","Cop 27. Una vetrina sporca di sangue, sudore e petrolio","post",1667918042,[58,59,60,61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/clima/","http://radioblackout.org/tag/cop27/","http://radioblackout.org/tag/descalzi/","http://radioblackout.org/tag/egitto/","http://radioblackout.org/tag/fonti-fossili/","http://radioblackout.org/tag/meloni/","http://radioblackout.org/tag/neocolonialismo-italiano/","http://radioblackout.org/tag/sharm-el-sheikh/",[67,19,68,69,70,71,72,29],"clima","descalzi","Egitto","fonti fossili","meloni","neocolonialismo italiano",{"post_title":74},{"matched_tokens":75,"snippet":77,"value":77},[76],"sudore","Cop 27. Una vetrina sporca di sangue, \u003Cmark>sudore\u003C/mark> e petrolio",[79],{"field":80,"matched_tokens":81,"snippet":77,"value":77},"post_title",[76],578730123365187700,{"best_field_score":84,"best_field_weight":85,"fields_matched":18,"num_tokens_dropped":18,"score":86,"tokens_matched":18,"typo_prefix_score":44},"1108091338752",15,"578730123365187705",{"document":88,"highlight":115,"highlights":120,"text_match":82,"text_match_info":124},{"cat_link":89,"category":90,"comment_count":44,"id":91,"is_sticky":44,"permalink":92,"post_author":47,"post_content":93,"post_date":94,"post_excerpt":50,"post_id":91,"post_modified":95,"post_thumbnail":96,"post_thumbnail_html":97,"post_title":98,"post_type":55,"sort_by_date":99,"tag_links":100,"tags":108},[41],[43],"78231","http://radioblackout.org/2022/11/qatar-calcio-sangue-armi-gas/","Tra il 21 novembre e il 18 dicembre 2022 si disputerà in Qatar la FIFA World Cup 2022. La squadra italiana non parteciperà a questi mondiali perché non si è qualificata, ma al posto dei calciatori sarà comunque presente una task force italiana che comprende circa 600 militari e carabinieri, con mezzi e armamenti terrestri, navali ed aerei. Il Consiglio dei Ministri infatti ha deliberato nel corso dell’estate, in piena crisi di governo, tre ulteriori missioni militari tra cui quella in Qatar. I militari italiani insieme ai contingenti di Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Pakistan e Turchia supporteranno il sistema di difesa e sicurezza del campionato mondiale di calcio. All’Esercito spetterà la difesa per tutto ciò che potrebbe comportare rischio chimico, biologico e nucleare, mentre la Marina vigilerà lo spazio delle acque internazionali con un pattugliatore e lo spazio subacqueo con un sommergibile; dello spazio aereo si occuperà ovviamente l’Aeronautica militare. Ma la missione Orice va ben oltre i mondiali di calcio: non per caso non ha un termine di scadenza predeterminato, nonostante i mondiali terminino il 18 dicembre. In effetti i confini di questa operazione vanno ben oltre quelli del mesetto legato ai mondiali di calcio, così come le finalità generali superano di gran lunga quelle ufficialmente dichiarate e legate alla sicurezza di un evento sportivo.\r\nLe motivazioni di questa ulteriore missione militare rispondono a un’esigenza ben evidenziata nella delibera del Consiglio dei ministri del 15 giugno scorso, laddove si fa riferimento al “rafforzamento della sicurezza del Golfo Persico e alla valorizzazione degli interessi nazionali in un’area di importanza strategica”.\r\nDi cosa parliamo? Di armi e gas. Ma non solo, perché questi mondiali sono costati la vita a quasi seimila lavoratori immigrati dai paesi più poveri dell’Asia, trattati come schiavi, senza alcuna tutela, attratti dalla prospettiva del guadagno ma pagati una miseria. Sul loro sudore e sul loro sangue sono state costruite le piramidi di questo campionato, giocato in un paese dove le donne vivono in condizioni di subordinazione totale e le persone Lgbtq sono considerate abomini da cancellare. Questo mondiale rappresenta un’operazione di sportwashing. Per difendere le piramidi dell’emiro (oltre agli interessi della propria industria armiera e energetica) l’Italia ha inviato le proprie truppe.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, antimilitarista, insegnante e blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/2022-11-15-mazzeo-qatar.mp3\"][/audio]","15 Novembre 2022","2022-11-15 17:53:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/qatar-ita-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/qatar-ita.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Qatar. Calcio, sangue, armi, gas",1668534836,[101,102,103,104,105,106,107],"http://radioblackout.org/tag/eni/","http://radioblackout.org/tag/finmeccanica/","http://radioblackout.org/tag/gas/","http://radioblackout.org/tag/lavoratori-uccisi-dal-lavoro-in-qatar/","http://radioblackout.org/tag/mondiali-di-calcio/","http://radioblackout.org/tag/qatar/","http://radioblackout.org/tag/truppe-italiane-in-qatar/",[109,110,111,112,113,114,31],"ENI","finmeccanica","gas","lavoratori uccisi dal lavoro in qatar","mondiali di calcio","qatar",{"post_content":116},{"matched_tokens":117,"snippet":118,"value":119},[76],"pagati una miseria. Sul loro \u003Cmark>sudore\u003C/mark> e sul loro sangue sono","Tra il 21 novembre e il 18 dicembre 2022 si disputerà in Qatar la FIFA World Cup 2022. La squadra italiana non parteciperà a questi mondiali perché non si è qualificata, ma al posto dei calciatori sarà comunque presente una task force italiana che comprende circa 600 militari e carabinieri, con mezzi e armamenti terrestri, navali ed aerei. Il Consiglio dei Ministri infatti ha deliberato nel corso dell’estate, in piena crisi di governo, tre ulteriori missioni militari tra cui quella in Qatar. I militari italiani insieme ai contingenti di Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Pakistan e Turchia supporteranno il sistema di difesa e sicurezza del campionato mondiale di calcio. All’Esercito spetterà la difesa per tutto ciò che potrebbe comportare rischio chimico, biologico e nucleare, mentre la Marina vigilerà lo spazio delle acque internazionali con un pattugliatore e lo spazio subacqueo con un sommergibile; dello spazio aereo si occuperà ovviamente l’Aeronautica militare. Ma la missione Orice va ben oltre i mondiali di calcio: non per caso non ha un termine di scadenza predeterminato, nonostante i mondiali terminino il 18 dicembre. In effetti i confini di questa operazione vanno ben oltre quelli del mesetto legato ai mondiali di calcio, così come le finalità generali superano di gran lunga quelle ufficialmente dichiarate e legate alla sicurezza di un evento sportivo.\r\nLe motivazioni di questa ulteriore missione militare rispondono a un’esigenza ben evidenziata nella delibera del Consiglio dei ministri del 15 giugno scorso, laddove si fa riferimento al “rafforzamento della sicurezza del Golfo Persico e alla valorizzazione degli interessi nazionali in un’area di importanza strategica”.\r\nDi cosa parliamo? Di armi e gas. Ma non solo, perché questi mondiali sono costati la vita a quasi seimila lavoratori immigrati dai paesi più poveri dell’Asia, trattati come schiavi, senza alcuna tutela, attratti dalla prospettiva del guadagno ma pagati una miseria. Sul loro \u003Cmark>sudore\u003C/mark> e sul loro sangue sono state costruite le piramidi di questo campionato, giocato in un paese dove le donne vivono in condizioni di subordinazione totale e le persone Lgbtq sono considerate abomini da cancellare. Questo mondiale rappresenta un’operazione di sportwashing. Per difendere le piramidi dell’emiro (oltre agli interessi della propria industria armiera e energetica) l’Italia ha inviato le proprie truppe.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, antimilitarista, insegnante e blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/2022-11-15-mazzeo-qatar.mp3\"][/audio]",[121],{"field":122,"matched_tokens":123,"snippet":118,"value":119},"post_content",[76],{"best_field_score":84,"best_field_weight":125,"fields_matched":18,"num_tokens_dropped":18,"score":126,"tokens_matched":18,"typo_prefix_score":44},14,"578730123365187697",{"document":128,"highlight":148,"highlights":153,"text_match":82,"text_match_info":156},{"cat_link":129,"category":130,"comment_count":44,"id":131,"is_sticky":44,"permalink":132,"post_author":47,"post_content":133,"post_date":134,"post_excerpt":50,"post_id":131,"post_modified":135,"post_thumbnail":136,"post_thumbnail_html":137,"post_title":138,"post_type":55,"sort_by_date":139,"tag_links":140,"tags":144},[41],[43],"73608","http://radioblackout.org/2022/02/droghe-referendum-war-on-drugs/","La bocciatura del referendum sulle droghe, peraltro ampiamente prevedibile, dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, l’inutilità di questo strumento, che, basandosi sulla mera abrogazione di una legge o di parti di essa, riconsegna al parlamento la facoltà di riscriverla. Questa volta lo stop è arrivato direttamente dalla corte costituzionale.\r\nIl proibizionismo ha tuttavia ben poco a che fare con la diffusione dell’utilizzo di sostanze proibite, che invece si è costantemente esteso nonostante l’inasprirsi delle leggi quasi ovunque.\r\nI criminologi inglesi Rick Lines e Niamh Eastwood in un articolo apparso sulla rivista The Conversation, “la War On Drugs non ha mai riguardato la droga. Riguardava e continua a riguardare il controllo sociale. Come scrive l’autore e docente di diritto Kojo Koram, il controllo internazionale della droga dal XIX secolo è stato profondamente intrecciato con il progetto coloniale europeo e il desiderio di controllare le popolazioni indigene e colonizzate. (…) In linea con la logica contorta del proibizionismo, la soluzione proposta alle leggi sulla droga razziste e discriminatorie non è rimuovere o riformare quelle leggi, ma allargare la rete per colpire più persone”. Più o meno ovunque in questi anni si stanno diffondendo tecnologie sempre più invasive che sono in grado di rilevare anche il minimo indizio di utilizzo di sostanze proibite, dai cosiddetti cani “molecolari” (addestrati per individuare non solo le sostanze ma anche le tracce del loro consumo) ai test salivari e del sudore utilizzati ormai dalle polizie stradali di tutto il mondo, agli spray e alle pellicole usati negli aeroporti sugli oggetti personali (cellulare, occhiali, orologio, ecc.) per individuare tracce infinitesimali. Non sono strumenti che servono a trovare grossi carichi e a colpire il traffico: servono soltanto appunto ad “allargare la rete”. Il primo paese a utilizzare le pellicole negli aeroporti è stato l’Australia dove da anni la polizia di frontiera sottopone a minuziose analisi tutti gli oggetti personali di chi ottiene un visto di immigrazione legale e basta una minima traccia per essere rispediti indietro.\r\nNon è un caso che in prima fila tra i difensori della War On Drugs ci siano le forze di polizia di tutto il mondo.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri di CanaPisa\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/2022-02-22-rob-droghe.mp3\"][/audio]","22 Febbraio 2022","2022-02-22 14:04:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/war-on-drugs-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/war-on-drugs-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/war-on-drugs-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/war-on-drugs-1024x575.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/war-on-drugs-768x431.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/war-on-drugs.jpg 1296w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Droghe, referendum, war on drugs",1645538672,[141,142,143],"http://radioblackout.org/tag/cannabis/","http://radioblackout.org/tag/referendum-droghe/","http://radioblackout.org/tag/war-on-drugs/",[145,146,147],"cannabis","referendum droghe","war on drugs",{"post_content":149},{"matched_tokens":150,"snippet":151,"value":152},[76],"ai test salivari e del \u003Cmark>sudore\u003C/mark> utilizzati ormai dalle polizie stradali","La bocciatura del referendum sulle droghe, peraltro ampiamente prevedibile, dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, l’inutilità di questo strumento, che, basandosi sulla mera abrogazione di una legge o di parti di essa, riconsegna al parlamento la facoltà di riscriverla. Questa volta lo stop è arrivato direttamente dalla corte costituzionale.\r\nIl proibizionismo ha tuttavia ben poco a che fare con la diffusione dell’utilizzo di sostanze proibite, che invece si è costantemente esteso nonostante l’inasprirsi delle leggi quasi ovunque.\r\nI criminologi inglesi Rick Lines e Niamh Eastwood in un articolo apparso sulla rivista The Conversation, “la War On Drugs non ha mai riguardato la droga. Riguardava e continua a riguardare il controllo sociale. Come scrive l’autore e docente di diritto Kojo Koram, il controllo internazionale della droga dal XIX secolo è stato profondamente intrecciato con il progetto coloniale europeo e il desiderio di controllare le popolazioni indigene e colonizzate. (…) In linea con la logica contorta del proibizionismo, la soluzione proposta alle leggi sulla droga razziste e discriminatorie non è rimuovere o riformare quelle leggi, ma allargare la rete per colpire più persone”. Più o meno ovunque in questi anni si stanno diffondendo tecnologie sempre più invasive che sono in grado di rilevare anche il minimo indizio di utilizzo di sostanze proibite, dai cosiddetti cani “molecolari” (addestrati per individuare non solo le sostanze ma anche le tracce del loro consumo) ai test salivari e del \u003Cmark>sudore\u003C/mark> utilizzati ormai dalle polizie stradali di tutto il mondo, agli spray e alle pellicole usati negli aeroporti sugli oggetti personali (cellulare, occhiali, orologio, ecc.) per individuare tracce infinitesimali. Non sono strumenti che servono a trovare grossi carichi e a colpire il traffico: servono soltanto appunto ad “allargare la rete”. Il primo paese a utilizzare le pellicole negli aeroporti è stato l’Australia dove da anni la polizia di frontiera sottopone a minuziose analisi tutti gli oggetti personali di chi ottiene un visto di immigrazione legale e basta una minima traccia per essere rispediti indietro.\r\nNon è un caso che in prima fila tra i difensori della War On Drugs ci siano le forze di polizia di tutto il mondo.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri di CanaPisa\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/2022-02-22-rob-droghe.mp3\"][/audio]",[154],{"field":122,"matched_tokens":155,"snippet":151,"value":152},[76],{"best_field_score":84,"best_field_weight":125,"fields_matched":18,"num_tokens_dropped":18,"score":126,"tokens_matched":18,"typo_prefix_score":44},{"document":158,"highlight":177,"highlights":182,"text_match":82,"text_match_info":185},{"cat_link":159,"category":160,"comment_count":44,"id":161,"is_sticky":44,"permalink":162,"post_author":47,"post_content":163,"post_date":164,"post_excerpt":50,"post_id":161,"post_modified":165,"post_thumbnail":166,"post_thumbnail_html":167,"post_title":168,"post_type":55,"sort_by_date":169,"tag_links":170,"tags":175},[41],[43],"71597","http://radioblackout.org/2021/11/4-novembre-piazze-antimilitariste/","In diverse città, in occasione delle celebrazioni per la giornata delle forze armate, sono state lanciate iniziative antimilitariste, dove la memoria dei disertori e il disprezzo per la retorica patriottica si saldano alle lotte contro le frontiere, le missioni militari all’estero, la militarizzazione delle città.\r\nLa festa delle forze armate viene celebrata nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, un immane massacro per spostare un confine.\r\nLa divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.\r\nCent’anni fa, a rischio della vita, disertarono a migliaia la guerra, consapevoli che le frontiere tra gli Stati sono colpi di matita sulle mappe.\r\nSolo studi recenti ci hanno restituito la storia dei massacri, dei pescecani che si arricchivano, delle “decimazioni”, degli stupri, ma anche delle rivolte, delle “tregue spontanee”, dell’odio per gli ufficiali, delle fughe. \r\nCent’anni dopo quelle trincee impastate di sangue, sudore, fango e rabbia, la retorica patriottica, il garrire di bandiere e le parate militari restano il simbolo di un paese che sostiene 40 missioni neocoloniali all’estero, la produzione e il commercio di armi, la gestione militare delle questioni sociali.\r\n\r\nA Torino l’appuntamento è in piazza Castello alle 16 per contrastare le celebrazioni militariste previste per la giornata.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico di Trieste\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/2021-11-02-4-nov-federico.mp3\"][/audio]","2 Novembre 2021","2021-11-02 14:41:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/antimili-burattini-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"212\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/antimili-burattini-300x212.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/antimili-burattini-300x212.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/antimili-burattini-1024x722.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/antimili-burattini-768x542.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/antimili-burattini.jpg 1080w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","4 novembre. Piazze antimilitariste",1635864082,[171,172,173,174],"http://radioblackout.org/tag/4-novembre/","http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/piazze-antimilitariste/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[14,16,176,12],"piazze antimilitariste",{"post_content":178},{"matched_tokens":179,"snippet":180,"value":181},[76],"quelle trincee impastate di sangue, \u003Cmark>sudore\u003C/mark>, fango e rabbia, la retorica","In diverse città, in occasione delle celebrazioni per la giornata delle forze armate, sono state lanciate iniziative antimilitariste, dove la memoria dei disertori e il disprezzo per la retorica patriottica si saldano alle lotte contro le frontiere, le missioni militari all’estero, la militarizzazione delle città.\r\nLa festa delle forze armate viene celebrata nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, un immane massacro per spostare un confine.\r\nLa divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.\r\nCent’anni fa, a rischio della vita, disertarono a migliaia la guerra, consapevoli che le frontiere tra gli Stati sono colpi di matita sulle mappe.\r\nSolo studi recenti ci hanno restituito la storia dei massacri, dei pescecani che si arricchivano, delle “decimazioni”, degli stupri, ma anche delle rivolte, delle “tregue spontanee”, dell’odio per gli ufficiali, delle fughe. \r\nCent’anni dopo quelle trincee impastate di sangue, \u003Cmark>sudore\u003C/mark>, fango e rabbia, la retorica patriottica, il garrire di bandiere e le parate militari restano il simbolo di un paese che sostiene 40 missioni neocoloniali all’estero, la produzione e il commercio di armi, la gestione militare delle questioni sociali.\r\n\r\nA Torino l’appuntamento è in piazza Castello alle 16 per contrastare le celebrazioni militariste previste per la giornata.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico di Trieste\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/2021-11-02-4-nov-federico.mp3\"][/audio]",[183],{"field":122,"matched_tokens":184,"snippet":180,"value":181},[76],{"best_field_score":84,"best_field_weight":125,"fields_matched":18,"num_tokens_dropped":18,"score":126,"tokens_matched":18,"typo_prefix_score":44},{"document":187,"highlight":212,"highlights":217,"text_match":82,"text_match_info":220},{"cat_link":188,"category":189,"comment_count":44,"id":190,"is_sticky":44,"permalink":191,"post_author":47,"post_content":192,"post_date":193,"post_excerpt":50,"post_id":190,"post_modified":194,"post_thumbnail":195,"post_thumbnail_html":196,"post_title":197,"post_type":55,"sort_by_date":198,"tag_links":199,"tags":207},[41],[43],"53518","http://radioblackout.org/2019/12/ruspe-baraccopoli-rom-via-germagnano/","Dicembre 2019\r\n\r\n\"Norme in materia di regolamentazione del nomadismo e di contrasto all’abusivismo\", questo il titolo del disegno di legge presentato dalla Lega ed approvato dalla Giunta regionale del Piemonte l'8 novembre. Esso mira a rendere illegali i \"campi nomadi\", peraltro voluti e creati alcuni decenni fa dalle stesse istituzioni, ma non certo per migliorare le condizioni di vita delle persone povere etichettate come \"rom\", anzi: è oggi l'era delle \"aree transito\". Si tratta di non-luoghi dove dal 2020, in tutto il Piemonte, le persone che non possono permettersi un tetto sopra la testa potranno rimanere per un massimo di tre mesi, imponendo ed estremizzando un nomadismo forzato di cui già oggi sono oggetto - attraverso sgomberi quotidiani - migliaia di individui e famiglie povere, in realtà stanziali da secoli.\r\n\r\nNomadismo forzato e repressione estrema. Nelle parole dell'assessore leghista Fabrizio Ricca, che si commentano da sé, in questi nuovi campi 3.0 \"la permanenza massima sarà di tre mesi, con impianti di videosorveglianza (...) E chi si fermerà in un campo, non potrà farvi ritorno fino all'anno successivo\". Naturalmente questi nuovi dispositivi di controllo richiederanno documenti in regola e informazioni sul reddito. Così come le targhe, le assicurazioni, le revisioni e la proprietà delle auto. Microchip per gli animali, con vaccinazioni. Ed una smart card per l'accesso: \"si dovranno pagare in anticipo le tariffe stabilite dai singoli Comuni, con la cauzione delle prime due mensilità\".\r\n\r\nEd in attesa del 2020, la Sindaca di Torino si porta avanti, riproponendo ciò che definisce il \"modello MOI\" per i campi cittadini. Lo prevede un protocollo di intesa fra Comune, Regione, Prefettura e Ministero, firmato il 16 dicembre, che porterà entro la fine dell'anno allo sgombero di parte dei campi in via Germagnano e successivamente di Strada dell'Aeroporto. Con il solito, congruente, business economico: sono già stati stanziati 250 mila euro.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Gianluca Vitale, avvocato dell'Asgi:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/vitale-online-audio-converter.com_.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nNovembre 2019\r\n\r\nAncora ruspe e muri in Via Germagnano, a Torino, dove sorgono da anni/decenni diverse baraccopoli-ghetto, vere e proprie città nella città dove trovano un tetto di fortuna i poveri che un tetto non ce l'hanno e non se lo possono permettere. Poveri e sfruttati nell'economia urbana, etichettati come \"nomadi\", perché la loro presenza stanziale e visibile non è tollerata dai padroni di questa città.\r\n\r\nIn queste ultime settimane le ruspe hanno continuato ad abbattere le case ed un altro muro è stato eretto per costruire un'ennesima frontiera urbana ed occultare alla vista la violenza della guerra di classe che si abbatte e si espande in modo sempre più capillare e pervasivo in questa città. Ma alla distopia capitalista non c'è fine ed i giornali a pieni titoli strillano \"Rivoluzione nei campi nomadi del Piemonte: dal 2020 tutti in regola e con una smart card per poter accedere\". Con la nuova legge contro-rivoluzionaria in chiave preventiva, le baraccopoli, anche quelle volute e costruite proprio dai Comuni piemontesi negli anni Novanta, saranno illegali.\r\n\r\nSiamo statx in via Germagnano per raccogliere una testimonianza sui recenti ed ennesimi sgomberi e sulle sempre più frequenti incursioni sbirresche:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/viagermagnano.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nAprile 2019\r\n\r\nRuspe su twitter, manganelli live. Salvini chiama, Appendino risponde. E prima di lei a Torino molti altri meno social, da Chiamparino a Fassino, si sono succeduti nel portare avanti senza sosta una violenta guerra ai poveri \"indecorosi\", \"pericolosi\", cioè tuttx coloro che con sudore e fatica cercano ostinatamente di sopravvivere in una \"società\" urbana governata attraverso sfruttamento razziale e sessuale, repressione, ingiustizia. Dove un tetto sulla testa e un tozzo di pane sono sempre più un lusso per pochi.\r\n\r\nSi sa che ruspe e manganelli contro \"i rom\", i poveri costretti a vivere in baracche, pagano sempre nella campagna elettorale permanente in cui viviamo. E' così che si costruisce \"la pancia del paese\", il \"buon senso\" la \"normalità fascista\" di cui poi ci si erge a portavoce. E così la Sindaca Appendino si è data da fare fin dall'inizio del suo mandato. Obiettivo: radere al suolo le favelas di Torino. Buttando in strada con l'arroganza dei ricchi centinaia di famiglie ed individui che da anni lottano per esistere in questa città con ingegno e tattiche di resistenza attraverso l'invisibilità. Alcunx a Torino ci sono natx. Bianchi ma non troppo, Europei ma di serie Zeta, deportabili sempre tra il Cpr e un foglio di via, sfruttabili alla bisogna nelle economie sommerse della città, mentre si vorrebbe cacciarli anche dal Balon.\r\n\r\nCosì, dopo lo sgombero manu militari della baraccopoli di corso Tazzoli, che esisteva da almeno 15 anni, dopo quello di via Reiss Romoli, dopo le \"bonifiche\" (termine quanto mai evocativo) in Strada dell'Aeroporto e innumerevoli altri luoghi - gestite tramite dispositivi di più o meno ordinaria amministrazione - la Sindaca di Torino ordina oggi di radere al suolo il \"campo rom\" di Via Germagnano, probabilmente il più grande di Torino da quando il PD sgomberò Lungo Stura Lazio con quel progetto di maquillage della storia chiamato \"La città possibile\".\r\n\r\nI punti ciechi alla base della Democrazia e dello Stato di Diritto si governano con la Polizia. Dopo la distruzione di una parte della baraccopoli a novembre, è di due giorni fa l'abbattimento di tutte le case nella parte iniziale del campo, nel silenzio generale della città. Spaccano i tetti, sfollano i poveri, cancellano le memorie.\r\n\r\nTeniamo alta l'attenzione e la presenza alla baraccopoli di via Germagnano. Solidali e complici con chi vive una vita sotto uno sgombero, abbiamo raccolto le voci di alcunx di loro:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Merged_Mia-r_Merge.mp3\"][/audio]","23 Dicembre 2019","2019-12-24 10:10:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/25d5a2_2050a08324c24160a02d90ead13c576emv2_d_4928_3264_s_4_2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/25d5a2_2050a08324c24160a02d90ead13c576emv2_d_4928_3264_s_4_2-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/25d5a2_2050a08324c24160a02d90ead13c576emv2_d_4928_3264_s_4_2-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/25d5a2_2050a08324c24160a02d90ead13c576emv2_d_4928_3264_s_4_2-768x509.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/25d5a2_2050a08324c24160a02d90ead13c576emv2_d_4928_3264_s_4_2.jpg 839w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Dai \"campi nomadi\" alle \"aree transito\": sul razzismo istituzionale in Piemonte",1577123696,[200,201,202,203,204,205,206],"http://radioblackout.org/tag/appendino/","http://radioblackout.org/tag/baraccopoli/","http://radioblackout.org/tag/normalita/","http://radioblackout.org/tag/polizia/","http://radioblackout.org/tag/rom/","http://radioblackout.org/tag/sgomberi/","http://radioblackout.org/tag/via-germagnano/",[208,23,21,209,210,211,25],"appendino","polizia","rom","Sgomberi",{"post_content":213},{"matched_tokens":214,"snippet":215,"value":216},[76],"cioè tuttx coloro che con \u003Cmark>sudore\u003C/mark> e fatica cercano ostinatamente di","Dicembre 2019\r\n\r\n\"Norme in materia di regolamentazione del nomadismo e di contrasto all’abusivismo\", questo il titolo del disegno di legge presentato dalla Lega ed approvato dalla Giunta regionale del Piemonte l'8 novembre. Esso mira a rendere illegali i \"campi nomadi\", peraltro voluti e creati alcuni decenni fa dalle stesse istituzioni, ma non certo per migliorare le condizioni di vita delle persone povere etichettate come \"rom\", anzi: è oggi l'era delle \"aree transito\". Si tratta di non-luoghi dove dal 2020, in tutto il Piemonte, le persone che non possono permettersi un tetto sopra la testa potranno rimanere per un massimo di tre mesi, imponendo ed estremizzando un nomadismo forzato di cui già oggi sono oggetto - attraverso sgomberi quotidiani - migliaia di individui e famiglie povere, in realtà stanziali da secoli.\r\n\r\nNomadismo forzato e repressione estrema. Nelle parole dell'assessore leghista Fabrizio Ricca, che si commentano da sé, in questi nuovi campi 3.0 \"la permanenza massima sarà di tre mesi, con impianti di videosorveglianza (...) E chi si fermerà in un campo, non potrà farvi ritorno fino all'anno successivo\". Naturalmente questi nuovi dispositivi di controllo richiederanno documenti in regola e informazioni sul reddito. Così come le targhe, le assicurazioni, le revisioni e la proprietà delle auto. Microchip per gli animali, con vaccinazioni. Ed una smart card per l'accesso: \"si dovranno pagare in anticipo le tariffe stabilite dai singoli Comuni, con la cauzione delle prime due mensilità\".\r\n\r\nEd in attesa del 2020, la Sindaca di Torino si porta avanti, riproponendo ciò che definisce il \"modello MOI\" per i campi cittadini. Lo prevede un protocollo di intesa fra Comune, Regione, Prefettura e Ministero, firmato il 16 dicembre, che porterà entro la fine dell'anno allo sgombero di parte dei campi in via Germagnano e successivamente di Strada dell'Aeroporto. Con il solito, congruente, business economico: sono già stati stanziati 250 mila euro.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Gianluca Vitale, avvocato dell'Asgi:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/vitale-online-audio-converter.com_.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nNovembre 2019\r\n\r\nAncora ruspe e muri in Via Germagnano, a Torino, dove sorgono da anni/decenni diverse baraccopoli-ghetto, vere e proprie città nella città dove trovano un tetto di fortuna i poveri che un tetto non ce l'hanno e non se lo possono permettere. Poveri e sfruttati nell'economia urbana, etichettati come \"nomadi\", perché la loro presenza stanziale e visibile non è tollerata dai padroni di questa città.\r\n\r\nIn queste ultime settimane le ruspe hanno continuato ad abbattere le case ed un altro muro è stato eretto per costruire un'ennesima frontiera urbana ed occultare alla vista la violenza della guerra di classe che si abbatte e si espande in modo sempre più capillare e pervasivo in questa città. Ma alla distopia capitalista non c'è fine ed i giornali a pieni titoli strillano \"Rivoluzione nei campi nomadi del Piemonte: dal 2020 tutti in regola e con una smart card per poter accedere\". Con la nuova legge contro-rivoluzionaria in chiave preventiva, le baraccopoli, anche quelle volute e costruite proprio dai Comuni piemontesi negli anni Novanta, saranno illegali.\r\n\r\nSiamo statx in via Germagnano per raccogliere una testimonianza sui recenti ed ennesimi sgomberi e sulle sempre più frequenti incursioni sbirresche:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/viagermagnano.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nAprile 2019\r\n\r\nRuspe su twitter, manganelli live. Salvini chiama, Appendino risponde. E prima di lei a Torino molti altri meno social, da Chiamparino a Fassino, si sono succeduti nel portare avanti senza sosta una violenta guerra ai poveri \"indecorosi\", \"pericolosi\", cioè tuttx coloro che con \u003Cmark>sudore\u003C/mark> e fatica cercano ostinatamente di sopravvivere in una \"società\" urbana governata attraverso sfruttamento razziale e sessuale, repressione, ingiustizia. Dove un tetto sulla testa e un tozzo di pane sono sempre più un lusso per pochi.\r\n\r\nSi sa che ruspe e manganelli contro \"i rom\", i poveri costretti a vivere in baracche, pagano sempre nella campagna elettorale permanente in cui viviamo. E' così che si costruisce \"la pancia del paese\", il \"buon senso\" la \"normalità fascista\" di cui poi ci si erge a portavoce. E così la Sindaca Appendino si è data da fare fin dall'inizio del suo mandato. Obiettivo: radere al suolo le favelas di Torino. Buttando in strada con l'arroganza dei ricchi centinaia di famiglie ed individui che da anni lottano per esistere in questa città con ingegno e tattiche di resistenza attraverso l'invisibilità. Alcunx a Torino ci sono natx. Bianchi ma non troppo, Europei ma di serie Zeta, deportabili sempre tra il Cpr e un foglio di via, sfruttabili alla bisogna nelle economie sommerse della città, mentre si vorrebbe cacciarli anche dal Balon.\r\n\r\nCosì, dopo lo sgombero manu militari della baraccopoli di corso Tazzoli, che esisteva da almeno 15 anni, dopo quello di via Reiss Romoli, dopo le \"bonifiche\" (termine quanto mai evocativo) in Strada dell'Aeroporto e innumerevoli altri luoghi - gestite tramite dispositivi di più o meno ordinaria amministrazione - la Sindaca di Torino ordina oggi di radere al suolo il \"campo rom\" di Via Germagnano, probabilmente il più grande di Torino da quando il PD sgomberò Lungo Stura Lazio con quel progetto di maquillage della storia chiamato \"La città possibile\".\r\n\r\nI punti ciechi alla base della Democrazia e dello Stato di Diritto si governano con la Polizia. Dopo la distruzione di una parte della baraccopoli a novembre, è di due giorni fa l'abbattimento di tutte le case nella parte iniziale del campo, nel silenzio generale della città. Spaccano i tetti, sfollano i poveri, cancellano le memorie.\r\n\r\nTeniamo alta l'attenzione e la presenza alla baraccopoli di via Germagnano. Solidali e complici con chi vive una vita sotto uno sgombero, abbiamo raccolto le voci di alcunx di loro:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Merged_Mia-r_Merge.mp3\"][/audio]",[218],{"field":122,"matched_tokens":219,"snippet":215,"value":216},[76],{"best_field_score":84,"best_field_weight":125,"fields_matched":18,"num_tokens_dropped":18,"score":126,"tokens_matched":18,"typo_prefix_score":44},{"document":222,"highlight":243,"highlights":248,"text_match":82,"text_match_info":251},{"cat_link":223,"category":224,"comment_count":44,"id":225,"is_sticky":44,"permalink":226,"post_author":47,"post_content":227,"post_date":228,"post_excerpt":50,"post_id":225,"post_modified":229,"post_thumbnail":230,"post_thumbnail_html":231,"post_title":232,"post_type":55,"sort_by_date":233,"tag_links":234,"tags":239},[41],[43],"38323","http://radioblackout.org/2016/11/torino-niente-pace-per-chi-fa-guerra/","L'assemblea antimilitarista ha indetto una settimana di iniziative in occasione del 4 novembre, festa delle forze armate italiane.\r\nLa settimana si è aperta il 29 otobre con un presidio, poi diventato itinerante per le strade del Balon e di Porta Palazzo.\r\nLe prossime iniziative sono:\r\n\r\nMercoledì 2 novembre ore 21 alla FAT, in corso Palermo 46 “Bombe, muri e frontiere. Giochi di potenza dal Mediterraneo all'Eufrate. Dal nuovo secolo americano al tutti contro tutti”\r\nInterverrà Stefano Capello, autore, tra gli altri, di \"Oltre il giardino\"\r\n\r\n\r\nVenerdì 4 novembre ore 17\r\nParata dei disertori durante la cerimonia militarista per la “festa” delle forze armate\r\nAppuntamento in piazza Castello angolo via Garibaldi\r\n\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Domenico, un compagno novarese, attivo nel movimento contro gli F35.\r\nCon lui abbiamo approfondito i temi dell'appello dell'Assemblea Antimilitarista, che vi riportiamo di seguito.\r\n\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-11-01-antimili-dome\r\nIl 4 novembre è la festa delle forze armate. Viene celebrata nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, un immane massacro per spostare un confine.\r\nIl 4 novembre è la festa degli assassini. La divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.\r\nCent'anni fa, a rischio della vita, disertarono a migliaia la guerra, consapevoli che le frontiere tra gli Stati sono le righe che demarcano il territorio di chi governa, ma non hanno nessun significato per chi abita uno o l'altro versante di una montagna, l'una o l'altra riva di un fiume, dove nuotano gli stessi pesci, dove crescono le stesse piante, dove vivono uomini e donne che si riconoscono uguali di fronte ai padroni che si fanno ricchi sul loro lavoro. \r\n\r\nCent'anni dopo, quelle trincee impastate di sangue, sudore, fango e rabbia la retorica patriottica, il garrire di bandiere e le parate militari nascondono i massacri, i pescecani che si arricchivano, le “decimazioni”, gli stupri di massa. E ancora nessuno parla delle rivolte, delle “tregue spontanee”, dell'odio per gli ufficiali. Ne resta traccia nelle canzoni, che tenaci sono passate di bocca in bocca e riecheggiano nelle labbra di chi oggi lotta contro eserciti, guerre, stati e frontiere.\r\n\r\nIn questi anni lungo i confini d'Italia si sta combattendo una guerra feroce contro la gente in viaggio, contro chi fugge conflitti dove le truppe italiane sono in prima fila.\r\nIn Iraq battaglioni d'élite dell'esercito tricolore partecipano all'assedio di Mosul, per cacciare i jihadisti dello Stato Islamico.\r\nSono in Iraq da mesi per difendere gli interessi della Trevi, la ditta italiana che si è aggiudicata i lavori alla diga di Mosul, uno snodo strategico per chi intende fare buoni affari nel paese.\r\nI governi alleati dell'Italia hanno finanziato e protetto i soldati della jihad prima in Afganistan, poi in Siria. A Mosul si sta consumando in nostro nome un altro immane massacro di uomini, donne e bambini, pedine di un gioco feroce di potenza.\r\nAd Aleppo si muore da anni nel silenzio fragoroso dei più. Le lacrime ipocrite per i bimbi morti non hanno fermato le bombe.\r\nIn Rojava, dove dal 2012 la popolazione ha deciso di attuare un percorso di autonomia politica, di solidarietà e di mutuo appoggio, nella cornice del confederalismo democratico, il governo turco bombarda le città nel silenzio fragoroso di chi, proprio sulle milizie maschili e femminili della regione a maggioranza curda della Siria, ha fatto leva per fermare l'avanzata dell'Isis. La rivoluzione democratica in Rojava apre una crepa nelle logiche di potere che caratterizzano le grandi potenze che si contendono il controllo del Mediterraneo all'Eufrate.\r\n\r\nSin dalla seconda guerra mondiale muoiono nei conflitti armati più civili e sempre meno militari. I soldati sono professionisti super addestrati, strumenti costosi e preziosi da preservare, mentre le persone senza divisa diventano obiettivi bellici di primaria importanza in conflitti che giocano la carta del terrore, per piegare la resistenza delle popolazioni che serve sottomettere, per realizzare i propri obiettivi di dominio. La propaganda di guerra all'Isis marchia come terroristi i militari della jihad, ma usa gli stessi mezzi. Solo la narrazione è diversa. Torture, rapimenti extragiudiziali, detenzioni senza processo, sono normali ovunque. L'Isis ama di più lo spettacolo e lo usa per dimostrare la propria forza e attrarre a se nuovi adepti. Al di là del palcoscenico la macelleria di Abu Graib, di Guantanamo, della School of Americas è la medesima esibita a Raqqa, Ninive, Senjal.\r\nAl riparo delle loro basi, a dieci minuti di auto dalle loro case, i piloti dei droni, osservano in uno schermo le possibili vittime, le puntano e le colpiscono come in un videogioco. La guerra virtuale diventa reale, ma accresce la distante onnipotenza di chi dispensa morte da una base lontana migliaia di chilometri dal sangue, dalle feci, dagli arti straziati, dall'inenarrabile dolore di chi vede morire i propri figli, amici, genitori.\r\nQuesti giocattoli letali costano molto meno di un bombardiere. Un Predator armato costa 4 milioni di dollari contro i 137 di un F35.\r\n\r\nL’Italia è in guerra da decenni ma la chiama pace.\r\nÈ una guerra su più fronti, che si coniuga nella neolingua del peacekeeping, dell’intervento umanitario, ma parla il lessico feroce dell’emergenza, dell’ordine pubblico, della repressione.\r\nLa guerra diventa filantropia planetaria, le bombe mezzi di soccorso.\r\nGli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq, Afganistan, gli stessi delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CIE, nelle strade delle nostre città, sono in Val Susa, sono nel Mediterraneo e sulle frontiere fatte di nulla, che imprigionano uomini, donne e bambini.\r\nGuerra esterna e guerra interna sono due facce delle stessa medaglia. Le sostiene la stessa propaganda: le questioni sociali, coniugate in termini di ordine pubblico, sono il perno su cui fa leva la narrazione militarista.\r\n\r\nTorino è uno dei principali centri dell’industria aerospaziale bellica.\r\nSono cinque le aziende piemontesi, leader nel settore: Alenia Aermacchi, Thales Alenia Space, Avio Aero, Selex Es, Microtecnica Actuation Systems / UTC. 280 SMEs.\r\nL’industria di guerra è un buon business, che non va mai in crisi. L’industria bellica italiana fa affari con chiunque. I soldi non puzzano di sangue e il made in Italy va alla grande.\r\nL'Europa ha pagato miliardi il governo turco perché trattenesse i profughi che lo scorso anno premevano alle frontiere chiuse. Li ha allontanati dalla vista e se ne è lavata le mani: nelle cerimonie ufficiali il ministro di turno spende retorica su chi muore in mare o in fondo a un tir. La verità cruda ma banale è che in Siria, in Iraq, in Afganistan, in Libia si combatte con armi che spesso sono costruite a due passi dalle nostre case.\r\nA Torino e Caselle c’è l’Alenia, la sua “missione” è fare aerei militari. Nello stabilimento di Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon, i cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli F35, della statunitense Loockeed Martin, sono costruite ed assemblati dall’Alenia.\r\nUn business milionario. Un business di morte.\r\nLo Stato italiano investe ogni ora due milioni e mezzo di euro in spese militari, di cui mezzo milione solo per comprare nuove bombe e missili, cacciabombardieri, navi da guerra e carri armati. Gli altri servono per le missioni militari all'estero, per il mantenimento del militari e delle strutture. Si tratta, per il 2016, di 48 milioni di euro al giorno. Il governo nei prossimi anni ha deciso di spenderne ancora di più. Alla faccia di chi si ammala e muore perché non riesce ad accedere a esami specialistici e cure mediche.\r\nNel nuovo Documento programmatico pluriennale della Difesa - 2016-2018 - sono previsti: 13,36 miliardi di spese nel 2016 (carabinieri esclusi), l’1,3 per cento in più rispetto all’anno scorso. Cifra che sale a 17,7 miliardi (contro i 17,5 del 2015) se si considerano i finanziamenti del ministero dell’Economia e delle Finanze alle missioni militari (1,27 miliardi, contro gli 1,25 miliardi dell’anno precedente) e quelli del ministero per lo Sviluppo Economico ai programmi di riarmo (2,54 miliardi, nel 2015 erano 2,50).\r\n\r\nFinanziamenti, quelli del Mise, che anche quest’anno garantiscono alla Difesa una continuità di budget per l’acquisto di nuovi armamenti per un totale di 4,6 miliardi di euro (contro i 4,7 del 2015). Le spese maggiori per quest’anno riguardano i cacciabombardieri Eurofighter (677 milioni), gli F-35 (630 milioni), la nuova portaerei Trieste e le nuove fregate Ppa (472 milioni), le fregate Fremm (389 milioni), gli elicotteri Nh-90 (289 milioni), il programma di digitalizzazione dell’Esercito Forza Nec (203 milioni), i nuovi carri Freccia (170 milioni), i nuovi elicotteri Ch-47f (155 milioni), i caccia M-346 (125 milioni), i sommergibili U-212 (113 milioni).\r\nLa vocazione umanitaria delle forze armate italiane ha fame di nuovi costosissimi giocattoli.\r\nIn tutto il paese ci sono aeroporti militari, poligoni, centri di controllo satellitare, postazioni di lancio dei droni.\r\nLe prove generali dei conflitti di questi anni vengono fatte nelle basi sparse per l’Italia.\r\nLa rivolta morale non basta a fermare la guerra, se non sa farsi resistenza concreta.\r\nNegli ultimi anni sono maturate esperienze che provano a saldare il rifiuto della guerra con l’opposizione al militarismo: il movimento No F35 a Novara, i no Muos che si battono contro le antenne assassine a Niscemi, gli antimilitaristi sardi che lottano contro poligoni ed esercitazioni. Anche nelle strade delle nostre città, dove controllo militare e repressione delle insorgenze sociali sono ricette universali, c’è chi non accetta di vivere da schiavo, c'è chi si oppone alla militarizzazione delle periferie, ai rastrellamenti, alle deportazioni.\r\nPer fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.\r\n\r\nContro tutti gli eserciti, contro tutte le guerre!\r\n\r\nAssemblea Antimilitarista\r\nantimilitarista@inventati.org","1 Novembre 2016","2016-11-02 12:12:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/drooker_slingshot-vs-tank-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"260\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/drooker_slingshot-vs-tank-300x260.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/drooker_slingshot-vs-tank-300x260.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/drooker_slingshot-vs-tank.jpg 461w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Torino. Niente pace per chi fa guerra",1478004380,[171,172,235,236,237,238,174],"http://radioblackout.org/tag/assemblea-antimilitarista/","http://radioblackout.org/tag/basi-militari/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/spesa-militare/",[14,16,240,241,242,27,12],"assemblea antimilitarista","basi militari","guerra",{"post_content":244},{"matched_tokens":245,"snippet":246,"value":247},[76],"quelle trincee impastate di sangue, \u003Cmark>sudore\u003C/mark>, fango e rabbia la retorica","L'assemblea antimilitarista ha indetto una settimana di iniziative in occasione del 4 novembre, festa delle forze armate italiane.\r\nLa settimana si è aperta il 29 otobre con un presidio, poi diventato itinerante per le strade del Balon e di Porta Palazzo.\r\nLe prossime iniziative sono:\r\n\r\nMercoledì 2 novembre ore 21 alla FAT, in corso Palermo 46 “Bombe, muri e frontiere. Giochi di potenza dal Mediterraneo all'Eufrate. Dal nuovo secolo americano al tutti contro tutti”\r\nInterverrà Stefano Capello, autore, tra gli altri, di \"Oltre il giardino\"\r\n\r\n\r\nVenerdì 4 novembre ore 17\r\nParata dei disertori durante la cerimonia militarista per la “festa” delle forze armate\r\nAppuntamento in piazza Castello angolo via Garibaldi\r\n\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Domenico, un compagno novarese, attivo nel movimento contro gli F35.\r\nCon lui abbiamo approfondito i temi dell'appello dell'Assemblea Antimilitarista, che vi riportiamo di seguito.\r\n\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-11-01-antimili-dome\r\nIl 4 novembre è la festa delle forze armate. Viene celebrata nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, un immane massacro per spostare un confine.\r\nIl 4 novembre è la festa degli assassini. La divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.\r\nCent'anni fa, a rischio della vita, disertarono a migliaia la guerra, consapevoli che le frontiere tra gli Stati sono le righe che demarcano il territorio di chi governa, ma non hanno nessun significato per chi abita uno o l'altro versante di una montagna, l'una o l'altra riva di un fiume, dove nuotano gli stessi pesci, dove crescono le stesse piante, dove vivono uomini e donne che si riconoscono uguali di fronte ai padroni che si fanno ricchi sul loro lavoro. \r\n\r\nCent'anni dopo, quelle trincee impastate di sangue, \u003Cmark>sudore\u003C/mark>, fango e rabbia la retorica patriottica, il garrire di bandiere e le parate militari nascondono i massacri, i pescecani che si arricchivano, le “decimazioni”, gli stupri di massa. E ancora nessuno parla delle rivolte, delle “tregue spontanee”, dell'odio per gli ufficiali. Ne resta traccia nelle canzoni, che tenaci sono passate di bocca in bocca e riecheggiano nelle labbra di chi oggi lotta contro eserciti, guerre, stati e frontiere.\r\n\r\nIn questi anni lungo i confini d'Italia si sta combattendo una guerra feroce contro la gente in viaggio, contro chi fugge conflitti dove le truppe italiane sono in prima fila.\r\nIn Iraq battaglioni d'élite dell'esercito tricolore partecipano all'assedio di Mosul, per cacciare i jihadisti dello Stato Islamico.\r\nSono in Iraq da mesi per difendere gli interessi della Trevi, la ditta italiana che si è aggiudicata i lavori alla diga di Mosul, uno snodo strategico per chi intende fare buoni affari nel paese.\r\nI governi alleati dell'Italia hanno finanziato e protetto i soldati della jihad prima in Afganistan, poi in Siria. A Mosul si sta consumando in nostro nome un altro immane massacro di uomini, donne e bambini, pedine di un gioco feroce di potenza.\r\nAd Aleppo si muore da anni nel silenzio fragoroso dei più. Le lacrime ipocrite per i bimbi morti non hanno fermato le bombe.\r\nIn Rojava, dove dal 2012 la popolazione ha deciso di attuare un percorso di autonomia politica, di solidarietà e di mutuo appoggio, nella cornice del confederalismo democratico, il governo turco bombarda le città nel silenzio fragoroso di chi, proprio sulle milizie maschili e femminili della regione a maggioranza curda della Siria, ha fatto leva per fermare l'avanzata dell'Isis. La rivoluzione democratica in Rojava apre una crepa nelle logiche di potere che caratterizzano le grandi potenze che si contendono il controllo del Mediterraneo all'Eufrate.\r\n\r\nSin dalla seconda guerra mondiale muoiono nei conflitti armati più civili e sempre meno militari. I soldati sono professionisti super addestrati, strumenti costosi e preziosi da preservare, mentre le persone senza divisa diventano obiettivi bellici di primaria importanza in conflitti che giocano la carta del terrore, per piegare la resistenza delle popolazioni che serve sottomettere, per realizzare i propri obiettivi di dominio. La propaganda di guerra all'Isis marchia come terroristi i militari della jihad, ma usa gli stessi mezzi. Solo la narrazione è diversa. Torture, rapimenti extragiudiziali, detenzioni senza processo, sono normali ovunque. L'Isis ama di più lo spettacolo e lo usa per dimostrare la propria forza e attrarre a se nuovi adepti. Al di là del palcoscenico la macelleria di Abu Graib, di Guantanamo, della School of Americas è la medesima esibita a Raqqa, Ninive, Senjal.\r\nAl riparo delle loro basi, a dieci minuti di auto dalle loro case, i piloti dei droni, osservano in uno schermo le possibili vittime, le puntano e le colpiscono come in un videogioco. La guerra virtuale diventa reale, ma accresce la distante onnipotenza di chi dispensa morte da una base lontana migliaia di chilometri dal sangue, dalle feci, dagli arti straziati, dall'inenarrabile dolore di chi vede morire i propri figli, amici, genitori.\r\nQuesti giocattoli letali costano molto meno di un bombardiere. Un Predator armato costa 4 milioni di dollari contro i 137 di un F35.\r\n\r\nL’Italia è in guerra da decenni ma la chiama pace.\r\nÈ una guerra su più fronti, che si coniuga nella neolingua del peacekeeping, dell’intervento umanitario, ma parla il lessico feroce dell’emergenza, dell’ordine pubblico, della repressione.\r\nLa guerra diventa filantropia planetaria, le bombe mezzi di soccorso.\r\nGli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq, Afganistan, gli stessi delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CIE, nelle strade delle nostre città, sono in Val Susa, sono nel Mediterraneo e sulle frontiere fatte di nulla, che imprigionano uomini, donne e bambini.\r\nGuerra esterna e guerra interna sono due facce delle stessa medaglia. Le sostiene la stessa propaganda: le questioni sociali, coniugate in termini di ordine pubblico, sono il perno su cui fa leva la narrazione militarista.\r\n\r\nTorino è uno dei principali centri dell’industria aerospaziale bellica.\r\nSono cinque le aziende piemontesi, leader nel settore: Alenia Aermacchi, Thales Alenia Space, Avio Aero, Selex Es, Microtecnica Actuation Systems / UTC. 280 SMEs.\r\nL’industria di guerra è un buon business, che non va mai in crisi. L’industria bellica italiana fa affari con chiunque. I soldi non puzzano di sangue e il made in Italy va alla grande.\r\nL'Europa ha pagato miliardi il governo turco perché trattenesse i profughi che lo scorso anno premevano alle frontiere chiuse. Li ha allontanati dalla vista e se ne è lavata le mani: nelle cerimonie ufficiali il ministro di turno spende retorica su chi muore in mare o in fondo a un tir. La verità cruda ma banale è che in Siria, in Iraq, in Afganistan, in Libia si combatte con armi che spesso sono costruite a due passi dalle nostre case.\r\nA Torino e Caselle c’è l’Alenia, la sua “missione” è fare aerei militari. Nello stabilimento di Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon, i cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli F35, della statunitense Loockeed Martin, sono costruite ed assemblati dall’Alenia.\r\nUn business milionario. Un business di morte.\r\nLo Stato italiano investe ogni ora due milioni e mezzo di euro in spese militari, di cui mezzo milione solo per comprare nuove bombe e missili, cacciabombardieri, navi da guerra e carri armati. Gli altri servono per le missioni militari all'estero, per il mantenimento del militari e delle strutture. Si tratta, per il 2016, di 48 milioni di euro al giorno. Il governo nei prossimi anni ha deciso di spenderne ancora di più. Alla faccia di chi si ammala e muore perché non riesce ad accedere a esami specialistici e cure mediche.\r\nNel nuovo Documento programmatico pluriennale della Difesa - 2016-2018 - sono previsti: 13,36 miliardi di spese nel 2016 (carabinieri esclusi), l’1,3 per cento in più rispetto all’anno scorso. Cifra che sale a 17,7 miliardi (contro i 17,5 del 2015) se si considerano i finanziamenti del ministero dell’Economia e delle Finanze alle missioni militari (1,27 miliardi, contro gli 1,25 miliardi dell’anno precedente) e quelli del ministero per lo Sviluppo Economico ai programmi di riarmo (2,54 miliardi, nel 2015 erano 2,50).\r\n\r\nFinanziamenti, quelli del Mise, che anche quest’anno garantiscono alla Difesa una continuità di budget per l’acquisto di nuovi armamenti per un totale di 4,6 miliardi di euro (contro i 4,7 del 2015). Le spese maggiori per quest’anno riguardano i cacciabombardieri Eurofighter (677 milioni), gli F-35 (630 milioni), la nuova portaerei Trieste e le nuove fregate Ppa (472 milioni), le fregate Fremm (389 milioni), gli elicotteri Nh-90 (289 milioni), il programma di digitalizzazione dell’Esercito Forza Nec (203 milioni), i nuovi carri Freccia (170 milioni), i nuovi elicotteri Ch-47f (155 milioni), i caccia M-346 (125 milioni), i sommergibili U-212 (113 milioni).\r\nLa vocazione umanitaria delle forze armate italiane ha fame di nuovi costosissimi giocattoli.\r\nIn tutto il paese ci sono aeroporti militari, poligoni, centri di controllo satellitare, postazioni di lancio dei droni.\r\nLe prove generali dei conflitti di questi anni vengono fatte nelle basi sparse per l’Italia.\r\nLa rivolta morale non basta a fermare la guerra, se non sa farsi resistenza concreta.\r\nNegli ultimi anni sono maturate esperienze che provano a saldare il rifiuto della guerra con l’opposizione al militarismo: il movimento No F35 a Novara, i no Muos che si battono contro le antenne assassine a Niscemi, gli antimilitaristi sardi che lottano contro poligoni ed esercitazioni. Anche nelle strade delle nostre città, dove controllo militare e repressione delle insorgenze sociali sono ricette universali, c’è chi non accetta di vivere da schiavo, c'è chi si oppone alla militarizzazione delle periferie, ai rastrellamenti, alle deportazioni.\r\nPer fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.\r\n\r\nContro tutti gli eserciti, contro tutte le guerre!\r\n\r\nAssemblea Antimilitarista\r\nantimilitarista@inventati.org",[249],{"field":122,"matched_tokens":250,"snippet":246,"value":247},[76],{"best_field_score":84,"best_field_weight":125,"fields_matched":18,"num_tokens_dropped":18,"score":126,"tokens_matched":18,"typo_prefix_score":44},6690,{"collection_name":55,"first_q":254,"per_page":255,"q":254},"sudore d'amare",6,{"facet_counts":257,"found":18,"hits":275,"out_of":320,"page":18,"request_params":321,"search_cutoff":33,"search_time_ms":44},[258,264],{"counts":259,"field_name":262,"sampled":33,"stats":263},[260],{"count":18,"highlighted":261,"value":261},"pink-is-punk","podcastfilter",{"total_values":18},{"counts":265,"field_name":32,"sampled":33,"stats":273},[266,268,269,271],{"count":18,"highlighted":267,"value":267},"pinkela",{"count":18,"highlighted":254,"value":254},{"count":18,"highlighted":270,"value":270},"Lonesome George",{"count":18,"highlighted":272,"value":272},"la jeunesse emmerde le FN",{"total_values":274},4,[276],{"document":277,"highlight":295,"highlights":307,"text_match":315,"text_match_info":316},{"comment_count":44,"id":278,"is_sticky":44,"permalink":279,"podcastfilter":280,"post_author":281,"post_content":282,"post_date":283,"post_excerpt":50,"post_id":278,"post_modified":284,"post_thumbnail":285,"post_title":286,"post_type":287,"sort_by_date":288,"tag_links":289,"tags":294},"41945","http://radioblackout.org/podcast/podcast-pink-is-punk-lunedi-8-maggio-2017/",[261],"dj","Prima parte:pip8maggio_1\r\n\r\nSeconda parte:pip8maggio_2\r\n\r\nTerza parte:pip8maggio_3\r\n\r\nUltima parte:pip8maggio_4","12 Maggio 2017","2018-10-29 00:00:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/sudore-200x110.jpeg","Podcast Pink is Punk! Lunedì 8 maggio 2017","podcast",1494614350,[290,291,292,293],"http://radioblackout.org/tag/la-jeunesse-emmerde-le-fn/","http://radioblackout.org/tag/lonesome-george/","http://radioblackout.org/tag/pinkela/","http://radioblackout.org/tag/sudore-damare/",[272,270,267,254],{"tags":296},[297,299,301,303],{"matched_tokens":298,"snippet":272,"value":272},[],{"matched_tokens":300,"snippet":270,"value":270},[],{"matched_tokens":302,"snippet":267,"value":267},[],{"matched_tokens":304,"snippet":306,"value":306},[76,305],"d'amare","\u003Cmark>sudore\u003C/mark> \u003Cmark>d'amare\u003C/mark>",[308],{"field":32,"indices":309,"matched_tokens":311,"snippets":313,"values":314},[310],3,[312],[76,305],[306],[306],1157451471441625000,{"best_field_score":317,"best_field_weight":318,"fields_matched":18,"num_tokens_dropped":44,"score":319,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":44},"2211897868544",13,"1157451471441625193",6691,{"collection_name":287,"first_q":254,"per_page":255,"q":254},{"title":323,"slug":324,"exerpt":50,"link":325,"featured_media":326,"slot":327},"Matinata","matinata","https://radioblackout.org/shows/matinata/","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/markus-gjengaar-162730-unsplash.jpg",{"day":328,"start":329,"end":330},"domenica","11:00","13:00",["Reactive",332],{},["Set"],["ShallowReactive",335],{"$f_gHogzgsXwyL7KBO1jhzKvSrPuXuDt76udnDdqtTLrs":-1,"$fh307JZ1RnHwN1T0CI26u8h38hZiGZaZ6LSyH4cOqGuM":-1},true,"/search?query=sudore+d%27amare"]