","Lampedusa. Ipocrisia di Stato","post",1475606483,[62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/alfano/","http://radioblackout.org/tag/lampedusa/","http://radioblackout.org/tag/orban/","http://radioblackout.org/tag/strage-del-3-ottobre/","http://radioblackout.org/tag/ungheria/",[68,15,69,70,71],"Alfano","Orban","strage del 3 ottobre","Ungheria",{"post_content":73,"tags":79},{"matched_tokens":74,"snippet":77,"value":78},[75,76],"3","ottobre","notte tra il 2 e \u003Cmark>3\u003C/mark> \u003Cmark>ottobre\u003C/mark>, il ministro dell’interno Alfano ha","Ieri, nel terzo anniversario della \u003Cmark>strage\u003C/mark> costata la vita a 368 persone, annegate nei pressi dell’isola nella notte tra il 2 e \u003Cmark>3\u003C/mark> \u003Cmark>ottobre\u003C/mark>, il ministro dell’interno Alfano ha partecipato alla cerimonia in quella che è diventata la giornata in ricordo delle vittime dell’immigrazione. 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Esperimenti di concentramento e trasferimento di migranti nel centro del Mediterraneo, in questa fase di guerra apertartamente mondiale su più fronti e di guerra non dichiarata nei confronti di chi continua a partire, a spostarsi e a morire per raggiungere la vecchia e depressa Europa, sempre più chiusa e razzista.\r\n\r\nAscolta il contributo di Rosa del collettivo Askavusa che si trova sull'isola e che racconta cosa sta accandendo in queste ultime ore.\r\n\r\nrosa_lampedusa\r\n\r\n \r\n\r\n ","6 Ottobre 2015","2015-10-08 13:42:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/12105703_10207714927932607_4759824596005018888_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/12105703_10207714927932607_4759824596005018888_n-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/12105703_10207714927932607_4759824596005018888_n-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/12105703_10207714927932607_4759824596005018888_n-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/12105703_10207714927932607_4759824596005018888_n.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Cosa succede nel \"nuovo\" hotspot di Lampedusa",1444129635,[122,123,124,125,126,127,128,63,129,130,131,132],"http://radioblackout.org/tag/askavusa/","http://radioblackout.org/tag/cie/","http://radioblackout.org/tag/fortezza-europa/","http://radioblackout.org/tag/frontex/","http://radioblackout.org/tag/guerra-ai-migranti/","http://radioblackout.org/tag/hotspot/","http://radioblackout.org/tag/impronte-digitali/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione-del-territorio/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati-e-rifugiate/","http://radioblackout.org/tag/strage-di-lampedusa/",[134,135,136,137,26,138,139,15,22,140,141,17],"askavusa","cie","fortezza europa","frontex","hotspot","impronte digitali","militarizzazione del territorio","rifugiati e rifugiate",{"post_content":143,"tags":147},{"matched_tokens":144,"snippet":145,"value":146},[88,89,75,76],"tra ipocrite commemorazioni per la \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>3\u003C/mark> \u003Cmark>ottobre\u003C/mark> 2013 - costata la vita a","Una corrispondenza da Lampedusa, dove tra ipocrite commemorazioni per la \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>3\u003C/mark> \u003Cmark>ottobre\u003C/mark> 2013 - costata la vita a 368 persone - e grandi manovre militari, si prepara la gestione \u003Cmark>del\u003C/mark> \"nuovo\" hotspot situato al centro dell'isola.\r\n\r\nAltro non è che il \"vecchio\" centro di prima accoglienza, ora chiamato hotspot dalle nuove direttive europee e che vede la presenza al suo interno di Frontex e di altri funzionari che dovrenno decidere sulla vita e sul diritto di asilo per migliaia e migliaia di migranti, oppure il loro immediato rimpatrio. 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Le strategie, gli attori, gli strumenti, le alleanze e le modalità d’intervento sono quelli di tutte le guerre. E causano morte. Morti, tanti morti.\r\nL’Operazione Mare Nostrum fu annunciata dal ministro Mario Mauro dopo la strage del 3 ottobre, quando a poche miglia da Lampedusa annegarono 364 tra donne, uomini e bambini provenienti dal continente africano e dal Medio oriente. Quei morti furono un mero casus belli. La nuova crociata contro chi fugge dalle ingiustizie, lo sfruttamento, gli ecocidi, era stata preparata infatti da mesi in tutti i suoi dettagli. Governo e Stato maggiore hanno rispolverato ad hoc l’armamentario linguistico delle ultime decadi: operazione militare e umanitaria, l’hanno ipocritamente definita, perché le guerre non devono mai essere chiamate con il loro nome per non turbare l’opinione pubblica.\r\nQuando il governo Letta mise in mare l'operazione era chiaro che quella umanitaria era la solita foglia di fico che mal copriva le vergogne della frontiera. Il Mare è Nostro, non è nè deve essere un mare di mezzo. Non è il luogo dell'incontro della solidarietà. Non è né deve essere un ponte, ma una barriera, che spesso inghiotte le vite di chi prova ad attraversarla: molti sono morti e moriranno, tanti altri finiscono nelle reti.\r\nLe cronache raccontano di salvataggi, non parlano dei respinti in mare, non parlano della sorte di chi sbarca. Tanti sono profughi di guerra, fuggono alle persecuzioni, ai bombardamenti, arrivano dalla Somalia, dall'Eritrea, dalla Siria; tanti altri sono migranti in cerca di fortuna.\r\nQuando sbarcano vengono \"disinfettati\", rivestiti, identificati e poi lasciati in strada con un foglio di via. \"Mare Nostrum\" è anche questo: una fabbrica di clandestini. I CIE sono a pezzi, i Cara scoppiano, un foglio di via risolve tutto: chi lo riceve diventa invisibile, deve diventare invisibile. E' finito il tempo delle emergenze di Maroni, il ministro dell'Interno leghista che ammassava tutti a Lampedusa, nella speranza vana che l'Europa gli togliesse le castagne dal fuoco. 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Una strage. Una strage di Stato, scritta nelle leggi che impediscono la libera circolazione delle persone nel nostro paese, come nel resto d'Europa.\r\nDopo i 360 morti nell'immane tragedia del 3 ottobre scorso il governo italiano decise di mettere in piedi una missione militare nel Mediterraneo, per intercettare le navi cariche di profughi e migranti che sono tornate a solcarlo quando è venuta meno la cortina d'acciaio per la quale l'Italia pagava profumatamente il governo libico.\r\nSin dalle prime battute è stato chiaro che il costo dell'operazione \"Mare Nostrum\" era enorme. Il governo italiano spende 9,5 milioni di euro al mese. Sia Monti che Renzi hanno bussato alle porte dell'Europa, pretendendo un impegno diretto degli altri paesi dell'Unione sulla frontiera sud. Dopo le centinaia di sbarchi di questi ultimi sei mesi, alcuni paesi europei sino sono impegnati a mettere a disposizione alcuni mezzi navali per mettere in campo l'operazione Frontex Plus. Dopo alcune settimane dall'annuncio Frontex Plus è ancora avvolta in una nebulosa.\r\nL'unico dato sicuro è che potrà affiancare ma non sostituire Mare Nostrum, poiché i mezzi impiegati saranno del tutto inadeguati.\r\nFrontex Plus dovrebbe partire il primo novembre ma la commissaria europea all'immigrazione Cecilia Malstroem non è ancora in grado di definire quale ne sarà la portata, sebbene si sappia già ora che sia l'area coperta, sia i mezzi impegnati non potranno essere che inferiori a quelli dell'operazione italiana.\r\nFrontex Plus è destinata ad integrare ed incorporare due missioni internazionali già esistenti nel Mediterraneo: la Hermes e la Enea. Le navi Ue non si spingeranno però in acque internazionali, e avranno un ruolo di solo controllo e non di soccorso umanitario.\r\nIl nodo è comunque quello dei finanziamenti: ad oggi non si sa esattamente quali Stati e con quali risorse parteciperanno all'iniziativa europea, che potrebbe sgonfiarsi come una ruota bucata se non ci saranno impegni concreti e precisi.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico, attivista antirazzista ed attento osservatore delle politiche sull'immigrazione e l'accoglienza dei profughi nel nostro paese.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nfederico_frontex_plus","10 Settembre 2014","2014-09-19 13:25:37","Tra Mare Nostrum e Frontex Plus",1410365882,[257,202,258,259,260],"http://radioblackout.org/tag/frontex-plus/","http://radioblackout.org/tag/mare-nostrum/","http://radioblackout.org/tag/profughi/","http://radioblackout.org/tag/ue/",[262,24,263,20,264],"frontex plus","Mare nostrum","UE",{"post_content":266},{"matched_tokens":267,"snippet":268,"value":269},[89,75,76],"i 360 morti nell'immane tragedia \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>3\u003C/mark> \u003Cmark>ottobre\u003C/mark> scorso il governo italiano decise","Nell'ultimo anno sono morti nel canale di Sicilia oltre 2000 uomini, donne, bambini. 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Invece lo abbiamo richiamato per capire cosa stava succedendo dopo la sentenza Cga (Consiglio di giustizia amministrativa che nell’isola svolge le funzioni del Consiglio di Stato) del 9 settembre che pone di nuovo in discussione la questione dei radar di Niscemi, annullando in parte la decisione di febbraio che giudicava fuorilegge il Muos, restituendo di nuovo legittimità all'occupazione militare americana; subito un'associazione ambientalista, “Rita Atria”, aveva denunciato alla Procura di Palermo due giudici amministrativi, proprio il presidente Marco Lipari e il giudice estensore del Cga Gabriele Carlotti “per abuso in atti di ufficio”, configurando un conflitto di interessi e in questi giorni è stata avanzata dai comitati No Muos un'istanza perché la Cga stessa revochi almeno in parte la sua decisione.\r\n\r\nLa sentenza appena emessa dal Cga è definitiva solo per l’aspetto “ambientale” (“le autorizzazioni erano legittime”), mentre per altre due questioni, “salute” dei cittadini che abitano nelle vicinanze e presunti pericoli o interferenze al “traffico aereo”, il Collegio presieduto da Marco Lipari ha costituito una “commissione di verifica” composta dai presidenti del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), del Cnu (Consiglio nazionale universitario) e da tre ministri (Salute, Ambiente e Infrastrutture), fissando la sentenza definitiva per il 16 dicembre.I No Muos invece fanno notare che il collegio non spiega perché non sarebeb esaustiva la verificazione eseguita in primo grado dal prof. Marcello D'Amore, che già aveva ampiamente dimostrato l'erroneità e l'inbattendibilità degli studi posti a base delle autorizzazioni del sistema di radar americano, mentre il collegio dei verificatori nominato ora è composto per tre quinti da ministrie quindi anche loro in conflitto d'interessi e non sopra le parti.\r\n\r\nIl movimento si è ritrovato nuovamente trascinato nella contrapposizione al prepotente progetto militarista e si sta riorganizzando, a comincaire dalla battaglia in sede amministrativa. Ma sarà altrettanto e forse più importante l'appuntamento a Niscemi per il 6 dicembre, quando è convocata una manifestazoine a pochi giorni dall'udienza che è stata fissata per il 15 dicembre. Ma ascoltate i particolari dala voce di Fabio:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nIntanto a Lampedusa è in corso LampedusaInFestival, giunto alla settima edizione dove si trovano molte realtà legate alla lotta antimilitarista e a favore dei migranti (da Calais a Ventimiglia; dalla Sardegna al Giappone... dalla Tunisia), impegnate ad analizzare e cercare di individuare strategie valide per annullare la militarizzazione del Mediterraneo e combattere le molteplici manifestazioni di Frontex, agenzia europea di contrasto della migrazione, ma anche per collegare le guerre dell'Occidente fatte per procura in paesi saccheggiati, da cui partono i flussi di disperati, ridotti in miseria dal capitalismo. In questo caso l'appuntamento è per il 3 ottobre nel secondo anniversario della strage di Lampedusa dovuta a omissione di soccorso di fronte alla quale l'allora premier Letta si era ipocritamente inginocchiato, contribuendo a fabbricare la prima di tante immagini commoventi - l'ultima delle quali è quella del bambino siriano annegato a Bodrum: in quella data Askavusa farà girare in molte città italiane, approfittando della sicura sovraesposizione mediatica della data, un film che documenta come si poteva evitare la strage se due navi fossero intervenute, anziché abbandonare i naufraghi al loro destino.\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nSia Fabio da Niscemi, sia Giacomo da Lampedusa hanno poi collegato le loro lotte con quella dei comitati sardi contro le basi militari e contro la esercitazione che coinvolgerà Trapani-Birgi tra pochi giorni, intanto i radar americani stanno già operando in Trident.","24 Settembre 2015","2015-09-30 00:27:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/2015_09_24-Paladino-Porta-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/2015_09_24-Paladino-Porta-225x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/2015_09_24-Paladino-Porta-225x300.jpg 225w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/2015_09_24-Paladino-Porta.jpg 720w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />","Da Niscemi a Lampedusa: più migranti, meno militari",1443096578,[291,292,293,294,295,296,132],"http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/lampedusainfestival/","http://radioblackout.org/tag/niscemi/","http://radioblackout.org/tag/no-muos/","http://radioblackout.org/tag/sentenza-cga/","http://radioblackout.org/tag/sicilia/",[298,33,299,300,31,301,17],"antimilitarismo","niscemi","no Muos","sicilia",{"post_content":303,"tags":307},{"matched_tokens":304,"snippet":305,"value":306},[75,76,88],"caso l'appuntamento è per il \u003Cmark>3\u003C/mark> \u003Cmark>ottobre\u003C/mark> nel secondo anniversario della \u003Cmark>strage\u003C/mark> di Lampedusa dovuta a omissione","Abbiamo risentito Fabio da Niscemi dopo aver ingenuamente pensato che forse la lotta No Muos potesse venire archiviata registrando un buon successo grazie al giudizio di illegalità sancito dal Tar a inizio 2015. 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Per vederci bene serve la luce, se la luce è troppa si rischia di restare abbagliati, di non vedere quello che conta. E’ il caso delle recenti inchieste sugli intrallazzi miliardari che hanno coinvolto l’amministrazione comunale romana, l’ex sindaco (post)fascista Alemanno, e un giro trasversale di politici, malavitosi e coop rosse, dall’ex Nar/banda della Magliana Carminati al democratico Buzzi. \r\nIl colore dei soldi unisce più di quello della politica. \r\nL’inchiesta ha dato visibilità ad un malaffare diffuso, capillare, sistemico, chiarendo quale grosso e lucroso affare sia la gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo o “l’integrazione” di rom e sinti. Occorre tuttavia guardare oltre il dito che indica la luna. Quando le assegnazioni sono fatte seguendo le regole, i rifugiati e i rom sono comunque un buon affare per chi gestisce l’accoglienza. \r\nBen poco, a volte nulla, di quello che dovrebbe essere garantito viene davvero offerto a chi fugge guerre e persecuzioni ed approda nel nostro paese per cercare di ottenere asilo. \r\nIl business sulla pelle degli immigrati, dei richiedenti asilo, delle comunità rom e sinti è enorme. L'attenzione mediatica si è concentrata sulle tangenti versate per accaparrarsi i fondi destinati all'accoglienza, ma pochissimi si sono interrogati su quali siano i meccanismi che permettono questi enormi affari sulle spalle dei migranti e di noi tutti. \r\nPartiamo da una considerazione banale ma importante: qualsiasi spesa pubblica di grossa entità - in particolare ma non solo, se affidata a enti esterni – ha un corollario di speculazioni, ingordo appetito di individui privi di scrupoli, corruzione... Questa regola vale per l’edilizia, assistenza o qualsiasi altro ambito. \r\nI meccanismi che regolano i contributi per l'assistenza a rom e richiedenti asilo sono diversi ma con vari aspetti in comune e stesse tecniche per poterne ricavare ingenti somme. Se per i rom una buona parte dei contributi viene dall'Unione Europea, per “l'emergenza dei richiedenti asilo” i soldi vengono tutti dal ministero dell'interno. \r\nVogliamo capirne di più. Per questa ragione abbiamo sentito Federico, un compagno di Trieste che conosce bene la questione. \r\nAscolta la diretta con Federico:\r\n\r\n2014 12 19 denitto business rifugiati\r\n\r\n\r\nVale la pena fare un passo indietro.\r\nTutto comincia nel 2011: la guerra civile in Libia e la fuga di migliaia di persone che si dirigono nel nostro paese sono all’origine di una ennesima, sin troppo prevedibile, “emergenza”. La prassi adottata ancora oggi è stata elaborata e sperimentata in quell’occasione. Le prefetture, tramite i comuni, individuano nei vari territori soggetti terzi (consorzi, cooperative, enti caritatevoli, ecc) disposti a prendersi in carico (in strutture proprie o dei comuni stessi) un certo numero di richiedenti asilo. Con questi soggetti terzi vengono stipulate convenzioni. Niente gara di appalto al ribasso come nei CIE, ma un’assegnazione diretta, che di fatto molto spesso ricade su cordate amiche. Chi entra nell’affare riceve, per ogni giorno di permanenza nelle strutture, un quota fissa di 35 euro a persona. Con questa quota devono essere garantiti una serie di servizi: vitto, abbigliamento, spese sanitarie, assistenza legale, mediazione culturale e interpreti, corsi di italiano, ecc ed ovviamente le paghe agli operatori che seguono le persone prese in carico. Di questi 35 euro ai richiedenti asilo rimangono in mano solamente 2,50 euro al giorno (il cosiddetto pocket money) che in genere viene dato a cadenza mensile.\r\nÈ un meccanismo con numerosi punti critici. Ecco i principali.\r\nLa scelta dei soggetti terzi a cui affidare le convenzioni e quali servizi siano poi effettivamente effettuati. È abbastanza evidente che una cosa è affidare l'assistenza a soggetti che - nel bene e nel male e pur con mille limiti e criticità - sono nati ed hanno esperienza nel lavorare coi migranti e in particolare coi richiedenti asilo (pensiamo ad esempio a piccoli consorzi o associazioni di base locali slegati dai grandi carrozzoni nazionali tipo Caritas) e altro è darlo a cooperative o associazioni “amiche” che normalmente fanno tutt'altro e che si improvvisano gestori di strutture di accoglienza. Da questo al business sulla pelle dei migranti il passo è breve. Perché - e qui veniamo al secondo punto - il lucro si costruisce su quanti e quali servizi vengono effettivamente forniti ai richiedenti asilo e sulle paghe degli operatori che vi lavorano. Il cibo scadente costa meno di pasti dignitosi, come i corsi di italiano da burla, l’assistenza legale fittizia. E la lista degli esempi si potrebbe ancora allungare. È ovvio che pagare un operatore 700 euro al mese non è la stessa cosa che pagarlo 1300. La quota erogata è sempre la stessa e non ci sono controlli: i margini per guadagnarci sopra sono enormi. \r\nIl meccanismo partito nel 2011 non si esaurito con la fine di quel flusso di profughi (le convenzioni si sono chiuse quasi tutte a fine 2013) ma è stato riproposto pari pari con l'ondata iniziata nel 2013 di persone provenienti soprattutto da Pakistan, Afganistan e Siria. Una nuova “emergenza”, un nuovo enorme business.\r\nUna macchina che rende ricco chi la manovra, stritola le vite di chi già è fuggito a guerre e persecuzioni.\r\nIn questi giorni hanno avuto una certa eco i dati diffusi dall’agenzia delle Nazioni Unite sui morti nel Mediterraneo, che, alla faccia di Mare Nostrum, nel 2014 sono state più che nei tre anni precedenti. \r\nNei primi 10 mesi dell’anno sono arrivati sulle coste italiane circa 150mila migranti, più del triplo rispetto al 2013, soprattutto eritrei e siriani.\r\nL’accoglienza dei profughi in Italia è trattata da media e politici come eterna “emergenza”, per consentire operazioni “tappabuchi” dove la grande abbuffata di soldi pubblici possa proseguire senza grossi intoppi.\r\nLa Svezia, paese molto meno popoloso dell’Italia ha accolto molti più rifugiati dell’Italia. In un solo weekend di ottobre, quando era al culmine la crisi di Kobane, sono arrivati in Turchia oltre 150mila profughi, più di quanti ne abbia accolti l’intera Unione europea dall’inizio del conflitto a Damasco. Cifre che la dicono lunga sulle frontiere serrate dell’Unione Europea. \r\nLe cifre di chi non arriva ci raccontano di una strage i cui responsabili siedono nei parlamenti e nei governi dell’UE. In prima fila l’Italia. \r\nOltre 3400 morti in mare. Una catastrofe umanitaria destinata ad aumentare ancora: I rifugiati sono più del 60% di chi approda nel nostro paese. L’acuirsi e moltiplicarsi di conflitti, in cui spesso il nostro paese è impegnato direttamente, rende facile prevedere che sempre più persone cercheranno rifugio in Europa. Molti, sempre più non arriveranno. La sostituzione di Mare Nostrum con Triton, la missione UE con meno mezzi e meno soldi, non potrà che far crescere la lista di chi affoga. \r\nMare Nostrum fu la risposta alla strage del 3 ottobre 2013 di fronte a Lampedusa, quando le acque del Mediterraneo inghiottirono 366 uomini, donne, bambini. \r\nUna risposta umanitaria – 150.000 persone intercettate – una risposta di polizia: il nome stesso della “missione” ce lo racconta. \r\nCon Triton, 2,9 milioni mensili di budget contro i 9 di Mare Nostrum, ed il compito di pattugliare entro le trenta miglia dalla nostra costa, resta solo la polizia. E non avrebbe potuto essere altrimenti: Triton è una missione di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere. \r\nChi affoga in mezzo al mare lascerà traccia di se solo nei cuori chi lo ha visto partire senza più dare notizie. Chi passa e viene immesso nel programma per i rifugiati si apre la strada dell’accoglienza made in Italy. Tanti soldi per chi gestisce, un lungo limbo per chi resta intrappolato in un paese dove pochi vorrebbero restare. \r\nLungo una frontiera fatta di nulla si consuma un’idea di civiltà fatta di sopraffazione, guerra, di sfruttamento selvaggio. \r\nMentre scriviamo qualcuno muore in carcere, sul filo spinato di un confine, qualcuno chiude gli occhi senza aver mai mangiato a sufficienza, altri vivono raspando tra i rifiuti di una discarica, qualcuno nasce in una baracca ed ha già il destino segnato. \r\nSu quella baracca non c’è nessuna buona stella.\r\nOggi i cristiani festeggiano l’anniversario della nascita di un dio che si è fatto uomo e da uomo si è fatto torturare ed uccidere per una salvezza che non è di questa terra.\r\nNoi che abitiamo la terra e il tempo che ci è capitato, sappiamo che quel poco di bene che potremo ottenere, dipende da ciascuno di noi. \r\nUn mondo senza padroni, governanti, galere, sfruttamento, eserciti è possibile.\r\nUn buon anno di lotta e libertà a tutti e a tutte.","25 Dicembre 2014","2018-10-17 22:59:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/morti-in-mare-200x110.jpg","Anarres-info. 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Di questi 35 euro ai richiedenti asilo rimangono in mano solamente 2,50 euro al giorno (il cosiddetto pocket money) che in genere viene dato a cadenza mensile.\r\nÈ un meccanismo con numerosi punti critici. Ecco i principali.\r\nLa scelta dei soggetti terzi a cui affidare le convenzioni e quali servizi siano poi effettivamente effettuati. È abbastanza evidente che una cosa è affidare l'assistenza a soggetti che - nel bene e nel male e pur con mille limiti e criticità - sono nati ed hanno esperienza nel lavorare coi migranti e in particolare coi richiedenti asilo (pensiamo ad esempio a piccoli consorzi o associazioni di base locali slegati dai grandi carrozzoni nazionali tipo Caritas) e altro è darlo a cooperative o associazioni “amiche” che normalmente fanno tutt'altro e che si improvvisano gestori di strutture di accoglienza. Da questo al business sulla pelle dei migranti il passo è breve. Perché - e qui veniamo al secondo punto - il lucro si costruisce su quanti e quali servizi vengono effettivamente forniti ai richiedenti asilo e sulle paghe degli operatori che vi lavorano. Il cibo scadente costa meno di pasti dignitosi, come i corsi di italiano da burla, l’assistenza legale fittizia. E la lista degli esempi si potrebbe ancora allungare. È ovvio che pagare un operatore 700 euro al mese non è la stessa cosa che pagarlo 1300. La quota erogata è sempre la stessa e non ci sono controlli: i margini per guadagnarci sopra sono enormi. \r\nIl meccanismo partito nel 2011 non si esaurito con la fine di quel flusso di profughi (le convenzioni si sono chiuse quasi tutte a fine 2013) ma è stato riproposto pari pari con l'ondata iniziata nel 2013 di persone provenienti soprattutto da Pakistan, Afganistan e Siria. Una nuova “emergenza”, un nuovo enorme business.\r\nUna macchina che rende ricco chi la manovra, stritola le vite di chi già è fuggito a guerre e persecuzioni.\r\nIn questi giorni hanno avuto una certa eco i dati diffusi dall’agenzia delle Nazioni Unite sui morti nel Mediterraneo, che, alla faccia di Mare Nostrum, nel 2014 sono state più che nei tre anni precedenti. \r\nNei primi 10 mesi dell’anno sono arrivati sulle coste italiane circa 150mila migranti, più \u003Cmark>del\u003C/mark> triplo rispetto al 2013, soprattutto eritrei e siriani.\r\nL’accoglienza dei profughi in Italia è trattata da media e politici come eterna “emergenza”, per consentire operazioni “tappabuchi” dove la grande abbuffata di soldi pubblici possa proseguire senza grossi intoppi.\r\nLa Svezia, paese molto meno popoloso dell’Italia ha accolto molti più rifugiati dell’Italia. 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E' passato un anno. Oggi sul molo di Lampedusa uomini e donne delle istituzioni hanno messo in scena il cordoglio delle istituzioni, si sono vantati di \"Mare Nostrum\", hanno ancora una volta battuto cassa in Europa.\r\nLe spese della frontiera sud della fortezza lievitano e Alfano come Maroni continua a battere cassa.\r\nPer i parenti dei 360 morti di fronte cui si genuflesse il presidente del consiglio, nulla. Nemmeno la promessa del riconoscimento dei corpi, di una tomba sui cui piangere.\r\nLa differenza tra Berlusconi/Maroni e Renzi/Alfano è nello stile, nell'ipocrisia ostentata. Niente più.\r\nMare Nostrum, che, mentre ripesca qualche naufrago, intercetta e scheda tutti gli altri, costa nove milioni di euro al mese. Frontex plus costerà meno. Aprire le frontiere a migranti, profughi e richiedenti asilo non costerebbe nulla. Nè soldi né morti.\r\nBanale. Come banale è il male. Il male delle frontiere. Il male delle guerre che insanguinano il pianeta. Il male delle tante missioni di \"peacekeeping\" dall'Afganistan, all'Iraq alla Siria...\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alberto La Via, compagno di Trapani, dove tanti di quei profughi arrivano e non trovano nulla. O peggio. Rischiano di incontrare uno come Sergio Librizzi, direttore della Caritas di Trapani, accusato di violenza sessuale e concussione.\r\nQuesto prete pretendeva prestazioni sessuali in cambio del permesso di soggiorno dai rifugiati e dai richiedenti asilo che affollavano i tanti centri di accoglienza gestiti dalla Caritas (e da enti a essa collegati) in città e in provincia. 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Il male delle tante missioni di \"peacekeeping\" dall'Afganistan, all'Iraq alla Siria...\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alberto La Via, compagno di Trapani, dove tanti di quei profughi arrivano e non trovano nulla. O peggio. Rischiano di incontrare uno come Sergio Librizzi, direttore della Caritas di Trapani, accusato di violenza sessuale e concussione.\r\nQuesto prete pretendeva prestazioni sessuali in cambio \u003Cmark>del\u003C/mark> permesso di soggiorno dai rifugiati e dai richiedenti asilo che affollavano i tanti centri di accoglienza gestiti dalla Caritas (e da enti a essa collegati) in città e in provincia. 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Sembra paradossale che il più grave reato previsto dal nostro ordinamento giuridico sia stato ritenuto sussistente in tale episodio e non nelle tante gravissime vicende accadute in Italia negli ultimi decenni, dalla strage di Piazza Fontana a quella della stazione di Bologna, da Capaci a Via D’Amelio e Via dei Georgofili ecc.\r\n\r\nNel mese di aprile 2022 uno dei due imputati era stato inoltre destinatario di un decreto applicativo del cd. carcere duro, ai sensi dell’art. 41 bis comma 2 O.P. (introdotto nel nostro sistema penitenziario per combattere le associazioni mafiose e che presuppone la necessità di impedire collegamenti tra il detenuto e l’associazione criminale all’esterno per fini criminosi), altra vicenda singolare essendo notorio che il movimento anarchico rifugge in radice qualsiasi struttura gerarchica e/o forma organizzata, tanto da far emergere il serio sospetto che con il decreto ministeriale si voglia impedire l’interlocuzione politica di un militante politico con la sua area di appartenenza piuttosto che la relazione di un associato con i sodali in libertà.\r\n\r\nSempre nel mese di luglio u.s. è stata pronunciata una ulteriore aspra condanna in primo grado, a 28 anni di reclusione, contro un altro militante anarchico per un attentato alla sede della Lega Nord, denominata K3, anche per tale episodio nessuno ha riportato conseguenze lesive. Inoltre, nell’estate del 2020 altri cinque militanti anarchici sono stati raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di terrorismo, trascorrendo circa un anno in AS2 (Alta Sorveglianza, altro regime carcerario “duro”), nonostante i fatti a loro concretamente attribuiti fossero bagatellari, quali manifestazioni non preavvisate, imbrattamenti, ecc.\r\n\r\nAltri processi contro attivisti anarchici sono intentati per reati di opinione, ad esempio due a Perugia, qualificati come istigazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo, in quanto i rei avrebbero diffuso slogan violenti anarchici; quegli stessi slogan e idee che soltanto alcuni anni or sono sarebbero stati ricondotti alla fattispecie di cui all’art. 272 cp, propaganda sovversiva, fattispecie abrogata nel 2006, sulla base dell’assunto che la 2 propaganda, anche di ideologie di sovversione violenta, debba essere tollerata da uno Stato che si dica democratico, pena la negazione del suo stesso carattere fondante.\r\n\r\nAltre iniziative giudiziarie per reati associativi sono state intentate a Trento, nuovamente a Torino, a Bologna a Firenze, contro altri militanti anarchici, con diffusa quanto incomprensibile applicazione di misure cautelari in carcere.\r\n\r\nLa narrazione mediatica sempre degli ultimi due anni, costruita sulla scorta di dichiarazioni qualificate del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, vede inoltre gli anarchici responsabili, istigatori, delle rivolte in carcere del mese di marzo 2020, salva recente successiva smentita da parte della commissione ad hoc istituita per stabilire le cause dell’insorgenza dei detenuti.\r\n\r\nPiù in generale, in epoca recente, all’indistinta area anarchica è stata attribuita una enfatica pericolosità sociale da parte delle relazioni semestrali dei servizi segreti.\r\n\r\nE’ lecito domandarsi cosa stia avvenendo in questo paese e se gli anarchici rappresentino effettivamente un pericolo per l’incolumità pubblica meritevole di essere affrontato in termini muscolari e talvolta spregiudicati oppure se, in coerenza con il passato, rappresentino gli apripista per una ristrutturazione e/o un rafforzamento in chiave autoritaria degli spazi di agibilità politica e democratica nel paese.\r\n\r\nChi scrive svolge la professione di avvocato ed è direttamente impegnato nella difesa di numerosi anarchici in altrettante vicende penali ed è così che riscontra la sempre più diffusa e disinvolta sottrazione delle garanzie processuali a questa tipologia di imputati: in primo luogo in tema di valutazione delle prove in ordine alla riconducibilità soggettiva dei fatti contestati; oppure di abbandono del diritto penale del fatto, a vantaggio del diritto penale del tipo d’autore, realizzato attraverso l’esaltazione della pericolosità dell’ideologia a cui il reo appartiene.\r\n\r\nSiamo consapevoli che la genesi di un possibile diritto penale del nemico si radica nella storia recente di questo paese nel contrasto giudiziario alle organizzazioni combattenti, nel corso dei processi degli anni 70/80 del secolo scorso, e che poi le continue emergenze susseguitesi negli anni hanno permesso di condividere ed estendere ad altre categorie di imputati (ad esempio ai migranti, ma non solo) l’atteggiamento giudiziario tenuto ieri nei confronti dei militanti della lotta armata. Atteggiamento che oggi viene riproposto verso gli anarchici, rei soprattutto di manifestare una alterità irriducibile all’ordine costituito.\r\n\r\nDa avvocati e avvocate ci troviamo ad essere spettatori di una deriva giustizialista che rischia di contrapporre ad un modello di legalità penale indirizzato ai cittadini, con le garanzie e i 3 diritti tipici degli stati democratici, uno riservato ai soggetti ritenuti pericolosi, destinatari di provvedimenti e misure rigidissimi, nonché di circuiti di differenziazione penitenziaria.\r\n\r\nTutto ciò ci preoccupa perché comporta un progressivo allontanamento dai principi del garantismo giuridico, da quello di legalità (per cui si punisce per ciò che si è fatto e non per chi si è) a quello di offensività, sino ad un pericoloso slittamento verso funzioni meramente preventive e neutralizzatrici degli strumenti sanzionatori, come gli esempi sopra richiamati dimostrano.\r\n\r\nDa Roma: Avv. Flavio Rossi Albertini, Avv. Caterina Calia, Avv. Simonetta Crisci, Avv. Ludovica Formoso Avv. Ivonne Panfilo; Avv. Marco Grilli; Avv. Pamela Donnarumma; Avv. Gregorio Moneti; Avv. Leonardo Pompili.\r\n\r\nDa Torino: Avv. Gianluca Vitale, Avv. Claudio Novaro, Avv. Gianmario Ramondini.\r\n\r\nDa Bologna: Avv. Ettore Grenci, Avv. Daria Mosini,Avv. Danilo Camplese \r\n\r\nDa Milano: Avv. Margherita Pelazza, Avv. Eugenio Losco, Avv.Benedetto Ciccaroni, Avv.Tania Bassini\r\n\r\n Da Firenze: Avv. Sauro Poli\r\n\r\nDa La Spezia: Avv. Fabio Sommovigo\r\n\r\nDa Napoli: Avv. 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Fin dal primo momento è chiaro l’intento di rendere difficile l’accesso ad un documento e a trattenere le persone nelle disponibilità dello stato in luoghi detentivi che si ampliano sempre di più.\r\nQuesto avviene con l’introduzione delle procedure di frontiera, l’aumento dell’applicazione delle procedure accelerate, l’estensione dela lista dei paesi sicuri, l’inasprimento della normativa per i trattenimenti.\r\nL’altro chiaro obiettivo di tutta la più recente decretazione d’urgenza (che considera le migrazioni un problema e le persone migranti come un nemico), è quello di precarizzare le persone che si trovano sul territorio italiano.\r\nEsempio lampante sono le modifiche alla protezione speciale, che cercano di intaccare il diritto alla vita privata e familiare del persone che hanno il centro degli interessi della propria vita in Italia. Attacco a un diritto umano e internazionale che sarà da difendere nei tribunali e fuori.\r\nL’hotspot di Lampedusa è uno dei primi luoghi che molte persone attraversano appena arrivate in Italia e per tanto anche uno dei primi luoghi in cui questi cambiamenti e le logiche di questo sistema hanno le loro ripercussioni.\r\nLe persone non sono libere di lasciare l’hotspot ed è qui che avvengono le prime procedure, permeate della malata logica di persona meritevole di restare o persona da espellere, che già definiscono la vita di una persona in Italia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Ultima-parte-presentazione-sportello-mai-più-cpr_41.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 31 ore 8,30 - Enzo Jannaci (30 minuti) [Radio Blackout]: Biografia del cantautore \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Enzo-jannacci_30-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 1 ore 8,30 - La profezia del popolo Yanomami (29 minuti) [Radio Cane]: L’evidenza della catastrofe in atto, l’evidenza cioè dell’epoca attuale in cui si dà “la somma di tutte le scadenze” (Cesarano), non sembrerebbe richiedere l’ausilio di particolari doti profetiche. Ma di quell’evidenza fa parte anche il fatto che il “popolo della merce” non ha orecchie per intendere il contenuto reale dell’alternativa in atto. Di qui l’importanza di far risuonare la profezia sciamanica del popolo yanomami che ci avverte: “quando finirà la foresta e le viscere della terra saranno state completamente distrutte da macchine minerarie divoratrici, crolleranno le fondamenta del cosmo e il cielo crollerà terribile sopra tutti i viventi.”\r\n\r\nEstratti da una conversazione sulla fine del mondo con i traduttori di Davi Kopenawa e Bruce Albert, La caduta del cielo. Parole di uno sciamano yanomami.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Indigeni-Yanomami_25.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 2 ore 8,30 - Modena: la strage che non c’è (28 minuti) [Radio Cane]: A distanza di più di un anno dalla strage nel carcere di Modena, e a qualche mese dall’esposto di alcuni detenuti che hanno deciso di rompere il silenzio, torniamo a Modena dove una delle animatrici del Comitato Verità e Giustizia per i morti del Sant’Anna, nato dopo i fatti dell’8 marzo 2020, ci racconta di quei giorni e ci aggiorna sullo stato delle indagini in corso. In conclusione la sorella di Mattia Palloni, uno dei firmatari dell’esposto, ci racconta degli interrogatori e delle strategie di insabbiamento della procura.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Omicidi-carceri-Modena_28.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 3 ore 10 - Dynamite, lotta di classe a Chicago nel 1886 (30 minuti) [Radio Blackout]: Lotta di classe a Chicago, tra musica e parole\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Dynamite-lotta-di-classe-a-Chicago-nel-1886_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 3 ore 20 - Donne devianza e desiderio - Puntata zero (70 minuti) [Radio Blackout]: Il podcast cerca di affrontare questioni impellenti ma ancora poco esplorate dai femminismi odierni, osservando le intersezioni tra femminilità e desiderio, corpi, festa, immaginari alternativi, utopie con uno sguardo queer e radicale.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Donne-devianza-e-desiderio1_69.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 4 ore 10 - Dante in Val Susa (21 minuti) [Radio Cane]: Si formerà dal Seghino a Chianocco\r\nda Venaus, Bussoleno e Chiomonte\r\nper tutta la Val Susa un solo blocco;\r\n\r\nda fondovalle fino in cima al monte\r\nsarà modello d’ogni altra vallata,\r\ne d’ogni libertà presidio e fronte;\r\n\r\nchi vorrà far colà terra bruciata\r\nvedrà levar la testa, e quanto vale\r\nl’orgoglio d’una gente ricattata.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Dante-in-Val-Susa_21.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 4 ore 13 - Racconti ovali parte 5 (Titolo originale: Totemica rugbystica intercontinentale) (32 minuti) [Luca Wallace Costello]: \r\nIntraprendiamo un viaggio intorno al globo e nel profondo della simbologia che contraddistingue il mondo ovale: tra fauna selvatica e flora rigogliosa, tra trasferte internazionali leggendarie e genealogie narrative. Partendo dall’America latina fino a discendere la penisola italica.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Racconti-ovali5_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","7 Febbraio 2024","2024-03-01 18:30:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black Holes dal 29 gennaio al 4 febbraio 2024",1707334537,[],[],{"post_content":578},{"matched_tokens":579,"snippet":581,"value":582},[580],"Ottobre","al CSOA Gabrio il 10 \u003Cmark>Ottobre\u003C/mark> 2023, abbiamo parlato dei recenti"," \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 30 ore 8,30 - 41 bis medicina penitenziaria (26 minuti) [Radio Cane]: Il carcere che entra in ospedale, invade reparti, condiziona chi ci lavora o chi va a cercare cure, tra guardie armate, militarizzazione e video sorveglianza.\r\n\r\nCon un compagno di Usi Sanità facciamo un giro dentro il San Paolo, nello specifico nel reparto di medicina penitenziaria, punto di riferimento per le quattro carceri milanesi, dove attualmente si trova ricoverato Alfredo, che ha superato i 123 giorni di sciopero della fame.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/41-bis-medicina-penitenziaria_25.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 30 ore 12 - Ultima parte presentazione sportello MAI più CPR (41 minuti) [CSOA Gabrio]: In questa presentazione che si è svolta al CSOA Gabrio il 10 \u003Cmark>Ottobre\u003C/mark> 2023, abbiamo parlato dei recenti cambiamenti normativi in materia di immigrazione e della situazione a Lampedusa insieme a Elena Garelli, avvocata, Carolina Di Luciano, giurista e Giovanni D’Ambrosio, operatore di Mediterranean Hope.\r\nI decreti Piantedosi hanno apportato diverse modifiche in materia, delineando un sistema che riduce i diritti delle persone migranti e che mira a detenere ed espellere il più possibile le persone che arrivano in Italia. Fin dal primo momento è chiaro l’intento di rendere difficile l’accesso ad un documento e a trattenere le persone nelle disponibilità dello stato in luoghi detentivi che si ampliano sempre di più.\r\nQuesto avviene con l’introduzione delle procedure di frontiera, l’aumento dell’applicazione delle procedure accelerate, l’estensione dela lista dei paesi sicuri, l’inasprimento della normativa per i trattenimenti.\r\nL’altro chiaro obiettivo di tutta la più recente decretazione d’urgenza (che considera le migrazioni un problema e le persone migranti come un nemico), è quello di precarizzare le persone che si trovano sul territorio italiano.\r\nEsempio lampante sono le modifiche alla protezione speciale, che cercano di intaccare il diritto alla vita privata e familiare \u003Cmark>del\u003C/mark> persone che hanno il centro degli interessi della propria vita in Italia. Attacco a un diritto umano e internazionale che sarà da difendere nei tribunali e fuori.\r\nL’hotspot di Lampedusa è uno dei primi luoghi che molte persone attraversano appena arrivate in Italia e per tanto anche uno dei primi luoghi in cui questi cambiamenti e le logiche di questo sistema hanno le loro ripercussioni.\r\nLe persone non sono libere di lasciare l’hotspot ed è qui che avvengono le prime procedure, permeate della malata logica di persona meritevole di restare o persona da espellere, che già definiscono la vita di una persona in Italia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Ultima-parte-presentazione-sportello-mai-più-cpr_41.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 31 ore 8,30 - Enzo Jannaci (30 minuti) [Radio Blackout]: Biografia \u003Cmark>del\u003C/mark> cantautore \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Enzo-jannacci_30-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 1 ore 8,30 - La profezia \u003Cmark>del\u003C/mark> popolo Yanomami (29 minuti) [Radio Cane]: L’evidenza della catastrofe in atto, l’evidenza cioè dell’epoca attuale in cui si dà “la somma di tutte le scadenze” (Cesarano), non sembrerebbe richiedere l’ausilio di particolari doti profetiche. Ma di quell’evidenza fa parte anche il fatto che il “popolo della merce” non ha orecchie per intendere il contenuto reale dell’alternativa in atto. Di qui l’importanza di far risuonare la profezia sciamanica \u003Cmark>del\u003C/mark> popolo yanomami che ci avverte: “quando finirà la foresta e le viscere della terra saranno state completamente distrutte da macchine minerarie divoratrici, crolleranno le fondamenta \u003Cmark>del\u003C/mark> cosmo e il cielo crollerà terribile sopra tutti i viventi.”\r\n\r\nEstratti da una conversazione sulla fine \u003Cmark>del\u003C/mark> mondo con i traduttori di Davi Kopenawa e Bruce Albert, La caduta \u003Cmark>del\u003C/mark> cielo. 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Poi vaga per un mese finchè un gendarme lo arresta. In carcere scrive la sua storia che Michel Foucault, uno dei maggiori studiosi di storia della follia, raccoglie con gli atti del processo, le testimonianze e molti articoli di giornale. Il libro \"Io, Pierre Riviére, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello... - Un caso di parricidio nel XIX secolo\" del 1976 ci rimanda al mondo interiore dell'assassino e alla società del suo tempo. \"Ero divorato da idee di grandezza e d'immortalità, mi stimavo molto più degli altri, ma avevo vergogna a dirlo.\" Prima della strage Pierre era considerato un ragazzo introverso, taciturno e un po' strano. \"A volte parlava da solo con la testa rivolta in alto, come se parlasse agli alberi, a volte lanciava grida orribili.\" (Geneviève Quesnel, 36 anni, casalinga). Nella Francia uscita dalla rivoluzione la condizione di chi vive nella campagna è cambiata poco, al posto dei nobili ci sono gli intendenti, i notai, gli ispettori fiscali. La vita é fatta di fatica, fame, malattia e paura, a cui molti reagiscono con la violenza verso gli altri e sé stessi. La moglie di un bracciante non sopporta più il pianto per la fame del suo bambino e lo sgozza. Un vignaiolo abbandona il suo villaggio, vive come un selvaggio, aggredisce una bambina, la squarta, ne succhia il cuore e ne beve il sangue. Pierre Riviére é condannato a morte, ma ottiene la grazia e la pena é commutata nel carcere a vita. Il 20 ottobre 1840 si impicca in cella. \"Ora che ho fatto conoscere tutta la mia mostruosità, attendo la sorte che mi é destinata.\" Buon ascolto.\r\n\r\n ","28 Novembre 2020","2020-11-28 09:01:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/RIVIERE1-1-195x110.jpg","IO, PIERRE RIVIERE, AVENDO SGOZZATO MIA MADRE - LA PERLA DI LABUAN 27/11/2020",1606553884,[],[],{"post_content":606},{"matched_tokens":607,"snippet":608,"value":609},[75],"e il mio fratellino.\" Il \u003Cmark>3\u003C/mark> giugno 1835 nel comune di","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020.11.27-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\"Presi la roncola e commisi questo crimine orrendo, cominciando da mia madre, poi mia sorella e il mio fratellino.\" Il \u003Cmark>3\u003C/mark> giugno 1835 nel comune di Aunay in Francia Pierre Rivére uccide la madre, la sorella e il fratellino. Poi vaga per un mese finchè un gendarme lo arresta. 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