","Cosa succede nel \"nuovo\" hotspot di Lampedusa","post",1444129635,[62,63,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73],"http://radioblackout.org/tag/askavusa/","http://radioblackout.org/tag/cie/","http://radioblackout.org/tag/fortezza-europa/","http://radioblackout.org/tag/frontex/","http://radioblackout.org/tag/guerra-ai-migranti/","http://radioblackout.org/tag/hotspot/","http://radioblackout.org/tag/impronte-digitali/","http://radioblackout.org/tag/lampedusa/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione-del-territorio/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati-e-rifugiate/","http://radioblackout.org/tag/strage-di-lampedusa/",[31,27,35,75,22,76,77,17,15,78,79,24],"frontex","hotspot","impronte digitali","militarizzazione del territorio","rifugiati e rifugiate",{"post_content":81,"post_title":86,"tags":90},{"matched_tokens":82,"snippet":84,"value":85},[17,83],"strage","Una corrispondenza da \u003Cmark>Lampedusa\u003C/mark>, dove tra ipocrite commemorazioni per la \u003Cmark>strage\u003C/mark> del 3 ottobre 2013 - costata","Una corrispondenza da \u003Cmark>Lampedusa\u003C/mark>, dove tra ipocrite commemorazioni per la \u003Cmark>strage\u003C/mark> del 3 ottobre 2013 - costata la vita a 368 persone - e grandi manovre militari, si prepara la gestione del \"nuovo\" hotspot situato al centro dell'isola.\r\n\r\nAltro non è che il \"vecchio\" centro \u003Cmark>di\u003C/mark> prima accoglienza, ora chiamato hotspot dalle nuove direttive europee e che vede la presenza al suo interno \u003Cmark>di\u003C/mark> Frontex e \u003Cmark>di\u003C/mark> altri funzionari che dovrenno decidere sulla vita e sul diritto \u003Cmark>di\u003C/mark> asilo per migliaia e migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> migranti, oppure il loro immediato rimpatrio. 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Invece lo abbiamo richiamato per capire cosa stava succedendo dopo la sentenza Cga (Consiglio di giustizia amministrativa che nell’isola svolge le funzioni del Consiglio di Stato) del 9 settembre che pone di nuovo in discussione la questione dei radar di Niscemi, annullando in parte la decisione di febbraio che giudicava fuorilegge il Muos, restituendo di nuovo legittimità all'occupazione militare americana; subito un'associazione ambientalista, “Rita Atria”, aveva denunciato alla Procura di Palermo due giudici amministrativi, proprio il presidente Marco Lipari e il giudice estensore del Cga Gabriele Carlotti “per abuso in atti di ufficio”, configurando un conflitto di interessi e in questi giorni è stata avanzata dai comitati No Muos un'istanza perché la Cga stessa revochi almeno in parte la sua decisione.\r\n\r\nLa sentenza appena emessa dal Cga è definitiva solo per l’aspetto “ambientale” (“le autorizzazioni erano legittime”), mentre per altre due questioni, “salute” dei cittadini che abitano nelle vicinanze e presunti pericoli o interferenze al “traffico aereo”, il Collegio presieduto da Marco Lipari ha costituito una “commissione di verifica” composta dai presidenti del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), del Cnu (Consiglio nazionale universitario) e da tre ministri (Salute, Ambiente e Infrastrutture), fissando la sentenza definitiva per il 16 dicembre.I No Muos invece fanno notare che il collegio non spiega perché non sarebeb esaustiva la verificazione eseguita in primo grado dal prof. Marcello D'Amore, che già aveva ampiamente dimostrato l'erroneità e l'inbattendibilità degli studi posti a base delle autorizzazioni del sistema di radar americano, mentre il collegio dei verificatori nominato ora è composto per tre quinti da ministrie quindi anche loro in conflitto d'interessi e non sopra le parti.\r\n\r\nIl movimento si è ritrovato nuovamente trascinato nella contrapposizione al prepotente progetto militarista e si sta riorganizzando, a comincaire dalla battaglia in sede amministrativa. Ma sarà altrettanto e forse più importante l'appuntamento a Niscemi per il 6 dicembre, quando è convocata una manifestazoine a pochi giorni dall'udienza che è stata fissata per il 15 dicembre. Ma ascoltate i particolari dala voce di Fabio:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nIntanto a Lampedusa è in corso LampedusaInFestival, giunto alla settima edizione dove si trovano molte realtà legate alla lotta antimilitarista e a favore dei migranti (da Calais a Ventimiglia; dalla Sardegna al Giappone... dalla Tunisia), impegnate ad analizzare e cercare di individuare strategie valide per annullare la militarizzazione del Mediterraneo e combattere le molteplici manifestazioni di Frontex, agenzia europea di contrasto della migrazione, ma anche per collegare le guerre dell'Occidente fatte per procura in paesi saccheggiati, da cui partono i flussi di disperati, ridotti in miseria dal capitalismo. In questo caso l'appuntamento è per il 3 ottobre nel secondo anniversario della strage di Lampedusa dovuta a omissione di soccorso di fronte alla quale l'allora premier Letta si era ipocritamente inginocchiato, contribuendo a fabbricare la prima di tante immagini commoventi - l'ultima delle quali è quella del bambino siriano annegato a Bodrum: in quella data Askavusa farà girare in molte città italiane, approfittando della sicura sovraesposizione mediatica della data, un film che documenta come si poteva evitare la strage se due navi fossero intervenute, anziché abbandonare i naufraghi al loro destino.\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nSia Fabio da Niscemi, sia Giacomo da Lampedusa hanno poi collegato le loro lotte con quella dei comitati sardi contro le basi militari e contro la esercitazione che coinvolgerà Trapani-Birgi tra pochi giorni, intanto i radar americani stanno già operando in Trident.","24 Settembre 2015","2015-09-30 00:27:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/2015_09_24-Paladino-Porta-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/2015_09_24-Paladino-Porta-225x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/2015_09_24-Paladino-Porta-225x300.jpg 225w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/2015_09_24-Paladino-Porta.jpg 720w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />","Da Niscemi a Lampedusa: più migranti, meno militari",1443096578,[152,153,154,155,156,157,73],"http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/lampedusainfestival/","http://radioblackout.org/tag/niscemi/","http://radioblackout.org/tag/no-muos/","http://radioblackout.org/tag/sentenza-cga/","http://radioblackout.org/tag/sicilia/",[159,160,161,162,163,164,24],"antimilitarismo","lampedusaInFestival","niscemi","no Muos","sentenza Cga","sicilia",{"post_content":166,"post_title":170,"tags":173},{"matched_tokens":167,"snippet":168,"value":169},[83,88,17,88],"ottobre nel secondo anniversario della \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Lampedusa\u003C/mark> dovuta a omissione \u003Cmark>di\u003C/mark> soccorso","Abbiamo risentito Fabio da Niscemi dopo aver ingenuamente pensato che forse la lotta No Muos potesse venire archiviata registrando un buon successo grazie al giudizio \u003Cmark>di\u003C/mark> illegalità sancito dal Tar a inizio 2015. 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Erano in fondo ad una stiva: chi li ha visti li pensava addormentati, ma il loro sonno non avrà fine. Così si è concluso il viaggio di uomini, donne, bambini in fuga dall'Eritrea della fame, delle torture, del servizio militare senza fine.\r\nNelle stesse ore viene diffusa la notizia di un'operazione di polizia contro gli scafisti, che organizzarono un altro viaggio della morte.\r\nEra il 3 ottobre dello scorso anno. Quasi ogni giorno si muore nel Mediterraneo, lo ricordava uno degli scafisti finiti nel mirino degli investigatori, lamentando la \"sfortuna\" del clamore suscitato dalla strage di Lampedusa. L'uomo ignora le leggi della comunicazione: un morto al giorno in un mare divenuto sudario non sono una notizia. 366 morti in un giorno solo non poterono essere ignorati.\r\nLe bare vennero allineate in un hangar per dare una parvenza di dignità alle ultime vittime della frontiera sud della Fortezza Europa. I sacchi neri, che a Lampedusa sono sempre pronti, non potevano reggere la prova della telecamera, il ginocchio piegato di Letta, il cordoglio di Barroso e Alfano, il lutto nazionale, l’indignazione degli assassini che hanno deciso di accendere i riflettori su uno dei tanti episodi della guerra ai poveri.\r\nLa guerra ai poveri è scritta nelle leggi che rendono impossibile entrare legalmente nel nostro paese per cercare un lavoro o un rifugio, perché la clandestinità non è una scelta ma un’imposizione dello Stato italiano.\r\nDopo Lampedusa il governo decise l'operazione \"Mare Nostrum\": unità navali della marina militare italiana da allora sorvegliano le rotte dei clandestini, li intercettano, li scortano a terra. Lì qualche coperta, una spruzzata di disinfettante, il foglio di via e un nuovo viaggio verso altre frontiere.\r\nPrima Letta, poi Renzi hanno provato a batter cassa in Europa per ottenere fondi a sostegno di Mare Nostrum senza ottenere nulla.\r\nGli accordi con il governo libico per una \"pulita\" esternalizzazione della repressione, sono rimasti lettera morta. La Libia è oggi uno Stato fallito ed il traffico di esseri umani è un buon affare. Nessuno oggi riesce più a fare il lavoro sporco per conto del governo di Roma.\r\nPer i migranti è cambiato poco, perché violenze, torture, stupri, ricatti ed estorsioni fanno parte del dazio salatissimo che paga chi non può o non vuole tornare indietro.\r\nSono decine di migliaia quelli che qualcuno ha visto partire e non tornare mai più. La terribile normalità in quest'Europa di militari e poliziotti.\r\nNelle stesse ore l'Inno alla Gioia veniva eseguito nella seduta inaugurale del parlamento europeo. 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Un inno \u003Cmark>di\u003C/mark> fratellanza le cui note si frangono contro le frontiere della fortezza Europa, tra muri, filo spinato, uomini in armi ed un mare che mangia le vite \u003Cmark>di\u003C/mark> chi bussa alla porta, senza avere in tasca le carte giuste.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, blogger ed attivista antirazzista siciliano.\r\nAscolta la diretta:\r\nmazzeo_migranti",[230,232,234,236,238],{"matched_tokens":231,"snippet":220},[],{"matched_tokens":233,"snippet":221},[],{"matched_tokens":235,"snippet":222},[],{"matched_tokens":237,"snippet":223},[],{"matched_tokens":239,"snippet":117},[83,88,116],[241,247],{"field":36,"indices":242,"matched_tokens":244,"snippets":246},[243],4,[245],[83,88,116],[117],{"field":128,"matched_tokens":248,"snippet":227,"value":228},[83,88,17],{"best_field_score":135,"best_field_weight":136,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":250,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":48},"1736172819517538410",{"document":252,"highlight":268,"highlights":273,"text_match":276,"text_match_info":277},{"cat_link":253,"category":254,"comment_count":48,"id":255,"is_sticky":48,"permalink":256,"post_author":51,"post_content":257,"post_date":258,"post_excerpt":54,"post_id":255,"post_modified":259,"post_thumbnail":54,"post_thumbnail_html":54,"post_title":260,"post_type":59,"sort_by_date":261,"tag_links":262,"tags":265},[45],[47],"20886","http://radioblackout.org/2014/01/cie-le-nuove-frontiere-del-governo/","Dopo strage di Lampedusa la situzione nei CIE italiani è finita sotto i riflettori dei media, che hanno porto l'assist al governo, per dichiarazioni indignate la cui eco è rimbalzata persino in Europa. A fine anno Letta aveva dichiarato l'intenzione di modificare la Bossi-Fini, riducendo la permanenza nei CIE ad un mese.\r\n\r\nSinora le sue dichiarazioni sono state solo lettera morta.\r\nNon si sono invece arrestate le lotte nei Centri dove gli immigrati continuano a bruciare le gabbie che li rinchiudono.\r\nA Ponte Galeria a Roma diversi immigrati, sperando nella liberazione con foglio di via, si sono cuciti le labbra per fare pressione sul governo, profittando del'insperata pubblicità che una analoga protesta aveva avuto a fine dicembre.\r\n\r\nOggi rimangono aperte solo quattro galere per immigrati senza documenti (Torino, Roma, Pian Del Lago, Bari), le altre, una dopo l’altra, sono state fatte a pezzi e bruciate dai reclusi. Il governo ha dovuto chiudere i CIE di Gradisca, Trapani Vulpitta, Bologna, Modena, Crotone, Milano, Trapani Milo.\r\nDi un mese fa l'annuncio che il CIE di Modena, usato per punire gli immigrati più ribelli, ha chiuso per sempre i battenti.\r\nGli altri ufficialmente sono tutti in attesa di ristrutturazione, ma non c’é nessuna notizia certa su una possibile riapertura. Si diceva che a gennaio avrebbe riaperto il Centro di Bologna ma il centro di via Mattei è ancora chiuso.\r\nLa macchina delle espulsioni è ormai al collasso.\r\nDifficile dire ora se il governo metterà davvero mano alla normativa sui CIE riportanto la detenzione ad un mese, tuttavia numerosi segnali indicano che la ricetta individuata dal governo potrebbe essere decisamente più complessa del “semplice” riattamento dei CIE distrutti e dell’eventuale apertura di nuove strutture.\r\n\r\nCon Federico un compagno che lotta da anni contro i CIE abbiamo provato a fare il punto per capire quali saranno le prossime mosse del governo.\r\nVediamo come.\r\nLa decisione di spedire gli immigrati reclusi nelle patrie galere a scontare gli ultimi due anni nei paesi d’origine assunta con il decreto svuotacarceri prenderebbe due piccioni con la solita fava. Alleggerire il sovraffollamento carcerario e, nel contempo, evitare il trasferimento nei CIE e la trafila del riconoscimento/espulsione dell’immigrato. Difficile dire se funzionerà, perché molto dipende dalla disponibilità dei paesi di emigrazione ad accettare questo pacco/dono dall’Italia.\r\n\r\nL'ultimo accordo di cooperazione militare tra l'Italia e la Libia è stato sottoscritto a Roma il 28 novembre 2013 dai ministri della difesa Mario Mauro e Abdullah Al-Thinni. Il memorandum autorizza l’impiego di droni italiani in missioni a supporto delle autorità libiche per le “attività di controllo” del confine sud del Paese. Gli automezzi dei migranti saranno intercettati quanto attraversano il Sahara e i militari libici potranno intervenire tempestivamente per detenerli o deportarli prima che essi possano raggiungere le città costiere.\r\n\r\nIn breve. 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Da settimane persino le istituzioni paiono voler cambiare rotta, eliminare il reato di clandestinità, ridurre la detenzione nei CIE, fors'anche spezzare il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro. Sinora però il governo non è andato al di là delle chiacchiere.\r\nI fatti, di ben altro segno, non trovano alcuno spazio nei media.\r\nA fine novembre il governo Letta ha stipulato un nuovo accordo con la Libia per il controllo congiunto delle frontiere: droni italiani nel sud della Libia, militari libici e bordo delle unità della marina militare impegnate nell’operazione Mare Nostrum.\r\nMa non solo. E' cominciato a Cassino l'addestramento dei militari libici che verranno impiegati nella repressione dell'immigrazione clandestina. Letta come Berlusconi, Alfano come Maroni nel 2009 decidono di esternalizzare la repressione, affidando ai libici il lavoro sporco di fermare, imprigionare, respingere profughi e migranti.\r\nLe storie come quella di F., la diciottenne eritrea, picchiata, stuprata, venduta e scampata per un pelo al Mare Nostrum, non le racconterà più nessuno. La sabbia sarà il sudario che coprirà ogni cosa.\r\nDi questo non troverete traccia sui principali organi di informazione, ma solo su blog e siti di nicchia.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, autore di un articolo, che riportiamo sotto integralmente.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nitalia-libia\r\n\r\n \r\n\r\nÈ già in Italia il primo contingente di militari libici che sarà addestrato principalmente in funzione di vigilanza e contrasto dei flussi migratori. Si tratta di 340 uomini che svolgeranno a Cassino (Fr), presso l’80° Reggimento addestramento volontari dell’Esercito italiano, un ciclo addestrativo di 14 settimane. L’attività è frutto dell’Accordo di cooperazione bilaterale tra Italia e Libia nel settore della Difesa, firmato a Roma il 28 maggio 2012. Secondo il portavoce del Ministero della difesa italiano, i cicli addestrativi prevedono la “formazione in Italia di più gruppi, scaglionati nel tempo, provenienti dalle regioni di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan”. Il programma addestrativo a cura del personale misto di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri, è inoltre parte delle iniziative di “ricostruzione” delle forze armate e di sicurezza libiche, decise in occasione del vertice G8 tenutosi a Lough Erne (Irlanda del Nord), nel giugno 2013. Nello specifico, Italia e Gran Bretagna si sono impegnate ad addestrare, ognuno, 2.000 militari libici all’anno; 6.000 militari saranno addestrati dagli Stati Uniti, mentre la Francia si occuperà della formazione delle forze di polizia.\r\n\r\n \r\n\r\nParte delle attività saranno realizzate direttamente in Libia da un team dell’Esercito integrato nella Missione Italiana in Libia (MIL), ufficialmente lanciata il 1° ottobre 2013 quale “evoluzione” dell’Operazione “Cyrene” che prese il via dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi. La MIL prevede infatti un sensibile aumento del numero del personale impiegato (sino a un centinaio di uomini) e delle finalità operative “La Missione Italiana in Libia ha lo scopo di organizzare, condurre e coordinare le attività addestrative, di assistenza e consulenza nel settore della Difesa”, ha spiegato il Capo di Stato Maggiore, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. “Si articola in una componente core interforze a carattere permanente, e in una componente ad hoc, costituita da mobile teams formativi, addestrativi e di supporto in base alle esigenze di volta in volta individuate dalle forze armate libiche”. Il salto strategico della nuova presenza italiana in Libia è sancito dalle risorse finanziarie messe in campo dal governo Letta: mentre nei primi nove mesi del 2013, “Cyrene” è costata 7,5 milioni di euro, nel trimestre ottobre-dicembre la missione MIL ha divorato oltre 5 milioni.\r\n\r\n \r\n\r\nLe prime significative attività addestrative in Libia hanno preso il via nel dicembre 2012, quando una ventina di ufficiali di polizia sono stati ammessi a un corso di 4 settimane organizzato dall’Arma dei carabinieri. Temi trattati: “gestione dell’ordine pubblico, tecniche di intervento operativo, check point, perquisizioni, ammanettamenti, maneggio e uso delle armi, primo soccorso, servizi di tutela e scorta, difesa personale, contrasto agli ordigni esplosivi improvvisati, ecc.”. Sono seguiti poi per tutto il 2013 altri corsi pianificati e gestiti da una training mission composta da ufficiali e sottufficiali della 2a Brigata Mobile dei carabinieri. L’Arma ha curato anche l’addestramento dei “battaglioni di ordine pubblico” libici e della Border Guard a cui è affidata la vigilanza dei confini e dei siti strategici nazionali. Una trentina di militari della neo-costituita guardia di frontiera sono stati invitati per un ciclo addestrativo di 10 settimane presso il Coespu (Centre of excellence for stability police units) di Vicenza, la scuola di formazione delle forze di polizia dei paesi africani e asiatici, di proprietà dei Carabinieri ma utilizzata pure da personale specializzato di Africom, il comando militare Usa per le operazioni in Africa. Un’altra trentina di ufficiali della Border Guard e della Gendarmeria libica hanno invece partecipato nella primavera 2013, presso la Scuola del Genio e del Comando logistico dell’Esercito di Velletri (Rm), a un corso sulle “tecniche di bonifica di ordigni esplosivi convenzionali” e a uno sulla “manutenzione” dei blindati da trasporto e combattimento “Puma”. Venti di questi velivoli prodotti dal consorzio Fiat Iveco-Oto Melara erano stati consegnati “a titolo gratuito” ai libici il 6 febbraio 2013, in occasione della visita a Tripoli dell’allora ministro della difesa, ammiraglio Di Paola. In quella data fu pure raggiunto un accordo di massima tra Italia e Libia sui futuri programmi di formazione dei reparti militari e delle forze di polizia e, come spiegato dallo stesso Di Paola, “di cooperazione, anche tecnologica, nelle attività di controllo dell’immigrazione clandestina, di supporto nazionale alla ricostruzione della componente navale, sorveglianza e controllo integrato delle frontiere”.\r\n\r\n \r\n\r\nNell’ottica del rafforzamento dei legami italo-libici , una delegazione della Marina del paese nordafricano è stata ospite nel luglio 2013 dell’Accademia Navale di Livorno, della stazione elicotteri della Marina di Luni e del Comando delle forze di contromisure mine (Comfordrag) di La Spezia. E a fine ottobre, le autorità di Tripoli hanno annunciato di voler rinnovare la collaborazione con Roma e l’industria Selex ES (Finmeccanica) per installare un sistema di sorveglianza radar e monitoraggio elettronico delle coste libiche e delle frontiere con Niger, Ciad e Sudan, dal costo di 300 milioni di euro. Il contratto fu firmato il 7 ottobre 2009 all’epoca del regime di Muammar Gheddafi, ma fu interrotto nel 2011 con il completamento di solo una tranche di 150 milioni. Selex ES, con la collaborazione di GEM Elettronica, deve provvedere all’installazione di una rete radar Land Scout “in grado di individuare anche i movimenti di gruppi di persone appiedate”, e curerà la formazione degli operatori e dei manutentori libici. Secondo il sito specialistico Analisi Difesa, i libici avrebbero espresso la volontà di dotarsi pure di un non meglio precisato “monitoraggio aereo delle frontiere” che comprenderebbe l’acquisto dei droni di sorveglianza “Falco”, prodotti sempre dall’italiana Selex.\r\n\r\n \r\n\r\nChe siano gli aerei senza pilota la nuova frontiera tecnologica per le guerre ai migranti e alle migrazioni lanciate dalle forze armate italiane e libiche lo prova l’ultimo “accordo tecnico” di cooperazione bilaterale sottoscritto a Roma il 28 novembre 2013 dai ministri della difesa Mario Mauro e Abdullah Al-Thinni. Il memorandum autorizza l’impiego di mezzi aerei italiani a pilotaggio remoto in missioni a supporto delle autorità libiche per le “attività di controllo” del confine sud del Paese. Si tratta dei droni Predator del 32° Stormo dell’Aeronautica militare di Amendola (Fg), rischierati in Sicilia a Sigonella e Trapani-Birgi nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum” di controllo e vigilanza del Mediterraneo. Grazie ai Predator, gli automezzi dei migranti saranno intercettati quanto attraversano il Sahara e i militari libici potranno intervenire tempestivamente per detenerli o deportarli prima che essi possano raggiungere le città costiere.\r\nSempre secondo quanto dichiarato dal Ministero della difesa italiano a conclusione del vertice bilaterale del 28 novembre scorso, “nell’ottica di uno sviluppo delle capacità nel settore della sorveglianza e della sicurezza marittima, è emersa anche la possibilità di imbarcare ufficiali libici a bordo delle unità navali italiane impegnate nell’Operazione “Mare Nostrum”, nonché di avviare corsi di addestramento sull’impiego del V-RMTC (Virtual Maritime Traffic Centre)”. Il governo Letta, cioè, pensa di consentire ai militari di un paese all’indice per le violazioni dei diritti umani, di partecipare a bordo della “San Marco” e delle fregate lanciamissili italiane alle (illegittime) operazioni di identificazione e agli (ancor più illegittimi) interrogatori di tutti coloro che saranno “salvati” nel Canale di Sicilia. “Con la stipula delle nuove intese tra il ministro della difesa libico e Mario Mauro viene svelato il vero senso della missione militare “Mare Nostrum”, sempre meno umanitaria”, ha commentato il giurista Fulvio Vassallo Paleologo dell’Università di Palermo. “Con i funzionari del ministero dell’interno già operativi potranno essere imbarcati agenti di polizia libici, con conseguenze devastanti per il destino dei naufraghi raccolti in mare, tutti ormai potenziali richiedenti asilo, che saranno sempre più esposti al rischio di identificazioni violente e di successivi respingimenti in Libia. Si potrà ripetere dunque quanto accaduto nel 2009, quando la Guardia di Finanza italiana riportò in Libia decine di migranti. Pratica per la quale l’Italia è stata condannata, nel 2012, dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”.\r\n\r\n ","15 Gennaio 2014","2014-06-12 08:41:25","Immigrazione. 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La sabbia sarà il sudario che coprirà ogni cosa.\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> questo non troverete traccia sui principali organi \u003Cmark>di\u003C/mark> informazione, ma solo su blog e siti \u003Cmark>di\u003C/mark> nicchia.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, autore \u003Cmark>di\u003C/mark> un articolo, che riportiamo sotto integralmente.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nitalia-libia\r\n\r\n \r\n\r\nÈ già in Italia il primo contingente \u003Cmark>di\u003C/mark> militari libici che sarà addestrato principalmente in funzione \u003Cmark>di\u003C/mark> vigilanza e contrasto dei flussi migratori. Si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> 340 uomini che svolgeranno a Cassino (Fr), presso l’80° Reggimento addestramento volontari dell’Esercito italiano, un ciclo addestrativo \u003Cmark>di\u003C/mark> 14 settimane. L’attività è frutto dell’Accordo \u003Cmark>di\u003C/mark> cooperazione bilaterale tra Italia e Libia nel settore della Difesa, firmato a Roma il 28 maggio 2012. Secondo il portavoce del Ministero della difesa italiano, i cicli addestrativi prevedono la “formazione in Italia \u003Cmark>di\u003C/mark> più gruppi, scaglionati nel tempo, provenienti dalle regioni \u003Cmark>di\u003C/mark> Tripolitania, Cirenaica e Fezzan”. Il programma addestrativo a cura del personale misto \u003Cmark>di\u003C/mark> Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri, è inoltre parte delle iniziative \u003Cmark>di\u003C/mark> “ricostruzione” delle forze armate e \u003Cmark>di\u003C/mark> sicurezza libiche, decise in occasione del vertice G8 tenutosi a Lough Erne (Irlanda del Nord), nel giugno 2013. Nello specifico, Italia e Gran Bretagna si sono impegnate ad addestrare, ognuno, 2.000 militari libici all’anno; 6.000 militari saranno addestrati dagli Stati Uniti, mentre la Francia si occuperà della formazione delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> polizia.\r\n\r\n \r\n\r\nParte delle attività saranno realizzate direttamente in Libia da un team dell’Esercito integrato nella Missione Italiana in Libia (MIL), ufficialmente lanciata il 1° ottobre 2013 quale “evoluzione” dell’Operazione “Cyrene” che prese il via dopo la caduta del regime \u003Cmark>di\u003C/mark> Muammar Gheddafi. La MIL prevede infatti un sensibile aumento del numero del personale impiegato (sino a un centinaio \u003Cmark>di\u003C/mark> uomini) e delle finalità operative “La Missione Italiana in Libia ha lo scopo \u003Cmark>di\u003C/mark> organizzare, condurre e coordinare le attività addestrative, \u003Cmark>di\u003C/mark> assistenza e consulenza nel settore della Difesa”, ha spiegato il Capo \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato Maggiore, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. “Si articola in una componente core interforze a carattere permanente, e in una componente ad hoc, costituita da mobile teams formativi, addestrativi e \u003Cmark>di\u003C/mark> supporto in base alle esigenze \u003Cmark>di\u003C/mark> volta in volta individuate dalle forze armate libiche”. Il salto strategico della nuova presenza italiana in Libia è sancito dalle risorse finanziarie messe in campo dal governo Letta: mentre nei primi nove mesi del 2013, “Cyrene” è costata 7,5 milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> euro, nel trimestre ottobre-dicembre la missione MIL ha divorato oltre 5 milioni.\r\n\r\n \r\n\r\nLe prime significative attività addestrative in Libia hanno preso il via nel dicembre 2012, quando una ventina \u003Cmark>di\u003C/mark> ufficiali \u003Cmark>di\u003C/mark> polizia sono stati ammessi a un corso \u003Cmark>di\u003C/mark> 4 settimane organizzato dall’Arma dei carabinieri. Temi trattati: “gestione dell’ordine pubblico, tecniche \u003Cmark>di\u003C/mark> intervento operativo, check point, perquisizioni, ammanettamenti, maneggio e uso delle armi, primo soccorso, servizi \u003Cmark>di\u003C/mark> tutela e scorta, difesa personale, contrasto agli ordigni esplosivi improvvisati, ecc.”. Sono seguiti poi per tutto il 2013 altri corsi pianificati e gestiti da una training mission composta da ufficiali e sottufficiali della 2a Brigata Mobile dei carabinieri. L’Arma ha curato anche l’addestramento dei “battaglioni \u003Cmark>di\u003C/mark> ordine pubblico” libici e della Border Guard a cui è affidata la vigilanza dei confini e dei siti strategici nazionali. Una trentina \u003Cmark>di\u003C/mark> militari della neo-costituita guardia \u003Cmark>di\u003C/mark> frontiera sono stati invitati per un ciclo addestrativo \u003Cmark>di\u003C/mark> 10 settimane presso il Coespu (Centre of excellence for stability police units) \u003Cmark>di\u003C/mark> Vicenza, la scuola \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> polizia dei paesi africani e asiatici, \u003Cmark>di\u003C/mark> proprietà dei Carabinieri ma utilizzata pure da personale specializzato \u003Cmark>di\u003C/mark> Africom, il comando militare Usa per le operazioni in Africa. Un’altra trentina \u003Cmark>di\u003C/mark> ufficiali della Border Guard e della Gendarmeria libica hanno invece partecipato nella primavera 2013, presso la Scuola del Genio e del Comando logistico dell’Esercito \u003Cmark>di\u003C/mark> Velletri (Rm), a un corso sulle “tecniche \u003Cmark>di\u003C/mark> bonifica \u003Cmark>di\u003C/mark> ordigni esplosivi convenzionali” e a uno sulla “manutenzione” dei blindati da trasporto e combattimento “Puma”. Venti \u003Cmark>di\u003C/mark> questi velivoli prodotti dal consorzio Fiat Iveco-Oto Melara erano stati consegnati “a titolo gratuito” ai libici il 6 febbraio 2013, in occasione della visita a Tripoli dell’allora ministro della difesa, ammiraglio \u003Cmark>Di\u003C/mark> Paola. In quella data fu pure raggiunto un accordo \u003Cmark>di\u003C/mark> massima tra Italia e Libia sui futuri programmi \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione dei reparti militari e delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> polizia e, come spiegato dallo stesso \u003Cmark>Di\u003C/mark> Paola, “\u003Cmark>di\u003C/mark> cooperazione, anche tecnologica, nelle attività \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo dell’immigrazione clandestina, \u003Cmark>di\u003C/mark> supporto nazionale alla ricostruzione della componente navale, sorveglianza e controllo integrato delle frontiere”.\r\n\r\n \r\n\r\nNell’ottica del rafforzamento dei legami italo-libici , una delegazione della Marina del paese nordafricano è stata ospite nel luglio 2013 dell’Accademia Navale \u003Cmark>di\u003C/mark> Livorno, della stazione elicotteri della Marina \u003Cmark>di\u003C/mark> Luni e del Comando delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> contromisure mine (Comfordrag) \u003Cmark>di\u003C/mark> La Spezia. E a fine ottobre, le autorità \u003Cmark>di\u003C/mark> Tripoli hanno annunciato \u003Cmark>di\u003C/mark> voler rinnovare la collaborazione con Roma e l’industria Selex ES (Finmeccanica) per installare un sistema \u003Cmark>di\u003C/mark> sorveglianza radar e monitoraggio elettronico delle coste libiche e delle frontiere con Niger, Ciad e Sudan, dal costo \u003Cmark>di\u003C/mark> 300 milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> euro. Il contratto fu firmato il 7 ottobre 2009 all’epoca del regime \u003Cmark>di\u003C/mark> Muammar Gheddafi, ma fu interrotto nel 2011 con il completamento \u003Cmark>di\u003C/mark> solo una tranche \u003Cmark>di\u003C/mark> 150 milioni. Selex ES, con la collaborazione \u003Cmark>di\u003C/mark> GEM Elettronica, deve provvedere all’installazione \u003Cmark>di\u003C/mark> una rete radar Land Scout “in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> individuare anche i movimenti \u003Cmark>di\u003C/mark> gruppi \u003Cmark>di\u003C/mark> persone appiedate”, e curerà la formazione degli operatori e dei manutentori libici. Secondo il sito specialistico Analisi Difesa, i libici avrebbero espresso la volontà \u003Cmark>di\u003C/mark> dotarsi pure \u003Cmark>di\u003C/mark> un non meglio precisato “monitoraggio aereo delle frontiere” che comprenderebbe l’acquisto dei droni \u003Cmark>di\u003C/mark> sorveglianza “Falco”, prodotti sempre dall’italiana Selex.\r\n\r\n \r\n\r\nChe siano gli aerei senza pilota la nuova frontiera tecnologica per le guerre ai migranti e alle migrazioni lanciate dalle forze armate italiane e libiche lo prova l’ultimo “accordo tecnico” \u003Cmark>di\u003C/mark> cooperazione bilaterale sottoscritto a Roma il 28 novembre 2013 dai ministri della difesa Mario Mauro e Abdullah Al-Thinni. Il memorandum autorizza l’impiego \u003Cmark>di\u003C/mark> mezzi aerei italiani a pilotaggio remoto in missioni a supporto delle autorità libiche per le “attività \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo” del confine sud del Paese. Si tratta dei droni Predator del 32° Stormo dell’Aeronautica militare \u003Cmark>di\u003C/mark> Amendola (Fg), rischierati in Sicilia a Sigonella e Trapani-Birgi nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum” \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo e vigilanza del Mediterraneo. Grazie ai Predator, gli automezzi dei migranti saranno intercettati quanto attraversano il Sahara e i militari libici potranno intervenire tempestivamente per detenerli o deportarli prima che essi possano raggiungere le città costiere.\r\nSempre secondo quanto dichiarato dal Ministero della difesa italiano a conclusione del vertice bilaterale del 28 novembre scorso, “nell’ottica \u003Cmark>di\u003C/mark> uno sviluppo delle capacità nel settore della sorveglianza e della sicurezza marittima, è emersa anche la possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> imbarcare ufficiali libici a bordo delle unità navali italiane impegnate nell’Operazione “Mare Nostrum”, nonché \u003Cmark>di\u003C/mark> avviare corsi \u003Cmark>di\u003C/mark> addestramento sull’impiego del V-RMTC (Virtual Maritime Traffic Centre)”. Il governo Letta, cioè, pensa \u003Cmark>di\u003C/mark> consentire ai militari \u003Cmark>di\u003C/mark> un paese all’indice per le violazioni dei diritti umani, \u003Cmark>di\u003C/mark> partecipare a bordo della “San Marco” e delle fregate lanciamissili italiane alle (illegittime) operazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> identificazione e agli (ancor più illegittimi) interrogatori \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti coloro che saranno “salvati” nel Canale \u003Cmark>di\u003C/mark> Sicilia. “Con la stipula delle nuove intese tra il ministro della difesa libico e Mario Mauro viene svelato il vero senso della missione militare “Mare Nostrum”, sempre meno umanitaria”, ha commentato il giurista Fulvio Vassallo Paleologo dell’Università \u003Cmark>di\u003C/mark> Palermo. “Con i funzionari del ministero dell’interno già operativi potranno essere imbarcati agenti \u003Cmark>di\u003C/mark> polizia libici, con conseguenze devastanti per il destino dei naufraghi raccolti in mare, tutti ormai potenziali richiedenti asilo, che saranno sempre più esposti al rischio \u003Cmark>di\u003C/mark> identificazioni violente e \u003Cmark>di\u003C/mark> successivi respingimenti in Libia. Si potrà ripetere dunque quanto accaduto nel 2009, quando la Guardia \u003Cmark>di\u003C/mark> Finanza italiana riportò in Libia decine \u003Cmark>di\u003C/mark> migranti. 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Azioni contro la GTT sul tema del caro-trasporti, lanci di uova alla sede dei gruppi consiliari della regione Piemonte nonchè una sede di Intesa SanPaolo. il corteo si è diretto successivamente sotto la sede del miur che è stata sanzionata anche qui con lanci di uova e vernice.\r\n\r\nAscolta la diretta con Nanni da Torino\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/10/corteo_medi_nanni_torino.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nNapoli corteo parte da piazza del Gesù con slogan contro austerità e lanci di petardi con un corteo sempre più numeroso. 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A Pisa al fianco degli studenti scendono i residenti del quartiere Sant'Ermete, partiti dallo \"Spazio popolare\" occupato questa estate.sanzionata la sede locale del PD contro la Carrozza e il governo delle larghe intese.\r\n\r\nA Roma in 3000 hanno raggiunto la zona del Colosseo,lo striscione che apre il corteo recita \"Vogliamo fatti, non scendiamo a patti\". Azione contro il caro-trasporti, con uno striscione affisso ad una fermata della Metro. A Piacenza continua la forte contestazione ai rincari del trasporto pubblico: autostazione assediata prima e poi invasa, si segnala un ragazzo fermato successivamente rilasciato.","4 Ottobre 2013","2013-10-12 14:35:37","Gli studenti scaldano l'autunno in tutta Italia",1380895824,[322,323,324,325],"http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/crisi/","http://radioblackout.org/tag/movimento-studentesco/","http://radioblackout.org/tag/studenti/",[327,328,329,330],"corteo","crisi","movimento studentesco","Studenti",{"post_content":332},{"matched_tokens":333,"snippet":335,"value":336},[17,334,88,88],"Strage","la zona del porto urlando \"\u003Cmark>Lampedusa\u003C/mark> \u003Cmark>Strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato!\"; la tragedia \u003Cmark>di\u003C/mark> ieri","Centinaia e centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> studenti e studentesse sono scesi in piazza in tantissime città. \"Assediamoli!\" è il grido che risuona da Torino a Palermo, mentre la provocazione della Carrozza riguardo l'essere ribelli è sbeffeggiata un po' ovunque.\r\n\r\nA Torino città militarizzata, con circa 1000 persone in piazza tra cui molti studenti dalla Val Susa. 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E' passato un anno. Oggi sul molo di Lampedusa uomini e donne delle istituzioni hanno messo in scena il cordoglio delle istituzioni, si sono vantati di \"Mare Nostrum\", hanno ancora una volta battuto cassa in Europa.\r\nLe spese della frontiera sud della fortezza lievitano e Alfano come Maroni continua a battere cassa.\r\nPer i parenti dei 360 morti di fronte cui si genuflesse il presidente del consiglio, nulla. Nemmeno la promessa del riconoscimento dei corpi, di una tomba sui cui piangere.\r\nLa differenza tra Berlusconi/Maroni e Renzi/Alfano è nello stile, nell'ipocrisia ostentata. Niente più.\r\nMare Nostrum, che, mentre ripesca qualche naufrago, intercetta e scheda tutti gli altri, costa nove milioni di euro al mese. Frontex plus costerà meno. Aprire le frontiere a migranti, profughi e richiedenti asilo non costerebbe nulla. Nè soldi né morti.\r\nBanale. Come banale è il male. Il male delle frontiere. Il male delle guerre che insanguinano il pianeta. 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I sacchi neri, che a Lampedusa sono sempre pronti, non potevano reggere la prova della telecamera, il ginocchio piegato di Letta, il cordoglio di Barroso e Alfano, il lutto nazionale, l'indignazione degli assassini che hanno deciso di accendere i riflettori su uno dei tanti episodi della guerra ai poveri.\r\nSullo sfondo i pescatori che fuggono le telecamere perché sanno che chi tira fuori dall'acqua qualcuno rischia l'incriminazione per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e il sequestro della barca, del lavoro, del futuro. Le immagini dei giornalisti a caccia di \"eroi\" potrebbero essere usate da qualche solerte magistrato. Nei lunghi anni di questa guerra nascosta chi ha teso la mano nell'usuale solidarietà di chi solca il mare spesso è incappato nelle maglie della giustizia.\r\nAmara come fiele l'indignazione di Letta per l'incriminazione dei superstiti, come se i governanti non sapessero che l'ordinamento lo impone.\r\n\r\nAnarres ha chiesto un commento a caldo ad Alberto La Via, un antirazzista siciliano, che in questi anni ha visto il Mare di Mezzo farsi sudario per i corpi cui la ferocia delle frontiere avevano sottratto la vita.\r\nVentimila quelli che qualcuno ha visto partire da uno dei tanti sud e non tornare mai più. 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Come se una tomba al Verano fosse un eccesso di pietas, quella pietas che certo l'ufficiale delle SS non ebbe mai per le proprie vittime.\r\nCosì si assiste al paradosso che la strage di Stato di Lampedusa, i corpi in eccesso selezionati dal mare per conto del governo italiano hanno esequie di Stato, mentre il corpo del nazista ospitato per anni a Roma crea imbarazzo. Questione di identità. Gli italiani brava gente seppelliscono le vittime delle loro leggi, negano la sepoltura a chi, nel nome di una legge analoga, ha fatto fucilare 335 inermi. Per una singolare corrispondenza il numero delle vittime è quasi lo stesso.\r\n\r\nDanza macabra\r\nA Torino, senza pudore, i leghisti hanno compiuto la loro danza macabra nel centro cittadino. Qualche centinaio di metri di corteo, poche migliaia di persone hanno sfilato in un verde metallico che nulla ha della tenerezza dell'erba. Intorno a loro un dispositivo militare senza pari. Centinaia di poliziotti e carabinieri hanno paralizzato il centro, chiudendo in una morsa d'acciaio la manifestazione leghista.\r\nNonostante l'imponente dispositivo la manifestazione è stata contestata da più parti: non violenti in piazza CLN, No Tav in via Nizza, un migliaio di antirazzisti in corteo hanno assediato per ore i tristi padani. Gli antirazzisti hanno attraversato il centro cittadino, cercando di raggiungere la stazione. La polizia ha fatto leggere ma frequenti cariche per impedire al corteo di avvicinarsi ai leghisti.\r\nPer loro i morti di Lampedusa sono una festa. Come dimenticare i manifesti, che incitavano a fermare l’invasione? Come dimenticare la presidente leghista della Camera Irene Pivetti che nel 1997 esortava la Marina Militare a speronare le barche degli immigrati? Il 28 marzo la corvetta Sibilla mandò a picco la Kater i Rades piena di albanesi. Vennero recuperati solo 81 corpi. 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Altre centinaia nella contabilità \u003Cmark>di\u003C/mark> morte della Turco-Napolitano Bossi-Fini. La Libia del dopo Gheddafi non garantisce più il servizio delle proprie prigioni/lager. Un servizio pulito, dove gli ordini \u003Cmark>di\u003C/mark> Roma venivano eseguiti dall'esecrabile alleato.\r\nIl caos mediatico/politico dei morti \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Lampedusa\u003C/mark> ha uno scopo molto chiaro: ottenere maggiori risorse dall'Europa, una sede \u003Cmark>di\u003C/mark> Frontex in Italia e più risorse per pagare i paesi della sponda sud del Mediterraneo perché facciano da gendarmi e carcerieri per migranti e profughi.\r\nCosì i corpi in eccesso potranno essere respinti, richiusi, seppelliti lontano dalle nostre sponde. Ancora una volta invisibili.\r\n\r\nIl corpo del nazista e il corpo politico\r\nSin troppo visibile è il corpo dell'anziano nazista Priebke. Nessuno lo vuole. In questo paese senza memoria un nazista morto crea imbarazzo. Come se una tomba al Verano fosse un eccesso \u003Cmark>di\u003C/mark> pietas, quella pietas che certo l'ufficiale delle SS non ebbe mai per le proprie vittime.\r\nCosì si assiste al paradosso che la \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Lampedusa\u003C/mark>, i corpi in eccesso selezionati dal mare per conto del governo italiano hanno esequie \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato, mentre il corpo del nazista ospitato per anni a Roma crea imbarazzo. Questione \u003Cmark>di\u003C/mark> identità. Gli italiani brava gente seppelliscono le vittime delle loro leggi, negano la sepoltura a chi, nel nome \u003Cmark>di\u003C/mark> una legge analoga, ha fatto fucilare 335 inermi. Per una singolare corrispondenza il numero delle vittime è quasi lo stesso.\r\n\r\nDanza macabra\r\nA Torino, senza pudore, i leghisti hanno compiuto la loro danza macabra nel centro cittadino. Qualche centinaio \u003Cmark>di\u003C/mark> metri \u003Cmark>di\u003C/mark> corteo, poche migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> persone hanno sfilato in un verde metallico che nulla ha della tenerezza dell'erba. Intorno a loro un dispositivo militare senza pari. Centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> poliziotti e carabinieri hanno paralizzato il centro, chiudendo in una morsa d'acciaio la manifestazione leghista.\r\nNonostante l'imponente dispositivo la manifestazione è stata contestata da più parti: non violenti in piazza CLN, No Tav in via Nizza, un migliaio \u003Cmark>di\u003C/mark> antirazzisti in corteo hanno assediato per ore i tristi padani. Gli antirazzisti hanno attraversato il centro cittadino, cercando \u003Cmark>di\u003C/mark> raggiungere la stazione. La polizia ha fatto leggere ma frequenti cariche per impedire al corteo \u003Cmark>di\u003C/mark> avvicinarsi ai leghisti.\r\nPer loro i morti \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Lampedusa\u003C/mark> sono una festa. Come dimenticare i manifesti, che incitavano a fermare l’invasione? Come dimenticare la presidente leghista della Camera Irene Pivetti che nel 1997 esortava la Marina Militare a speronare le barche degli immigrati? Il 28 marzo la corvetta Sibilla mandò a picco la Kater i Rades piena \u003Cmark>di\u003C/mark> albanesi. Vennero recuperati solo 81 corpi. Gli altri restarono tra le braccia del Mediterraneo.\r\nIl figlio del Senatur qualche anno dopo è andato proprio in Albania ad acquisire una laurea.\r\nLa presidente ultracattolica della Camera passò dal modello Vandea a quello sado maso, restando così coerente con se stessa.\r\nI democratici, da vent'anni al governo della città, hanno scelto \u003Cmark>di\u003C/mark> stare al coperto. Un silenzio fragoroso.\r\nNelle stesse ore a Roma i sinceri democratici sfilavano per la Costituzione, come se l'astrattezza dei principi potesse fare argine alla concreta ferocia del nostro tempo.\r\nIl boia delle Ardeatine ha sempre negato le camere a gas, i forni che smaltivano quel che restava dei corpi in eccesso.\r\nI boia democratici rendono omaggio alle loro vittime.",{"matched_tokens":477,"snippet":478,"value":478},[88,17],"I morti \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Lampedusa\u003C/mark>, il vecchio nazista, la danza macabra della Lega Nord",[480,482,484,486,488],{"matched_tokens":481,"snippet":20,"value":20},[],{"matched_tokens":483,"snippet":107,"value":107},[17],{"matched_tokens":485,"snippet":468,"value":468},[],{"matched_tokens":487,"snippet":469,"value":469},[],{"matched_tokens":489,"snippet":490,"value":490},[88],"razzismo \u003Cmark>di\u003C/mark> stato",[492,494,496],{"field":128,"matched_tokens":493,"snippet":474,"value":475},[83,88,17],{"field":131,"matched_tokens":495,"snippet":478,"value":478},[88,17],{"field":36,"indices":497,"matched_tokens":498,"snippets":501,"values":502},[195,243],[499,500],[17],[88],[107,490],[107,490],{"best_field_score":278,"best_field_weight":40,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":48,"score":504,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":48},"1736172819517014131",{"document":506,"highlight":526,"highlights":531,"text_match":276,"text_match_info":534},{"comment_count":48,"id":507,"is_sticky":48,"permalink":508,"podcastfilter":509,"post_author":348,"post_content":510,"post_date":511,"post_excerpt":54,"post_id":507,"post_modified":512,"post_thumbnail":513,"post_title":514,"post_type":403,"sort_by_date":515,"tag_links":516,"tags":521},"19973","http://radioblackout.org/podcast/soldi-per-le-avventure-belliche-dellitalia/",[348],"Mercoledì alla Camera e giovedì al Senato, il parlamento ha trasformato in legge il decreto sul finanziamento delle missioni militari all'estero.\r\nI militari italiani sono impegnati in 25 missioni internazionali. La spesa complessiva del dl è di circa 265 milioni di euro - 265.801.614 per la precisione - tra rifinanziamento delle missioni, competenze del ministero degli esteri e \"interventi umanitari\". Per le prime due voci il costo è di 256 milioni di euro.\r\nLa legge approvata continua a sostenere che \"Le missioni delle Forze Armate e di Polizia italiane sono “iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione“. 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Più di mille i soldati impiegati, come mezzi militari, aerei e navali: in tutto 40 milioni di euro.\r\nNon mancano le missioni navali, tra queste l’Active Endeavour, “impegno attivo” 347 militari, 3 aerei e 4 navi sotto la bandiera della Nato per un costo di 5 milioni di euro.\r\nLa missione nasce per il controllo del mar Mediterraneo: secondo i dati raccolti, nel 2009 veniva controllato il 60% delle acque. La percentuale è in aumento negli ultimi anni: ci sono unità di 62 paesi, tra cui anche la Russia, che tengono sotto controllo oltre 100mila mercantili.\r\nIl dato curioso di questa enorme operazione di controllo del mare è quello che non c'é. Ci si aspetterebbe che in tanti anni qualcuno avesse incrociato qualche barcone degli immigrati, che percorrono le rotte del Mediterraneo per approdare in Sicilia. Invece no. nonostante i collegamenti satellitari e i radar potentissimi l'enorme flotta militare internazionale che pattuglia il Mediterraneo non ha mai visto nessuno.\r\nAll’inizio la missione era diretta al controllo delle rotte di Al Qaeda, ma non è stato mai fermato nessuno. Solo controlli sui mercantili, oltre 100mila: delle navi dei rifugiati neanche un accenno. Il tratto tra la Libia e la Sicilia, è pattugliato, mentre sul canale tra Tunisia e Italia volano gli aerei: sulla mappa c’è Lampedusa, eppure, da questa missione non giungono dati sulla presenza di navi che non siano mercantili.\r\nUn inghippo interessante da sciogliere, mentre, dopo la strage di Lampedusa, sono diventate più pressanti le richieste di intervento da parte dell'Unione Europea e della sua agenzia per il controllo delle frontiere, la famigerata Frontex.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Stefano Raspa del Comitato contro Aviano 2000. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/2023-09-22-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nPiù galera per tutti (i migranti)\r\nIl governo Meloni ha scelto ancora una volta una cornice simbolica per annunciare nuovi provvedimenti repressivi contro i migranti. La prima volta era stata a Cutro, dove si era appena consumata una nuova strage di Stato, ora ha scelto Lampedusa dove da mesi si sta creando a tavolino l’emergenza stipando sull’isola quelli che arrivano.\r\nGli obiettivi del governo sono due e ricalcano le politiche di tutti i governi precedenti. La prima è il blocco delle partenze, pagando i governanti dei paesi di emigrazione e transito. Non sarà facile per Meloni e soci, specie se mirano a far pagare all’UE o persino all’ONU le mazzette destinate ai governi africani. \r\nIl secondo obiettivo è il rinforzamento della detenzione amministrativa, prolungando a 18 mesi il periodo di reclusione nei Centri per il Rimpatrio e dando mandato al ministero della Difesa di costruire nuove prigioni per migranti, scegliendo piccole località poco abitate. Non solo. Anche i richiedenti asilo saranno obbligati a restare sino a 18 mesi nelle strutture che verranno, con gli stessi criteri, realizzate per loro e, se provenienti da paesi considerati “sicuri” potrà sfuggire alla detenzione amministrativa solo se pagherà cinquemila euro dal governo.\r\nIl nocciolo dell’operazione è l’affidamento al Ministero della Difesa dell’intera operazione. Una scelta che consente di limitare i costi riutilizzando l’immenso numero di strutture militari dismesse dopo la sospensione della leva obbligatoria. Una scelta che qualifica CPR, Cas ed hotspot come “opere destinate alla difesa e sicurezza nazionale”.\r\nIn questo modo si evita di passare dal parere dei comuni e delle regioni.\r\nUn merito va riconosciuto a Meloni: il governo fa la guerra ai migranti e schiera le forze armate. I CPR sono, anche per legge, campi di concentramento per prigionieri di guerra.\r\nNe abbiamo parlato con l’avvocato Eugenio Losco\r\n\r\nA scuola come soldatini\r\nIl nuovo anno scolastico si apre con un’accelerazione nella militarizzazione delle scuole. Dai voti i condotta ai militari che si propongono come esperti se non, direttamente, come reclutatori.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo\r\n\r\nZainetti dell’esercito? Quest’anno l’Esercito Italiano aveva concluso un accordo con la ditta di giocattoli “Giochi Preziosi” offrendo il proprio marchio per la realizzazione di zainetti da scuola targati Alpini, Folgore ed Esercito.\r\nUna delle tante operazioni di marketing dell’Esercito, sul cui sito troverete un’intera gamma di prodotti.\r\nQuesta volta la ciambella non è riuscita con il buco. La denuncia dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole ha indotto Giochi Preziosi a fare marcia indietro.\r\n\r\nPer un autunno di lotta al militarismo e alla guerra\r\nAntimilitaristi da tutta Italia si sono incontrati a Milano la scorsa settimana, per un confronto ricco e serrato, dal quale sono scaturiti numerosi impegni di lotta a ottobre e novembre.\r\nDallo sciopero generale del 20 ottobre ai cortei antimilitaristi di Pisa e Palermo, sino alle tante iniziative per il 4 novembre (Monfalcone, Livorno, Torino, Sicilia, Reggio Emilia…) e al corteo contro la mostra mercato dell’industria aerospaziale di guerra a Torino il 18 novembre.\r\nProsegue la campagna di sostegno a chi si oppone e diserta la guerra in Russia e Ucraina.\r\nNe abbiamo parlato con Federico dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nFrecce. Il tricolore che uccide\r\nL’ultimo “incidente” ha ucciso una bambina e ustionato gravemente il fratellino e i genitori. Siamo a San Francesco al Campo, lungo il perimetro dell’aeroporto dual use di Caselle Torinese.\r\nLa storia della pattuglia acrobatica tricolore è segnata da immemori stragi. Gli strumenti di guerra costellano di cadaveri anche le esibizioni propagandistiche.\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\n(Senza) Residenza. L’anagrafe tra selezione e controllo\r\nMercoledì 4 ottobre\r\nore 21 alla FAT\r\ncorso Palermo 46\r\nincontro con Enrico Gargiulo\r\n\r\n“Ahmed e Ismail si sono trasferiti in Italia dal Marocco, hanno lo stesso tipo di permesso di soggiorno e abitano in comuni diversi della stessa regione del Nord est. Conducono esistenze molto simili per ritmi di vita, abitudini e contesto familiare. La somiglianza tra le loro situazioni, tuttavia, è messa in discussione da un dettaglio apparentemente insignificante: il primo è iscritto all’anagrafe mentre il secondo no.”\r\nQuesto è l’incipit di un agile libretto di Enrico Gargiulo, appena uscito per i tipi di Eris. Questo libro illustra in maniera efficace cosa comporti il non avere la residenza e, soprattutto, quali siano i percorsi che portano a non averla. Non solo. Si va alla radice: come e perché esiste l’anagrafe? L’anagrafe nasce con l’unità d’Italia: lo Stato la introduce per controllare il territorio, sia in senso statistico-amministrativo sia per scopi squisitamente securitari.\r\nVi è un legame rigido tra residenza anagrafica ed esercizio dei diritti: chi non è registrato semplicemente non esiste e, quindi, non può accedere ai servizi basilari garantiti ai residenti.\r\nDa fine Ottocento ad oggi i comuni non hanno cancellato dagli elenchi dei residenti persone emigrate altrove, perché conviene mantenere stabile il numero degli aventi diritto al voto. Hanno invece evitato di iscrivere i nuovi arrivati se poveri, immigrati, rom.\r\nGargiulo, che insegna sociologia all’Alma Mater di Bologna, dimostra perché meccanismi banali come l’iscrizione anagrafica abbiano un portato di violenza istituzionale profonda.\r\nLa vita delle persone cambia se non si ha la possibilità di avere un medico di base, di iscrivere i figli a scuola, di affittare una casa.\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","1 Ottobre 2023","2023-10-01 02:04:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/cpr-200x110.jpg","Anarres del 22 settembre. Più galera per tutti (i migranti). A scuola come soldatini. Zainetti dell’esercito? Frecce. Il tricolore che uccide. Assemblea Antimilitarista...",1696125887,[],[],{"post_content":549},{"matched_tokens":550,"snippet":551,"value":552},[83,88,17],"era appena consumata una nuova \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato, ora ha scelto \u003Cmark>Lampedusa\u003C/mark> dove da mesi si sta","ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze \u003Cmark>di\u003C/mark> Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/2023-09-22-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nPiù galera per tutti (i migranti)\r\nIl governo Meloni ha scelto ancora una volta una cornice simbolica per annunciare nuovi provvedimenti repressivi contro i migranti. La prima volta era stata a Cutro, dove si era appena consumata una nuova \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato, ora ha scelto \u003Cmark>Lampedusa\u003C/mark> dove da mesi si sta creando a tavolino l’emergenza stipando sull’isola quelli che arrivano.\r\nGli obiettivi del governo sono due e ricalcano le politiche \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti i governi precedenti. La prima è il blocco delle partenze, pagando i governanti dei paesi \u003Cmark>di\u003C/mark> emigrazione e transito. Non sarà facile per Meloni e soci, specie se mirano a far pagare all’UE o persino all’ONU le mazzette destinate ai governi africani. \r\nIl secondo obiettivo è il rinforzamento della detenzione amministrativa, prolungando a 18 mesi il periodo \u003Cmark>di\u003C/mark> reclusione nei Centri per il Rimpatrio e dando mandato al ministero della Difesa \u003Cmark>di\u003C/mark> costruire nuove prigioni per migranti, scegliendo piccole località poco abitate. Non solo. Anche i richiedenti asilo saranno obbligati a restare sino a 18 mesi nelle strutture che verranno, con gli stessi criteri, realizzate per loro e, se provenienti da paesi considerati “sicuri” potrà sfuggire alla detenzione amministrativa solo se pagherà cinquemila euro dal governo.\r\nIl nocciolo dell’operazione è l’affidamento al Ministero della Difesa dell’intera operazione. Una scelta che consente \u003Cmark>di\u003C/mark> limitare i costi riutilizzando l’immenso numero \u003Cmark>di\u003C/mark> strutture militari dismesse dopo la sospensione della leva obbligatoria. Una scelta che qualifica CPR, Cas ed hotspot come “opere destinate alla difesa e sicurezza nazionale”.\r\nIn questo modo si evita \u003Cmark>di\u003C/mark> passare dal parere dei comuni e delle regioni.\r\nUn merito va riconosciuto a Meloni: il governo fa la guerra ai migranti e schiera le forze armate. I CPR sono, anche per legge, campi \u003Cmark>di\u003C/mark> concentramento per prigionieri \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra.\r\nNe abbiamo parlato con l’avvocato Eugenio Losco\r\n\r\nA scuola come soldatini\r\nIl nuovo anno scolastico si apre con un’accelerazione nella militarizzazione delle scuole. Dai voti i condotta ai militari che si propongono come esperti se non, direttamente, come reclutatori.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo\r\n\r\nZainetti dell’esercito? Quest’anno l’Esercito Italiano aveva concluso un accordo con la ditta \u003Cmark>di\u003C/mark> giocattoli “Giochi Preziosi” offrendo il proprio marchio per la realizzazione \u003Cmark>di\u003C/mark> zainetti da scuola targati Alpini, Folgore ed Esercito.\r\nUna delle tante operazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> marketing dell’Esercito, sul cui sito troverete un’intera gamma \u003Cmark>di\u003C/mark> prodotti.\r\nQuesta volta la ciambella non è riuscita con il buco. 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L’anagrafe nasce con l’unità d’Italia: lo Stato la introduce per controllare il territorio, sia in senso statistico-amministrativo sia per scopi squisitamente securitari.\r\nVi è un legame rigido tra residenza anagrafica ed esercizio dei diritti: chi non è registrato semplicemente non esiste e, quindi, non può accedere ai servizi basilari garantiti ai residenti.\r\nDa fine Ottocento ad oggi i comuni non hanno cancellato dagli elenchi dei residenti persone emigrate altrove, perché conviene mantenere stabile il numero degli aventi diritto al voto. 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Tra il decreto Cutro, emanato nel quadro di una strage di Stato, e quello annunciato a Lampedusa, sullo sfondo di “un’emergenza” programmata a tavolino, il governo sta affinando gli strumenti per reprimere chi decide di entrare in Italia senza i documenti prescritti dalla legge.\r\nSe a Cutro si era dato un colpo durissimo alla protezione speciale, limitandola a pochissimi casi, riducendone la durata, impedendone il rinnovo e la convertibilità in permessi di soggiorno per motivi di lavoro, a Lampedusa sono stati messi in campo altri strumenti. Oltre al prolungamento a 18 mesi della detenzione nei CPR, anche l’istituzione di CPR per quei richiedenti asilo che non avessero il passaporto, provenissero da paesi “sicuri” o non potessero versare il pizzo di cinquemila euro al governo. I nuovi CPR saranno responsabilità del ministero della difesa, perché parte del dispositivo di sicurezza nazionale. 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No al Polo Bellico\r\n\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",{"matched_tokens":579,"snippet":580,"value":580},[17],"Anarres del 6 ottobre. Refusenik: oppositori alla guerra in Israele. Armenia. 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Per vederci bene serve la luce, se la luce è troppa si rischia di restare abbagliati, di non vedere quello che conta. E’ il caso delle recenti inchieste sugli intrallazzi miliardari che hanno coinvolto l’amministrazione comunale romana, l’ex sindaco (post)fascista Alemanno, e un giro trasversale di politici, malavitosi e coop rosse, dall’ex Nar/banda della Magliana Carminati al democratico Buzzi. \r\nIl colore dei soldi unisce più di quello della politica. \r\nL’inchiesta ha dato visibilità ad un malaffare diffuso, capillare, sistemico, chiarendo quale grosso e lucroso affare sia la gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo o “l’integrazione” di rom e sinti. Occorre tuttavia guardare oltre il dito che indica la luna. Quando le assegnazioni sono fatte seguendo le regole, i rifugiati e i rom sono comunque un buon affare per chi gestisce l’accoglienza. \r\nBen poco, a volte nulla, di quello che dovrebbe essere garantito viene davvero offerto a chi fugge guerre e persecuzioni ed approda nel nostro paese per cercare di ottenere asilo. \r\nIl business sulla pelle degli immigrati, dei richiedenti asilo, delle comunità rom e sinti è enorme. L'attenzione mediatica si è concentrata sulle tangenti versate per accaparrarsi i fondi destinati all'accoglienza, ma pochissimi si sono interrogati su quali siano i meccanismi che permettono questi enormi affari sulle spalle dei migranti e di noi tutti. \r\nPartiamo da una considerazione banale ma importante: qualsiasi spesa pubblica di grossa entità - in particolare ma non solo, se affidata a enti esterni – ha un corollario di speculazioni, ingordo appetito di individui privi di scrupoli, corruzione... Questa regola vale per l’edilizia, assistenza o qualsiasi altro ambito. \r\nI meccanismi che regolano i contributi per l'assistenza a rom e richiedenti asilo sono diversi ma con vari aspetti in comune e stesse tecniche per poterne ricavare ingenti somme. Se per i rom una buona parte dei contributi viene dall'Unione Europea, per “l'emergenza dei richiedenti asilo” i soldi vengono tutti dal ministero dell'interno. \r\nVogliamo capirne di più. Per questa ragione abbiamo sentito Federico, un compagno di Trieste che conosce bene la questione. \r\nAscolta la diretta con Federico:\r\n\r\n2014 12 19 denitto business rifugiati\r\n\r\n\r\nVale la pena fare un passo indietro.\r\nTutto comincia nel 2011: la guerra civile in Libia e la fuga di migliaia di persone che si dirigono nel nostro paese sono all’origine di una ennesima, sin troppo prevedibile, “emergenza”. La prassi adottata ancora oggi è stata elaborata e sperimentata in quell’occasione. Le prefetture, tramite i comuni, individuano nei vari territori soggetti terzi (consorzi, cooperative, enti caritatevoli, ecc) disposti a prendersi in carico (in strutture proprie o dei comuni stessi) un certo numero di richiedenti asilo. Con questi soggetti terzi vengono stipulate convenzioni. Niente gara di appalto al ribasso come nei CIE, ma un’assegnazione diretta, che di fatto molto spesso ricade su cordate amiche. Chi entra nell’affare riceve, per ogni giorno di permanenza nelle strutture, un quota fissa di 35 euro a persona. Con questa quota devono essere garantiti una serie di servizi: vitto, abbigliamento, spese sanitarie, assistenza legale, mediazione culturale e interpreti, corsi di italiano, ecc ed ovviamente le paghe agli operatori che seguono le persone prese in carico. Di questi 35 euro ai richiedenti asilo rimangono in mano solamente 2,50 euro al giorno (il cosiddetto pocket money) che in genere viene dato a cadenza mensile.\r\nÈ un meccanismo con numerosi punti critici. Ecco i principali.\r\nLa scelta dei soggetti terzi a cui affidare le convenzioni e quali servizi siano poi effettivamente effettuati. È abbastanza evidente che una cosa è affidare l'assistenza a soggetti che - nel bene e nel male e pur con mille limiti e criticità - sono nati ed hanno esperienza nel lavorare coi migranti e in particolare coi richiedenti asilo (pensiamo ad esempio a piccoli consorzi o associazioni di base locali slegati dai grandi carrozzoni nazionali tipo Caritas) e altro è darlo a cooperative o associazioni “amiche” che normalmente fanno tutt'altro e che si improvvisano gestori di strutture di accoglienza. Da questo al business sulla pelle dei migranti il passo è breve. Perché - e qui veniamo al secondo punto - il lucro si costruisce su quanti e quali servizi vengono effettivamente forniti ai richiedenti asilo e sulle paghe degli operatori che vi lavorano. Il cibo scadente costa meno di pasti dignitosi, come i corsi di italiano da burla, l’assistenza legale fittizia. E la lista degli esempi si potrebbe ancora allungare. È ovvio che pagare un operatore 700 euro al mese non è la stessa cosa che pagarlo 1300. La quota erogata è sempre la stessa e non ci sono controlli: i margini per guadagnarci sopra sono enormi. \r\nIl meccanismo partito nel 2011 non si esaurito con la fine di quel flusso di profughi (le convenzioni si sono chiuse quasi tutte a fine 2013) ma è stato riproposto pari pari con l'ondata iniziata nel 2013 di persone provenienti soprattutto da Pakistan, Afganistan e Siria. Una nuova “emergenza”, un nuovo enorme business.\r\nUna macchina che rende ricco chi la manovra, stritola le vite di chi già è fuggito a guerre e persecuzioni.\r\nIn questi giorni hanno avuto una certa eco i dati diffusi dall’agenzia delle Nazioni Unite sui morti nel Mediterraneo, che, alla faccia di Mare Nostrum, nel 2014 sono state più che nei tre anni precedenti. \r\nNei primi 10 mesi dell’anno sono arrivati sulle coste italiane circa 150mila migranti, più del triplo rispetto al 2013, soprattutto eritrei e siriani.\r\nL’accoglienza dei profughi in Italia è trattata da media e politici come eterna “emergenza”, per consentire operazioni “tappabuchi” dove la grande abbuffata di soldi pubblici possa proseguire senza grossi intoppi.\r\nLa Svezia, paese molto meno popoloso dell’Italia ha accolto molti più rifugiati dell’Italia. In un solo weekend di ottobre, quando era al culmine la crisi di Kobane, sono arrivati in Turchia oltre 150mila profughi, più di quanti ne abbia accolti l’intera Unione europea dall’inizio del conflitto a Damasco. Cifre che la dicono lunga sulle frontiere serrate dell’Unione Europea. \r\nLe cifre di chi non arriva ci raccontano di una strage i cui responsabili siedono nei parlamenti e nei governi dell’UE. In prima fila l’Italia. \r\nOltre 3400 morti in mare. Una catastrofe umanitaria destinata ad aumentare ancora: I rifugiati sono più del 60% di chi approda nel nostro paese. L’acuirsi e moltiplicarsi di conflitti, in cui spesso il nostro paese è impegnato direttamente, rende facile prevedere che sempre più persone cercheranno rifugio in Europa. Molti, sempre più non arriveranno. La sostituzione di Mare Nostrum con Triton, la missione UE con meno mezzi e meno soldi, non potrà che far crescere la lista di chi affoga. \r\nMare Nostrum fu la risposta alla strage del 3 ottobre 2013 di fronte a Lampedusa, quando le acque del Mediterraneo inghiottirono 366 uomini, donne, bambini. \r\nUna risposta umanitaria – 150.000 persone intercettate – una risposta di polizia: il nome stesso della “missione” ce lo racconta. \r\nCon Triton, 2,9 milioni mensili di budget contro i 9 di Mare Nostrum, ed il compito di pattugliare entro le trenta miglia dalla nostra costa, resta solo la polizia. E non avrebbe potuto essere altrimenti: Triton è una missione di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere. \r\nChi affoga in mezzo al mare lascerà traccia di se solo nei cuori chi lo ha visto partire senza più dare notizie. Chi passa e viene immesso nel programma per i rifugiati si apre la strada dell’accoglienza made in Italy. Tanti soldi per chi gestisce, un lungo limbo per chi resta intrappolato in un paese dove pochi vorrebbero restare. \r\nLungo una frontiera fatta di nulla si consuma un’idea di civiltà fatta di sopraffazione, guerra, di sfruttamento selvaggio. \r\nMentre scriviamo qualcuno muore in carcere, sul filo spinato di un confine, qualcuno chiude gli occhi senza aver mai mangiato a sufficienza, altri vivono raspando tra i rifiuti di una discarica, qualcuno nasce in una baracca ed ha già il destino segnato. \r\nSu quella baracca non c’è nessuna buona stella.\r\nOggi i cristiani festeggiano l’anniversario della nascita di un dio che si è fatto uomo e da uomo si è fatto torturare ed uccidere per una salvezza che non è di questa terra.\r\nNoi che abitiamo la terra e il tempo che ci è capitato, sappiamo che quel poco di bene che potremo ottenere, dipende da ciascuno di noi. \r\nUn mondo senza padroni, governanti, galere, sfruttamento, eserciti è possibile.\r\nUn buon anno di lotta e libertà a tutti e a tutte.","25 Dicembre 2014","2018-10-17 22:59:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/morti-in-mare-200x110.jpg","Anarres-info. 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