","Turchia. In piazza a 5 anni dalla strage di Suruç","post",1595341523,[62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/istanbul/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/strage-di-suruc/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[29,33,18,15],{"post_content":68,"post_title":75,"tags":78},{"matched_tokens":69,"snippet":73,"value":74},[70,71,72],"strage","di","Suruç","iniziative nel quinto anniversario della \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Suruç\u003C/mark>. Le organizzazioni giovanili rivoluzionarie, tra","Da fine giugno a Kadıköy, Istanbul, si susseguono iniziative nel quinto anniversario della \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Suruç\u003C/mark>. Le organizzazioni giovanili rivoluzionarie, tra cui la Anarşist Gençlik (Gioventù Anarchica), in queste settimane sono scese nelle strade più e più volte, nonostante gli attacchi della polizia.\r\nHanno attraversato le strade del quartiere con cortei e hanno presidiato i luoghi più significativi, in una campagna \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta e \u003Cmark>di\u003C/mark> memoria.\r\n\r\nIl 20 luglio saranno 5 anni da quando una bomba esplose nel corso \u003Cmark>di\u003C/mark> una conferenza stampa della Federazione delle Associazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> Giovani Socialisti (SGDF) nel Centro Amara \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Suruç\u003C/mark>. L’attacco fu rivendicato dallo Stato Islamico ma era parte \u003Cmark>di\u003C/mark> una più ampia strategia \u003Cmark>di\u003C/mark> terrore dello Stato Turco, e colpì dei giovani rivoluzionari, socialisti e anarchici, che stavano per attraversare il confine per partecipare alla ricostruzione \u003Cmark>di\u003C/mark> Kobanê.\r\nIeri duri scontri tra manifestanti e polizia ad Istanbul.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/2020-07-21-suruc-dario.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",{"matched_tokens":76,"snippet":77,"value":77},[70,71,72],"Turchia. 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Tra le vittime, oltre a numerosi giovani militanti socialisti, vi sono anche due compagni anarchici, entrambi di 19 anni. Evrim Deniz Erol e Alper Sapan, quest'ultimo faceva parte del gruppo Iniziativa Anarchica di Eskişehir ed era obiettore di coscienza al servizio militare.\r\n\r\n Suruç è una cittadina a maggioranza curda in territorio statale turco, a ridosso del confine con la Siria ed è base per tutte le azioni di solidarietà rivolte verso Kobanê, che dista solo pochi chilometri. Per questo circa 300 membri del SGDF si trovavano presso il centro culturale per una conferenza stampa in cui stavano denunciando la repressione attuata dal governo turco allo scopo di impedire che i giovani militanti passassero il confine per lavorare a progetti di ricostruzione della città. Quasi contemporaneamente un altro attentato a Kobanê, vicino al valico di frontiera di Mürşitpınar, verso Suruç, faceva ulteriori vittime tra le forze curde di autodifesa. L'attentato al centro culturale Amara viene per ora attribuito allo Stato Islamico, in ogni caso è chiaro che l'attacco risponde agli interessi di coloro che vogliono bloccare in ogni modo qualsiasi possibilità di cambiamento sociale rivoluzionario nella regione, a partire dal governo turco e dai suoi sicari.\r\n\r\nLa ricostruzione di Kobanê e del Rojava è molto importante, perché oltre al bisogno di ricostruire infrastrutture, case ed ospedali, c'è anche l'impellenza di discutere come dovrà essere la città, come ricostruire la società, su quali basi. Ci sono diverse posizioni e differenti progetti, da una parte ci sono speculatori che aspettano di fare l'affare del secolo, mentre dall'altra ci sono rivoluzionari che vogliono far sorgere dalle macerie una società libera dalla proprietà privata.\r\n\r\nIn questi mesi si è avviata un'ampia campagna per la ricostruzione di Kobanê. Oltre all'appello internazionale lanciato dal KRB, il tavolo per la ricostruzione della città, vi sono campagne e progetti specifici portati avanti dalle forze politiche che hanno sostenuto fino ad oggi la resistenza.\r\nQueste iniziative sono tutte orientate a dare alla ricostruzione un forte senso politico; i lavori infatti non saranno affidati alle multinazionali o ai grandi speculatori, ma sarà organizzata e gestita attraverso la partecipazione dei diretti interessati.\r\n\r\nQuanto sia importante la ricostruzione ed in particolare l'intervento dei gruppi rivoluzionari per sostenere il processo di trasformazione sociale in atto, è reso ancora più chiaro dalla ferocia con cui i militanti che si occupano dei progetti di ricostruzione vengono attaccati dal governo turco, dai suoi alleati e dai suoi sicari.\r\n\r\nL'attentato esplosivo che ha ucciso i giovani militanti della SGDF a Suruç la mattina di lunedì 20 luglio è un colpo diretto ai gruppi rivoluzionari che sostengono la Rojava. Non è terrorismo indiscriminato ma un massacro mirato di militanti, che ha come scopo l'eliminazione fisica di giovani rivoluzionari e l'intimidazione nei confronti di tutte le altre forze che sostengono i progetti di ricostruzione. Le dichiarazioni di Erdoğan dopo l'attacco sono di fatto un'ulteriore minaccia di invasione della Rojava. Il Presidente della Repubblica Turca ha infatti affermato che l'attentato sarebbe la risposta alle recenti disposizioni di rafforzamento del controllo militare lungo il confine da parte dell'esercito turco.\r\n\r\nLa sera stessa della strage in molte città della Turchia si sono tenute manifestazioni, nella maggior parte dei casi la polizia ha attaccato i dimostranti e gli scontri si sono protratti nella notte.\r\nAd Istanbul migliaia di persone hanno marciato verso Taksim fino a quando la polizia non ha attaccato il corteo con lacrimogeni e proiettili di gomma. Ad Amed e Yüksekova ci sono stati durissimi scontri. A Suruç, dove la polizia era già intervenuta con i blindati subito dopo la strage, l'intervento repressivo contro i manifestanti nel tardo pomeriggio ha provocato numerosi feriti.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario, attivista che ben conosce la realtà turca.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ndario suruc\r\n\r\nAnche in Italia sono previsti per oggi presidi di solidarietà.\r\n\r\nA Torino l'appuntamento è alle 17 in piazza Castello","21 Luglio 2015","2015-07-23 21:40:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/suruc-strage-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"164\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/suruc-strage-300x164.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/suruc-strage-300x164.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/suruc-strage-200x110.jpeg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/suruc-strage.jpeg 680w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Turchia: Bombe di Stato contro la ricostruzione di Kobane",1437497556,[119,64,120,65],"http://radioblackout.org/tag/kobane/","http://radioblackout.org/tag/suruc/",[25,18,23,15],{"post_content":123,"post_title":127,"tags":130},{"matched_tokens":124,"snippet":125,"value":126},[71,71,72],"vicino al valico \u003Cmark>di\u003C/mark> frontiera \u003Cmark>di\u003C/mark> Mürşitpınar, verso \u003Cmark>Suruç\u003C/mark>, faceva ulteriori vittime tra le","La mattina \u003Cmark>di\u003C/mark> lunedì 20 luglio a \u003Cmark>Suruç\u003C/mark> nel giardino del centro culturale Amara è esplosa una bomba durante la conferenza stampa dell'organizzazione turca Federazione delle Associazioni dei Giovani Socialisti (SGDF). 32 morti e oltre 100 feriti, \u003Cmark>di\u003C/mark> cui alcuni in gravi condizioni, è il bilancio forse provvisorio della \u003Cmark>strage\u003C/mark>. 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Secondo una relazione diffusa dall'Agenzia di Stampa Dicle la gran parte dei morti e dei feriti sono a a Cizre, Silopi e Nusaybin, dove sono morte 18 persone, tra cui 4 bambini.\r\nIeri, nella zona di Sur, al ventesimo giorno del coprifuoco un ufficiale dell'esercito è stato ucciso durante gli scontri.\r\nSempre ieri, a Silopi, un uomo di 70 anni, Ömer Sayan, è stato ucciso nel giardino di casa sua durante gli scontri.\r\nIn località Dargecit nella città di Mardin, è rimasto ferito gravemente un poliziotto dei corpi speciali.\r\nSempre il 21 Dicembre, nella città di Bitlis, grazie ad un esplosivo, sono morti due soldati e sono rimasti feriti 6 altri.\r\nA Silopi, sempre il 21 Dicembre, durante il bombardamento della sua casa, un bambino di 11 anni è stato colpito ed è morto.\r\nLe proteste contro il coprifuoco e gli scontri sono ormai in diverse città del Paese. Ieri, particolarmente ad Istanbul, in località Beylikduzu, centinaia di persone sono scese in piazza per protestare. La rabbia era indirizzata verso il governo.\r\nSecondo una relazione presentata dal partito parlamentare CHP, solamente in località Sur più del 90% della popolazione ha abbandonato le sue abitazioni. La popolazione è scesa a 2 mila da 24 mila.\r\nErk Acarer, giornalista del quotidiano nazionale Birgun, in un suo articolo pubblicato ieri specifica che a Cizre le case vengono bombardate da carri e la grande parte della zona è distrutta.\r\nSecondo l'agenzia di stampa Diha, nella città di Van, oggi i negozi non hanno aperto i battenti ed alle 12 di è svolta una manifestazione di protesta in centro città. Anche a Diyarbakir è stata indetta una manifestazione per oggi.\r\nIl 20 Dicembre ad Istanbul particolarmente a Taksim è stata organizzata una manifestazione di protesta di massa, la polizia ha impedito il corteo sparando dei lacrimogeni ed arrestando 4 persone.\r\nSecondo una relazione pubblicata dall'Associazione legale \"Humanist Buro\" nell'arco di 4 mesi durante gli scontri sono morti al meno 44 bambini e ne sono rimasti feriti 52.\r\nIl leader del Partito del Movimento Nazionalista (MHP), Devlet Bahceli in un discorso al parlamento ha dichiarato: \"La Turchia sta per dividersi fisicamente, idealmente ed effettivamente\".\r\nIl deputato Galip Ensarioğlu dell'AKP in un suo intervento televisivo presso il canale HaberTurk ha dichiarato: \"Le proposte di autonomia ed autogoverno si possono discutere ma questo non è il metodo\". Ensarioglu si riferiva alla proposta politica, economica ed amministrativa lanciata vari mesi orsono dal PKK e sostenuta da vari sindaci nel Kurdistan settentrionale.\r\nIl parlamentare Dengir Mir Firat del Partito Democratico dei Popoli (HDP) ha dichiarato: \"Siamo in una fase mafiosa. Questo Stato massacra il suo popolo. Questa guerra porta alla spaccatura il Paese. Non è l'autogoverno quello che divide il Paese ma è il governo AKP\".\r\nSecondo i dati diffusi dal Sindacato dei Lavoratori dell'Istruzione (Egitim-Sen) nelle zone di conflitto dove l'istruzione è stata sospesa circa 83 mila studenti non riescono a seguire l'anno scolastico e circa 3 mila insegnanti sono rimasti a casa oppure hanno dovuto abbandonare la zona.\r\n\r\nNei giorni scorsi è stato diffuso un documento sulla violazione dei diritti umani in Turchia di cui vi riportiamo alcuni stralci.\r\n\r\nL’Associazioni dei diritti umani (IHD) e la Fondazione dei diritti umani in Turchia (TIHV) hanno pubblicato, nel 2015, il report sulla violazione dei diritti umani che era stato preparato durante la Settimana dei diritti umani tra il 10-17 dicembre.\r\n\r\nGravi casi di violazioni dei diritti umani sono state riscontrate nel corso del 2015: a Diyarbakir (5 morti, decine feriti), a Suruç (33 morti, decine feriti) e nella strage di Ankara (100 morti, centinaia di feriti). Con la fine del processo di pace curdo-turco da parte del Presidente della Turchia, Recep T. Erdoğan, centinaia di persone sono state uccise nelle strade dalle unità delle forze di sicurezza. Decine di volte sono stati bombardati PKK e civili nel territorio iracheno. Il coprifuoco è stato dichiarato in decine di città curde in Turchia. Durante il periodo di coprifuoco la popolazione ha sofferto la mancanza di acqua e le interruzioni elettriche, così come la mancanza di approvvigionamento alimentare di base. Farmaci e cure ai feriti dagli attacchi non sono stati autorizzati dalla polizia sui luoghi degli attacchi così come si sono riscontrate grosse difficoltà nel seppellire i morti a causa di divieti imposti dal coprifuoco.\r\nDurante il blocco delle città e di molti quartieri da parte delle forze di sicurezza giovani civili, donne, anziani e bambini sono stati massacrati. I giornalisti sono stati arrestati e la libertà di stampa è stata violata. I rifugiati in Turchia si trovano ad affrontare situazioni drammatiche.\r\n\r\nCon la “Legge di sicurezza interna” voluta dall'AKP c’è stato un incremento delle violazioni dei diritti umani tra il 1 gennaio e il 5 dicembre del 2015. I dati dell’IHD e del TIHV sono i seguenti: 173 morti e 226 feriti sono stati il risultato di esecuzioni extragiudiziali, tiro casuale e fucilazione di civili che non hanno rispettato gli ordini dell’unità di applicazione della legge. Ci sono stati 135 incidenti che hanno causato morti e 191 eventi che hanno comportato lesioni e ferimenti. A seguito degli attacchi suicidi, 5 morti a Diyarbakır, 33 morti a Suruç, l’attacco di Ankara il 10 ottobre ha provocato 100 morti. I 3 attacchi suicidi sopra menzionati hanno provocato 138 morti e 929 feriti. 4 persone sono morte mentre si trovavano sotto custodia. Omicidi commessi da sconosciuti hanno causato 19 morti. Minimo 28 persone sono morte per vari motivi mentre si trovavano in prigione. 33 soldati sono morti in condizioni ignote mentre si trovavano sotto costrizione. 5 persone sono morte e 22 sono state ferite a causa di esplosioni di bombe o di mine per mani ignote. Come risultato di conflitti militari, 171 agenti di polizia e paramilitari hanno perso la vita. Sulla stessa linea, 195 militanti e 157 civili sono morti, portando il numero totale di decessi a 523. 255 donne sono morte a causa della violenza maschile fino al 23 novembre 2015. 4 sono stati i decessi a causa di crimini di odio, attacchi razzisti e linciaggio. Gli infortuni sul lavoro/omicidi hanno visto coinvolti 1593 lavoratori fino al 1 dicembre. Minimo 16 richiedenti asilo e rifugiati hanno perso la vita durante l’attraversamento delle frontiere e 160 di loro sono rimasti feriti.\r\n1433 persone sono state torturate mentre si trovavano in custodia.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, mediattivista e blogger.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-12-22-murat","22 Dicembre 2015","2016-01-11 12:12:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/Erdogan-assassino-de-curdos-2015-620x350-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/Erdogan-assassino-de-curdos-2015-620x350-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/Erdogan-assassino-de-curdos-2015-620x350-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/Erdogan-assassino-de-curdos-2015-620x350.jpg 620w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Turchia. Verso la guerra civile",1450810574,[166,167,168,169,65],"http://radioblackout.org/tag/coprifuoco/","http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/guerra-civile/","http://radioblackout.org/tag/pkk/",[31,27,35,21,15],{"post_content":172},{"matched_tokens":173,"snippet":174,"value":175},[70,71,72],"Il conflitto ripreso dopo la \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Suruç\u003C/mark> del 20 luglio 2015 tra","Il conflitto ripreso dopo la \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Suruç\u003C/mark> del 20 luglio 2015 tra il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e lo Stato turco sta ormai declinando in una guerra civile.\r\n\r\nIn una settimana \u003Cmark>di\u003C/mark> coprifuoco sono stati uccisi 22 civili, più \u003Cmark>di\u003C/mark> 100 feriti, 41 dei quali sono molto gravi. Secondo una relazione diffusa dall'Agenzia \u003Cmark>di\u003C/mark> Stampa Dicle la gran parte dei morti e dei feriti sono a a Cizre, Silopi e Nusaybin, dove sono morte 18 persone, tra cui 4 bambini.\r\nIeri, nella zona \u003Cmark>di\u003C/mark> Sur, al ventesimo giorno del coprifuoco un ufficiale dell'esercito è stato ucciso durante gli scontri.\r\nSempre ieri, a Silopi, un uomo \u003Cmark>di\u003C/mark> 70 anni, Ömer Sayan, è stato ucciso nel giardino \u003Cmark>di\u003C/mark> casa sua durante gli scontri.\r\nIn località Dargecit nella città \u003Cmark>di\u003C/mark> Mardin, è rimasto ferito gravemente un poliziotto dei corpi speciali.\r\nSempre il 21 Dicembre, nella città \u003Cmark>di\u003C/mark> Bitlis, grazie ad un esplosivo, sono morti due soldati e sono rimasti feriti 6 altri.\r\nA Silopi, sempre il 21 Dicembre, durante il bombardamento della sua casa, un bambino \u003Cmark>di\u003C/mark> 11 anni è stato colpito ed è morto.\r\nLe proteste contro il coprifuoco e gli scontri sono ormai in diverse città del Paese. Ieri, particolarmente ad Istanbul, in località Beylikduzu, centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> persone sono scese in piazza per protestare. La rabbia era indirizzata verso il governo.\r\nSecondo una relazione presentata dal partito parlamentare CHP, solamente in località Sur più del 90% della popolazione ha abbandonato le sue abitazioni. La popolazione è scesa a 2 mila da 24 mila.\r\nErk Acarer, giornalista del quotidiano nazionale Birgun, in un suo articolo pubblicato ieri specifica che a Cizre le case vengono bombardate da carri e la grande parte della zona è distrutta.\r\nSecondo l'agenzia \u003Cmark>di\u003C/mark> stampa Diha, nella città \u003Cmark>di\u003C/mark> Van, oggi i negozi non hanno aperto i battenti ed alle 12 \u003Cmark>di\u003C/mark> è svolta una manifestazione \u003Cmark>di\u003C/mark> protesta in centro città. Anche a Diyarbakir è stata indetta una manifestazione per oggi.\r\nIl 20 Dicembre ad Istanbul particolarmente a Taksim è stata organizzata una manifestazione \u003Cmark>di\u003C/mark> protesta \u003Cmark>di\u003C/mark> massa, la polizia ha impedito il corteo sparando dei lacrimogeni ed arrestando 4 persone.\r\nSecondo una relazione pubblicata dall'Associazione legale \"Humanist Buro\" nell'arco \u003Cmark>di\u003C/mark> 4 mesi durante gli scontri sono morti al meno 44 bambini e ne sono rimasti feriti 52.\r\nIl leader del Partito del Movimento Nazionalista (MHP), Devlet Bahceli in un discorso al parlamento ha dichiarato: \"La Turchia sta per dividersi fisicamente, idealmente ed effettivamente\".\r\nIl deputato Galip Ensarioğlu dell'AKP in un suo intervento televisivo presso il canale HaberTurk ha dichiarato: \"Le proposte \u003Cmark>di\u003C/mark> autonomia ed autogoverno si possono discutere ma questo non è il metodo\". Ensarioglu si riferiva alla proposta politica, economica ed amministrativa lanciata vari mesi orsono dal PKK e sostenuta da vari sindaci nel Kurdistan settentrionale.\r\nIl parlamentare Dengir Mir Firat del Partito Democratico dei Popoli (HDP) ha dichiarato: \"Siamo in una fase mafiosa. Questo Stato massacra il suo popolo. Questa guerra porta alla spaccatura il Paese. Non è l'autogoverno quello che divide il Paese ma è il governo AKP\".\r\nSecondo i dati diffusi dal Sindacato dei Lavoratori dell'Istruzione (Egitim-Sen) nelle zone \u003Cmark>di\u003C/mark> conflitto dove l'istruzione è stata sospesa circa 83 mila studenti non riescono a seguire l'anno scolastico e circa 3 mila insegnanti sono rimasti a casa oppure hanno dovuto abbandonare la zona.\r\n\r\nNei giorni scorsi è stato diffuso un documento sulla violazione dei diritti umani in Turchia \u003Cmark>di\u003C/mark> cui vi riportiamo alcuni stralci.\r\n\r\nL’Associazioni dei diritti umani (IHD) e la Fondazione dei diritti umani in Turchia (TIHV) hanno pubblicato, nel 2015, il report sulla violazione dei diritti umani che era stato preparato durante la Settimana dei diritti umani tra il 10-17 dicembre.\r\n\r\nGravi casi \u003Cmark>di\u003C/mark> violazioni dei diritti umani sono state riscontrate nel corso del 2015: a Diyarbakir (5 morti, decine feriti), a \u003Cmark>Suruç\u003C/mark> (33 morti, decine feriti) e nella \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Ankara (100 morti, centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> feriti). Con la fine del processo \u003Cmark>di\u003C/mark> pace curdo-turco da parte del Presidente della Turchia, Recep T. Erdoğan, centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> persone sono state uccise nelle strade dalle unità delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> sicurezza. Decine \u003Cmark>di\u003C/mark> volte sono stati bombardati PKK e civili nel territorio iracheno. Il coprifuoco è stato dichiarato in decine \u003Cmark>di\u003C/mark> città curde in Turchia. Durante il periodo \u003Cmark>di\u003C/mark> coprifuoco la popolazione ha sofferto la mancanza \u003Cmark>di\u003C/mark> acqua e le interruzioni elettriche, così come la mancanza \u003Cmark>di\u003C/mark> approvvigionamento alimentare \u003Cmark>di\u003C/mark> base. Farmaci e cure ai feriti dagli attacchi non sono stati autorizzati dalla polizia sui luoghi degli attacchi così come si sono riscontrate grosse difficoltà nel seppellire i morti a causa \u003Cmark>di\u003C/mark> divieti imposti dal coprifuoco.\r\nDurante il blocco delle città e \u003Cmark>di\u003C/mark> molti quartieri da parte delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> sicurezza giovani civili, donne, anziani e bambini sono stati massacrati. I giornalisti sono stati arrestati e la libertà \u003Cmark>di\u003C/mark> stampa è stata violata. I rifugiati in Turchia si trovano ad affrontare situazioni drammatiche.\r\n\r\nCon la “Legge \u003Cmark>di\u003C/mark> sicurezza interna” voluta dall'AKP c’è stato un incremento delle violazioni dei diritti umani tra il 1 gennaio e il 5 dicembre del 2015. I dati dell’IHD e del TIHV sono i seguenti: 173 morti e 226 feriti sono stati il risultato \u003Cmark>di\u003C/mark> esecuzioni extragiudiziali, tiro casuale e fucilazione \u003Cmark>di\u003C/mark> civili che non hanno rispettato gli ordini dell’unità \u003Cmark>di\u003C/mark> applicazione della legge. Ci sono stati 135 incidenti che hanno causato morti e 191 eventi che hanno comportato lesioni e ferimenti. A seguito degli attacchi suicidi, 5 morti a Diyarbakır, 33 morti a \u003Cmark>Suruç\u003C/mark>, l’attacco \u003Cmark>di\u003C/mark> Ankara il 10 ottobre ha provocato 100 morti. I 3 attacchi suicidi sopra menzionati hanno provocato 138 morti e 929 feriti. 4 persone sono morte mentre si trovavano sotto custodia. Omicidi commessi da sconosciuti hanno causato 19 morti. Minimo 28 persone sono morte per vari motivi mentre si trovavano in prigione. 33 soldati sono morti in condizioni ignote mentre si trovavano sotto costrizione. 5 persone sono morte e 22 sono state ferite a causa \u003Cmark>di\u003C/mark> esplosioni \u003Cmark>di\u003C/mark> bombe o \u003Cmark>di\u003C/mark> mine per mani ignote. Come risultato \u003Cmark>di\u003C/mark> conflitti militari, 171 agenti \u003Cmark>di\u003C/mark> polizia e paramilitari hanno perso la vita. Sulla stessa linea, 195 militanti e 157 civili sono morti, portando il numero totale \u003Cmark>di\u003C/mark> decessi a 523. 255 donne sono morte a causa della violenza maschile fino al 23 novembre 2015. 4 sono stati i decessi a causa \u003Cmark>di\u003C/mark> crimini \u003Cmark>di\u003C/mark> odio, attacchi razzisti e linciaggio. Gli infortuni sul lavoro/omicidi hanno visto coinvolti 1593 lavoratori fino al 1 dicembre. Minimo 16 richiedenti asilo e rifugiati hanno perso la vita durante l’attraversamento delle frontiere e 160 \u003Cmark>di\u003C/mark> loro sono rimasti feriti.\r\n1433 persone sono state torturate mentre si trovavano in custodia.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, mediattivista e blogger.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-12-22-murat",[177],{"field":98,"matched_tokens":178,"snippet":174,"value":175},[70,71,72],1736172819517014000,{"best_field_score":181,"best_field_weight":182,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":183,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":48},"3315704397824",14,"1736172819517014129",{"document":185,"highlight":199,"highlights":205,"text_match":208,"text_match_info":209},{"cat_link":186,"category":187,"comment_count":48,"id":188,"is_sticky":48,"permalink":189,"post_author":51,"post_content":190,"post_date":191,"post_excerpt":54,"post_id":188,"post_modified":192,"post_thumbnail":193,"post_thumbnail_html":194,"post_title":195,"post_type":59,"sort_by_date":196,"tag_links":197,"tags":198},[45],[47],"30969","http://radioblackout.org/2015/07/stato-turco-alloffensiva-il-pkk-riprende-le-armi/","Situazione incandescente in Turchia dopo la terribile strage di attivisti filo-curdi lunedi a Suruc. 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I video che accompagnavano le segnalazioni mostravano due di loro sdraiati, privi di sensi, sulla neve. Abbiamo chiamato il numero di emergenza 112 numerose volte, chiedendo assistenza immediata. Allo stesso tempo ci siamo mossi per cercare di raggiungere i ragazzini ben sapendo per esperienza che la polizia di frontiera è solita omettere il soccorso dei migranti o respingerli in Turchia». Dopo essere stati fermati e minacciati più volte dalla polizia bulgara racconta Simone «Alla fine quando li abbiamo raggiunti i ragazzi erano già morti. Potevano essere salvati, accanto ai corpi c’erano impronte degli scarponi della polizia e i cadaveri erano visibili dal sentiero». Sulle risposte delle autorità sembrano esserci due sole spiegazioni possibili: o hanno visto e abbandonato le persone moribonde dopo averle trovate, oppure non hanno mai raggiunto le loro posizioni, pur avendo chiare indicazioni. Distinte impronte di stivali militari sulla neve intorno a uno dei corpi – poi cancellate quando la polizia di frontiera ha dovuto recuperare il corpo – suggeriscono che degli agenti erano presenti nelle ore precedenti, ma non hanno soccorso la persona, forse quando poteva ancora essere salvata.\r\n\r\n\r\nLe politiche migratorie europee stanno trasformando le frontiere di terra e di mare in veri e propri tritacarne autorizzati, che mettono le persone in pericolo e poi ne omettono il soccorso, rendendosi di fatto dirette responsabili della loro morte. Queste politiche hanno ucciso Ali, Samir e Yasser, così come decine di migliaia di individui alle frontiere europee negli ultimi vent’anni, e ne uccideranno molti altri se non verranno fermate. Non sono fallimenti delle politiche, ma le politiche stesse. 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Le nomine sono frutto anche della rinnovata influenza delle forze filoisraeliane e dell'ingerenza americana ,un Libano indebolito ulteriormente in cui le forze reazionarie acarezzassero il malsano progetto di isolare la comunità scita esasperando la frammnetazione etnico confessionale ,farebbe comodo ad Israele che vorrebe trasferire nel paese dei cedri il modello applicato in Cisgiordania . La perdita di Nasrallah ,sostituito dal poco carismatico Quassem ,depaupera dal punto di vista politico Hezbollah ,costringendolo a rivedere la sua proiezione regionale concentrandosi sugli equilibri interni . Gli enormi costi della ricostruzione e il finanziamento dell'esercito condizioneranno la politica libanese sempre più dipendente da attori esterni.La crisi economica e di senso che sta attraversando il paese ,soprattutto dopo l'esplosione nel porto di Beirut, costringe il Libano a ripensarsi oltre il consociativismo confessionale e a fare i conti con la mancata riconciliazione nazionale dopo la guerra civile durata dal 1975 al 1990.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/FORLANI-LIBANO-BASTIONI-16012025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Sara De Simone ,analista dell'ISPI , parliamo della guerra in Sudan dopo la conquista da parte dell'esercito di Burham della città di Wad Madani ,capitale dello stato di El Gezir ed importante nodo strategico di comunicazione a 200km dalla capitale. Si susseguono notizie di torture ed uccisioni extragiudiziarie contro le comunità accusate di collaborare con le RSF ,gli Stati Uniti hanno adottato delle sanzioni contro il leader delle Forze di Supporto Rapido Hemmeti ma anche contro sette imprese emiratine accusate di essere coinvolte in operazioni finanziarie con le RSF. Successivamente gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni al leader sudanese e capo dell’esercito Al Bhuram, accusandolo di aver scelto la via della guerra invece della negoziazione per porre fine al conflitto che ha causato decine di migliaia di morti e milioni di sfollati. Il Dipartimento del Tesoro statunitense ha dichiarato che sotto la guida di Al Burham, l’esercito sudanese ha adottato tattiche belliche che includono bombardamenti indiscriminati di infrastrutture civili, attacchi a scuole, mercati e ospedali, oltre a esecuzioni extragiudiziali. Questo equilibrismo sanzionatorio ha come scopo quello di segnalare la continua violazione di diritti umani da parte di entrambi gli schieramenti in una guerra brutale che non risparmia i civili e che ha provocato quasi 12 milioni di profughi e una crisi alimentari fra le più gravi del mondo .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/SARA-DE-SIMONE-SUDAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","20 Gennaio 2025","2025-01-20 15:32:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 16/01/2025-AL CONFINE BULGARO DELLA FORTEZZA EUROPA CONTINUA LA STRAGE DI MIGRANTI- LIBANO, ISRAELE E STATI UNITI PUNTANO ALLA DESTABILIZZAZIONE CERCANDO DI EMARGINARE HEZBOLLAH-SUDAN, L'ESERCITO CONQUISTA POSIZIONI MENTRE LA GUERRA NON SI FERMA.","podcast",1737387136,[286],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[251],{"post_content":289,"post_title":293,"tags":299},{"matched_tokens":290,"snippet":291,"value":292},[71],"polizia bulgara che si è \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto rifiutata d'intervenire a soccorso","Simone del collettivo \"Rotte balcaniche\" ci racconta la terribile esperienza vissuta al confine tra Bulgaria e Turchia.E' stato arrestato il 21 dicembre insieme a due compagne per aver soccorso dei migranti nel sud-est della Bulgaria, subendo un trattamento brutale da parte della polizia bulgara che si è \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto rifiutata d'intervenire a soccorso dei migranti in difficoltà.\r\n\r\nRacconta Simone «Ci sono arrivate segnalazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> tre minorenni soli e a rischio immediato \u003Cmark>di\u003C/mark> morte, probabilmente per ipotermia, vicino alla città \u003Cmark>di\u003C/mark> Burgas, nel sud-est della Bulgaria. I video che accompagnavano le segnalazioni mostravano due \u003Cmark>di\u003C/mark> loro sdraiati, privi \u003Cmark>di\u003C/mark> sensi, sulla neve. Abbiamo chiamato il numero \u003Cmark>di\u003C/mark> emergenza 112 numerose volte, chiedendo assistenza immediata. Allo stesso tempo ci siamo mossi per cercare \u003Cmark>di\u003C/mark> raggiungere i ragazzini ben sapendo per esperienza che la polizia \u003Cmark>di\u003C/mark> frontiera è solita omettere il soccorso dei migranti o respingerli in Turchia». Dopo essere stati fermati e minacciati più volte dalla polizia bulgara racconta Simone «Alla fine quando li abbiamo raggiunti i ragazzi erano già morti. Potevano essere salvati, accanto ai corpi c’erano impronte degli scarponi della polizia e i cadaveri erano visibili dal sentiero». Sulle risposte delle autorità sembrano esserci due sole spiegazioni possibili: o hanno visto e abbandonato le persone moribonde dopo averle trovate, oppure non hanno mai raggiunto le loro posizioni, pur avendo chiare indicazioni. Distinte impronte \u003Cmark>di\u003C/mark> stivali militari sulla neve intorno a uno dei corpi – poi cancellate quando la polizia \u003Cmark>di\u003C/mark> frontiera ha dovuto recuperare il corpo – suggeriscono che degli agenti erano presenti nelle ore precedenti, ma non hanno soccorso la persona, forse quando poteva ancora essere salvata.\r\n\r\n\r\nLe politiche migratorie europee stanno trasformando le frontiere \u003Cmark>di\u003C/mark> terra e \u003Cmark>di\u003C/mark> mare in veri e propri tritacarne autorizzati, che mettono le persone in pericolo e poi ne omettono il soccorso, rendendosi \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto dirette responsabili della loro morte. Queste politiche hanno ucciso Ali, Samir e Yasser, così come decine \u003Cmark>di\u003C/mark> migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> individui alle frontiere europee negli ultimi vent’anni, e ne uccideranno molti altri se non verranno fermate. Non sono fallimenti delle politiche, ma le politiche stesse. Come premio per tutto ciò, alla Bulgaria è stato appena concesso l’accesso all’area Schengen.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/SIMONE-ROTTE-BALCANICHE-BASIONI-16012025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Lorenzo Forlani ,giornalista e analista freelance che vive a Beirut ,parliamo delle prospettive politiche libanesi dopo l'elezione del presidente della repubblica il generale ex capo dell'esercito Joseph Aoun e la designazione del primo ministro Nawaf Salam ,ex presidente della Corte Internazionale \u003Cmark>di\u003C/mark> Giustizia delle Nazione Unite. Entrambi uomini \u003Cmark>di\u003C/mark> riconosciuta esperienza politica ,le nomine sono frutto \u003Cmark>di\u003C/mark> una mediazione con la volontà \u003Cmark>di\u003C/mark> Hezbollah ,che sia pur ridimensionato dal punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista militare dall'offensiva sionista e la perdita del corridoio siriano,ha ancora un notevole potere d'interdizione negli equilibri politici libanesi. Le nomine sono frutto anche della rinnovata influenza delle forze filoisraeliane e dell'ingerenza americana ,un Libano indebolito ulteriormente in cui le forze reazionarie acarezzassero il malsano progetto \u003Cmark>di\u003C/mark> isolare la comunità scita esasperando la frammnetazione etnico confessionale ,farebbe comodo ad Israele che vorrebe trasferire nel paese dei cedri il modello applicato in Cisgiordania . La perdita \u003Cmark>di\u003C/mark> Nasrallah ,sostituito dal poco carismatico Quassem ,depaupera dal punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista politico Hezbollah ,costringendolo a rivedere la sua proiezione regionale concentrandosi sugli equilibri interni . Gli enormi costi della ricostruzione e il finanziamento dell'esercito condizioneranno la politica libanese sempre più dipendente da attori esterni.La crisi economica e \u003Cmark>di \u003C/mark> senso che sta attraversando il paese ,soprattutto dopo l'esplosione nel porto \u003Cmark>di\u003C/mark> Beirut, costringe il Libano a ripensarsi oltre il consociativismo confessionale e a fare i conti con la mancata riconciliazione nazionale dopo la guerra civile durata dal 1975 al 1990.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/FORLANI-LIBANO-BASTIONI-16012025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Sara De Simone ,analista dell'ISPI , parliamo della guerra in Sudan dopo la conquista da parte dell'esercito \u003Cmark>di\u003C/mark> Burham della città \u003Cmark>di\u003C/mark> Wad Madani ,capitale dello stato \u003Cmark>di\u003C/mark> El Gezir ed importante nodo strategico \u003Cmark>di\u003C/mark> comunicazione a 200km dalla capitale. Si susseguono notizie \u003Cmark>di \u003C/mark> torture ed uccisioni extragiudiziarie contro le comunità accusate \u003Cmark>di\u003C/mark> collaborare con le RSF ,gli Stati Uniti hanno adottato delle sanzioni contro il leader delle Forze \u003Cmark>di\u003C/mark> Supporto Rapido Hemmeti ma anche contro sette imprese emiratine accusate \u003Cmark>di\u003C/mark> essere coinvolte in operazioni finanziarie con le RSF. Successivamente gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni al leader sudanese e capo dell’esercito Al Bhuram, accusandolo \u003Cmark>di\u003C/mark> aver scelto la via della guerra invece della negoziazione per porre fine al conflitto che ha causato decine \u003Cmark>di\u003C/mark> migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> morti e milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> sfollati. 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La crisi economica aggravata dall'introduzione del bitcoin come valuta legale e l'incapacità di affrontare le reali cause della violenza dimostrano il fallimento di Bukele che mantiene ancora un certo seguito favorito dalle divisioni dell'opposizione ,nonostante cresca nella società un movimento di contestazione slegato dal vecchio movimento ex guerrigliero del FMLN.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/BASTIONI-14042022-SALVADOR.mp3\"][/audio]","20 Aprile 2022","2022-04-21 10:28:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 14/4/2022 - MALI LA STRAGE DI MOURA -PAKISTAN CRISI DI GOVERNO E COLLASSO ECONOMICO -EL SALVADOR BUKELE LO STATO DI EMERGENZA E LE PANDILLAS",1650454680,[286],[251],{"post_content":333,"post_title":337,"tags":340},{"matched_tokens":334,"snippet":335,"value":336},[70,71],"situazione in Mali dopo la \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Moura dove le forze armate","Bastioni \u003Cmark>di\u003C/mark> Orione parliamo con Edoardo Baldaro della situazione in Mali dopo la \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Moura dove le forze armate della giunta maliana e i mercenari \u003Cmark>di\u003C/mark> Wagner hanno massacrato quasi 400 persone secondo le testimonianze raccolte sul posto , la transizione a Bamako sembra stagnante ,la strategia del governo militare punta ad una soluzione \u003Cmark>di\u003C/mark> forza ,l'isorgenza jihadista s'innesta alle contraddizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> natuta etnica fra Peuls e Dogon .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/BASTIONI-MALI-14042022.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Beniamino Natale profondo conoscitore dell'area parliamo degli sviluppi della crisi politica in Pakistan dopo la destituzione \u003Cmark>di \u003C/mark> Imre Khan da primo ministro che si inserisce nel pendolo dello scontro permanente tra il potere militare e quello civile ,i tentativi \u003Cmark>di\u003C/mark> addurre motivazioni legate ad un complotto internazionale non sono credibili in quanto si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> una questione interna agli equilibri \u003Cmark>di\u003C/mark> potere ,il nuovo primo ministro appartiene alla famiglia Sharif una delle più potenti del paese ,continua a dispiegarsi la teoria della profondità strategica del Pakistan verso le vicende afgane e i massicci investimenti cinesi che contribuiscono alla crisi del debito e al collasso economico .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/BASTIONI-14042022-PAKISTAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Maria Teresa Messidoro parliamo della situazione in El Salvador dove il presidente Bukele ha proclamato lo stato \u003Cmark>di \u003C/mark> emergenza giustificando la torsione autoritaria del suo mandato presidenziale con l'aumento delle uccisione causate dalle pandillas ,bande che colluse con ambienti governativi controllano le attività illegali . 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Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020-03-27-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nscarica l'audio\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte:\r\n\r\nEpidemia? Strage di Stato! Una riflessione a più voci della Federazione Anarchica Torinese\r\n\r\nIl senso di impotenza di fronte all’epidemia alimenta il complottismo. Facile credere ad una grande cospirazione agita da forze oscure ed onnipotenti piuttosto che affrontare la realtà. Una realtà durissima. Nel cuore del primo mondo, nel centro dell’area più ricca del paese, la gente si ammala e muore senza cure adeguate, i militari scorrazzano per le strade, per multare chi prende dieci minuti d’aria.\r\nLe teorie del complotto rendono impotenti, alimentano la diffidenza irragionevole, la caccia all’untore.\r\nNon solo. Il complottismo trova alimento nella crescente consapevolezza che l’onnipotenza della scienza, la divinizzazione dell’esperto è un tassello del complesso puzzle con cui siamo stati collettivamente privati della possibilità di critica e controllo sulla ricerca, la sperimentazione, la scelta degli obiettivi. Non gli scienziati, che sono ben consapevoli della propria fallibilità, ma il loro inserimento in un meccanismo di potere e profitto ci rende impossibile capire e decidere sulle nostre vite. Accade ogni giorno in quella che siamo abituati a considerare la “normalità”. Una normalità violenta, gerarchica ed escludente, che di fronte alla crisi mostra il suo volto più feroce.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco\r\n\r\nL’anarchia al tempo del Covid19. I tempi che viviamo ci impongono una riflessione, che ha scarsi appigli nella storia dell’ultimo secolo. La china che stavamo discendendo negli ultimi decenni è divenuta all’improvviso precipitosa. Siamo rinchiusi ai domiciliari, sottoposti a controllo militare, spiati da droni ed app. Prigionieri, infantilizzati, mentre il rumore delle ambulanze lacera l’aria, siamo indotti a credere di essere i responsabili del diffondersi inarrestabile del morbo, per nascondere le responsabilità di chi ieri ed oggi sta al governo del paese e delle regioni.\r\nL’informazione ha sempre più i caratteri della corrispondenza di guerra, dove i nemici sono quelli che fanno una corsa o vanno ad un supermercato più lontano. Avete notato che chi viene considerato trasgressore, senza processo ma in base al ghiribizzo del militare di turno, viene sanzionato di più se usa l’auto? Occorre evitare che germini il seme del dubbio, che cresca e si rinforzi la pianta della critica. L’esercito non è in strada per controllare i trasgressori di norme che cambiano ogni tre giorni: per questo basterebbe la polizia. L’esercito è in strada con i blindati perché a qualcuno potrebbe venire il dubbio che le nostre case sono i lazzaretti dove, uno dopo l’altro ci ammaleremo tutti. In silenzio.\r\nQualcuno attende che finisca, immobile. Invece, per quanto siano esili i margini, qualcosa si può fare a partire dallo spezzare le catene dell’isolamento, con la solidarietà, il mutuo appoggio, la costruzione di reti che ci rendano più autonomi rispetto all’istituito.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Codello\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","2 Aprile 2020","2020-04-02 10:06:49","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/04-corteo2giugno-200x110.jpg","Anarres del 27 marzo. Epidemia? Una strage di Stato. Teorie del complotto e eclissi della ragione. 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Una riflessione a più voci della Federazione Anarchica Torinese\r\n\r\nIl senso \u003Cmark>di\u003C/mark> impotenza \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte all’epidemia alimenta il complottismo. Facile credere ad una grande cospirazione agita da forze oscure ed onnipotenti piuttosto che affrontare la realtà. Una realtà durissima. Nel cuore del primo mondo, nel centro dell’area più ricca del paese, la gente si ammala e muore senza cure adeguate, i militari scorrazzano per le strade, per multare chi prende dieci minuti d’aria.\r\nLe teorie del complotto rendono impotenti, alimentano la diffidenza irragionevole, la caccia all’untore.\r\nNon solo. Il complottismo trova alimento nella crescente consapevolezza che l’onnipotenza della scienza, la divinizzazione dell’esperto è un tassello del complesso puzzle con cui siamo stati collettivamente privati della possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> critica e controllo sulla ricerca, la sperimentazione, la scelta degli obiettivi. Non gli scienziati, che sono ben consapevoli della propria fallibilità, ma il loro inserimento in un meccanismo \u003Cmark>di\u003C/mark> potere e profitto ci rende impossibile capire e decidere sulle nostre vite. Accade ogni giorno in quella che siamo abituati a considerare la “normalità”. Una normalità violenta, gerarchica ed escludente, che \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte alla crisi mostra il suo volto più feroce.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco\r\n\r\nL’anarchia al tempo del Covid19. I tempi che viviamo ci impongono una riflessione, che ha scarsi appigli nella storia dell’ultimo secolo. La china che stavamo discendendo negli ultimi decenni è divenuta all’improvviso precipitosa. Siamo rinchiusi ai domiciliari, sottoposti a controllo militare, spiati da droni ed app. Prigionieri, infantilizzati, mentre il rumore delle ambulanze lacera l’aria, siamo indotti a credere \u003Cmark>di\u003C/mark> essere i responsabili del diffondersi inarrestabile del morbo, per nascondere le responsabilità \u003Cmark>di\u003C/mark> chi ieri ed oggi sta al governo del paese e delle regioni.\r\nL’informazione ha sempre più i caratteri della corrispondenza \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra, dove i nemici sono quelli che fanno una corsa o vanno ad un supermercato più lontano. Avete notato che chi viene considerato trasgressore, senza processo ma in base al ghiribizzo del militare \u003Cmark>di\u003C/mark> turno, viene sanzionato \u003Cmark>di\u003C/mark> più se usa l’auto? Occorre evitare che germini il seme del dubbio, che cresca e si rinforzi la pianta della critica. L’esercito non è in strada per controllare i trasgressori \u003Cmark>di\u003C/mark> norme che cambiano ogni tre giorni: per questo basterebbe la polizia. L’esercito è in strada con i blindati perché a qualcuno potrebbe venire il dubbio che le nostre case sono i lazzaretti dove, uno dopo l’altro ci ammaleremo tutti. In silenzio.\r\nQualcuno attende che finisca, immobile. Invece, per quanto siano esili i margini, qualcosa si può fare a partire dallo spezzare le catene dell’isolamento, con la solidarietà, il mutuo appoggio, la costruzione \u003Cmark>di\u003C/mark> reti che ci rendano più autonomi rispetto all’istituito.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Codello\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",{"matched_tokens":377,"snippet":378,"value":378},[70,71],"Anarres del 27 marzo. Epidemia? Una \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato. Teorie del complotto e eclissi della ragione. 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Sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Nel nuovo orario dalle 11 alle 13. Anche in streaming\r\n \r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 12 15 anarres1\r\n2017 12 15 anarres2\r\n2017 12 15 anarres3\r\nin questa puntata:\r\n \r\n\r\nSono passati 48 anni dalla Strage di Piazza Fontana, dalle bombe alla banca dell’Agricoltura, dai 17 morti del 12 dicembre. La polizia, indirizzata dall’ufficio affari riservati del ministero dell’Interno, fece partire le retate contro gli anarchici.\r\n\r\nCentinaia vennero portati in questura. Pietro Valpreda venne accusato della strage. Giuseppe Pinelli, anarchico, ferroviere, partigiano, attivo nel sostegno ai prigionieri politici entrò in questura a cavallo della sua bici il 12 dicembre. Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre venne gettato dal quarto piano.\r\n\r\nI movimenti che in quegli anni avevano riempito le piazze e fatto tremare padroni e governanti, diedero un segnale forte e chiaro: gli anarchici sono innocenti, la strage è di Stato.\r\nCe ne ha parlato Massimo Varengo, un compagno milanese, che attraversò quella stagione tragica, che mostrò l’intrinseca criminalità del potere.\r\n\r\nLe scuole libertarie da qualche anno sono diventate una realtà nel nostro paese: tante esperienze diverse accomunate dalla comune tensione a costruire ambiti relazionali il cui soggetto siano i bambini e le bambine. In questi mesi si è sviluppato un importante dibattito nella rete per l’educazione libertaria. Due i temi principali: come arrivare a decisioni condivise, come gestire il conflitto, ritta la barra della tensione libertaria.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Codello, anarchico, pedagogo, tra i promotori della Rete.\r\n\r\n \r\n\r\nUn altro giro di danza. Delle seduzioni elettoraliste della sinistra \"radicale”. Con Lorenzo Coniglione\r\n\r\nUn po’ di notizie dal fronte.\r\nIl Ministero della Difesa e quello del Lavoro e dell’Istruzione, Università e Ricerca hanno firmato il protocollo per fare l’alternanza scuola lavoro nelle forze armate.\r\n\r\n \r\n\r\nI militari a scuola di repressione interna\r\n\r\nLa prossima campagna d’Africa dell’esercito italiano sarà nel sahel, in Niger. Sulla carta una missione contro il terrorismo nel cuore della Franc’Afrique. Nei fatti porre le basi per la costruzione di campi di prigionia per migranti sud della Libia.\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\n\r\nSabato 16 dicembre\r\nore 20 alla FAT in corso Palermo 46\r\nCena antinatalizia \r\nAnche quest’anno ti aspettiamo alla cena che ammazza li preti\r\nMenù eretico veg vegan e ed esposizione spettacolare del Pres-Empio autogestito:\r\n ciascuno porti la sua statuetta, decorazione, disegno per arricchirlo.\r\nIl nostro menù: antipastini diabolici / chiodi della croce al ragù veg / palle di natale / giostra infernale / dolci tentazioni / angolo di-vino / acqua santa e… tanti scherzi da prete!\r\nLa cena è benefit lotte sociali.\r\nChiediamo tanti soldi a chi li ha, meno a chi ne ha meno, anche niente a chi non ne ha.\r\nPrenotazioni\r\nMail: fai_to@inrete.it - Telefono: 327 13 42 350\r\nAscolta lo spot\r\n\r\n\r\nVenerdì 22 dicembre\r\nore 17 \r\npresidio\r\n al negozio Benetton di via Roma 121\r\n Le maglie Benetton sono sporche di sangue\r\nIl governo argentino ha deciso di regolare i conti con le comunità resistenti dei mapuche, che hanno recuperato, occupandole, alcune terre di insediamento tradizionale delle popolazioni indigene, che non avevano e non intendono adottare la proprietà privata. 930.000 ettari di quelle terre, vendute dallo Stato alle multinazionali inglesi per l’industria estrattiva nell’Ottocento, dagli anni Novanta del secolo scorso sono passate al colosso manifatturiero Benetton, che le utilizza per farvi pascolare le proprie pecore da lana. \r\nBenetton è complice della repressione durissima, costata la vita a Santiago Maldonado in agosto e cl’uccisione di Rafael Nahuel, il ferimento di altre due persone, la scomparsa di diverse altre alla fine di novembre. Dal 2009 sono 14 gli attivisti uccisi dalla polizia. \r\n\r\n \r\n\r\nSabato 13 gennaio\r\nore 10,30 / 14\r\nPunto info antimilitarista al Balon\r\ncon vin brulè, cibo e the caldo\r\n benefit assemblea antimilitarista\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 26 gennaio\r\nore 21 \r\nalla Fat in corso Palermo 46\r\nI fascisti del \"secondo millennio\"\r\nCon Pietro Stara, autore de \"L’identità escludente, La Nuova Destra tra piccole patrie e Europa nazione\"\r\n\r\nPer chi fosse interessato ai percorsi della Federazione Anarchica Torinese\r\nriunioni ogni giovedì alle 21\r\ncorso Palermo 46 – a destra nel cortile -\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","16 Dicembre 2017","2018-10-17 22:58:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/baj-pinelli-200x110.png","Anarres del 15 dicembre. La strage di Stato dopo 48 anni. Scuole libertarie, conflitto e percorsi decisionali. Le seduzioni elettoraliste della siniostra “radicale”. Notizie dal fronte: truppe italiane in Niger? 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Indecorose. I poveri, gli immigrati, i rom. Ma non solo. Il controllo, anche armato, si estende dalle periferie al centro, investendo settori sociali nuovi. Studenti, giovani lavoratori che attraversano lo spazio urbano, senza spendere troppo, ridisegnando i luoghi e producendo, nei fatti se non nelle intenzioni, un uso della città non riducibile all'universo della merce.\r\n\r\nVi abbiamo proposto quindi quattro diverse approcci e tematiche. Al centro l'estate torinese, ma Torino è solo uno dei tanti luoghi dove le leggi sulla sicurezza urbana e l'immigrazione sperimentano la loro efficacia. \r\n- Le nuove frontiere del controllo urbano. Con Stefano Boni, antropologo, docente all'università di Modena e Reggio Emilia\r\n \r\n- Movida e proibizionismo. L'ordinanza di Appendino contro la movida dei poveri. Un'operazione moralista e di “classe”, finita con le cariche di polizia in piazza Santa Giulia.\r\n \r\n- Grenfall Tower: una strage di classe, una strage di Stato. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Coniglione. \r\n \r\n- Fascisti e amministrazione contro i baraccati di strada Aeroporto e via Germagnano. La lotta di antirazzisti e anarchici \r\n \r\nAbbiamo concluso la puntata con una diretta, con Guido Coraddu, dalla Sardegna sulle prossime manovre della NATO e le lotte antimilitariste nell'isola.\r\n\r\nEd un occhio ai prossimi appuntamenti di lotta a Torino e dintorni:\r\n\r\nSabato 24 giugno\r\nal Balon ore 10,30\r\nVolantinaggio sugli attacchi fascisti e lo sgombero a 5 Stelle dei baraccati di via Germagnano e strada dell'Aeroporto\r\nDomenica 25 giugno\r\nal Perlanera di Alessandria\r\nvia Tiziano Vecellio 2\r\nFestival del Canto anarchico dalle 16 alle 23,30\r\nMartedì 4 luglio\r\nore 21\r\nassemblea antimilitarista\r\nalla Fat in corso Palermo 46\r\nAppuntamenti fissi:\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","23 Giugno 2017","2018-10-17 22:58:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/militari-napoli-638x425-200x110.jpg","Anarres del 23 giugno. 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Indecorose. I poveri, gli immigrati, i rom. Ma non solo. Il controllo, anche armato, si estende dalle periferie al centro, investendo settori sociali nuovi. Studenti, giovani lavoratori che attraversano lo spazio urbano, senza spendere troppo, ridisegnando i luoghi e producendo, nei fatti se non nelle intenzioni, un uso della città non riducibile all'universo della merce.\r\n\r\nVi abbiamo proposto quindi quattro diverse approcci e tematiche. Al centro l'estate torinese, ma Torino è solo uno dei tanti luoghi dove le leggi sulla sicurezza urbana e l'immigrazione sperimentano la loro efficacia. \r\n- Le nuove frontiere del controllo urbano. Con Stefano Boni, antropologo, docente all'università \u003Cmark>di\u003C/mark> Modena e Reggio Emilia\r\n \r\n- Movida e proibizionismo. L'ordinanza \u003Cmark>di\u003C/mark> Appendino contro la movida dei poveri. 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Ne abbiamo parlato con Stefano Raspa antimilitarista attivo contro la base di Aviano\r\n\r\n \r\n\r\nIl nuovo ministro dell’Interno ha deciso che il suo dicastero si impegnerà per l’apertura di un CIE in ogni regione. Dopo un paio d’anni di immobilismo, con quattro CIE ancora aperti, sebbene più volte distrutti dalle rivolte il governo torna alla carica.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico Denitto\r\n\r\n \r\n\r\nSono trascorsi 17 anni dalla strage nel CIE di Trapani, il Serraino Vulpitta, dove,in seguito ad un incendio. morirono sei ragazzi tunisini.\r\nAbbiamo letto il documento scritto per l’occasione dai compagni di Trapani. Lo trovate qui.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti:\r\nSabato 21 gennaio ore 10,30\r\nManda una cartolina a Poste Italiane\r\npresidio contro le deportazioni in corso Giulio Cesare 7 – nei pressi dell’ufficio postale\r\nMistral Air, la compagnia aerea di Poste Italiane, non trasporta lettere, pacchi e cartoline… ma deporta rifugiati e migranti in paesi dove non vogliono tornare.\r\nFuggono guerre, miseria, persecuzioni, dittature. C’è chi non vuole sottostare ad un matrimonio forzato e chi non intende fare il soldato. C’è anche chi, semplicemente, vuole andare in Europa, perché desidera un’altra vita.\r\nTutti si trovano di fronte frontiere chiuse, filo spinato, polizia ed esercito.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\n\r\n \r\n\r\nDocumenti:\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba\r\n\r\nCuba senza Fidel Castro. Quello che da anni i suoi adepti e i suoi nemici stavano immaginando ora è una realtà compiuta. Senza fare troppa fatica per sentirlo, si è percepito un intenso silenzio pubblico che ha avuto una vita propria di fronte all’imponente macchinazione statale del lutto nazionale. I portavoce ufficiali hanno insistito sul fatto che il silenzio fosse un’espressione palpabile dello sgomento di massa. Per gli oppositori anti-castristi questo mutismo era un altro segno della paura di ritorsioni che avrebbero potuto subire coloro che avrebbero voluto festeggiare durante il lutto ufficiale.\r\nMa né la costernazione né il giubilo represso sono stati gli unici ingredienti che si sono percepiti in questi giorni a Cuba. Nel dialogo quotidiano con vicini, amici, familiari e gente comune per la strada, abbiamo avuto la certezza che la morte di Fidel Castro potrebbe essere un evento importante per Cuba, per il mondo e anche per la cosiddetta Storia Universale, ma nello stesso tempo non ha smesso di essere una notizia con poche conseguenze pratiche per la frustrante quotidianità senza speranza che, come in tutto il mondo, viviamo noi che dipendiamo dalla salute della dittatura salariale.\r\nComunque non ci sarebbe molto da festeggiare, tenendo presente le prospettive incerte che lascia dietro di sé Fidel Castro, con un fratello che in dieci anni di governo ha avuto il grande merito di allentare le tensioni autoritarie lasciate da Fidel Castro al fine di mantenere uguale l’essenza del sistema e creare le condizioni generali per far tornare nuovo il ragionamento di quell’altro generale-presidente di Holguin, Fulgencio Batista:\r\n”(…) è che ci sono due tipi di socialismo. Uno significa anarchia e l’altro opera sotto la disciplina del governo. Bisogna essere realistici (…) vogliamo insegnare al popolo che i lavoratori e il capitale sono necessari e devono cooperare. Vogliamo bandire le idee utopiche che non funzioneranno, ma nelle quali la nostra gente crede “ [1]\r\nLa realizzazione di questo tipo di socialismo a Cuba ha avuto una storia più lunga di quella che ci raccontano oggi i seguaci della famiglia Castro. Il precedente dittatore, Fulgencio Batista, ha dato un contributo fondamentale al socialismo autoritario a Cuba, come espresso con chiarezza dalla citazione suddetta, e se continuiamo ad ignorare ciò non potremo farci una chiara idea del ruolo storico di Fidel Castro nella storia di Cuba.\r\nIl 20 novembre del prossimo 2017 saranno 80 anni dal primo evento politico di massa convocato e organizzato dal sergente colonnello Fulgencio Batista, per il quale usò l’allora Ministero del Lavoro che garantiva la presenza obbligatoria almeno dei dipendenti pubblici dell’Avana; l’esercito inoltre gli permise di reclutare con la forza treni, camion, tram, auto, in modo da concentrare tra le 60.000 e le 80.000 persone nello stadio La Tropical, come propaganda mediatica per promuovere ciò che fu definito il Piano Triennale[2].\r\nQuesto fu il primo atto a Cuba di quella che sarebbe diventata una tecnica drammaturgica di mobilitazione permanente di massa in funzione degli interessi esclusivi dello Stato cubano, che poi verrà gestita per oltre mezzo secolo con abilità insuperata da Fidel Castro. Quello che nel 1937 fu una balbuziente iniziativa autoritaria a mala pena gestita dal Ministero del Lavoro e dall’esercito nazionale, dopo il 1959 è diventata una tecnica di uso quotidiano che abbraccia la totalità delle istituzioni del paese e milioni di persone in tutta l’isola fino ad oggi.\r\nI processi governativi, inaugurati a Cuba da Fulgencio Batista ed ereditati e sviluppati alla perfezione da Fidel Castro, lasciano ora con la sua morte completamente aperta la strada affinché i candidati alla successione riscoprano, con sorprendente attualità, la parte più autentica del pensiero politico di Batista e i contributi di Fidel Castro a questo grande progetto condiviso dai due governanti di raggiungere il controllo totale di Cuba attraverso il meccanismo dello Stato nazionale.\r\nSe Fulgencio Batista non ebbe il coraggio né l’intenzione, né la possibilità epocale di prendere in considerazione una rottura con l’egemonia imperiale yankee a Cuba per compiere la realizzazione completa dello Stato nazionale, Fidel Castro ha invece avuto l’immensa audacia e la congiuntura storica favorevole per sfidare direttamente il dominio degli Stati Uniti su Cuba. Sotto l’effetto sublimante di questo proposito colossale, e con il suo superbo talento da principe machiavellico, è riuscito a trasformare in sistema quella che era una semplice frase demagogica di Batista: un socialismo sotto la disciplina del governo, che è sopravvissuto ai più grandi disastri dell’ultimo mezzo secolo e che ha convertito lo Stato cubano in una macchina imponente che non ha nessuna riserva nell’affermare, come avvenuto il 1 Maggio 2008, che ”socialismo è sovranità nazionale”, vale a dire … nazional-socialismo.\r\nIl fatto è che Fidel Castro non fu solo il grande architetto della ”Rivoluzione”, ma anche di qualcosa che i suoi milioni di accoliti non hanno potuto ancora definire con precisione ma che senza dubbi è lo stato sociale nella sua versione stalinista cubana, un modello di gestione governativa emerso dalla particolare posizione dell’isola nello scenario della guerra fredda come alleato privilegiato dell’URSS in America Latina, cosa che ha permesso allo Stato cubano di avere risorse eccezionali per mettere in pratica gli emblematici programmi di educazione integrale dall’età prescolare fino all’istruzione superiore, un sistema sanitario universale gratuito, la piena occupazione, un’urbanizzazione massiccia, miglioramenti fondamentali per milioni di esclusi dal capitalismo neocoloniale che hanno distinto Cuba dagli altri Paesi della zona.\r\nCome ovunque nel mondo dove sono state attuate queste politiche, esse hanno permesso un sostanziale miglioramento del tenore di vita delle masse più sfavorite, ma insieme a ciò e allo stesso tempo, -con intenzione strategica-, hanno portato a un rafforzamento senza precedenti della rete di istituzioni del governo, che ha condotto a una vera apoteosi del benessere dello Stato a Cuba.\r\nMa Fidel Castro ha fatto molto di più con l’uso di queste enormi risorse acquisite grazie al rapporto privilegiato con l’URSS, ha trasformato lo Stato cubano in un attore influente nella politica internazionale, nella decolonizzazione dell’Africa e dell’Asia e nell’espansione dei movimenti antiimperialisti in America Latina, facendo di Cuba un epicentro molto attivo delle tendenze con intenzioni socialiste non allineate all’egemonia sovietica.\r\nPoi, quando cadde la potenza imperiale sovietica, Fidel Castro e il suo immenso prestigio internazionale resuscitarono un nuovo movimento anti-neoliberale in America Latina che arrivò a convertirsi in governo nei principali paesi della zona e, insieme a ciò, l’attuazione di un programma senza precedenti di servizi medico-sanitari dello Stato cubano per i più esclusi del mondo che ha portato gli abili medici cubani sia in luoghi lontani come l’Himalaya pakistano sia nella più vicina ma disastrata Haiti.\r\nTuttavia si deve anche dire che tutti questi movimenti anticoloniali e anti-neoliberali che Fidel Castro ha appoggiato da Cuba si trovano ora, un decennio e mezzo più tardi, in una profonda crisi politica, morale, epistemologica, ecc, dal Sud Africa, Angola, Algeria, fino al Venezuela, Brasile, Argentina e sono sulla buona strada per andare in quella stessa crisi Nicaragua, Ecuador, Bolivia, El Salvador e Vietnam. D’altra parte, quel programma senza precedenti e ammirevole di servizi medici cubani per i paesi del Terzo mondo oggi è semplicemente e banalmente la principale fonte di reddito per la borghesia fidelista che gestisce lo Stato cubano.\r\n\r\n \tLa morte del Leader Maximo arriva in un momento in cui la macchina statale cubana, resuscitata nel 1959-60, si addentra in una nuova crisi economica, affonda in spese e costi insostenibili, ma con una legittimità popolare che si mantiene altissima nonostante tutte le defezioni. Questa situazione particolare e favorevole viene sfruttata al massimo dalle élite di governo per smantellare lo stato sociale cubano dell’epoca di Fidel Castro e della guerra fredda, ”lentamente ma incessantemente”, come affermato dal generale-presidente Raul Castro. Per fare questo saranno costretti a vendere il paese a pezzi, preferiranno infatti allearsi con i maggiori gruppi finanziari del mondo per rifinanziare i loro debiti piuttosto che andare verso una maggiore socializzazione delle capacità decisionali e di gestione dei singoli e dei gruppi sulle loro vite che incarnano la vita reale e non le astrazioni della propaganda, sarebbero questi passi modesti ma preziosi in direzione di una maggiore comunanza nella vita quotidiana e verso l’estinzione dello stato burocratico e parassitario.\r\nPer migliorare e razionalizzare il capitalismo di Stato a Cuba, gli eredi di Fidel Castro hanno due strumenti fondamentali legati anch’essi a Fulgencio Batista.\r\nIl primo è la Centrale dei Lavoratori di Cuba, organizzazione sindacale fondata nel gennaio del 1939, prodotto dell’alleanza tra l’apparato politico-militare di Batista e gli stalinisti cubani, che garantisce fino ad oggi il pieno controllo del movimento operaio cubano da parte dello Stato e dei governi di turno. Se nel 1939 fu un quadro del partito comunista, Lazaro Peña -successivamente conosciuto come il ”capitano della classe operaia”- a essere incaricato da Batista per gestire questa alleanza, nel 1960 sempre Lazaro ricevette lo stesso incarico da Fidel Castro avendo così il tempo sufficiente per creare una scuola di opportunisti e profittatori che ha portato a personaggi cloni dello stesso Lazaro Peña come Pedro Ross Leal e Salvador Valdes Mesa, che hanno dedicato la loro vita a mantener vivo l’obiettivo di Fulgencio e di Fidel Castro di fare un socialismo sotto la disciplina di governo.\r\nIl secondo strumento ereditato dal colonnello sergente Batista è il Codice di Difesa Sociale dell’aprile 1939, pezzo chiave che racchiude lo spirito fascista di Batista, ratificato con nomi diversi e rinforzato all’infinito sotto il potere di Fidel Castro. Dalla sua applicazione ha contribuito a permettere la pena di morte per i reati politici, il ruolo dei tribunali militari e la repressione arbitraria in generale; pezzo legale dimenticato in modo interessato da tutti gli orientamenti politici sia democratici sia pro-dittatoriali, il Codice di Difesa Sociale non è stato formalmente annullato né dalla Costituzione del 1940, né da quella del 1976 e neppure da quella del 1992, mantenendo così tuttora la sua piena utilità nell’affrontare i conflitti sociali che emergeranno dallo smantellamento dello stato sociale stalinista cubano nei prossimi anni.\r\nDopo tante vite spezzate tra presunti oppositori, dopo tante torture infernali per provocare demenza e demoralizzazione, dopo tante esecuzioni sommarie, esilii amari, lunghe sofferenze nelle carceri orrende, molti discorsi incendiari e sublimi, dopo tanta superbia e intolleranza, diventerà sempre più chiaro con silenzioso cinismo che la parte più raffinata e incompiuta dello spirito di Batista può dare un contributo sostanziale a ciò che ora gli uomini dello Stato a Cuba hanno finalmente definito come l’attualizzazione del modello economico del socialismo cubano.\r\n\r\nIII\r\nIl 10 Gennaio 1959, a ridosso quindi della vittoria, il periodico El Libertario, che aveva appena ripreso le pubblicazioni dopo la ferrea chiusura inflittagli dalla polizia politica di Batista, pubblicò un testo dell’ormai dimenticato militante anarchico Antonio Landrián in cui, per la prima volta, vengono sottintese queste connessioni:\r\nLa rivoluzione di Fidel del 26 luglio ha trionfato. Trionferà il suo ideale? Qual è il suo ideale? Principalmente la libertà o detto in altra forma: la liberazione. Da cosa? Del giogo di Batista. Il giogo di Batista era violenza, imposizione, appropriazione indebita, dispotismo, coercizione, tortura, ostinazione, autoritarismo e sottomissione alla catena. Era centralismo, corruzione e servilismo incondizionato…Finché verrà lasciato in piedi uno solo di questi pilastri del deposto regime di Batista, la rivoluzione guidata da Fidel Castro non avrà conseguito la vittoria.\r\nTranne la violenza e la tortura della polizia, che da alcuni anni a Cuba hanno assunto un ruolo meno pubblico e visibile, tutti gli altri fattori segnalati da Landrián non solo sono rimasti in piedi dopo il 1959 - intatti dalla dittatura precedente - ma hanno avuto un rafforzamento e uno sviluppo esponenziale da allora fino ad oggi, tanto da portare Landrián e i compagni che animavano El Libertario a non poter godere l’aria di libertà di questa Rivoluzione Fidelista oltre il maggio 1960, mese in cui furono di nuovo censurati, imprigionati, esiliati e banditi dalla nuova, ora “rivoluzionaria”, polizia politica.\r\nL’imposizione, l’appropriazione indebita, il dispotismo, l’ostinazione, l’autoritarismo, la sottomissione alla catena, il centralismo, la corruzione e il servilismo incondizionato alla macchina statale hanno continuato ad avere un’esistenza attivissima a Cuba dopo la sconfitta della dittatura di Fulgencio Batista . Quella intuizione personale, che ebbe il nostro compagno Antonio Landrián, perso nel vortice della storia, è diventata la base strutturale del funzionamento della vita quotidiana di Cuba fino al momento nel quale sono in corso i funerali di Fidel Castro.\r\nAlcuni amici che erano nel parco centrale della città di Artemisa quando morì Fidel sono stati espulsi dal luogo da parte della polizia e di agenti della Sicurezza dello Stato, perché “ora non è il momento di essere seduti nel parco a parlare”; a studenti in internato di una università dell’Avana, poliziotti in borghese che popolano queste istituzioni hanno chiuso le porte di accesso alle loro camere la sera del 28 novembre, perché “si deve andare alla Piazza della Rivoluzione o in strada fino a quando l’attività ha fine”; la paralisi totale del trasporto statale nella capitale da mezzogiorno del 29 novembre al fine di garantire che la popolazione fosse solo in strada per andare alla enorme manifestazione di massa delle ore 19; il divieto di tutte le attività sportive nelle aree verdi adiacenti a qualsiasi viale importante; multe fino a 1.500 pesos (tre mesi completi di stipendio) per quanti consumano in pubblico bevande alcoliche nei giorni di lutto … sono un piccolo esempio delle procedure quotidiane seguite dai difensori statali del supposto socialismo a Cuba.\r\nFidel Castro ci lascia un paese con uno dei livelli di istruzione, salute e qualità della vita più alti d’America, ma tutto condizionato dall’interesse strategico del funzionamento stabile della macchina statale, in nome della lotta contro l’imperialismo degli Stati Uniti e dei loro lacchè locali. Nello svolgimento di tale scopo si è dato luogo ad una società che è sull’orlo di una crisi di migrazione permanente e con un crollo demografico all’orizzonte. Per questo esito le politiche imperiali Yankees hanno giocato un ruolo decisivo, ma non per questo meno decisivo è stata la dittatura sul proletariato cubano condotta da Fidel Castro che ha trasformato Cuba in un territorio popolato da un “… immenso gregge di schiavi salariati (…) che chiedono di essere schiavi per migliorare la loro condizione …” come in qualsiasi parte del mondo, concretizzando gli incubi più dolorosi dell’ex anarchico cubano Carlos Baliño nel 1897 nel suo testo Profecía Falsa.\r\nQuesto immenso gregge di schiavi salariati, già popolo rivoluzionario, era già in piena fase di degrado morale e di espoliazione materiale, quando Fidel Castro esplicitò nel suo discorso del 1 maggio 2000 il suo ultimo concetto di Rivoluzione, ritirato fuori dall’oblio nei giorni dei suoi funerali, in cui ha detto, tra le altre cose, che: “Rivoluzione è cambiare tutto ciò che deve essere cambiato.” Cinquanta anni fa era pragmaticamente indubbio che il soggetto omesso di tale definizione era quel popolo rivoluzionario che alcune volte è esistito; nel 2000 il soggetto omesso nel discorso non è altro che lo stesso Fidel Castro, con la sua capacità manipolatoria e il suo imponente apparato ideologico-poliziesco che già in quest’anno non ha alcuna remora ad omettere quel popolo rivoluzionario dal suo concetto Rivoluzione, consapevole di ciò che lo ha castrato della sua capacità di elaborazione e di decisione propria e, pertanto, non è nelle condizioni di essere oggetto di un discorso e tanto meno di essere soggetto della propria storia.\r\nNei lunghi giorni di lutto ufficiale che stiamo vivendo a Cuba è evidente che sta emergendo un nuovo slogan di massa: “Io sono Fidel!”, che esprime molto bene lo stato di questa amputazione collettiva. E tra il vasto mare di bandiere, foto e cartelli autoprodotti che si sono visti in televisione da Santiago de Cuba, ce n’era uno, portato da una donna, con su scritto: “Io sono Fidel! Ordine!”.\r\nTale lacuna grammaticale ed esistenziale diventerà sempre più frequente nel pensiero di un popolo che ha avuto l’esperienza sconvolgente di vedere la più fiera incarnazione del potere nella storia di Cuba trasformata in una semplice urna cineraria, un popolo che dovrà imparare a vivere senza gli ordini del suo Comandante in capo, e forse scoprirà che per questo cammino non sono più necessari comandanti, non più ordini, ma più fraternità, più auto-organizzazione, meno viltà e miseria morale tra quelli della base, più responsabilità sulla nostra vita, più immaginazione socializzante, per sconfiggere lo spirito e i rappresentanti della nuova borghesia fidelista, parassitaria e burocratica, che oggi sta ricostruendo integralmente il capitalismo a Cuba e i suoi vecchi orrori sotto i nostri occhi e dissimula piangendo quando in realtà è in festa.\r\nTutto quello che facilita questo apprendimento sarà un contributo diretto alla prossima rivoluzione a Cuba. Tutto ciò che ostacola questa scoperta popolare sarà l’espressione più accurata e aggiornata della controrivoluzione. Le proporzioni che d’ora in poi cercano di aggiungere il fidelismo come corrente di idee all’interno della sinistra all’esterno e all’interno di Cuba saranno l’espressione esatta della bancarotta morale prodotta delle sinistre autoritarie, stataliste e produttiviste nel mondo e potrà mettere ancora sul tavolo la necessità di continuare a forgiare “i modi più sicuri per togliere le fondamenta all’ordine sociale di oggi e metterne altri più sicuri senza che la casa venga giù”, come appuntò nel gennaio 1890 José Martí, riflettendo a proposito di “quel tenero e radioso Bakunin”[3].\r\n\r\ndi Marcelo “Liberato” Salinas - L’Avana\r\n(traduzione a cura di Selva e Davide)\r\n\r\nNOTE\r\n[1] Grazie al ricercatore americano Robert Whitney possiamo avere accesso a questo documento che è disponibile nel libro Estado y Revolucion en Cuba, edizioni Ciencias Sociales de La Habana, 2010, p.230\r\n[2] Tutta la stampa del tempo a Cuba diede questa notizia senza precedenti e il ricercatore Robert Whitney nello stesso libro Estado y Revolucion en Cuba, Op.cit. p 283, riporta questo fatto tramite fonti governative degli Stati Uniti. Cfr. Archivio del Congresso degli Stati Uniti. Grant Watson a Eden, La Habana, 2 dicembre 1937. PRO / FO / A / 9019/65/14, No.171.\r\n[3] “Desde el Hudson” Opere Complete, tomo 12, pag. 378. Editorial Ciencias Sociales, La Habana, 1982.","12 Gennaio 2017","2018-10-17 22:58:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/1430732397_451849184-200x110.jpg","Anarres del 6 gennaio. Cuba, commercio d’ami, pacchi e deportati, i nuovi CIE di Minniti, a 17 anni dalla strage di Trapani…",1484241125,[469,565,566,567,568,569,570,571,572,573],"http://radioblackout.org/tag/batista/","http://radioblackout.org/tag/castro/","http://radioblackout.org/tag/cie/","http://radioblackout.org/tag/cie-di-trapani/","http://radioblackout.org/tag/commercio-darmi/","http://radioblackout.org/tag/cuba/","http://radioblackout.org/tag/minniti/","http://radioblackout.org/tag/serraino-vulpitta/","http://radioblackout.org/tag/trapani/",[261,575,576,577,578,579,580,581,582,583],"batista","castro","cie","cie di trapani","commercio d'armi","cuba","minniti","serraino vulpitta","trapani",{"post_content":585,"post_title":589,"tags":592},{"matched_tokens":586,"snippet":587,"value":588},[70,71],"Sono trascorsi 17 anni dalla \u003Cmark>strage\u003C/mark> nel CIE \u003Cmark>di\u003C/mark> Trapani, il Serraino Vulpitta, dove,in","Come ogni venerdì, il 6 gennaio siamo sbarcati su Anarres, il pianeta delle utopie concrete, dalle 10,45 alle 12,45 sui 105.250 delle libere frequenze \u003Cmark>di\u003C/mark> Blackout.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2017 01 06 anarres1\r\n\r\n \r\n\r\n2017 01 06 anarres2\r\n\r\n \r\n\r\n2017 01 06 anarres3\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\n \r\n\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba, un articolo \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Marcelo “Liberato” Salinas dell’Avana sugli scenari dopo la morte \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro\r\n\r\n \r\n\r\nL’export italiano \u003Cmark>di\u003C/mark> armi, un business che non conosce crisi. Ne abbiamo parlato con Stefano Raspa antimilitarista attivo contro la base \u003Cmark>di\u003C/mark> Aviano\r\n\r\n \r\n\r\nIl nuovo ministro dell’Interno ha deciso che il suo dicastero si impegnerà per l’apertura \u003Cmark>di\u003C/mark> un CIE in ogni regione. Dopo un paio d’anni \u003Cmark>di\u003C/mark> immobilismo, con quattro CIE ancora aperti, sebbene più volte distrutti dalle rivolte il governo torna alla carica.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico Denitto\r\n\r\n \r\n\r\nSono trascorsi 17 anni dalla \u003Cmark>strage\u003C/mark> nel CIE \u003Cmark>di\u003C/mark> Trapani, il Serraino Vulpitta, dove,in seguito ad un incendio. morirono sei ragazzi tunisini.\r\nAbbiamo letto il documento scritto per l’occasione dai compagni \u003Cmark>di\u003C/mark> Trapani. Lo trovate qui.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti:\r\nSabato 21 gennaio ore 10,30\r\nManda una cartolina a Poste Italiane\r\npresidio contro le deportazioni in corso Giulio Cesare 7 – nei pressi dell’ufficio postale\r\nMistral Air, la compagnia aerea \u003Cmark>di\u003C/mark> Poste Italiane, non trasporta lettere, pacchi e cartoline… ma deporta rifugiati e migranti in paesi dove non vogliono tornare.\r\nFuggono guerre, miseria, persecuzioni, dittature. C’è chi non vuole sottostare ad un matrimonio forzato e chi non intende fare il soldato. C’è anche chi, semplicemente, vuole andare in Europa, perché desidera un’altra vita.\r\nTutti si trovano \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte frontiere chiuse, filo spinato, polizia ed esercito.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\n\r\n \r\n\r\nDocumenti:\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba\r\n\r\nCuba senza Fidel Castro. Quello che da anni i suoi adepti e i suoi nemici stavano immaginando ora è una realtà compiuta. Senza fare troppa fatica per sentirlo, si è percepito un intenso silenzio pubblico che ha avuto una vita propria \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte all’imponente macchinazione statale del lutto nazionale. I portavoce ufficiali hanno insistito sul fatto che il silenzio fosse un’espressione palpabile dello sgomento \u003Cmark>di\u003C/mark> massa. Per gli oppositori anti-castristi questo mutismo era un altro segno della paura \u003Cmark>di\u003C/mark> ritorsioni che avrebbero potuto subire coloro che avrebbero voluto festeggiare durante il lutto ufficiale.\r\nMa né la costernazione né il giubilo represso sono stati gli unici ingredienti che si sono percepiti in questi giorni a Cuba. Nel dialogo quotidiano con vicini, amici, familiari e gente comune per la strada, abbiamo avuto la certezza che la morte \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro potrebbe essere un evento importante per Cuba, per il mondo e anche per la cosiddetta Storia Universale, ma nello stesso tempo non ha smesso \u003Cmark>di\u003C/mark> essere una notizia con poche conseguenze pratiche per la frustrante quotidianità senza speranza che, come in tutto il mondo, viviamo noi che dipendiamo dalla salute della dittatura salariale.\r\nComunque non ci sarebbe molto da festeggiare, tenendo presente le prospettive incerte che lascia dietro \u003Cmark>di\u003C/mark> sé Fidel Castro, con un fratello che in dieci anni \u003Cmark>di\u003C/mark> governo ha avuto il grande merito \u003Cmark>di\u003C/mark> allentare le tensioni autoritarie lasciate da Fidel Castro al fine \u003Cmark>di\u003C/mark> mantenere uguale l’essenza del sistema e creare le condizioni generali per far tornare nuovo il ragionamento \u003Cmark>di\u003C/mark> quell’altro generale-presidente \u003Cmark>di\u003C/mark> Holguin, Fulgencio Batista:\r\n”(…) è che ci sono due tipi di socialismo. Uno significa anarchia e l’altro opera sotto la disciplina del governo. Bisogna essere realistici (…) vogliamo insegnare al popolo che i lavoratori e il capitale sono necessari e devono cooperare. Vogliamo bandire le idee utopiche che non funzioneranno, ma nelle quali la nostra gente crede “ [1]\r\nLa realizzazione \u003Cmark>di\u003C/mark> questo tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> socialismo a Cuba ha avuto una storia più lunga \u003Cmark>di\u003C/mark> quella che ci raccontano oggi i seguaci della famiglia Castro. Il precedente dittatore, Fulgencio Batista, ha dato un contributo fondamentale al socialismo autoritario a Cuba, come espresso con chiarezza dalla citazione suddetta, e se continuiamo ad ignorare ciò non potremo farci una chiara idea del ruolo storico \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro nella storia \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba.\r\nIl 20 novembre del prossimo 2017 saranno 80 anni dal primo evento politico \u003Cmark>di\u003C/mark> massa convocato e organizzato dal sergente colonnello Fulgencio Batista, per il quale usò l’allora Ministero del Lavoro che garantiva la presenza obbligatoria almeno dei dipendenti pubblici dell’Avana; l’esercito inoltre gli permise \u003Cmark>di\u003C/mark> reclutare con la forza treni, camion, tram, auto, in modo da concentrare tra le 60.000 e le 80.000 persone nello stadio La Tropical, come propaganda mediatica per promuovere ciò che fu definito il Piano Triennale[2].\r\nQuesto fu il primo atto a Cuba \u003Cmark>di\u003C/mark> quella che sarebbe diventata una tecnica drammaturgica \u003Cmark>di\u003C/mark> mobilitazione permanente \u003Cmark>di\u003C/mark> massa in funzione degli interessi esclusivi dello Stato cubano, che poi verrà gestita per oltre mezzo secolo con abilità insuperata da Fidel Castro. Quello che nel 1937 fu una balbuziente iniziativa autoritaria a mala pena gestita dal Ministero del Lavoro e dall’esercito nazionale, dopo il 1959 è diventata una tecnica \u003Cmark>di\u003C/mark> uso quotidiano che abbraccia la totalità delle istituzioni del paese e milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> persone in tutta l’isola fino ad oggi.\r\nI processi governativi, inaugurati a Cuba da Fulgencio Batista ed ereditati e sviluppati alla perfezione da Fidel Castro, lasciano ora con la sua morte completamente aperta la strada affinché i candidati alla successione riscoprano, con sorprendente attualità, la parte più autentica del pensiero politico \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista e i contributi \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro a questo grande progetto condiviso dai due governanti \u003Cmark>di\u003C/mark> raggiungere il controllo totale \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba attraverso il meccanismo dello Stato nazionale.\r\nSe Fulgencio Batista non ebbe il coraggio né l’intenzione, né la possibilità epocale \u003Cmark>di\u003C/mark> prendere in considerazione una rottura con l’egemonia imperiale yankee a Cuba per compiere la realizzazione completa dello Stato nazionale, Fidel Castro ha invece avuto l’immensa audacia e la congiuntura storica favorevole per sfidare direttamente il dominio degli Stati Uniti su Cuba. Sotto l’effetto sublimante \u003Cmark>di\u003C/mark> questo proposito colossale, e con il suo superbo talento da principe machiavellico, è riuscito a trasformare in sistema quella che era una semplice frase demagogica \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista: un socialismo sotto la disciplina del governo, che è sopravvissuto ai più grandi disastri dell’ultimo mezzo secolo e che ha convertito lo Stato cubano in una macchina imponente che non ha nessuna riserva nell’affermare, come avvenuto il 1 Maggio 2008, che ”socialismo è sovranità nazionale”, vale a dire … nazional-socialismo.\r\nIl fatto è che Fidel Castro non fu solo il grande architetto della ”Rivoluzione”, ma anche \u003Cmark>di\u003C/mark> qualcosa che i suoi milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> accoliti non hanno potuto ancora definire con precisione ma che senza dubbi è lo stato sociale nella sua versione stalinista cubana, un modello \u003Cmark>di\u003C/mark> gestione governativa emerso dalla particolare posizione dell’isola nello scenario della guerra fredda come alleato privilegiato dell’URSS in America Latina, cosa che ha permesso allo Stato cubano \u003Cmark>di\u003C/mark> avere risorse eccezionali per mettere in pratica gli emblematici programmi \u003Cmark>di\u003C/mark> educazione integrale dall’età prescolare fino all’istruzione superiore, un sistema sanitario universale gratuito, la piena occupazione, un’urbanizzazione massiccia, miglioramenti fondamentali per milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> esclusi dal capitalismo neocoloniale che hanno distinto Cuba dagli altri Paesi della zona.\r\nCome ovunque nel mondo dove sono state attuate queste politiche, esse hanno permesso un sostanziale miglioramento del tenore \u003Cmark>di\u003C/mark> vita delle masse più sfavorite, ma insieme a ciò e allo stesso tempo, -con intenzione strategica-, hanno portato a un rafforzamento senza precedenti della rete \u003Cmark>di\u003C/mark> istituzioni del governo, che ha condotto a una vera apoteosi del benessere dello Stato a Cuba.\r\nMa Fidel Castro ha fatto molto \u003Cmark>di\u003C/mark> più con l’uso \u003Cmark>di\u003C/mark> queste enormi risorse acquisite grazie al rapporto privilegiato con l’URSS, ha trasformato lo Stato cubano in un attore influente nella politica internazionale, nella decolonizzazione dell’Africa e dell’Asia e nell’espansione dei movimenti antiimperialisti in America Latina, facendo \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba un epicentro molto attivo delle tendenze con intenzioni socialiste non allineate all’egemonia sovietica.\r\nPoi, quando cadde la potenza imperiale sovietica, Fidel Castro e il suo immenso prestigio internazionale resuscitarono un nuovo movimento anti-neoliberale in America Latina che arrivò a convertirsi in governo nei principali paesi della zona e, insieme a ciò, l’attuazione \u003Cmark>di\u003C/mark> un programma senza precedenti \u003Cmark>di\u003C/mark> servizi medico-sanitari dello Stato cubano per i più esclusi del mondo che ha portato gli abili medici cubani sia in luoghi lontani come l’Himalaya pakistano sia nella più vicina ma disastrata Haiti.\r\nTuttavia si deve anche dire che tutti questi movimenti anticoloniali e anti-neoliberali che Fidel Castro ha appoggiato da Cuba si trovano ora, un decennio e mezzo più tardi, in una profonda crisi politica, morale, epistemologica, ecc, dal Sud Africa, Angola, Algeria, fino al Venezuela, Brasile, Argentina e sono sulla buona strada per andare in quella stessa crisi Nicaragua, Ecuador, Bolivia, El Salvador e Vietnam. D’altra parte, quel programma senza precedenti e ammirevole \u003Cmark>di\u003C/mark> servizi medici cubani per i paesi del Terzo mondo oggi è semplicemente e banalmente la principale fonte \u003Cmark>di\u003C/mark> reddito per la borghesia fidelista che gestisce lo Stato cubano.\r\n\r\n \tLa morte del Leader Maximo arriva in un momento in cui la macchina statale cubana, resuscitata nel 1959-60, si addentra in una nuova crisi economica, affonda in spese e costi insostenibili, ma con una legittimità popolare che si mantiene altissima nonostante tutte le defezioni. Questa situazione particolare e favorevole viene sfruttata al massimo dalle élite \u003Cmark>di\u003C/mark> governo per smantellare lo stato sociale cubano dell’epoca \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro e della guerra fredda, ”lentamente ma incessantemente”, come affermato dal generale-presidente Raul Castro. Per fare questo saranno costretti a vendere il paese a pezzi, preferiranno infatti allearsi con i maggiori gruppi finanziari del mondo per rifinanziare i loro debiti piuttosto che andare verso una maggiore socializzazione delle capacità decisionali e \u003Cmark>di\u003C/mark> gestione dei singoli e dei gruppi sulle loro vite che incarnano la vita reale e non le astrazioni della propaganda, sarebbero questi passi modesti ma preziosi in direzione \u003Cmark>di\u003C/mark> una maggiore comunanza nella vita quotidiana e verso l’estinzione dello stato burocratico e parassitario.\r\nPer migliorare e razionalizzare il capitalismo \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato a Cuba, gli eredi \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro hanno due strumenti fondamentali legati anch’essi a Fulgencio Batista.\r\nIl primo è la Centrale dei Lavoratori \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba, organizzazione sindacale fondata nel gennaio del 1939, prodotto dell’alleanza tra l’apparato politico-militare \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista e gli stalinisti cubani, che garantisce fino ad oggi il pieno controllo del movimento operaio cubano da parte dello Stato e dei governi \u003Cmark>di\u003C/mark> turno. Se nel 1939 fu un quadro del partito comunista, Lazaro Peña -successivamente conosciuto come il ”capitano della classe operaia”- a essere incaricato da Batista per gestire questa alleanza, nel 1960 sempre Lazaro ricevette lo stesso incarico da Fidel Castro avendo così il tempo sufficiente per creare una scuola \u003Cmark>di\u003C/mark> opportunisti e profittatori che ha portato a personaggi cloni dello stesso Lazaro Peña come Pedro Ross Leal e Salvador Valdes Mesa, che hanno dedicato la loro vita a mantener vivo l’obiettivo \u003Cmark>di\u003C/mark> Fulgencio e \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro \u003Cmark>di\u003C/mark> fare un socialismo sotto la disciplina \u003Cmark>di\u003C/mark> governo.\r\nIl secondo strumento ereditato dal colonnello sergente Batista è il Codice \u003Cmark>di\u003C/mark> Difesa Sociale dell’aprile 1939, pezzo chiave che racchiude lo spirito fascista \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista, ratificato con nomi diversi e rinforzato all’infinito sotto il potere \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro. Dalla sua applicazione ha contribuito a permettere la pena \u003Cmark>di\u003C/mark> morte per i reati politici, il ruolo dei tribunali militari e la repressione arbitraria in generale; pezzo legale dimenticato in modo interessato da tutti gli orientamenti politici sia democratici sia pro-dittatoriali, il Codice \u003Cmark>di\u003C/mark> Difesa Sociale non è stato formalmente annullato né dalla Costituzione del 1940, né da quella del 1976 e neppure da quella del 1992, mantenendo così tuttora la sua piena utilità nell’affrontare i conflitti sociali che emergeranno dallo smantellamento dello stato sociale stalinista cubano nei prossimi anni.\r\nDopo tante vite spezzate tra presunti oppositori, dopo tante torture infernali per provocare demenza e demoralizzazione, dopo tante esecuzioni sommarie, esilii amari, lunghe sofferenze nelle carceri orrende, molti discorsi incendiari e sublimi, dopo tanta superbia e intolleranza, diventerà sempre più chiaro con silenzioso cinismo che la parte più raffinata e incompiuta dello spirito \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista può dare un contributo sostanziale a ciò che ora gli uomini dello Stato a Cuba hanno finalmente definito come l’attualizzazione del modello economico del socialismo cubano.\r\n\r\nIII\r\nIl 10 Gennaio 1959, a ridosso quindi della vittoria, il periodico El Libertario, che aveva appena ripreso le pubblicazioni dopo la ferrea chiusura inflittagli dalla polizia politica \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista, pubblicò un testo dell’ormai dimenticato militante anarchico Antonio Landrián in cui, per la prima volta, vengono sottintese queste connessioni:\r\nLa rivoluzione \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel del 26 luglio ha trionfato. Trionferà il suo ideale? Qual è il suo ideale? Principalmente la libertà o detto in altra forma: la liberazione. Da cosa? Del giogo \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista. Il giogo \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista era violenza, imposizione, appropriazione indebita, dispotismo, coercizione, tortura, ostinazione, autoritarismo e sottomissione alla catena. Era centralismo, corruzione e servilismo incondizionato…Finché verrà lasciato in piedi uno solo \u003Cmark>di\u003C/mark> questi pilastri del deposto regime \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista, la rivoluzione guidata da Fidel Castro non avrà conseguito la vittoria.\r\nTranne la violenza e la tortura della polizia, che da alcuni anni a Cuba hanno assunto un ruolo meno pubblico e visibile, tutti gli altri fattori segnalati da Landrián non solo sono rimasti in piedi dopo il 1959 - intatti dalla dittatura precedente - ma hanno avuto un rafforzamento e uno sviluppo esponenziale da allora fino ad oggi, tanto da portare Landrián e i compagni che animavano El Libertario a non poter godere l’aria \u003Cmark>di\u003C/mark> libertà \u003Cmark>di\u003C/mark> questa Rivoluzione Fidelista oltre il maggio 1960, mese in cui furono \u003Cmark>di\u003C/mark> nuovo censurati, imprigionati, esiliati e banditi dalla nuova, ora “rivoluzionaria”, polizia politica.\r\nL’imposizione, l’appropriazione indebita, il dispotismo, l’ostinazione, l’autoritarismo, la sottomissione alla catena, il centralismo, la corruzione e il servilismo incondizionato alla macchina statale hanno continuato ad avere un’esistenza attivissima a Cuba dopo la sconfitta della dittatura \u003Cmark>di\u003C/mark> Fulgencio Batista . Quella intuizione personale, che ebbe il nostro compagno Antonio Landrián, perso nel vortice della storia, è diventata la base strutturale del funzionamento della vita quotidiana \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba fino al momento nel quale sono in corso i funerali \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro.\r\nAlcuni amici che erano nel parco centrale della città \u003Cmark>di\u003C/mark> Artemisa quando morì Fidel sono stati espulsi dal luogo da parte della polizia e \u003Cmark>di\u003C/mark> agenti della Sicurezza dello Stato, perché “ora non è il momento \u003Cmark>di\u003C/mark> essere seduti nel parco a parlare”; a studenti in internato \u003Cmark>di\u003C/mark> una università dell’Avana, poliziotti in borghese che popolano queste istituzioni hanno chiuso le porte \u003Cmark>di\u003C/mark> accesso alle loro camere la sera del 28 novembre, perché “si deve andare alla Piazza della Rivoluzione o in strada fino a quando l’attività ha fine”; la paralisi totale del trasporto statale nella capitale da mezzogiorno del 29 novembre al fine \u003Cmark>di\u003C/mark> garantire che la popolazione fosse solo in strada per andare alla enorme manifestazione \u003Cmark>di\u003C/mark> massa delle ore 19; il divieto \u003Cmark>di\u003C/mark> tutte le attività sportive nelle aree verdi adiacenti a qualsiasi viale importante; multe fino a 1.500 pesos (tre mesi completi \u003Cmark>di\u003C/mark> stipendio) per quanti consumano in pubblico bevande alcoliche nei giorni \u003Cmark>di\u003C/mark> lutto … sono un piccolo esempio delle procedure quotidiane seguite dai difensori statali del supposto socialismo a Cuba.\r\nFidel Castro ci lascia un paese con uno dei livelli \u003Cmark>di\u003C/mark> istruzione, salute e qualità della vita più alti d’America, ma tutto condizionato dall’interesse strategico del funzionamento stabile della macchina statale, in nome della lotta contro l’imperialismo degli Stati Uniti e dei loro lacchè locali. Nello svolgimento \u003Cmark>di\u003C/mark> tale scopo si è dato luogo ad una società che è sull’orlo \u003Cmark>di\u003C/mark> una crisi \u003Cmark>di\u003C/mark> migrazione permanente e con un crollo demografico all’orizzonte. Per questo esito le politiche imperiali Yankees hanno giocato un ruolo decisivo, ma non per questo meno decisivo è stata la dittatura sul proletariato cubano condotta da Fidel Castro che ha trasformato Cuba in un territorio popolato da un “… immenso gregge \u003Cmark>di\u003C/mark> schiavi salariati (…) che chiedono \u003Cmark>di\u003C/mark> essere schiavi per migliorare la loro condizione …” come in qualsiasi parte del mondo, concretizzando gli incubi più dolorosi dell’ex anarchico cubano Carlos Baliño nel 1897 nel suo testo Profecía Falsa.\r\nQuesto immenso gregge \u003Cmark>di\u003C/mark> schiavi salariati, già popolo rivoluzionario, era già in piena fase \u003Cmark>di\u003C/mark> degrado morale e \u003Cmark>di\u003C/mark> espoliazione materiale, quando Fidel Castro esplicitò nel suo discorso del 1 maggio 2000 il suo ultimo concetto \u003Cmark>di\u003C/mark> Rivoluzione, ritirato fuori dall’oblio nei giorni dei suoi funerali, in cui ha detto, tra le altre cose, che: “Rivoluzione è cambiare tutto ciò che deve essere cambiato.” Cinquanta anni fa era pragmaticamente indubbio che il soggetto omesso \u003Cmark>di\u003C/mark> tale definizione era quel popolo rivoluzionario che alcune volte è esistito; nel 2000 il soggetto omesso nel discorso non è altro che lo stesso Fidel Castro, con la sua capacità manipolatoria e il suo imponente apparato ideologico-poliziesco che già in quest’anno non ha alcuna remora ad omettere quel popolo rivoluzionario dal suo concetto Rivoluzione, consapevole \u003Cmark>di\u003C/mark> ciò che lo ha castrato della sua capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> elaborazione e \u003Cmark>di\u003C/mark> decisione propria e, pertanto, non è nelle condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> essere oggetto \u003Cmark>di\u003C/mark> un discorso e tanto meno \u003Cmark>di\u003C/mark> essere soggetto della propria storia.\r\nNei lunghi giorni \u003Cmark>di\u003C/mark> lutto ufficiale che stiamo vivendo a Cuba è evidente che sta emergendo un nuovo slogan \u003Cmark>di\u003C/mark> massa: “Io sono Fidel!”, che esprime molto bene lo stato \u003Cmark>di\u003C/mark> questa amputazione collettiva. E tra il vasto mare \u003Cmark>di\u003C/mark> bandiere, foto e cartelli autoprodotti che si sono visti in televisione da Santiago de Cuba, ce n’era uno, portato da una donna, con su scritto: “Io sono Fidel! Ordine!”.\r\nTale lacuna grammaticale ed esistenziale diventerà sempre più frequente nel pensiero \u003Cmark>di\u003C/mark> un popolo che ha avuto l’esperienza sconvolgente \u003Cmark>di\u003C/mark> vedere la più fiera incarnazione del potere nella storia \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba trasformata in una semplice urna cineraria, un popolo che dovrà imparare a vivere senza gli ordini del suo Comandante in capo, e forse scoprirà che per questo cammino non sono più necessari comandanti, non più ordini, ma più fraternità, più auto-organizzazione, meno viltà e miseria morale tra quelli della base, più responsabilità sulla nostra vita, più immaginazione socializzante, per sconfiggere lo spirito e i rappresentanti della nuova borghesia fidelista, parassitaria e burocratica, che oggi sta ricostruendo integralmente il capitalismo a Cuba e i suoi vecchi orrori sotto i nostri occhi e dissimula piangendo quando in realtà è in festa.\r\nTutto quello che facilita questo apprendimento sarà un contributo diretto alla prossima rivoluzione a Cuba. Tutto ciò che ostacola questa scoperta popolare sarà l’espressione più accurata e aggiornata della controrivoluzione. Le proporzioni che d’ora in poi cercano \u003Cmark>di\u003C/mark> aggiungere il fidelismo come corrente \u003Cmark>di\u003C/mark> idee all’interno della sinistra all’esterno e all’interno \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba saranno l’espressione esatta della bancarotta morale prodotta delle sinistre autoritarie, stataliste e produttiviste nel mondo e potrà mettere ancora sul tavolo la necessità \u003Cmark>di\u003C/mark> continuare a forgiare “i modi più sicuri per togliere le fondamenta all’ordine sociale \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi e metterne altri più sicuri senza che la casa venga giù”, come appuntò nel gennaio 1890 José Martí, riflettendo a proposito \u003Cmark>di\u003C/mark> “quel tenero e radioso Bakunin”[3].\r\n\r\n\u003Cmark>di\u003C/mark> Marcelo “Liberato” Salinas - L’Avana\r\n(traduzione a cura \u003Cmark>di\u003C/mark> Selva e Davide)\r\n\r\nNOTE\r\n[1] Grazie al ricercatore americano Robert Whitney possiamo avere accesso a questo documento che è disponibile nel libro Estado y Revolucion en Cuba, edizioni Ciencias Sociales de La Habana, 2010, p.230\r\n[2] Tutta la stampa del tempo a Cuba diede questa notizia senza precedenti e il ricercatore Robert Whitney nello stesso libro Estado y Revolucion en Cuba, Op.cit. p 283, riporta questo fatto tramite fonti governative degli Stati Uniti. Cfr. Archivio del Congresso degli Stati Uniti. Grant Watson a Eden, La Habana, 2 dicembre 1937. PRO / FO / A / 9019/65/14, No.171.\r\n[3] “Desde el Hudson” Opere Complete, tomo 12, pag. 378. Editorial Ciencias Sociales, La Habana, 1982.",{"matched_tokens":590,"snippet":591,"value":591},[71,70,71],"Anarres del 6 gennaio. Cuba, commercio d’ami, pacchi e deportati, i nuovi CIE \u003Cmark>di\u003C/mark> Minniti, a 17 anni dalla \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Trapani…",[593,595,597,599,601,604,606,608,610,612],{"matched_tokens":594,"snippet":261,"value":261},[],{"matched_tokens":596,"snippet":575,"value":575},[],{"matched_tokens":598,"snippet":576,"value":576},[],{"matched_tokens":600,"snippet":577,"value":577},[],{"matched_tokens":602,"snippet":603,"value":603},[71],"cie \u003Cmark>di\u003C/mark> trapani",{"matched_tokens":605,"snippet":579,"value":579},[],{"matched_tokens":607,"snippet":580,"value":580},[],{"matched_tokens":609,"snippet":581,"value":581},[],{"matched_tokens":611,"snippet":582,"value":582},[],{"matched_tokens":613,"snippet":583,"value":583},[],[615,617,619],{"field":95,"matched_tokens":616,"snippet":591,"value":591},[71,70,71],{"field":98,"matched_tokens":618,"snippet":587,"value":588},[70,71],{"field":36,"indices":620,"matched_tokens":621,"snippets":623,"values":624},[40],[622],[71],[603],[603],{"best_field_score":316,"best_field_weight":317,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":20,"score":318,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},6637,{"collection_name":283,"first_q":18,"per_page":214,"q":18},["Reactive",629],{},["Set"],["ShallowReactive",632],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fwFHz6TA-C7GPPf1bf7Zf8WoZMuikpbvCqHI0Ax4UwUo":-1},true,"/search?query=strage+di+suruc"]