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La gestione privata è più costosa e meno trasparente di quella statale, ma garantisce profitti sicuri a chi, nei fatti, agisce in regime monopolistico come ad esempio nelle autostrade.\r\nIl ddl concorrenza si potrebbe definire come ddl monopoli. Da tangentopoli ad oggi si è passati dai soldi pubblici spesi per garantire profitti ai privati di area, all’assegnazione diretta del privilegio di sfruttamento delle risorse pubbliche.\r\nI privati per avere un buon margine di profitto praticano due strade: tagliare il costo del lavoro e le spese di manutenzione. 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Il Tav è un modo di gestire i soldi pubblici, socializzando le perdite e regalando facili profitti ai privati, ai grandi cartelli di costruttori. Il sottoattraversamento Tav di Firenze e il centro commerciale mascherato da stazione annesso, costeranno forse 3 miliardi di euro. Gli investimenti per l'intera rete regionale dei treni pendolari è pari a 350 milioni spalmati sui prossimi anni. Sono quindi un decimo di quanto si spenderà per realizzare 7,5 chilometri di tunnel Tav e la faraonica stazione Foster. 350 milioni è quanto costerebbe adeguare le attuali linee fiorentine per far passare il Tav in superficie, secondo un progetto alternativo mai preso davvero in considerazione. Con il passaggio in superficie si risparmiano risorse da destinare alle priorità del trasporto pendolari ed alla messa in sicurezza della rete ferroviaria, perchè non accadano più stragi colpevoli frutto della mancanza di manutenzione, come a Viareggio nel giugno 2009. Il tunnel sotto Firenze mette a rischio molte case, farà barriera sulla falda acquifera che corre nel sottosuolo alzandola a monte e abbassandola a valle. Il materiale di scavo già ora viene portato via da camion: sono più di 100 al giorno soltanto per il cantiere nella zona del Lippi, e gli scavi per il tunnel devono ancora iniziare. Significa polveri sottili per tutti, strade rotte e traffico impazzito. Infine le terre estratte, impastate dalle sostanze chimiche sono rifiuti. dove li metteranno?\r\n\r\nLa diretta con Sandro [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/Sandro-firenze-02-04.mp3\"] Scarica il file\r\n\r\n \r\n\r\n ","2 Aprile 2012","2025-09-24 22:01:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/firenze1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"212\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/firenze1-212x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/firenze1-212x300.jpg 212w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/firenze1.jpg 283w\" sizes=\"auto, (max-width: 212px) 100vw, 212px\" />","Presidio NoTav a Firenze",1333372714,[137],"http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/",[15],{"post_content":140},{"matched_tokens":141,"snippet":142,"value":143},[74,75,76,77],"un modo di gestire i \u003Cmark>soldi\u003C/mark> \u003Cmark>pubblici\u003C/mark>, socializzando le perdite e regalando facili \u003Cmark>profitti\u003C/mark> ai \u003Cmark>privati\u003C/mark>, ai grandi cartelli di costruttori.","Portare la Valle in città: una 4 giorni di presidio a Firenze .\r\n\r\nPerchè il Tav è un treno e molto di più. 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Una radio che vuole dare voce a tutte le lotte sociali, alle minoranze dimenticate e in lotta, a tutti gli scartati dai media tradizionali, dall'indubbiamente manipolata “informazione pubblica”. Pochi peli sulla lingua, molta sostanza, molto realismo, concretezza e cinismo. Per farla breve, diciamo le cose come stanno, senza intermediazioni, senza editori o spinte e strattoni di alcun tipo.\n\nCe la spieghino “l'incompatibilità”. C'è già un ossimoro nel negare compatibilità tra un mezzo di comunicazione sociale ed una pioggia di denaro per mano di un grande ente operante nella comunicazione.\nCe la descrivano “l'incompatibilità”. A noi pare evidente: o ci sono altri piani su quest'area e su di noi, oppure l'associazione umanitaria di cui sopra non opera realmente secondo quelle che sono sulla carta le sue etichette, i suoi scopi fintamente sociali che consentono le vittorie dei suoi bandi. Lungi da noi negare quell'elemento di pregio durevole, puro, vitale, privo di spese per l'onesto cittadino, che cambieranno il volto al sociale che saranno questi futuri misteriosi HUB. Come dimenticare del resto il successo incalcolabile e gli infiniti introiti (non solo monetari, quanto più in termini di integrazione e arricchimento culturale e sociale) dei centri TO&TU.\nGià, come poter negare. Già. Che fine hanno fatto? Chi se ne è accorto?\nMa non ci preoccupiamo di avere risposte, del resto, la realtà è sempre più opinabile.\n\nFacciamo un breve salto nel passato.\n1992, Radio Blackout, 17 anni fa, un appartamento di via S.Anselmo, lo sfratto dal privato possessore, la ricollocazione pubblica (inconciliabile per aspetti formali secondo le leggi vigenti ma voluta dalle istituzioni stesse) in un decadente appartamento in zona Crocetta, via Antinori. Anni di burocrazie e carte, incontri e reali incompatibili proposte (mirabolante il proporci di trasferirci a trasmettere a Moncalieri, fuori dal comune, fuori dalla portata del nostro ripetitore, che opera solo su Torino e cintura, ma che non copre per limiti tecnici la zona sud). Anni di trafile, un debito saldato tramite fideiussioni personali per ottenere l'assegnazione dello stabile di via Cecchi, un prestito collettivo a 4 zeri con garanzie personali per proteggere un'idea e la sua realizzazione.\nInfine, nel 2009, siamo “incompatibili” con il sociale.\n\nIncompatibili, lo siamo senza aver mai chiesto una sovvenzione (a differenza di molti altri). Senza aver mai ricevuto soldi pubblici cittadini. Il solo sgravio, quello dell'affitto, ricevuto perché compatibile come realtà secondo quelli che sono i canoni che voi stessi avete stabilito. Senza aver mai chiesto soldi e finanziamenti, con oltre 25.000 euro di spese e ore di lavoro non retribuite per rendere agibile un posto che ammuffiva al disuso, un intero cortile ora in balia a macerie varie e alla ruggine del ferro delle economiche installazioni per le olimpiadi. Uno stabile occupato da uffici non più operativi da anni, occupati da due stanchi impiegati che dormivano alle scrivanie, in attesa di ricollocazione. Un posto, che abbiamo colorato e attivato, sede viva e vitale di innumerevoli iniziative aperte al pubblico, aperte al quartiere, senza chiedere soldi in cambio.\n\nCi spieghino se sono i 15.000 euro risparmiati dal nostro affitto non commerciale a renderci “incompatibili”.\nCi spieghino, chi di dovere, l'incompatibilità nostra nei confronti della vostra non-spesa così come ci spieghino, parlando di cifre, dei 400.000 euro stanziati per il capodanno in piazza che non si farà (c'è la crisi), ma sappiamo tutti benissimo che quei maledetti 400 andranno spesi, nel bene e nel male.\nCi spieghino i fondi elargiti a innumerevoli associazioni (cifre che raggiungono i 5 zeri) che nel concreto fatichiamo a vedere come altrettanto vitali e propositive. Qualcuno si accorge di quel che viene fatto a spese di tutti? Non stiamo parlando di cifre da caffè al bar o pacchetti di sigarette e sinceramente, motivarlo con pezzi di carta chiamati “relazioni” che testimoniano un operato che nel concreto non si vede, risulta difficile motivare tali altisonanti cifre.\nCi spieghino come facciano ad esserci praticamente sempre le stesse scintillanti Luci d'Artista e il loro costo si impenni di anno in anno.\nCi spieghino se è lecito nella Torino Medaglia d'Oro alla Resistenza e nell'Italia antifascista e che ripudia il fascismo, assecondare senza colpo ferire, anzi con interesse e “nessun pregiudizio di sorta” la volontà d'assegnazione di spazi sociali per attività culturali e ricreative, ai giovani di destra; quella stessa destra che tranquillamente esprime cultura e sociale nei comizi di Roberto Fiore (per la cronaca, leader di Forza Nuova emanazione presente della Terza Posizione. Qualcuno ricorda la strage di Bologna, i NAR, il terrorismo di destra e da dove arrivano certi signori?). Nessun problema di “incompatibilità” ci mancherebbe, sarebbe pregiudizio antifascista, vogliamo forse negare la “cultura” di Destra, progetto Zeronove e Casa Pound?\nCi spieghino come dover giudicare il fatto di ricevere notizia della decisione di revocare l'affitto dalla lettura di un sito internet, senza aver ricevuto alcuna comunicazione da parte del comune. O forse dovevamo intendere le interviste e le dichiarazioni di sindaco, assessori e consiglieri sulle varie veline cittadine, nelle quali ci si scagliava contro qualsivoglia realtà antagonista, non ultima Radio Blackout, come comunicazione ufficiale e notifica.\n\nIl clima di sicuro non è quello dei giorni di festa, per quel che ci riguarda.\nNon ci cambiano la giornata 2 concerti in piazza gratuiti all'anno offerti dal comune (che prende le offerte dei cittadini), tanto meno le luci di natale, o roboanti progetti di associazione di associazioni mirati ad un solo obbiettivo: consumare soldi già stanziati, coprendo il tutto sotto il velo dell'etica, del sociale, del presunto culturale.\n\nIncompatibile, è portare ai microfoni e dare voce e rumore alle botte date dentro al CIE.\nIncompatibile, è permettere di spargere le idee a chi lotta per evitare una tragedia ambientale.\nIncompatibile, è far parlare i diretti interessati della distruzione dell'istruzione pubblica, gli studenti.\nIncompatibile, è mostrare cosa vuol dire lavorare, sporcandosi le mani, rischiando la vita.\nIncompatibile, è gridare razzista e fascista a chi nasconde sotto false bandiere gli stessi ideali.\nIncompatibile, è permettere di far vedere a tutti lo stato di degrado della società dorata che viviamo.\nIncompatibile, è credere che l'autogestione, sia una forma di gestione e di vita.\n\nIn ogni caso, fino all'ultimo respiro, noi non ci fermiamo qui. Poco ma sicuro.\n\nRADIO BLACKOUT, novembre 2009.","19 Novembre 2009","2009-11-19 00:50:31","Affitti, profitti e incompatibilità",1258591831,[],[],{"post_content":168,"post_title":172},{"matched_tokens":169,"snippet":170,"value":171},[74,75],"altri). Senza aver mai ricevuto \u003Cmark>soldi\u003C/mark> \u003Cmark>pubblici\u003C/mark> cittadini. 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Non stiamo parlando di cifre da caffè al bar o pacchetti di sigarette e sinceramente, motivarlo con pezzi di carta chiamati “relazioni” che testimoniano un operato che nel concreto non si vede, risulta difficile motivare tali altisonanti cifre.\nCi spieghino come facciano ad esserci praticamente sempre le stesse scintillanti Luci d'Artista e il loro costo si impenni di anno in anno.\nCi spieghino se è lecito nella Torino Medaglia d'Oro alla Resistenza e nell'Italia antifascista e che ripudia il fascismo, assecondare senza colpo ferire, anzi con interesse e “nessun pregiudizio di sorta” la volontà d'assegnazione di spazi sociali per attività culturali e ricreative, ai giovani di destra; quella stessa destra che tranquillamente esprime cultura e sociale nei comizi di Roberto Fiore (per la cronaca, leader di Forza Nuova emanazione presente della Terza Posizione. Qualcuno ricorda la strage di Bologna, i NAR, il terrorismo di destra e da dove arrivano certi signori?). Nessun problema di “incompatibilità” ci mancherebbe, sarebbe pregiudizio antifascista, vogliamo forse negare la “cultura” di Destra, progetto Zeronove e Casa Pound?\nCi spieghino come dover giudicare il fatto di ricevere notizia della decisione di revocare l'affitto dalla lettura di un sito internet, senza aver ricevuto alcuna comunicazione da parte del comune. O forse dovevamo intendere le interviste e le dichiarazioni di sindaco, assessori e consiglieri sulle varie veline cittadine, nelle quali ci si scagliava contro qualsivoglia realtà antagonista, non ultima Radio Blackout, come comunicazione ufficiale e notifica.\n\nIl clima di sicuro non è quello dei giorni di festa, per quel che ci riguarda.\nNon ci cambiano la giornata 2 concerti in piazza gratuiti all'anno offerti dal comune (che prende le offerte dei cittadini), tanto meno le luci di natale, o roboanti progetti di associazione di associazioni mirati ad un solo obbiettivo: consumare \u003Cmark>soldi\u003C/mark> già stanziati, coprendo il tutto sotto il velo dell'etica, del sociale, del presunto culturale.\n\nIncompatibile, è portare ai microfoni e dare voce e rumore alle botte date dentro al CIE.\nIncompatibile, è permettere di spargere le idee a chi lotta per evitare una tragedia ambientale.\nIncompatibile, è far parlare i diretti interessati della distruzione dell'istruzione pubblica, gli studenti.\nIncompatibile, è mostrare cosa vuol dire lavorare, sporcandosi le mani, rischiando la vita.\nIncompatibile, è gridare razzista e fascista a chi nasconde sotto false bandiere gli stessi ideali.\nIncompatibile, è permettere di far vedere a tutti lo stato di degrado della società dorata che viviamo.\nIncompatibile, è credere che l'autogestione, sia una forma di gestione e di vita.\n\nIn ogni caso, fino all'ultimo respiro, noi non ci fermiamo qui. 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Negli ultimi giorni sono scesi in campo anche intellettuali e storici, che rileggono gli eventi di oggi con la lente distorta di una narrazione che trascolora nel mito. Il mito degli anni di “piombo”, degli “antimoderni” moti luddisti, della perdita di consenso di avanguardie che scelgono la lotta armata.\r\nScomodare un termine ingombrante come “terrorismo” è normale per tanti giornalisti e commentatori politici. Il paragone tra la lotta armata di trent’anni fa e la resistenza No Tav ne è la pietra miliare.\r\nDa quando i PM Padalino e Rinaudo il 29 luglio hanno accusato una dozzina di ragazzi di associazione a scopo terroristico, affibbiandogli l’articolo 180 del codice, gli scritti su questo tema si sono moltiplicati. Le iniziative di lotta estive li hanno scatenati. 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De Blasi si era finta una manifestante ed aveva scattato foto che, per sua stessa ammissione, erano destinate alla Digos. Per quest’episodio insignificante è stata scomodata la libertà di stampa, dimenticando che questa “giornalista” era venuta meno alla sua stessa deontologia professionale, ponendosi al servizio della polizia.\r\nNella guerra mediatica scatenata contro il movimento No Tav si inserisce il dossier uscito proprio sul quotidiano “la Repubblica” il 12 settembre.\r\nLo storico Salvadori tenta una genealogia della pratica del sabotaggio, ricostruendo la vicenda del movimento che, tra il 1811 e il 1816, scosse l’Inghilterra. La pratica della distruzione delle macchine viene descritta da Salvadori come una sorta di disperata resistenza alla miseria frutto delle nuove tecnologie produttive, che riducevano il bisogno di manodopera. 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In questa situazione l’attacco alla macchine diviene il mezzo per tentare di piegare un padronato indisponibile a qualsiasi concessione.\r\nScarinzi esamina la pratica del sabotaggio, attraverso la storia del movimento operaio, che ne è attraversato costantemente, sia che si tratti di pratiche spontanee, che non si rivendicano come tali, sia che vengano assunte e valorizzate come uno dei tasselli della lotta contro lo sfruttamento capitalista. Nell’opuscolo “Sabotage” Emile Pouget, esponente del sindacalismo rivoluzionario di segno libertario teorizza esplicitamente l’utilizzo del sabotaggio come segno incontrovertibile dell’indisponibilità ad un compromesso con una società divisa in classi. In questo caso, al di là della materialità dell’agire, emerge la volontà di scoraggiare ogni tentativo di compromesso tra capitale e lavoro, demolendo nei fatti la propaganda che vorrebbe sfruttati e sfruttatori sulla stessa barca, con gli stessi interessi di fondo.\r\nAscolta qui la chiacchierata con Cosimo, che è proseguita con l'analisi del sabotaggio nella pratica dei lavoratori del secolo appena trascorso:\r\n2013 09 13 sabotaggio cosimo\r\n\r\nTorniamo al dossier di “la Repubblica”.\r\nNell’analisi di Salvadori, che pure prudentemente si limita alle rivolte inglesi all’epoca della cosiddetta “rivoluzione industriale”, si possono cogliere due elementi che spiegano le ragioni dell’inserimento in un paginone che si apre con un articolo di Guido Crainz dedicato ai sabotaggi contro l’alta velocità in Val Susa.\r\nIl primo elemento è il carattere antimoderno delle rivolte luddiste, il secondo è l’ineluttabilità della sconfitta di chi si batte contro un progresso inarrestabile. 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Il pezzo di Crainz si apre con l’occhiello “le polemiche recenti sulle azioni contro (la) Tav in Val di Susa riprono la questione del confine tra diritto al dissenso e forme illegali di opposizione” nel sottotitolo diventa più esplicito con un secco “quando le proteste diventano violenza”. Il pezzo si caratterizza per una continua equiparazione tra illegalità e violenza, il che dimostra, al di là dell’insistito discettare sulla lotta non violenta, la fondamentale incomprensione del senso e dei modi di questa pratica. Non tutto quel che è illegale è necessariamente anche violento, che non tutto quel che è legale è non violento. Che spaccare una ruspa e spaccare la testa di qualcuno non siano gesti equivalenti mi pare non meriti dimostrazioni di sorta. 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Crainz considera le vicende della Diaz e Bolzaneto errori di percorso da evitare di offrire argomenti a chi vorrebbe una diversa organizzazione politica e sociale. Scivoloni pericolosi perché si fanno delle gran brutte figure.\r\nL’autore, echeggiando Salvadori, sostiene che il sabotaggio è sintomo di debolezza, di sconfitta, di separazione dal movimento popolare. Crainz richiama i fantasmi del “rozzo pedagogismo giacobino ‘del gesto esemplare’ e dell’avanguardia leninista” che, per disprezzo, si sostituiscono all’azione autonoma dei cittadini.\r\nSu questa base Crainz ricostruisce le lotte degli anni Settanta, rievocando le figure dei cattivi maestri e riducendo la dinamica sociale di quegli anni ad una sorta di gigantesca cupio dissolvi culminata nella lotta armata.\r\nParte dall’assunto che le forme di lotta più radicali sono legittime contro le dittature, non certo in un regime democratico.\r\nPeccato che la democrazia reale, non quella dei libri delle scuole elementari, sia quella della Diaz e di Bolzaneto, perché la “sospensione del diritto” non è l’eccezione ma la regola. Peggio. In questi anni la sospensione del diritto si è fatta regola. L’intera legislazione sull’immigrazione, i respingimenti collettivi, gli accordi con la Libia per l’outsourcing della detenzione, le guerre umanitarie, le bombe intelligenti, le carceri che scoppiano, i morti nelle caserme, i militari nelle strade, le proteste popolari sedate con gas e manganelli…\r\nLa sospensione del diritto si fa sempre regola, quando qualcuno si ribella a regole del gioco che garantiscono il ricambio delle elite, negando un reale spazio di partecipazione ai cittadini, sancendo come insuperabile una società divisa in classi, dove il profitto di pochi conta più della vita e della dignità dei più.\r\nCrainz conclude il pezzo ironizzando sugli intellettuali che giocano con i fiammiferi. Quelli come lui usano le penne come i poliziotti i manganelli. Un gioco stupido ma trasparente.\r\nGrande assente nell’analisi di Crainz è il movimento No Tav. 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