","post",1585137126,[60,61],"http://radioblackout.org/tag/csoa-gabrio/","http://radioblackout.org/tag/spesa-solidale/",[63,15],"CSOA Gabrio",{"post_content":65,"post_title":70,"tags":74},{"matched_tokens":66,"snippet":68,"value":69},[67],"spesa","un servizio di distribuzione della \u003Cmark>spesa\u003C/mark> rivolto a chi si trova","il Csoa Gabrio con altre realtà cittadine hanno iniziato un servizio di distribuzione della \u003Cmark>spesa\u003C/mark> rivolto a chi si trova in situazioni di difficoltà o è impossibilitata ad uscire. Nonostante il clima repressivo determinato dai decreti, la solidarietà non si ferma. I numeri da contattare sono:\r\n\r\n?011 19115546\r\n?346 6396423\r\nNe parliamo con un compagno del Gabrio:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/spesa-gabrio.mp3\"][/audio]\r\n\r\nil comunicato:\r\n\r\nIl CSOA GABRIO è chiuso, ma non fermo!\r\nIn questo momento critico, che stravolge le nostre vite come poche cose prima, ripiegarsi su se stessi non è un’opzione. \r\nAbbiamo sempre combattuto l’individualismo e la solitudine e lo faremo a maggior ragione ora che molte persone rischiano di rimanere completamente isolate, perché anziane, immunodepresse o semplicemente ammalate e impossibilitate a uscire per provvedere ai loro bisogni essenziali.\r\n\r\nSE TI TROVI IN DIFFICOLTÀ E NON HAI LA POSSIBILITÀ DI USCIRE CHIAMA I SEGUENTI NUMERI\r\n?011 19115546\r\n?346 6396423\r\n\r\n⌚CHIAMA POSSIBILMENTE IN MATTINATA, per consentirci di organizzare la \u003Cmark>spesa\u003C/mark> in giornata.\r\nSe non rispondiamo subito non ti preoccupare, vederemo la tua chiamata e ti richiameremo!\r\nSIETE TUTT* INVITAT* A PARTECIPARE, a comunicare questo messaggio alle persone in difficoltà che conoscete e a diffonderlo in qualunque modo!\r\nUseremo tutte le precauzioni necessarie per garantire la salute delle persone a cui porteremo la \u003Cmark>spesa\u003C/mark>,\r\nla salute nostra e di tutti coloro con cui verremo in contatto.\r\n\r\n‼️IL SERVIZIO CHIARAMENTE È GRATUITO E AL TELEFONO SARANNO DATE TUTTE LE INDICAZIONI SU COME SARÀ EFFETTUATA LA CONSEGNA PER EVITARE RISCHI SANITARI.\r\n\r\nZONA SAN PAOLO ANTIFASCISTA, ANTIRAZZISTA, ANTISESSISTA.",{"matched_tokens":71,"snippet":73,"value":73},[67,72],"solidale","\u003Cmark>spesa\u003C/mark> \u003Cmark>solidale\u003C/mark>",[75,77],{"matched_tokens":76,"snippet":63},[],{"matched_tokens":78,"snippet":73},[67,72],[80,83,88],{"field":81,"matched_tokens":82,"snippet":73,"value":73},"post_title",[67,72],{"field":35,"indices":84,"matched_tokens":85,"snippets":87},[17],[86],[67,72],[73],{"field":89,"matched_tokens":90,"snippet":68,"value":69},"post_content",[67],1157451471441625000,{"best_field_score":93,"best_field_weight":94,"fields_matched":95,"num_tokens_dropped":47,"score":96,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"2211897868544",15,3,"1157451471441625211",{"document":98,"highlight":117,"highlights":135,"text_match":91,"text_match_info":144},{"cat_link":99,"category":100,"comment_count":47,"id":101,"is_sticky":47,"permalink":102,"post_author":50,"post_content":103,"post_date":104,"post_excerpt":53,"post_id":101,"post_modified":105,"post_thumbnail":106,"post_thumbnail_html":107,"post_title":108,"post_type":57,"sort_by_date":109,"tag_links":110,"tags":116},[44],[46],"59630","http://radioblackout.org/2020/04/sospesa-e-intimidazioni/","Il 16 aprile un compagno del Gabrio è stato multato mentre volantinava a poca distanza da un supermercato davanti al quale stava facendo una raccolta di beni di prima necessità SOSpesa.\r\n\r\nIl compagno è stato minacciato, portato in caserma, perquisito corporalmente e multato. L'intento dei carabinieri sembra esser stato proprio quello di esercitare il loro potere ad ogni costo: inutile mostrare i documenti che attestano l'adesione del compagno all'associazione Amici di Via Revello e dimostrare il carattere solidale dell'attività svolta: il far parte di un centro sociale che alle confuse memorie dei carabinieri indirizzava al movimento NoTav e all'antiproibizionismo è stato sufficiente, di fatto, per motivare fermo e contravvenzione.\r\n\r\nNonostante tutto la raccolta e distribuzione dei pacchi solidali SOSpesa proseguono regolarmente.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/Gabrio.mp3\"][/audio]","20 Aprile 2020","2020-04-20 21:30:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/gabrio-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"215\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/gabrio-215x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/gabrio-215x300.jpg 215w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/gabrio.jpg 689w\" sizes=\"auto, (max-width: 215px) 100vw, 215px\" />","SOSpesa e intimidazioni",1587417204,[111,112,113,114,115,61],"http://radioblackout.org/tag/borgo-san-paolo/","http://radioblackout.org/tag/c-s-o-a-gabrio/","http://radioblackout.org/tag/gabrio/","http://radioblackout.org/tag/intimidazioni/","http://radioblackout.org/tag/sospesa/",[32,28,18,22,20,15],{"post_content":118,"tags":122},{"matched_tokens":119,"snippet":120,"value":121},[72],"Revello e dimostrare il carattere \u003Cmark>solidale\u003C/mark> dell'attività svolta: il far parte","Il 16 aprile un compagno del Gabrio è stato multato mentre volantinava a poca distanza da un supermercato davanti al quale stava facendo una raccolta di beni di prima necessità SOSpesa.\r\n\r\nIl compagno è stato minacciato, portato in caserma, perquisito corporalmente e multato. L'intento dei carabinieri sembra esser stato proprio quello di esercitare il loro potere ad ogni costo: inutile mostrare i documenti che attestano l'adesione del compagno all'associazione Amici di Via Revello e dimostrare il carattere \u003Cmark>solidale\u003C/mark> dell'attività svolta: il far parte di un centro sociale che alle confuse memorie dei carabinieri indirizzava al movimento NoTav e all'antiproibizionismo è stato sufficiente, di fatto, per motivare fermo e contravvenzione.\r\n\r\nNonostante tutto la raccolta e distribuzione dei pacchi solidali SOSpesa proseguono regolarmente.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/Gabrio.mp3\"][/audio]",[123,125,127,129,131,133],{"matched_tokens":124,"snippet":32},[],{"matched_tokens":126,"snippet":28},[],{"matched_tokens":128,"snippet":18},[],{"matched_tokens":130,"snippet":22},[],{"matched_tokens":132,"snippet":20},[],{"matched_tokens":134,"snippet":73},[67,72],[136,142],{"field":35,"indices":137,"matched_tokens":139,"snippets":141},[138],5,[140],[67,72],[73],{"field":89,"matched_tokens":143,"snippet":120,"value":121},[72],{"best_field_score":93,"best_field_weight":145,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":146,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},13,"1157451471441625194",{"document":148,"highlight":173,"highlights":178,"text_match":181,"text_match_info":182},{"cat_link":149,"category":150,"comment_count":47,"id":151,"is_sticky":47,"permalink":152,"post_author":50,"post_content":153,"post_date":154,"post_excerpt":53,"post_id":151,"post_modified":155,"post_thumbnail":156,"post_thumbnail_html":157,"post_title":158,"post_type":57,"sort_by_date":159,"tag_links":160,"tags":167},[44],[46],"58020","http://radioblackout.org/2020/03/la-solidarieta-non-va-in-quarantena/","Lo Stato italiano prova a convincerci che rinunciare ad ogni libertà ci salverà dall’epidemia. Un buon modo per mettere a tacere preventivamente ogni voce fuori dal coro e per spostare la responsabilità del disastro dal governo ai singoli individui, isolati e atomizzati.\r\nManca tutto: mascherine, tamponi, posti letto, medici, infermieri, laboratori analisi. In questi anni i governi che si sono succeduti hanno tagliato la spesa per la sanità, favorendo gli interessi dei privati.\r\nI responsabili della diffusione del Covid 19 e della carenza di cure e prevenzione siedono sui banchi del governo.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli, autore di un articolo uscito su Umanità Nova, che vi proponiamo di seguito:\r\n\r\nAscolta la diretta con Dario:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020-03-10-dario-la-lotta-non-va-in-quarantena.mp3\"][/audio]\r\n\r\nScarica l'audio\r\n\r\n“La solidarietà non va in quarantena\r\n\r\nNelle ultime settimane molte e molti di noi si stanno chiedendo come portare avanti l’attività politica, sindacale sociale nei contesti che viviamo. Ci siamo già trovati a prendere decisioni non facili, annullare o meno iniziative, manifestazioni, scioperi, presidi, assemblee e incontri pubblici, anche sotto la minaccia di un possibile divieto da parte delle autorità. Quello che sta succedendo può incidere significativamente sulla realtà che viviamo, di pari passo con gli effettivi rischi per la salute il processo emergenziale in corso attorno alla questione del coronavirus pone delle questioni molto importanti in termini politici.\r\n\r\nFino dalle prime notizie riguardo alla diffusione del virus in Cina i principali esponenti dei partiti che siedono in parlamento hanno iniziato a cavalcare l’emergenza, strumentalizzando la situazione. Non è una novità. È la cosiddetta “politica dell’emergenza”, il condensarsi del confronto politico attorno a questioni urgenti che dominano le testate dei giornali e danno vita agli hashtag più popolari, con sensazionalismo, con un linguaggio violento, proponendo soluzioni totali e impossibili. Il dibattito pubblico si muove di emergenza in emergenza, c’è quella del terremoto e quella della sicurezza, c’è l’emergenza freddo e quella dei rifiuti, c’è l’emergenza delle buche in strada e infine quella del coronavirus. A volte sono problemi reali a volte sono artefatti, ma non è importante, perché questi politici non vogliono certo risolvere davvero i problemi delle persone. Vogliono creare invece i temi scottanti su cui battere gli avversari e consolidare consensi. Ma attenzione, non è una questione di cialtroneria, incapacità, ignoranza, è una lotta per il potere.\r\n\r\nPerché la comunicazione spesso è solo un terreno di scontro, e l’emergenza, specie quando non è solo raccontata ma è anche formalmente riconosciuta dalla legge, come nel caso di alluvioni, terremoti, disastri e emergenze sanitarie, crea delle grandi “opportunità”. Con commissariati straordinari, appalti, consulenze, finanziamenti, snellimento delle procedure, provvedimenti fiscali, bonus, ammortizzatori sociali, si creano posizioni di potere molto appetibili sul piano economico e politico. Ogni stato di emergenza impone una maggiore concentrazione del potere, e per questo si accompagna ad un’intensificazione della lotta per il potere e la sua spartizione.\r\n\r\nProprio nelle scorse settimane c’è stato un duro scontro tra il governo centrale e le regioni guidate dal centrodestra che avevano immediatamente applicato misure drastiche. Un braccio di ferro sul piano delle competenze e dei provvedimenti che ha toccato anche aspetti costituzionali. Conte è arrivato a dire il 24 febbraio di essere pronto a togliere i poteri alle regioni in materia di sanità, possibile in casi straordinari in base all’articolo 120 della costituzione. Mentre il giorno successivo le tensioni avevano quasi fatto saltare la “cabina di regia” tra governo e regioni. In questo contesto, mentre i giornali parlavano di un possibile governo di unità nazionale Salvini-Renzi, proprio Salvini il 27 febbraio è salito al Quirinale per incontrare Mattarella e richiedere l’intervento del Presidente della Repubblica. Già il giorno dopo Renzi smentiva questa possibilità. Evidentemente era stato trovato un qualche accordo politico per affrontare questa prima fase. Questo teatrino, a colpi di dichiarazioni roboanti, provvedimenti draconiani, appelli all’unità, più che essere dettato da necessità sanitarie sembra esser mosso principalmente da esigenze politiche.\r\n\r\nDalla settimana successiva, il 4 marzo, con l’aumento effettivo dei casi e la diffusione del contagio anche fuori dalle regioni del nord Italia viene emesso un primo di una serie di decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri che hanno nell’arco di pochi giorni inasprito fortemente le restrizioni, andando ovviamente anche a toccare la libertà di manifestazione e di riunione. Il DPCM 4 marzo 2020, prevede misure restrittive valide per tutto il territorio nazionale fino al 3 aprile e tra le altre cose sospende “le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”\r\n\r\nQuesto provvedimento segue due comunicazioni della Commissione di Garanzia Sciopero che sospendono di fatto il diritto di sciopero per l’emergenza coronavirus. La prima comunicazione del 24 febbraio è un invito generale a sospendere gli scioperi dal 25 febbraio al 31 marzo che ha fatto saltare gli attesi scioperi della scuola del 6 marzo. La seconda del 28 febbraio invitava esplicitamente a sospendere gli scioperi generali convocati per il 9 marzo per le giornate globali di lotta femminista dell’8 e del 9 marzo. Si tratta di fatto di un divieto di sciopero specifico per la giornata del 9 marzo, che ha costretto gran parte dei sindacati a ritirare l’indizione, solo lo Slai Cobas ha mantenuto in piedi lo sciopero con rischio di pesanti sanzioni per l’organizzazione sindacale e gli scioperanti.\r\n\r\nNella notte tra il 7 e l’8 marzo viene emesso il DPCM 8 marzo 2020 con effetto immediato che dispone misure rigidissime. Con l’articolo 1 si estende la cosiddetta “Zona rossa” prevedendo anche il divieto di entrata e uscita e di spostamento – tranne che per emergenze e ovviamente per lavoro – all’interno del territorio dell’intera Regione Lombardia e di 14 provincie del Piemonte, dell’Emilia Romagna, del Veneto e delle Marche. Con l’articolo 2 si aumentano le misure restrittive sul territorio nazionale, vietando in modo totale le manifestazioni: “Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato.”\r\n\r\nTra il 9 e il 10 marzo infine è stato emesso un nuovo decreto, il DPCM 9 maro 2020, che ha esteso a tutto il territorio nazionale comprese le isole tutte le restrizioni, incluse le limitazioni agli spostamenti, ammessi solo per iderogabili e comprovati motivi di lavoro, per emergenza sanitaria e per necessità. Inoltre “su tutto il territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento di persone in luogo pubblico o aperto al pubblico”.\r\n\r\nSe con il DPCM 4 marzo eravamo letteralmente a un metro dalla sospensione delle libertà di riunione e manifestazione, con il potere discrezionale di questori e prefetti di vietare ogni iniziativa, con il più recente DPCM 9 marzo siamo arrivati invece al divieto totale per ogni forma di assembramento fino al 3 aprile. Una formulazione così ambigua, che impiega “assembramento” anziché “manifestazione”, lascia ampio margine di interpretazione alle autorità incaricate dell’ordine pubblico. Inoltre dopo decenni di provvedimenti antisciopero siamo giunti alla definitiva sospensione del diritto di sciopero. Questi decreti hanno avuto subito un effetto devastante, già il primo del 4 marzo, a una manciata giorni dalle manifestazioni dell’8 marzo organizzate in moltissime città dai nodi locali di NonUnaDiMeno e da altre realtà femministe aveva creato estrema confusione. In molte città di fronte a una situazione già segnata dalla paura alimentata dai media attorno all’emergenza coronavirus e dai reali timori per i rischi sanitari, che rendevano più difficile la partecipazione alle iniziative, il provvedimento del governo ha portato le assemblee locali ad annullare molte manifestazioni e momenti di piazza. In molte località comunque anche se non è stato possibile mantenere i cortei sono stati organizzati momenti di piazza rimodulati, resistendo in qualche modo ai provvedimenti e alla paura.\r\n\r\nQueste norme potrebbero cambiare già nelle prossime ore, essere ulteriormente inasprite, o essere affiancate da nuovi provvedimenti, la situazione è ancora abbastanza confusa, ad ogni modo in questo momento fino al 3 aprile sono vietate in modo arbitrario tutte le forme di manifestazione e riunione, con la giustificazione inappellabile della salute pubblica, e sono punibili tutti gli spostamenti considerati non necessari. Cosa succederà alle tante lotte territoriali, alle vertenze lavorative, alle proteste locali, alle mobilitazioni più radicali, se già queste misure hanno avuto un effetto così forte sulle manifestazioni dell’8 marzo, in una giornata di mobilitazione a livello internazionale che in questi anni ha saputo affermare una propria legittimità? Come è possibile in un simile contesto per chi deve continuare a lavorare, per chi è rinchiuso nelle carceri, per chi al di là del coronavirus deve ricorrere a cure mediche, per chi non ha casa o accesso a servizi igenici, per chi vive in alloggi malsani o precari, per tutti coloro che subiscono prepotenze e taglieggiamenti di speculatori e approfittatori, organizzarsi, far valere i propri diritti, ottenere condizioni decenti, creare forme di solidarietà? Siamo in una situazione in cui lo stato di emergenza conferisce al governo maggiore potere, in cui il Presidente della repubblica chiede “disciplina” e “responsabilità”, in cui le manifestazioni e le riunioni possono essere vietate in modo quasi arbitrario, in cui il diritto di sciopero è sospeso. È una situazione molto pericolosa.\r\n\r\nBasta pensare all’approccio militare che è stato scelto per affrontare la situazione delle carceri, le rivolte scoppiate in 27 penitenziari in tutta Italia rendono evidente che una parte della popolazione di questo paese, quasi 61000 persone vivono costretti in condizioni di sovraffollamento e igieniche disastrose. Per questo chiedono in questa situazione una cosa sola, libertà, attraverso un indulto o un amnistia. Per ora lo Stato ha risposto con i reparti antisommossa, i famigerati GOM, e con l’esercito. Ci sono al momento 11 morti tra i carcerati tra Modena e Rieti, per cause ancora da accertare, ma su cui appare evidente la responsabilità dello Stato e dei suoi apparati. Fuori dalle carceri c’erano anche familiari dei detenuti e realtà solidali, queste semplici presenze per i decreti di emergenza del governo possono essere considerate illegali.\r\n\r\nÈ bene notare che fin dalle prime settimane dell’emergenza si è iniziato a parlare di recessione, di crisi economica. In effetti molti settori produttivi in Italia e nel mondo sono colpiti dalle conseguenze dell’emergenza coronavirus, ed ora alcuni amministratori locali propongono un arresto temporaneo delle attività produttive. Ma sappiamo bene cosa significa il ritornello della recessione per milioni di lavoratrici e lavoratori sia precari che “garantiti”, sono già partiti dei licenziamenti, molti contratti a termine non saranno rinnovati, chi lavora a prestazione o in nero non percepisce stipendio, si richiedono sacrifici, si impongono le ferie, quando va bene c’è la cassa integrazione. Ma non è tutto, c’è chi già si sfrega le mani e vorrebbe cogliere l’occasione per intervenire più in profondità sui rapporti di lavoro, con “sperimentazioni” volte a restringere diritti e libertà di chi lavora. In un articolo di Repubblica del 24 febbraio, Mariano Corso responsabile dell'Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano afferma: “oltre al coronavirus, bisogna anche debellare un virus che è la nostra incapacità di lavorare in maniera efficiente, superando il pensiero che solo la presenza in ufficio sia garanzia di risultato”. Se da una parte quindi sono sospesi scioperi e manifestazioni non sono certo sospesi i licenziamenti né si frenano le pretese dei manager. Anzi loro possono dire che “Milano non si ferma” mentre chiedono altri soldi pubblici e lasciano a casa qualche migliaio di precari.\r\n\r\nFu proprio con lo stesso ritornello della recessione che meno di dieci anni fa il Governo guidato da Monti decise uno dei più pesanti tagli degli ultimi decenni ai finanziamenti per la sanità pubblica, e in 10 anni sono stato sottratti al Servizio Sanitario Nazionale 37 miliardi di euro. C’è il concreto rischio che la crisi economica legata all’emergenza coronavirus porti a una nuova stagione di “sacrifici”.\r\n\r\nQuando ci chiedono di essere responsabili di fare un passo indietro in nome della responsabilità collettiva ci prendono solo in giro. Chi è responsabile dello smantellamento della sanità pubblica che oltre a eliminare molte delle strutture incaricate della prevenzione, ha drasticamente ridotto i posti letto negli ospedali, e addirittura portato alla chiusura di distretti sanitari e presidi ospedalieri? Chi è responsabile della diffusione di malattie respiratorie causate dal grave inquinamento dell’aria, dalle produzioni nocive e da condizioni di vita e di lavoro malsane? Chi è responsabile del fatto che molte persone considerabili a rischio per il coronavirus sono ancora costrette a lavorare e non possono andare in pensione?\r\n\r\nSono le istituzioni, i partiti e gli industriali che hanno distrutto il nostro servizio sanitario, che hanno provocato l’aumento di malattie respiratorie croniche, che ci tengono nella disoccupazione o inchiodati al lavoro fino alla vecchiaia, sono loro che adesso ci chiedono di essere responsabili, di fare altri sacrifici e di non protestare.\r\n\r\nUn altro aspetto di questa emergenza da considerare è la traccia che lascerà nella società. Improvvisamente un paese come l’Italia si è trovato immerso in un clima “di guerra”. Non solo e non tanto per la militarizzazione delle aree sottoposte a quarantena ma per la martellante comunicazione politica e mediatica che ha tenuto banco sin dai primi giorni e che ha polarizzato l’attenzione su tutto il territorio del paese. I bollettini quotidiani che alla sera presentavano il conto dei morti, dei contagiati e dei guariti della giornata sono diventati presto una routine, accompagnati dalle notizie sui provvedimenti del governo e dagli appelli alla disciplina, al rispetto delle raccomandazioni igieniche, alla responsabilità, dai numeri di telefono tramite i quali segnalare possibili casi. Se alcune implicazioni di questo periodo si vedranno solo più avanti, altre sono già evidenti. In questo contesto lo Stato sembra essere l’unico garante della salute pubblica, contro il contagio, contro la morte, contro il caos. Questa immagine viene ancora più enfatizzata da chi esalta il modello cinese, o rispolvera addirittura Hobbes per richiamare alla necessità se non di una dittatura quantomeno di uno Stato forte come unica soluzione. In realtà lo Stato ha presieduto allo smantellamento della struttura sanitaria pubblica e per sua natura si preoccupa più di soddisfare le richieste degli industriali e dei grandi proprietari che di tutelare la salute dei cittadini. Inoltre al di là della questione dell’effettiva efficacia dei provvedimenti restrittivi finalizzati a limitare il contagio, su cui non ho alcuna competenza per esprimermi, l’approccio autoritario condotto con provvedimenti drastici applicati ciecamente e acriticamente può risultare disastroso in caso di errori di valutazione. Al contempo il ritornello “state chiusi in casa che ci pensiamo noi” attiva un processo di deresponsabilizzazione e infantilizzazione nella società molto pericoloso. Il senso di impotenza e impossibilità di incidere di fronte all’emergenza fa trascurare l’importanza delle scelte e delle iniziative individuali e collettive dal basso. Questi provvedimenti possono contribuire a disgregare ulteriormente il tessuto sociale, demolendo ogni forma di autodifesa individuale e collettiva, facendo perdere ogni fiducia nella capacità di reazione a livello sociale. L’autoritarismo non può sostituire la solidarietà, la consapevolezza, la responsabilità individuale, il confronto collettivo che in queste situazioni possono rappresentare delle indispensabili forme di prevenzione. Basti pensare al fatto che possono essere considerate illegali anche le forme di autorganizzazione che in molte città stanno emergendo, quali forme di solidarietà per la consegna dei generi alimentari, per il sostegno a chi perde il lavoro o non riceve lo stipendio, o altre attività semplici ma importanti per la sopravvivenza.\r\n\r\nLa responsabilità che preme in questo momento non è quella di attendere, disciplinatamente, chiusi in sé stessi, che il governo risolva tutto, andando magari comunque a lavoro perché la recessione è dietro l’angolo. Ma è quella di tenere vive e rafforzare le reti di solidarietà in modo che possano essere strumenti per tutti gli sfruttati e gli oppressi in questo contesto, a livello sanitario, sociale e politico.\r\n\r\nÈ bene quindi confrontarsi e riflettere sulla situazione, sia per saper affrontare collettivamente, consapevolmente e in modo solidale il rischio sanitario, sia per impedire che approfittando dell’emergenza venga veramente silenziata ogni forma di opposizione di piazza e ogni forma di attività sindacale. In una fase come questa è importante riaffermare la libertà di sciopero, di manifestazione e di riunione contro i provvedimenti repressivi del governo. Perché è importante, senza trascurare i rischi sanitari, mantenere gli spazi di libertà e agibilità politica, e rafforzare le reti di solidarietà e mutuo appoggio esistenti. Anche per evitare che quando tutto questo sarà finito non ci aspetti una realtà peggiore del virus stesso.”","10 Marzo 2020","2020-03-10 15:59:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"185\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà-300x185.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà-300x185.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà-1024x633.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà-768x475.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà-1536x950.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà.jpg 1577w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La solidarietà non va in quarantena",1583855968,[161,162,163,164,165,166],"http://radioblackout.org/tag/autogestione/","http://radioblackout.org/tag/covid-19/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione/","http://radioblackout.org/tag/mutuo-appoggio/","http://radioblackout.org/tag/salute/","http://radioblackout.org/tag/solidarieta/",[168,169,170,26,171,172],"autogestione","covid 19","militarizzazione","salute","solidarietà",{"post_content":174},{"matched_tokens":175,"snippet":176,"value":177},[67],"sono succeduti hanno tagliato la \u003Cmark>spesa\u003C/mark> per la sanità, favorendo gli","Lo Stato italiano prova a convincerci che rinunciare ad ogni libertà ci salverà dall’epidemia. Un buon modo per mettere a tacere preventivamente ogni voce fuori dal coro e per spostare la responsabilità del disastro dal governo ai singoli individui, isolati e atomizzati.\r\nManca tutto: mascherine, tamponi, posti letto, medici, infermieri, laboratori analisi. In questi anni i governi che si sono succeduti hanno tagliato la \u003Cmark>spesa\u003C/mark> per la sanità, favorendo gli interessi dei privati.\r\nI responsabili della diffusione del Covid 19 e della carenza di cure e prevenzione siedono sui banchi del governo.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli, autore di un articolo uscito su Umanità Nova, che vi proponiamo di seguito:\r\n\r\nAscolta la diretta con Dario:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020-03-10-dario-la-lotta-non-va-in-quarantena.mp3\"][/audio]\r\n\r\nScarica l'audio\r\n\r\n“La solidarietà non va in quarantena\r\n\r\nNelle ultime settimane molte e molti di noi si stanno chiedendo come portare avanti l’attività politica, sindacale sociale nei contesti che viviamo. Ci siamo già trovati a prendere decisioni non facili, annullare o meno iniziative, manifestazioni, scioperi, presidi, assemblee e incontri pubblici, anche sotto la minaccia di un possibile divieto da parte delle autorità. Quello che sta succedendo può incidere significativamente sulla realtà che viviamo, di pari passo con gli effettivi rischi per la salute il processo emergenziale in corso attorno alla questione del coronavirus pone delle questioni molto importanti in termini politici.\r\n\r\nFino dalle prime notizie riguardo alla diffusione del virus in Cina i principali esponenti dei partiti che siedono in parlamento hanno iniziato a cavalcare l’emergenza, strumentalizzando la situazione. Non è una novità. È la cosiddetta “politica dell’emergenza”, il condensarsi del confronto politico attorno a questioni urgenti che dominano le testate dei giornali e danno vita agli hashtag più popolari, con sensazionalismo, con un linguaggio violento, proponendo soluzioni totali e impossibili. Il dibattito pubblico si muove di emergenza in emergenza, c’è quella del terremoto e quella della sicurezza, c’è l’emergenza freddo e quella dei rifiuti, c’è l’emergenza delle buche in strada e infine quella del coronavirus. A volte sono problemi reali a volte sono artefatti, ma non è importante, perché questi politici non vogliono certo risolvere davvero i problemi delle persone. Vogliono creare invece i temi scottanti su cui battere gli avversari e consolidare consensi. Ma attenzione, non è una questione di cialtroneria, incapacità, ignoranza, è una lotta per il potere.\r\n\r\nPerché la comunicazione spesso è solo un terreno di scontro, e l’emergenza, specie quando non è solo raccontata ma è anche formalmente riconosciuta dalla legge, come nel caso di alluvioni, terremoti, disastri e emergenze sanitarie, crea delle grandi “opportunità”. Con commissariati straordinari, appalti, consulenze, finanziamenti, snellimento delle procedure, provvedimenti fiscali, bonus, ammortizzatori sociali, si creano posizioni di potere molto appetibili sul piano economico e politico. Ogni stato di emergenza impone una maggiore concentrazione del potere, e per questo si accompagna ad un’intensificazione della lotta per il potere e la sua spartizione.\r\n\r\nProprio nelle scorse settimane c’è stato un duro scontro tra il governo centrale e le regioni guidate dal centrodestra che avevano immediatamente applicato misure drastiche. Un braccio di ferro sul piano delle competenze e dei provvedimenti che ha toccato anche aspetti costituzionali. Conte è arrivato a dire il 24 febbraio di essere pronto a togliere i poteri alle regioni in materia di sanità, possibile in casi straordinari in base all’articolo 120 della costituzione. Mentre il giorno successivo le tensioni avevano quasi fatto saltare la “cabina di regia” tra governo e regioni. In questo contesto, mentre i giornali parlavano di un possibile governo di unità nazionale Salvini-Renzi, proprio Salvini il 27 febbraio è salito al Quirinale per incontrare Mattarella e richiedere l’intervento del Presidente della Repubblica. Già il giorno dopo Renzi smentiva questa possibilità. Evidentemente era stato trovato un qualche accordo politico per affrontare questa prima fase. Questo teatrino, a colpi di dichiarazioni roboanti, provvedimenti draconiani, appelli all’unità, più che essere dettato da necessità sanitarie sembra esser mosso principalmente da esigenze politiche.\r\n\r\nDalla settimana successiva, il 4 marzo, con l’aumento effettivo dei casi e la diffusione del contagio anche fuori dalle regioni del nord Italia viene emesso un primo di una serie di decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri che hanno nell’arco di pochi giorni inasprito fortemente le restrizioni, andando ovviamente anche a toccare la libertà di manifestazione e di riunione. Il DPCM 4 marzo 2020, prevede misure restrittive valide per tutto il territorio nazionale fino al 3 aprile e tra le altre cose sospende “le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”\r\n\r\nQuesto provvedimento segue due comunicazioni della Commissione di Garanzia Sciopero che sospendono di fatto il diritto di sciopero per l’emergenza coronavirus. La prima comunicazione del 24 febbraio è un invito generale a sospendere gli scioperi dal 25 febbraio al 31 marzo che ha fatto saltare gli attesi scioperi della scuola del 6 marzo. La seconda del 28 febbraio invitava esplicitamente a sospendere gli scioperi generali convocati per il 9 marzo per le giornate globali di lotta femminista dell’8 e del 9 marzo. Si tratta di fatto di un divieto di sciopero specifico per la giornata del 9 marzo, che ha costretto gran parte dei sindacati a ritirare l’indizione, solo lo Slai Cobas ha mantenuto in piedi lo sciopero con rischio di pesanti sanzioni per l’organizzazione sindacale e gli scioperanti.\r\n\r\nNella notte tra il 7 e l’8 marzo viene emesso il DPCM 8 marzo 2020 con effetto immediato che dispone misure rigidissime. Con l’articolo 1 si estende la cosiddetta “Zona rossa” prevedendo anche il divieto di entrata e uscita e di spostamento – tranne che per emergenze e ovviamente per lavoro – all’interno del territorio dell’intera Regione Lombardia e di 14 provincie del Piemonte, dell’Emilia Romagna, del Veneto e delle Marche. Con l’articolo 2 si aumentano le misure restrittive sul territorio nazionale, vietando in modo totale le manifestazioni: “Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato.”\r\n\r\nTra il 9 e il 10 marzo infine è stato emesso un nuovo decreto, il DPCM 9 maro 2020, che ha esteso a tutto il territorio nazionale comprese le isole tutte le restrizioni, incluse le limitazioni agli spostamenti, ammessi solo per iderogabili e comprovati motivi di lavoro, per emergenza sanitaria e per necessità. Inoltre “su tutto il territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento di persone in luogo pubblico o aperto al pubblico”.\r\n\r\nSe con il DPCM 4 marzo eravamo letteralmente a un metro dalla sospensione delle libertà di riunione e manifestazione, con il potere discrezionale di questori e prefetti di vietare ogni iniziativa, con il più recente DPCM 9 marzo siamo arrivati invece al divieto totale per ogni forma di assembramento fino al 3 aprile. Una formulazione così ambigua, che impiega “assembramento” anziché “manifestazione”, lascia ampio margine di interpretazione alle autorità incaricate dell’ordine pubblico. Inoltre dopo decenni di provvedimenti antisciopero siamo giunti alla definitiva sospensione del diritto di sciopero. Questi decreti hanno avuto subito un effetto devastante, già il primo del 4 marzo, a una manciata giorni dalle manifestazioni dell’8 marzo organizzate in moltissime città dai nodi locali di NonUnaDiMeno e da altre realtà femministe aveva creato estrema confusione. In molte città di fronte a una situazione già segnata dalla paura alimentata dai media attorno all’emergenza coronavirus e dai reali timori per i rischi sanitari, che rendevano più difficile la partecipazione alle iniziative, il provvedimento del governo ha portato le assemblee locali ad annullare molte manifestazioni e momenti di piazza. In molte località comunque anche se non è stato possibile mantenere i cortei sono stati organizzati momenti di piazza rimodulati, resistendo in qualche modo ai provvedimenti e alla paura.\r\n\r\nQueste norme potrebbero cambiare già nelle prossime ore, essere ulteriormente inasprite, o essere affiancate da nuovi provvedimenti, la situazione è ancora abbastanza confusa, ad ogni modo in questo momento fino al 3 aprile sono vietate in modo arbitrario tutte le forme di manifestazione e riunione, con la giustificazione inappellabile della salute pubblica, e sono punibili tutti gli spostamenti considerati non necessari. Cosa succederà alle tante lotte territoriali, alle vertenze lavorative, alle proteste locali, alle mobilitazioni più radicali, se già queste misure hanno avuto un effetto così forte sulle manifestazioni dell’8 marzo, in una giornata di mobilitazione a livello internazionale che in questi anni ha saputo affermare una propria legittimità? Come è possibile in un simile contesto per chi deve continuare a lavorare, per chi è rinchiuso nelle carceri, per chi al di là del coronavirus deve ricorrere a cure mediche, per chi non ha casa o accesso a servizi igenici, per chi vive in alloggi malsani o precari, per tutti coloro che subiscono prepotenze e taglieggiamenti di speculatori e approfittatori, organizzarsi, far valere i propri diritti, ottenere condizioni decenti, creare forme di solidarietà? Siamo in una situazione in cui lo stato di emergenza conferisce al governo maggiore potere, in cui il Presidente della repubblica chiede “disciplina” e “responsabilità”, in cui le manifestazioni e le riunioni possono essere vietate in modo quasi arbitrario, in cui il diritto di sciopero è sospeso. È una situazione molto pericolosa.\r\n\r\nBasta pensare all’approccio militare che è stato scelto per affrontare la situazione delle carceri, le rivolte scoppiate in 27 penitenziari in tutta Italia rendono evidente che una parte della popolazione di questo paese, quasi 61000 persone vivono costretti in condizioni di sovraffollamento e igieniche disastrose. Per questo chiedono in questa situazione una cosa sola, libertà, attraverso un indulto o un amnistia. Per ora lo Stato ha risposto con i reparti antisommossa, i famigerati GOM, e con l’esercito. Ci sono al momento 11 morti tra i carcerati tra Modena e Rieti, per cause ancora da accertare, ma su cui appare evidente la responsabilità dello Stato e dei suoi apparati. Fuori dalle carceri c’erano anche familiari dei detenuti e realtà solidali, queste semplici presenze per i decreti di emergenza del governo possono essere considerate illegali.\r\n\r\nÈ bene notare che fin dalle prime settimane dell’emergenza si è iniziato a parlare di recessione, di crisi economica. In effetti molti settori produttivi in Italia e nel mondo sono colpiti dalle conseguenze dell’emergenza coronavirus, ed ora alcuni amministratori locali propongono un arresto temporaneo delle attività produttive. Ma sappiamo bene cosa significa il ritornello della recessione per milioni di lavoratrici e lavoratori sia precari che “garantiti”, sono già partiti dei licenziamenti, molti contratti a termine non saranno rinnovati, chi lavora a prestazione o in nero non percepisce stipendio, si richiedono sacrifici, si impongono le ferie, quando va bene c’è la cassa integrazione. Ma non è tutto, c’è chi già si sfrega le mani e vorrebbe cogliere l’occasione per intervenire più in profondità sui rapporti di lavoro, con “sperimentazioni” volte a restringere diritti e libertà di chi lavora. In un articolo di Repubblica del 24 febbraio, Mariano Corso responsabile dell'Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano afferma: “oltre al coronavirus, bisogna anche debellare un virus che è la nostra incapacità di lavorare in maniera efficiente, superando il pensiero che solo la presenza in ufficio sia garanzia di risultato”. Se da una parte quindi sono sospesi scioperi e manifestazioni non sono certo sospesi i licenziamenti né si frenano le pretese dei manager. Anzi loro possono dire che “Milano non si ferma” mentre chiedono altri soldi pubblici e lasciano a casa qualche migliaio di precari.\r\n\r\nFu proprio con lo stesso ritornello della recessione che meno di dieci anni fa il Governo guidato da Monti decise uno dei più pesanti tagli degli ultimi decenni ai finanziamenti per la sanità pubblica, e in 10 anni sono stato sottratti al Servizio Sanitario Nazionale 37 miliardi di euro. C’è il concreto rischio che la crisi economica legata all’emergenza coronavirus porti a una nuova stagione di “sacrifici”.\r\n\r\nQuando ci chiedono di essere responsabili di fare un passo indietro in nome della responsabilità collettiva ci prendono solo in giro. Chi è responsabile dello smantellamento della sanità pubblica che oltre a eliminare molte delle strutture incaricate della prevenzione, ha drasticamente ridotto i posti letto negli ospedali, e addirittura portato alla chiusura di distretti sanitari e presidi ospedalieri? Chi è responsabile della diffusione di malattie respiratorie causate dal grave inquinamento dell’aria, dalle produzioni nocive e da condizioni di vita e di lavoro malsane? Chi è responsabile del fatto che molte persone considerabili a rischio per il coronavirus sono ancora costrette a lavorare e non possono andare in pensione?\r\n\r\nSono le istituzioni, i partiti e gli industriali che hanno distrutto il nostro servizio sanitario, che hanno provocato l’aumento di malattie respiratorie croniche, che ci tengono nella disoccupazione o inchiodati al lavoro fino alla vecchiaia, sono loro che adesso ci chiedono di essere responsabili, di fare altri sacrifici e di non protestare.\r\n\r\nUn altro aspetto di questa emergenza da considerare è la traccia che lascerà nella società. Improvvisamente un paese come l’Italia si è trovato immerso in un clima “di guerra”. Non solo e non tanto per la militarizzazione delle aree sottoposte a quarantena ma per la martellante comunicazione politica e mediatica che ha tenuto banco sin dai primi giorni e che ha polarizzato l’attenzione su tutto il territorio del paese. I bollettini quotidiani che alla sera presentavano il conto dei morti, dei contagiati e dei guariti della giornata sono diventati presto una routine, accompagnati dalle notizie sui provvedimenti del governo e dagli appelli alla disciplina, al rispetto delle raccomandazioni igieniche, alla responsabilità, dai numeri di telefono tramite i quali segnalare possibili casi. Se alcune implicazioni di questo periodo si vedranno solo più avanti, altre sono già evidenti. In questo contesto lo Stato sembra essere l’unico garante della salute pubblica, contro il contagio, contro la morte, contro il caos. Questa immagine viene ancora più enfatizzata da chi esalta il modello cinese, o rispolvera addirittura Hobbes per richiamare alla necessità se non di una dittatura quantomeno di uno Stato forte come unica soluzione. In realtà lo Stato ha presieduto allo smantellamento della struttura sanitaria pubblica e per sua natura si preoccupa più di soddisfare le richieste degli industriali e dei grandi proprietari che di tutelare la salute dei cittadini. Inoltre al di là della questione dell’effettiva efficacia dei provvedimenti restrittivi finalizzati a limitare il contagio, su cui non ho alcuna competenza per esprimermi, l’approccio autoritario condotto con provvedimenti drastici applicati ciecamente e acriticamente può risultare disastroso in caso di errori di valutazione. Al contempo il ritornello “state chiusi in casa che ci pensiamo noi” attiva un processo di deresponsabilizzazione e infantilizzazione nella società molto pericoloso. Il senso di impotenza e impossibilità di incidere di fronte all’emergenza fa trascurare l’importanza delle scelte e delle iniziative individuali e collettive dal basso. Questi provvedimenti possono contribuire a disgregare ulteriormente il tessuto sociale, demolendo ogni forma di autodifesa individuale e collettiva, facendo perdere ogni fiducia nella capacità di reazione a livello sociale. L’autoritarismo non può sostituire la solidarietà, la consapevolezza, la responsabilità individuale, il confronto collettivo che in queste situazioni possono rappresentare delle indispensabili forme di prevenzione. Basti pensare al fatto che possono essere considerate illegali anche le forme di autorganizzazione che in molte città stanno emergendo, quali forme di solidarietà per la consegna dei generi alimentari, per il sostegno a chi perde il lavoro o non riceve lo stipendio, o altre attività semplici ma importanti per la sopravvivenza.\r\n\r\nLa responsabilità che preme in questo momento non è quella di attendere, disciplinatamente, chiusi in sé stessi, che il governo risolva tutto, andando magari comunque a lavoro perché la recessione è dietro l’angolo. Ma è quella di tenere vive e rafforzare le reti di solidarietà in modo che possano essere strumenti per tutti gli sfruttati e gli oppressi in questo contesto, a livello sanitario, sociale e politico.\r\n\r\nÈ bene quindi confrontarsi e riflettere sulla situazione, sia per saper affrontare collettivamente, consapevolmente e in modo \u003Cmark>solidale\u003C/mark> il rischio sanitario, sia per impedire che approfittando dell’emergenza venga veramente silenziata ogni forma di opposizione di piazza e ogni forma di attività sindacale. In una fase come questa è importante riaffermare la libertà di sciopero, di manifestazione e di riunione contro i provvedimenti repressivi del governo. Perché è importante, senza trascurare i rischi sanitari, mantenere gli spazi di libertà e agibilità politica, e rafforzare le reti di solidarietà e mutuo appoggio esistenti. Anche per evitare che quando tutto questo sarà finito non ci aspetti una realtà peggiore del virus stesso.”",[179],{"field":89,"matched_tokens":180,"snippet":176,"value":177},[67],1155199671761633300,{"best_field_score":183,"best_field_weight":184,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":185,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"1112386306048",14,"1155199671761633393",{"document":187,"highlight":206,"highlights":211,"text_match":181,"text_match_info":214},{"cat_link":188,"category":189,"comment_count":47,"id":190,"is_sticky":47,"permalink":191,"post_author":50,"post_content":192,"post_date":193,"post_excerpt":53,"post_id":190,"post_modified":194,"post_thumbnail":53,"post_thumbnail_html":53,"post_title":195,"post_type":57,"sort_by_date":196,"tag_links":197,"tags":203},[44],[46],"24739","http://radioblackout.org/2014/08/il-carcere-non-va-in-vacanza/","Dell'operazione di repressione poliziesca del 3 giugno rimangono in carcere 5 compagni (Andrea, Fabio, Michele, Paolo, Toshi) e altri sono ancora ai domiciliari.\r\n\r\nNon possiamo dimenticarci di loro in questo periodo estivo e infatti le iniziative di lotta dentro e fuori dal carcere proseguono con saluti, presidi, scioperi della spesa. Proprio affrontando le lotte interne ai penitenziari il punto che facciamo con Luigi tiene anche conto delle novità governative relative al risarcimento dovuto per le ignobili condizioni di detenzione italiane in seguito alla ingiunzione della corte europea. Paradossalmente gli sconti di pena si sono rivelati un'arma in mano al potere penitenziario per fiaccare ogni dignità dei detenuti, in quanto basta un richiamo per perdere l'abbuono di un mese e mezzo di pena: ascoltate i dettagli nella diretta e partecipate sabato 30 agosto alle 18 ad Asti, dove nei pressi delal casa circondariale ci sarà un saluto solidale con i tutti i detenuti e in particolare con Michele e Andrea lì reclusi per aver lottato per la casa e resistito agli sgomberi.\r\n\r\n2014.08.28-luigi","29 Agosto 2014","2014-09-08 17:27:53","Il carcere non va in vacanza",1409317073,[198,199,200,201,202],"http://radioblackout.org/tag/lotta-per-la-casa/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/saluti-solidali/","http://radioblackout.org/tag/sconti-di-pena/","http://radioblackout.org/tag/torino-in-carcere/",[204,205,30,24,34],"lotta per la casa","repressione",{"post_content":207},{"matched_tokens":208,"snippet":209,"value":210},[67],"con saluti, presidi, scioperi della \u003Cmark>spesa\u003C/mark>. Proprio affrontando le lotte interne","Dell'operazione di repressione poliziesca del 3 giugno rimangono in carcere 5 compagni (Andrea, Fabio, Michele, Paolo, Toshi) e altri sono ancora ai domiciliari.\r\n\r\nNon possiamo dimenticarci di loro in questo periodo estivo e infatti le iniziative di lotta dentro e fuori dal carcere proseguono con saluti, presidi, scioperi della \u003Cmark>spesa\u003C/mark>. Proprio affrontando le lotte interne ai penitenziari il punto che facciamo con Luigi tiene anche conto delle novità governative relative al risarcimento dovuto per le ignobili condizioni di detenzione italiane in seguito alla ingiunzione della corte europea. Paradossalmente gli sconti di pena si sono rivelati un'arma in mano al potere penitenziario per fiaccare ogni dignità dei detenuti, in quanto basta un richiamo per perdere l'abbuono di un mese e mezzo di pena: ascoltate i dettagli nella diretta e partecipate sabato 30 agosto alle 18 ad Asti, dove nei pressi delal casa circondariale ci sarà un saluto \u003Cmark>solidale\u003C/mark> con i tutti i detenuti e in particolare con Michele e Andrea lì reclusi per aver lottato per la casa e resistito agli sgomberi.\r\n\r\n2014.08.28-luigi",[212],{"field":89,"matched_tokens":213,"snippet":209,"value":210},[67],{"best_field_score":183,"best_field_weight":184,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":185,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},6646,{"collection_name":57,"first_q":15,"per_page":217,"q":15},6,{"facet_counts":219,"found":217,"hits":238,"out_of":388,"page":17,"request_params":389,"search_cutoff":36,"search_time_ms":39},[220,230],{"counts":221,"field_name":228,"sampled":36,"stats":229},[222,224,226],{"count":39,"highlighted":223,"value":223},"anarres",{"count":17,"highlighted":225,"value":225},"congiunzioni",{"count":17,"highlighted":227,"value":227},"frittura mista","podcastfilter",{"total_values":95},{"counts":231,"field_name":35,"sampled":36,"stats":237},[232,234,236],{"count":17,"highlighted":233,"value":233},"epidemia",{"count":17,"highlighted":235,"value":235},"controllo",{"count":17,"highlighted":168,"value":168},{"total_values":95},[239,266,291,319,342,364],{"document":240,"highlight":253,"highlights":259,"text_match":262,"text_match_info":263},{"comment_count":47,"id":241,"is_sticky":47,"permalink":242,"podcastfilter":243,"post_author":225,"post_content":244,"post_date":245,"post_excerpt":53,"post_id":241,"post_modified":246,"post_thumbnail":247,"post_title":248,"post_type":249,"sort_by_date":250,"tag_links":251,"tags":252},"66338","http://radioblackout.org/podcast/congiunzioni-21-salute-e-genere-28-gennaio/",[225],"Nella pandemia la salute per le donne assume ancora di più un significato fondamentale: se per tutti è difficile accedere alle cure ordinarie, alla prevenzione, al supporto medico quotidiano durante lo stop legato all'emergenza covid19, lo è in particolar modo per le donne, per le persone lgbtqia+, le migranti e tutte le soggettività precarizzate dalla crisi sanitaria ed economica.\r\n\r\nPochi giorni fa abbiamo assistito allo sgombero della Limonaia - Zona Rosa, spazio transfemminista della città di Pisa, ad opera di un'amministrazione cieca di fronte alle necessità della sua popolazione. Abbiamo parlato dei progetti e delle attività dello spazio con Eleonora, sottolineando l'importanza dello sportello di supporto gratuito all'IVG e al post aborto e della distribuzione della spesa solidale in collaborazione con la Rete Pisa Solidale. Perché salute e possibilità economiche oggi più che mai sono strettamente collegate !\r\n\r\nCon Cristiana Pulcinelli, giornalista e divulgatrice scientifica, abbiamo approfondito il tema della prevenzione come priorità per la salute di tutte e tutti. E' inaccettabile che tra il primo gennaio e il 30 settembre del 2020 in Italia siano stati effettuati 2 milioni di test per gli screening oncologici in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, in particolare si tratta di screening per i tumori alla mammella, all'utero e del colon retto. Anche in questo caso per potersi permettere un'adeguata prevenzione e cura costante l'unica via che viene proposta è la sanità privata, ovviamente per chi ne ha le possibilità.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/2021_01_28_congiunzioni21.mp3\"][/audio]","28 Gennaio 2021","2021-04-20 11:28:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/9f443b9065abf8fb7b198df24c73c925-200x110.jpg","CONGIUNZIONI #21 - SALUTE E GENERE - [28 GENNAIO]","podcast",1611860432,[],[],{"post_content":254},{"matched_tokens":255,"snippet":257,"value":258},[67,72,256],"Solidale","aborto e della distribuzione della \u003Cmark>spesa\u003C/mark> \u003Cmark>solidale\u003C/mark> in collaborazione con la Rete Pisa \u003Cmark>Solidale\u003C/mark>. Perché salute e possibilità economiche oggi","Nella pandemia la salute per le donne assume ancora di più un significato fondamentale: se per tutti è difficile accedere alle cure ordinarie, alla prevenzione, al supporto medico quotidiano durante lo stop legato all'emergenza covid19, lo è in particolar modo per le donne, per le persone lgbtqia+, le migranti e tutte le soggettività precarizzate dalla crisi sanitaria ed economica.\r\n\r\nPochi giorni fa abbiamo assistito allo sgombero della Limonaia - Zona Rosa, spazio transfemminista della città di Pisa, ad opera di un'amministrazione cieca di fronte alle necessità della sua popolazione. Abbiamo parlato dei progetti e delle attività dello spazio con Eleonora, sottolineando l'importanza dello sportello di supporto gratuito all'IVG e al post aborto e della distribuzione della \u003Cmark>spesa\u003C/mark> \u003Cmark>solidale\u003C/mark> in collaborazione con la Rete Pisa \u003Cmark>Solidale\u003C/mark>. Perché salute e possibilità economiche oggi più che mai sono strettamente collegate !\r\n\r\nCon Cristiana Pulcinelli, giornalista e divulgatrice scientifica, abbiamo approfondito il tema della prevenzione come priorità per la salute di tutte e tutti. E' inaccettabile che tra il primo gennaio e il 30 settembre del 2020 in Italia siano stati effettuati 2 milioni di test per gli screening oncologici in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, in particolare si tratta di screening per i tumori alla mammella, all'utero e del colon retto. Anche in questo caso per potersi permettere un'adeguata prevenzione e cura costante l'unica via che viene proposta è la sanità privata, ovviamente per chi ne ha le possibilità.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/2021_01_28_congiunzioni21.mp3\"][/audio]",[260],{"field":89,"matched_tokens":261,"snippet":257,"value":258},[67,72,256],1157451471441100800,{"best_field_score":264,"best_field_weight":184,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":265,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"2211897868288","1157451471441100913",{"document":267,"highlight":279,"highlights":284,"text_match":287,"text_match_info":288},{"comment_count":47,"id":268,"is_sticky":47,"permalink":269,"podcastfilter":270,"post_author":223,"post_content":271,"post_date":272,"post_excerpt":53,"post_id":268,"post_modified":273,"post_thumbnail":274,"post_title":275,"post_type":249,"sort_by_date":276,"tag_links":277,"tags":278},"66697","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-5-febbraio-spesa-di-guerra-e-pandemia-militari-a-scuola-grecia-azione-solidale-con-dimitri-koufontinas-a-patrasso-la-citta-decorosa-di-chiara-appendino/",[223],"Il nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-05-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2021 02 05 anarres\r\n \r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nFrancia. La svolta autoritaria di Macron, la nuova legge di sicurezza globale, la forte risposta delle piazze.\r\nTutti i problemi sociali diventano questione di ordine pubblico.\r\nNe parliamo con Gianni Carrozza di radio Paris Plurielle, dove conduce “Vive la Sociale!”\r\n\r\nTelt allarga il cantiere. I No Tav resistono, la devastazione avanza\r\n\r\nMilano. La direzione dell’azienda Santi Paolo e Carlo si è rivolta alla Procura per denunciare i 50 medici ed infermieri del Pronto Soccorso, firmatari di una lettera in cui si denunciavano le condizioni estreme in cui erano obbligati a lavorare, dovendo scegliere chi sottoporre alle cure e chi no.\r\nÉ solo la punta di un iceberg gigantesco. I provvedimenti disciplinari sono la risposta sempre più frequente ai lavoratori e lavoratrici che non accettano di nascondere i panni sporchi di ospedali e ambulatori. In una partita in cui la posta in gioco sono le vite di pazienti e operatori sanitari. Il 14 dicembre a Milano i lavoratori dei due ospedali hanno scioperato.\r\n\r\n12 dicembre. Continuano le stragi di stato: il filo insanguinato della criminalità del potere. Da piazza Fontana alle stragi nel Mediterraneo, dalla macelleria di Genova alle strade della lotta No Tav, nel fil rouge della criminalizzazione di ogni insorgenza sociale.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo\r\nQui un articolo di Massimo su questi temi\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nMercoledì 23 dicembre\r\nAborto libero! La giunta Cirio nega l’aborto farmacologico domiciliare e piazza le associazioni catto-fasciste negli ospedali: fermiamoli!\r\nPunto info al mercato di piazza Madama Cristina\r\nore 10,30 – 12,30\r\n\r\nIn strada contro il Tav e il suo mondo. Seguite gli appuntamenti sul blog\r\n\r\nChiacchiere e libreria\r\nTutte le domeniche di dicembre dalle 16 alle 18\r\nalla FAT in corso Palermo, 46\r\nUn'occasione per incontrarsi, scambiare due chiacchiere informali, consultare libri, riviste, opuscoli, volantini della nostra distro, portarsi a casa maglie e borse di \"SeriRiot\", la nostra serigrafia autogestita e tanto altro…\r\nI libri si possono consultare o comprare per sostenere le lotte. Li puoi anche avere in prestito: prendi il libro che vuoi, lo paghi ma quando lo riporti ti restituiamo i soldi. \r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 21 – durante il lockdown gli orari e i giorni variano: scrivici per info\r\n\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nScrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","11 Febbraio 2021","2021-02-11 12:54:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/bimba-anarchy-200x110.jpg","Anarres del 5 febbraio. Spesa di guerra e pandemia. Militari a scuola. Grecia: azione solidale con Dimitri Koufontinas a Patrasso. La città decorosa di Chiara Appendino...",1613048041,[],[],{"post_title":280},{"matched_tokens":281,"snippet":283,"value":283},[282,72],"Spesa","Anarres del 5 febbraio. \u003Cmark>Spesa\u003C/mark> di guerra e pandemia. Militari a scuola. Grecia: azione \u003Cmark>solidale\u003C/mark> con Dimitri Koufontinas a Patrasso. La città decorosa di Chiara Appendino...",[285],{"field":81,"matched_tokens":286,"snippet":283,"value":283},[282,72],1157451470233141200,{"best_field_score":289,"best_field_weight":94,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":290,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"2211897278464","1157451470233141369",{"document":292,"highlight":304,"highlights":312,"text_match":181,"text_match_info":317},{"comment_count":47,"id":293,"is_sticky":47,"permalink":294,"podcastfilter":295,"post_author":223,"post_content":296,"post_date":297,"post_excerpt":53,"post_id":293,"post_modified":298,"post_thumbnail":299,"post_title":300,"post_type":249,"sort_by_date":301,"tag_links":302,"tags":303},"42102","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-19-maggio-il-grande-complotto-giudici-e-stupratori-il-nuovo-cpr-di-gradisca-2-giugno-in-piazza-spesa-di-guerra/",[223],"Come ogni venerdì, anche il 19 maggio, dalle 10,45 alle 12,45, sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout, siamo sbarcati su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\n\r\n\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2017 05 19 anarres1\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n2017 05 19 anarres2\r\n\r\n \r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\n \r\n\r\nIl grande complotto. Ebraico \r\n\r\n \r\n\r\nLa vendetta della Procura. Perquisiti quattro anarchici per la solidarietà a Laura\r\n\r\n \r\n\r\nAprono vecchi e nuovi centri di detenzione per immigrati. Parliamo con Federico della situazione in Friuli\r\n\r\n \r\n\r\nManifestazione antimilitarista del 2 giugno \r\n\r\n \r\n\r\nSpesa militare. 64 milioni di euro al giorno\r\n\r\n \r\n\r\nProssimi appuntamenti\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 21 maggio\r\nore 17\r\nInfo, volantinaggi e assemblea No Zoo(m)al Fenix – giardini Irreali \r\n\r\n \r\n\r\nLunedì 22 maggio\r\nore 9\r\nall'Unione Industriale\r\nTelt fa il suo show per la nuova linea ad alta velocità tra Torino e Lyon...\r\n Ospiti non invitati ci saranno anche i No Tav\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 24 maggio\r\nore 17\r\nLa vendetta della Procura\r\npunto info solidale con Laura e con i compagni della FAT colpiti dalla repressione per le scritte comparse in città dopo la sentenza della giudice Minucci che ha assolto lo stupratore Raccuia\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 2 giugno\r\nManifestazione antimilitarista – contro la guerra ai poveri, la militarizzazione del territorio e dei mari, la produzione bellica. \r\nore 15 da piazza Statuto\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\n\r\n \r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org\r\n\r\n ","19 Maggio 2017","2018-10-17 22:58:49","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/bimba-anarchy-200x110.jpg","Anarres del 19 maggio. Il grande complotto, giudici e stupratori, il “nuovo” CPR di Gradisca, 2 giugno in piazza, spesa di guerra...",1495215377,[],[],{"post_content":305,"post_title":309},{"matched_tokens":306,"snippet":307,"value":308},[282],"antimilitarista del 2 giugno \r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>Spesa\u003C/mark> militare. 64 milioni di euro","Come ogni venerdì, anche il 19 maggio, dalle 10,45 alle 12,45, sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout, siamo sbarcati su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\n\r\n\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2017 05 19 anarres1\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n2017 05 19 anarres2\r\n\r\n \r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\n \r\n\r\nIl grande complotto. Ebraico \r\n\r\n \r\n\r\nLa vendetta della Procura. Perquisiti quattro anarchici per la solidarietà a Laura\r\n\r\n \r\n\r\nAprono vecchi e nuovi centri di detenzione per immigrati. Parliamo con Federico della situazione in Friuli\r\n\r\n \r\n\r\nManifestazione antimilitarista del 2 giugno \r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>Spesa\u003C/mark> militare. 64 milioni di euro al giorno\r\n\r\n \r\n\r\nProssimi appuntamenti\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 21 maggio\r\nore 17\r\nInfo, volantinaggi e assemblea No Zoo(m)al Fenix – giardini Irreali \r\n\r\n \r\n\r\nLunedì 22 maggio\r\nore 9\r\nall'Unione Industriale\r\nTelt fa il suo show per la nuova linea ad alta velocità tra Torino e Lyon...\r\n Ospiti non invitati ci saranno anche i No Tav\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 24 maggio\r\nore 17\r\nLa vendetta della Procura\r\npunto info \u003Cmark>solidale\u003C/mark> con Laura e con i compagni della FAT colpiti dalla repressione per le scritte comparse in città dopo la sentenza della giudice Minucci che ha assolto lo stupratore Raccuia\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 2 giugno\r\nManifestazione antimilitarista – contro la guerra ai poveri, la militarizzazione del territorio e dei mari, la produzione bellica. \r\nore 15 da piazza Statuto\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\n\r\n \r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org\r\n\r\n ",{"matched_tokens":310,"snippet":311,"value":311},[67],"Anarres del 19 maggio. Il grande complotto, giudici e stupratori, il “nuovo” CPR di Gradisca, 2 giugno in piazza, \u003Cmark>spesa\u003C/mark> di guerra...",[313,315],{"field":89,"matched_tokens":314,"snippet":307,"value":308},[282],{"field":81,"matched_tokens":316,"snippet":311,"value":311},[67],{"best_field_score":183,"best_field_weight":184,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":318,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"1155199671761633394",{"document":320,"highlight":333,"highlights":338,"text_match":181,"text_match_info":341},{"comment_count":47,"id":321,"is_sticky":47,"permalink":322,"podcastfilter":323,"post_author":324,"post_content":325,"post_date":326,"post_excerpt":53,"post_id":321,"post_modified":327,"post_thumbnail":328,"post_title":329,"post_type":249,"sort_by_date":330,"tag_links":331,"tags":332},"82014","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-09-05-2023/",[227],"fritturamista"," \r\n\r\nIl primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Leo, lavoratore del terzo settore aderente alla rete Lavoro Sociale e Dario Fontana, ricercatore in sociologia del Lavoro presso il servizio di Epidemiologia Piemonte ASL TO3, sull’incontro di convergenza di lavorator* del settore educativo, socio-assistenziale e socio-sanitario, con comitati di base e organizzazioni sindacali che si terrà in corso Valdocco 4/A a Torino sabato 13 maggio 2023 alle ore 14.30.\r\n\r\nLa rete del Lavoro Sociale, tra gli organizzatori dell’incontro, ha deciso di organizzare un’assemblea pubblica, una giornata di convergenza, un dibattito allargato a tutte le sigle sindacali che intervengono nel settore:\r\n\r\n“In questi mesi sono nati diversi comitati in tutta Italia che raggruppano lavoratori e lavoratrici del settore. È sicuramente il segnale che, il lavoro che svolgiamo, sia arrivato ad un punto di non sopportazione collettiva: precarietà, flessibilità, salari bassi, tagli alla spesa pubblica, privatizzazioni, lunghe catene di appalti, pessime condizioni di lavoro e salute. Non è però un caso che la nascita di questi comitati coincida con il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale delle cooperative sociali, uno dei più importanti del settore, che vedrà una ipotetica chiusura a giugno del 2023. Già da novembre sono iniziati i tavoli di contrattazione tra Sindacati Confederali, Legacoop e Confcooperative.\r\n\r\nTuttavia, tale percorso di rinnovo non ha visto una buona partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori del settore: a che punto è la contrattazione? I punti di rivendicazione rispecchiano le reali condizioni di lavoro? Quali rapporti di forza sono messi in campo per decidere il destino del nostro contratto?\r\n\r\nSono domande semplici a cui però nessuno dà una risposta chiara e collettiva, nondimeno noi non solo pretendiamo una risposta, ma vogliamo e dobbiamo essere partecipi in prima istanza: è il nostro lavoro! Perché è chiaro ed evidente che se vogliamo cambiare le attuali condizioni di lavoro, parte del cambiamento deve passare per una seria riscrittura delle norme che regolano la nostra prestazione. Alle quali segua una mobilitazione che imponga tali regole in modo intransigente alle aziende e cooperative che hanno in gestione gli appalti e, non per ultimo, pretendere dagli enti locali appalti seri che non impoveriscano e umiliano, non solo la nostra professione, ma l’intero sistema di welfare pubblico.\r\n\r\nQui a Torino, durante le assemblee condivise della Rete del Lavoro Sociale, il Comitato Diritti Educatori Professionali Piemonte, il Coordinamento del Terzo Settore, l’Associazione “M.I.L.L.E. Professioni Educative”, oltre che nei diversi momenti di incontro e formazione con le lavoratrici e i lavoratori del sociale, sono emersi molti temi rivendicativi che abbiamo deciso di sintetizzare in un questionario. Il questionario è stato promosso dalla Rete del Lavoro Sociale, ma è andato immediatamente oltre il comitato, essendo stato compilato da più di 3.000 lavoratori e lavoratrici del sociale in meno di tre settimane. Il questionario rappresenta quindi un primo momento di valutazione delle rivendicazioni collettive che attraversano il settore, uno spunto importante per cominciare discutere collettivamente delle nostre istanze. Al suo interno si parla di aumenti salariali, delle ore indirette non riconosciute, delle notti passive e della banca ore, del precariato, della sicurezza dei luoghi di lavoro, della formazione continua, di rimborsi e permessi, di internalizzazione dei servizi nel pubblico.\r\n\r\nAdesso è il momento di un passaggio di convergenza dei diversi percorsi, che veda prima di tutto una voce comune delle diverse professioni del settore – fuori da schemi corporativi e piccoli interessi da orticello – perché le regole contrattuali valgono per tutte e tutti, ed è sempre bene ricordarlo. Un passaggio di convergenza che veda finalmente la sintesi delle migliori istanze raccolte dalle diverse piattaforme rivendicative dei comitati e dei sindacati (di base e confederali). Un percorso di mobilitazione comune è l’unico che può dare la forza per indirizzare il tavolo di contrattazione del CCNL. È il momento quindi di organizzare assemblee sindacali in tutti i luoghi di lavoro, scioperi e mobilitazioni di diverso livello, locale e nazionale, in accordo con gli altri comitati in tutta Italia.\r\n\r\nIl 13 maggio 2023 abbiamo deciso di organizzare un’assemblea pubblica, una giornata di convergenza, promossa dai diversi comitati e allargata a tutte le sigle sindacali che hanno un intervento nel nostro settore. Il dibattito sarà ospitato presso la sala conferenze del Polo del 900, in C.so Valdocco 4/a, alle ore 14.30.\r\n\r\nInvitiamo alla massima partecipazione tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore, è il tempo di organizzarsi e di mobilitarsi per cominciare a cambiare le nostre condizioni di lavoro. Il momento è adesso!!\r\n\r\nL’attacco è diretto, tra le altre cose, ai contratti nazionali, con privatizzazioni ed ulteriori tagli ai servizi pubblici, la liquidazione di ciò che resta della sanità pubblica, la fine della scuola pubblica, etc.”\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_09_05_Dario-Fontana-e-Leo-su-incontro-rete-lavoro-sociale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo argomento lo abbiamo affrontato con Enzo Miccoli, delegato del sindacato USB alla Reggia di Venaria, ovvero lo sciopero messo in piedi il 1 Maggio proprio davanti a questa importante attrazione turistica cittadina. Grazie all'altissima adesione allo sciopero dei lavoratori e lavoratrici, la reggia, come altri luoghi appartenenti al Consorzio delle Residenze Reali Sabaude non hanno potuto aprire al pubblico, risultato già ottimo, se pensiamo che c'è una legge in vigore voluta dall'ex Ministro Franceschini per limitare il diritto allo sciopero nel settore culturale. Settore che si vuole mantenere in piedi ad ogni costo, ma come sempre a spese di chi ci lavora, che in questo caso lamenta di essere sottopagato, mal inquadrato dal punto di vista contrattuale e in preda al meccanismo degli appalti da ben 16 anni. Nel frattempo, la Procura di Torino ha aperto un'indagine nei confronti del senatore del PD Mauro Laus, socio ed ex presidente della Rear, azienda leader nel settore, che da anni vince gare d'appalto nei musei grazie alle paghe da fame erogate a chi finisce per lavorarci. I giornali parlano di come questa vicenda stia scombinando gli equilibri interni al PD senza dare troppo risalto al fatto che Laus ricopre la figura di capogruppo del suo partito nella Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati, noi abbiamo preferito dare voce a chi subisce gli effetti delle azioni di questa classe politica criminale.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_09_05_Enzo-Miccoli-USB-su-sciopero-consorzioresidenzerealisabaude.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di tre compagni e compagne di Progetto Palestina sul corteo di domenica 14/05/2023 dalle 15.00 in piazza Castello a Torino: Corteo solidale al fianco della Palestina resistente->\r\n\r\n“Il 15 maggio ricorre l'anniversario della Nakba, la catastrofe che diede avvio all'esodo di 700.000 palestinesi, espulsi e costretti ad abbandonare le proprie case e le proprie terre in seguito alla distruzione di centinaia di villaggi a opera del nascente Stato di Israele. Sin dalla sua nascita, lo stato di Israele e il sionismo hanno dato inizio ad una storia fatta di colonialismo e pulizia etnica.Come altro chiamare l'allontanamento forzato, la cacciata violenta e stabilita a tavolino di un popolo che in quel territorio viveva da più di mille anni? Come chiamare un progetto politico di oppressione, l'ennesimo ideato nel \"moderno\" Occidente ai danni del \"deserto\" mediorientale? E come chiamare il sostegno esplicito o il consenso tacito di potenze che in quel progetto vedevano l'opportunità di lavarsi la coscienza per la tragedia della II guerra mondiale, finalmente scoperchiata e visibile a tutto il mondo? Si tratta di violenza, abusi quotidiani, estrattivismo, razzismo e classismo. In una parola, 75 anni di colonialismo. La Nakba non è una ricorrenza, una data per ricordare le violenze del passato, ma un momento per denunciare e alzare la testa per quello che quotidianamente succede in Palestina. Dobbiamo parlare di attualità, di quelle notizie che spesso neanche riescono ad arrivare nelle nostre città, di quelle urla di rabbia e dolore zittite dagli interessi guerrafondai e neoliberisti del presente in cui viviamo. Possiamo e dobbiamo resistere a questo presente: il popolo palestinese e la sua lotta ci indicano un insieme di pratiche per ripensare il mondo in cui viviamo, prendere posizione con forza allo stato attuale delle cose e costruire il futuro.\r\n\r\nNablus, Jenin, Gerico, Gaza, Gerusalemme: sono solo alcuni dei luoghi nei quali la violenza del sionismo non si è mai interrotta, da più di 75 anni ad oggi.\r\n\r\nIl nostro contributo alla resistenza palestinese è nella lotta di tutti i giorni. Nello smascherare i rapporti di potere che lo stato in cui viviamo intesse con Israele, nel denunciare gli accordi che le nostre università garantiscono alla forza politica sionista, nell'opporci alle trattive economiche tra potenze che hanno le mani sporche di sangue. Scendiamo in piazza per ricordare la Nakba, perché non ne venga cancellata la memoria. Scendiamo in piazza per denunciare le politiche oppressive, coloniali e di apartheid portate avanti dallo stato di Israele.\r\n\r\nLa NAKBA CONTINUA, LA PALESTINA RESISTE.”\r\n\r\n \r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_09_05_Progetto-Palestina-su-75-anni-di-Nakba-manifestazione-p.za-castello.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","10 Maggio 2023","2023-05-10 19:58:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/344404315_1390176505158814_5960865848755411475_n-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 09/05/2023",1683748643,[],[],{"post_content":334},{"matched_tokens":335,"snippet":336,"value":337},[67],"flessibilità, salari bassi, tagli alla \u003Cmark>spesa\u003C/mark> pubblica, privatizzazioni, lunghe catene di"," \r\n\r\nIl primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Leo, lavoratore del terzo settore aderente alla rete Lavoro Sociale e Dario Fontana, ricercatore in sociologia del Lavoro presso il servizio di Epidemiologia Piemonte ASL TO3, sull’incontro di convergenza di lavorator* del settore educativo, socio-assistenziale e socio-sanitario, con comitati di base e organizzazioni sindacali che si terrà in corso Valdocco 4/A a Torino sabato 13 maggio 2023 alle ore 14.30.\r\n\r\nLa rete del Lavoro Sociale, tra gli organizzatori dell’incontro, ha deciso di organizzare un’assemblea pubblica, una giornata di convergenza, un dibattito allargato a tutte le sigle sindacali che intervengono nel settore:\r\n\r\n“In questi mesi sono nati diversi comitati in tutta Italia che raggruppano lavoratori e lavoratrici del settore. È sicuramente il segnale che, il lavoro che svolgiamo, sia arrivato ad un punto di non sopportazione collettiva: precarietà, flessibilità, salari bassi, tagli alla \u003Cmark>spesa\u003C/mark> pubblica, privatizzazioni, lunghe catene di appalti, pessime condizioni di lavoro e salute. Non è però un caso che la nascita di questi comitati coincida con il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale delle cooperative sociali, uno dei più importanti del settore, che vedrà una ipotetica chiusura a giugno del 2023. Già da novembre sono iniziati i tavoli di contrattazione tra Sindacati Confederali, Legacoop e Confcooperative.\r\n\r\nTuttavia, tale percorso di rinnovo non ha visto una buona partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori del settore: a che punto è la contrattazione? I punti di rivendicazione rispecchiano le reali condizioni di lavoro? Quali rapporti di forza sono messi in campo per decidere il destino del nostro contratto?\r\n\r\nSono domande semplici a cui però nessuno dà una risposta chiara e collettiva, nondimeno noi non solo pretendiamo una risposta, ma vogliamo e dobbiamo essere partecipi in prima istanza: è il nostro lavoro! Perché è chiaro ed evidente che se vogliamo cambiare le attuali condizioni di lavoro, parte del cambiamento deve passare per una seria riscrittura delle norme che regolano la nostra prestazione. Alle quali segua una mobilitazione che imponga tali regole in modo intransigente alle aziende e cooperative che hanno in gestione gli appalti e, non per ultimo, pretendere dagli enti locali appalti seri che non impoveriscano e umiliano, non solo la nostra professione, ma l’intero sistema di welfare pubblico.\r\n\r\nQui a Torino, durante le assemblee condivise della Rete del Lavoro Sociale, il Comitato Diritti Educatori Professionali Piemonte, il Coordinamento del Terzo Settore, l’Associazione “M.I.L.L.E. Professioni Educative”, oltre che nei diversi momenti di incontro e formazione con le lavoratrici e i lavoratori del sociale, sono emersi molti temi rivendicativi che abbiamo deciso di sintetizzare in un questionario. Il questionario è stato promosso dalla Rete del Lavoro Sociale, ma è andato immediatamente oltre il comitato, essendo stato compilato da più di 3.000 lavoratori e lavoratrici del sociale in meno di tre settimane. Il questionario rappresenta quindi un primo momento di valutazione delle rivendicazioni collettive che attraversano il settore, uno spunto importante per cominciare discutere collettivamente delle nostre istanze. Al suo interno si parla di aumenti salariali, delle ore indirette non riconosciute, delle notti passive e della banca ore, del precariato, della sicurezza dei luoghi di lavoro, della formazione continua, di rimborsi e permessi, di internalizzazione dei servizi nel pubblico.\r\n\r\nAdesso è il momento di un passaggio di convergenza dei diversi percorsi, che veda prima di tutto una voce comune delle diverse professioni del settore – fuori da schemi corporativi e piccoli interessi da orticello – perché le regole contrattuali valgono per tutte e tutti, ed è sempre bene ricordarlo. Un passaggio di convergenza che veda finalmente la sintesi delle migliori istanze raccolte dalle diverse piattaforme rivendicative dei comitati e dei sindacati (di base e confederali). Un percorso di mobilitazione comune è l’unico che può dare la forza per indirizzare il tavolo di contrattazione del CCNL. È il momento quindi di organizzare assemblee sindacali in tutti i luoghi di lavoro, scioperi e mobilitazioni di diverso livello, locale e nazionale, in accordo con gli altri comitati in tutta Italia.\r\n\r\nIl 13 maggio 2023 abbiamo deciso di organizzare un’assemblea pubblica, una giornata di convergenza, promossa dai diversi comitati e allargata a tutte le sigle sindacali che hanno un intervento nel nostro settore. Il dibattito sarà ospitato presso la sala conferenze del Polo del 900, in C.so Valdocco 4/a, alle ore 14.30.\r\n\r\nInvitiamo alla massima partecipazione tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore, è il tempo di organizzarsi e di mobilitarsi per cominciare a cambiare le nostre condizioni di lavoro. Il momento è adesso!!\r\n\r\nL’attacco è diretto, tra le altre cose, ai contratti nazionali, con privatizzazioni ed ulteriori tagli ai servizi pubblici, la liquidazione di ciò che resta della sanità pubblica, la fine della scuola pubblica, etc.”\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_09_05_Dario-Fontana-e-Leo-su-incontro-rete-lavoro-sociale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo argomento lo abbiamo affrontato con Enzo Miccoli, delegato del sindacato USB alla Reggia di Venaria, ovvero lo sciopero messo in piedi il 1 Maggio proprio davanti a questa importante attrazione turistica cittadina. Grazie all'altissima adesione allo sciopero dei lavoratori e lavoratrici, la reggia, come altri luoghi appartenenti al Consorzio delle Residenze Reali Sabaude non hanno potuto aprire al pubblico, risultato già ottimo, se pensiamo che c'è una legge in vigore voluta dall'ex Ministro Franceschini per limitare il diritto allo sciopero nel settore culturale. Settore che si vuole mantenere in piedi ad ogni costo, ma come sempre a spese di chi ci lavora, che in questo caso lamenta di essere sottopagato, mal inquadrato dal punto di vista contrattuale e in preda al meccanismo degli appalti da ben 16 anni. Nel frattempo, la Procura di Torino ha aperto un'indagine nei confronti del senatore del PD Mauro Laus, socio ed ex presidente della Rear, azienda leader nel settore, che da anni vince gare d'appalto nei musei grazie alle paghe da fame erogate a chi finisce per lavorarci. I giornali parlano di come questa vicenda stia scombinando gli equilibri interni al PD senza dare troppo risalto al fatto che Laus ricopre la figura di capogruppo del suo partito nella Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati, noi abbiamo preferito dare voce a chi subisce gli effetti delle azioni di questa classe politica criminale.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_09_05_Enzo-Miccoli-USB-su-sciopero-consorzioresidenzerealisabaude.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di tre compagni e compagne di Progetto Palestina sul corteo di domenica 14/05/2023 dalle 15.00 in piazza Castello a Torino: Corteo \u003Cmark>solidale\u003C/mark> al fianco della Palestina resistente->\r\n\r\n“Il 15 maggio ricorre l'anniversario della Nakba, la catastrofe che diede avvio all'esodo di 700.000 palestinesi, espulsi e costretti ad abbandonare le proprie case e le proprie terre in seguito alla distruzione di centinaia di villaggi a opera del nascente Stato di Israele. Sin dalla sua nascita, lo stato di Israele e il sionismo hanno dato inizio ad una storia fatta di colonialismo e pulizia etnica.Come altro chiamare l'allontanamento forzato, la cacciata violenta e stabilita a tavolino di un popolo che in quel territorio viveva da più di mille anni? Come chiamare un progetto politico di oppressione, l'ennesimo ideato nel \"moderno\" Occidente ai danni del \"deserto\" mediorientale? E come chiamare il sostegno esplicito o il consenso tacito di potenze che in quel progetto vedevano l'opportunità di lavarsi la coscienza per la tragedia della II guerra mondiale, finalmente scoperchiata e visibile a tutto il mondo? Si tratta di violenza, abusi quotidiani, estrattivismo, razzismo e classismo. In una parola, 75 anni di colonialismo. La Nakba non è una ricorrenza, una data per ricordare le violenze del passato, ma un momento per denunciare e alzare la testa per quello che quotidianamente succede in Palestina. Dobbiamo parlare di attualità, di quelle notizie che spesso neanche riescono ad arrivare nelle nostre città, di quelle urla di rabbia e dolore zittite dagli interessi guerrafondai e neoliberisti del presente in cui viviamo. Possiamo e dobbiamo resistere a questo presente: il popolo palestinese e la sua lotta ci indicano un insieme di pratiche per ripensare il mondo in cui viviamo, prendere posizione con forza allo stato attuale delle cose e costruire il futuro.\r\n\r\nNablus, Jenin, Gerico, Gaza, Gerusalemme: sono solo alcuni dei luoghi nei quali la violenza del sionismo non si è mai interrotta, da più di 75 anni ad oggi.\r\n\r\nIl nostro contributo alla resistenza palestinese è nella lotta di tutti i giorni. Nello smascherare i rapporti di potere che lo stato in cui viviamo intesse con Israele, nel denunciare gli accordi che le nostre università garantiscono alla forza politica sionista, nell'opporci alle trattive economiche tra potenze che hanno le mani sporche di sangue. Scendiamo in piazza per ricordare la Nakba, perché non ne venga cancellata la memoria. Scendiamo in piazza per denunciare le politiche oppressive, coloniali e di apartheid portate avanti dallo stato di Israele.\r\n\r\nLa NAKBA CONTINUA, LA PALESTINA RESISTE.”\r\n\r\n \r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_09_05_Progetto-Palestina-su-75-anni-di-Nakba-manifestazione-p.za-castello.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]",[339],{"field":89,"matched_tokens":340,"snippet":336,"value":337},[67],{"best_field_score":183,"best_field_weight":184,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":185,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},{"document":343,"highlight":355,"highlights":360,"text_match":181,"text_match_info":363},{"comment_count":47,"id":344,"is_sticky":47,"permalink":345,"podcastfilter":346,"post_author":223,"post_content":347,"post_date":348,"post_excerpt":53,"post_id":344,"post_modified":349,"post_thumbnail":350,"post_title":351,"post_type":249,"sort_by_date":352,"tag_links":353,"tags":354},"71846","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-5-novembre-spese-militari-4-novembre-di-lotta-convegno-su-kropotkin-lotta-no-border-al-confine-tra-bielorussia-e-polonia/",[223],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/2021-11-05-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nIn questa puntata: \r\n\r\nSpese militari e missioni militari all’estero.\r\nLe spese militari quest’anno hanno toccato i 25 miliardi. Vent’anni di guerra e occupazione militare dell’Afganistan sono costati alla sola Italia 8,7 miliardi di euro.\r\nLa scorsa estate il parlamento ha approvato il rifinanziamento delle varie avventure neo-coloniali delle forze armate italiane. In Africa sono concentrate 18 delle 40 missioni tricolori.\r\nLe missioni militari all’estero costano un miliardo e 200 milioni di euro: 9.449 i militari impiegati: un secco aumento rispetto alle cifre già da record del 2020.\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Ratti dell’ateneo libertario di Milano, che martedì 9 novembre è stato a a Torino per un incontro su “ Guerre tricolori. Missioni militari e spesa di guerra tra gasdotti, colonialismo e lager per migranti”\r\n\r\nCronache dalla piazza torinese del 4 novembre.\r\n4 novembre. Festa degli assassini\r\nl 4 novembre è la festa delle forze armate. Viene celebrata nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, un immane massacro per spostare un confine. Nella sola Italia i morti furono 600.000.\r\nIl 4 novembre è la festa degli assassini. La divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.\r\nA Torino i militari sono tornati in piazza Castello, che per l’occasione è stata completamente blindata dalla polizia. Stefano Lorusso, il nuovo sindaco di Torino, per l’occasione esalta la prima guerra mondiale, il patriottismo, la gestione militare della pandemia, le missioni militari all’estero travestite da missioni di pace. \r\nCent’anni fa, a rischio della vita, disertarono a migliaia la guerra, consapevoli che le frontiere tra gli Stati sono tratti di matita sulle mappe. Interessano a chi governa, ma non hanno nessun significato per chi abita uno o l’altro versante di una montagna, l’una o l’altra riva di un fiume, dove nuotano gli stessi pesci, dove crescono le stesse piante, dove vivono uomini e donne che si riconoscono uguali di fronte ai padroni che si fanno ricchi sul loro lavoro.\r\nLa storia delle rivolte, delle “tregue spontanee”, dell’odio per gli ufficiali, pur ricostruita in numerosi studi, non è mai entrata nei programmi scolastici, perché la propaganda militarista nelle scuole non è mai cessata. Anzi! I militari entrano nelle scuole come “esperti”, per indottrinare ed arruolare ragazzi e ragazze.\r\nCent’anni dopo, quelle trincee impastate di sangue, sudore, fango e rabbia la retorica patriottica, il garrire di bandiere e le parate militari continuano a nascondere i massacri, i pescecani che si arricchivano, le “decimazioni”, gli stupri di massa.\r\nLa memoria popolare ne conserva traccia nelle canzoni, che sono passate di bocca in bocca e riecheggiano nelle labbra di chi oggi lotta contro eserciti, guerre, stati e frontiere.\r\nA Torino e in tante altre città italiane in piazza c’erano anche gli antimilitaristi.\r\nNel primo pomeriggio uno striscione, con la scritta “4 novembre. Festa degli assassini” è stato appeso al monumento militarista all’angolo tra corso Vercelli e via Ivrea. \r\nNonostante i blocchi di polizia il presidio antimilitarista è riuscito a collocarsi in via Garibaldi non lontano da piazza Castello. A fine giornata ci si è spostati in mini corteo in piazza Castello, dove un cartello con un gruppo di generali raffigurati da Baj è stato dato alle fiamme. \r\nNei tanti interventi la memoria dei disertori e il rifiuto della retorica patriottica si è saldato alle lotte contro le frontiere, le missioni militari all’estero, la militarizzazione delle città.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nKropotkin. Lo scorso fine settimana si è svolto a Massenzatico un convegno sul rivoluzionario e teorico russo a cent’anni della morte.\r\nTanti gli spunti e le suggestioni emerse sull’anarchico e geografo in un ritratto in piedi a tutto tondo, dalla formazione alla galera, al lungo esilio, sino al ritorno nella Russia dove presto la rivoluzione si volse in dittatura. Il suo funerale fu l’ultima grande manifestazione anarchica in Russia, mentre calava il buio del totalitarismo bolscevico. \r\nCe ne ha parlato Simone Ruini\r\n\r\nNo border. Repressione e lotta sul confine tra la Bielorussia e la Polonia\r\nDa agosto il dittatore bielorusso Lukashenko offre per mille euro un visto valido tre giorni, comprensivo di viaggio, un paio di pernottamenti, persino la visita ad un Castello. Poi le persone, spesso interi gruppi familiari con bambini ed anziani, vengono accompagnati alla frontiera con la Polonia e li abbandonati. Provano ad entrare in Europa attraversando l’ultima foresta originale d’Europa, dove non ci sono sentieri, dove non ci sono insediamenti umani, dove sopravvivere, specie ora che l’inverno sta arrivando è un terno al lotto. Sinora ci sono stati 8 morti, ma nella foresta potrebbero essere molti di più. La Polonia ha schierato la polizia e poi l’esercito e, da un mese, ha anche istituito una zona cuscinetto interdetta ai civili, che rischiano multe e denunce. La Situazione è terribile. Ma c’è chi sta costriuendo un rete solidale. A Byalistok è stata aperta una casa che funge da deposito, mentre compagne e compagni presidiano il confine, cercando di intercettare i migranti prima della polizia polacca, per aiutarli a proseguire il viaggio. \r\nCe ne ha parlato Marco, un compagno della Federazione Anarchica di Cracovia\r\nNotizie recentissime, arrivate dopo l’intervista, riferiscono un’auto senza targa con dentro alcuni cadaveri e di altri corpi emersi in un fiume che viene attraversato per passare il confine.\r\nSubito dopo quest’intervista la situazione al confine è divenuta di pubblico dominio anche in Italia, perché Lukashenko ha provato ad accelerare, spingendo sul confine migliaia di migranti. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 20 novembre\r\nCorteo antimilitarista\r\nore 14,30 Porta Palazzo – Corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nContro i mercanti d’armi, le fabbriche di morte e le basi militari\r\nContro l’Aerospace & defence meetings\r\nContro la spesa di guerra e le missioni militari all’estero\r\nContro il colonialismo tricolore, boicottiamo l’ENI\r\nContro la guerra ai migranti e ai poveri\r\nContro la violenza sessista di ogni esercito\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere\r\n\r\nSabato 27 novembre\r\nGiornata contro la violenza sessista degli eserciti\r\nPunto info al Balon dalle 10,30\r\n\r\nMartedì 30 novembre\r\nPresidio di lotta di fronte all’ingresso dell’Oval, che ospita la ottava edizione dell’Aerospace and defence meeting – mostra mercato dell’industria bellica aerospaziale.\r\nDalle 12,30\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo","15 Novembre 2021","2021-11-15 19:56:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/war-is-good-business-danksy-200x110.jpg","Anarres del 5 novembre. Spese militari. 4 novembre di lotta. Convegno su Kropotkin. Lotta no border al confine tra Bielorussia e Polonia…",1637006113,[],[],{"post_content":356},{"matched_tokens":357,"snippet":358,"value":359},[67],"Guerre tricolori. Missioni militari e \u003Cmark>spesa\u003C/mark> di guerra tra gasdotti, colonialismo","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/2021-11-05-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nIn questa puntata: \r\n\r\nSpese militari e missioni militari all’estero.\r\nLe spese militari quest’anno hanno toccato i 25 miliardi. Vent’anni di guerra e occupazione militare dell’Afganistan sono costati alla sola Italia 8,7 miliardi di euro.\r\nLa scorsa estate il parlamento ha approvato il rifinanziamento delle varie avventure neo-coloniali delle forze armate italiane. In Africa sono concentrate 18 delle 40 missioni tricolori.\r\nLe missioni militari all’estero costano un miliardo e 200 milioni di euro: 9.449 i militari impiegati: un secco aumento rispetto alle cifre già da record del 2020.\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Ratti dell’ateneo libertario di Milano, che martedì 9 novembre è stato a a Torino per un incontro su “ Guerre tricolori. Missioni militari e \u003Cmark>spesa\u003C/mark> di guerra tra gasdotti, colonialismo e lager per migranti”\r\n\r\nCronache dalla piazza torinese del 4 novembre.\r\n4 novembre. Festa degli assassini\r\nl 4 novembre è la festa delle forze armate. Viene celebrata nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, un immane massacro per spostare un confine. Nella sola Italia i morti furono 600.000.\r\nIl 4 novembre è la festa degli assassini. La divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.\r\nA Torino i militari sono tornati in piazza Castello, che per l’occasione è stata completamente blindata dalla polizia. Stefano Lorusso, il nuovo sindaco di Torino, per l’occasione esalta la prima guerra mondiale, il patriottismo, la gestione militare della pandemia, le missioni militari all’estero travestite da missioni di pace. \r\nCent’anni fa, a rischio della vita, disertarono a migliaia la guerra, consapevoli che le frontiere tra gli Stati sono tratti di matita sulle mappe. Interessano a chi governa, ma non hanno nessun significato per chi abita uno o l’altro versante di una montagna, l’una o l’altra riva di un fiume, dove nuotano gli stessi pesci, dove crescono le stesse piante, dove vivono uomini e donne che si riconoscono uguali di fronte ai padroni che si fanno ricchi sul loro lavoro.\r\nLa storia delle rivolte, delle “tregue spontanee”, dell’odio per gli ufficiali, pur ricostruita in numerosi studi, non è mai entrata nei programmi scolastici, perché la propaganda militarista nelle scuole non è mai cessata. Anzi! I militari entrano nelle scuole come “esperti”, per indottrinare ed arruolare ragazzi e ragazze.\r\nCent’anni dopo, quelle trincee impastate di sangue, sudore, fango e rabbia la retorica patriottica, il garrire di bandiere e le parate militari continuano a nascondere i massacri, i pescecani che si arricchivano, le “decimazioni”, gli stupri di massa.\r\nLa memoria popolare ne conserva traccia nelle canzoni, che sono passate di bocca in bocca e riecheggiano nelle labbra di chi oggi lotta contro eserciti, guerre, stati e frontiere.\r\nA Torino e in tante altre città italiane in piazza c’erano anche gli antimilitaristi.\r\nNel primo pomeriggio uno striscione, con la scritta “4 novembre. Festa degli assassini” è stato appeso al monumento militarista all’angolo tra corso Vercelli e via Ivrea. \r\nNonostante i blocchi di polizia il presidio antimilitarista è riuscito a collocarsi in via Garibaldi non lontano da piazza Castello. A fine giornata ci si è spostati in mini corteo in piazza Castello, dove un cartello con un gruppo di generali raffigurati da Baj è stato dato alle fiamme. \r\nNei tanti interventi la memoria dei disertori e il rifiuto della retorica patriottica si è saldato alle lotte contro le frontiere, le missioni militari all’estero, la militarizzazione delle città.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nKropotkin. Lo scorso fine settimana si è svolto a Massenzatico un convegno sul rivoluzionario e teorico russo a cent’anni della morte.\r\nTanti gli spunti e le suggestioni emerse sull’anarchico e geografo in un ritratto in piedi a tutto tondo, dalla formazione alla galera, al lungo esilio, sino al ritorno nella Russia dove presto la rivoluzione si volse in dittatura. Il suo funerale fu l’ultima grande manifestazione anarchica in Russia, mentre calava il buio del totalitarismo bolscevico. \r\nCe ne ha parlato Simone Ruini\r\n\r\nNo border. Repressione e lotta sul confine tra la Bielorussia e la Polonia\r\nDa agosto il dittatore bielorusso Lukashenko offre per mille euro un visto valido tre giorni, comprensivo di viaggio, un paio di pernottamenti, persino la visita ad un Castello. Poi le persone, spesso interi gruppi familiari con bambini ed anziani, vengono accompagnati alla frontiera con la Polonia e li abbandonati. Provano ad entrare in Europa attraversando l’ultima foresta originale d’Europa, dove non ci sono sentieri, dove non ci sono insediamenti umani, dove sopravvivere, specie ora che l’inverno sta arrivando è un terno al lotto. Sinora ci sono stati 8 morti, ma nella foresta potrebbero essere molti di più. La Polonia ha schierato la polizia e poi l’esercito e, da un mese, ha anche istituito una zona cuscinetto interdetta ai civili, che rischiano multe e denunce. La Situazione è terribile. Ma c’è chi sta costriuendo un rete \u003Cmark>solidale\u003C/mark>. A Byalistok è stata aperta una casa che funge da deposito, mentre compagne e compagni presidiano il confine, cercando di intercettare i migranti prima della polizia polacca, per aiutarli a proseguire il viaggio. \r\nCe ne ha parlato Marco, un compagno della Federazione Anarchica di Cracovia\r\nNotizie recentissime, arrivate dopo l’intervista, riferiscono un’auto senza targa con dentro alcuni cadaveri e di altri corpi emersi in un fiume che viene attraversato per passare il confine.\r\nSubito dopo quest’intervista la situazione al confine è divenuta di pubblico dominio anche in Italia, perché Lukashenko ha provato ad accelerare, spingendo sul confine migliaia di migranti. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 20 novembre\r\nCorteo antimilitarista\r\nore 14,30 Porta Palazzo – Corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nContro i mercanti d’armi, le fabbriche di morte e le basi militari\r\nContro l’Aerospace & defence meetings\r\nContro la \u003Cmark>spesa\u003C/mark> di guerra e le missioni militari all’estero\r\nContro il colonialismo tricolore, boicottiamo l’ENI\r\nContro la guerra ai migranti e ai poveri\r\nContro la violenza sessista di ogni esercito\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere\r\n\r\nSabato 27 novembre\r\nGiornata contro la violenza sessista degli eserciti\r\nPunto info al Balon dalle 10,30\r\n\r\nMartedì 30 novembre\r\nPresidio di lotta di fronte all’ingresso dell’Oval, che ospita la ottava edizione dell’Aerospace and defence meeting – mostra mercato dell’industria bellica aerospaziale.\r\nDalle 12,30\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo",[361],{"field":89,"matched_tokens":362,"snippet":358,"value":359},[67],{"best_field_score":183,"best_field_weight":184,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":185,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},{"document":365,"highlight":379,"highlights":384,"text_match":181,"text_match_info":387},{"comment_count":47,"id":366,"is_sticky":47,"permalink":367,"podcastfilter":368,"post_author":223,"post_content":369,"post_date":370,"post_excerpt":53,"post_id":366,"post_modified":371,"post_thumbnail":372,"post_title":373,"post_type":249,"sort_by_date":374,"tag_links":375,"tags":378},"58463","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-20-marzo-la-mobile-frontiera-del-controllo-lurgenza-dellautogestione-alle-frontiere-chiuse-delleuropa-orso-in-memoria-di-un-partigiano/",[223],"Come ogni venerdì abbiamo fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nVenerdì 20 marzo era il centesimo anniversario della nascita della radio. In Italia tutte le emittenti radiofoniche in contemporanea alle 11 hanno trasmesso l’inno di Mameli. \r\nAlla stessa ora abbiamo trasmesso canti internazionalisti, di lotta, contro il carcere, partigiani. \r\nStornelli d’esilio – Il Galeone – Figli dell’officina – L’internazionale in francese.\r\nNostra patria è il mondo intero. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020-03-20-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nscarica l'audio\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte:\r\n\r\nLa mobile frontiera del controllo: app che consentono di monitorare i movimenti delle persone in quarantena, oggi adottate con il pretesto dell’epidemia, domani potrebbero essere estese a migranti, sovversivi, rom, senzacasa…\r\nLa gestione dell’emergenza diviene un gigantesco laboratorio di sperimentazione di tecniche di controllo su vasta scala. Servono a chi governa a verificare l’accettazione di un’invasività senza precedenti. Se non riusciremo oggi a contrastarle efficacemente oggi, quando l’epidemia finirà, nulla sarà più come prima.\r\nUna buona ragione per cercare di capirne di più per poter meglio combattere un nemico subdolo e potente.\r\nNe abbiamo parlato con Pepsy\r\n\r\nLe crisi e la loro gestione autoritaria mettono in luce la crescente perdita di autonomia dalle dinamiche capitaliste e statali che ciascuno di noi esperisce quotidianamente. Stato e capitalismo hanno lavorato a fondo per renderci dipendenti da processi di produzione, distribuzione e riproduzione sociale, senza i quali non sarebbe garantita neppure la nostra sopravvivenza. La servitù volontaria, che ci caratterizza come esseri viventi del terzo millennio, è la normalità alla quale, spesso, anche tra i sovversivi, non c’è reale capacità di prefigurare e praticare alternative.\r\nUn secolo fa gli scioperi, nonostante la durissima repressione, la violenza di Stato e il rischio serio di arrivare alla fame, duravano mesi. Oggi persino una fermata di poche ore sembra una scalata all’Everest. Si è spezzato il legame solidale tra città e campagna, la capacità manuale di cucire, riparare piccoli guasti, coltivare un orto, tessere una stoffa, trasformare i cibi per la conservazione, etc.\r\nOggi, chiusi in casa per editto, abbiamo la consapevolezza di quanto sia grave la nostra dipendenza, di quanto poco margine di autonomia ci resti. Potrebbe essere una buona occasione per riflettere e cominciare ad attrezzarci per spezzare questa spirale che uccide ogni spirito critico, ogni libertà di parola, rendendo complessa persino la pratica della solidarietà e del mutuo appoggio.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Boni, antropologo, docente all’Università di Modena e Reggio Emilia\r\n\r\nIl 18 di marzo dello scorso anno cadeva in battaglia Lorenzo Orsetti, volontario fiorentino in Rojava. Vogliamo ricordarlo e, insieme fare il punto sul conflitto nel nord della Siria, sui profughi che premono alle frontiere dell’Europa, sulla polizia italiana che con le altre polizie europee, respinge gli esuli in fuga dalla guerra.\r\nNel silenzio dei più, attoniti di fronte alla morte di tanta gente, uccisa dal virus e dalle politiche di guerra che i governi hanno attuato contro di noi, favorendo la spesa per cacciare i migranti a quella per la salute di tutt*\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","22 Marzo 2020","2020-03-22 14:30:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/ericdrooker1-4847-200x110.jpg","Anarres del 20 marzo. La mobile frontiera del controllo. L’urgenza dell’autogestione. Alle frontiere chiuse dell’Europa. Orso, in memoria di un partigiano...",1584887384,[161,376,377],"http://radioblackout.org/tag/controllo/","http://radioblackout.org/tag/epidemia/",[168,235,233],{"post_content":380},{"matched_tokens":381,"snippet":382,"value":383},[72],"Si è spezzato il legame \u003Cmark>solidale\u003C/mark> tra città e campagna, la","Come ogni venerdì abbiamo fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nVenerdì 20 marzo era il centesimo anniversario della nascita della radio. In Italia tutte le emittenti radiofoniche in contemporanea alle 11 hanno trasmesso l’inno di Mameli. \r\nAlla stessa ora abbiamo trasmesso canti internazionalisti, di lotta, contro il carcere, partigiani. \r\nStornelli d’esilio – Il Galeone – Figli dell’officina – L’internazionale in francese.\r\nNostra patria è il mondo intero. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020-03-20-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nscarica l'audio\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte:\r\n\r\nLa mobile frontiera del controllo: app che consentono di monitorare i movimenti delle persone in quarantena, oggi adottate con il pretesto dell’epidemia, domani potrebbero essere estese a migranti, sovversivi, rom, senzacasa…\r\nLa gestione dell’emergenza diviene un gigantesco laboratorio di sperimentazione di tecniche di controllo su vasta scala. Servono a chi governa a verificare l’accettazione di un’invasività senza precedenti. Se non riusciremo oggi a contrastarle efficacemente oggi, quando l’epidemia finirà, nulla sarà più come prima.\r\nUna buona ragione per cercare di capirne di più per poter meglio combattere un nemico subdolo e potente.\r\nNe abbiamo parlato con Pepsy\r\n\r\nLe crisi e la loro gestione autoritaria mettono in luce la crescente perdita di autonomia dalle dinamiche capitaliste e statali che ciascuno di noi esperisce quotidianamente. Stato e capitalismo hanno lavorato a fondo per renderci dipendenti da processi di produzione, distribuzione e riproduzione sociale, senza i quali non sarebbe garantita neppure la nostra sopravvivenza. La servitù volontaria, che ci caratterizza come esseri viventi del terzo millennio, è la normalità alla quale, spesso, anche tra i sovversivi, non c’è reale capacità di prefigurare e praticare alternative.\r\nUn secolo fa gli scioperi, nonostante la durissima repressione, la violenza di Stato e il rischio serio di arrivare alla fame, duravano mesi. Oggi persino una fermata di poche ore sembra una scalata all’Everest. Si è spezzato il legame \u003Cmark>solidale\u003C/mark> tra città e campagna, la capacità manuale di cucire, riparare piccoli guasti, coltivare un orto, tessere una stoffa, trasformare i cibi per la conservazione, etc.\r\nOggi, chiusi in casa per editto, abbiamo la consapevolezza di quanto sia grave la nostra dipendenza, di quanto poco margine di autonomia ci resti. Potrebbe essere una buona occasione per riflettere e cominciare ad attrezzarci per spezzare questa spirale che uccide ogni spirito critico, ogni libertà di parola, rendendo complessa persino la pratica della solidarietà e del mutuo appoggio.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Boni, antropologo, docente all’Università di Modena e Reggio Emilia\r\n\r\nIl 18 di marzo dello scorso anno cadeva in battaglia Lorenzo Orsetti, volontario fiorentino in Rojava. Vogliamo ricordarlo e, insieme fare il punto sul conflitto nel nord della Siria, sui profughi che premono alle frontiere dell’Europa, sulla polizia italiana che con le altre polizie europee, respinge gli esuli in fuga dalla guerra.\r\nNel silenzio dei più, attoniti di fronte alla morte di tanta gente, uccisa dal virus e dalle politiche di guerra che i governi hanno attuato contro di noi, favorendo la \u003Cmark>spesa\u003C/mark> per cacciare i migranti a quella per la salute di tutt*\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",[385],{"field":89,"matched_tokens":386,"snippet":382,"value":383},[72],{"best_field_score":183,"best_field_weight":184,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":185,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},6637,{"collection_name":249,"first_q":15,"per_page":217,"q":15},["Reactive",391],{},["Set"],["ShallowReactive",394],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fI9rgAELgzgGLhCgxnSmWgy7GiKjq40J-Snygj-8oal8":-1},true,"/search?query=spesa+solidale"]