a campare la vita tra disoccupazione, pensioni da fame, precarietà e lavoro nero.\r\nÈ la città a 5Stelle, che attua riqualificazioni escludenti, caccia i senza casa, i senza reddito, i senza documenti ai margini della metropoli.\r\nBus e tram devono essere gratuiti per tutti. I soldi ci sono: li hanno i ricchi che vivono sulle spalle dei poveri, i padroni che sfruttano il nostro lavoro.\r\nRiprendiamoci la città, costruiamo esperienze di autogestione, cacciamo padroni e governanti, creiamo assemblee in ogni quartiere. \r\nCon la lotta, il mutuo appoggio e la solidarietà rendiamo gratuiti sin da ora i trasporti pubblici.\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nRiunioni ogni giovedì alle 18 presso la FAT in corso Palermo 46\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","3 Dicembre 2019","2019-12-03 12:51:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/14a1-200x110.jpg","Anarres del 29 novembre. Gustav Landauer. Antimilitarismo. La guerra del lavoro. 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Ne abbiamo parlato con Massimo Varengo, testimone e partecipe di quei giorni\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 30 novembre\r\nBombe, finestre e manganelli\r\npiazza Fontana tra repressione e restaurazione sociale\r\nconvegno dalle 10 alle 18\r\nin viale Monza 140 – MM1 – fermata Turro\r\n\r\nVenerdì 6 dicembre\r\nGustav Landauer. Un anarchico tedesco tra rivoluzione e autogestione\r\nInterverrà Gianfranco Ragona, docente di storia all’università di Torino, studioso di Landauer, cui ha dedicato numerosi saggi. Tra gli altri ricordiamo: \"Gustav Landauer. Anarchico, ebreo, tedesco\"; le antologie di scritti \"\"La comunità anarchica\" e \"Appello al socialismo\"\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nSabato 7 dicembre\r\nLa guerra del lavoro\r\nPunto info nell’anniversario della strage alla Thyssen Krupp\r\nore 11 al Balon\r\n\r\nDomenica 8 dicembre\r\nmarcia No Tav da Susa a Venaus\r\nsaremo presenti con punto info e spezzone\r\n\r\nSabato 14 dicembre\r\nContro la (sacra) famiglia!\r\nal Balon ore 10,30\r\nPresidio anarcofemminista\r\norganizza Wild C.A.T.\r\n\r\nLunedì 16 dicembre\r\nStrage di Stato. 50 anni dopo\r\nNe parliamo con Massimo Varengo, testimone e partecipe di un'epoca\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nVenerdì 20 dicembre\r\ncena antinatalizia\r\nmenù eretico ed esposizione spettacolare del pres-empio autogestito. \r\nBenefit lotte sociali\r\nQuanto costa? Tanto per chi ha tanto, poco per chi ha poco.\r\nDa ciascuno quanto può, come può, più che può.\r\nPrenotazioni: fai_torino@inventati.org\r\n\r\nOgni giorno in giro per la città…\r\nSalta il Tornello!\r\nAppendino fa la guerra ai poveri. Il biglietto di tram, bus e metro aumenta, diminuiscono le corse, aumentano i controlli, si moltiplicano le retate.\r\nI nuovi tornelli che stanno montando sui mezzi lasciano a piedi tanta gente che non ce la fa a campare la vita tra disoccupazione, pensioni da fame, precarietà e lavoro nero.\r\nÈ la città a 5Stelle, che attua riqualificazioni escludenti, caccia i senza casa, i senza reddito, i senza documenti ai margini della metropoli.\r\nBus e tram devono essere gratuiti per tutti. I soldi ci sono: li hanno i ricchi che vivono sulle spalle dei poveri, i padroni che sfruttano il nostro lavoro.\r\nRiprendiamoci la città, costruiamo esperienze di autogestione, cacciamo padroni e governanti, creiamo assemblee in ogni quartiere. \r\nCon la lotta, il mutuo appoggio e la solidarietà rendiamo gratuiti sin da ora i trasporti pubblici.\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nRiunioni ogni giovedì alle 18 presso la FAT in corso Palermo 46\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","29 Novembre 2019","2019-11-29 16:32:46","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/Gustav-Landauer-1870-1919-viola-e1575039395258-200x110.jpg","Anarres del 22 novembre. Mercanti di morte. Femminicidio: un atto politico. L’insurrezione del golfo. Piazza Fontana: il clima politico di quel lontano dicembre…",1575042897,[441,442],"http://radioblackout.org/tag/gustav-landauer/","http://radioblackout.org/tag/sacra-famiglia/",[444,445],"gustav landauer","sacra famiglia",{"post_content":447},{"matched_tokens":448,"snippet":449,"value":450},[30],"comunità anarchica\" e \"Appello al \u003Cmark>socialismo\u003C/mark>\"\r\nore 21 alla FAT in","Come ogni venerdì abbiamo fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/2019-11-22-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, appuntamenti:\r\n\r\nLa guerra in casa: spesa bellica e produzione d’armi. Ne abbiamo parlato con Daniele Ratti, tra gli autori de «Per un mondo senza eserciti»\r\n\r\nFemminicidio. Un atto politico\r\n\r\nL’insurrezione del golfo. Fuoco ai turbanti. Note a margine della rivolta contro il caro benzina in Iran… con uno sguardo all’Iraq.\r\n\r\nLa strage di piazza Fontana. Il clima politico, sociale e culturale di quel lontano 1969. Ne abbiamo parlato con Massimo Varengo, testimone e partecipe di quei giorni\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 30 novembre\r\nBombe, finestre e manganelli\r\npiazza Fontana tra repressione e restaurazione sociale\r\nconvegno dalle 10 alle 18\r\nin viale Monza 140 – MM1 – fermata Turro\r\n\r\nVenerdì 6 dicembre\r\nGustav Landauer. Un anarchico tedesco tra rivoluzione e autogestione\r\nInterverrà Gianfranco Ragona, docente di storia all’università di Torino, studioso di Landauer, cui ha dedicato numerosi saggi. Tra gli altri ricordiamo: \"Gustav Landauer. Anarchico, ebreo, tedesco\"; le antologie di scritti \"\"La comunità anarchica\" e \"Appello al \u003Cmark>socialismo\u003C/mark>\"\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nSabato 7 dicembre\r\nLa guerra del lavoro\r\nPunto info nell’anniversario della strage alla Thyssen Krupp\r\nore 11 al Balon\r\n\r\nDomenica 8 dicembre\r\nmarcia No Tav da Susa a Venaus\r\nsaremo presenti con punto info e spezzone\r\n\r\nSabato 14 dicembre\r\nContro la (sacra) famiglia!\r\nal Balon ore 10,30\r\nPresidio anarcofemminista\r\norganizza Wild C.A.T.\r\n\r\nLunedì 16 dicembre\r\nStrage di Stato. 50 anni dopo\r\nNe parliamo con Massimo Varengo, testimone e partecipe di un'epoca\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nVenerdì 20 dicembre\r\ncena antinatalizia\r\nmenù eretico ed esposizione spettacolare del pres-empio autogestito. \r\nBenefit lotte sociali\r\nQuanto costa? Tanto per chi ha tanto, poco per chi ha poco.\r\nDa ciascuno quanto può, come può, più che può.\r\nPrenotazioni: fai_torino@inventati.org\r\n\r\nOgni giorno in giro per la città…\r\nSalta il Tornello!\r\nAppendino fa la guerra ai poveri. Il biglietto di tram, bus e metro aumenta, diminuiscono le corse, aumentano i controlli, si moltiplicano le retate.\r\nI nuovi tornelli che stanno montando sui mezzi lasciano a piedi tanta gente che non ce la fa a campare la vita tra disoccupazione, pensioni da fame, precarietà e lavoro nero.\r\nÈ la città a 5Stelle, che attua riqualificazioni escludenti, caccia i senza casa, i senza reddito, i senza documenti ai margini della metropoli.\r\nBus e tram devono essere gratuiti per tutti. 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