","Quel Cono Sur che ai Gringos piace mangiarsi","post",1460726853,[62,63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/chavez/","http://radioblackout.org/tag/cono-sur/","http://radioblackout.org/tag/correa/","http://radioblackout.org/tag/fujimori/","http://radioblackout.org/tag/ollanta-humala/","http://radioblackout.org/tag/peru/","http://radioblackout.org/tag/sudamerica/",[70,71,72,73,74,18,15],"Chavez","Cono Sur","Correa","Fujimori","Ollanta Humala",{"post_content":76,"tags":81},{"matched_tokens":77,"snippet":79,"value":80},[78],"Sudamerica","molto flebile fin dall'inizio, il \u003Cmark>Sudamerica\u003C/mark> che tante speranze aveva dato","Con l'ultima evidente implosione della promessa, peraltro molto flebile fin dall'inizio, il \u003Cmark>Sudamerica\u003C/mark> che tante speranze aveva dato con i suoi leader carismatici, che vent'anni fa avevano spostato il continente lontano dall'influenza letale del Fmi e dall'abbraccio del potentissimo vicino nordamericano, è tornato nell'alveo del neoliberismo in quasi ogni sua parte: I Kirchner sono stati estromessi dal potere argentino dal campione del Fmi Macrì; Djilma Rousseff e il Partito dei lavoratori sono sotto impeachment; Correa preferisce non eternare il suo mandato; il chavismo è in seria difficoltà dopo la morte del suo campione e padre ... e Ollanta Humala lascia un Perù in seria difficoltà disposto a gettarsi nelle braccia della figlia del sanguinario despota che fino a vent'anni fa ha tenuto con pugno durissimo il paese.\r\n\r\nDi fronte al successo della figlia di Fujimori ci siamo chiesti come è potuto avvenire che in così poco tempo il Perù si offrisse nuovamente alla peggior destra neoliberista. E per questo abbiamo chiesto a William Bavone (redattore di \"Caffè geopolitico\" e altri blog, di cui è uscito giustappunto ieri un libro sull'argomento) se avesse analisi e risposte al riguardo... e forse si è individuato proprio nel fatto che quella svolta popolare era affidata al carisma di uomini particolarmente simbolici e troppo accentratori, ma la cui figura non ha lasciato spazi sufficienti perché la loro proposta bolivariana o comunque progressista e antiliberalista potesse sopravvivere al loro potere personale... ma molte altri aspetti (come per esempio lo strapotere dei media nel formare consenso) sono stati affrontati in questo breve intervento di William ai nostri microfoni.\r\n\r\n \r\n\r\nSud America",[82,84,86,88,90,92,94],{"matched_tokens":83,"snippet":70},[],{"matched_tokens":85,"snippet":71},[],{"matched_tokens":87,"snippet":72},[],{"matched_tokens":89,"snippet":73},[],{"matched_tokens":91,"snippet":74},[],{"matched_tokens":93,"snippet":18},[],{"matched_tokens":95,"snippet":96},[15],"\u003Cmark>sudamerica\u003C/mark>",[98,104],{"field":36,"indices":99,"matched_tokens":101,"snippets":103},[100],6,[102],[15],[96],{"field":105,"matched_tokens":106,"snippet":79,"value":80},"post_content",[78],578730123365712000,{"best_field_score":109,"best_field_weight":110,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":111,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":48},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":113,"highlight":141,"highlights":159,"text_match":107,"text_match_info":165},{"cat_link":114,"category":115,"comment_count":48,"id":116,"is_sticky":48,"permalink":117,"post_author":51,"post_content":118,"post_date":119,"post_excerpt":54,"post_id":116,"post_modified":120,"post_thumbnail":121,"post_thumbnail_html":122,"post_title":123,"post_type":59,"sort_by_date":124,"tag_links":125,"tags":133},[45],[47],"31489","http://radioblackout.org/2015/09/sur-svolta-autoritaria-dei-leader-izquierdisti-in-america-latina/","L'America latina si è affrancata da protezioni pericolose degli yanqui e dalle intrusioni dei servizi segreti statunitensi degli anni delle operazoini Condor e dele dittature militari con la contemporanea conquista del potere in molte nazioni da parte delle forze progressite, sulla scorta di promesse di emancipazione e riforme strutturali, di redistribuzione di terre e ricchezze, di sfruttamento alternativo delle risorse, di stato sociale e rispetto delle popolazioni indigene. Ora sembrano un po' tutte in sofferenza perché molte promesse non sono state mantenute e i cittadini ne chiedono conto, le risorse non consentono più proventi sufficienti per mantenere uno stato sociale decente e le pressioni del capitale straniero (oltre alla corruzione interna, come dimostrato dagli scandali brasiliani) mutano i rapporti con i cittadini che cominciano a protestare. Emblematico è il caso dell'Ecuador, dove il presidente Correa tenta di cambiare la Costituzione per potersi ricandidare a un terzo mandato, perpetuando il proprio potere e da alcuni anni ha inasprito la repressione dei moti di piazza contro il suo governo. Ultimamente la polizia ha trasceso caricando pesantemente il 13 agosto scorso un'imponente manifestazoine, facendo molti feriti e arrestando centinaia di persone. Ora cominciano a raccogliersi le testimonianze.\r\nNon tanto diverso è il caso del Guatemala, dove non c'è un leader bolivariano o di centrosinistra al potere, ma i metodi sono simili a quelli che connotano le sparizioni e gli assassini di attivisti che sostengono le ribellioni delle popolazioni indigene vessate, sfruttate, cacciate dalle loro terre, anche in Brasile, patria dell'ex presidente leader dei Sem Terra Lula: proprio nella federazoine carioca si registra il maggior numero di omicidi di militanti (29 l'anno scorso quelli documentati da Global Witness) della giustizia ambientale. Infatti proprio nell'ambito della difesa ecologica si registrano i soprusi maggiori: \"si comincia a criminalizzare le proteste, limitare le libertà, modificare (o ignorare) le normative sulla protezione ambientale ignorando i diritti di chi dovrà sfollare per fare posto a una diga, o miniera, o piantagione industriale – o di chi si trova acqua e terra contaminate\", così scrive Marina Forti nel suo articolo che prende spunto dala morte dell'attivista ambientale guatemalteco Rigoberto Lima Choc, maestro di scuola, che aveva denunciato l'inquinamento del fiume La Pasiòn da parte di Repsa (produttore di olio di palma), affamando un intero villaggio di pescatori .\r\n\r\nTutti questi episodi non fanno che corroborare il tentativo papale di riconquistare il subcontinente latino (uno dei motivi del viaggio statunitense di questi giorni: trovare un alleato interessato a ricontrollare il cortile di casa), dove è alle prese con l'emorragia di fedeli attirati da santeria e soprattutto evangelici e sette di vario tipo: di qui abbiamo preso le mosse con Marina Forti, giornalista e blogger (www.terraterraonline.org/), per analizzare i modi e i motivi della svolta autoritaria dei governi izquierdisti al potere da una dozzina di anni in America latina:\r\n\r\nUnknown","24 Settembre 2015","2015-09-30 16:05:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/2015_09_24-yasuni_ecuador-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/2015_09_24-yasuni_ecuador-300x168.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/2015_09_24-yasuni_ecuador-300x168.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/2015_09_24-yasuni_ecuador.jpg 730w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sur: svolta autoritaria dei leader izquierdisti in America latina?",1443102814,[126,127,128,129,130,131,68,132],"http://radioblackout.org/tag/ecuador/","http://radioblackout.org/tag/guatemala/","http://radioblackout.org/tag/ley-de-aguas/","http://radioblackout.org/tag/ley-de-tierras/","http://radioblackout.org/tag/magna-carta/","http://radioblackout.org/tag/rafael-correa/","http://radioblackout.org/tag/yasuni/",[134,135,136,137,138,139,15,140],"Ecuador","guatemala","Ley de Aguas","Ley de Tierras","Magna Carta","Rafael Correa","Yasuni",{"tags":142},[143,145,147,149,151,153,155,157],{"matched_tokens":144,"snippet":134},[],{"matched_tokens":146,"snippet":135},[],{"matched_tokens":148,"snippet":136},[],{"matched_tokens":150,"snippet":137},[],{"matched_tokens":152,"snippet":138},[],{"matched_tokens":154,"snippet":139},[],{"matched_tokens":156,"snippet":96},[15],{"matched_tokens":158,"snippet":140},[],[160],{"field":36,"indices":161,"matched_tokens":162,"snippets":164},[100],[163],[15],[96],{"best_field_score":109,"best_field_weight":110,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":48,"score":166,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":48},"578730123365711977",{"document":168,"highlight":185,"highlights":193,"text_match":107,"text_match_info":199},{"cat_link":169,"category":170,"comment_count":48,"id":171,"is_sticky":48,"permalink":172,"post_author":51,"post_content":173,"post_date":174,"post_excerpt":54,"post_id":171,"post_modified":175,"post_thumbnail":176,"post_thumbnail_html":177,"post_title":178,"post_type":59,"sort_by_date":179,"tag_links":180,"tags":183},[45],[47],"19585","http://radioblackout.org/2013/11/cambiamenti-dietro-le-urne-cilene/","Il risulato del primo turno alle elezioni cilene appare contradditorio se non si sommano tuti i dati, compreso quello della forte astensione alle prime consultazioni non obbligatorie tenute nel paese andino; il che lascia immaginare quale disaffezione si sarebbe registrata se non fossero stati imbarcati personaggi carismatici come Camilla Vallejo, la giovane ex leader del movimento studentesco candidata del partito comunista che ha ottenuto il 46% dei suffragi nel suo seggio, o come Giorgio Jackson (48%) anche lui animatore del movimento studentesco più imponente degli ultimi anni e che ha messo in crisi ogni aspetto della società pinochettista; anche Jackson si è presentato come indipendente, a rimarcare la distanza dala candidata di centrosinistra, perché il movimento studentesco cominciò proprio durante la presidenza Bachelet e dunque hanno preerito non confondersi con la persidenta, il cui primo mandato fu caratterizzato da compromessi neoliberisti (e soprattutto non riuscì a riformare minimamente l'impianto pinochetiano della società cilena), per quanto la sua popolarità permanga elevat e i giudizi sul suo operato hanno sfumature anche benevole riguardo a certi provvedimenti presi venendo incontro a richieste delle componenti più povere della nazione.\r\n\r\nProbabilmente, a causa del sistema elettorale perversamente inventato dal regime, neanche questa volta si riuscirà a mandare in soffitta quella struttura repressiva e mirata al controllo eonomico e di tutti gli aspetti della società a iniziare dalla più urgente riforma della educazione, i cui tratti ci vengono spiegati molto bene da Amedeo, che da decenni si occupa di latinamerica, ha frequenti contatti con compagni cileni e si è occupato di organizzare convegni ultimamente per i 40 anni del golpe che destituì Allende.\r\n\r\nTrovate nell'audio alcune spiegazioni in materia elettorale e cosiderazioni sul sistema scolastico che spiegano puntualmente quali sono gli aspetti che animano il dibattito e la mobilitazione in Cile\r\n\r\n2013.11.21-amedeo_chile","21 Novembre 2013","2013-11-25 12:22:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/11/el-pueblo-mande-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"213\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/11/el-pueblo-mande-300x213.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/11/el-pueblo-mande-300x213.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/11/el-pueblo-mande.jpg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Cambiamenti dietro le urne cilene?",1385037088,[181,182,68],"http://radioblackout.org/tag/cile/","http://radioblackout.org/tag/elezioni/",[184,24,15],"Cile",{"tags":186},[187,189,191],{"matched_tokens":188,"snippet":184},[],{"matched_tokens":190,"snippet":24},[],{"matched_tokens":192,"snippet":96},[15],[194],{"field":36,"indices":195,"matched_tokens":196,"snippets":198},[17],[197],[15],[96],{"best_field_score":109,"best_field_weight":110,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":48,"score":166,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":48},{"document":201,"highlight":219,"highlights":229,"text_match":107,"text_match_info":235},{"cat_link":202,"category":203,"comment_count":48,"id":204,"is_sticky":48,"permalink":205,"post_author":51,"post_content":206,"post_date":207,"post_excerpt":54,"post_id":204,"post_modified":208,"post_thumbnail":209,"post_thumbnail_html":210,"post_title":211,"post_type":59,"sort_by_date":212,"tag_links":213,"tags":217},[45],[47],"14036","http://radioblackout.org/2013/03/habemus-papam-chi-e-e-da-dove-viene-jorge-bergoglio/","Jorge Bergoglio, Papa Francesco I, è quello che in Argentina si definisce un “conservatore popolare”, un esponente tipico della destra peronista. Attento alla povertà e alla propria umiltà, sembra aver già rinnovato con successo la chiesa argentina senza modificarne in alcun senso il segno politico conservatore. A detta di alcuni esperti, sembrerebbe configurarsi come l’erede materiale e spirituale di Karol Wojtyla e, per i cardinali che lo hanno eletto in conclave, deve essere apparso una scelta perfetta su più d’uno dei fronti aperti per la chiesa cattolica. 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Per il sequestro Costa del 1977 e per banda armata, pur non avendo fatti di sangue a suo carico, è stato condannato in contumacia a 27 anni di galera, ma è riuscito a riparare in Sudamerica. Dopo 45 anni, di cui 20 passati in Argentina come rifugiato politico, il governo Milei ha deciso di arrestarlo: due settimane fa i giudici hanno detto sì alla sua estradizione dall’Argentina dopo la garanzia della magistratura italiana che in Italia venga ripetuto il processo (promessa non mantenibile, ovviamente). Ieri un magistrato ha invece confermato il suo status di rifugiato politico, sospeso ad agosto. Negli stessi giorni, in Italia, viene riaperto dalla procura antiterrorismo di Torino guidata dal solerte PM Emilio Gatti il processo per la sparatoria alla cascina Spiotta del 1975, con cui terminò il sequestro dell'industriale Gancia da parte delle BR e durante la quale morirono Mara Cagol ed un brigadiere dei Carabinieri. Imputati per omicidio Curcio, Moretti ed Azzolini, tre militanti ormai ultra-ottantenni della lotta armata italiana che hanno cumulativamente già fatto più di cent'anni di galera, nel tentativo di individuare quale di loro tre abbia la responsabilità dell'omicidio del brigadiere dei CC, mentre sulla morte di Mara Cagol, molto probabilmente giustiziata dai Carabinieri dopo che si era arresa, la giustizia italiana non ha intenzione di riaprire proprio un bel niente.\r\n\r\nAncora una volta, dopo l'estradizione di Cesare Battisti ed il processo Ombre Rosse (con cui si era tentato di ottenere la consegna di dieci vecchi militanti, rifugiati politici a Parigi da oltre 40 anni) lo Stato e la giustizia italiana cercano in tutti i modi di perpetuare la vendetta contro gli uomini e le donne protagonisti/e della potente stagione di lotte degli anni 70. Che si tratti di membri di Lotta Continua o delle organizzazioni armate fa poca differenza, sono tutti ricercati a vita per un governo intenzionato a vendicarsi contro chi, a suo tempo, rese la vita parecchio difficile all'MSI e per una giustizia che vuole assolutamente dimostrare che non c'è prescrizione né latitanza possibile per chi tentò di sovvertire l'ordine sociale capitalista. In un paese il cui potere politico e giudiziario è così incapace di fare i conti con la propria Storia, sta ai movimenti sociali dimostrare solidarietà a chi a distanza di 50 anni subisce ancora la vendetta dello Stato: in questo senso, qualche settimana fa è stato prodotto l'appello \"Rompiamo un Tabú\", per l'amnistia nei confronti dei prigionieri politici italiani - molti/e ancora in regime di isolamento, alcuni/e al 41 bis.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Mario di Vito, giornalista de Il Manifesto:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/mariodivito.mp3\"][/audio]","22 Marzo 2025","2025-03-22 15:36:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/fineestate-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"184\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/fineestate-300x184.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/fineestate-300x184.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/fineestate.png 500w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Lo Stato contro i militanti della lotta armata - cinquant'anni dopo",1742657662,[250,251,252],"http://radioblackout.org/tag/41-bis/","http://radioblackout.org/tag/brigate-rosse/","http://radioblackout.org/tag/lotta-armata/",[254,255,256],"41 bis","Brigate Rosse","lotta armata",{"post_content":258},{"matched_tokens":259,"snippet":260,"value":261},[78],"è riuscito a riparare in \u003Cmark>Sudamerica\u003C/mark>. 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Oltretutto ai maggiori costi applicati alle aziende non ci sono stati miglioramenti ai fattorini che non hanno neppure ricevuto i dispositivi di sicurezza sanitaria.\r\nIn questa pandemia le aziende della gig economy si sono arricchite a dismisura (Jeff Bezos, recentemente trilionario è socio in Uber) senza restituire un centesimo alla comunità.\r\nLa lotta dei Riders continua per avere il famigerato contratto da subordinati che dovrebbe spettare a tutti i lavoratori dipendenti. Intanto in sudamerica questo sabato c'è stato lo sciopero transnazionale dei lavoratori delle piattaforme digitali. Il lavoro globale porterà ad una nuova internazionale dei lavoratori? A Torino una nuova mobilitazione è prevista per giovedi 4, maggiori info sulla pagina di Deliverance Project (https://www.facebook.com/DeliveranceProject/photos/a.1256353311051959/3217229064964364/?type=3&theater)\r\nNe parliamo con Junior, rider di Milano\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/commissuber.mp3\"][/audio]","1 Giugno 2020","2020-06-01 13:12:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/caporaalto-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/caporaalto-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/caporaalto-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/caporaalto.jpg 446w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sul commissariamento di Uber",1591017125,[284,285],"http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/uber/",[51,287],"uber",{"post_content":289},{"matched_tokens":290,"snippet":291,"value":292},[15],"i lavoratori dipendenti. 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Abbiamo approfittato di tale notizia per approfondire la questione della repressione contro l'attivismo ambientale in centro e sud america, che molto spesso prevede anche l'omicidio di chi resiste a progetti di devastazione dei propri territori da parte delle multinazionali dell'industria del legname, dell'energia, etc.. Impossibile non citare quindi l'omicidio dell'attivista mapuche Macarena da parte dei sicari dell'azienda impegnata nel progetto di costruzione delle linee ad alta tensione nel territorio del Tranguil (Cile), progetto contro cui Macarena si è sempre battuta.\r\n\r\nAscolta qui la prima parte:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/dakar1.mp3\"][/audio]\r\n\r\nE qui la seconda parte:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/dakar2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","19 Gennaio 2017","2019-01-31 12:52:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/img-200x110.jpg","La Parigi-Dakar non è un innocente rally!","podcast",1484843505,[361,362,363,364,365,68],"http://radioblackout.org/tag/bolivia/","http://radioblackout.org/tag/dakar/","http://radioblackout.org/tag/ecologismo/","http://radioblackout.org/tag/lotta-mapuche/","http://radioblackout.org/tag/rally/",[367,368,369,370,371,15],"bolivia","dakar","ecologismo","Lotta Mapuche","rally",{"post_content":373,"tags":377},{"matched_tokens":374,"snippet":375,"value":376},[15],"2009 viene annualmente organizzata in \u003Cmark>sudamerica\u003C/mark>, è uno dei più attuali"," \r\n\r\nLa Parigi-Dakar, che già dal 2009 viene annualmente organizzata in \u003Cmark>sudamerica\u003C/mark>, è uno dei più attuali esempi di neocolonialismo e distruzione (ambientale, animale e umana) in nome del divertimento e dell'adrenalina borghese occidentale. 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Si comincia con las empanadas servite da Darín a Milei su un piatto d'argento ci vengono descritte direttamente da Buenos Aires dove si trova Alfredo Somoza, che ne trae un quadro socio-economico della trasformazione argentina in corso; gli abbiamo chiesto anche un punto di vista più ravvicinato sulle elezioni venezuelane e sulle presenze paramilitari nel Mexico in cui i collaboratori della sindaca del DF vengono assassinati.\r\nUn’altra regione di tensioni lontane dai riflettori distratti del circo mediatico è la Serbia attraversata da uno schietto movimento nato nelle università, dove i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di risveglio anche della società civile, mobilitata contro il sistema di potere di Vučić... ma la marcia verso l’UE per ottenere appoggio è sfumata di fronte al disinteresse interessato dei palazzi europei e all'interno si avanza il rischio di infiltrazioni naziste in stile Maidan: finora la vigilanza ha mantenuto il movimento sui binari di rifiuto di ogni egemonia. Speriamo duri, abbiamo espresso questo augurio con Tatjana Djordjević.\r\nSuccoso il finale di puntata con un intervento particolarmente illuminante di Andrea Fumagalli, che ha descritto con acume lo schema strategico di Trump; una trama che sulla carta potrebbe funzionare, se tutti i tasselli della scommessa economica attivata per salvare l’egemonia dell'imperialismo americano che sta frantumandosi sui due debiti.\r\n\r\n\r\n\r\nA partire da un dibattito tutto tipicamente argentino sul costo delle empanadas all’epoca dell’anarcocapitalismo Alfredo Somoza ci dà una descrizione della situazione socio-economica dell’Argentina di Milei direttamente da una Buenos Aires sgravata dal mercato nero della divisa americana dalla svalutazione del dollaro, che come potere d’acquisto ha dato respiro ai salari, che nella stretta connessione con gli Usa ne traggono vantaggio. Il carovita comunque esiste, nonostante la distrazione delle empanadas che fa gioco alla potenza di fuoco dei social a favore di Milei, dimostrata dall’influenza che ha avuto sulle elezioni l’uso smodato della AI, appalesando la difficoltà a comprendere il singolo video, il singolo messaggio se siano reali o costruiti… news o fake.\r\nLa scorciatoia del riflesso pavolviano delle destre che individuano il contrasto al fenomeno migratorio come soluzione per le crisi economiche è difficilmente applicabile in un paese fatto di migranti, figli di flussi secolari di immigrati, prima da Oltreoceano e ora dai paesi limitrofi, genti soprattutto alla ricerca di sanità assicurata, ius soli e istruzione gratuita. Oltre alla situazione politica all’interno dei paesi di provenienza (ora la maggioranza dei recenti arrivi proviene dal Venezuela). Su questo si innesta l’ideologia della remigracion che degenera nel razzismo dei rimpatri mai successi nella accogliente terra argentina, ma Milei doveva mostrare al suo elettorato che prendeva di petto il problema.\r\nE infatti il presidente si è rafforzato ed è riuscito a prosciugare il bacino elettorale dei conservatori classici, o meglio il lavoro politico di sua sorella Carina, sottosegretaria alla presidenza, ha sortito il suo effetto. Anche grazie al sospiro di sollievo di una nazione in cui il tasso di inflazione è passato dal 240 al 24% annuo; pagato dalle pensioni e dal welfare azzerato. Un’inflazione che colpisce soprattutto l’economia del peso e non quella dei ricchi che vivono in un’economia di dollari e non si è intervenuti sul «gigantesco problema di infrastrutture vecchie e l’efficienza della scuola pubblica» su cui questo governo populista non ha alcun piano, pensando che combattendo la corruzione si risolverà tutto per magia.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/0Onoxm8U2Uk23lPipo0YSn?si=LrcipfzKQZ6BIX3H1nS3tQ\r\n\r\nL‘opposizione si è intestata la vittoria perché ufficialmente il 43% dei venezuelani è andato al voto (secondo Machado solo il 14), ma Maduro è comunque uscito rafforzato – come Milei – dal voto amministrativo, che ha compreso pure il distretto della Guyana Essequiba, un territorio contestato per un effetto di eredità coloniale, una regione ricca di materie prime e di petrolio, una disputa che Alfredo Somoza assimila a quello su Las Malvinas al tempo di Videla, perché nessuno in Sudamerica riconosce che si possano mettere in dubbio confini e non comunque in questo modo. Paradossale è il racconto che ci viene fatto sulla Guinea Equatoriale – il paese africano sotto un regime quarantennale – che era parte del Vicereame di cui Buenos Aires a cui un arcipelago si appella per affrancarsi dalla Guinea equatoriale. Una situazione surreale come quella di Essequiba. Per bilanciare la stigmatizzazione del nostro interlocutore, segnaliamo anche il racconto all’opposto di Geraldina Colotti che su “Pagine Esteri” racconta da un punto di vista opposto sia le pretese di Caracas sul nuovo stato, sia il voto del 25 maggio: https://pagineesteri.it/2025/05/29/america-latina/maduro-trionfa-nelle-elezioni-del-25-maggio-la-destra-ha-vinto-lastensione/\r\nAlfredo considera questa tornata elettorale il secondo tempo delle elezioni che avrebbero confermato Maduro presidente, ma di cui nessuno ha ancora potuto vedere i verbali; il 25 maggio non c’erano osservatori e le operazioni di voto sono ormai un risibile teatrino. Ma il vero dramma è la emigrazione massiva: un esodo che fino a poco tempo fa era attribuibile alla opposizione retriva e pasticciona, ora – con l’involuzione del chavismo – le colpe sono di tutta la classe politica.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/2MaoXE6e6viGZfj77OwEr6?si=_xuznyf4RuKOWQeL7G7ZhQ\r\n\r\nAnche in Mexico sono stati il 14 per cento gli elettori che per la prima volta al mondo sono stati chiamati a eleggere i magistrati che dovranno gestire il potere giudiziario, ma di questo non abbiamo parlato con Alfredo Somoza, piuttosto si è discusso dei due collaboratori della sindaca del DF uccisi dalla necropolitica e dei paramilitari, diffusi sul territorio, ma in particolare in Chiapas.\r\nL’omicidio di Ximena Guzmán e José Muñoz è un attacco diretto al partito della presidenta Claudia Scheinbaum e della sindaca, non rivendicato dai Narcos. Peraltro ulteriore mistero nasce dal fatto che il DF non è un territorio conteso come potrebbe essere Oaxaca o Sinaloa, eppure i killer hanno dimostrato una professionalità assimilabile ai cartelli… o ai paramilitari al servizio dei possidenti del Sud: sul Chiapas si concentra un’assenza di controllo sia dal punto di vista della migrazione, sia del fentanil, sia dei paramilitari assoldati dai terratenientes. A trent’anni dalla comparsa dell’Ezln.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6VfLix6SWeTRYG2XRVYNBU?si=t1M9cQf3SyOLIlq1E83APw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/DaBuenosAires.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast latinoamericani precedenti pigia qui.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nContinuano le manifestazioni in Serbia, anzi sono state esportate in “Europa” con biciclettate di centinaia di chilometri e presidi, senza ottenere l’attenzione dovuta, perché le relazioni comunitarie con Vučić nascondono interessi tali da impedire qualsiasi timida protesta verso la democratura nazionalista di Belgrado. E mentre Vučić intrattiene rapporti con gli europei, non disdegna alleanze con Putin – recente è il viaggio a Mosca e la posizione sulla guerra in Ucraina del leader populista gli permette di barcamenarsi – e con Xi; ma il movimento nato dalle università non demorde.\r\nPerò rischia infiltrazioni: infatti se da un lato continua a mantenere la sua distanza da chiunque cerchi di egemonizzare e a fare blocchi e scendere in piazza, dall’altro si comincia a vociferare di presenze anche di destra quando all’inizio l’influenza era progressista e antinazionalista, che potrebbero preparare uno scenario assimilabile alla nefasta Maidan di Kyiv. Perciò abbiamo interpellato Tatjana Djordjević per comprendere quali sviluppi possiamo attenderci da questa ribellione dal basso che ha intercettato mugugni e indignazioni della società civile, dandogli voce: sono andati a stanare il malcontento nella Serbia profonda, isolata, hanno attraversato a piedi il paese per incontrare la mentalità dei paesi. La richiesta sostanzialmente è un cambio di regime, ma cominciano a essere stremati dopo mesi di blocco delle attività universitarie.\r\nPurtroppo i nazionalismi sono persino più rafforzati dopo la Guerra nei Balcani, e la Storia si ripete..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/a-che-punto-e-la-notte-in-serbia--66372615\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/QuantaStradaHanFattaSerbi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi ai nazionalismi esteuropei qui potete trovare i conflitti che attraversano anche i balcani\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nCaos e instabilità portano scompiglio, ma sembrano funzionali a uno schema preciso dell’amministrazione trumpiana che sulla carta va producendo una trama che potrebbe funzionare, nonostante lo scetticismo derisorio e le reazioni dei mercati, rivoluzionando il sistema economico-finanziario globale, ribaltando la tensione verso la globalizzazione su cui le strategie americane avevano puntato dagli ani Novanta per mantenere l’egemonia economica e tecnologica.\r\nAndrea Fumagalli segue questo schema, ricostruendolo ai nostri microfoni l’ideologia libertarian dell’anarcocapitalismo mescolata alla clava dello statalismo daziario. Ci sono resistenze da parte di apparati (come lo stop della Corte che ha tentato di invalidare l’operazione sui dazi del Liberation day) e istituzioni che tentano di impedire lo sviluppo del velleitario piano trumpiano, che è sicuramente temerario e la scommessa è sul filo del rasoio: potrebbe finire come quello di Zsa-Zsa Korda nell’ultimo film di Wes Anderson, ma per ora mantiene le sue ipotesi di avere i mezzi per ribaltare attraverso il protezionismo la tendenza al declino dell’imperialismo americano.\r\nNegli ultimi anni tutto era regolato dal Washington Consensus e gli apparati che gestivano fino alla crisi del 2008, poi l’ordine mondiale è venuto meno, inceppando il meccanismo della globalizzazione, lasciando sviluppare altri imperialismi; Trump è il frutto di questa perdita di egemonia ed è reazione alla rete intessuta da Pechino. Su tutto questo si innesca il problema dei due elementi di debito americano (interno ed esterno) che rischiano di far implodere tutto il sistema americano: solo se il dollaro rimane valuta appetibile gli Usa possono evitare il tracollo.\r\nDi qui il tentativo di ridurre il debito estero attraverso i dazi che fanno pagare il debito al resto del mondo con quei tassi (importando però inflazione e stagflazione che riducono il potere d’acquisto, con effetto recessivo interno), ma anche eliminando fortemente la tassazione interna sui ricchi, incrementando le tasse dei poveri con l’eliminazione dei crediti di imposta.\r\nLa logica commerciale è fatta di accordi personali che stravolgono ulteriormente il quadro e possono comportare una vera Rivoluzione del sistema economico-finanziario come lo conosciamo.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/the-trumpian-scheme--66348340\r\n\r\nSi possono ascoltare i podcast relativi alla rivoluzione anarcocapitalista trumpiana qui\r\n\r\n ","3 Giugno 2025","2025-06-08 08:54:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 29/05/2025 - GLI ANARCOCAPITALISTI MANGIANO EMPANADAS; NOVI SAD PEDALA A STRASBURGO, MA L’UE ERA FUORI; TRUMPONOMICS VALE UN TACO?",1748911188,[524],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[327],{"post_content":527},{"matched_tokens":528,"snippet":529,"value":530},[78],"di Videla, perché nessuno in \u003Cmark>Sudamerica\u003C/mark> riconosce che si possano mettere","L’ultima settimana di maggio vede ai Bastioni di Orione un concentrato di gusti latinos. Si comincia con las empanadas servite da Darín a Milei su un piatto d'argento ci vengono descritte direttamente da Buenos Aires dove si trova Alfredo Somoza, che ne trae un quadro socio-economico della trasformazione argentina in corso; gli abbiamo chiesto anche un punto di vista più ravvicinato sulle elezioni venezuelane e sulle presenze paramilitari nel Mexico in cui i collaboratori della sindaca del DF vengono assassinati.\r\nUn’altra regione di tensioni lontane dai riflettori distratti del circo mediatico è la Serbia attraversata da uno schietto movimento nato nelle università, dove i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di risveglio anche della società civile, mobilitata contro il sistema di potere di Vučić... ma la marcia verso l’UE per ottenere appoggio è sfumata di fronte al disinteresse interessato dei palazzi europei e all'interno si avanza il rischio di infiltrazioni naziste in stile Maidan: finora la vigilanza ha mantenuto il movimento sui binari di rifiuto di ogni egemonia. Speriamo duri, abbiamo espresso questo augurio con Tatjana Djordjević.\r\nSuccoso il finale di puntata con un intervento particolarmente illuminante di Andrea Fumagalli, che ha descritto con acume lo schema strategico di Trump; una trama che sulla carta potrebbe funzionare, se tutti i tasselli della scommessa economica attivata per salvare l’egemonia dell'imperialismo americano che sta frantumandosi sui due debiti.\r\n\r\n\r\n\r\nA partire da un dibattito tutto tipicamente argentino sul costo delle empanadas all’epoca dell’anarcocapitalismo Alfredo Somoza ci dà una descrizione della situazione socio-economica dell’Argentina di Milei direttamente da una Buenos Aires sgravata dal mercato nero della divisa americana dalla svalutazione del dollaro, che come potere d’acquisto ha dato respiro ai salari, che nella stretta connessione con gli Usa ne traggono vantaggio. Il carovita comunque esiste, nonostante la distrazione delle empanadas che fa gioco alla potenza di fuoco dei social a favore di Milei, dimostrata dall’influenza che ha avuto sulle elezioni l’uso smodato della AI, appalesando la difficoltà a comprendere il singolo video, il singolo messaggio se siano reali o costruiti… news o fake.\r\nLa scorciatoia del riflesso pavolviano delle destre che individuano il contrasto al fenomeno migratorio come soluzione per le crisi economiche è difficilmente applicabile in un paese fatto di migranti, figli di flussi secolari di immigrati, prima da Oltreoceano e ora dai paesi limitrofi, genti soprattutto alla ricerca di sanità assicurata, ius soli e istruzione gratuita. Oltre alla situazione politica all’interno dei paesi di provenienza (ora la maggioranza dei recenti arrivi proviene dal Venezuela). Su questo si innesta l’ideologia della remigracion che degenera nel razzismo dei rimpatri mai successi nella accogliente terra argentina, ma Milei doveva mostrare al suo elettorato che prendeva di petto il problema.\r\nE infatti il presidente si è rafforzato ed è riuscito a prosciugare il bacino elettorale dei conservatori classici, o meglio il lavoro politico di sua sorella Carina, sottosegretaria alla presidenza, ha sortito il suo effetto. Anche grazie al sospiro di sollievo di una nazione in cui il tasso di inflazione è passato dal 240 al 24% annuo; pagato dalle pensioni e dal welfare azzerato. Un’inflazione che colpisce soprattutto l’economia del peso e non quella dei ricchi che vivono in un’economia di dollari e non si è intervenuti sul «gigantesco problema di infrastrutture vecchie e l’efficienza della scuola pubblica» su cui questo governo populista non ha alcun piano, pensando che combattendo la corruzione si risolverà tutto per magia.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/0Onoxm8U2Uk23lPipo0YSn?si=LrcipfzKQZ6BIX3H1nS3tQ\r\n\r\nL‘opposizione si è intestata la vittoria perché ufficialmente il 43% dei venezuelani è andato al voto (secondo Machado solo il 14), ma Maduro è comunque uscito rafforzato – come Milei – dal voto amministrativo, che ha compreso pure il distretto della Guyana Essequiba, un territorio contestato per un effetto di eredità coloniale, una regione ricca di materie prime e di petrolio, una disputa che Alfredo Somoza assimila a quello su Las Malvinas al tempo di Videla, perché nessuno in \u003Cmark>Sudamerica\u003C/mark> riconosce che si possano mettere in dubbio confini e non comunque in questo modo. Paradossale è il racconto che ci viene fatto sulla Guinea Equatoriale – il paese africano sotto un regime quarantennale – che era parte del Vicereame di cui Buenos Aires a cui un arcipelago si appella per affrancarsi dalla Guinea equatoriale. Una situazione surreale come quella di Essequiba. Per bilanciare la stigmatizzazione del nostro interlocutore, segnaliamo anche il racconto all’opposto di Geraldina Colotti che su “Pagine Esteri” racconta da un punto di vista opposto sia le pretese di Caracas sul nuovo stato, sia il voto del 25 maggio: https://pagineesteri.it/2025/05/29/america-latina/maduro-trionfa-nelle-elezioni-del-25-maggio-la-destra-ha-vinto-lastensione/\r\nAlfredo considera questa tornata elettorale il secondo tempo delle elezioni che avrebbero confermato Maduro presidente, ma di cui nessuno ha ancora potuto vedere i verbali; il 25 maggio non c’erano osservatori e le operazioni di voto sono ormai un risibile teatrino. Ma il vero dramma è la emigrazione massiva: un esodo che fino a poco tempo fa era attribuibile alla opposizione retriva e pasticciona, ora – con l’involuzione del chavismo – le colpe sono di tutta la classe politica.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/2MaoXE6e6viGZfj77OwEr6?si=_xuznyf4RuKOWQeL7G7ZhQ\r\n\r\nAnche in Mexico sono stati il 14 per cento gli elettori che per la prima volta al mondo sono stati chiamati a eleggere i magistrati che dovranno gestire il potere giudiziario, ma di questo non abbiamo parlato con Alfredo Somoza, piuttosto si è discusso dei due collaboratori della sindaca del DF uccisi dalla necropolitica e dei paramilitari, diffusi sul territorio, ma in particolare in Chiapas.\r\nL’omicidio di Ximena Guzmán e José Muñoz è un attacco diretto al partito della presidenta Claudia Scheinbaum e della sindaca, non rivendicato dai Narcos. Peraltro ulteriore mistero nasce dal fatto che il DF non è un territorio conteso come potrebbe essere Oaxaca o Sinaloa, eppure i killer hanno dimostrato una professionalità assimilabile ai cartelli… o ai paramilitari al servizio dei possidenti del Sud: sul Chiapas si concentra un’assenza di controllo sia dal punto di vista della migrazione, sia del fentanil, sia dei paramilitari assoldati dai terratenientes. A trent’anni dalla comparsa dell’Ezln.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6VfLix6SWeTRYG2XRVYNBU?si=t1M9cQf3SyOLIlq1E83APw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/DaBuenosAires.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast latinoamericani precedenti pigia qui.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nContinuano le manifestazioni in Serbia, anzi sono state esportate in “Europa” con biciclettate di centinaia di chilometri e presidi, senza ottenere l’attenzione dovuta, perché le relazioni comunitarie con Vučić nascondono interessi tali da impedire qualsiasi timida protesta verso la democratura nazionalista di Belgrado. E mentre Vučić intrattiene rapporti con gli europei, non disdegna alleanze con Putin – recente è il viaggio a Mosca e la posizione sulla guerra in Ucraina del leader populista gli permette di barcamenarsi – e con Xi; ma il movimento nato dalle università non demorde.\r\nPerò rischia infiltrazioni: infatti se da un lato continua a mantenere la sua distanza da chiunque cerchi di egemonizzare e a fare blocchi e scendere in piazza, dall’altro si comincia a vociferare di presenze anche di destra quando all’inizio l’influenza era progressista e antinazionalista, che potrebbero preparare uno scenario assimilabile alla nefasta Maidan di Kyiv. Perciò abbiamo interpellato Tatjana Djordjević per comprendere quali sviluppi possiamo attenderci da questa ribellione dal basso che ha intercettato mugugni e indignazioni della società civile, dandogli voce: sono andati a stanare il malcontento nella Serbia profonda, isolata, hanno attraversato a piedi il paese per incontrare la mentalità dei paesi. La richiesta sostanzialmente è un cambio di regime, ma cominciano a essere stremati dopo mesi di blocco delle attività universitarie.\r\nPurtroppo i nazionalismi sono persino più rafforzati dopo la Guerra nei Balcani, e la Storia si ripete..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/a-che-punto-e-la-notte-in-serbia--66372615\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/QuantaStradaHanFattaSerbi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi ai nazionalismi esteuropei qui potete trovare i conflitti che attraversano anche i balcani\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nCaos e instabilità portano scompiglio, ma sembrano funzionali a uno schema preciso dell’amministrazione trumpiana che sulla carta va producendo una trama che potrebbe funzionare, nonostante lo scetticismo derisorio e le reazioni dei mercati, rivoluzionando il sistema economico-finanziario globale, ribaltando la tensione verso la globalizzazione su cui le strategie americane avevano puntato dagli ani Novanta per mantenere l’egemonia economica e tecnologica.\r\nAndrea Fumagalli segue questo schema, ricostruendolo ai nostri microfoni l’ideologia libertarian dell’anarcocapitalismo mescolata alla clava dello statalismo daziario. Ci sono resistenze da parte di apparati (come lo stop della Corte che ha tentato di invalidare l’operazione sui dazi del Liberation day) e istituzioni che tentano di impedire lo sviluppo del velleitario piano trumpiano, che è sicuramente temerario e la scommessa è sul filo del rasoio: potrebbe finire come quello di Zsa-Zsa Korda nell’ultimo film di Wes Anderson, ma per ora mantiene le sue ipotesi di avere i mezzi per ribaltare attraverso il protezionismo la tendenza al declino dell’imperialismo americano.\r\nNegli ultimi anni tutto era regolato dal Washington Consensus e gli apparati che gestivano fino alla crisi del 2008, poi l’ordine mondiale è venuto meno, inceppando il meccanismo della globalizzazione, lasciando sviluppare altri imperialismi; Trump è il frutto di questa perdita di egemonia ed è reazione alla rete intessuta da Pechino. Su tutto questo si innesca il problema dei due elementi di debito americano (interno ed esterno) che rischiano di far implodere tutto il sistema americano: solo se il dollaro rimane valuta appetibile gli Usa possono evitare il tracollo.\r\nDi qui il tentativo di ridurre il debito estero attraverso i dazi che fanno pagare il debito al resto del mondo con quei tassi (importando però inflazione e stagflazione che riducono il potere d’acquisto, con effetto recessivo interno), ma anche eliminando fortemente la tassazione interna sui ricchi, incrementando le tasse dei poveri con l’eliminazione dei crediti di imposta.\r\nLa logica commerciale è fatta di accordi personali che stravolgono ulteriormente il quadro e possono comportare una vera Rivoluzione del sistema economico-finanziario come lo conosciamo.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/the-trumpian-scheme--66348340\r\n\r\nSi possono ascoltare i podcast relativi alla rivoluzione anarcocapitalista trumpiana qui\r\n\r\n ",[532],{"field":105,"matched_tokens":533,"snippet":529,"value":530},[78],{"best_field_score":267,"best_field_weight":268,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":48,"score":269,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":48},{"document":536,"highlight":548,"highlights":553,"text_match":265,"text_match_info":556},{"comment_count":48,"id":537,"is_sticky":48,"permalink":538,"podcastfilter":539,"post_author":51,"post_content":540,"post_date":541,"post_excerpt":54,"post_id":537,"post_modified":542,"post_thumbnail":543,"post_title":544,"post_type":358,"sort_by_date":545,"tag_links":546,"tags":547},"97142","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-10-04-2025-la-societa-cinese-al-tempo-dei-dazi-il-teerrore-sinstalla-a-port-au-prince-dietro-al-ballottaggio-tanti-ecuador/",[307],"La Guerra dei dazi impatta con il Partito comunista cinese e la società cinese, decoupling e reazioni alla confusione trumpiana. Violenze se possibile ancora più efferate a Port-au-Prince, blocco di merci, fame e migrazione; muro dominicano, traffici di armi e droga. Noboa vs Gonzáles: il ballottaggio in Ecuador vede il confronto dei molti mondi che compongono il paese..\r\n\r\nI reciproci tentativi di isolare il nemico dal mercato\r\nAbbiamo chiesto ad Alessandra Colarizi, direttrice editoriale di “China Files”, di restituirci un’idea di quello che può essere lo sguardo della società cinese sulla scomposta guerra commerciale trumpiana.\r\nA iniziare dall’identificazione di eventuali nuovi partner commerciali in sostituzione del mercato statunitense (considerando anche un’improbabile ulteriore estensione della presenza cinese in Africa, a fronte di un più probabile controllo della regione limitrofa – il libero scambio con Corea e Giappone? – e dell’Asean), o di assorbimento interno di parte delle esportazioni; prendendo poi in considerazione le contromisure non solo tariffarie adottate dal governo cinese, mirate e dunque già meditate prima che si scatenasse la buriana; la riduzione dei bond americani in pancia alle casse di Pechino (secondo detentore mondiale del debito di Washington); la creazione del welfare.\r\nSi è inserito anche il problema dei porti di Panama e degli altri scali interessati all’operazione di Trump, che mira a mettere sotto pressione la Cina. Il problema è quanto la guerra commerciale vada a impattare sul mercato del lavoro e sulle condizioni dei lavoratori cinesi, che hanno saputo inscenare “incidenti di massa” per protestare contro la recessione della qualità della vita.\r\nQueste ostilità si vanno a inserire in una contingenza che vede dal covid e dalla bolla immobiliare in avanti la situazione economico-finanziaria meno positiva e arrembante nello sviluppo commerciale cinese, che viene tamponata con il nazionalismo e la rivalità con gli Usa, quindi la guerra commerciale scatenata da Trump potrebbe essere un atout per rinforzare la difesa. Si va dipingendo un gioco di guerra che vede i due contendenti intenti a isolare il nemico nel suo recinto, precludendogli relazioni commerciali con il resto del mondo.\r\nSicuramente i prodotti cinesi sono concorrenziali con qualsiasi altro prodotto per qualità/prezzo, a prescindere da qualsiasi guerra di dazi. Rimane da vedere se il prevedibile mafioso della Casa Bianca non imporrà all'Europa di applicare le stesse tariffe comminate alla Cina dalla inaffidabile amministrazione trumpiana, altrimenti...\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6raaHK91qq3LlnKS8tT0Ur?si=Pml1A4qlS1u5_IZ_tKoXxA\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti sull’Asia orientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/AlessandraColarizi_Decoupling-Forzato.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGangs of Port-au-Prince\r\nNon si arresta la vendetta coloniale per l’atto rivoluzionario di indipendenza di Toussaint Louverture che nel 1791 fece di Haiti la prima colonia affrancata dal giogo francese. Infatti l’indifferenza per le condizioni disastrose in cui versa in particolare la capitale e la crisi esistenziale di un paese privo di risorse, saccheggiato da gang che spadroneggiano facendosi beffe di truppe keniane dell’Onu e armate dalla vicina Florida.\r\nRoberto Codazzi ci aggiorna sulla situazione, ma soprattutto dipinge il quadro per cui riusciamo a farci un’idea di cosa significa vivere in queste condizioni, con le gang che controllano tutti i quartieri della capitale tranne uno, con sparuti gruppi di autodifesa di cittadini (e si registrano linciaggi di appartenenti alle gangs catturati), scarsità di cibo, baratto, ritorno alle campagne per poter coltivare almeno il nutrimento, difficoltà di movimenti per i molti posti di blocco gestiti dalle bande e le comunicazioni affidate a eroici giornalisti radiofonici che vengono assassinati, quando si individuano le sedi delle radio. Le uniche merci che transitano tra Miami e Port-au-Prince sono le armi; altra provenienza di armi è dalla Colombia/Venezuela nel sistema del narcotraffico, che vede in Haiti un hub.\r\nTra Repubblica dominicana e Haiti ci sono costanti frizioni, frontiere chiuse – pur se sono concesse aperture a merci per consentire la sopravvivenza in assenza di possibilità di accesso al territorio haitiano. Ora si aggiungono rimpatri e restrizioni sui cittadini haitiani presenti in territorio dominicano, anche se la repubblica dominicana si fonda sulla manodopera a basso costo dei “cugini” haitiani, che ora si contano in misura di circa 2 milioni di presenze in condizioni precarie. Si organizzano marce per l’espulsione dal territorio turistico dominicano.\r\nGli haitiani sono respinti senza interruzione dagli Usa dal mandato di Obama: una situazione consolidata dalle immagini al confine messicano, quando venivano inseguiti con i lazos; i rimpatri sono ora ridotti dalla chiusura degli aeroporti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/l-ulteriore-deterioramento-della-vita-di-haiti--65552467\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione al Caribe si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/RobertoCodazzi_Gangs-of-Port-au-Prince.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Davide Matrone ,docente universitario e giornalista freelance che vive a Quito , parliamo delle elezioni presidenziali in Ecuador , lunedi ci sarà il ballottaggio fra la candidata di \"Revolucion Ciudadana\", partito legato al correismo ,Luisa Gonzalez e il figlioccio della dinastia più ricca dell'Ecuador ,Daniel Noboa ,attuale presidente . Nonostante qualche scivolone xenofobo sulla questione dei rifugiati venezuelani che vorrebbe rimpatriare forzosamente e l'assenza nella sua campagna elettorale dei temi del lavoro ,Luisa Gonzalez incarna la sinistra che c'è in Ecuador in questo momento storico ,sicuramente lontana dalla radicalità del correismo della prima ora .L'alleanza storica con il movimento indigeno Pachakutik - braccio politico della Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie), la più grande del Paese - guidato da Leonidas Iza sposta il baricentro della \" revolucion ciudadana\" verso posizioni piu' progressiste ed evidenzia il prevalere all'interno delle comunità indigene di posizioni antiliberiste rompendo con il sostegno ai presidenti conservatori Lasso e Noboa dei cosidetti \"ponchos dorados \" la borghesia indigena che aveva fatto blocco con le élite reazionarie di Quito. Noboa ha fallitto totalmente sulla questione della sicurezza in un paese che è diventato hub privilegiato dei narcotrafficanti in America Latina ,tanto da dover ricorrere ai mercenari americani della \"Blackwater\" ,mandando evidenti segnali di debolezza e inadeguatezza nell'affrontare il problema della sicurezza che è molto sentito dalla popolazione che fino a qualche tempo fa viveva in paese considerato realtivamente sicuro ,mentre adesso L'Ecuador ha il tasso di omicidi più elevato del Sudamerica. Il ricorso ai mercenari nordamericani si configura anche come un ingerenza palese di un paese straniero negli affari interni dell'Ecuador ,mentre si manifesta la subordinazione di Noboa alle pretese di Washington che vorrebbe riappropiarsi anche della base militare di Manta , chiusa nel 2006 da Correa.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-nuovo-ciclo-del-correismo--65555974\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione all'America latina si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/BASTIONI-10042025-ECUADOR.mp3\"][/audio]","13 Aprile 2025","2025-04-14 12:50:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 10/04/2025- LA SOCIETÀ CINESE AL TEMPO DEI DAZI - IL TERRORE S’INSTALLA A PORT-AU-PRINCE -DIETRO AL BALLOTTAGGIO TANTI ECUADOR",1744540748,[524],[327],{"post_content":549},{"matched_tokens":550,"snippet":551,"value":552},[78],"di omicidi più elevato del \u003Cmark>Sudamerica\u003C/mark>. Il ricorso ai mercenari nordamericani","La Guerra dei dazi impatta con il Partito comunista cinese e la società cinese, decoupling e reazioni alla confusione trumpiana. Violenze se possibile ancora più efferate a Port-au-Prince, blocco di merci, fame e migrazione; muro dominicano, traffici di armi e droga. Noboa vs Gonzáles: il ballottaggio in Ecuador vede il confronto dei molti mondi che compongono il paese..\r\n\r\nI reciproci tentativi di isolare il nemico dal mercato\r\nAbbiamo chiesto ad Alessandra Colarizi, direttrice editoriale di “China Files”, di restituirci un’idea di quello che può essere lo sguardo della società cinese sulla scomposta guerra commerciale trumpiana.\r\nA iniziare dall’identificazione di eventuali nuovi partner commerciali in sostituzione del mercato statunitense (considerando anche un’improbabile ulteriore estensione della presenza cinese in Africa, a fronte di un più probabile controllo della regione limitrofa – il libero scambio con Corea e Giappone? – e dell’Asean), o di assorbimento interno di parte delle esportazioni; prendendo poi in considerazione le contromisure non solo tariffarie adottate dal governo cinese, mirate e dunque già meditate prima che si scatenasse la buriana; la riduzione dei bond americani in pancia alle casse di Pechino (secondo detentore mondiale del debito di Washington); la creazione del welfare.\r\nSi è inserito anche il problema dei porti di Panama e degli altri scali interessati all’operazione di Trump, che mira a mettere sotto pressione la Cina. Il problema è quanto la guerra commerciale vada a impattare sul mercato del lavoro e sulle condizioni dei lavoratori cinesi, che hanno saputo inscenare “incidenti di massa” per protestare contro la recessione della qualità della vita.\r\nQueste ostilità si vanno a inserire in una contingenza che vede dal covid e dalla bolla immobiliare in avanti la situazione economico-finanziaria meno positiva e arrembante nello sviluppo commerciale cinese, che viene tamponata con il nazionalismo e la rivalità con gli Usa, quindi la guerra commerciale scatenata da Trump potrebbe essere un atout per rinforzare la difesa. Si va dipingendo un gioco di guerra che vede i due contendenti intenti a isolare il nemico nel suo recinto, precludendogli relazioni commerciali con il resto del mondo.\r\nSicuramente i prodotti cinesi sono concorrenziali con qualsiasi altro prodotto per qualità/prezzo, a prescindere da qualsiasi guerra di dazi. Rimane da vedere se il prevedibile mafioso della Casa Bianca non imporrà all'Europa di applicare le stesse tariffe comminate alla Cina dalla inaffidabile amministrazione trumpiana, altrimenti...\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6raaHK91qq3LlnKS8tT0Ur?si=Pml1A4qlS1u5_IZ_tKoXxA\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti sull’Asia orientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/AlessandraColarizi_Decoupling-Forzato.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGangs of Port-au-Prince\r\nNon si arresta la vendetta coloniale per l’atto rivoluzionario di indipendenza di Toussaint Louverture che nel 1791 fece di Haiti la prima colonia affrancata dal giogo francese. Infatti l’indifferenza per le condizioni disastrose in cui versa in particolare la capitale e la crisi esistenziale di un paese privo di risorse, saccheggiato da gang che spadroneggiano facendosi beffe di truppe keniane dell’Onu e armate dalla vicina Florida.\r\nRoberto Codazzi ci aggiorna sulla situazione, ma soprattutto dipinge il quadro per cui riusciamo a farci un’idea di cosa significa vivere in queste condizioni, con le gang che controllano tutti i quartieri della capitale tranne uno, con sparuti gruppi di autodifesa di cittadini (e si registrano linciaggi di appartenenti alle gangs catturati), scarsità di cibo, baratto, ritorno alle campagne per poter coltivare almeno il nutrimento, difficoltà di movimenti per i molti posti di blocco gestiti dalle bande e le comunicazioni affidate a eroici giornalisti radiofonici che vengono assassinati, quando si individuano le sedi delle radio. Le uniche merci che transitano tra Miami e Port-au-Prince sono le armi; altra provenienza di armi è dalla Colombia/Venezuela nel sistema del narcotraffico, che vede in Haiti un hub.\r\nTra Repubblica dominicana e Haiti ci sono costanti frizioni, frontiere chiuse – pur se sono concesse aperture a merci per consentire la sopravvivenza in assenza di possibilità di accesso al territorio haitiano. Ora si aggiungono rimpatri e restrizioni sui cittadini haitiani presenti in territorio dominicano, anche se la repubblica dominicana si fonda sulla manodopera a basso costo dei “cugini” haitiani, che ora si contano in misura di circa 2 milioni di presenze in condizioni precarie. Si organizzano marce per l’espulsione dal territorio turistico dominicano.\r\nGli haitiani sono respinti senza interruzione dagli Usa dal mandato di Obama: una situazione consolidata dalle immagini al confine messicano, quando venivano inseguiti con i lazos; i rimpatri sono ora ridotti dalla chiusura degli aeroporti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/l-ulteriore-deterioramento-della-vita-di-haiti--65552467\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione al Caribe si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/RobertoCodazzi_Gangs-of-Port-au-Prince.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Davide Matrone ,docente universitario e giornalista freelance che vive a Quito , parliamo delle elezioni presidenziali in Ecuador , lunedi ci sarà il ballottaggio fra la candidata di \"Revolucion Ciudadana\", partito legato al correismo ,Luisa Gonzalez e il figlioccio della dinastia più ricca dell'Ecuador ,Daniel Noboa ,attuale presidente . Nonostante qualche scivolone xenofobo sulla questione dei rifugiati venezuelani che vorrebbe rimpatriare forzosamente e l'assenza nella sua campagna elettorale dei temi del lavoro ,Luisa Gonzalez incarna la sinistra che c'è in Ecuador in questo momento storico ,sicuramente lontana dalla radicalità del correismo della prima ora .L'alleanza storica con il movimento indigeno Pachakutik - braccio politico della Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie), la più grande del Paese - guidato da Leonidas Iza sposta il baricentro della \" revolucion ciudadana\" verso posizioni piu' progressiste ed evidenzia il prevalere all'interno delle comunità indigene di posizioni antiliberiste rompendo con il sostegno ai presidenti conservatori Lasso e Noboa dei cosidetti \"ponchos dorados \" la borghesia indigena che aveva fatto blocco con le élite reazionarie di Quito. Noboa ha fallitto totalmente sulla questione della sicurezza in un paese che è diventato hub privilegiato dei narcotrafficanti in America Latina ,tanto da dover ricorrere ai mercenari americani della \"Blackwater\" ,mandando evidenti segnali di debolezza e inadeguatezza nell'affrontare il problema della sicurezza che è molto sentito dalla popolazione che fino a qualche tempo fa viveva in paese considerato realtivamente sicuro ,mentre adesso L'Ecuador ha il tasso di omicidi più elevato del \u003Cmark>Sudamerica\u003C/mark>. Il ricorso ai mercenari nordamericani si configura anche come un ingerenza palese di un paese straniero negli affari interni dell'Ecuador ,mentre si manifesta la subordinazione di Noboa alle pretese di Washington che vorrebbe riappropiarsi anche della base militare di Manta , chiusa nel 2006 da Correa.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-nuovo-ciclo-del-correismo--65555974\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione all'America latina si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/BASTIONI-10042025-ECUADOR.mp3\"][/audio]",[554],{"field":105,"matched_tokens":555,"snippet":551,"value":552},[78],{"best_field_score":267,"best_field_weight":268,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":48,"score":269,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":48},6637,{"collection_name":358,"first_q":15,"per_page":100,"q":15},["Reactive",560],{},["Set"],["ShallowReactive",563],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$ffCznjbtSYUFHu3gt4B01eh2yzYCMZHXAXrDpBxPyFhM":-1},true,"/search?query=sudamerica"]