","Turchia. Sciopero generale contro la strage di Stato","post",1444753842,[62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/diyarbakir/","http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/sciopero-generale-in-turchia/","http://radioblackout.org/tag/strage-di-ankara/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[28,18,36,34,15],{"post_content":69,"post_title":76,"tags":79},{"matched_tokens":70,"snippet":74,"value":75},[71,72,73,72],"strage","di","Ankara","La \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Ankara\u003C/mark> – 128 morti e centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark>","La \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Ankara\u003C/mark> – 128 morti e centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> feriti – è l’ultimo atto della strategia del terrore del governo islamista \u003Cmark>di\u003C/mark> Erdogan.\r\n\r\nLe bombe uccidono e spaventano. Erdogan ne profitta per mettere ancora sotto assedio e coprifuoco i quartieri e i villaggi che hanno proclamato l’autonomia e resistono agli attacchi dell’esercito turco.\r\n\r\nLa stessa possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> manifestare potrebbe essere limitata in nome della “sicurezza”.\r\n\r\nNonostante la violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato, gli attacchi durante i funerali, i bombardamenti, lo sciopero generale del 12 ottobre ha paralizzato tante città turche e curde. Le manifestazioni sono state caricate e gasate, ma vanno avanti.\r\n\r\nAnche a Torino la comunità curda ha lanciato un appello per una manifestazione martedì 13 ottobre alle 17,30 in piazza Carlo Felice\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alberto, un attivista milanese che si trova a Diyarbakir.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2013-10-13-alberto-diarbakyr\r\n\r\nAbbiamo anche fatto una diretta con Murat Cinar, giornalista e blogger.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2010-10-13-murat-turchia",{"matched_tokens":77,"snippet":78,"value":78},[71,72],"Turchia. 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Secondo una relazione diffusa dall'Agenzia di Stampa Dicle la gran parte dei morti e dei feriti sono a a Cizre, Silopi e Nusaybin, dove sono morte 18 persone, tra cui 4 bambini.\r\nIeri, nella zona di Sur, al ventesimo giorno del coprifuoco un ufficiale dell'esercito è stato ucciso durante gli scontri.\r\nSempre ieri, a Silopi, un uomo di 70 anni, Ömer Sayan, è stato ucciso nel giardino di casa sua durante gli scontri.\r\nIn località Dargecit nella città di Mardin, è rimasto ferito gravemente un poliziotto dei corpi speciali.\r\nSempre il 21 Dicembre, nella città di Bitlis, grazie ad un esplosivo, sono morti due soldati e sono rimasti feriti 6 altri.\r\nA Silopi, sempre il 21 Dicembre, durante il bombardamento della sua casa, un bambino di 11 anni è stato colpito ed è morto.\r\nLe proteste contro il coprifuoco e gli scontri sono ormai in diverse città del Paese. Ieri, particolarmente ad Istanbul, in località Beylikduzu, centinaia di persone sono scese in piazza per protestare. La rabbia era indirizzata verso il governo.\r\nSecondo una relazione presentata dal partito parlamentare CHP, solamente in località Sur più del 90% della popolazione ha abbandonato le sue abitazioni. La popolazione è scesa a 2 mila da 24 mila.\r\nErk Acarer, giornalista del quotidiano nazionale Birgun, in un suo articolo pubblicato ieri specifica che a Cizre le case vengono bombardate da carri e la grande parte della zona è distrutta.\r\nSecondo l'agenzia di stampa Diha, nella città di Van, oggi i negozi non hanno aperto i battenti ed alle 12 di è svolta una manifestazione di protesta in centro città. Anche a Diyarbakir è stata indetta una manifestazione per oggi.\r\nIl 20 Dicembre ad Istanbul particolarmente a Taksim è stata organizzata una manifestazione di protesta di massa, la polizia ha impedito il corteo sparando dei lacrimogeni ed arrestando 4 persone.\r\nSecondo una relazione pubblicata dall'Associazione legale \"Humanist Buro\" nell'arco di 4 mesi durante gli scontri sono morti al meno 44 bambini e ne sono rimasti feriti 52.\r\nIl leader del Partito del Movimento Nazionalista (MHP), Devlet Bahceli in un discorso al parlamento ha dichiarato: \"La Turchia sta per dividersi fisicamente, idealmente ed effettivamente\".\r\nIl deputato Galip Ensarioğlu dell'AKP in un suo intervento televisivo presso il canale HaberTurk ha dichiarato: \"Le proposte di autonomia ed autogoverno si possono discutere ma questo non è il metodo\". Ensarioglu si riferiva alla proposta politica, economica ed amministrativa lanciata vari mesi orsono dal PKK e sostenuta da vari sindaci nel Kurdistan settentrionale.\r\nIl parlamentare Dengir Mir Firat del Partito Democratico dei Popoli (HDP) ha dichiarato: \"Siamo in una fase mafiosa. Questo Stato massacra il suo popolo. Questa guerra porta alla spaccatura il Paese. Non è l'autogoverno quello che divide il Paese ma è il governo AKP\".\r\nSecondo i dati diffusi dal Sindacato dei Lavoratori dell'Istruzione (Egitim-Sen) nelle zone di conflitto dove l'istruzione è stata sospesa circa 83 mila studenti non riescono a seguire l'anno scolastico e circa 3 mila insegnanti sono rimasti a casa oppure hanno dovuto abbandonare la zona.\r\n\r\nNei giorni scorsi è stato diffuso un documento sulla violazione dei diritti umani in Turchia di cui vi riportiamo alcuni stralci.\r\n\r\nL’Associazioni dei diritti umani (IHD) e la Fondazione dei diritti umani in Turchia (TIHV) hanno pubblicato, nel 2015, il report sulla violazione dei diritti umani che era stato preparato durante la Settimana dei diritti umani tra il 10-17 dicembre.\r\n\r\nGravi casi di violazioni dei diritti umani sono state riscontrate nel corso del 2015: a Diyarbakir (5 morti, decine feriti), a Suruç (33 morti, decine feriti) e nella strage di Ankara (100 morti, centinaia di feriti). Con la fine del processo di pace curdo-turco da parte del Presidente della Turchia, Recep T. Erdoğan, centinaia di persone sono state uccise nelle strade dalle unità delle forze di sicurezza. Decine di volte sono stati bombardati PKK e civili nel territorio iracheno. Il coprifuoco è stato dichiarato in decine di città curde in Turchia. Durante il periodo di coprifuoco la popolazione ha sofferto la mancanza di acqua e le interruzioni elettriche, così come la mancanza di approvvigionamento alimentare di base. Farmaci e cure ai feriti dagli attacchi non sono stati autorizzati dalla polizia sui luoghi degli attacchi così come si sono riscontrate grosse difficoltà nel seppellire i morti a causa di divieti imposti dal coprifuoco.\r\nDurante il blocco delle città e di molti quartieri da parte delle forze di sicurezza giovani civili, donne, anziani e bambini sono stati massacrati. I giornalisti sono stati arrestati e la libertà di stampa è stata violata. I rifugiati in Turchia si trovano ad affrontare situazioni drammatiche.\r\n\r\nCon la “Legge di sicurezza interna” voluta dall'AKP c’è stato un incremento delle violazioni dei diritti umani tra il 1 gennaio e il 5 dicembre del 2015. I dati dell’IHD e del TIHV sono i seguenti: 173 morti e 226 feriti sono stati il risultato di esecuzioni extragiudiziali, tiro casuale e fucilazione di civili che non hanno rispettato gli ordini dell’unità di applicazione della legge. Ci sono stati 135 incidenti che hanno causato morti e 191 eventi che hanno comportato lesioni e ferimenti. A seguito degli attacchi suicidi, 5 morti a Diyarbakır, 33 morti a Suruç, l’attacco di Ankara il 10 ottobre ha provocato 100 morti. I 3 attacchi suicidi sopra menzionati hanno provocato 138 morti e 929 feriti. 4 persone sono morte mentre si trovavano sotto custodia. Omicidi commessi da sconosciuti hanno causato 19 morti. Minimo 28 persone sono morte per vari motivi mentre si trovavano in prigione. 33 soldati sono morti in condizioni ignote mentre si trovavano sotto costrizione. 5 persone sono morte e 22 sono state ferite a causa di esplosioni di bombe o di mine per mani ignote. Come risultato di conflitti militari, 171 agenti di polizia e paramilitari hanno perso la vita. Sulla stessa linea, 195 militanti e 157 civili sono morti, portando il numero totale di decessi a 523. 255 donne sono morte a causa della violenza maschile fino al 23 novembre 2015. 4 sono stati i decessi a causa di crimini di odio, attacchi razzisti e linciaggio. Gli infortuni sul lavoro/omicidi hanno visto coinvolti 1593 lavoratori fino al 1 dicembre. 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Non poch* compagn* sono pronti a giurare che l'immaginario fomentato dalla guerrigliere delle Ypg abbia svolto un ruolo fondamentale in questa nuova rivolta.\r\nCon Davide, compagno torinese che si trova a Istanbul da qualche giorno, abbiamo fatto alcune riflessioni in merito\r\ndavide_istanbul_20ott201","21 Ottobre 2015","2015-10-23 11:01:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/istan-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"242\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/istan-300x242.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/istan-300x242.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/istan.jpg 495w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La calma piatta della Turchia che si prepara al voto",1445442879,[156,157,63,158,159,66,160],"http://radioblackout.org/tag/ankata/","http://radioblackout.org/tag/elezioni/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/kurdi/","http://radioblackout.org/tag/ypg/",[24,162,18,163,164,15,165],"elezioni","isis","Kurdi","YPG",{"post_content":167},{"matched_tokens":168,"snippet":169,"value":170},[71,72,73],"quelli condotti subito dopo la \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Ankara\u003C/mark>, i compagni e le compagne","A due settimane dalle elezioni presidenziali, con cui Erdogan tenterà \u003Cmark>di\u003C/mark> formare (dopo il fallimento primaverile) un nuovo governo che lo riconfermi possibilmente come Presidente della Repubblica, la Turchia sembra essere percorsa da una strana attesa, una specie \u003Cmark>di\u003C/mark> calma sospesa pronta a ri-esplodere dopo il nuovo responso delle urne.\r\nMentre i media \u003Cmark>di\u003C/mark> casa nostra ci assicurano che il nuovo sultano si conferma in vantaggio nei sondaggi, anche in quelli condotti subito dopo la \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Ankara\u003C/mark>, i compagni e le compagne della sinistra turca guardano con interesse a quanto sta succedendo dentro e appena oltre i propri confini, mai come oggi tanto porosi e così carichi \u003Cmark>di\u003C/mark> cambiamenti e pericoli.\r\nSe il pensiero immediato va alla progressione e al consolidamento della forza sul terreno militare delle milizie kurde Ypj e Ypg, non minore enfasi viene posta sulla nuova sollevazione che in Cisgiordania e nella Striscia \u003Cmark>di\u003C/mark> Gaza vede un'intera nuova generazione disfarsi, nella lotta contro lo storico oppressore israeliano, dell'altrimenti ingombrante tutela/controllo/impasse delle forze storiche rappresentate da Fatah e Hamas. 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Ma Biden aveva promesso in campagna elettorale che avrebbe riconosciuto il genocidio armeno del 1915, e lo ha fatto il 24 aprile, nel giorno consacrato alla memoria di quella strage del Secolo breve. Una data che comunque gli fa gioco nella sua partita a scacchi con Erdoğan e nel suo intento di accorciargli il guinzaglio e allontanarlo da Putin (e dagli S400). E infatti lo ha sentito per la prima volta da quando è stato eletto al posto di Trump, molto meno ostico per il presidente turco.\r\nMurat Cinar estrae la figura di Aram Tigran per tessere l'ordito musicale a partire da Diyarbakir e dirigersi verso Qamişlo, unificando i destini del popolo curdo con quello armeno e da quella lirica storia di un musicista, esule persino prima di nascere, morto – a newrouz! – per l'emozione di poter suonare nella propria terra... ma portato in un nosocomio lontano a esalare l'ultimo respiro come modello di una nazione in esilio da un genocidio negato dai Giovani Turchi e poi da tutti i regimi anatolici più o meno kemalisti.\r\n\r\nI motivi per cui proprio ora a distanza di più di un secolo sia avvenuto questo riconoscimento da parte americana vanno ricercati un po' nella attenzione per i diritti umani dei sudditi di Ankara, ovviamente pretestuosi per l'amministrazione americana che li usa per tenere sotto scacco Erdoğan, e sia Joe Biden che Kamala Harris avevano alluso alla questione armena, perché la diaspora derivante da quella pulizia etnica durante la Prima guerra mondiale portò molti armeni negli Stati Uniti e in particolare nella California cara alla vicepresidente, che ha dato voce in cambio di voti a quella minoranza.\r\nUn altro punto da considerare per questo dissidio è che funge da detonatore per la composizione di un contenzioso che da anni divide i due più potenti eserciti della Nato e come dice Murat gli interessi tra questi appartenenti si intrecciano a tal punto che nessuno può lasciare l'“Organizzazione” (infatti in un altro momento abbiamo già parlato delle sanzioni Caatsa applicate ad alleati riottosi: https://www.spreaker.com/user/ogzero/murat-03-intese-con-putin-e-sanzioni). Anche se si è arrivati al punto di rottura tra gli \"alleati\", come abbiamo dimostrato cercando di raccontare cosa hanno rappresentato gli Accordi di Astana (https://ogzero.org/studium/il-mare-di-astana-il-mediterraneo/) e cosa significa il controllo dei monti al confine tra Iraq, Siria e Turchia, visto che proprio ieri l'alleato curdo di Ankara nel Kurdistan, l'iracheno Barzani, ha il 28 aprile scorso intimato al Pkk di lasciare il rifugio sui monti Qandil. E poi il maxiprocesso a New York che coinvolge dirigenti, parlamentari, direttori di banche e rampolli turchi per riciclaggio e malversazioni che coinvolgono anche altri stati sovrani (India, Iran, Qatar, Cina); le indagini relative al ramo turco furono sempre avversate e i magistrati licenziati, perseguiti... ma in Usa un faccendiere turco confessò, spiegando come si dipanava il riciclaggio e lo scambio di merci in embargo.\r\nIl genocidio armeno è un tabù in Turchia ed è anche uno stillicidio per i discendenti dei massacrati che si trovano a convivere con i discendenti degli aguzzini; con i riti e le omertà, i silenzi pesanti e l'ignavia di chi preferisce sopravvivere, mentre i coraggiosi poeti, giornalisti, intellettuali che hanno avuto il coraggio di vivere scrollandosi di dosso la paura del colombo sempre impaurito sono stati uccisi come Hrant Dink nel 2007. i turchi rimangono senza una corretta informazione della proprie responsabilità e gli armeni senza il riconoscimento delle proprie sofferenze, costantemente in ansia, come ancora denuncia Yetvart Danzikian e anche Garo Paylan in parlamento ha cercato di far parlare i 200 intellettuali armeni che sparirono e non poterono più parlare un secolo fa, guadagnandosi una minaccia di fare la stessa fine.\r\n\"Negazione e presenza di un genocidio: narrazioni e usi diversi della storia armena\".","30 Aprile 2021","2021-04-30 23:34:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/genocidio_armeno-01-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"167\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/genocidio_armeno-01-300x167.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/genocidio_armeno-01-300x167.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/genocidio_armeno-01-200x110.jpeg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/genocidio_armeno-01.jpeg 644w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Memoria, negazione e strategie intorno al genocidio armeno",1619825641,[189,190,191,192,193,194,195,196,197,63,126,66],"http://radioblackout.org/tag/aramtigran/","http://radioblackout.org/tag/caatsa/","http://radioblackout.org/tag/garopaylan/","http://radioblackout.org/tag/genocidearmenien/","http://radioblackout.org/tag/genocidioarmenio/","http://radioblackout.org/tag/hrantdink/","http://radioblackout.org/tag/yetvartdanzikian/","http://radioblackout.org/tag/armenia/","http://radioblackout.org/tag/biden/",[199,200,201,202,203,204,205,206,207,18,21,15],"#aramtigran","#caatsa","#garopaylan","#genocidearmenien","#genocidioarmenio","#hrantdink","#yetvartdanzikian","armenia","biden",{"post_content":209},{"matched_tokens":210,"snippet":211,"value":212},[72,73],"i diritti umani dei sudditi \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Ankara\u003C/mark>, ovviamente pretestuosi per l'amministrazione americana","https://youtu.be/lUlMjatER_s\r\nGli armeni negli ultimi mesi sono stati strumentalizzati dalle potenze globali e locali persino più del solito. 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Sono queste le accuse formulate dalla magistratura turca nei confronti di 4 delle 25 persone fermate ieri per il disastro nella miniera di Soma. Tra gli arrestati il Direttore Generale della società che gestiva la miniera, Ramazan Dogru. Ancora nessun atto della magistratura nei confronti di Alp Gurkan, proprietario della società vicino all’Akp del Premier Erdogan. E mentre le autorità di Ankara annunciano il bilancio definitivo del peggiore disastro industriale della storia in Turchia, 301 morti accertati, si moltiplicano le manifestazioni di protesta.Il sito minerario di Soma è attualmente sotto il controllo di reparti militari, inaccessibile anche alla stampa. Il timore è che tra l’altro che nella miniera si trovasse un numero indeterminato di lavoratori irregolari, spariti dal conteggio delle vittime.\r\n\r\nLa corrispondenza da Istanbul di Michelangelo\r\n\r\nmichelangelo_turchia\r\n\r\n ","19 Maggio 2014","2014-06-12 08:38:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/images1-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"263\" height=\"192\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/images1.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","La strage di Soma: dalle piazze si chiedono le dimissioni di Erdogan",1400499294,[234,235,66],"http://radioblackout.org/tag/instanbul/","http://radioblackout.org/tag/miniera-di-soma/",[26,32,15],{"post_content":238,"post_title":242,"tags":245},{"matched_tokens":239,"snippet":240,"value":241},[72,73],"Erdogan. E mentre le autorità \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Ankara\u003C/mark> annunciano il bilancio definitivo del","Omicidio colposo e negligenza. 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L’attacco, già dato per certo giovedì scorso, potrebbe avvenire tra poche ore o essere ancora rimandato.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Stefano, un compagno che segue con attenzione le questioni geopolitiche.\r\nAscolta il suo intervento:\r\n2013 08 30 stefano siria\r\n\r\nL’unico dato certo è la difficoltà dell’amministrazione statunitense a mettere insieme una coalizione che lo appoggi nella scelta di bombardare. Solo la Francia di Hollande pare entusiasta della prospettiva di partecipare all’ennesima avventura bellica. Nemmeno gli scarsi risultati dell’attacco alla Libia hanno convinto i francesi che l’epoca della grandeur coloniale è definitivamente tramontata per loro. L’ambizione a (ri)mettere mano sugli antichi domini in medio oriente è forte al punto che Hollande ha dichiarato che l’attacco potrebbe avvenire persino prima del pronunciamento del parlamento subalpino.\r\nSi è invece sfilata la Gran Bretagna dopo la bocciatura in parlamento. Evidentemente le relazioni con la Russia, madrina del regime di Assad, devono aver avuto il loro peso nell’allargare la distanza tra le due sponde dell’Atlantico.\r\nL’Italia, nonostante il ministro Bonino sia tradizionalmente sbilanciata verso gli Stati Uniti, mantiene un profilo bassissimo, reclamando un improbabile quadro di legalità nel quale inserire la missione come precondizione persino per la concessione delle basi. Ovviamente, vista la presenza di importanti basi militari statunitensi e Nato nel nostro paese, quella di Bonino è una foglia di fico, che tuttavia segnala una scarsa propensione ad un impegno diretto contro la Siria. È bene ricordare che militari italiani sono schierati con la forza di “pace” in Libano: un eventuale coinvolgimento in Siria del governo italiano difficilmente resterebbe senza risposta da parte degli hezbollah shiti libanesi, che in Siria combattono a fianco degli alauiti di Basher Assad. Gli hezbollah hanno stretti rapporti con l’Iran, paese con il quale l’Italia ha intensi scambi commerciali.\r\nÈ significativo che, diversamente dalla copertura unanime alla fandonia sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, la grande stampa italiana non si sia sbilanciata nell’accreditare la strage al gas nervino a Damasco.\r\nLeggete per esempio l’articolo di Francesca Borri su La Stampa – peraltro molto interessante sia per la cronaca che per l’analisi. Oppure quello di Giuseppe Ferrari – molto esplicito nel supporre una montatura – sul Corriere della Sera.\r\nUna guerra per la Siria non sarebbe certo un buon affare per gli interessi dell’Italia. Ben diversa era la situazione in Libia, dove gli attacchi francesi, inglesi e statunitensi rischiavano di compromettere seriamente gli interessi dell’ENI nel paese, nonché di far saltare i preziosi accordi di outsourcing della gestione dei flussi migratori. Una esternalizzazione preziosa perché affidata ad un regime che non doveva piegarsi ai fastidiosi limiti imposti dalla formale adesione ad accordi sui diritti umani o di asilo. L’intervento contro l’amico Gheddafi ha consentito all’Italia di mantenere le proficue relazioni commerciali con il paese.\r\n\r\nL’altro importante attore in campo, la Turchia, ha invece un grosso interesse ad una vittoria dell’esercito libero sostenuta da Ankara, che nella prospettiva neo ottomana di Erdogan, si candida da tempo a potenza regionale in campo sunnita. Se a questo si aggiunge che nelle regioni curde del nord est siriano si è rafforzata la fazione vicina al PKK, che di fatto lavorano per un’autonomia territoriale dei villaggi, proteggendoli dagli attacchi dei due contendenti in campo, l’interesse turco alla guerra è molto chiaro.\r\n\r\nIn quanto all’intervento statunitense è probabile che manterrà le caratteristiche indicate da Obama, di azione punitiva di breve durata. Sebbene per gli interessi statunitensi la caduta di un alleato forte della Russia e dell’Iran sarebbe del tutto auspicabile, l’affermarsi di una coalizione eterogenea dominata da Al Quaeda e dalle forze salafite appoggiate dall’Arabia Saudita e dai Fratelli Musulmani sostenuti da Qatar e Turchia, non è certo una prospettiva che favorirebbe gli interessi degli Stati Uniti e di Israele, pur sempre un importante alleato nell’area.\r\nL’analisi del politologo statunitense Edward Luttwak ci pare la più credibile. Luttwak, in un articolo uscito il 24 agosto sul New York Times, sostiene che la prospettiva migliore per gli Stati Uniti sia il prolungarsi di una guerra che riduca in macerie la Siria, indebolendo enormemente Assad, senza tuttavia abbatterne il regime. Luttwak suggerisce quindi ad Obama di non intervenire.\r\nInteressante in merito anche l’editoriale odierno di Panebianco sul Corriere.\r\nD’altra parte, proprio nella prospettiva indicata da Luttwak, se gli Stati Uniti non intervengono Assad potrebbe riprendere il controllo del paese: alcuni bombardamenti mirati potrebbero indebolirlo, garantendo il prolungarsi della guerra. E dei morti. Bruciati dalle bombe all’uranio impoverito di cui sono dotate le portaerei statunitensi, sparati dai fucili dell’esercito libero o da quelli di Assad. Gasati o smembrati dalle bombe. Che differenza fa?","31 Agosto 2013","2018-10-17 23:05:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/08/Siria-guerra-200x110.jpg","Siria. 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