","LA GUERRA IN CASA, PRESIDIO CONTRO LA COLLINS E ZONE ROSSE","post",1747065844,[58,59,60,61,62],"http://radioblackout.org/tag/disertarelaguerra/","http://radioblackout.org/tag/collins/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/presidio/","http://radioblackout.org/tag/zone-rosse/",[64,65,12,66,67],"#disertarelaguerra","COLLINS","presidio","zone rosse",{"post_content":69},{"matched_tokens":70,"snippet":73,"value":74},[71,72],"della","storia","corso il primo genocidio automatizzato \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>storia\u003C/mark> e nelle trincee russe e"," \r\n\r\nLa guerra nasce da casa nostra. A Torino, ha sede la Collins, ex Microtecnica, che costruisce componentistica per aerei da combattimento che si trova sul Tornado, Leonardo (M-346, AW169, EH101), Bombardier (Learjet 45, Global 7000/8000), Eurofighter, Airbus (A320Neo, A330).\r\n\r\nSistemi sofisticati per guidare missili su obiettivi militari e civili che nascono in aziende come questa che si trovano nel territorio cittadino ed estendono la loro competenza tecnica anche alla sorveglianza urbana.\r\n\r\nFondata nel 1929 dall'ingegner De Rossi in piazza Graf 147, nel rione San Salvario, Microtecnica nasce come azienda specializzata nella meccanica di precisione. Durante la seconda guerra mondiale la produzione era orientata soprattutto verso commesse militari (bussole, piloti automatici per aerei, apparati guida per siluri, micrometri), oltre che componentistica per la Fiat, che a sua volta produceva gran parte degli automezzi per l'Esercito italiano. La fabbrica al contempo garantiva la disciplina interna attraverso la militarizzazione e la repressione di operai e operaie, che ciònonostante hanno dato vita a una tenace opposizione alla guerra, come durante gli scioperi del '43.\r\n\r\nConvertitasi al settore aerospaziale dagli anni 70, oggi Microtecnica è parte di Collins Aerospace, controllata del colosso militare-industriale statunitense RTX. L'azienda è di interesse strategico nazionale per lo Stato italiano, vassallo degli USA, tanto che nel 2023 il governo Meloni ha posto il \"golden power\" contro la sua potenziale acquisizione da parte \u003Cmark>della\u003C/mark> multinazionale francese Safran. Con tre siti produttivi - oltre a quello di Torino, uno a Luserna San Giovanni (TO) e uno a Brugherio (MB) - l'azienda produce sistemi di controllo di volo, controllo motore e valvole, per aerei, elicotteri e droni da combattimento che sganciano bombe in mezzo mondo. E mentre a Gaza è in corso il primo genocidio automatizzato \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>storia\u003C/mark> e nelle trincee russe e ucraine i droni rimpiazzano i disertori, con la recente apertura di due centri di ricerca e \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> applicata, a Roma e a Trento, Collins (che già vanta una lunga collaborazione con il Politecnico di Torino) si propone come avanguardia nell'innovazione tecnica e scientifica per sistemi di guida autonoma e intelligenza artificiale, le cui applicazioni spaziano dal bombardamento aereo alla sorveglianza urbana.\r\n\r\nNon è un caso che in Piazza Graf fervano i lavori di \"riqualificazione\" approvati dalla Giunta comunale PD e finanziati dalla Collins: quattro aiuole e un parcheggio per \"stimolare comportamenti sostenibili e rispettosi degli spazi pubblici\". Comportamenti certamente disciplinati e filtrati dalle decine di telecamere a 360° poste lungo il perimetro \u003Cmark>della\u003C/mark> fabbrica in espansione, a pochi passi da una delle tante Zone Rosse interne al perimetro urbano, dove una parte di umanità viene controllata militarmente o eliminata dagli stenti o dalle retate.\r\n\r\nGiovedi 15 maggio ci sarà un presidio contro la Collins e le zone rosse, stessa faccia \u003Cmark>della\u003C/mark> guerra interna ed esterna agita al fine di dispiegare gli strumenti \u003Cmark>della\u003C/mark> sorveglianza e militarizzazione per la pacificazione sociale. Ne parliamo con una compagna.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/INFO-1205025-PIAZZA-GRAF.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[76],{"field":77,"matched_tokens":78,"snippet":73,"value":74},"post_content",[71,72],1733921019837546500,{"best_field_score":81,"best_field_weight":36,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":44,"score":82,"tokens_matched":83,"typo_prefix_score":44},"2216192835584","1733921019837546609",3,{"document":85,"highlight":118,"highlights":124,"text_match":79,"text_match_info":127},{"cat_link":86,"category":87,"comment_count":44,"id":88,"is_sticky":44,"permalink":89,"post_author":47,"post_content":90,"post_date":91,"post_excerpt":92,"post_id":88,"post_modified":93,"post_thumbnail":94,"post_thumbnail_html":95,"post_title":96,"post_type":55,"sort_by_date":97,"tag_links":98,"tags":108},[41],[43],"85763","http://radioblackout.org/2023/12/piazza-fontana-il-tramonto-dellillusione-democratica/","Il 12 dicembre 1969 una bomba scoppiò nella Banca dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano, uccidendo 16 persone.\r\nLa polizia puntò subito gli anarchici, che vennero rastrellati e portati in questura. Uno di loro, Giuseppe Pinelli, non ne uscirà vivo, perché scaraventato dalla finestra dall’ufficio del commissario Luigi Calabresi.\r\nLe versioni ufficiali parlarono di suicidio: anni dopo un magistrato di sinistra, D’Ambrosio, emesse una sentenza salomonica: “malore attivo”. Né omicidio, né suicidio.\r\nPietro Valpreda venne accusato di essere l’autore della strage. Trascorrerà, con altri compagn* tre anni in carcere in attesa di giudizio, finché non venne modificata la legge che fissava i limiti della carcerazione preventiva. Quella legge, emanata su pressione dei movimenti sociali, venne a lungo chiamata “legge Valpreda”.\r\nDopo 54anni dalla strage, sebbene ormai si sappia tutto, sia sui fascisti che la eseguirono, gli ordinovisti veneti, sia sui mandanti politici, tutti interni al sistema di potere democristiano di stretta osservanza statunitense, non ci sono state verità giudiziarie.\r\nNel 1969 a capo della Questura milanese era Guida, già direttore del confino di Ventotene, un funzionario fascista, passato indenne all’Italia repubblicana. Dietro le quinte, ma presenti negli uffici di via Fatebenefratelli c’erano i capi dei servizi segreti Russomando e D’Amato.\r\nIl Sessantanove fu l’anno dell’autunno caldo e della contestazione studentesca, movimenti radicali e radicati si battevano contro il sistema economico e sociale.\r\nLa strage, che immediatamente, gli anarchici definirono “strage di Stato” rappresentò il tentativo di criminalizzare le lotte, e scatenare la repressione.\r\nIn breve i movimenti sociali reagirono alle fandonie della polizia, smontando dal basso la montatura poliziesca che era stata costruita sugli anarchici.\r\nCosa resta nella memoria dei movimenti di quella strage, che per molti compagni e compagne dell’epoca rappresentò una rottura definitiva di ogni illusione democratica?\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo, testimone e protagonista di quella stagione cruciale\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/2023-12-12-varengo-piazza-fontana.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito un articolo di Varengo uscito su Umanità Nova:\r\n\r\n“Non si capiscono le bombe del 12 dicembre del 1969, se non si analizza il contesto. Al di là delle parole contano i fatti; e vediamoli questi fatti, sia pure succintamente.\r\nGli anni dell'immediato dopoguerra sono caratterizzati da grandi processi di ricostruzione, in primis nei paesi devastati dalla durezza e dalla crudeltà del conflitto, sostenuti dagli effetti dello sviluppo della scienza e della tecnologia, accelerate a loro volta dai risultati della ricerca nel periodo bellico per armi sempre più letali. Tali processi hanno comportato, insieme ad un impetuoso sviluppo delle risorse umane, un aumento della ricchezza complessiva, ovviamente ripartita in modo assolutamente diseguale, con la conseguenza che il divario tra i vari paesi e, in essi, tra le classi sociali è cresciuto a dismisura.\r\nA fronte delle grandi possibilità di trasformazione sociale che il nuovo clima pare prefigurare, sempre più è evidente che la gran parte della popolazione lavoratrice, il proletariato, rimane oggetto e non soggetto della propria storia, alimentando la contraddizione tra sviluppo delle forze produttive e sociali da una parte e l'insieme dei rapporti di proprietà, di controllo e di dominio dall'altra.\r\nIn questo quadro si può capire come sia stato possibile che praticamente in ogni parte del mondo – dagli Stati Uniti al Sud America, dalla Francia all'Italia, dalla Cina al Giappone, dall'Europa del patto di Varsavia alla Germania, dal Messico all'Inghilterra – in un mondo tra l'altro le cui comunicazioni passavano per stampa e televisione, controllate dai governi, sia esplosa quasi contemporaneamente quella che fu definita “contestazione globale”.\r\nUna contestazione alimentata dalla convergenza di differenti culture, dal pacifismo dei figli dei fiori al terzomondismo solidale con le lotte di liberazione nazionale, dal marxismo all'anarchismo, dal cattolicesimo all'ateismo, capace di esprimere caratteristiche comuni, nonostante le profonde differenze esistenti: geografiche, economiche, culturali, sociali, politiche.\r\nUna contestazione che ha abbracciato le varie forme di espressione umana: artistica, musicale, scientifica, tecnica, letteraria, e che ha visto come protagonista principale la generazione del cosiddetto baby boom, dei nati dopo la guerra e che di quella guerra avevano comunque vissuto i cascami.\r\nIl rifiuto della guerra fu un elemento scatenante di tale contestazione; a partire dai campus universitari statunitensi che con manifestazioni, occupazioni e scontri denunciavano il sempre più crescente impegno USA nello sporco conflitto del Vietnam, le proteste si espansero in tutto il mondo. Ma il rifiuto della guerra era anche rifiuto di un mondo diviso in blocchi, ove una cortina di ferro condizionava la vita e i movimenti di una generazione affamata di conoscenza. Era rifiuto della sofferenza inflitta dai dominatori ai popoli colonizzati, rifiuto del razzismo, rifiuto del vecchio mondo fatto di discriminazioni e autoritarismi. Era soprattutto rifiuto di uno sfruttamento e di un'oppressione di classe che, sull'altare del profitto, condannava milioni di esseri umani alla catena, a condizioni di vita infami, ad una nocività crescente. E per la metà del genere umano era rifiuto di un mondo costruito sul patriarcato, che relegava la donna nel solo ruolo di riproduttrice, custode di un focolare domestico sempre più precario e conflittuale.\r\nPer questo non si può dire che sia esistito un solo '68. Sono esistiti una pluralità di '68 intrecciati tra loro, con durata ed intensità diversa, radicalità e prospettive diverse, ma uniti da una critica puntuale dell'autorità.\r\nLe risposte dei governi non si fecero attendere, con caratteristiche diverse secondo i contesti, ma rispettando sempre le rispettive aree di influenza dei blocchi contrapposti. Così in Bolivia nel '67 viene assassinato Che Guevara, il cui tentativo insurrezionale viene vanificato dall'ostilità di Mosca e dei suoi epigoni in zona.\r\nNegli USA la dura repressione dei movimenti studenteschi si accompagna a quella del movimento afro-americano in lotta contro una società razzista e segregazionista. Malcom X e Martin Luther King vengono assassinati, come viene assassinato Robert Kennedy fautore di moderate riforme sociali invise agli oligopoli. A Città del Messico nell'ottobre del '68 l'esercito con blindati circonda la Piazza delle Tre culture sparando ad alzo zero per distruggere il movimento studentesco che da tempo sta manifestando contro il governo e le spese faraoniche per organizzare i Giochi olimpici: sono più di 300 i morti portati via con i camion della spazzatura.\r\nIn Cina la “rivoluzione culturale” raggiunge il suo apice, per trasformarsi in poco tempo in uno strumento al servizio della ristrutturazione del potere funzionale al disegno politico di Mao Zedong.\r\nIn Francia alle occupazioni studentesche e ai giganteschi scioperi generali succedutisi per tutto il maggio '68, risponde il generale De Gaulle che recatosi a Baden-baden, base francese in territorio tedesco, minaccia l'intervento militare.\r\nA Praga, nell'agosto, ci vogliono i carri armati sovietici e delle truppe del patto di Varsavia per arrestare il processo riformatore in corso: la burocrazia al Cremlino teme il contagio negli altri paesi di sua competenza, come la Polonia, attraversata da forti mobilitazioni studentesche. In Germania dell'ovest, l'esponente più significativo Rudi Dutschke, viene gravemente ferito da colpi di pistola l'11 aprile.\r\nMa questi sono solo alcuni esempi; come disse la filosofa Hannah Arendt “Nei piccoli paesi, la repressione è dosata e selettiva”. È il caso della Yugoslavia con le proteste studentesche fatte sbollire, per poi colpirne gli esponenti. L'importante è che non vengano messi in discussione i trattati che alla fine della guerra avevano definito le aree di influenza e di potere.\r\nE in Italia? Collocata a ridosso della cortina di ferro, l'Italia è considerata un paese di frontiera per gli USA, un avamposto nella lotta al “comunismo”, aeroporto naturale nel Mediterraneo, proiettato verso le risorse petrolifere del Medio oriente. Un paese che ha però l'enorme difetto di avere il Partito Comunista più grande dell'Occidente, al quale è precluso dal dopoguerra l'ingresso nell'area di governo. Per cautelarsi il governo USA mette in opera i suoi servizi segreti, costruisce reti clandestine armate pronte ad intervenire in caso di bisogno, condiziona le politiche, controlla i sistemi di difesa, stringe alleanze con gruppi nazifascisti. Già in Grecia – altro paese di frontiera - l'anno prima hanno foraggiato il colpo di Stato dei colonnelli a fronte di una possibile vittoria elettorale della sinistra, mentre continuano a sostenere la dittatura di Franco in Spagna e quella di Salazar in Portogallo.\r\nL'Italia ha vissuto nei decenni precedenti una profonda trasformazione sociale ed economica e una grande emigrazione interna dalle campagne venete e del meridione, richiamata al nord-ovest da una industrializzazione crescente. L'accresciuto livello di reddito ha consentito una scolarizzazione significativa e l'ingresso nelle università di ceti finora esclusi (nel '68 sono 500mila gli iscritti, il doppio rispetto a 15 anni prima). Ma le strutture dello Stato sono sempre le stesse: su 369 prefetti e viceprefetti, agli inizi degli anni '60, solo 2 non hanno fatto parte della burocrazia fascista; su 274 questori e vicequestori solo 5 vicequestori hanno avuto rapporti con la resistenza; su 1642 commissari e vicecommissari solo 34 provengono dalle file dell'antifascismo. Inoltre la polizia politica rimane nelle mani di ex-agenti dell'OVRA, la famigerata istituzione al servizio di Mussolini. Per non parlare della magistratura e della burocrazia ministeriale.\r\nLe strutture rimangono autoritarie, nella scuola e nell'università sono incapaci di accogliere la massa di studenti e studentesse che vi si affacciano provocando frustrazione e malcontento.\r\nNelle grandi città del nord la politica abitativa è assolutamente deficitaria, spingendo la popolazione immigrata a soluzioni provvisorie e degradanti. In fabbrica l'organizzazione del lavoro si basa sui reparti confino per i “sovversivi” e l'arbitrio dei capi reparto. Nelle campagne, permane la logica del padronato latifondista. I partiti di sinistra, tutti concentrati sul confronto elettorale, e i sindacati, abituati a logiche rivendicative di basso profilo, sono incapaci di comprendere quanto sta succedendo: lo sviluppo di un movimento che porta a maturazione la conflittualità latente. Sul fronte delle università e delle scuole superiori partono occupazioni e proteste, nelle campagne si intensificano le lotte del bracciantato agricolo, nelle fabbriche, in un contesto di rinnovo di moltissimi contratti di lavoro giunti a scadenza, iniziano i primi scioperi autonomi che impongono al padronato la trattativa diretta accantonando le burocrazie sindacali e le vecchie commissioni interne, in un quadro di conflittualità tra i vari segmenti padronali che si riverbera su uno scenario politico sempre più instabile, caratterizzato da frequenti cambi di governo.\r\nSe nell'università viene attaccata e messa in crisi la cultura autoritaria e di classe, nelle fabbriche si sviluppa un protagonismo operaio che nella riscoperta dei Consigli di Fabbrica, nelle assemblee all'interno delle aziende, nella costituzione dei Comitati unitari di base, mette in discussione l'organizzazione del lavoro, sanzionando i capi reparto e le dirigenze, e aprendo la discussione sul salario come variabile “indipendente” dalla produttività. Le conquiste sono notevoli: riduzione d'orario, forti aumenti salariali, abolizione delle zone salariali nord-sud, parificazione normativa tra operai e impiegati, scala mobile per i pensionati e altre ancora. E la lotta non si ferma, si profila il vecchio obiettivo anarcosindacalista imperniato sul controllo della produzione in vista dell'esproprio proletario.\r\nIntanto la gioventù esce dalle università, dopo aver ottenuto importanti modifiche sui piani di studio, la libertà di assemblea anche per le scuole medie superiori, l'abolizione dello sbarramento che impedisce ai diplomati degli istituti di accedere alla formazione universitaria. Esce per unirsi al mondo del lavoro salariato in un movimento di contestazione dell'autorità e del capitalismo, mettendo a nudo quella che è la sostanza del potere e delle sue istituzioni e rendendo evidente come lo sfruttamento e l'oppressione siano le sole espressioni dei governi di qualunque colore. Il conflitto si indurisce tra scontri di piazza, scioperi, picchetti, manifestazioni. Cresce il pericolo che il paese vada a sinistra, che il PCI – anche se lontano da propositi rivoluzionari - tramite una vittoria elettorale possa andare al governo.\r\nLe risposte non si fanno attendere. L'apparato politico di sinistra con lo Statuto dei lavoratori cerca di ridare forza al ruolo di intermediazione sindacale, salvando le burocrazie, recuperando e affossando l'azione diretta operaia. Il fronte padronale si ricompatta, ridando fiato alla destra più estrema. Il governo sceglie la strada della repressione aperta: ben 13.903 sono le denunce per fatti connessi con l'autunno caldo del '69. In testa alla graduatoria, lavoratori agricoli, metalmeccanici, ospedalieri. Ma non basta. Ci vuole qualcosa di più forte che consenta la ripresa dello sfruttamento intensivo e quindi del profitto. I servizi segreti, italiani e americani, in combutta con i nazifascisti si mettono all'opera.\r\nScoppiano le prime bombe, prima dimostrative, praticamente inoffensive, poi, via via, più “cattive” che provocano feriti alla Fiera di Milano il 25 aprile e in agosto sui treni. Alla fine dell'anno si conteranno in tutto 145 esplosioni, prevalentemente di marca fascista, ma non mancano quelle di sinistra, comprese alcune anarchiche nei confronti di sedi di rappresentanza della dittatura franchista per solidarietà con le vittime del regime o della Dow Chemical, produttrice del napalm con il quale venivano letteralmente arrostiti i vietnamiti.\r\nEd è proprio sugli anarchici che si appunta l'attenzione degli organismi repressivi, primo su tutti l'Ufficio affari riservati, diretta emanazione del Ministro degli Interni.\r\nConvinti che il ricordo della strage del Teatro Diana nel 1921 e la continua martellante propaganda durante il ventennio fascista sul pericolo del “terrorismo” anarchico abbia definitivamente marchiato a fuoco l'immagine del movimento anarchico pensano di potersi permettere qualsiasi operazione, qualsiasi violenza. Per le bombe del 25 aprile e dell'agosto sui treni incolpano un gruppo variegato di compagni, mettendo insieme anarchici e due iscritti del PCI, L'obiettivo è ambizioso: arrivare tramite loro all'editore Giangiacomo Feltrinelli, aperto sostenitore della pratica castrista del “fuoco guerrigliero”. Non riuscendoci concentreranno le loro attenzioni sugli anarchici, costruendo teoremi falsi, inventandosi testimoni inattendibili, usando le procedure a loro piacimento. Intanto l'idea che siano esclusivamente gli anarchici a mettere le bombe si fa strada nei media e quindi nella pubblica opinione. Una spinta agli avvenimenti la da la morte di un agente di polizia di 22 anni, Annarumma originario dell'Irpinia, una delle zone più povere del paese, avvenuta nel corso di scontri a Milano il 19 novembre, vittima di un trauma cranico provocato da un tubo di ferro.\r\nIn quel frangente, la polizia caricò come faceva allora con camionette e gipponi un corteo studentesco che si stava dirigendo verso la Statale e che aveva intercettato i lavoratori in sciopero generale che stavano uscendo dal teatro Lirico, luogo di una manifestazione. Studenti e lavoratori si difesero dalle cariche delle camionette che salivano sui marciapiedi, con ogni mezzo a disposizione, ma a distanza di anni non si sa ancora se, a provocarne la morte, sia stato un manifestante o lo scontro di due mezzi della polizia (come parrebbe confermare un video). Fatto sta che questo fatto ebbe una risonanza enorme; nella serata ci fu la rivolta dei poliziotti in due caserme di Milano, per protestare contro le condizioni nelle quali erano tenuti, i turni massacranti, i bassi salari e il fatto di essere carne a macello per “lor signori”. La rivolta fu sedata dai carabinieri; successivamente intervenne la repressione con punizioni, spostamenti, congedi forzati. Il presidente della Repubblica, il socialdemocratico filoamericano Saragat, pronuncia parole di fuoco contro i manifestanti gettando benzina sul clima già arroventato. A Saragat risponderà un operaio che alla manifestazione nazionale dei metalmeccanici del 29 novembre innalzerà un cartello con su scritto “Saragat: Operai 171, Poliziotti 1” per ricordare tutte le vittime proletarie della violenza poliziesca.\r\nDue giorni dopo ai funerali dell'agente si presentano in massa i fascisti, che danno vita alla caccia ai rossi, a chiunque avesse un aspetto di sinistra. Tra gli altri chi ne fece le spese fu anche Mario Capanna, leader del Movimento Studentesco della Statale che venne aggredito, rischiando il linciaggio al quale fu sottratto da agenti della squadra politica. In questo clima il ministro del lavoro Donat-Cattin. della sinistra democristiana, convoca immediatamente i segretari dei sindacati metalmeccanici FIM,FIOM, UILM dicendo loro, per sollecitarli alla chiusura del contratto: “Siamo alla vigilia dell'ora X. Il golpe è alle porte. Bisogna mettere un coperchio sulla pentola che bolle”.\r\nSiamo alla vigilia di Piazza Fontana. Il copione è già scritto. La lista dei colpevoli è già pronta.\r\nCon tutta l'arroganza del potere pensano di manovrare a piacimento gli avvenimenti. Aspettano la risposta della piazza per scatenare disordini, tali da sollecitare misure straordinarie del governo e l'intervento dell'esercito.\r\nMussolini, nell'affiancare Hitler nell'aggressione alla Francia pensava che bastasse un pugno di morti per sedere da vincitore al tavolo delle trattative post-belliche; gli uomini del governo, i loro servizi segreti, gli alleati nazifascisti, pensano che un pugno di morti in una banca basti a far rientrare il movimento di lotta e instaurare un regime autoritario. Non ci riusciranno, anche se il prezzo da pagare sarà alto: l'assassinio di Pinelli, Valpreda, Gargamelli, Borghese, Bagnoli e Mander in carcere per anni, Di Cola in esilio, e i tanti caduti nelle piazze per affermare la libertà di manifestazione e di espressione da Saverio Saltarelli a Carlo Giuliani. E bombe, tante bombe, ancora sui treni, a Brescia, a Bologna, e altri tentativi di colpo di Stato.\r\nCi vorranno anni di lotte, controinformazione, impegno militante per smascherare l'infame provocazione, inchiodare nazifascisti, servizi segreti e politici alle loro responsabilità stragiste, liberare i compagni, ma non sufficienti per ribaltare ciò che ha consentito tutto questo: un sistema democratico rappresentativo solo degli interessi padronali, dei ceti dominanti, delle multinazionali, un sistema di potere basato sull'abuso di potere. Un sistema che non esita a ricorrere al fascismo per ristabilire l'ordine gerarchico.\r\nAnni di piombo? 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Dietro le quinte, ma presenti negli uffici di via Fatebenefratelli c’erano i capi dei servizi segreti Russomando e D’Amato.\r\nIl Sessantanove fu l’anno dell’autunno caldo e \u003Cmark>della\u003C/mark> contestazione studentesca, movimenti radicali e radicati si battevano contro il sistema economico e sociale.\r\nLa strage, che immediatamente, gli anarchici definirono “strage di Stato” rappresentò il tentativo di criminalizzare le lotte, e scatenare la repressione.\r\nIn breve i movimenti sociali reagirono alle fandonie \u003Cmark>della\u003C/mark> polizia, smontando dal basso la montatura poliziesca che era stata costruita sugli anarchici.\r\nCosa resta nella memoria dei movimenti di quella strage, che per molti compagni e compagne dell’epoca rappresentò una rottura definitiva di ogni illusione democratica?\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo, testimone e protagonista di quella stagione cruciale\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/2023-12-12-varengo-piazza-fontana.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito un articolo di Varengo uscito su Umanità Nova:\r\n\r\n“Non si capiscono le bombe del 12 dicembre del 1969, se non si analizza il contesto. Al di là delle parole contano i fatti; e vediamoli questi fatti, sia pure succintamente.\r\nGli anni dell'immediato dopoguerra sono caratterizzati da grandi processi di ricostruzione, in primis nei paesi devastati dalla durezza e dalla crudeltà del conflitto, sostenuti dagli effetti dello sviluppo \u003Cmark>della\u003C/mark> scienza e \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark>, accelerate a loro volta dai risultati \u003Cmark>della\u003C/mark> ricerca nel periodo bellico per armi sempre più letali. Tali processi hanno comportato, insieme ad un impetuoso sviluppo delle risorse umane, un aumento \u003Cmark>della\u003C/mark> ricchezza complessiva, ovviamente ripartita in modo assolutamente diseguale, con la conseguenza che il divario tra i vari paesi e, in essi, tra le classi sociali è cresciuto a dismisura.\r\nA fronte delle grandi possibilità di trasformazione sociale che il nuovo clima pare prefigurare, sempre più è evidente che la gran parte \u003Cmark>della\u003C/mark> popolazione lavoratrice, il proletariato, rimane oggetto e non soggetto \u003Cmark>della\u003C/mark> propria \u003Cmark>storia\u003C/mark>, alimentando la contraddizione tra sviluppo delle forze produttive e sociali da una parte e l'insieme dei rapporti di proprietà, di controllo e di dominio dall'altra.\r\nIn questo quadro si può capire come sia stato possibile che praticamente in ogni parte del mondo – dagli Stati Uniti al Sud America, dalla Francia all'Italia, dalla Cina al Giappone, dall'Europa del patto di Varsavia alla Germania, dal Messico all'Inghilterra – in un mondo tra l'altro le cui comunicazioni passavano per stampa e televisione, controllate dai governi, sia esplosa quasi contemporaneamente quella che fu definita “contestazione globale”.\r\nUna contestazione alimentata dalla convergenza di differenti culture, dal pacifismo dei figli dei fiori al terzomondismo solidale con le lotte di liberazione nazionale, dal marxismo all'anarchismo, dal cattolicesimo all'ateismo, capace di esprimere caratteristiche comuni, nonostante le profonde differenze esistenti: geografiche, economiche, culturali, sociali, politiche.\r\nUna contestazione che ha abbracciato le varie forme di espressione umana: artistica, musicale, scientifica, tecnica, letteraria, e che ha visto come protagonista principale la generazione del cosiddetto baby boom, dei nati dopo la guerra e che di quella guerra avevano comunque vissuto i cascami.\r\nIl rifiuto \u003Cmark>della\u003C/mark> guerra fu un elemento scatenante di tale contestazione; a partire dai campus universitari statunitensi che con manifestazioni, occupazioni e scontri denunciavano il sempre più crescente impegno USA nello sporco conflitto del Vietnam, le proteste si espansero in tutto il mondo. Ma il rifiuto \u003Cmark>della\u003C/mark> guerra era anche rifiuto di un mondo diviso in blocchi, ove una cortina di ferro condizionava la vita e i movimenti di una generazione affamata di conoscenza. Era rifiuto \u003Cmark>della\u003C/mark> sofferenza inflitta dai dominatori ai popoli colonizzati, rifiuto del razzismo, rifiuto del vecchio mondo fatto di discriminazioni e autoritarismi. Era soprattutto rifiuto di uno sfruttamento e di un'oppressione di classe che, sull'altare del profitto, condannava milioni di esseri umani alla catena, a condizioni di vita infami, ad una nocività crescente. E per la metà del genere umano era rifiuto di un mondo costruito sul patriarcato, che relegava la donna nel solo ruolo di riproduttrice, custode di un focolare domestico sempre più precario e conflittuale.\r\nPer questo non si può dire che sia esistito un solo '68. Sono esistiti una pluralità di '68 intrecciati tra loro, con durata ed intensità diversa, radicalità e prospettive diverse, ma uniti da una critica puntuale dell'autorità.\r\nLe risposte dei governi non si fecero attendere, con caratteristiche diverse secondo i contesti, ma rispettando sempre le rispettive aree di influenza dei blocchi contrapposti. Così in Bolivia nel '67 viene assassinato Che Guevara, il cui tentativo insurrezionale viene vanificato dall'ostilità di Mosca e dei suoi epigoni in zona.\r\nNegli USA la dura repressione dei movimenti studenteschi si accompagna a quella del movimento afro-americano in lotta contro una società razzista e segregazionista. Malcom X e Martin Luther King vengono assassinati, come viene assassinato Robert Kennedy fautore di moderate riforme sociali invise agli oligopoli. A Città del Messico nell'ottobre del '68 l'esercito con blindati circonda la Piazza delle Tre culture sparando ad alzo zero per distruggere il movimento studentesco che da tempo sta manifestando contro il governo e le spese faraoniche per organizzare i Giochi olimpici: sono più di 300 i morti portati via con i camion \u003Cmark>della\u003C/mark> spazzatura.\r\nIn Cina la “rivoluzione culturale” raggiunge il suo apice, per trasformarsi in poco tempo in uno strumento al servizio \u003Cmark>della\u003C/mark> ristrutturazione del potere funzionale al disegno politico di Mao Zedong.\r\nIn Francia alle occupazioni studentesche e ai giganteschi scioperi generali succedutisi per tutto il maggio '68, risponde il generale De Gaulle che recatosi a Baden-baden, base francese in territorio tedesco, minaccia l'intervento militare.\r\nA Praga, nell'agosto, ci vogliono i carri armati sovietici e delle truppe del patto di Varsavia per arrestare il processo riformatore in corso: la burocrazia al Cremlino teme il contagio negli altri paesi di sua competenza, come la Polonia, attraversata da forti mobilitazioni studentesche. In Germania dell'ovest, l'esponente più significativo Rudi Dutschke, viene gravemente ferito da colpi di pistola l'11 aprile.\r\nMa questi sono solo alcuni esempi; come disse la filosofa Hannah Arendt “Nei piccoli paesi, la repressione è dosata e selettiva”. È il caso \u003Cmark>della\u003C/mark> Yugoslavia con le proteste studentesche fatte sbollire, per poi colpirne gli esponenti. L'importante è che non vengano messi in discussione i trattati che alla fine \u003Cmark>della\u003C/mark> guerra avevano definito le aree di influenza e di potere.\r\nE in Italia? Collocata a ridosso \u003Cmark>della\u003C/mark> cortina di ferro, l'Italia è considerata un paese di frontiera per gli USA, un avamposto nella lotta al “comunismo”, aeroporto naturale nel Mediterraneo, proiettato verso le risorse petrolifere del Medio oriente. Un paese che ha però l'enorme difetto di avere il Partito Comunista più grande dell'Occidente, al quale è precluso dal dopoguerra l'ingresso nell'area di governo. Per cautelarsi il governo USA mette in opera i suoi servizi segreti, costruisce reti clandestine armate pronte ad intervenire in caso di bisogno, condiziona le politiche, controlla i sistemi di difesa, stringe alleanze con gruppi nazifascisti. Già in Grecia – altro paese di frontiera - l'anno prima hanno foraggiato il colpo di Stato dei colonnelli a fronte di una possibile vittoria elettorale \u003Cmark>della\u003C/mark> sinistra, mentre continuano a sostenere la dittatura di Franco in Spagna e quella di Salazar in Portogallo.\r\nL'Italia ha vissuto nei decenni precedenti una profonda trasformazione sociale ed economica e una grande emigrazione interna dalle campagne venete e del meridione, richiamata al nord-ovest da una industrializzazione crescente. L'accresciuto livello di reddito ha consentito una scolarizzazione significativa e l'ingresso nelle università di ceti finora esclusi (nel '68 sono 500mila gli iscritti, il doppio rispetto a 15 anni prima). Ma le strutture dello Stato sono sempre le stesse: su 369 prefetti e viceprefetti, agli inizi degli anni '60, solo 2 non hanno fatto parte \u003Cmark>della\u003C/mark> burocrazia fascista; su 274 questori e vicequestori solo 5 vicequestori hanno avuto rapporti con la resistenza; su 1642 commissari e vicecommissari solo 34 provengono dalle file dell'antifascismo. Inoltre la polizia politica rimane nelle mani di ex-agenti dell'OVRA, la famigerata istituzione al servizio di Mussolini. Per non parlare \u003Cmark>della\u003C/mark> magistratura e \u003Cmark>della\u003C/mark> burocrazia ministeriale.\r\nLe strutture rimangono autoritarie, nella scuola e nell'università sono incapaci di accogliere la massa di studenti e studentesse che vi si affacciano provocando frustrazione e malcontento.\r\nNelle grandi città del nord la politica abitativa è assolutamente deficitaria, spingendo la popolazione immigrata a soluzioni provvisorie e degradanti. In fabbrica l'organizzazione del lavoro si basa sui reparti confino per i “sovversivi” e l'arbitrio dei capi reparto. Nelle campagne, permane la logica del padronato latifondista. I partiti di sinistra, tutti concentrati sul confronto elettorale, e i sindacati, abituati a logiche rivendicative di basso profilo, sono incapaci di comprendere quanto sta succedendo: lo sviluppo di un movimento che porta a maturazione la conflittualità latente. Sul fronte delle università e delle scuole superiori partono occupazioni e proteste, nelle campagne si intensificano le lotte del bracciantato agricolo, nelle fabbriche, in un contesto di rinnovo di moltissimi contratti di lavoro giunti a scadenza, iniziano i primi scioperi autonomi che impongono al padronato la trattativa diretta accantonando le burocrazie sindacali e le vecchie commissioni interne, in un quadro di conflittualità tra i vari segmenti padronali che si riverbera su uno scenario politico sempre più instabile, caratterizzato da frequenti cambi di governo.\r\nSe nell'università viene attaccata e messa in crisi la cultura autoritaria e di classe, nelle fabbriche si sviluppa un protagonismo operaio che nella riscoperta dei Consigli di Fabbrica, nelle assemblee all'interno delle aziende, nella costituzione dei Comitati unitari di base, mette in discussione l'organizzazione del lavoro, sanzionando i capi reparto e le dirigenze, e aprendo la discussione sul salario come variabile “indipendente” dalla produttività. Le conquiste sono notevoli: riduzione d'orario, forti aumenti salariali, abolizione delle zone salariali nord-sud, parificazione normativa tra operai e impiegati, scala mobile per i pensionati e altre ancora. E la lotta non si ferma, si profila il vecchio obiettivo anarcosindacalista imperniato sul controllo \u003Cmark>della\u003C/mark> produzione in vista dell'esproprio proletario.\r\nIntanto la gioventù esce dalle università, dopo aver ottenuto importanti modifiche sui piani di studio, la libertà di assemblea anche per le scuole medie superiori, l'abolizione dello sbarramento che impedisce ai diplomati degli istituti di accedere alla formazione universitaria. Esce per unirsi al mondo del lavoro salariato in un movimento di contestazione dell'autorità e del capitalismo, mettendo a nudo quella che è la sostanza del potere e delle sue istituzioni e rendendo evidente come lo sfruttamento e l'oppressione siano le sole espressioni dei governi di qualunque colore. Il conflitto si indurisce tra scontri di piazza, scioperi, picchetti, manifestazioni. Cresce il pericolo che il paese vada a sinistra, che il PCI – anche se lontano da propositi rivoluzionari - tramite una vittoria elettorale possa andare al governo.\r\nLe risposte non si fanno attendere. L'apparato politico di sinistra con lo Statuto dei lavoratori cerca di ridare forza al ruolo di intermediazione sindacale, salvando le burocrazie, recuperando e affossando l'azione diretta operaia. Il fronte padronale si ricompatta, ridando fiato alla destra più estrema. Il governo sceglie la strada \u003Cmark>della\u003C/mark> repressione aperta: ben 13.903 sono le denunce per fatti connessi con l'autunno caldo del '69. In testa alla graduatoria, lavoratori agricoli, metalmeccanici, ospedalieri. Ma non basta. Ci vuole qualcosa di più forte che consenta la ripresa dello sfruttamento intensivo e quindi del profitto. I servizi segreti, italiani e americani, in combutta con i nazifascisti si mettono all'opera.\r\nScoppiano le prime bombe, prima dimostrative, praticamente inoffensive, poi, via via, più “cattive” che provocano feriti alla Fiera di Milano il 25 aprile e in agosto sui treni. Alla fine dell'anno si conteranno in tutto 145 esplosioni, prevalentemente di marca fascista, ma non mancano quelle di sinistra, comprese alcune anarchiche nei confronti di sedi di rappresentanza \u003Cmark>della\u003C/mark> dittatura franchista per solidarietà con le vittime del regime o \u003Cmark>della\u003C/mark> Dow Chemical, produttrice del napalm con il quale venivano letteralmente arrostiti i vietnamiti.\r\nEd è proprio sugli anarchici che si appunta l'attenzione degli organismi repressivi, primo su tutti l'Ufficio affari riservati, diretta emanazione del Ministro degli Interni.\r\nConvinti che il ricordo \u003Cmark>della\u003C/mark> strage del Teatro Diana nel 1921 e la continua martellante propaganda durante il ventennio fascista sul pericolo del “terrorismo” anarchico abbia definitivamente marchiato a fuoco l'immagine del movimento anarchico pensano di potersi permettere qualsiasi operazione, qualsiasi violenza. Per le bombe del 25 aprile e dell'agosto sui treni incolpano un gruppo variegato di compagni, mettendo insieme anarchici e due iscritti del PCI, L'obiettivo è ambizioso: arrivare tramite loro all'editore Giangiacomo Feltrinelli, aperto sostenitore \u003Cmark>della\u003C/mark> pratica castrista del “fuoco guerrigliero”. Non riuscendoci concentreranno le loro attenzioni sugli anarchici, costruendo teoremi falsi, inventandosi testimoni inattendibili, usando le procedure a loro piacimento. Intanto l'idea che siano esclusivamente gli anarchici a mettere le bombe si fa strada nei media e quindi nella pubblica opinione. Una spinta agli avvenimenti la da la morte di un agente di polizia di 22 anni, Annarumma originario dell'Irpinia, una delle zone più povere del paese, avvenuta nel corso di scontri a Milano il 19 novembre, vittima di un trauma cranico provocato da un tubo di ferro.\r\nIn quel frangente, la polizia caricò come faceva allora con camionette e gipponi un corteo studentesco che si stava dirigendo verso la Statale e che aveva intercettato i lavoratori in sciopero generale che stavano uscendo dal teatro Lirico, luogo di una manifestazione. Studenti e lavoratori si difesero dalle cariche delle camionette che salivano sui marciapiedi, con ogni mezzo a disposizione, ma a distanza di anni non si sa ancora se, a provocarne la morte, sia stato un manifestante o lo scontro di due mezzi \u003Cmark>della\u003C/mark> polizia (come parrebbe confermare un video). Fatto sta che questo fatto ebbe una risonanza enorme; nella serata ci fu la rivolta dei poliziotti in due caserme di Milano, per protestare contro le condizioni nelle quali erano tenuti, i turni massacranti, i bassi salari e il fatto di essere carne a macello per “lor signori”. La rivolta fu sedata dai carabinieri; successivamente intervenne la repressione con punizioni, spostamenti, congedi forzati. Il presidente \u003Cmark>della\u003C/mark> Repubblica, il socialdemocratico filoamericano Saragat, pronuncia parole di fuoco contro i manifestanti gettando benzina sul clima già arroventato. A Saragat risponderà un operaio che alla manifestazione nazionale dei metalmeccanici del 29 novembre innalzerà un cartello con su scritto “Saragat: Operai 171, Poliziotti 1” per ricordare tutte le vittime proletarie \u003Cmark>della\u003C/mark> violenza poliziesca.\r\nDue giorni dopo ai funerali dell'agente si presentano in massa i fascisti, che danno vita alla caccia ai rossi, a chiunque avesse un aspetto di sinistra. Tra gli altri chi ne fece le spese fu anche Mario Capanna, leader del Movimento Studentesco \u003Cmark>della\u003C/mark> Statale che venne aggredito, rischiando il linciaggio al quale fu sottratto da agenti \u003Cmark>della\u003C/mark> squadra politica. In questo clima il ministro del lavoro Donat-Cattin. \u003Cmark>della\u003C/mark> sinistra democristiana, convoca immediatamente i segretari dei sindacati metalmeccanici FIM,FIOM, UILM dicendo loro, per sollecitarli alla chiusura del contratto: “Siamo alla vigilia dell'ora X. Il golpe è alle porte. Bisogna mettere un coperchio sulla pentola che bolle”.\r\nSiamo alla vigilia di Piazza Fontana. Il copione è già scritto. La lista dei colpevoli è già pronta.\r\nCon tutta l'arroganza del potere pensano di manovrare a piacimento gli avvenimenti. Aspettano la risposta \u003Cmark>della\u003C/mark> piazza per scatenare disordini, tali da sollecitare misure straordinarie del governo e l'intervento dell'esercito.\r\nMussolini, nell'affiancare Hitler nell'aggressione alla Francia pensava che bastasse un pugno di morti per sedere da vincitore al tavolo delle trattative post-belliche; gli uomini del governo, i loro servizi segreti, gli alleati nazifascisti, pensano che un pugno di morti in una banca basti a far rientrare il movimento di lotta e instaurare un regime autoritario. Non ci riusciranno, anche se il prezzo da pagare sarà alto: l'assassinio di Pinelli, Valpreda, Gargamelli, Borghese, Bagnoli e Mander in carcere per anni, Di Cola in esilio, e i tanti caduti nelle piazze per affermare la libertà di manifestazione e di espressione da Saverio Saltarelli a Carlo Giuliani. E bombe, tante bombe, ancora sui treni, a Brescia, a Bologna, e altri tentativi di colpo di Stato.\r\nCi vorranno anni di lotte, controinformazione, impegno militante per smascherare l'infame provocazione, inchiodare nazifascisti, servizi segreti e politici alle loro responsabilità stragiste, liberare i compagni, ma non sufficienti per ribaltare ciò che ha consentito tutto questo: un sistema democratico rappresentativo solo degli interessi padronali, dei ceti dominanti, delle multinazionali, un sistema di potere basato sull'abuso di potere. Un sistema che non esita a ricorrere al fascismo per ristabilire l'ordine gerarchico.\r\nAnni di piombo? 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Prima di essere uno strumento di verifica del green pass, i QR-code si situano nella lunga storia dell'industrializzazione, dei flussi commerciali globalizzati e soprattutto del loro controllo, che a sua volta risponde ai mutamenti del capitalismo nel suo insieme.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/qrcodedef.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito la traduzione del testo\r\n\r\nIl QR-Code è diventato uno dei simboli del mondo smart. Dal lasciapassare sanitario ai cartelloni pubblicitari, passando per i menù dei ristoranti e i cartelli espositivi, la stessa banalità del suo utilizzo riflette l'influenza esercitata dalle tecnologie digitali. Un quadrato di superfici nere su sfondo bianco, incorniciato da tre quadrati neri, il “codice di risposta rapida” [QR] differisce dal codice a barre per le sue due dimensioni ed è più simile al microchip RFID per i pagamenti contactless. La sua storia, che questo testo si propone di ripercorrere, è inseparabile da quella del codice a barre. Fa parte della grande storia delle relazioni tra informatica e industria, che determina il ruolo crescente dell'identificazione informatica nella circolazione delle merci e delle persone. Fabbriche, logistica e banche dati sono i protagonisti della prodigiosa espansione dell'IT dall'inizio degli anni '70 agli anni '80 fino ad oggi.\r\n\r\n \r\n\r\n \t L'INVENZIONE E L'ESTENSIONE DEL CODICE A BARRE.\r\n\r\n \r\n\r\n\"Vuole dire che c'era una volta un mondo senza codici a barre? \"\r\n\r\n \r\n\r\nNella loro storia dell'informatica \"ubiqua\", Geneviève Bell e Paul Dourish parlano di \"domani di ieri\" per definire il modo in cui l'attenzione alle promesse magniloquenti delle tecnologie future tenda a mascherare l’influenza di quelle che sono già esistenti. Certo, il QR-Code è più prosaico dei sogni di un mondo interattivo promesso da Mark Weiser, o del metaverso annunciato da Mark Zuckerberg. Tuttavia, è proprio l'apparente semplicità di questa tecnologia e il fatto che sia a portata di mano che le consente di \"mimetizzarsi con lo sfondo a una velocità sorprendente\". In un certo senso, un codice a barre o un QR-code funzionano come un'infrastruttura: qualcosa di impercettibile nella maggior parte dei casi, da cui dipendiamo senza pensarci e che ci autorizza a fare qualcosa, determinando la forma delle azioni e usi che rende possibile. Se nulla sembra più banale del codice a barre che compare su quasi tutti i beni del mondo, l'introduzione di questa rappresentazione di un dato numerico o alfanumerico, sotto forma di un'alternanza di barre e spazi il cui spessore è variabile è stata determinante nell'accelerare l'informatizzazione.\r\n\r\n \r\n\r\nPrima dei codici a barre, non esistevano sistemi per acquisire automaticamente le informazioni sui prodotti venduti. I cassieri inserivano manualmente il prezzo di ogni prodotto venduto su registratori di cassa meccanici, prezzo che dovevano conoscere a memoria o etichettare manualmente. A loro volta, i gestori dei negozi dovevano valutare e monitorare costantemente la fornitura degli scaffali senza dati accessibili prodotto per prodotto. Nel 1952, due ingegneri, Bernard Silver e Norman Joseph Woodland (già assistente nell'ambito del progetto Manhattan che sviluppò la bomba atomica), si ispirarono al codice Morse per risolvere questo problema: punti e barre che si susseguono per trasmettere un informazione. Hanno così inventato il codice a barre, ovvero un codice in grado di fungere da mediazione tra la materialità di un oggetto e la sua identità virtuale collocata in un database digitale. Esso crea un collegamento tra il digitale e il fisico, tra l'informatica e la circolazione delle merci.\r\n\r\n \r\n\r\nAll'epoca, tuttavia, il loro codice richiedeva una lampada a incandescenza da 500 watt per essere decifrato. Essa riscaldava molto intensamente, a volte bruciava la carta come la pupilla umana, ben lontana dalle tecnologie intelligenti. La decodificazione richiedeva anche un notevole equipaggiamento materiale di computazione esteso, che era impossibile distribuire in modo massiccio ed economico. La loro invenzione rimase quindi inizialmente senza sbocco, ma depositarono il brevetto subito acquistato dalla Radio Corporation of America (RCA). Proprio come un'auto non va da nessuna parte senza l'infrastruttura stradale di accompagnamento, un oggetto tecnico esiste solo con il proprio ambiente associato, che lo condiziona e che esso condiziona a sua volta. \r\n\r\nCi vorranno altri vent'anni e nuove innovazioni perché il codice a barre diventi effettivo.\r\n\r\n \r\n\r\nNel maggio del 1960, Theodore Maiman inventa il laser, acronimo di \"amplificazione della luce mediante emissione stimolata della radiazione\", che consente un'emissione luminosa coerente e direzionale. Questa luce rossa, che conosciamo dai lettori, si associa rapidamente ai codici a barre. Nel decennio successivo, la RCA porta avanti la ricerca per automatizzare e velocizzare le casse nei negozi di alimentari. Allo stesso tempo, altri laboratori effettuano ricerche simili per monitorare la circolazione dei treni merci. A Cincinnati, il 3 luglio 1972, cioè vent'anni dopo l'invenzione di Woodland and Silver, in un Kroger Kenwood Plaza viene testato per 18 mesi un codice a barre circolare: l'esperimento mira a confrontare il volume delle vendite con altri negozi dello stesso marchio. Mentre i risultati sono convincenti in termini di risparmio di tempo, la materialità del codice pone notevoli problemi: il cerchio scelto è grande, si stampa con difficoltà, l'inchiostro scorre e rende illeggibile il codice a barre. Georges Laurer, ingegnere in IBM, trova la soluzione adottando una forma rettangolare, leggibile anche da laser scanner. Il primo test di questo nuovo codice a barre ha luogo a Troy, Ohio, il 26 giugno 1974, ed ha riguardato una scatola di gomme da masticare. Tutti questi test beneficiano di un'altra invenzione decisiva, all’epoca in piena espansione: i circuiti stampati, fondamento di tutti i microcomputer. Questi circuiti permettono di immaginare di implementare sistemi informatici in tutti i punti vendita. È stato comunque necessario contare su milioni di dollari di investimenti in apparecchiature di lettura e in un centro di elaborazione dei dati raccolti.\r\n\r\n \r\n\r\nGli industriali temono quindi fortemente una situazione in cui ogni negozio scelga il proprio modello di codice. Organizzeranno quindi immediatamente la costituzione di un modello unico e la sua imposizione dalla fabbrica per rimborsare i loro investimenti mantenendo il controllo sul formato dei codici. Georges Laurer imporrà a questo scopo lo standard Universal Product Code (UPC) prima di aggiornarlo a un codice a barre EAN, due standard internazionali ancora oggi in vigore e ampiamente utilizzati. Tra il 1972 e la fine degli anni '80 sono stati imposti codici a barre standardizzati su tutte le merci del mondo. Questa è una delle caratteristiche essenziali del successo delle tecnologie informatiche: la loro standardizzazione che ne struttura le possibilità di aggregazione e di utilizzo. La formalizzazione e l'unicità del codice a barre ne hanno permesso la generalizzazione, così come il protocollo TCP/IP governa oggi Internet.\r\n\r\n \r\n\r\nIl codice a barre è un doppio jackpot economico non appena tutte le condizioni sono soddisfatte. Accelera fino ad oggi tutti i passaggi di cassa e l'inventario delle scaffalature, aumentando la produttività del lavoro. Soprattutto, permette di estrarre automaticamente le informazioni sui beni venduti o meno. I dati raccolti stimoleranno e confluiranno poi in indagini di mercato, gusti e preferenze dei consumatori. Queste indagini serviranno poi a guidare, in cambio, le decisioni a livello di produzione industriale. Inizialmente, i codici a barre hanno solo accelerato il passaggio in cassa, poiché pochi prodotti arrivavano già etichettati. Non appena questo è stato sistemato in anticipo, i dati estratti dalla lettura del codice a barre inaugureranno la gestione dell'inventario su larga scala. L'analisi non viene più effettuata in ogni punto vendita dai gestori locali, la “mano visibile” dell'economia, ma viene ricollocata in banche dati di proprietà del management. Esse sono staccate dalla loro posizione geografica per essere elaborate e analizzate confrontando i risultati di più negozi, per ora, giorno, posizione, ecc., proprio come i volumi di big data odierni. I gestori dei punti vendita diventano semplici esecutori, invitati a convertirsi in entusiastici team building dei dipendenti o a rafforzare la “esperienza del cliente\". Questo processo richiederà diversi anni e dipenderà in particolare da quando i codici a barre verranno stampati sui prodotti già dalla loro fabbricazione in fabbrica. Non appena questa soglia viene raggiunta, i codici a barre diventano onnipresenti.\r\n\r\n \r\n\r\nL'esempio del codice a barre mostra come l'informatica coinvolga grandi numeri (la popolazione) e calcoli statistici su larga scala per stabilire confronti, ricorrenze e modelli. Anche l’”intelligenza\" delle circolazioni - l'equilibrio tra la distribuzione delle apparecchiature materiali e la centralizzazione dell'elaborazione virtuale dei dati - è fin dall'inizio monopolizzata dal management, così come oggi alcuni colossi di Internet concentrano la maggiorparte del traffico dati. L'introduzione del codice a barre consentirà, ad esempio, di modificare automaticamente i prezzi o di aumentare i “saldi\" su larga scala e indipendentemente dalle decisioni locali. Il codice a barre è inoltre accompagnato dallo scontrino, che indica il nome dei prodotti e il prezzo pagato per ciascuna merce, aprendo la possibilità di confronti da parte dei clienti, anticipati e tenuti in considerazione dalle imprese. Inizialmente, e a differenza del QR-code, i dati registrati dal codice a barre non sono individualizzati. Ciò avverrà progressivamente, in particolare attraverso lo sviluppo di carte fedeltà che consentiranno di affinare le analisi con dati collegabili a singoli clienti. Fedeltà, profili e tracciabilità appartengono alla stessa logica. Schematicamente, possiamo dire che nell'era analogica e le sue casse meccaniche, i dipendenti dovevano personalizzare il servizio per soddisfare ogni individuo. Con il digitale e le sue casse automatiche, la personalizzazione alimenta da subito la soddisfazione delle masse, seguendo la stessa logica degli algoritmi di Facebook oggi.\r\n\r\n \r\n\r\nIl codice a barre ha quindi avuto un ruolo determinante nella costruzione dell'unità di un processo, dalla produzione alla circolazione fino alla vendita delle merci. Se tale unità esisteva prima, è l'informatizzazione che ne ha garantito la leggibilità e ne ha fatto una fonte di profitto, costruendo una capacità di adattamento e modifica senza precedenti. Una breve deviazione attraverso l'industria automobilistica da Ford a Toyota illumina un altro passo in questo processo. Fu nel 1994, in una filiale della Toyota, che venne inventato il QR-Code per scopi logistici.\r\n\r\n \r\n\r\n \t DAL FORDISMO ALLA RIVOLUZIONE LOGISTICA.\r\n\r\n \r\n\r\n\"Tutti si sforzano di rimuovere la necessità di abilità in tutti i lavori della forza lavoro\" (Henry Ford, la mia vita, il mio lavoro)\r\n\r\n \r\n\r\nPochi industriali hanno avuto tanto impatto contro il movimento operaio quanto Henry Ford e le sue fabbriche di automobili. Henry Ford (1863-1947) fu il primo ad applicare su larga scala i principi di \"organizzazione scientifica del lavoro\" definiti dall'ingegnere Frederick W. Taylor (1856-1915). Quest'ultimo dedicò tutta la sua vita a ridefinire l'organizzazione del lavoro al fine di annientare l'\"indugio\" operaio e neutralizzare il relativo controllo che l'operaio professionista aveva ancora sul suo lavoro. L'organizzazione scientifica del lavoro è la controinsurrezione in marcia contro tutto il potere operaio. Frederick W. Taylor, che parlerà direttamente con Henry Ford, è l'artigiano del lavoro in catena di montaggio come modo di frammentare e despecializzare i compiti, di cronometrare ogni azione e quindi di imporre un ritmo debitamente pianificato dai quadri ingegneri. Il \"mestiere\" non solo viene aggirato dalla macchina, ma viene esso stesso distrutto come tale dall'organizzazione della fabbrica. Henry Ford applicando questi principi inaugura la produzione e il consumo di massa.\r\n\r\n \r\n\r\nL'alleanza tra la frammentazione del lavoro in catena di montaggio e la concentrazione nelle grandi fabbriche favorisce le economie di scala che consentono di produrre automobili in quantità massicce a prezzi bassi. Vengono prodotti pochi modelli all'anno, contraddistinti da alcuni dettagli in base alla categoria sociale destinataria. Quando lasciano le fabbriche, le auto vengono inviate ai concessionari che sono poi responsabili della vendita dei prodotti, anche se ciò significa conservarli in attesa che le vendite diminuiscano. In questo sistema fordista i prodotti sono pressoché identici e progettati secondo le principali macrocategorie statistiche (uomo, donna, famiglia dirigenti, ecc.). La loro distribuzione è accompagnata da logiche di pianificazione economica su larga scala.\r\n\r\n \r\n\r\n“Vale la pena ripeterlo, la domanda è: cosa fare per aumentare la produttività quando le quantità non aumentano? (Taiichi Ohno, Il sistema Toyota, p.27.)\r\n\r\n \r\n\r\nLe crisi petrolifere e il calo della crescita minano il compromesso fordista. Politicamente, il lungo maggio che si insinua negli stabilimenti Fiat in Italia e in molti stabilimenti nel mondo, tra cui Ford a Detroit, minaccia il predominio del lavoro in catena di montaggio. I capitalisti e gli industriali attuano una vasta controinsurrezione, in parte inventata in Giappone nell'organizzazione industriale delle fabbriche Toyota dall'ingegnere Taiichi Ohno, un altro grande maestro dell'organizzazione scientifica del lavoro. A differenza del modello fordista, la catena di montaggio si trasforma in unità di piccole squadre con compiti distinti ma flessibili. Il \"toyotismo\" cercherà di produrre in serie limitata prodotti differenziati e vari. L'approccio avviato da Ohno si basa su una specializzazione flessibile (cioè adattabile e modificabile) piuttosto che su grandi economie di scala. Inoltre, il controllo qualità viene effettuato su ogni parte della macchina e continuamente da un capo all'altro della catena. I suoi attori devono essere integrati nel processo, dovendo convalidare ogni passaggio mentre sono costantemente monitorati, in modo che qualsiasi errore sia localizzato, identificato e sanzionato.\r\n\r\n \r\n\r\nIl cuore di questo metodo, il suo principio fondamentale, è secondo Ohno \"produrre proprio ciò che è necessario e farlo appena in tempo\". Il metodo Toyota è la produzione a stock zero: l'invenzione della produzione just-in-time. Tuttavia, zero stock è solo un risultato del metodo senza essere il suo obiettivo in sé. Un eccesso di prodotti o di invenduti è per Ohno solo l'indice di un problema, un errore da correggere a fronte del quale va rivista tutta la filiera, anche se significa cambiare la merce prodotta a fine linea secondo la domanda. In questo sistema, orientato al \"just in time\", la produzione industriale e la sua distribuzione presuppongono un coordinamento costante dal capo delle imprese a tutti i subappaltatori, dai fornitori a monte della catena ai rivenditori dall'altra parte. La divisione in piccole squadre della catena di montaggio si tradurrà all'esterno della fabbrica nel ricorso a subappaltatori, soggetti come gli operai Toyota alla stessa pressione di qualità e rapidità di risposta agli ordini. L'organizzazione del lavoro si dà delle capacità di adattamento alle fluttuazioni dei mercati economici e alle loro incertezze. La pressione al lavoro, come evidenziato ad esempio dal libro di Kamata Satoshi \"Toyota, la fabbrica della disperazione\", è ancora grande, ma questi principi fondamentali di funzionamento sono cambiati.\r\n\r\n \r\n\r\nL'inversione all'interno degli stabilimenti Toyota testimonia un cambiamento che straripa dalle pareti della fabbrica, proprio come l'IT straripa dai computer e dai loro schermi. Il cambiamento è anche un esempio dell'applicazione delle logiche di feedback cibernetico. Quando la vendita di un prodotto sullo scaffale di un negozio di alimentari ne determina a sua volta la produzione in fabbrica, l'informazione che esce dal processo viene reintrodotta all’inizio per seguire la stessa traiettoria al contempo modificandola. La capacità di adattamento permanente dell'intero processo funziona su questa base. Alla Toyota e altrove, l'intero commercio capitalista si dota così di nuovi metodi che dipendono dalle possibilità del calcolo informatico. Lo storico James Beniger in \"The Control Revolution\" mostra che la maggior parte delle principali tecnologie inventate nel diciannovesimo secolo (il telefono, la ferrovia, la radio, la pubblicità, ecc.) cercano di rispondere a una crisi di controllo sul flusso di informazioni . Nella stessa prospettiva, l'informatica riguarda tutte le attività che trasportano o supportano le informazioni. Colonizza progressivamente \"tutti i macro-sistemi tecnici, basati sulla rete e sulla logistica (controllo delle flotte aeree, terrestri, marittime e dei flussi\". Così facendo, l'informatizzazione assume una certa forma e trasforma l'organizzazione che la sostiene, la logica tecnica e quella sociale si intrecciano.\r\n\r\n \r\n\r\nLa rivoluzione logistica o \"la guerra continuata con altri mezzi, con i mezzi del commercio\".\r\n\r\n \r\n\r\nCome il codice a barre inventato nel 1952, il sistema Toyota impiegherà quasi 20 anni per essere applicato in Giappone di fronte alla resistenza dei lavoratori e al tempo necessario per estendere le risorse informatiche per la sua attuazione. Si inserisce in una svolta in cui la logistica occupa un ruolo centrale che occuperà per tutti gli anni 1980-1990. Jasper Bernes del collettivo End Notes definisce la logistica come un progetto di \"mappatura cognitiva\" del capitale, un mezzo per rendere tangibili le catene di approvvigionamento transnazionali sempre più complesse e astratte. Parallelamente alla contemporanea finanziarizzazione degli utili, delle nuove modalità di modellazione dei dati, di visualizzazione dei circuiti distributivi, rendono percepibili e quindi modificabili le circolazioni, sempre più numerose e difficili da seguire. Inizialmente semplice mezzo, la logistica è poi diventata una scienza a sé stante.\r\n\r\n \r\n\r\nLe attuali catene di approvigionamento capitalistiche non si caratterizzano solo per la loro estensione globale e l'incredibile velocità di circolazione delle merci, ma anche per l'integrazione diretta che realizzano di spazi di lavorazione e luoghi di vendita, per la loro armonizzazione dei ritmi di produzione e consumo in un unico processo. La centralità e la velocità della logistica rendono indistinguibile la distinzione tra produzione e distribuzione, tra la fabbricazione delle merci e il loro rilascio. Dagli anni '80, i manager ed esperti del business globale hanno decantato i vantaggi della flessibilità e della gestione \"snella\" delle fabbriche. Attraverso un coordinamento sempre più fine, le aziende possono invertire il rapporto acquirente/venditore in cui le merci vengono prima prodotte e poi vendute da un intermediario a un consumatore. Consegnando le merci nel momento esatto della loro vendita, senza perdere tempo di stoccaggio, la logica del just-in-time cerca di produrre questo effetto per cui i prodotti vengono prodotti solo quando sono già venduti. Per esempio, la chiave del successo dei giganti della vendita al dettaglio come Wal-Mart, è in gran parte la loro capacità di stimare e calcolare quando determinati prodotti devono essere sullo scaffale per essere venduti.\r\n\r\n \r\n\r\nQueste informazioni consentono a Wal-Mart di limitare la sovrapproduzione come i movimenti non necessari delle scorte, di interrompere i rapporti con tali e tali subappaltatori non appena necessario o di contrattare costantemente con il miglior offerente. Come sottolinea Jasper Bernes (di cui qui riprendiamo in larga parte l’analisi): “mentre all'inizio degli anni '80 alcuni enfatizzavano la flessibilità e il dinamismo, sperando di cambiare gli equilibri di potere contro le grandi e inflessibili multinazionali in favore di aziende di piccola taglia, “aziende agili”, la gestione snella si è rivelata un cambiamento di fase piuttosto che un indebolimento delle grandi multinazionali. Questo nuovo assetto somiglia a quella che Bennett Harrison chiama “una concentrazione senza centralizzazione” del potere delle corporazioni economiche”. La logistica designa quindi questo potere attivo e mobilitabile per coordinare e coreografare il flusso delle merci, per mantenerle o tagliarle, accellerarle o rallentarle, potendo al contempo cambiare l'origine e la destinazione delle merci più o meno immediatamente (la crisi COVID all'inizio del 2020 mostrato che questo potrebbe necessitare di alcuni mesi di adeguamento). La circolazione non sostituisce la produzione, ma l'integrazione dei calcoli logistici da un'estremità all’altra della catena fino al consumatore costruisce la loro fusione. La gestione e il controllo dei flussi diventa una fonte centrale di potere e controllo.\r\n\r\n \r\n\r\n \t QR-CODE, RFID, IDENTIFICAZIONE MOBILE E INFRASTRUTTURE DI TRAFFICO.\r\n\r\n \r\n\r\nCome si collega questa storia al QR-code? Molto semplicemente, tutta questa svolta logistica si basa sull'estensione e sulla dispersione del calcolo informatico, che permette di seguire in tempo reale l'ubicazione della merce, i tempi di consegna, l'insieme dei flussi, ovvero un insieme di operazioni impossibili da realizzare e centralizzare senza la potenza dei computer. In linea con la produzione fordista, il codice a barre identifica il modello degli oggetti (un modello di t-shirt, ma non la sua unicità (questa particolare t-shirt, questo specifico esemplare)). La tracciabilità sempre più ravvicinata delle merci richiede più informazioni di quante il codice a barre possa contenere. È in questa prospettiva che una filiale di Toyota, Denso Wave, si dedica a questo problema e nel 1994 inventa il QR-Code per seguire il percorso dei pezzi di ricambio all'interno delle fabbriche. A differenza del classico codice a barre, questo codice bidimensionale può essere letto velocemente e da qualsiasi angolazione di lettura. I tre o quattro quadrati neri negli angoli servono per ricostruire l'angolo di lettura e le informazioni da estrarre dal codice. L'informazione viene parzialmente ripetuta lì in modo che a volte fino al 15% o addirittura al 30% del codice possa essere danneggiato senza impedire la lettura.\r\n\r\n \r\n\r\nI principali vantaggi del QR-code rispetto al codice a barre sono la quantità di informazioni che può contenere e la sua capacità di identificare in modo univoco ogni prodotto. Nella fabbrica automobilistica, ciò consente di tracciare accuratamente le parti in arrivo e di controllarne la qualità all'arrivo o durante tutto il processo in caso di danni o sabotaggi. Oltre a Toyota, negli anni '90, la crisi sanitaria della mucca pazza ha portato a importanti riorganizzazioni dell'industria alimentare. Di fronte alle minacce della carne contaminata ed alle istanze degli enti regolatori internazionali che hanno richiesto una maggiore tracciabilità di ogni pezzo di vacca messo in vendita, il codice QR si è affermato come uno strumento essenziale per identificare e memorizzare la traiettoria di ogni particolare merce. Codici a barre e QR-Code sono due tecnologie mobili, due mediazioni verso l'identità virtuale di un oggetto archiviato in un database. A rigor di termini, il QR-Code da solo non contiene nulla senza un lettore esterno (con una propria fonte di alimentazione) e un accesso connesso al database corrispondente. Ad esempio, un pass sanitario europeo non sarà necessariamente valido in Inghilterra o in Canada, se non fa riferimento al database corrispondente. E di conseguenza, se non fa riferimento a una foto di una persona, l'identità di chi lo porta può variare.\r\n\r\n \r\n\r\nIl QR-Code mostra che oggi le tecnologie di comunicazione mobile operano sulla base di tecnologie di identificazione. Per le merci, il QR-code viene utilizzato per identificarle in un dato momento per poi rendere possibili determinati movimenti e determinate azioni. I chip RFID (Radio Frequency Identification) sono per molti versi simili ai codici QR, tranne per il fatto che questi chip non utilizzano lettori, ma onde radio. Ciò consente di leggere il contenuto di più chip contemporaneamente, come nell'involucro di una cassa automatica Decathlon o sulla scala di un container portuale (la rete 5G in via di implementazione dovrà estendere questo tipo di possibilità). Nel 2017 erano in circolazione circa 8,7 miliardi di chip RFID. Se le app per smartphone raggiungono milioni di utenti, gli utilizzi dei chip RFID ne hanno raggiunti decine di miliardi (dal trasporto alla misurazione del livello di etanolo negli alimenti). Questi chip sono in particolare largamente utilizzati su ogni bancale di merce per identificarne il contenuto durante il trasporto, a volte con più chip sugli oggetti stessi. Trasformano i processi fisici di viaggio in traiettorie che possono essere messe in dati (come i viaggi del titolare di un tessera della metropolitana), rendendo difficile separare il reale dal virtuale. Come i codici QR, i chip RFID (tranne alcuni modelli usati di rado) non hanno fonti di energia interne, ma si basano su altri dispositivi per essere letti. Oggi la loro produzione non costa quasi nulla e partecipano a questo \"inconscio tecnologico\" che costruisce il nostro mondo. I codici QR e i chip RFID sono elementi centrali dell'Internet delle Cose o dell'informatica ubiquitaria sin d’ora. Queste tecnologie non comunicano direttamente con Internet, ma attraverso l'ambiente costruito intorno a loro, che è a sua volta costruito per farle funzionare. I flussi logistici sono ora l'area principale per l'implementazione di queste tecnologie. La storia della loro implementazione mostra che la circolazione e la conoscenza, attraverso i dati, di questi flussi di movimento è altrettanto importante. Generalmente, il gigante della logistica globale di oggi, Amazon, è allo stesso tempo attraverso la sua struttura AWS un fornitore di servizi IT, tramite il cloud, che sarebbe a priori la sua principale fonte di profitto. Amazon, per stabilire l'egemonia che conosciamo, è dunque l'infrastruttura delle circolazioni e dei servizi di elaborazione dei dati che queste circolazioni producono.\r\n\r\n \r\n\r\nSe è possibile deviare i QR-code o generarli autonomamente per altri scopi, questa capacità di per sé conta poco rispetto alla logica del trattamento dei dati e al suo modo di identificare per autorizzare, in determinate forme , la circolazione degli uomini come delle cose. La storia qui abbozzata testimonia la parte industriale che circonda ogni innovazione informatica. Ad esempio, una promessa ricorrente del mondo intelligente prevede frigoriferi connessi, in grado di avvisare i proprietari della fine delle bottiglie di coca cola o addirittura di consigliarli immediatamente. Questa promessa non è che un espediente divertente fino a quando i chip RFID non vengono installati, in fabbrica, su ogni lattina, e vengono stabiliti dei sistemi interoperabili di database (fatturati al cliente) dal frigorifero agli addetti alle consegne.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","10 Dicembre 2021","2021-12-10 19:11:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/d65acfa4cf27a7bc9913114b449ea1dd-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"223\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/d65acfa4cf27a7bc9913114b449ea1dd-223x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/d65acfa4cf27a7bc9913114b449ea1dd-223x300.jpg 223w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/d65acfa4cf27a7bc9913114b449ea1dd.jpg 450w\" sizes=\"auto, (max-width: 223px) 100vw, 223px\" />","Dai codici a barre al QR-code",1639162014,[145,146,147],"http://radioblackout.org/tag/green-pass/","http://radioblackout.org/tag/qr-code/","http://radioblackout.org/tag/sorveglianza/",[149,150,151],"green pass","qr code","sorveglianza",{"post_content":153},{"matched_tokens":154,"snippet":155,"value":156},[72,71],"l'implementazione di queste tecnologie. 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Prima di essere uno strumento di verifica del green pass, i QR-code si situano nella lunga \u003Cmark>storia\u003C/mark> dell'industrializzazione, dei flussi commerciali globalizzati e soprattutto del loro controllo, che a sua volta risponde ai mutamenti del capitalismo nel suo insieme.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/qrcodedef.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito la traduzione del testo\r\n\r\nIl QR-Code è diventato uno dei simboli del mondo smart. Dal lasciapassare sanitario ai cartelloni pubblicitari, passando per i menù dei ristoranti e i cartelli espositivi, la stessa banalità del suo utilizzo riflette l'influenza esercitata dalle tecnologie digitali. Un quadrato di superfici nere su sfondo bianco, incorniciato da tre quadrati neri, il “codice di risposta rapida” [QR] differisce dal codice a barre per le sue due dimensioni ed è più simile al microchip RFID per i pagamenti contactless. La sua \u003Cmark>storia\u003C/mark>, che questo testo si propone di ripercorrere, è inseparabile da quella del codice a barre. Fa parte \u003Cmark>della\u003C/mark> grande \u003Cmark>storia\u003C/mark> delle relazioni tra informatica e industria, che determina il ruolo crescente dell'identificazione informatica nella circolazione delle merci e delle persone. Fabbriche, logistica e banche dati sono i protagonisti \u003Cmark>della\u003C/mark> prodigiosa espansione dell'IT dall'inizio degli anni '70 agli anni '80 fino ad oggi.\r\n\r\n \r\n\r\n \t L'INVENZIONE E L'ESTENSIONE DEL CODICE A BARRE.\r\n\r\n \r\n\r\n\"Vuole dire che c'era una volta un mondo senza codici a barre? \"\r\n\r\n \r\n\r\nNella loro \u003Cmark>storia\u003C/mark> dell'informatica \"ubiqua\", Geneviève Bell e Paul Dourish parlano di \"domani di ieri\" per definire il modo in cui l'attenzione alle promesse magniloquenti delle tecnologie future tenda a mascherare l’influenza di quelle che sono già esistenti. Certo, il QR-Code è più prosaico dei sogni di un mondo interattivo promesso da Mark Weiser, o del metaverso annunciato da Mark Zuckerberg. Tuttavia, è proprio l'apparente semplicità di questa \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> e il fatto che sia a portata di mano che le consente di \"mimetizzarsi con lo sfondo a una velocità sorprendente\". In un certo senso, un codice a barre o un QR-code funzionano come un'infrastruttura: qualcosa di impercettibile nella maggior parte dei casi, da cui dipendiamo senza pensarci e che ci autorizza a fare qualcosa, determinando la forma delle azioni e usi che rende possibile. Se nulla sembra più banale del codice a barre che compare su quasi tutti i beni del mondo, l'introduzione di questa rappresentazione di un dato numerico o alfanumerico, sotto forma di un'alternanza di barre e spazi il cui spessore è variabile è stata determinante nell'accelerare l'informatizzazione.\r\n\r\n \r\n\r\nPrima dei codici a barre, non esistevano sistemi per acquisire automaticamente le informazioni sui prodotti venduti. I cassieri inserivano manualmente il prezzo di ogni prodotto venduto su registratori di cassa meccanici, prezzo che dovevano conoscere a memoria o etichettare manualmente. A loro volta, i gestori dei negozi dovevano valutare e monitorare costantemente la fornitura degli scaffali senza dati accessibili prodotto per prodotto. Nel 1952, due ingegneri, Bernard Silver e Norman Joseph Woodland (già assistente nell'ambito del progetto Manhattan che sviluppò la bomba atomica), si ispirarono al codice Morse per risolvere questo problema: punti e barre che si susseguono per trasmettere un informazione. Hanno così inventato il codice a barre, ovvero un codice in grado di fungere da mediazione tra la materialità di un oggetto e la sua identità virtuale collocata in un database digitale. Esso crea un collegamento tra il digitale e il fisico, tra l'informatica e la circolazione delle merci.\r\n\r\n \r\n\r\nAll'epoca, tuttavia, il loro codice richiedeva una lampada a incandescenza da 500 watt per essere decifrato. Essa riscaldava molto intensamente, a volte bruciava la carta come la pupilla umana, ben lontana dalle tecnologie intelligenti. La decodificazione richiedeva anche un notevole equipaggiamento materiale di computazione esteso, che era impossibile distribuire in modo massiccio ed economico. La loro invenzione rimase quindi inizialmente senza sbocco, ma depositarono il brevetto subito acquistato dalla Radio Corporation of America (RCA). Proprio come un'auto non va da nessuna parte senza l'infrastruttura stradale di accompagnamento, un oggetto tecnico esiste solo con il proprio ambiente associato, che lo condiziona e che esso condiziona a sua volta. \r\n\r\nCi vorranno altri vent'anni e nuove innovazioni perché il codice a barre diventi effettivo.\r\n\r\n \r\n\r\nNel maggio del 1960, Theodore Maiman inventa il laser, acronimo di \"amplificazione \u003Cmark>della\u003C/mark> luce mediante emissione stimolata \u003Cmark>della\u003C/mark> radiazione\", che consente un'emissione luminosa coerente e direzionale. Questa luce rossa, che conosciamo dai lettori, si associa rapidamente ai codici a barre. Nel decennio successivo, la RCA porta avanti la ricerca per automatizzare e velocizzare le casse nei negozi di alimentari. Allo stesso tempo, altri laboratori effettuano ricerche simili per monitorare la circolazione dei treni merci. A Cincinnati, il 3 luglio 1972, cioè vent'anni dopo l'invenzione di Woodland and Silver, in un Kroger Kenwood Plaza viene testato per 18 mesi un codice a barre circolare: l'esperimento mira a confrontare il volume delle vendite con altri negozi dello stesso marchio. Mentre i risultati sono convincenti in termini di risparmio di tempo, la materialità del codice pone notevoli problemi: il cerchio scelto è grande, si stampa con difficoltà, l'inchiostro scorre e rende illeggibile il codice a barre. Georges Laurer, ingegnere in IBM, trova la soluzione adottando una forma rettangolare, leggibile anche da laser scanner. Il primo test di questo nuovo codice a barre ha luogo a Troy, Ohio, il 26 giugno 1974, ed ha riguardato una scatola di gomme da masticare. Tutti questi test beneficiano di un'altra invenzione decisiva, all’epoca in piena espansione: i circuiti stampati, fondamento di tutti i microcomputer. Questi circuiti permettono di immaginare di implementare sistemi informatici in tutti i punti vendita. È stato comunque necessario contare su milioni di dollari di investimenti in apparecchiature di lettura e in un centro di elaborazione dei dati raccolti.\r\n\r\n \r\n\r\nGli industriali temono quindi fortemente una situazione in cui ogni negozio scelga il proprio modello di codice. Organizzeranno quindi immediatamente la costituzione di un modello unico e la sua imposizione dalla fabbrica per rimborsare i loro investimenti mantenendo il controllo sul formato dei codici. Georges Laurer imporrà a questo scopo lo standard Universal Product Code (UPC) prima di aggiornarlo a un codice a barre EAN, due standard internazionali ancora oggi in vigore e ampiamente utilizzati. Tra il 1972 e la fine degli anni '80 sono stati imposti codici a barre standardizzati su tutte le merci del mondo. Questa è una delle caratteristiche essenziali del successo delle tecnologie informatiche: la loro standardizzazione che ne struttura le possibilità di aggregazione e di utilizzo. La formalizzazione e l'unicità del codice a barre ne hanno permesso la generalizzazione, così come il protocollo TCP/IP governa oggi Internet.\r\n\r\n \r\n\r\nIl codice a barre è un doppio jackpot economico non appena tutte le condizioni sono soddisfatte. Accelera fino ad oggi tutti i passaggi di cassa e l'inventario delle scaffalature, aumentando la produttività del lavoro. Soprattutto, permette di estrarre automaticamente le informazioni sui beni venduti o meno. I dati raccolti stimoleranno e confluiranno poi in indagini di mercato, gusti e preferenze dei consumatori. Queste indagini serviranno poi a guidare, in cambio, le decisioni a livello di produzione industriale. Inizialmente, i codici a barre hanno solo accelerato il passaggio in cassa, poiché pochi prodotti arrivavano già etichettati. Non appena questo è stato sistemato in anticipo, i dati estratti dalla lettura del codice a barre inaugureranno la gestione dell'inventario su larga scala. L'analisi non viene più effettuata in ogni punto vendita dai gestori locali, la “mano visibile” dell'economia, ma viene ricollocata in banche dati di proprietà del management. Esse sono staccate dalla loro posizione geografica per essere elaborate e analizzate confrontando i risultati di più negozi, per ora, giorno, posizione, ecc., proprio come i volumi di big data odierni. I gestori dei punti vendita diventano semplici esecutori, invitati a convertirsi in entusiastici team building dei dipendenti o a rafforzare la “esperienza del cliente\". Questo processo richiederà diversi anni e dipenderà in particolare da quando i codici a barre verranno stampati sui prodotti già dalla loro fabbricazione in fabbrica. Non appena questa soglia viene raggiunta, i codici a barre diventano onnipresenti.\r\n\r\n \r\n\r\nL'esempio del codice a barre mostra come l'informatica coinvolga grandi numeri (la popolazione) e calcoli statistici su larga scala per stabilire confronti, ricorrenze e modelli. Anche l’”intelligenza\" delle circolazioni - l'equilibrio tra la distribuzione delle apparecchiature materiali e la centralizzazione dell'elaborazione virtuale dei dati - è fin dall'inizio monopolizzata dal management, così come oggi alcuni colossi di Internet concentrano la maggiorparte del traffico dati. L'introduzione del codice a barre consentirà, ad esempio, di modificare automaticamente i prezzi o di aumentare i “saldi\" su larga scala e indipendentemente dalle decisioni locali. Il codice a barre è inoltre accompagnato dallo scontrino, che indica il nome dei prodotti e il prezzo pagato per ciascuna merce, aprendo la possibilità di confronti da parte dei clienti, anticipati e tenuti in considerazione dalle imprese. Inizialmente, e a differenza del QR-code, i dati registrati dal codice a barre non sono individualizzati. Ciò avverrà progressivamente, in particolare attraverso lo sviluppo di carte fedeltà che consentiranno di affinare le analisi con dati collegabili a singoli clienti. Fedeltà, profili e tracciabilità appartengono alla stessa logica. Schematicamente, possiamo dire che nell'era analogica e le sue casse meccaniche, i dipendenti dovevano personalizzare il servizio per soddisfare ogni individuo. Con il digitale e le sue casse automatiche, la personalizzazione alimenta da subito la soddisfazione delle masse, seguendo la stessa logica degli algoritmi di Facebook oggi.\r\n\r\n \r\n\r\nIl codice a barre ha quindi avuto un ruolo determinante nella costruzione dell'unità di un processo, dalla produzione alla circolazione fino alla vendita delle merci. Se tale unità esisteva prima, è l'informatizzazione che ne ha garantito la leggibilità e ne ha fatto una fonte di profitto, costruendo una capacità di adattamento e modifica senza precedenti. Una breve deviazione attraverso l'industria automobilistica da Ford a Toyota illumina un altro passo in questo processo. Fu nel 1994, in una filiale \u003Cmark>della\u003C/mark> Toyota, che venne inventato il QR-Code per scopi logistici.\r\n\r\n \r\n\r\n \t DAL FORDISMO ALLA RIVOLUZIONE LOGISTICA.\r\n\r\n \r\n\r\n\"Tutti si sforzano di rimuovere la necessità di abilità in tutti i lavori \u003Cmark>della\u003C/mark> forza lavoro\" (Henry Ford, la mia vita, il mio lavoro)\r\n\r\n \r\n\r\nPochi industriali hanno avuto tanto impatto contro il movimento operaio quanto Henry Ford e le sue fabbriche di automobili. Henry Ford (1863-1947) fu il primo ad applicare su larga scala i principi di \"organizzazione scientifica del lavoro\" definiti dall'ingegnere Frederick W. Taylor (1856-1915). Quest'ultimo dedicò tutta la sua vita a ridefinire l'organizzazione del lavoro al fine di annientare l'\"indugio\" operaio e neutralizzare il relativo controllo che l'operaio professionista aveva ancora sul suo lavoro. L'organizzazione scientifica del lavoro è la controinsurrezione in marcia contro tutto il potere operaio. Frederick W. Taylor, che parlerà direttamente con Henry Ford, è l'artigiano del lavoro in catena di montaggio come modo di frammentare e despecializzare i compiti, di cronometrare ogni azione e quindi di imporre un ritmo debitamente pianificato dai quadri ingegneri. Il \"mestiere\" non solo viene aggirato dalla macchina, ma viene esso stesso distrutto come tale dall'organizzazione \u003Cmark>della\u003C/mark> fabbrica. Henry Ford applicando questi principi inaugura la produzione e il consumo di massa.\r\n\r\n \r\n\r\nL'alleanza tra la frammentazione del lavoro in catena di montaggio e la concentrazione nelle grandi fabbriche favorisce le economie di scala che consentono di produrre automobili in quantità massicce a prezzi bassi. Vengono prodotti pochi modelli all'anno, contraddistinti da alcuni dettagli in base alla categoria sociale destinataria. Quando lasciano le fabbriche, le auto vengono inviate ai concessionari che sono poi responsabili \u003Cmark>della\u003C/mark> vendita dei prodotti, anche se ciò significa conservarli in attesa che le vendite diminuiscano. In questo sistema fordista i prodotti sono pressoché identici e progettati secondo le principali macrocategorie statistiche (uomo, donna, famiglia dirigenti, ecc.). La loro distribuzione è accompagnata da logiche di pianificazione economica su larga scala.\r\n\r\n \r\n\r\n“Vale la pena ripeterlo, la domanda è: cosa fare per aumentare la produttività quando le quantità non aumentano? (Taiichi Ohno, Il sistema Toyota, p.27.)\r\n\r\n \r\n\r\nLe crisi petrolifere e il calo \u003Cmark>della\u003C/mark> crescita minano il compromesso fordista. Politicamente, il lungo maggio che si insinua negli stabilimenti Fiat in Italia e in molti stabilimenti nel mondo, tra cui Ford a Detroit, minaccia il predominio del lavoro in catena di montaggio. I capitalisti e gli industriali attuano una vasta controinsurrezione, in parte inventata in Giappone nell'organizzazione industriale delle fabbriche Toyota dall'ingegnere Taiichi Ohno, un altro grande maestro dell'organizzazione scientifica del lavoro. A differenza del modello fordista, la catena di montaggio si trasforma in unità di piccole squadre con compiti distinti ma flessibili. Il \"toyotismo\" cercherà di produrre in serie limitata prodotti differenziati e vari. L'approccio avviato da Ohno si basa su una specializzazione flessibile (cioè adattabile e modificabile) piuttosto che su grandi economie di scala. Inoltre, il controllo qualità viene effettuato su ogni parte \u003Cmark>della\u003C/mark> macchina e continuamente da un capo all'altro \u003Cmark>della\u003C/mark> catena. I suoi attori devono essere integrati nel processo, dovendo convalidare ogni passaggio mentre sono costantemente monitorati, in modo che qualsiasi errore sia localizzato, identificato e sanzionato.\r\n\r\n \r\n\r\nIl cuore di questo metodo, il suo principio fondamentale, è secondo Ohno \"produrre proprio ciò che è necessario e farlo appena in tempo\". Il metodo Toyota è la produzione a stock zero: l'invenzione \u003Cmark>della\u003C/mark> produzione just-in-time. Tuttavia, zero stock è solo un risultato del metodo senza essere il suo obiettivo in sé. Un eccesso di prodotti o di invenduti è per Ohno solo l'indice di un problema, un errore da correggere a fronte del quale va rivista tutta la filiera, anche se significa cambiare la merce prodotta a fine linea secondo la domanda. In questo sistema, orientato al \"just in time\", la produzione industriale e la sua distribuzione presuppongono un coordinamento costante dal capo delle imprese a tutti i subappaltatori, dai fornitori a monte \u003Cmark>della\u003C/mark> catena ai rivenditori dall'altra parte. La divisione in piccole squadre \u003Cmark>della\u003C/mark> catena di montaggio si tradurrà all'esterno \u003Cmark>della\u003C/mark> fabbrica nel ricorso a subappaltatori, soggetti come gli operai Toyota alla stessa pressione di qualità e rapidità di risposta agli ordini. L'organizzazione del lavoro si dà delle capacità di adattamento alle fluttuazioni dei mercati economici e alle loro incertezze. La pressione al lavoro, come evidenziato ad esempio dal libro di Kamata Satoshi \"Toyota, la fabbrica \u003Cmark>della\u003C/mark> disperazione\", è ancora grande, ma questi principi fondamentali di funzionamento sono cambiati.\r\n\r\n \r\n\r\nL'inversione all'interno degli stabilimenti Toyota testimonia un cambiamento che straripa dalle pareti \u003Cmark>della\u003C/mark> fabbrica, proprio come l'IT straripa dai computer e dai loro schermi. Il cambiamento è anche un esempio dell'applicazione delle logiche di feedback cibernetico. Quando la vendita di un prodotto sullo scaffale di un negozio di alimentari ne determina a sua volta la produzione in fabbrica, l'informazione che esce dal processo viene reintrodotta all’inizio per seguire la stessa traiettoria al contempo modificandola. La capacità di adattamento permanente dell'intero processo funziona su questa base. Alla Toyota e altrove, l'intero commercio capitalista si dota così di nuovi metodi che dipendono dalle possibilità del calcolo informatico. Lo storico James Beniger in \"The Control Revolution\" mostra che la maggior parte delle principali tecnologie inventate nel diciannovesimo secolo (il telefono, la ferrovia, la radio, la pubblicità, ecc.) cercano di rispondere a una crisi di controllo sul flusso di informazioni . Nella stessa prospettiva, l'informatica riguarda tutte le attività che trasportano o supportano le informazioni. Colonizza progressivamente \"tutti i macro-sistemi tecnici, basati sulla rete e sulla logistica (controllo delle flotte aeree, terrestri, marittime e dei flussi\". Così facendo, l'informatizzazione assume una certa forma e trasforma l'organizzazione che la sostiene, la logica tecnica e quella sociale si intrecciano.\r\n\r\n \r\n\r\nLa rivoluzione logistica o \"la guerra continuata con altri mezzi, con i mezzi del commercio\".\r\n\r\n \r\n\r\nCome il codice a barre inventato nel 1952, il sistema Toyota impiegherà quasi 20 anni per essere applicato in Giappone di fronte alla resistenza dei lavoratori e al tempo necessario per estendere le risorse informatiche per la sua attuazione. Si inserisce in una svolta in cui la logistica occupa un ruolo centrale che occuperà per tutti gli anni 1980-1990. Jasper Bernes del collettivo End Notes definisce la logistica come un progetto di \"mappatura cognitiva\" del capitale, un mezzo per rendere tangibili le catene di approvvigionamento transnazionali sempre più complesse e astratte. Parallelamente alla contemporanea finanziarizzazione degli utili, delle nuove modalità di modellazione dei dati, di visualizzazione dei circuiti distributivi, rendono percepibili e quindi modificabili le circolazioni, sempre più numerose e difficili da seguire. Inizialmente semplice mezzo, la logistica è poi diventata una scienza a sé stante.\r\n\r\n \r\n\r\nLe attuali catene di approvigionamento capitalistiche non si caratterizzano solo per la loro estensione globale e l'incredibile velocità di circolazione delle merci, ma anche per l'integrazione diretta che realizzano di spazi di lavorazione e luoghi di vendita, per la loro armonizzazione dei ritmi di produzione e consumo in un unico processo. La centralità e la velocità \u003Cmark>della\u003C/mark> logistica rendono indistinguibile la distinzione tra produzione e distribuzione, tra la fabbricazione delle merci e il loro rilascio. Dagli anni '80, i manager ed esperti del business globale hanno decantato i vantaggi \u003Cmark>della\u003C/mark> flessibilità e \u003Cmark>della\u003C/mark> gestione \"snella\" delle fabbriche. Attraverso un coordinamento sempre più fine, le aziende possono invertire il rapporto acquirente/venditore in cui le merci vengono prima prodotte e poi vendute da un intermediario a un consumatore. Consegnando le merci nel momento esatto \u003Cmark>della\u003C/mark> loro vendita, senza perdere tempo di stoccaggio, la logica del just-in-time cerca di produrre questo effetto per cui i prodotti vengono prodotti solo quando sono già venduti. Per esempio, la chiave del successo dei giganti \u003Cmark>della\u003C/mark> vendita al dettaglio come Wal-Mart, è in gran parte la loro capacità di stimare e calcolare quando determinati prodotti devono essere sullo scaffale per essere venduti.\r\n\r\n \r\n\r\nQueste informazioni consentono a Wal-Mart di limitare la sovrapproduzione come i movimenti non necessari delle scorte, di interrompere i rapporti con tali e tali subappaltatori non appena necessario o di contrattare costantemente con il miglior offerente. Come sottolinea Jasper Bernes (di cui qui riprendiamo in larga parte l’analisi): “mentre all'inizio degli anni '80 alcuni enfatizzavano la flessibilità e il dinamismo, sperando di cambiare gli equilibri di potere contro le grandi e inflessibili multinazionali in favore di aziende di piccola taglia, “aziende agili”, la gestione snella si è rivelata un cambiamento di fase piuttosto che un indebolimento delle grandi multinazionali. Questo nuovo assetto somiglia a quella che Bennett Harrison chiama “una concentrazione senza centralizzazione” del potere delle corporazioni economiche”. La logistica designa quindi questo potere attivo e mobilitabile per coordinare e coreografare il flusso delle merci, per mantenerle o tagliarle, accellerarle o rallentarle, potendo al contempo cambiare l'origine e la destinazione delle merci più o meno immediatamente (la crisi COVID all'inizio del 2020 mostrato che questo potrebbe necessitare di alcuni mesi di adeguamento). La circolazione non sostituisce la produzione, ma l'integrazione dei calcoli logistici da un'estremità all’altra \u003Cmark>della\u003C/mark> catena fino al consumatore costruisce la loro fusione. La gestione e il controllo dei flussi diventa una fonte centrale di potere e controllo.\r\n\r\n \r\n\r\n \t QR-CODE, RFID, IDENTIFICAZIONE MOBILE E INFRASTRUTTURE DI TRAFFICO.\r\n\r\n \r\n\r\nCome si collega questa \u003Cmark>storia\u003C/mark> al QR-code? Molto semplicemente, tutta questa svolta logistica si basa sull'estensione e sulla dispersione del calcolo informatico, che permette di seguire in tempo reale l'ubicazione \u003Cmark>della\u003C/mark> merce, i tempi di consegna, l'insieme dei flussi, ovvero un insieme di operazioni impossibili da realizzare e centralizzare senza la potenza dei computer. In linea con la produzione fordista, il codice a barre identifica il modello degli oggetti (un modello di t-shirt, ma non la sua unicità (questa particolare t-shirt, questo specifico esemplare)). La tracciabilità sempre più ravvicinata delle merci richiede più informazioni di quante il codice a barre possa contenere. È in questa prospettiva che una filiale di Toyota, Denso Wave, si dedica a questo problema e nel 1994 inventa il QR-Code per seguire il percorso dei pezzi di ricambio all'interno delle fabbriche. A differenza del classico codice a barre, questo codice bidimensionale può essere letto velocemente e da qualsiasi angolazione di lettura. I tre o quattro quadrati neri negli angoli servono per ricostruire l'angolo di lettura e le informazioni da estrarre dal codice. L'informazione viene parzialmente ripetuta lì in modo che a volte fino al 15% o addirittura al 30% del codice possa essere danneggiato senza impedire la lettura.\r\n\r\n \r\n\r\nI principali vantaggi del QR-code rispetto al codice a barre sono la quantità di informazioni che può contenere e la sua capacità di identificare in modo univoco ogni prodotto. Nella fabbrica automobilistica, ciò consente di tracciare accuratamente le parti in arrivo e di controllarne la qualità all'arrivo o durante tutto il processo in caso di danni o sabotaggi. Oltre a Toyota, negli anni '90, la crisi sanitaria \u003Cmark>della\u003C/mark> mucca pazza ha portato a importanti riorganizzazioni dell'industria alimentare. Di fronte alle minacce \u003Cmark>della\u003C/mark> carne contaminata ed alle istanze degli enti regolatori internazionali che hanno richiesto una maggiore tracciabilità di ogni pezzo di vacca messo in vendita, il codice QR si è affermato come uno strumento essenziale per identificare e memorizzare la traiettoria di ogni particolare merce. Codici a barre e QR-Code sono due tecnologie mobili, due mediazioni verso l'identità virtuale di un oggetto archiviato in un database. A rigor di termini, il QR-Code da solo non contiene nulla senza un lettore esterno (con una propria fonte di alimentazione) e un accesso connesso al database corrispondente. Ad esempio, un pass sanitario europeo non sarà necessariamente valido in Inghilterra o in Canada, se non fa riferimento al database corrispondente. E di conseguenza, se non fa riferimento a una foto di una persona, l'identità di chi lo porta può variare.\r\n\r\n \r\n\r\nIl QR-Code mostra che oggi le tecnologie di comunicazione mobile operano sulla base di tecnologie di identificazione. Per le merci, il QR-code viene utilizzato per identificarle in un dato momento per poi rendere possibili determinati movimenti e determinate azioni. I chip RFID (Radio Frequency Identification) sono per molti versi simili ai codici QR, tranne per il fatto che questi chip non utilizzano lettori, ma onde radio. Ciò consente di leggere il contenuto di più chip contemporaneamente, come nell'involucro di una cassa automatica Decathlon o sulla scala di un container portuale (la rete 5G in via di implementazione dovrà estendere questo tipo di possibilità). Nel 2017 erano in circolazione circa 8,7 miliardi di chip RFID. Se le app per smartphone raggiungono milioni di utenti, gli utilizzi dei chip RFID ne hanno raggiunti decine di miliardi (dal trasporto alla misurazione del livello di etanolo negli alimenti). Questi chip sono in particolare largamente utilizzati su ogni bancale di merce per identificarne il contenuto durante il trasporto, a volte con più chip sugli oggetti stessi. Trasformano i processi fisici di viaggio in traiettorie che possono essere messe in dati (come i viaggi del titolare di un tessera \u003Cmark>della\u003C/mark> metropolitana), rendendo difficile separare il reale dal virtuale. Come i codici QR, i chip RFID (tranne alcuni modelli usati di rado) non hanno fonti di energia interne, ma si basano su altri dispositivi per essere letti. Oggi la loro produzione non costa quasi nulla e partecipano a questo \"inconscio tecnologico\" che costruisce il nostro mondo. I codici QR e i chip RFID sono elementi centrali dell'Internet delle Cose o dell'informatica ubiquitaria sin d’ora. Queste tecnologie non comunicano direttamente con Internet, ma attraverso l'ambiente costruito intorno a loro, che è a sua volta costruito per farle funzionare. I flussi logistici sono ora l'area principale per l'implementazione di queste tecnologie. La \u003Cmark>storia\u003C/mark> \u003Cmark>della\u003C/mark> loro implementazione mostra che la circolazione e la conoscenza, attraverso i dati, di questi flussi di movimento è altrettanto importante. Generalmente, il gigante \u003Cmark>della\u003C/mark> logistica globale di oggi, Amazon, è allo stesso tempo attraverso la sua struttura AWS un fornitore di servizi IT, tramite il cloud, che sarebbe a priori la sua principale fonte di profitto. Amazon, per stabilire l'egemonia che conosciamo, è dunque l'infrastruttura delle circolazioni e dei servizi di elaborazione dei dati che queste circolazioni producono.\r\n\r\n \r\n\r\nSe è possibile deviare i QR-code o generarli autonomamente per altri scopi, questa capacità di per sé conta poco rispetto alla logica del trattamento dei dati e al suo modo di identificare per autorizzare, in determinate forme , la circolazione degli uomini come delle cose. La \u003Cmark>storia\u003C/mark> qui abbozzata testimonia la parte industriale che circonda ogni innovazione informatica. Ad esempio, una promessa ricorrente del mondo intelligente prevede frigoriferi connessi, in grado di avvisare i proprietari \u003Cmark>della\u003C/mark> fine delle bottiglie di coca cola o addirittura di consigliarli immediatamente. Questa promessa non è che un espediente divertente fino a quando i chip RFID non vengono installati, in fabbrica, su ogni lattina, e vengono stabiliti dei sistemi interoperabili di database (fatturati al cliente) dal frigorifero agli addetti alle consegne.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[158],{"field":77,"matched_tokens":159,"snippet":155,"value":156},[72,71],{"best_field_score":81,"best_field_weight":36,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":44,"score":82,"tokens_matched":83,"typo_prefix_score":44},{"document":162,"highlight":176,"highlights":181,"text_match":79,"text_match_info":184},{"cat_link":163,"category":164,"comment_count":44,"id":165,"is_sticky":44,"permalink":166,"post_author":47,"post_content":167,"post_date":168,"post_excerpt":92,"post_id":165,"post_modified":169,"post_thumbnail":170,"post_thumbnail_html":171,"post_title":172,"post_type":55,"sort_by_date":173,"tag_links":174,"tags":175},[41],[43],"53062","http://radioblackout.org/2019/03/caso-huwaei-perche-fa-cosi-paura-il-5g/","Dopo l’arresto in Canada su richiesta statunitense di Meng Wanzhou, direttore finanziario e erede dell'impero delle telecomunicazioni Huwaei, nel dicembre scorso, le tensioni legate alla progressione nel campo dell’hi-tech della Cina sono diventate di dominio pubblico. Huwaei non è infatti che la punta visibile di un immenso iceberg che si chiama sorpasso tecnologico della Cina sugli Stati Uniti. La storia insegna che nessun paese perno di un ciclo di accumulazione capitalistica ha passato il testimone dell’egemonia senza combattere con ogni mezzo per restare al suo posto. Si tratta di una guerra già guerreggiata se non nel campo militare sicuramente in quello economico e tecnologico. In questa prospettiva vanno lette le reazioni virulente dell’amministrazione americana alla possibilità che alcuni paesi europei usino come vendor della della tecnologia 5G l’azienda a oggi più avanzata in questo campo, la huwaei, accusata di copiare tecnologie statunitensi o di voler usare l’infrastruttura di rete come cavallo di troia per attacchi informatici. Il tutto s’inserisce quindi nel quadro più ampio di un peculiare espansionismo imperialista cinese con la cosiddetta \"Nuova via della seta\" ma anche con le vaste operazioni di land grabbing in Africa a cui gli USA stanno reagendo con la strenua difesa del ruolo del dollaro e una guerra dei dazi ancora ai suoi prodromi.\r\nNe abbiamo parlato con Vincenzo Comito, economista\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/comito.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","14 Marzo 2019","2019-03-14 15:01:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/46609641_303-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/46609641_303-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/46609641_303-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/46609641_303.jpg 700w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Caso huwaei: perché fa cosi paura il 5G?",1552567831,[],[],{"post_content":177},{"matched_tokens":178,"snippet":179,"value":180},[71,71,121],"europei usino come vendor \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> 5G l’azienda a oggi più","Dopo l’arresto in Canada su richiesta statunitense di Meng Wanzhou, direttore finanziario e erede dell'impero delle telecomunicazioni Huwaei, nel dicembre scorso, le tensioni legate alla progressione nel campo dell’hi-tech \u003Cmark>della\u003C/mark> Cina sono diventate di dominio pubblico. 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I cinesi sono dibattuti se sia ancora davvero importante mantenere una zona cuscinetto per non confinare con gli “Stati Uniti”, il regime del nord si è aperto a relazioni durante la pausa olimpica e soprattutto soffre una carestia che potrebbe convincerlo a negoziare con Moon dopo la dimostrazione muscolare con l’inetto Trump.\r\n\r\nSi è assistito a un confronto a distanza tra Kim Yo-jong e Ivanka Trump, chiamate a incarnare i sentimenti dei loro parenti: da un lato sanzioni un po' ottuse e dall'altro enigmatici sorrisi che fanno da corollario a un 2017 di test missilistici e sfide machiste, fino al paradosso della dimostrazione del possesso della tecnologia nucleare in pieno spirito olimpico. Pessimi segnali sembrano affacciarsi all’orizzonte\r\n\r\nTra i massimi esperti europei di Estremo Oriente e in particolare di storia e cultura coreane, Rosella Ideo ci ha accompagnato lungo il 38° parallelo per tentare di immaginare possibili evoluzioni di questa situazione coreana, «ancora molto tesa e preoccupante».\r\n\r\nA che punto sta la frontiera coreana?","2 Marzo 2018","2018-03-07 12:38:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/confine-coreano-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/confine-coreano-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/confine-coreano-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/confine-coreano.jpg 768w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","I trampolini possibili per le Coree postolimpiche",1520033598,[199,200,201,202,203],"http://radioblackout.org/tag/corea-del-nord/","http://radioblackout.org/tag/corea-del-sud/","http://radioblackout.org/tag/kim-jong-un/","http://radioblackout.org/tag/kim-yo-jong/","http://radioblackout.org/tag/moon-jae-in/",[205,206,207,18,208],"corea del nord","corea del sud","Kim Jong-un","Moon Jae-in",{"post_content":210},{"matched_tokens":211,"snippet":212,"value":213},[71,71,121],"paradosso \u003Cmark>della\u003C/mark> dimostrazione del possesso \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> nucleare in pieno spirito olimpico.","Uno dei tanti momenti di possibile evoluzione dell’impasse coreano che puntualmente si sono sempre spenti per alterne vicende; anche ora sembra che Moon Jae-in intenda sfruttare la congiuntura favorevole e giungere a una situazione pacificata. 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A partire da giorno 23 di novembre, anticipando di circa un mese la data stabilita in precedenza e con un preavviso ai lavoratori di poco più d'una settimana, la fabbrica siciliana terminerà, nella sostanza ed in maniera definitiva, le sue attività.\r\nAllo stato attuale il grosso degli operai FIAT dovrebbe trovare nuova occupazione nella DR, minuscola casa automobilistica specializzata nel ricarrozzare, parzialmente, auto cinesi. Marchio dalle ridottissime quote di mercato, un mercato per di più in generale restrizione, per cui la capacità produttiva di Termini appare grandemente eccedente. Altra parte dei lavoratori termitani verrebbero invece riassorbiti in una galassia di aziende ed azienducole o irrilevanti o anch'esse incapaci di dare una, seppur minima, garanzia di mantenimento occupazionale.\r\n\r\nAbbiamo fatto il punto con un compagno palermitano, Ivan [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/ivan_termini.mp3\"] Scarica file\r\n\r\n11/11/2011 Quello del 4f è uno dei casi più gravi di corruzione avvenuti della città di Barcellona negli ultimi anni. Coinvolti polizia, giudici, governo. Domani alle ore 18 a Barcellona nel Forat de la Vergonya si terrà una manifestazione per chiedere che almeno nell’ultimo grado di giudizio vengano ricusate le testimonianze dell’accusa, dato che tutte le condanne si sono basate sulle dichiarazioni di due poliziotti attualmente condannati per torture e abuso di potere. L'approfondimento a cura di Radio Borroka. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/audio4f.mp3\"] Scarica file \r\n\r\n11/11/2011 Oggi ricorre l'anniversario dell'uccisione di Carlos Palomino, un giovane antifascista di Madrid, accoltellato e ammazzato da un fascista nella stazione della metropolitana nel 2007. Il racconto di Mikel della Coordinadora antifascista di Madrid. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/mickel_anniversario_omicidiocarlos_spagna.mp3\"] Scarica file\r\n\r\n\r\n11/11/2011 La storia di Malika, sottoposta a Tso mentre era al sesto mese di gravidanza solo per essere sfrattata e buttata fuori di casa. Le donne del movimento per la lotta della casa di Firenze e il Collettivo antipsichiatrico A. Artaud di Pisa da tempo seguono la vicenda e ora stanno cercando che i fatti non vengano arichiviati dal tribunale che ha già negato il rinvio a giudizio per molti dei responsabili. La corrispondenza con Diego da Firenze in vista del presidio e della mobilitazione di domani in solidarietà a Malika. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/diego_malika_sfrattotso.mp3\"] Scarica file\r\n\r\n\r\n11/11/2011 La Fiat nega le elezioni delle Rsu alle carrozzerie Ex Bertone di Grugliasco. Prova di forza del Lingotto contro la Fiom ed ennesimo attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici da mesi in cassa integrazione. Marchionne minaccia di portare la produzione della Maserati altrove, mentre la Fismic accusa la Fiom di posizioni ideologiche e ritira le liste dei delegati per impedire il ricorso alle urne. Oggi manifestazione a Torino sotto Comune, Provincia e Regione. La corrispondenza con Federico Bellono, segretario Fiom Torino. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/bellono_fiom_exbertone.mp3\"] Scarica file\r\n\r\n9/11/2011 F35. Intervista a Umberto sulla manifestazione di Novara di sabato 12 novembre. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/umberto_f35.mp3\"] Scarica il file\r\n\r\n9/11/2011 Esselunga di Pioltello. Intervista a Luis, uno dei lavoratori in lotta.[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/luis_esselunga.mp3\"] Scarica il file\r\n\r\n9/11/2011 Grecia: intervista a Fotis, Comunisti libertari di Atene, sulla situazione nel paese. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/fotis_atene.mp3\"] Scarica il file\r\n\r\n8/11/2011 - Una chiacchierata su Consumo, Metropoli e Conflitto con Massimo Ilardi, professore di sociologia all'Università di Camerino, a partire dal caso-Trony, l'apertura di un nuovo centro commerciale alle porte di Roma. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/mas_ilardi_8nov2011.mp3\"] Scarica il file\r\n\r\n8/11/2011 - Qualche giorno prima della relazione dell'Aiea (Angenzia Internazionale sull'energia atomica) sullo stato della tecnologia nucleare in Iran, Israele ne approfitta e dichiara pubblicamente le proprie intenzioni di intervenire militarmente per porre un freno al presunto uso militare dell'energia atomica da parte dell'Iran. Un'Intervista con Michele Giorgio da Gerusalemme [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/mich_giorgio_isr-iran_8nov11.mp3\"] Scarica il file\r\n\r\n8/11/2011 Dopo la decina di vittime che l'ultima alluvione ha lasciato come ferita aperta nel paese, abbiamo raccolto il parere di due esperti, Santo Grammatico (Legambiente Liguria) [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/santusgrammaticus.mp3\"] Scarica il file e Luca Mercalli (metereologo) [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/mercalli.mp3\"] Scarica il file\r\n\r\n4/11/2011 Ieri visita a sorpresa di Ltf al non cantiere della Maddalena, con tanto di giornalisti protav al seguito. Oggi l'annuncio della costruzione di un muro in cemento armato, alto tre metri, per proteggere il fortino dell'alta velocità. L'appoggio dei media locali e nazionali al progetto della Torino-Lione continua e si amplifica ogni giorno di più nel tentativo di riguadagnare consenso. Il commento di Francesco del Comitato di lotta popolare NoTav di Bussoleno. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/francesco_ltfclarea_muro_notav.mp3\"] Scarica file\r\n\r\n4/11/2011 Annullato il referendum in Grecia su pressione di Francia e Germania, un referendum con cui Papandreu avrebbe voluto creare consenso intorno alla sua maggioranza. Le reazioni della popolazione greca alla prepotenza dell'Europa e le mobilitazioni contro la crisi che continuano quotidianamente su tutto il territorio. La corrispondenza con Achille da Atene. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/achille_grecia_crisi_noreferendum.mp3\"] Scarica file\r\n\r\n4/11/2011 Sono in viaggio verso Gaza le due barche civili, una canadese e una irlandese, partite l'altro ieri dalla Turchia con a bordo 27 passeggeri provenienti da 9 paesi, inclusi alcuni palestinesi profughi del 1948. L’iniziativa, denominata “Freedom Waves to Gaza” non era stata annuncianta in anticipo, viste le azioni israeliane per bloccare e sabotare la Freedom Flotilla II dello scorso luglio. Le barche dovrebbero arrivare a Gaza oggi pomeriggio. Non si tratta di portare la carità o aiuti umanitari, ma di dare un segnale politico forte all'Onu, a Israele e di portare un messaggio di libertà sulle coste della Striscia. La corrispondenza con Silvia dell'International Solidarity Movement. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/silvia_ism_freewave-flottilla.mp3\"] Scarica file\r\n\r\n4/11/2011 Oggi a Torino corteo delle scuole medie superiori. Save schools, not banks! Dal centro di Torino, blindato e protetto da decine di blindati della polizia in occasione della festa delle forze armate, la diretta con Nanni del Ksa. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/nanni_ksa_corteostudmedi.mp3\"] Scarica file\r\n\r\n4/11/2011 Ieri a Roma il movimento studentesco ha rotto i divieti imposti dal Sindaco Alemanno dopo il 15 ottobre di manifestare nel centro della capitale. Imponente spiegamento di polizia, cariche alla stazione Tiburtina, studenti e studentesse schedate fuori dalle scuole superiori considerate tra le più attive nella protesta. Il racconto e il commento di Francesco del Collettivo Autorganizzato di Scienze Politiche della Sapienza di Roma. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/francesco_corteostud_roma.mp3\"] Scarica file\r\n\r\n\r\n3/11/2011: in previsione dell'assemblea che si terrà a Padova il prossimo 5 novembre una riflessione con chiara su 41 bis, differenziazione carceraria e solidarietà [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/chiarasuassemblea-controil41bis.mp3\"] Scarica file\r\n\r\n3/11/2011: un approfondimento con dario sul movimento per il diritto alla casa dopo due anni di lotte e di resistenze agli sfratti [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/dariosudirittoallacasa.mp3\"] Scarica file\r\n\r\n2/11/2011: Alluvioni in Toscana e Liguria. Mentre la protezione civile tentenna e anzi ostacola la solidarietà, la popolazione si organizza negli aiuti. Ne parliamo con Gianluca, da Carrara. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/gianluca_carrara_alluvioni.mp3\"] Scarica il file\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","2 Novembre 2011","2025-09-24 22:01:17","Novembre 2011",1320230919,[230,231,232,233],"http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/linformazione-di-blackout/","http://radioblackout.org/tag/news/","http://radioblackout.org/tag/notizie-2/",[47,235,236,237],"linformazione-di-blackout","news","notizie",{"post_content":239},{"matched_tokens":240,"snippet":241,"value":242},[71,121],"Internazionale sull'energia atomica) sullo stato \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> nucleare in Iran, Israele ne","15/11/2011 - Giunge lla fine la lunga vicenda dello stabilimento FIAT di Termini Imerese. 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[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/audio4f.mp3\"] Scarica file \r\n\r\n11/11/2011 Oggi ricorre l'anniversario dell'uccisione di Carlos Palomino, un giovane antifascista di Madrid, accoltellato e ammazzato da un fascista nella stazione \u003Cmark>della\u003C/mark> metropolitana nel 2007. Il racconto di Mikel \u003Cmark>della\u003C/mark> Coordinadora antifascista di Madrid. [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/11/mickel_anniversario_omicidiocarlos_spagna.mp3\"] Scarica file\r\n\r\n\r\n11/11/2011 La \u003Cmark>storia\u003C/mark> di Malika, sottoposta a Tso mentre era al sesto mese di gravidanza solo per essere sfrattata e buttata fuori di casa. Le donne del movimento per la lotta \u003Cmark>della\u003C/mark> casa di Firenze e il Collettivo antipsichiatrico A. 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E come è cambiato il modo in cui i grandi trafficanti di gas e petrolio si raccontano? Se un tempo dire “essere al verde” era come dire “non avere un soldo”, oggi invece il colore “green” attira enormi fiumi di denaro. Per metterci sopra le mani, o le zampe, occorre però cambiare abito e ritinteggiarsi il pelo, attraverso un’articolata campagna di “greenwashing”, senza per questo perdere il vizio, cioè ad esempio continuando, com’è il caso del Cane a Sei Zampe, ad estrarre fonti fossili ai quattro angoli del pianeta.\r\nAndrea Turco, coautore del dossier “Follow the green. La narrazione di Eni alla prova dei fatti”, ci accompagna nel fiabesco mondo della comunicazione targata Eni, ci racconta delle mire del Cane a Sei Zampe sui fondi europei per la transizione ecologica, e ci mette in guardia rispetto al progetto di stoccaggio di gas inquinanti al largo di Ravenna. L’impressione generale è quella d trovarsi di fronte ad una spaventosa visione “circolare” dell’economia che, più che ad una rivoluzione verde, somiglia ad una spirale senza uscita.\r\n\r\n \r\n\r\nLunedì 09 ore 21,30 – Woodstown: racconto horror di A. Daudet 14 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nRacconto horror del diciannovesimo secolo, ambientato in oscure foreste che si ribellano verso gli umani che le vogliono distruggere o controllare\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 11 ore 08,30 – Do you remember revolution? pt. 2 31 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nRivisitazione Radiofonica del documentario di Loredana Bianconi del 1997\r\n“Do You Remember Revolution”\r\n\r\nBarbara Balzerani, Adriana Faranda, Nadia Mantovani, Susanna Ronconi, avevano vent’anni quando decisero di unirsi alla lotta armata e di lasciare alle spalle la vita sociale e la famiglia per fare della rivoluzione il centro e lo scopo della loro esistenza.\r\nPrendono qui parola, dopo lunghi anni di carcerazione, per raccontare e raccontarsi, partendo da dove tutto ha avuto inizio, interrogando e indagando responsabilità, torti e ragioni dell’ultimo grande conflitto sociale nella storia di questo Paese.\r\n\r\nDedicato alla Memoria di Barbara Balzerani (1949-2024)\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 11 ore 16,30 – Intervista ad Andrea Borgnino sul futuro della radio 43 minuti [Radio Blackout, Stakka stakka]: Abbiamo avuto come redazione di Stakka stkka il piacere di fare una lunga discussione in studio con Andrea Borgnino, che cura la rubrica Interferenze per Radio3 Mondo, sul futuro della radio e il suo valore in contesti sensibili, come crisi umanitarie e conflitti.\r\nediting e mastering a cura di arsider\r\nplaylist from: dj subumano library archives\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 12 ore 08,30 – Podcast Franti pt.2 36 minuti [Franti]:\r\n\r\nIl podcast che vi apprestate ad ascoltare prende le sue mosse dalla necessità di riattivare un ragionamento collettivo che tenga conto dell’attuale situazione in cui versa la scuola italiana, alla luce del turbine di eventi alla cui manifestazione abbiamo assistito negli ultimi anni, a partire dalla pandemia fino allo scoppio di nuove terribili guerre.\r\n\r\nQuesto esperimento porterà a contatto diverse generazioni di professori e di studenti, impegnati tutti nel difficile compito di ristabilire una egemonia del discorso e della prassi rivoluzionari – a partire anche dall’interrogarsi sul senso di parole come questa – nella scuola.\r\n\r\nEsso è frutto di un lavoro collettivo, e per il collettivo questo lavoro è pensato e svolto: per gli studenti, i docenti e gli educatori, e tutti coloro che gravitano attorno al mondo della scuola, che credono ancora nella possibilità di quello che il situazionista Raoul Vaneigem chiamava “rovesciamento di prospettiva”.\r\n\r\nLe puntate sono tutte registrate nei locali dell’Archivio Moroni e del Centro Sociale di via Conchetta 18, a Milano.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 12 ore 11,30 – La Casa Del Disastro! Je suis Punk! Breve storia delle origini del punk in Francia 53 minuti [La Casa del disastro!, Radio Onda D'urto]:\r\n\r\nBreve storia sulle origini del punk in Francia con musiche di BULDOZER, LOU REED, NEW YORK DOLLS, TELEVISION, STINKY TOYS\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 12 ore 15,30 – Blackout Fest 2025 Mix 70 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nMix con gruppi e progetti che suoneranno all'edizione del Blackout Fest 2025. Con in ordine di apparizione: Andrea Santalucia, Arsenal Mikebe, Warfuck, Concetration, Odia, Ddwy, Jedbalak, Frammenti, Babe Roots, Korobu, Semiratruth, Ondakeiki, Ethico, Resina, Eden For All, Asino. Non sono tutti ovviamente!\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 08,30 – Muhammad Alì, Rumble in the jungle 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nBiografia del leggendario pugile Muhammad Alì.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 19,00 – Babe Roots - Estratto dal live del 2019 al Leoncavallo 18 minuti [Babe Roots, Radio Blackout]:\r\n\r\nSessione spirituale e subacquea condensata in un mini-live-set purificante, deep dub techno. Tracklist:\r\n> Live intro feat Baba Ras (live only)\r\n\r\n> Jah Nuh Dead feat Another Channel\r\n\r\n> Can’t See feat Lee Perry (live only)\r\n\r\n> Sufferation Time feat Kojo Neatness (Babe Roots remix)\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 20,00 – SFratture: Contro la guerra alle droghe 48 minuti [Fratture]:\r\n\r\nIl collettivo Fratture si occupa di cronaca e analisi del carcere e della società che lo alimenta.\r\nIn questo podcast si affronta il tema della guerra alle droghe, della riduzione del danno, del rapporto tra sostanze e detenzione, grazie a un'intervista alle Chemical Sisters.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 21,00 – Worlds to come - Chapter 2 - Corpi 32 minuti [Sei Iturriaga, Giulia Deval, Alessio Alonne]: Per trascendere l'idea dell'essere umano come centro dell'ordine, è necessario rioccupare i nostri corpi, il primato della mente, l'idea di coscienza costruita sul senso univoco della narrazione dominante che ci ha spinto alla negazione della materialità che ci costituisce. Tornare al corpo è l'unico modo che abbiamo per trovare il nostro posto nello spazio della ricostruzione. Non si tratta del corpo come unità standardizzata, regolata e limitata, bensì del veicolo di potenzialità fisiche con cui sperimentiamo la nostra esistenza. Il corpo come unità semantica a partire dalla quale abitiamo un mondo che può accettarci solo se diventiamo coscienti e responsabili della nostra appartenenza a un ordine geologico, rizomatico, acquifero, atmosferico, dove l'organico è solo un altro strato, un rivestimento permeabile attraverso cui passano gli elementi.\r\nI corpi non nascono, si fanno. I corpi sono marcati (sessualizzati, razzializzati, animalizzati). I corpi sono simpoietici. Questo è ciò che esploriamo in questa puntata grazie alle pratiche artistiche di Johanna Hedva e Justin Randolph Thompson.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 00,30 – Lrwd - Mixtape tribute to Turin-Open-Medium 50 minuti [Lrwd, Radio Blackout]: Questo è un mixtape realizzato da Lrwd (si legge Lo-rrd) come tributo ai mezzi di comunicazione indipendenti di Torino, infatti questo fu messo a disposizione di download benefit Radio Blackout\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 08,30 – Ponte Radio - Resistere a sud 131 minuti [Radio Neanderthal, Ponte Radio]:\r\n\r\nPuntata del 29/11/2024 di Ponte Radio a cura di Radio Neanderthal, realizzata da registrazioni dell'iniziativa \"Resistere a sud\" al Terzo Piano Autogestito a Napoli. Chiacchiere e riflessioni su cosa significa stare, restare e resistere a Sud\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 20,00 – Macchina del tempo Ep.6 56 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nTrasmissione speciale ideata per il ventennale di Radio Blackout, contentitore di interviste, frammenti e testimonianze dagli archivi della radio.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 21,30 – Intervista Alex Vargiu: Un punk a Roma 64 minuti [Radio Blackout, Radio Kebab]: Votato fin dalla fine degli anni 70 al Punk R'n'R Hc con gruppi come Stigma,Bloody Riot,Bingo,Dissuaders, Alex Vargiu, in questa intervista del 2015, ci sbatte in faccia il cadavere ambulante del punk! Punk's dead your the next!\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 23,00 – No Hay Banda Live @ Blackout house 19/5/19 110 minuti [No Hay Banda, Radio Blackout]: Nohaybandatrio was born in 2004, when Fabio Recchia (prepared bass and guitar which he plays simultaneously) met Marcello Allulli (sax and liveelectronics) and Emanuele Tommasi (drums and percussions).\r\n\r\nIts musical proposal has its roots in many genres: jazzcore, prog, math rock, `70s groove, soundtracks, noise… but they are all re-encoded in its unique style.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 09,00 – Audiodocumentario Saharawi pt.2 25 minuti [Tullio Togni]:\r\n\r\nTullio Togni, giornalista freelance, ha realizzato tre audio-doc sui Saharawi, frutto di diversi viaggi nel Sahara Occidentale, con le testimonianze dirette di lavoratori, sindacalisti, attivisti (nella zona occupata dal Marocco) e di profughi (nei campi in Algeria).\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 09,30 – GRRAWR - Mix 05/2025 65 minuti [GRRAWR]:\r\n\r\nGRRAWR va alla ricerca del suono del suo cervello. La legge delle tre R (ripetere ripetere ripetere) è meravigliosamente incorniciata dai corollari della noia e dell'errore. Cosa fa un animale che ripete ripete ripete ma poi si distrae, si sbaglia e si dimentica che cosa doveva ripetere? Fare musica è solo un modo di fischiettare.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 13,30 – Psychotronic Radio vol.4 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nUn gorgo radiofonico di melma auricolare bizzarra e straziante fatta di b-movies z-movies musiche degenerate vhs a noleggio e pellicole infuocate!!\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 18,30 – ARREMBAGGIO! compilation ardecore benefit v.3 32 minuti [Radio Blackout, compilation ardecore benefit]: Siamo partiti quasi per scherzo, poi l’affare si è ingrossato e siamo arrivati al volume 3. Oltre a queste edizioni digitali, stiamo curando anche le uscite in cassetta, non per santificare una moda ma per ribadire che il diy è il nostro unico “metodo”. Oggi come ieri, ma forse più di ieri, ciò che conta è lo spirito. In tutte le sue accezioni.\r\n\r\n ","9 Giugno 2025","2025-06-09 21:16:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black Holes dal 9 al 15 Maggio 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\u003Cmark>della\u003C/mark> comunicazione targata Eni, ci racconta"," \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nLunedì 09 ore 21,00 – ENI greenwashing 31 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nCosa ci fanno gli esperti dell’Ente Nazionale Idrocarburi in cattedra a parlare di ambiente? E come è cambiato il modo in cui i grandi trafficanti di gas e petrolio si raccontano? Se un tempo dire “essere al verde” era come dire “non avere un soldo”, oggi invece il colore “green” attira enormi fiumi di denaro. Per metterci sopra le mani, o le zampe, occorre però cambiare abito e ritinteggiarsi il pelo, attraverso un’articolata campagna di “greenwashing”, senza per questo perdere il vizio, cioè ad esempio continuando, com’è il caso del Cane a Sei Zampe, ad estrarre fonti fossili ai quattro angoli del pianeta.\r\nAndrea Turco, coautore del dossier “Follow the green. La narrazione di Eni alla prova dei fatti”, ci accompagna nel fiabesco mondo \u003Cmark>della\u003C/mark> comunicazione targata Eni, ci racconta delle mire del Cane a Sei Zampe sui fondi europei per la transizione ecologica, e ci mette in guardia rispetto al progetto di stoccaggio di gas inquinanti al largo di Ravenna. L’impressione generale è quella d trovarsi di fronte ad una spaventosa visione “circolare” dell’economia che, più che ad una rivoluzione verde, somiglia ad una spirale senza uscita.\r\n\r\n \r\n\r\nLunedì 09 ore 21,30 – Woodstown: racconto horror di A. Daudet 14 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nRacconto horror del diciannovesimo secolo, ambientato in oscure foreste che si ribellano verso gli umani che le vogliono distruggere o controllare\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 11 ore 08,30 – Do you remember revolution? pt. 2 31 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nRivisitazione Radiofonica del documentario di Loredana Bianconi del 1997\r\n“Do You Remember Revolution”\r\n\r\nBarbara Balzerani, Adriana Faranda, Nadia Mantovani, Susanna Ronconi, avevano vent’anni quando decisero di unirsi alla lotta armata e di lasciare alle spalle la vita sociale e la famiglia per fare \u003Cmark>della\u003C/mark> rivoluzione il centro e lo scopo \u003Cmark>della\u003C/mark> loro esistenza.\r\nPrendono qui parola, dopo lunghi anni di carcerazione, per raccontare e raccontarsi, partendo da dove tutto ha avuto inizio, interrogando e indagando responsabilità, torti e ragioni dell’ultimo grande conflitto sociale nella \u003Cmark>storia\u003C/mark> di questo Paese.\r\n\r\nDedicato alla Memoria di Barbara Balzerani (1949-2024)\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 11 ore 16,30 – Intervista ad Andrea Borgnino sul futuro \u003Cmark>della\u003C/mark> radio 43 minuti [Radio Blackout, Stakka stakka]: Abbiamo avuto come redazione di Stakka stkka il piacere di fare una lunga discussione in studio con Andrea Borgnino, che cura la rubrica Interferenze per Radio3 Mondo, sul futuro \u003Cmark>della\u003C/mark> radio e il suo valore in contesti sensibili, come crisi umanitarie e conflitti.\r\nediting e mastering a cura di arsider\r\nplaylist from: dj subumano library archives\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 12 ore 08,30 – Podcast Franti pt.2 36 minuti [Franti]:\r\n\r\nIl podcast che vi apprestate ad ascoltare prende le sue mosse dalla necessità di riattivare un ragionamento collettivo che tenga conto dell’attuale situazione in cui versa la scuola italiana, alla luce del turbine di eventi alla cui manifestazione abbiamo assistito negli ultimi anni, a partire dalla pandemia fino allo scoppio di nuove terribili guerre.\r\n\r\nQuesto esperimento porterà a contatto diverse generazioni di professori e di studenti, impegnati tutti nel difficile compito di ristabilire una egemonia del discorso e \u003Cmark>della\u003C/mark> prassi rivoluzionari – a partire anche dall’interrogarsi sul senso di parole come questa – nella scuola.\r\n\r\nEsso è frutto di un lavoro collettivo, e per il collettivo questo lavoro è pensato e svolto: per gli studenti, i docenti e gli educatori, e tutti coloro che gravitano attorno al mondo \u003Cmark>della\u003C/mark> scuola, che credono ancora nella possibilità di quello che il situazionista Raoul Vaneigem chiamava “rovesciamento di prospettiva”.\r\n\r\nLe puntate sono tutte registrate nei locali dell’Archivio Moroni e del Centro Sociale di via Conchetta 18, a Milano.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 12 ore 11,30 – La Casa Del Disastro! Je suis Punk! Breve \u003Cmark>storia\u003C/mark> delle origini del punk in Francia 53 minuti [La Casa del disastro!, Radio Onda D'urto]:\r\n\r\nBreve \u003Cmark>storia\u003C/mark> sulle origini del punk in Francia con musiche di BULDOZER, LOU REED, NEW YORK DOLLS, TELEVISION, STINKY TOYS\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 12 ore 15,30 – Blackout Fest 2025 Mix 70 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nMix con gruppi e progetti che suoneranno all'edizione del Blackout Fest 2025. Con in ordine di apparizione: Andrea Santalucia, Arsenal Mikebe, Warfuck, Concetration, Odia, Ddwy, Jedbalak, Frammenti, Babe Roots, Korobu, Semiratruth, Ondakeiki, Ethico, Resina, Eden For All, Asino. Non sono tutti ovviamente!\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 08,30 – Muhammad Alì, Rumble in the jungle 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nBiografia del leggendario pugile Muhammad Alì.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 19,00 – Babe Roots - Estratto dal live del 2019 al Leoncavallo 18 minuti [Babe Roots, Radio Blackout]:\r\n\r\nSessione spirituale e subacquea condensata in un mini-live-set purificante, deep dub techno. Tracklist:\r\n> Live intro feat Baba Ras (live only)\r\n\r\n> Jah Nuh Dead feat Another Channel\r\n\r\n> Can’t See feat Lee Perry (live only)\r\n\r\n> Sufferation Time feat Kojo Neatness (Babe Roots remix)\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 20,00 – SFratture: Contro la guerra alle droghe 48 minuti [Fratture]:\r\n\r\nIl collettivo Fratture si occupa di cronaca e analisi del carcere e \u003Cmark>della\u003C/mark> società che lo alimenta.\r\nIn questo podcast si affronta il tema \u003Cmark>della\u003C/mark> guerra alle droghe, \u003Cmark>della\u003C/mark> riduzione del danno, del rapporto tra sostanze e detenzione, grazie a un'intervista alle Chemical Sisters.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 21,00 – Worlds to come - Chapter 2 - Corpi 32 minuti [Sei Iturriaga, Giulia Deval, Alessio Alonne]: Per trascendere l'idea dell'essere umano come centro dell'ordine, è necessario rioccupare i nostri corpi, il primato \u003Cmark>della\u003C/mark> mente, l'idea di coscienza costruita sul senso univoco \u003Cmark>della\u003C/mark> narrazione dominante che ci ha spinto alla negazione \u003Cmark>della\u003C/mark> materialità che ci costituisce. Tornare al corpo è l'unico modo che abbiamo per trovare il nostro posto nello spazio \u003Cmark>della\u003C/mark> ricostruzione. Non si tratta del corpo come unità standardizzata, regolata e limitata, bensì del veicolo di potenzialità fisiche con cui sperimentiamo la nostra esistenza. Il corpo come unità semantica a partire dalla quale abitiamo un mondo che può accettarci solo se diventiamo coscienti e responsabili \u003Cmark>della\u003C/mark> nostra appartenenza a un ordine geologico, rizomatico, acquifero, atmosferico, dove l'organico è solo un altro strato, un rivestimento permeabile attraverso cui passano gli elementi.\r\nI corpi non nascono, si fanno. I corpi sono marcati (sessualizzati, razzializzati, animalizzati). I corpi sono simpoietici. Questo è ciò che esploriamo in questa puntata grazie alle pratiche artistiche di Johanna Hedva e Justin Randolph Thompson.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 00,30 – Lrwd - Mixtape tribute to Turin-Open-Medium 50 minuti [Lrwd, Radio Blackout]: Questo è un mixtape realizzato da Lrwd (si legge Lo-rrd) come tributo ai mezzi di comunicazione indipendenti di Torino, infatti questo fu messo a disposizione di download benefit Radio Blackout\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 08,30 – Ponte Radio - Resistere a sud 131 minuti [Radio Neanderthal, Ponte Radio]:\r\n\r\nPuntata del 29/11/2024 di Ponte Radio a cura di Radio Neanderthal, realizzata da registrazioni dell'iniziativa \"Resistere a sud\" al Terzo Piano Autogestito a Napoli. Chiacchiere e riflessioni su cosa significa stare, restare e resistere a Sud\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 20,00 – Macchina del tempo Ep.6 56 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nTrasmissione speciale ideata per il ventennale di Radio Blackout, contentitore di interviste, frammenti e testimonianze dagli archivi \u003Cmark>della\u003C/mark> radio.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 21,30 – Intervista Alex Vargiu: Un punk a Roma 64 minuti [Radio Blackout, Radio Kebab]: Votato fin dalla fine degli anni 70 al Punk R'n'R Hc con gruppi come Stigma,Bloody Riot,Bingo,Dissuaders, Alex Vargiu, in questa intervista del 2015, ci sbatte in faccia il cadavere ambulante del punk! Punk's dead your the next!\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 23,00 – No Hay Banda Live @ Blackout house 19/5/19 110 minuti [No Hay Banda, Radio Blackout]: Nohaybandatrio was born in 2004, when Fabio Recchia (prepared bass and guitar which he plays simultaneously) met Marcello Allulli (sax and liveelectronics) and Emanuele Tommasi (drums and percussions).\r\n\r\nIts musical proposal has its roots in many genres: jazzcore, prog, math rock, `70s groove, soundtracks, noise… but they are all re-encoded in its unique style.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 09,00 – Audiodocumentario Saharawi pt.2 25 minuti [Tullio Togni]:\r\n\r\nTullio Togni, giornalista freelance, ha realizzato tre audio-doc sui Saharawi, frutto di diversi viaggi nel Sahara Occidentale, con le testimonianze dirette di lavoratori, sindacalisti, attivisti (nella zona occupata dal Marocco) e di profughi (nei campi in Algeria).\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 09,30 – GRRAWR - Mix 05/2025 65 minuti [GRRAWR]:\r\n\r\nGRRAWR va alla ricerca del suono del suo cervello. La legge delle tre R (ripetere ripetere ripetere) è meravigliosamente incorniciata dai corollari \u003Cmark>della\u003C/mark> noia e dell'errore. Cosa fa un animale che ripete ripete ripete ma poi si distrae, si sbaglia e si dimentica che cosa doveva ripetere? Fare musica è solo un modo di fischiettare.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 13,30 – Psychotronic Radio vol.4 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nUn gorgo radiofonico di melma auricolare bizzarra e straziante fatta di b-movies z-movies musiche degenerate vhs a noleggio e pellicole infuocate!!\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 18,30 – ARREMBAGGIO! compilation ardecore benefit v.3 32 minuti [Radio Blackout, compilation ardecore benefit]: Siamo partiti quasi per scherzo, poi l’affare si è ingrossato e siamo arrivati al volume 3. Oltre a queste edizioni digitali, stiamo curando anche le uscite in cassetta, non per santificare una moda ma per ribadire che il diy è il nostro unico “metodo”. Oggi come ieri, ma forse più di ieri, ciò che conta è lo spirito. In tutte le sue accezioni.\r\n\r\n 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su macerie","La guerra in Ucraina ha levato un velo di occutamento: si stanno modificando una serie di assetti geopolitici, di differenziazione rispetto all'omogenea globalizzazione produttiva e di immaginario che gli Stati Uniti hanno imposto, col guanto o col ferro, negli ultimi trent'anni. 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Se anche gli intellettuali del bel paese sono passati dal dissertare su quanto sia essenziale per l'umanità l'implementazione del biologico nella filiera della chianina a parlare di una fine epocale significa proprio che l'impero romano d'occidente è bello che collassato e nicchiare in uno spettacolo andato ben oltre il palcoscenico e la chiusura delle quinte non era più possibile.\r\n\r\nCon collasso non si intende certo la fine del potere di Stati Uniti e dei paesi sotto la loro influenza in una visione prosaicamente geopolitica - pronostico lontano peraltro dal vero, ma è qualcosa di assai più profondo e radicato, da sempre presente come monito in molte teorie rivoluzionarie: è lo stadio finale e marcescente della spinta propulsiva del capitalismo occidentale, impossibilitato per sua natura a riconoscere la catastrofe non solo sociale, ma anche cognitiva e spirituale che gli è consustanziale.\r\n\r\nL'eterno presente, la fine della storia, il mondo ridotto a essere fisicamente il pianeta terra, le persone divenute soggetti e poi corpi, il consumo come unico orizzonte di crescita personale (quantitativa - va da sé) e come riproduzione sociale, la fine dei riti e dei momenti di festa collettiva realmente sentita, non sono solo spunti che raccontano quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo ma segni chiari di una crisi di civilizzazione, di un declino che l'occidente trascina e che ormai non si può nascondere.\r\n\r\nE poi ancora: l'egoismo assoluto come paradigma psicologico, l'analfabetismo funzionale, l'incapacità di concepire una dimensione collettiva e ampia del vivere, non sono bias cognitivi come vuole la deprecabile diagnosi delle neuroscienze, ma i figli legittimi di un \"mondo\" i cui gli unici punti di riferimento solidi non sono che la competizione e la merce, figuriamoci una verità condivisa.\r\n\r\nNegli ultimi anni mentre a queste latitudini nei centri di fabbricazione del sapere venivano assemblati concetti indegni come bias, resilienza e altre linguistiche di giustificazione del piccolo esistente circostante, altrove non solo veniva cambiata la preferenza delle mappe del mondo in pacific centered map, indicazione plastica di dove debba stare l'Europa, ma ci si poneva il problema fondamentale di come non cadere nell'impasse di civilizzazione occidentale, del suo nichilismo, nella sua concezione della tecnologia in chiave evoluzionistica e senza scampo (dall'ominazione data per certa col primo utensile al metaverso).\r\n\r\nPer costruire un dominio che funzioni e che non sia la continua governance dell'entropia, in altre parti del mondo guardano proprio all'Occidente come esempio negativo, cercando di emarciparsi e non cadere negli stessi errori.\r\n\r\nIl caso più fulgido e allo stesso tempo terrificante è quello della Cina in cui esistono influenti studiosi come Yuk Hui, ingegnere e filosofo, che passano al vaglio tutta la storia del pensiero occidentale, ne studiano attentamente gli autori e cercano di capire come far funzionare una società altamente tecnologizzata in maniera da dare una prospettiva appagante ai propri concittadini, non nella visione banalizzante di una crescita economica, ma nella consapevolezza che l'essere umano non può essere ridotto alla sola dimensione materiale e che il dominio per funzionare deve essere in grado di offrire una cosmologia che sia allo stesso tempo attuale e spirituale, che concepisca le questioni più profonde dell'umanità e la tecnica del XXI secolo:\r\n\r\n \r\n\r\n«Lasciatemi innanzitutto dare una definizione preliminare di ciò che chiamo cosmotecnica: l'unificazione dell'ordine cosmico e dell'ordine morale attraverso attività tecniche. Uso questo concetto per riaprire la questione della tecnica, e volevo mostrare che la technē greca è solo un tipo di cosmotecnica - ce ne sono molte. Se oggi in Occidente non esiste più il concetto di cosmotecnica è perché non esiste più la cosmologia ma solo l'astrofisica.\r\n[...] Fino agli anni '90, discipline come gli studi scientifici e tecnologici e la filosofia della tecnologia non esistevano in Cina, erano tutte inserite in una \"dialettica della natura\", che è il titolo di un manoscritto di Engels. Tuttavia, questa lettura antropo-logica della tecnologia che si può trovare nel capitolo \"La parte giocata dal lavoro nella transizione dalla scimmia all'uomo\" impedisce un'ulteriore riflessione poiché presuppone un concetto universale di tecnologia. Marx stesso avrebbe potuto ammettere che la sua teoria è molto europea, che è il prodotto storico della tradizione giudeocristiana, ma i marxiani tendono a cercare nel suo pensiero una soluzione universale alla realizzazione della storia mondiale. C'è un'enorme differenza tra applicare il pensiero di Marx a una cultura non europea e considerare il pensiero di Marx come una tappa del Geist.\r\n[...] L'analisi di Heidegger sulla tecnologia è allo stesso tempo fondamentale e polemica. È fondamentale perché Heidegger ha potuto analizzare la relazione tra la tecnologia moderna e la storia della metafisica occidentale. Questo eleva la questione della tecnologia da un livello sociale ed economico a un livello metafisico. È poetico perché il concetto di tecnica è limitato alla nozione greca di technē (poiesis, hervorbringen) e perché la tecnica è uscita dalla modernità europea, la cui essenza non è più technē ma Gestell. Il quadro che Heidegger ha costruito prepara i futuri dialoghi con altri sistemi filosofici.\r\n\r\n[...] Liberare la filosofia orientale significa riattivarla, darle le ali affinché possa superare l'emarginazione della tecnologia (metafisica) occidentale e comprendere quest'ultima da un nuovo punto di vista. Penso che solo così si possa sviluppare una \"teoria critica\" o \"filosofia critica\" orientale. Riaprire la questione della tecnologia è una tale liberazione e reinvenzione.\r\n\r\n[...]La ricerca di modernità in Asia in nome della decolonizzazione risulta essere una sorta di neocolonizzazione di se stessa. Rifiuto quindi il concetto di una modernità non europea per ripensare la questione della storia che non risiede più sullo stesso asse temporale definito da pre-moderno, moderno, post-moderno. La modernità in Europa ha avuto origine da una trasformazione epistemologica e metodologica in tutti i campi della vita culturale e intellettuale, che ha presentato una rottura o una rottura con l'epoca precedente.\r\n\r\n[...]Come possono le culture senza una \"modernità\" occidentale affrontare l'Antropocene? Dovrebbero tornare alla loro tradizione o adottare di nuovo il disordine occidentale? Il dilemma qui: tornare indietro è una trappola, il semplice adattamento è l'oblio. [...] La domanda decisiva è: sarà possibile desostanzializzare la tradizione per liberarla dal nazionalismo e dal consumismo, in modo che possa ritrovare la sua forza per impegnarsi con la tecnologia, l'urbanistica e l'immaginazione sociale in modo nuovo? »1\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nA Macerie su Macerie la lettura di alcune parti dell'introduzione francese di \"Cosmotecnica, la questione della tecnologia in Cina\" di Yuk Hui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/maceriecosmotecnica21.3.22.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","22 Marzo 2022","2022-03-22 23:53:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/6a00d83452a98069e200e54f2a9b5c8834-640wi-200x110.jpg","Macerie su Macerie - 21.03.22, Intorno alla questione \"tecnologica\" in Cina",1647974921,[],[],{"post_content":1201},{"matched_tokens":1202,"snippet":1203,"value":1204},[121,72,71],"analizzare la relazione tra la \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> moderna e la \u003Cmark>storia\u003C/mark> \u003Cmark>della\u003C/mark> metafisica occidentale. Questo eleva la","La guerra in Ucraina ha levato un velo di occutamento: si stanno modificando una serie di assetti geopolitici, di differenziazione rispetto all'omogenea globalizzazione produttiva e di immaginario che gli Stati Uniti hanno imposto, col guanto o col ferro, negli ultimi trent'anni. Il conflitto ucraino pone così lo sguardo anche dei notoriamente meno arguti commentatori nostrani sui nuovi tentativi di egemonia o multipolarizzazione, che vedono Russia e Cina protagoniste. Se anche gli intellettuali del bel paese sono passati dal dissertare su quanto sia essenziale per l'umanità l'implementazione del biologico nella filiera \u003Cmark>della\u003C/mark> chianina a parlare di una fine epocale significa proprio che l'impero romano d'occidente è bello che collassato e nicchiare in uno spettacolo andato ben oltre il palcoscenico e la chiusura delle quinte non era più possibile.\r\n\r\nCon collasso non si intende certo la fine del potere di Stati Uniti e dei paesi sotto la loro influenza in una visione prosaicamente geopolitica - pronostico lontano peraltro dal vero, ma è qualcosa di assai più profondo e radicato, da sempre presente come monito in molte teorie rivoluzionarie: è lo stadio finale e marcescente \u003Cmark>della\u003C/mark> spinta propulsiva del capitalismo occidentale, impossibilitato per sua natura a riconoscere la catastrofe non solo sociale, ma anche cognitiva e spirituale che gli è consustanziale.\r\n\r\nL'eterno presente, la fine \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>storia\u003C/mark>, il mondo ridotto a essere fisicamente il pianeta terra, le persone divenute soggetti e poi corpi, il consumo come unico orizzonte di crescita personale (quantitativa - va da sé) e come riproduzione sociale, la fine dei riti e dei momenti di festa collettiva realmente sentita, non sono solo spunti che raccontano quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo ma segni chiari di una crisi di civilizzazione, di un declino che l'occidente trascina e che ormai non si può nascondere.\r\n\r\nE poi ancora: l'egoismo assoluto come paradigma psicologico, l'analfabetismo funzionale, l'incapacità di concepire una dimensione collettiva e ampia del vivere, non sono bias cognitivi come vuole la deprecabile diagnosi delle neuroscienze, ma i figli legittimi di un \"mondo\" i cui gli unici punti di riferimento solidi non sono che la competizione e la merce, figuriamoci una verità condivisa.\r\n\r\nNegli ultimi anni mentre a queste latitudini nei centri di fabbricazione del sapere venivano assemblati concetti indegni come bias, resilienza e altre linguistiche di giustificazione del piccolo esistente circostante, altrove non solo veniva cambiata la preferenza delle mappe del mondo in pacific centered map, indicazione plastica di dove debba stare l'Europa, ma ci si poneva il problema fondamentale di come non cadere nell'impasse di civilizzazione occidentale, del suo nichilismo, nella sua concezione \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> in chiave evoluzionistica e senza scampo (dall'ominazione data per certa col primo utensile al metaverso).\r\n\r\nPer costruire un dominio che funzioni e che non sia la continua governance dell'entropia, in altre parti del mondo guardano proprio all'Occidente come esempio negativo, cercando di emarciparsi e non cadere negli stessi errori.\r\n\r\nIl caso più fulgido e allo stesso tempo terrificante è quello \u003Cmark>della\u003C/mark> Cina in cui esistono influenti studiosi come Yuk Hui, ingegnere e filosofo, che passano al vaglio tutta la \u003Cmark>storia\u003C/mark> del pensiero occidentale, ne studiano attentamente gli autori e cercano di capire come far funzionare una società altamente tecnologizzata in maniera da dare una prospettiva appagante ai propri concittadini, non nella visione banalizzante di una crescita economica, ma nella consapevolezza che l'essere umano non può essere ridotto alla sola dimensione materiale e che il dominio per funzionare deve essere in grado di offrire una cosmologia che sia allo stesso tempo attuale e spirituale, che concepisca le questioni più profonde dell'umanità e la tecnica del XXI secolo:\r\n\r\n \r\n\r\n«Lasciatemi innanzitutto dare una definizione preliminare di ciò che chiamo cosmotecnica: l'unificazione dell'ordine cosmico e dell'ordine morale attraverso attività tecniche. Uso questo concetto per riaprire la questione \u003Cmark>della\u003C/mark> tecnica, e volevo mostrare che la technē greca è solo un tipo di cosmotecnica - ce ne sono molte. Se oggi in Occidente non esiste più il concetto di cosmotecnica è perché non esiste più la cosmologia ma solo l'astrofisica.\r\n[...] Fino agli anni '90, discipline come gli studi scientifici e tecnologici e la filosofia \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> non esistevano in Cina, erano tutte inserite in una \"dialettica \u003Cmark>della\u003C/mark> natura\", che è il titolo di un manoscritto di Engels. Tuttavia, questa lettura antropo-logica \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> che si può trovare nel capitolo \"La parte giocata dal lavoro nella transizione dalla scimmia all'uomo\" impedisce un'ulteriore riflessione poiché presuppone un concetto universale di \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark>. Marx stesso avrebbe potuto ammettere che la sua teoria è molto europea, che è il prodotto storico \u003Cmark>della\u003C/mark> tradizione giudeocristiana, ma i marxiani tendono a cercare nel suo pensiero una soluzione universale alla realizzazione \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>storia\u003C/mark> mondiale. C'è un'enorme differenza tra applicare il pensiero di Marx a una cultura non europea e considerare il pensiero di Marx come una tappa del Geist.\r\n[...] L'analisi di Heidegger sulla \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> è allo stesso tempo fondamentale e polemica. È fondamentale perché Heidegger ha potuto analizzare la relazione tra la \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> moderna e la \u003Cmark>storia\u003C/mark> \u003Cmark>della\u003C/mark> metafisica occidentale. Questo eleva la questione \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> da un livello sociale ed economico a un livello metafisico. È poetico perché il concetto di tecnica è limitato alla nozione greca di technē (poiesis, hervorbringen) e perché la tecnica è uscita dalla modernità europea, la cui essenza non è più technē ma Gestell. Il quadro che Heidegger ha costruito prepara i futuri dialoghi con altri sistemi filosofici.\r\n\r\n[...] Liberare la filosofia orientale significa riattivarla, darle le ali affinché possa superare l'emarginazione \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> (metafisica) occidentale e comprendere quest'ultima da un nuovo punto di vista. Penso che solo così si possa sviluppare una \"teoria critica\" o \"filosofia critica\" orientale. Riaprire la questione \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> è una tale liberazione e reinvenzione.\r\n\r\n[...]La ricerca di modernità in Asia in nome \u003Cmark>della\u003C/mark> decolonizzazione risulta essere una sorta di neocolonizzazione di se stessa. Rifiuto quindi il concetto di una modernità non europea per ripensare la questione \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>storia\u003C/mark> che non risiede più sullo stesso asse temporale definito da pre-moderno, moderno, post-moderno. La modernità in Europa ha avuto origine da una trasformazione epistemologica e metodologica in tutti i campi \u003Cmark>della\u003C/mark> vita culturale e intellettuale, che ha presentato una rottura o una rottura con l'epoca precedente.\r\n\r\n[...]Come possono le culture senza una \"modernità\" occidentale affrontare l'Antropocene? Dovrebbero tornare alla loro tradizione o adottare di nuovo il disordine occidentale? Il dilemma qui: tornare indietro è una trappola, il semplice adattamento è l'oblio. [...] La domanda decisiva è: sarà possibile desostanzializzare la tradizione per liberarla dal nazionalismo e dal consumismo, in modo che possa ritrovare la sua forza per impegnarsi con la \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark>, l'urbanistica e l'immaginazione sociale in modo nuovo? »1\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nA Macerie su Macerie la lettura di alcune parti dell'introduzione francese di \"Cosmotecnica, la questione \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> in Cina\" di Yuk Hui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/maceriecosmotecnica21.3.22.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[1206],{"field":77,"matched_tokens":1207,"snippet":1203,"value":1204},[121,72,71],1736172819114360800,{"best_field_score":1210,"best_field_weight":36,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":44,"score":1211,"tokens_matched":83,"typo_prefix_score":44},"3315704201216","1736172819114360945",{"document":1213,"highlight":1244,"highlights":1273,"text_match":79,"text_match_info":1282},{"comment_count":44,"id":1214,"is_sticky":44,"permalink":1215,"podcastfilter":1216,"post_author":1217,"post_content":1218,"post_date":1219,"post_excerpt":92,"post_id":1214,"post_modified":1220,"post_thumbnail":1221,"post_title":1222,"post_type":317,"sort_by_date":1223,"tag_links":1224,"tags":1234},"70819","http://radioblackout.org/podcast/70819/",[263],"bellocome","Estratti dalla puntata del 13 settembre 2021 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\nBOLAWRAP E TRASFORMAZIONI DELLA POLIZIA LOCALE\r\n\r\nVista la recentissima sperimentazione attivata dalla polizia locale di Genova della tecnologia di sottomissione Bolawrap, apriamo la puntata riproponendo un vecchio approfondimento sul tema.\r\nGrazie al contributo di un ascoltatore si estende la riflessione sulle trasformazioni che stanno riguardando il corpo della Polizia Locale.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/BCUPCB_Genova-ascoltatore.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nINCHIESTA (tribunalizia) SULLA MACELLERIA DI SANTA MARIA CAPUA VETERE\r\n\r\nIn concomitanza con la chiusura dell'inchiesta da parte della procura locale, torniamo a parlare delle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Grazie al contributo di una compagna dell'Assemblea Anticarceraria di Napoli andremo ad approfondire le dinamiche che riguardano l'inchiesta, le trasformazioni all'interno di quel carcere, la lotta portata avanti dalla compagna anarchica Natascia Savio, le conseguenze per chi ha scelto di denunciare i propri aguzzini.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/BCUPCB_SMCV-gaia-inchiesta.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nOMAR IN FIN DI VITA PER COLPA DI CARCERIERI E SANITARI DELLE VALLETTE (TORINO)\r\n\r\nGrazia a una redattrice di Aria, riprendiamo la storia di Omar: un uomo detenuto nel carcere di Torino a cui secondini e sanitari hanno negato assistenza sanitaria fino a quando non è stato troppo tardi. 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Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/2019-05-17-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, appuntamenti:\r\n\r\nGeografie della rivoluzione sociale\r\nLo spazio non è un luogo neutro: le mappe tracciate sulla carta, sono la rappresentazione a colori e righe di un dominio che si incide nei corpi e nelle vite di tutti. Lo spazio del dominio e lo spazio di libertà emergono nella loro irriducibile differenza grazie alla geografia sociale.\r\nNe parliamo con Federico Ferretti, che il prossimo 24 maggio sarà a Torino per una serata su questi temi.\r\n\r\nUmano, troppo umano. Il secolare dibattito su natura e cultura oggi assume nuove forme, in relazione alle grandi trasformazioni che già oggi consentono di parlare di oltrepassamento dell’umano. Un “oltre” che secondo alcuni porta ad altro dall’umano; secondo altri è invece una sorta di superumanesimo.\r\nIn queste settimane si è parlato molto in città e in radio di tecnologia, transumanesimo, ma molto poco di capitalismo, rivoluzione, autonomia del soggetti. \r\nNoi ci chiediamo: è possibile una critica radicale ma non tecnofobica della tecnologia?\r\nAbbiamo introdotto la questione nella scorsa puntata di Anarres, ci torniamo con Francesco Codello, pedagogista e anarchico, autore de “La condizione umana nel pensiero libertario”.\r\n\r\nGabbie, torture e sudari. L’Italia secondo il decreto sicurezza Bis del ministro dell’Interno leghista\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 24 maggio\r\nore 21\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nGeografie della rivoluzione sociale\r\nLo spazio non è un luogo neutro: le mappe tracciate sulla carta, sono la rappresentazione a colori e righe di un dominio che si incide nei corpi e nelle vite di tutti. Lo spazio del dominio e lo spazio di libertà emergono nella loro irriducibile differenza grazie alla geografia sociale.\r\nLanciato per la prima volta nel XIX secolo dai geografi anarchici Reclus e Kropotkin, il termine “geografia sociale” all'epoca era sinonimo di “geografia socialista”, ossia sostanzialmente anarchica. Da diversi autori è stato poi utilizzato con finalità non sempre rilevanti dal punto di vista della trasformazione sociale.\r\nDaremo uno sguardo alla storia, prima di discutere numerosi casi di applicazione di saperi critici, che ci mostrano come spazi e luoghi sono concetti da cui non può prescindere un’analisi sociale e politica che miri alla trasformazione della società.\r\nGli “spazi subalterni” possono essere allo stesso tempo teatro dell'oppressione o di resistenza e sovversione.\r\nFederico Ferretti, docente di geografia all’università di Dublino, ci aiuterà a comprendere la narrazione spaziale sulle periferie del mondo e le migrazioni in un intreccio tra sociologia ed antropologia.\r\n\r\nGiovedì 30 maggio\r\nore 16 in via Po 16\r\nUna libertà senza confini\r\nLa violenza sulle donne è un fatto politico. Portiamo in piazza una libertà che non chiede tutele, ma si arma della forza del mutuo appoggio e dell’azione diretta\r\npunto info, giochi antisessisti, mostra e tanto altro…\r\nWild C.A.T – Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\n\r\nSabato 1 giugno / Domenica 2 giugno\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere\r\nDue giorni di informazione e lotta contro il militarismo\r\npromuove l’Assemblea Antimilitarista\r\n\r\nSabato 1 giugno\r\nPunto info contro le frontiere al Balon\r\nDomenica 2 giugno\r\nPresidio contro la cerimonia militarista in piazza Castello\r\nAppuntamento alle 16,30 in piazza Castello angolo via Garibaldi\r\n\r\nOgni giorno in giro per la città…\r\nSalta il Tornello!\r\nAppendino fa la guerra ai poveri. Il biglietto di tram, bus e metro aumenta, diminuiscono le corse, aumentano i controlli.\r\nI nuovi tornelli che stanno montando sui mezzi lasciano a piedi tanta gente che non ce la fa a campare la vita tra disoccupazione, pensioni da fame, precarietà e lavoro nero.\r\nÈ la città a 5Stelle, che attua riqualificazioni escludenti, caccia i senza casa, i senza reddito, i senza documenti ai margini della metropoli.\r\nBus e tram devono essere gratuiti per tutti. I soldi ci sono: li hanno i ricchi che vivono sulle spalle dei poveri, i padroni che sfruttano il nostro lavoro.\r\nRiprendiamoci la città, costruiamo esperienze di autogestione, cacciamo padroni e governanti, creiamo assemblee in ogni quartiere.\r\nCon la lotta, il mutuo appoggio e la solidarietà rendiamo gratuiti sin da ora i trasporti pubblici.\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","19 Maggio 2019","2019-05-19 23:09:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/2019-05-17-manif-fat-geograf-col-200x110.jpg","Anarres del 17 maggio. Geografie della rivoluzione. Tecnologia, natura e cultura. 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Lo spazio del dominio e lo spazio di libertà emergono nella loro irriducibile differenza grazie alla geografia sociale.\r\nNe parliamo con Federico Ferretti, che il prossimo 24 maggio sarà a Torino per una serata su questi temi.\r\n\r\nUmano, troppo umano. Il secolare dibattito su natura e cultura oggi assume nuove forme, in relazione alle grandi trasformazioni che già oggi consentono di parlare di oltrepassamento dell’umano. Un “oltre” che secondo alcuni porta ad altro dall’umano; secondo altri è invece una sorta di superumanesimo.\r\nIn queste settimane si è parlato molto in città e in radio di \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark>, transumanesimo, ma molto poco di capitalismo, rivoluzione, autonomia del soggetti. \r\nNoi ci chiediamo: è possibile una critica radicale ma non tecnofobica \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark>?\r\nAbbiamo introdotto la questione nella scorsa puntata di Anarres, ci torniamo con Francesco Codello, pedagogista e anarchico, autore de “La condizione umana nel pensiero libertario”.\r\n\r\nGabbie, torture e sudari. L’Italia secondo il decreto sicurezza Bis del ministro dell’Interno leghista\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 24 maggio\r\nore 21\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nGeografie \u003Cmark>della\u003C/mark> rivoluzione sociale\r\nLo spazio non è un luogo neutro: le mappe tracciate sulla carta, sono la rappresentazione a colori e righe di un dominio che si incide nei corpi e nelle vite di tutti. Lo spazio del dominio e lo spazio di libertà emergono nella loro irriducibile differenza grazie alla geografia sociale.\r\nLanciato per la prima volta nel XIX secolo dai geografi anarchici Reclus e Kropotkin, il termine “geografia sociale” all'epoca era sinonimo di “geografia socialista”, ossia sostanzialmente anarchica. 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Funzione riproduttiva e \"istinto materno\", costruzione dei ruoli e dei generi, maternità e infanticidio, costruzione mediatica del mostro, il ruolo del mostro come autoassoluzione sociale...questi alcuni dei temi che abbiamo trattato.\r\nNaturalmente, la storia di Ragusa come le altre che offre la cronaca, non ci interessa per trattarla in sè, come caso ( giudiziario, psichiatrico, giornalistico), ma per l'analisi dei discorsi che essa solleva, come fatti culturali.\r\nQuale idea della maternità (e del femminile) sta alla base dei discorsi di media, magistrati, psicologi e psichiatri, del discorso della medicina e del discorso penale e del senso comune? Quale idea di donna e di madre è costruita culturalmente e socialmente? Come, quando, perchè e a cosa servono i \"mostri\"?\r\nL'idea di maternità e più in generale il genere è da sempre culturalmente e socialmente costruito in modo funzionale al sistema produttivo vigente. Ogni società da sempre costruisce i suoi uomini e le sue donne. La filosofa Elizabeth Badinter, (\"L'amour en plus\", 1981) storicizza ciò che viene chiamato istinto di maternità e mostra quanto questo sia una costruzione sociale che è cambiata nel tempo così come il ruolo e la funzione delle donne.\r\nFin dall'antica Grecia...\r\nla donna patisce, in Occidente, una subalternità fortissima: è l'esclusa insieme al barbaro e allo schiavo (la storia di Medea è paradigmatica), confinata nella propria funzione riproduttiva. Funzione che - in quasi tutte le società (anche quelle non statuali e non capitaliste o precapitaliste) è motivo di esclusione ed emarginazione. Anche la costruzione di identità di genere non solo differenti ma impari e squilibrate dal punto di vista del potere, si nota ampiamente nel discorso che i Greci, attraverso il mito e la tragedia, facevano intorno alle madri/ padri infanticidi. La costruzione del discorso sulle madri infanticide si incrive entro un contesto di forte subalternità della donna che la filosofia e la scienza dell'epoca supportano e giustificano, sistematizzano.\r\nNei miti greci...\r\nle donne che uccidono i propri figli, sono punite per l'inottemperanza al culto, al volere divino, in particolare si sottraggono al culto dionisiaco che era destinato ad orientare culturalmente il disordine. Rappresentano dunque, col loro rifiuto, la scelta del disordine, del caos sociale, il rifiuto dell'ordine sociale. I padri infanticidi invece sacrificano sempre i figli per un bene superiore, per la fine di una guerra, obbedendo al contrario, al volere di un DIO. Ancora oggi le motivazioni addotte nei discorsi penali, mediatici, comuni sui casi di cronaca, sono diverse per gli uomini e per le donne.\r\nLa psichiatria e la psicoanalisi...\r\nsono fin da sempre discorsi che rifllettono la struttura patriarcale della società, tendenti a patologizzare gli individui devianti, in particolar modo le donne. Il vero pericolo della psicoanalisi va al di là della sua sfera come tecnica, è nei suoi effetti sociali, nel discorso diffuso, psicologizzato/ psicologizzante, medicalizzato intorno ad essa. Tutti parlano ormai in questi termini, dall'anchor man alla Bruno Vespa, all'ultimo giornalista, al prete, al magistrato, al poliziotto. Il potere psiconalitico ha rappresentato una nuova tecnologia di sorveglianza, neoumanistica e neofilantropica, per il controllo delle anime. L'Edipo moderno, che la psicoanalisi ha contribuito a generalizzare nei discorsi quotidiani, non è che questo: privatizzare, tagliar via il familiare dal sociale, psicologizzare il politico. La castrazione non è che il ripiegamento del sociale, dello storico, del politico sul familiare e sul privato.\r\nContro il determinismo biologico...\r\n(dell'istinto di maternità a/de-storicizzato, che prescrive certi comportamenti come naturali), si vedano le ricerche antropologiche di Margareth Mead, in particolare \"Sesso e temperamento\", 1929, che analizza il modello sociale di 3 diverse tribù della Nuova Guinea. La differenza dei sessi è ovviamente uno dei temi del \"dramma sociale\", ma ciascuna lo sviluppa a modo suo (e differenza dei sessi implica anche differenti organizzazioni della sfera familiare e del rapporto padre/madre/figli). Già nel 29 dimostra come esistano elementi senza rapporto con la realtà biologica del sesso, che sono appunto \"costruzioni sociali\". Per Mead in Occidente sociologia, medicina, gergo, poesia accettano le definizioni sociali delle differenze tra i sessi come fondate sul temperamento ed ogni deviazione dalla parte assegnata è un'anomalia \"dalla nascita\" invece ad esempio tra gli Arapesh e i Mundugumor uomini e donne non sono ritenuti diversi per temperamento ma attribuiscono loro funzioni sociali diverse.\r\nA cosa servono i mostri?\r\nNell'800 si consuma l'abbraccio mortale tra psichiatria e potere penale. A fine '800 Cesare Lombroso tenta il primo esperimento ansiolitico di rassicurazione dei cittadini moderni e civili, elaborando il primo testo multimediale della storia. Fa fare dagherrotipi dai volti dei criminali descritti e la domanda implicita è – hai la fronte di due pollici? Hai tu il sopracciglio unito così?- la risposta del cittadino spaventato è sempre no, è sempre di dissociazione ( la separazione del grottesco, mai l'empatia del tragico). Tutt'oggi la spiegazione più diffusa per certi crimini è l'alibi del raptus, che rappresenta una grande auto-assoluzione sociale di massa, e che, come ogni determinismo biologico o psichiatrico assolve tutti perchè promette di trovare un'unica causa interna, individuale, privata (il capro espiatorio).\r\nSegnaliamo a questo proposito l'importazna del testo \"Moi, Pierre Riviere, ayant egorgé ma mère, ....) scoperto e pubblicato da Foucault e la sua equipe nel '73, e che si riferisce al caso di P.R, del 1836. Pierre Rivière è uno dei primi mostri, anche per i giornali, sul quale si pronunciano a distanza tutti i maggiori psichiatri dell'epoca. Mostro non solo per ciò che ha compiuto ma per il preciso memoriale ex post, scritto nel carcere.\r\n[...] Il fatto è che l'orribile è quotidiano. Nelle campagne era da sempre il destino di tutti, uno ne ride di un riso che si crederenbbe di un idiota, un altro lo dice tranquillamente; ed è lo stesso. Il destino di tutti. Ma questa famiglia è esemplare, per il fatto che visse in modo da gridare con rabbia che tutto fa male, sempre, e che a questo come a tutto ci si abitua. Come una cappa di piombo, il peso dell'impossibile....\r\nArriva nel 1838 una nuova legge, con il concorso attivo dei grandi nomi della psichiatria dell'epoca, che riescono ad imporre una nuova sintesi che segna una modificazione decisiva del rapporto tra mondo medico e mondo penale. Istituzionalizzando accuratamente le modalità dell'internamento - \"d'ufficio\" e \"volontario\"- in \"istituti speciali\" (ospedali psichiatrici),. L'internamento d'ufficio assicura la possibilità di una procedura rapida, altrettanto efficace ed imperativa quanto il sequestro penale. Ma ha il \"vantaggio\" supplementare di poter agire prima che un atto delittuoso sia commesso, prima ancora che una sentenza di interdizione sia emessa come in linea di massima era richiesto nel caso della follia prima della legge del '38. Un certificato medico, interinato dall'autorità prefettizia e controllato da una possibile ispezione giudiziaria, potrà rivelare degli stati potenzialmente pericolosi. Vince dunque, storicamente, la forma di controllo più molecolare, biopolitica e micro-diffusa, capace di essere introiettata più di altre forme di controllo.\r\nLa costruzione del mostro...\r\nDonna Haraway, Manifesto Cyborg, \"Nell'immaginario occidentale i mostri hanno sempre tracciato i confini della com,unità. I centauri e le amazzoni dell'antica Grecia, immagini della disgregazione del matrimonio e della contaminazione del guerriero con l'animalità e la donna, hanno stabilito i limiti dell'accentrata polis del maschio umano greco\".\r\nOgni epoca ha prodotto il suo mostro funzionale al rafforzamento identitario e alla generazione di esclusione sociale...\r\nNella stagione della modernità il potere necessitava dello strumento della \"misura\" per normare lo spazio sociale e lo smisurato che eccedeva quella misura doveva rifugiarsi in una dimensione crepuscolare per non turbare lo scorrere della vita. Il capitale oggi ha vinto frantumandosi e ricostruendosi frattalmente a partire da molecole di sociale. Il processo di valorizzazione non ha più bisogno di luoghi specifici per svolgersi ma dilaga in tutte le società. L'ordine sociale non ha più bisogno di una misura imposta dall'esterno, di un'articolazione specifica dell'immaginario legata all'esclusione, ma è una pratica introiettata e automaticamente applicata dalla popolazione. Il mostro oggi è invisibile, non perchè debba nascondersi (come il Frankenstein di Mary Shelley), ma perchè l'occhio che lo guarda è totalmente assuefatto: nessuno vede il Cie di Via Corelli o di Corso Brunelleschi.\r\nI Freaks di Tod Browning, i mostri moderni, dolenti, mutanti, pseudoumani, permettevano all'uomo \"normale\" di specchiarsi per ritirarsene inorridito, confermandosi nella propria normalità e segnalando l'esistenza terribile dell'Altro. In \"M, il mostro di Dusseldorf\", film tedesco del 1931 diretto da Fritz Lang, considerato uno dei capolavori dell'espressionismo tedesco, l'uso del fuoricampo risponde proprio alla scelta di enfatizzare la mostruosità del personaggio, la sua alterità che non può trovare spazio in uno spazio normale – il campo – ma deve essere situata altrove – il fuoricampo. Oggi, che si sono superate persino le profezie di Debord sulla società dello spettacolo, a furia di divorare immagini siamo diventati talmente ciechi che forse i fuoricampo non ce li possiamo più permettere. Sicuramente, non tanto il cinema, che c'è ancora chi lo fa bene ed è in grado di farlo, ma le immagini televisive il fuoricampo non sanno nemmeno che cosa sia. Non hanno l'etica del fuoricampo, del rappresentabile e dell'irrappresentabile...secondo la celebre formula di Godard che individuava nell'uso del carrello “una questione morale” (e quindi delle distanze da salvaguardare, del visibile e del mostrabile, della vicinanza pornografica e della lontananza rispettosa). Se sono giuste le distanze è giusto il film, secondo un'etica che rifiuta la spettacolarizzazione, diceva Serge Daney, indimenticabile critico e cinefilo dallo sguardo ostinato. Ancora sempre Daney, che scriveva di quanto fosse necessario passare dall'atto di mostrare con il dito all'arte di fissare con lo sguardo, prendendo a esempio due movimenti di macchina da presa, che più distanti non si può, rivolti entrambi verso la morte e la guerra, il primo, “modello di abiezione” realizzato da Pontecorvo in Kapò e l'altro da Mizoguchi in Ugetsu Monogatari, il quale sceglie uno sguardo che fa finta di non vedere nulla, che preferirebbe non aver visto nulla e per questo scivola lentamente con una panoramica di fianco alla morte, rischiando di lasciarla addirittura fuori campo. Di contro l'abiezione del carrello in avanti di Kapò, che procede e avanza senza timore e senza tremore verso la morte, spettacolarizzandola.\r\nPer riascoltare la puntata del 22 dicembre 2014:\r\nil colpo della strega_22dic2014_primaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_secondaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_terzaparte\r\n\r\nil colpo della strega_22dic2014_quartaparte\r\n\r\nPer riascoltare la puntata del 12 gennaio 2015:\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_primaparte\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_secondaparte","13 Gennaio 2015","2018-10-24 17:35:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/adesivo-il-colpo-della-strega-new-copy-e1413229678451-200x110.jpg","Madri e mostri: due puntate de Il colpo della strega dedicate al tema",1421155669,[1326,362,1327,1328,381,1329,1330,1331,1332,1333,1334,1335,1336,1337,1338,1339,1340,1341,1342,1343,1344,1345,1346,1347],"http://radioblackout.org/tag/cesare-lombroso/","http://radioblackout.org/tag/culturanatura/","http://radioblackout.org/tag/determinismo-biologico/","http://radioblackout.org/tag/elisabeth-badinter/","http://radioblackout.org/tag/esclusione-sociale/","http://radioblackout.org/tag/femminile/","http://radioblackout.org/tag/funzione-riproduttiva/","http://radioblackout.org/tag/gender/","http://radioblackout.org/tag/genere/","http://radioblackout.org/tag/immaginario/","http://radioblackout.org/tag/istinto-materno/","http://radioblackout.org/tag/margareth-mead/","http://radioblackout.org/tag/maternita/","http://radioblackout.org/tag/michel-foucault/","http://radioblackout.org/tag/mitologia/","http://radioblackout.org/tag/mostro/","http://radioblackout.org/tag/mostruosita/","http://radioblackout.org/tag/potere-penale/","http://radioblackout.org/tag/psichiatria/","http://radioblackout.org/tag/psicoanalisi/","http://radioblackout.org/tag/riproduzione/","http://radioblackout.org/tag/storie-di-donne/",[1349,294,1350,1351,590,1352,1353,1354,1355,1356,1357,1358,1359,1360,1361,1362,1363,1364,1365,1366,1367,1368,1369,1370],"cesare lombroso","cultura/natura","determinismo biologico","elisabeth badinter","esclusione sociale","femminile","funzione riproduttiva","gender","genere","immaginario","istinto materno","margareth mead","maternità","michel foucault","mitologia","mostro","mostruosità","potere penale","psichiatria","psicoanalisi","riproduzione","storie di donne",{"post_content":1372,"post_title":1376},{"matched_tokens":1373,"snippet":1374,"value":1375},[71,72],"elaborando il primo testo multimediale \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>storia\u003C/mark>. 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Come, quando, perchè e a cosa servono i \"mostri\"?\r\nL'idea di maternità e più in generale il genere è da sempre culturalmente e socialmente costruito in modo funzionale al sistema produttivo vigente. Ogni società da sempre costruisce i suoi uomini e le sue donne. La filosofa Elizabeth Badinter, (\"L'amour en plus\", 1981) storicizza ciò che viene chiamato istinto di maternità e mostra quanto questo sia una costruzione sociale che è cambiata nel tempo così come il ruolo e la funzione delle donne.\r\nFin dall'antica Grecia...\r\nla donna patisce, in Occidente, una subalternità fortissima: è l'esclusa insieme al barbaro e allo schiavo (la \u003Cmark>storia\u003C/mark> di Medea è paradigmatica), confinata nella propria funzione riproduttiva. Funzione che - in quasi tutte le società (anche quelle non statuali e non capitaliste o precapitaliste) è motivo di esclusione ed emarginazione. Anche la costruzione di identità di genere non solo differenti ma impari e squilibrate dal punto di vista del potere, si nota ampiamente nel discorso che i Greci, attraverso il mito e la tragedia, facevano intorno alle madri/ padri infanticidi. La costruzione del discorso sulle madri infanticide si incrive entro un contesto di forte subalternità \u003Cmark>della\u003C/mark> donna che la filosofia e la scienza dell'epoca supportano e giustificano, sistematizzano.\r\nNei miti greci...\r\nle donne che uccidono i propri figli, sono punite per l'inottemperanza al culto, al volere divino, in particolare si sottraggono al culto dionisiaco che era destinato ad orientare culturalmente il disordine. Rappresentano dunque, col loro rifiuto, la scelta del disordine, del caos sociale, il rifiuto dell'ordine sociale. I padri infanticidi invece sacrificano sempre i figli per un bene superiore, per la fine di una guerra, obbedendo al contrario, al volere di un DIO. Ancora oggi le motivazioni addotte nei discorsi penali, mediatici, comuni sui casi di cronaca, sono diverse per gli uomini e per le donne.\r\nLa psichiatria e la psicoanalisi...\r\nsono fin da sempre discorsi che rifllettono la struttura patriarcale \u003Cmark>della\u003C/mark> società, tendenti a patologizzare gli individui devianti, in particolar modo le donne. Il vero pericolo \u003Cmark>della\u003C/mark> psicoanalisi va al di là \u003Cmark>della\u003C/mark> sua sfera come tecnica, è nei suoi effetti sociali, nel discorso diffuso, psicologizzato/ psicologizzante, medicalizzato intorno ad essa. Tutti parlano ormai in questi termini, dall'anchor man alla Bruno Vespa, all'ultimo giornalista, al prete, al magistrato, al poliziotto. Il potere psiconalitico ha rappresentato una nuova \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> di sorveglianza, neoumanistica e neofilantropica, per il controllo delle anime. L'Edipo moderno, che la psicoanalisi ha contribuito a generalizzare nei discorsi quotidiani, non è che questo: privatizzare, tagliar via il familiare dal sociale, psicologizzare il politico. La castrazione non è che il ripiegamento del sociale, dello storico, del politico sul familiare e sul privato.\r\nContro il determinismo biologico...\r\n(dell'istinto di maternità a/de-storicizzato, che prescrive certi comportamenti come naturali), si vedano le ricerche antropologiche di Margareth Mead, in particolare \"Sesso e temperamento\", 1929, che analizza il modello sociale di 3 diverse tribù \u003Cmark>della\u003C/mark> Nuova Guinea. La differenza dei sessi è ovviamente uno dei temi del \"dramma sociale\", ma ciascuna lo sviluppa a modo suo (e differenza dei sessi implica anche differenti organizzazioni \u003Cmark>della\u003C/mark> sfera familiare e del rapporto padre/madre/figli). Già nel 29 dimostra come esistano elementi senza rapporto con la realtà biologica del sesso, che sono appunto \"costruzioni sociali\". Per Mead in Occidente sociologia, medicina, gergo, poesia accettano le definizioni sociali delle differenze tra i sessi come fondate sul temperamento ed ogni deviazione dalla parte assegnata è un'anomalia \"dalla nascita\" invece ad esempio tra gli Arapesh e i Mundugumor uomini e donne non sono ritenuti diversi per temperamento ma attribuiscono loro funzioni sociali diverse.\r\nA cosa servono i mostri?\r\nNell'800 si consuma l'abbraccio mortale tra psichiatria e potere penale. A fine '800 Cesare Lombroso tenta il primo esperimento ansiolitico di rassicurazione dei cittadini moderni e civili, elaborando il primo testo multimediale \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>storia\u003C/mark>. Fa fare dagherrotipi dai volti dei criminali descritti e la domanda implicita è – hai la fronte di due pollici? Hai tu il sopracciglio unito così?- la risposta del cittadino spaventato è sempre no, è sempre di dissociazione ( la separazione del grottesco, mai l'empatia del tragico). Tutt'oggi la spiegazione più diffusa per certi crimini è l'alibi del raptus, che rappresenta una grande auto-assoluzione sociale di massa, e che, come ogni determinismo biologico o psichiatrico assolve tutti perchè promette di trovare un'unica causa interna, individuale, privata (il capro espiatorio).\r\nSegnaliamo a questo proposito l'importazna del testo \"Moi, Pierre Riviere, ayant egorgé ma mère, ....) scoperto e pubblicato da Foucault e la sua equipe nel '73, e che si riferisce al caso di P.R, del 1836. Pierre Rivière è uno dei primi mostri, anche per i giornali, sul quale si pronunciano a distanza tutti i maggiori psichiatri dell'epoca. Mostro non solo per ciò che ha compiuto ma per il preciso memoriale ex post, scritto nel carcere.\r\n[...] Il fatto è che l'orribile è quotidiano. Nelle campagne era da sempre il destino di tutti, uno ne ride di un riso che si crederenbbe di un idiota, un altro lo dice tranquillamente; ed è lo stesso. Il destino di tutti. Ma questa famiglia è esemplare, per il fatto che visse in modo da gridare con rabbia che tutto fa male, sempre, e che a questo come a tutto ci si abitua. Come una cappa di piombo, il peso dell'impossibile....\r\nArriva nel 1838 una nuova legge, con il concorso attivo dei grandi nomi \u003Cmark>della\u003C/mark> psichiatria dell'epoca, che riescono ad imporre una nuova sintesi che segna una modificazione decisiva del rapporto tra mondo medico e mondo penale. Istituzionalizzando accuratamente le modalità dell'internamento - \"d'ufficio\" e \"volontario\"- in \"istituti speciali\" (ospedali psichiatrici),. L'internamento d'ufficio assicura la possibilità di una procedura rapida, altrettanto efficace ed imperativa quanto il sequestro penale. Ma ha il \"vantaggio\" supplementare di poter agire prima che un atto delittuoso sia commesso, prima ancora che una sentenza di interdizione sia emessa come in linea di massima era richiesto nel caso \u003Cmark>della\u003C/mark> follia prima \u003Cmark>della\u003C/mark> legge del '38. Un certificato medico, interinato dall'autorità prefettizia e controllato da una possibile ispezione giudiziaria, potrà rivelare degli stati potenzialmente pericolosi. Vince dunque, storicamente, la forma di controllo più molecolare, biopolitica e micro-diffusa, capace di essere introiettata più di altre forme di controllo.\r\nLa costruzione del mostro...\r\nDonna Haraway, Manifesto Cyborg, \"Nell'immaginario occidentale i mostri hanno sempre tracciato i confini \u003Cmark>della\u003C/mark> com,unità. I centauri e le amazzoni dell'antica Grecia, immagini \u003Cmark>della\u003C/mark> disgregazione del matrimonio e \u003Cmark>della\u003C/mark> contaminazione del guerriero con l'animalità e la donna, hanno stabilito i limiti dell'accentrata polis del maschio umano greco\".\r\nOgni epoca ha prodotto il suo mostro funzionale al rafforzamento identitario e alla generazione di esclusione sociale...\r\nNella stagione \u003Cmark>della\u003C/mark> modernità il potere necessitava dello strumento \u003Cmark>della\u003C/mark> \"misura\" per normare lo spazio sociale e lo smisurato che eccedeva quella misura doveva rifugiarsi in una dimensione crepuscolare per non turbare lo scorrere \u003Cmark>della\u003C/mark> vita. Il capitale oggi ha vinto frantumandosi e ricostruendosi frattalmente a partire da molecole di sociale. Il processo di valorizzazione non ha più bisogno di luoghi specifici per svolgersi ma dilaga in tutte le società. L'ordine sociale non ha più bisogno di una misura imposta dall'esterno, di un'articolazione specifica dell'immaginario legata all'esclusione, ma è una pratica introiettata e automaticamente applicata dalla popolazione. Il mostro oggi è invisibile, non perchè debba nascondersi (come il Frankenstein di Mary Shelley), ma perchè l'occhio che lo guarda è totalmente assuefatto: nessuno vede il Cie di Via Corelli o di Corso Brunelleschi.\r\nI Freaks di Tod Browning, i mostri moderni, dolenti, mutanti, pseudoumani, permettevano all'uomo \"normale\" di specchiarsi per ritirarsene inorridito, confermandosi nella propria normalità e segnalando l'esistenza terribile dell'Altro. In \"M, il mostro di Dusseldorf\", film tedesco del 1931 diretto da Fritz Lang, considerato uno dei capolavori dell'espressionismo tedesco, l'uso del fuoricampo risponde proprio alla scelta di enfatizzare la mostruosità del personaggio, la sua alterità che non può trovare spazio in uno spazio normale – il campo – ma deve essere situata altrove – il fuoricampo. Oggi, che si sono superate persino le profezie di Debord sulla società dello spettacolo, a furia di divorare immagini siamo diventati talmente ciechi che forse i fuoricampo non ce li possiamo più permettere. Sicuramente, non tanto il cinema, che c'è ancora chi lo fa bene ed è in grado di farlo, ma le immagini televisive il fuoricampo non sanno nemmeno che cosa sia. Non hanno l'etica del fuoricampo, del rappresentabile e dell'irrappresentabile...secondo la celebre formula di Godard che individuava nell'uso del carrello “una questione morale” (e quindi delle distanze da salvaguardare, del visibile e del mostrabile, \u003Cmark>della\u003C/mark> vicinanza pornografica e \u003Cmark>della\u003C/mark> lontananza rispettosa). Se sono giuste le distanze è giusto il film, secondo un'etica che rifiuta la spettacolarizzazione, diceva Serge Daney, indimenticabile critico e cinefilo dallo sguardo ostinato. Ancora sempre Daney, che scriveva di quanto fosse necessario passare dall'atto di mostrare con il dito all'arte di fissare con lo sguardo, prendendo a esempio due movimenti di macchina da presa, che più distanti non si può, rivolti entrambi verso la morte e la guerra, il primo, “modello di abiezione” realizzato da Pontecorvo in Kapò e l'altro da Mizoguchi in Ugetsu Monogatari, il quale sceglie uno sguardo che fa finta di non vedere nulla, che preferirebbe non aver visto nulla e per questo scivola lentamente con una panoramica di fianco alla morte, rischiando di lasciarla addirittura fuori campo. Di contro l'abiezione del carrello in avanti di Kapò, che procede e avanza senza timore e senza tremore verso la morte, spettacolarizzandola.\r\nPer riascoltare la puntata del 22 dicembre 2014:\r\nil colpo \u003Cmark>della\u003C/mark> strega_22dic2014_primaparte\r\nil colpo \u003Cmark>della\u003C/mark> strega_22dic2014_secondaparte\r\nil colpo \u003Cmark>della\u003C/mark> strega_22dic2014_terzaparte\r\n\r\nil colpo \u003Cmark>della\u003C/mark> strega_22dic2014_quartaparte\r\n\r\nPer riascoltare la puntata del 12 gennaio 2015:\r\n\r\nil colpo \u003Cmark>della\u003C/mark> strega_12genn2015_primaparte\r\n\r\nil colpo \u003Cmark>della\u003C/mark> strega_12genn2015_secondaparte",{"matched_tokens":1377,"snippet":1378,"value":1378},[71],"Madri e mostri: due puntate de Il colpo \u003Cmark>della\u003C/mark> strega dedicate al tema",[1380,1382],{"field":77,"matched_tokens":1381,"snippet":1374,"value":1375},[71,72],{"field":1310,"matched_tokens":1383,"snippet":1378,"value":1378},[71],{"best_field_score":81,"best_field_weight":36,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":44,"score":1283,"tokens_matched":83,"typo_prefix_score":44},{"document":1386,"highlight":1400,"highlights":1405,"text_match":79,"text_match_info":1408},{"comment_count":44,"id":1387,"is_sticky":44,"permalink":1388,"podcastfilter":1389,"post_author":1391,"post_content":1392,"post_date":1393,"post_excerpt":92,"post_id":1387,"post_modified":1394,"post_thumbnail":1395,"post_title":1396,"post_type":317,"sort_by_date":1397,"tag_links":1398,"tags":1399},"95915","http://radioblackout.org/podcast/datacenter-il-lato-sommerso-dellai-ceberg-tecnica-guerra-sacralita/",[1390],"happy hour","ce","Happy Hour. Pillole sintetiche dal mondo-guerra.\r\n1.3 (24.02.25)\r\n\"Torino, l’Ai cerca spazio in città: in arrivo altri 5 data center. Appena inaugurato quello di Rai way in via Verdi, la Cittadella dell’Aerospazio di corso Marche ipotizza un grande server in tandem con Leonardo. Ma altri sono in (probabile) arrivo targati Avio, Bbbell, Enel e, soprattutto, Hines, che prepara un maxi progetto con la costruzione di sei edifici alti 30 metri a due passi dall’aeroporto di Caselle\".\r\n\r\nDalla rassegna stampa delle ultime settimane lo spunto per provare ad interrogare un'industria, in larga parte urbana, centrale per alimentare il mondo-guerra e quanto mai \"nebulosa\". Non soltanto in quanto sostrato materiale della \"nuvola\" (il cloud), ma piuttosto perchè le infrastrutture raggruppate sotto il termine di \"Datacenter\" sono estremamente varie e i luoghi in cui sorgono securizzati e poco inclini alla visibilità. 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Il 31 gennaio 2024 è stato approvato un protocollo di intesa relativo all’agricoltura di precisione, o agricoltura 4.0, tra il Politecnico di Torino e il Comune di Saluzzo, che da 78 anni ospita la \"Mostra della Meccanica Agricola\", dove oggi vengono esposti enormi trattori e macchine per lavorare la terra sempre più \"smart\" e costosi. Dopo lo sradicamento dell'agricoltura contadina, di fronte alla possibile conflittualità dei braccianti sfruttati, la pax capitalista sancita dall'alleanza tra grande capitale agroindustriale, politica, polizia e cooperative trova nel Datacenter un fondamentale alleato. 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Contro il millenarismo tecnologico tecno-utopico e tecno-distopico, contro il mito dell'equivalenza tra umano e tecnica, l'impensato della sacralizzazione della tecnologia\r\n01:13:43 - Datacenter e regimi di visibilità (I): il mito della sostenibilità ambientale, tra nucleare e geoingegneria\r\n01:17:39 - Datacenter e regimi di visibilità (II): il mito dell'automazione, l'addestramento alla vergogna prometeica\r\n01:20:22 - Vampirizzazione dell'ecosistema e rimosso delle miniere\r\n01:25:58 - \"Se Google diventa il mio vicino, ci sarà ancora acqua?\": ambiguità delle proteste contro i datacenter, indicazioni per una lotta fondamentale\r\n\r\n \r\n\r\n\"Come possiamo attaccare una realtà che ci è nemica, senza conoscerla a fondo? Ecco, a ben riflettere, la risposta non era difficile. In effetti, ad esempio, ci piace molto attaccare la polizia, ma nessuno di noi si fa poliziotto per questo. Ci si documenta: la polizia che cosa fa? che tipo di randello usa? Si mettono insieme quel poco di conoscenze che permettono ad occhio e croce di individuare il poliziotto. In altre parole, se dobbiamo attaccare il poliziotto, che è una cosa che ci piace moltissimo, non ci facciamo poliziotti per questo, ci limitiamo ad acquisire alcune conoscenze in merito alla polizia. Per attaccare la nuova tecnologia, allo stesso modo, non è necessario essere ingegneri, ma possiamo acquisire delle conoscenze abbastanza facili, tutte quelle indicazioni pratiche che ci permettono di poterla attaccare. Ma da questo problema viene fuori un altro problema, molto più importante: la nuova tecnologia non è un fantasma astratto, è una cosa concreta. Ad esempio, il sistema internazionale delle comunicazioni è un fatto concreto. Per riuscire a costruirci immagini astratte nella testa, deve distribuirsi nel territorio. È in questo campo che vengono usati i nuovi materiali, poniamo nella costruzione dei cavi di trasmissione, ed è in questo campo che diventa importante conoscere la tecnologia, non come funziona nel suo aspetto produttivo, ma come si distribuisce realmente nel territorio. Cioè dove sono i centri di gestione (che sono sempre molteplici), dove sono i canali di comunicazione, tutte cose che non sono idee astratte, ma cose fisiche, oggetti che corrono nello spazio e che garantiscono il controllo. Intervenire con un sabotaggio in queste strutture, è facilissimo, difficile è sapere dove sono collocati i cavi. Ad un certo punto diventa indispensabile conoscere la distribuzione della tecnologia. Questo, pensiamo, sarà sicuramente il problema rivoluzionario più importante dei prossimi anni\". (Nuove svolte del capitalismo)\r\n\r\n[caption id=\"attachment_95929\" align=\"aligncenter\" width=\"1024\"] A Saluzzo, i droni dell'israeliana Tevel raccolgono la frutta per l'azienda Rivoira.[/caption]","25 Febbraio 2025","2025-06-01 18:36:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/incendie-ovh-1-696x435-1-200x110.jpg","Datacenter, il lato sommerso dell'AI-ceberg. Tecnica, guerra, sacralità.",1740515886,[60],[12],{"post_content":1401},{"matched_tokens":1402,"snippet":1403,"value":1404},[121,71],"e dell'AI - e al contempo \u003Cmark>tecnologia\u003C/mark> \u003Cmark>della\u003C/mark> memoria funzionale alla governamentalità algoritmica,","Happy Hour. Pillole sintetiche dal mondo-guerra.\r\n1.3 (24.02.25)\r\n\"Torino, l’Ai cerca spazio in città: in arrivo altri 5 data center. Appena inaugurato quello di Rai way in via Verdi, la Cittadella dell’Aerospazio di corso Marche ipotizza un grande server in tandem con Leonardo. 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