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Secondo il sito specializzato ItaMilRadar che monitora il traffico aereo militare nel Mediterraneo, nei giorni 13, 15 e 16 giugno sono state documentate lunghe missioni nello spazio aereo prossimo ad Israele, Libano e alla Striscia di Gaza di un velivolo-spia Boeing P-8 “Poseidon” di US Navy, decollato dalla stazione aeronavale di Sigonella. Quelle missioni di sorveglianza marittima si inseriscono in una più ampia catena operativa culminata nell’attacco sferrato dagli Stati Uniti contro i siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz e Isfahan, tra il 21 e il 22 giugno, sotto il nome di Operation Midnight Hammer. Un’operazione condotta da B-2 Spirit e missili Tomahawk, con decolli dagli Usa e rotta attraverso il Mediterraneo. A Sigonella, tutto è stato predisposto per il dispiegamento permanente dei Poseidon: hangar inaugurati nel 2022 per 26,5 milioni di dollari, aree di parcheggio ampliate, centri di manutenzione e decollo parallelo dei droni Global Hawk, Triton e AGS Nato. Tutti operativi per missioni Isr (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance) nell’ambito del programma Bams (Broad Area Maritime Surveillance), il più ambizioso disegno di controllo navale Usa sul fianco sud della Nato. A Napoli, nel cuore della città, ha sede il Comando Naveur-Navaf che ha coordinato le operazioni del sottomarino Uss Georgia, da cui sono partiti i Tomahawk lanciati contro l’Iran.\r\n\r\n \r\n\r\nNe parliamo con Antonio Mazzeo militante antimilitarista .\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/INFO-30062025-MAZZEO.mp3\"][/audio]","30 Giugno 2025","SIGONELLA E BASI USA IN SICILIA AL CENTRO DELLA GUERRA AMERICANA .","2025-06-30 17:57:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/INFO-30062025-SIGONELLA-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"145\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/INFO-30062025-SIGONELLA-300x145.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/INFO-30062025-SIGONELLA-300x145.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/INFO-30062025-SIGONELLA-768x372.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/INFO-30062025-SIGONELLA.jpg 950w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","DA SIGONELLA PARTE LA GUERRA NEL CUORE DEL MEDITERRANEO .",1751306244,[179,180,107,181,182,183,184,110],"http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/cia/","http://radioblackout.org/tag/italia-basi-nato-e-usa/","http://radioblackout.org/tag/niscemi/","http://radioblackout.org/tag/no-muos/","http://radioblackout.org/tag/sicilia/",[19,186,15,187,188,189,190,17],"CIA","italia basi nato e usa","niscemi","no Muos","sicilia",{"post_content":192},{"matched_tokens":193,"snippet":194,"value":195},[125],"operativi per missioni Isr (Intelligence, \u003Cmark>Surveillance\u003C/mark>, Reconnaissance) nell’ambito del programma Bams","Passa immancabilmente dalla base siciliana di Sigonella parte del sostegno delle forze armate USA alla guerra di Israele contro l’Iran. 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Ufficialmente sino a pochi mesi fa i velivoli potevano condurre esclusivamente missioni di intelligence.\r\nL’accordo sarebbe stato fatto in gennaio,ma solo ora è stato reso noto dal Wall Street Journal. Il Ministero della Difesa avrebbe però posto tre condizioni: i velivoli possono agire solo in appoggio a unità d’élite nel caso siano in pericolo, ogni incursione sarà autorizzata volta per volta, la disposizione si applica a qualsiasi area dove sia presente l’Isis. Differenze sottili, visto che le Special Forces hanno compiti quasi sempre d’attacco.\r\nQuesta mattina il ministro della Difesa Gentiloni ha precisato ai media che l’accordo con gli Stati Uniti per Sigonella non implica un’accelerazione dell’impegno bellico dell’Italia in Libia.\r\nEquilibrismi politici sulla cui stabilità è lecito dubitare.\r\nGià nel 2011 Sigonella era stata base per aerei e droni impegnati nella guerra per la Libia.\r\nDi fatto, come rivela Antonio Mazzeo nel suo blog, il ruolo di Sigonella è nevralgico su scala mondiale.\r\n\r\nAscolta la diretta con Antonio Mazzeo:\r\n\r\n2016-02-23-mazzeo-sigonella\r\n\r\nLeggi il suo articolo dell’11 febbraio:\r\n\r\nA Sigonella il centro satellitare per teleguidare i droni killer USA\r\nLa base siciliana di Sigonella si prepara ad ospitare uno dei principali centri al mondo per il comando, il controllo satellitare e la manutenzione di tutti i droni delle forze armate statunitensi. Il 14 novembre 2015 il Naval Facilities Engineering Command Office per l’Europa e l’Asia sud-occidentale della Marina militare Usa con sede a Napoli ha pubblicato il bando di gara per la realizzazione nella stazione aeronavale n. 2 di Sigonella (NAS 2) dell’UAS SATCOM Relay Pads and Facility, un sito fornito di tutte le attrezzature necessarie a supportare le telecomunicazioni via satellite del Sistema degli aerei senza pilota (Unmanned Aircraft System - UAS) e assicurare “lo spazio per la gestione delle operazioni e delle attività di manutenzione” dei droni in dotazione all’US Air Force e all’US Navy. Il bando, classificato con il codice n. 3319116r1007, prevede la demolizione e la rimozione delle vecchie infrastrutture ospitate nell’area e la realizzazione del nuovo centro per il controllo satellitare dei velivoli senza pilota con relative strade d’accesso per un importo compreso tra i 10 e i 25 milioni di dollari. La società contractor dovrà consegnare i lavori entro 550 giorni dalla stipula dell’accordo con il Dipartimento della marina statunitense.\r\n\r\n \r\n\r\nIl progetto per realizzare in Sicilia l’UAS SATCOM Relay Pads and Facility era stato presentato la prima volta al Congresso nell’aprile del 2011, ma l’approvazione è giunta solo in occasione della predisposizione del bilancio per le costruzioni militari per l’anno fiscale 2016. “Nel nuovo centro saranno installati dodici ripetitori UAS SATCCOM con antenne, macchinari e generatori di potenza con la possibilità di aggiungere altri otto ripetitori della stessa tipologia”, è riportato nella scheda progettuale fornita dal Dipartimento della difesa. “Il progetto prevede inoltre tutti i sistemi infrastrutturali, meccanici, elettrici, stradali, di prevenzione incendi ed allarme per supportare il sito per le comunicazioni satellitari”.\r\n\r\n \r\n\r\n“Il Sistema degli aerei senza pilota richiede un’ampia facility che assicuri la massime efficienza operativa durante le missioni di attacco armato e di riconoscimento a supporto deiwar-fighters”, aggiunge il Pentagono. “La costruzione di unaSATCOM Antenna Relay facility è necessaria per supportare i link di comando dei velivoli controllati a distanza, in modo da collegare le stazioni terrestre presenti negli Stati Uniti con gli aerei senza pilota operativi nella regione dell’Oceano atlantico. Con il completamento di questo progetto saranno soddisfatte le richieste a lungo termine di ripetitori SATCOM per i “Predator” (MQ-1), i “Reaper” (MQ-9) e i “Global Hawk” (RQ-4). Il nuovo sito supporterà inoltre il sistema si sorveglianza aeronavale con velivoli senza pilota UAV Broad Area Maritime Surveillance (BAMS) di US Navy e le missioni speciali del Big Safari di US Air Force”. Il programma BAMSvede l’acquisizione di una quarantina di droni di ultima generazione “Global Hawk” da schierare nelle stazioni aeronavali di Jacksonville (Florida), Kadena (Giappone), Diego Garcia, Hawaii e Sigonella; il Big Safari è invece un articolato programma di acquisizione, gestione, potenziamento di speciali sistemi d’arma avanzati (velivoli senza pilota, grandi aerei da trasporto e per le operazioni d’intelligence e riconoscimento, ecc.) coordinato dal 645th Aeronautical Systems Group dell’US Air Force con sede nella base di Wright-Patterson (Ohio).\r\n\r\n \r\n\r\nI droni-spia e i droni-killer che opereranno sotto il controllo del nuovo centro di Sigonella saranno utilizzati per le missioni pianificate dai comandi strategici di Eucom, Africom e Centcom, in modo da fornire in tempo reale le “informazioni più aggiornate ai reparti combattenti”. “Il sito di Sigonella garantirà la metà delle trasmissioni del Sistema dei velivoli senza pilota UAS e opererà in appoggio al sito di Ramstein (Germania)”, aggiunge il Pentagono. “Senza l’UAS SATCOM Relay Site gli aerei senza pilota non saranno in grado di effettuare le loro missioni essenziali, non potranno essere sostenuti gli attacchi armati e si verificherà una riduzione significativa delle capacità operative odierne e un impatto negativo grave per le future missioni d’oltremare”.\r\n\r\n \r\n\r\nLa stazione per il controllo satellitare dei droni di Ramstein è stata completata nel secondo semestre del 2013 all’interno della foresta che sorge nei pressi del grande impianto di baseball utilizzato dal personale militare Usa di stanza nella grande installazione tedesca. Secondo quanto riportato in una lunga inchiesta pubblicata nell’aprile 2015 da The Intercept, il giornale fondato da Glenn Greenwald, l’UAS Satcom Relay di Ramstein è il vero “cuore hi-teach della guerra Usa dei droni”. “Ramstein fa viaggiare sia il segnale satellitare che dice al drone cosa fare sia quello che trasporta le immagini che il drone vede”, aggiunge The Intercept. “Questi dati viaggiano attraverso i cavi sottomarini a fibra ottica, ma è grazie al sistema UAS Satcom che il segnale riesce a viaggiare senza ritardi in modo da permettere ai piloti di manovrare un velivolo a migliaia di chilometri con la necessaria tempestività”. Dalla stazione di Ramstein i segnali sono trasmessi ai satelliti militari operanti nello spazio in banda Ku e alla grande base aerea di Creech (Nevada), la principale centrale di US Air Force per le operazioni planetarie dei droni. Il nuovo UAS Satcom Relay di Sigonella opererà come stazione “gemella” dell’infrastruttura ospitata in Germania, assicurando l’“indispensabile” backup alle operazioni d’intelligence e di telecomunicazione satellitare di Ramstein.\r\n\r\n \r\n\r\nA Sigonella sarà realizzata pure un’ampia area per la sosta dei velivoli senza pilota USA. “Il costo delle infrastrutture di supporto è superiore del 25% di quanto calcolato preventivamente perché la facility deve essere realizzata in un’area sottosviluppata e delicata dal punto di vista ecologico”, spiega il Pentagono. “La SATCOM Communications Support Facility avrà un’estensione di 1.200 metri quadri e non potrà contare sull’apporto finanziario della NATO”. Quando la nuova stazione entrerà in funzione, verranno trasferiti a Sigonella 55 militari e 58 dipendenti civili dell’US Air Force.\r\n\r\nLa base aereonavale siciliana ospita stabilmente dal 2009 alcuni droni-spia “Global Hawk” della Marina Usa e dal 2013 pure uno stormo di droni-killer MQ-1 “Predator” dell’US Air Force, utilizzati per le incursioni in Libia, Somalia, Regione dei Grandi Laghi, Mali e Niger. A partire dal prossimo anno, Sigonella farà pure da centro di comando e controllo dell’AGS - Alliance Ground Surveillance, il nuovo programma disorveglianza terrestre della NATO che verterà su una componente aerea basata su cinque velivoli a controllo remoto “Global Hawk” versione Block 40, che saranno installati anch’essi in Sicilia.\r\n\r\n ","23 Febbraio 2016","2016-02-26 12:56:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/sigonella_tempesta_N-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"198\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/sigonella_tempesta_N-300x198.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/sigonella_tempesta_N-300x198.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/sigonella_tempesta_N.jpg 483w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sigonella. L’Italia da il via ai droni-killer",1456248593,[],[],{"post_content":217},{"matched_tokens":218,"snippet":219,"value":220},[125],"senza pilota UAV Broad Area Maritime \u003Cmark>Surveillance\u003C/mark> (BAMS) di US Navy e le","Il governo italiano ha autorizzato gli Stati Uniti a usare Sigonella come base di partenza per le missioni di bombardamento dei droni. Ufficialmente sino a pochi mesi fa i velivoli potevano condurre esclusivamente missioni di intelligence.\r\nL’accordo sarebbe stato fatto in gennaio,ma solo ora è stato reso noto dal Wall Street Journal. Il Ministero della Difesa avrebbe però posto tre condizioni: i velivoli possono agire solo in appoggio a unità d’élite nel caso siano in pericolo, ogni incursione sarà autorizzata volta per volta, la disposizione si applica a qualsiasi area dove sia presente l’Isis. 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La società contractor dovrà consegnare i lavori entro 550 giorni dalla stipula dell’accordo con il Dipartimento della marina statunitense.\r\n\r\n \r\n\r\nIl progetto per realizzare in Sicilia l’UAS SATCOM Relay Pads and Facility era stato presentato la prima volta al Congresso nell’aprile del 2011, ma l’approvazione è giunta solo in occasione della predisposizione del bilancio per le costruzioni militari per l’anno fiscale 2016. “Nel nuovo centro saranno installati dodici ripetitori UAS SATCCOM con antenne, macchinari e generatori di potenza con la possibilità di aggiungere altri otto ripetitori della stessa tipologia”, è riportato nella scheda progettuale fornita dal Dipartimento della difesa. “Il progetto prevede inoltre tutti i sistemi infrastrutturali, meccanici, elettrici, stradali, di prevenzione incendi ed allarme per supportare il sito per le comunicazioni satellitari”.\r\n\r\n \r\n\r\n“Il Sistema degli aerei senza pilota richiede un’ampia facility che assicuri la massime efficienza operativa durante le missioni di attacco armato e di riconoscimento a supporto deiwar-fighters”, aggiunge il Pentagono. “La costruzione di unaSATCOM Antenna Relay facility è necessaria per supportare i link di comando dei velivoli controllati a distanza, in modo da collegare le stazioni terrestre presenti negli Stati Uniti con gli aerei senza pilota operativi nella regione dell’Oceano atlantico. Con il completamento di questo progetto saranno soddisfatte le richieste a lungo termine di ripetitori SATCOM per i “Predator” (MQ-1), i “Reaper” (MQ-9) e i “Global Hawk” (RQ-4). Il nuovo sito supporterà inoltre il sistema si sorveglianza aeronavale con velivoli senza pilota UAV Broad Area Maritime \u003Cmark>Surveillance\u003C/mark> (BAMS) di US Navy e le missioni speciali del Big Safari di US Air Force”. Il programma BAMSvede l’acquisizione di una quarantina di droni di ultima generazione “Global Hawk” da schierare nelle stazioni aeronavali di Jacksonville (Florida), Kadena (Giappone), Diego Garcia, Hawaii e Sigonella; il Big Safari è invece un articolato programma di acquisizione, gestione, potenziamento di speciali sistemi d’arma avanzati (velivoli senza pilota, grandi aerei da trasporto e per le operazioni d’intelligence e riconoscimento, ecc.) coordinato dal 645th Aeronautical Systems Group dell’US Air Force con sede nella base di Wright-Patterson (Ohio).\r\n\r\n \r\n\r\nI droni-spia e i droni-killer che opereranno sotto il controllo del nuovo centro di Sigonella saranno utilizzati per le missioni pianificate dai comandi strategici di Eucom, Africom e Centcom, in modo da fornire in tempo reale le “informazioni più aggiornate ai reparti combattenti”. “Il sito di Sigonella garantirà la metà delle trasmissioni del Sistema dei velivoli senza pilota UAS e opererà in appoggio al sito di Ramstein (Germania)”, aggiunge il Pentagono. “Senza l’UAS SATCOM Relay Site gli aerei senza pilota non saranno in grado di effettuare le loro missioni essenziali, non potranno essere sostenuti gli attacchi armati e si verificherà una riduzione significativa delle capacità operative odierne e un impatto negativo grave per le future missioni d’oltremare”.\r\n\r\n \r\n\r\nLa stazione per il controllo satellitare dei droni di Ramstein è stata completata nel secondo semestre del 2013 all’interno della foresta che sorge nei pressi del grande impianto di baseball utilizzato dal personale militare Usa di stanza nella grande installazione tedesca. Secondo quanto riportato in una lunga inchiesta pubblicata nell’aprile 2015 da The Intercept, il giornale fondato da Glenn Greenwald, l’UAS Satcom Relay di Ramstein è il vero “cuore hi-teach della guerra Usa dei droni”. “Ramstein fa viaggiare sia il segnale satellitare che dice al drone cosa fare sia quello che trasporta le immagini che il drone vede”, aggiunge The Intercept. “Questi dati viaggiano attraverso i cavi sottomarini a fibra ottica, ma è grazie al sistema UAS Satcom che il segnale riesce a viaggiare senza ritardi in modo da permettere ai piloti di manovrare un velivolo a migliaia di chilometri con la necessaria tempestività”. Dalla stazione di Ramstein i segnali sono trasmessi ai satelliti militari operanti nello spazio in banda Ku e alla grande base aerea di Creech (Nevada), la principale centrale di US Air Force per le operazioni planetarie dei droni. Il nuovo UAS Satcom Relay di Sigonella opererà come stazione “gemella” dell’infrastruttura ospitata in Germania, assicurando l’“indispensabile” backup alle operazioni d’intelligence e di telecomunicazione satellitare di Ramstein.\r\n\r\n \r\n\r\nA Sigonella sarà realizzata pure un’ampia area per la sosta dei velivoli senza pilota USA. “Il costo delle infrastrutture di supporto è superiore del 25% di quanto calcolato preventivamente perché la facility deve essere realizzata in un’area sottosviluppata e delicata dal punto di vista ecologico”, spiega il Pentagono. “La SATCOM Communications Support Facility avrà un’estensione di 1.200 metri quadri e non potrà contare sull’apporto finanziario della NATO”. Quando la nuova stazione entrerà in funzione, verranno trasferiti a Sigonella 55 militari e 58 dipendenti civili dell’US Air Force.\r\n\r\nLa base aereonavale siciliana ospita stabilmente dal 2009 alcuni droni-spia “Global Hawk” della Marina Usa e dal 2013 pure uno stormo di droni-killer MQ-1 “Predator” dell’US Air Force, utilizzati per le incursioni in Libia, Somalia, Regione dei Grandi Laghi, Mali e Niger. A partire dal prossimo anno, Sigonella farà pure da centro di comando e controllo dell’AGS - Alliance Ground \u003Cmark>Surveillance\u003C/mark>, il nuovo programma disorveglianza terrestre della NATO che verterà su una componente aerea basata su cinque velivoli a controllo remoto “Global Hawk” versione Block 40, che saranno installati anch’essi in Sicilia.\r\n\r\n ",[222],{"field":152,"matched_tokens":223,"snippet":219,"value":220},[125],{"best_field_score":161,"best_field_weight":162,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":200,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},{"document":226,"highlight":246,"highlights":251,"text_match":159,"text_match_info":254},{"cat_link":227,"category":228,"comment_count":47,"id":229,"is_sticky":47,"permalink":230,"post_author":50,"post_content":231,"post_date":232,"post_excerpt":53,"post_id":229,"post_modified":233,"post_thumbnail":234,"post_thumbnail_html":235,"post_title":236,"post_type":58,"sort_by_date":237,"tag_links":238,"tags":244},[44],[46],"31187","http://radioblackout.org/2015/09/trident-juncture-2015-il-trampolino-di-birgi-per-la-nato-del-terzo-millennio/","La Sicilia laboratorio sperimentale della NATO. L’aeroporto di Trapani Birgi trampolino di lancio delle forze NATO del Terzo Millennio, per un’alleanza militare sempre più aggressiva, flessibile e globale. Tra lo Stretto di Gibilterra e il Mediterraneo centrale e i grandi poligoni di guerra di Spagna, Portogallo e Italia 30.000 militari, 200 velivoli e 50 unità navali di 33 nazioni per la più grande esercitazione NATO dalla fine della guerra fredda. Ospiti d’eccezione, i manager delle industrie militari di 15 Paesi. Molto interessati. I frequenti decolli e atterraggi comportano rischi elevatissimi per il traffico passeggeri di Birgi e per le migliaia di abitanti delle città di Trapani e Marsala e delle Isole Egadi? Poco interessa!\r\n\r\n“La prevista esercitazione internazionale Trident Juncture 2015, inizialmente pianificata per il prossimo autunno e che avrebbe portato oltre 80 velivoli e circa 5.000 militari di varie nazionalità a operare sull’aeroporto sardo di Decimomannu e a permanere nei territori circostanti per quattro settimane, è stata da tempo riprogrammata sull’aeroporto di Trapani”. L’annuncio, ai primi di giugno, è dell’ufficio stampa dello Stato maggiore dell’Aeronautica militare italiana. Trident Juncture 2015, la “più grande esercitazione NATO dalla fine della guerra fredda”, come è stata definita dal Comando generale dell’Alleanza Atlantica, avrà come centro nodale lo scalo aereo siciliano: dal 28 settembre al 6 novembre, cacciabombardieri, grandi velivoli da trasporto e aerei spia decolleranno dalle piste di Birgi per simulare attacchi contro unità navali, sottomarini e target terrestri e testare i nuovi sistemi di distruzione di massa.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, autore dell'articolo che state leggendo, comparso inizialmente su \"Casablanca. Le siciliane\" e sul blog dell'autore.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-09-01-antoniomazzeo-trident\r\n\r\nAl ministero della Difesa, a Roma, si smentisce che il trasferimento dei war games in Sicilia sia stato determinato dalle azioni di lotta dei comitati locali sardi che si oppongono all’asfissiante processo di militarizzazione della Sardegna. Eppure, in un primo momento, una nota del comando militare aveva riportato testualmente che nell’Isola “erano venute a mancare le condizioni per operare con la serenità necessaria per un’attività di tale portata e complessità, che coinvolgerà tutte le aeronautiche dei Paesi NATO”. Poi, invece, hanno spiegato che dietro il dirottamento a Trapani di uomini e mezzi alleati c’erano solo ragioni di tipo tattico o geografiche. “In relazione allo svolgimento dell’esercitazione Trident Juncture 2015 – spiega lo Stato maggiore dell’Aeronautica - la scelta della base di Trapani, unitamente ad altre aree operative nazionali utilizzate dalle altre componenti, è stata presa in considerazione per motivi eminentemente logistici, operativi e di distanze percorribili per ottimizzare le risorse a disposizione e per la pregressa esperienza maturata nel corso di altre operazioni condotte sulla base”.\r\n\r\nTrident Juncture interesserà lo spazio aereo e marittimo compreso tra lo Stretto di Gibilterra e il Mediterraneo centrale e i grandi poligoni di guerra di Spagna, Portogallo e Italia. Sotto la supervisione del JFC - Joint Force Command Neaples (JFC), il comando alleato con quartier generale a Lago Patria (Napoli), prenderanno parte alla maxi esercitazione oltre 30.000 militari, 200 velivoli e 50 unità navali di 33 nazioni (i 28 membri NATO più 5 partner internazionali). Ospiti d’eccezione, i manager delle industrie militari di 15 Paesi, onde consentire una “conoscenza più amplia e più profonda tra il settore produttivo e il regime addestrativo dell’Alleanza”, come dichiarato dal Comando NATO di Bruxelles. “Trident Juncture è finalizzata all’addestramento e alla verifica delle capacità dei suoi assetti aerei, terrestri, navali e delle forze speciali, nell’ambito di una forza ad elevata prontezza d’impiego e tecnologicamente avanzata, da utilizzare rapidamente ovunque sia necessario”, spiegano i vertici militari. “L’esercitazione simulerà uno scenario adattato alle nuove minacce, come la cyberwar e la guerra asimmetrica e rappresenterà, inoltre, per gli alleati ed i partner, l’occasione per migliorare l’interoperabilità della NATO in un ambiente complesso ad alta conflittualità”\r\n\r\nAll’ultimo vertice dell’Alleanza tenutosi in Galles nel settembre dello scorso anno, è stato approvato il cosiddetto Readiness Action Plan (RAP) che prevede l’implementazione di una serie di strumenti militari per consentire alla NATO di “rispondere velocemente e con fermezza” alle minacce che intende affrontare nell’immediato futuro nell’area compresa tra il Medio Oriente e il Nord Africa e nell’Europa centrale ed orientale, specie alla luce della recente crisi in Ucraina. “Il nuovo Piano di pronto intervento prevede anche un cambiamento della postura delle forze armate alleate di fronte alla minaccia rappresentata dalla guerra ibrida (sovversione, uso dei social network per diffondere foto false, intimidazione con la presenza massiccia di truppe ai confini, disinformazione, propaganda, ecc.), in aggiunta alla guerra convenzionale”, spiegano gli strateghi NATO. Tra le adaption measures più rilevanti adottate in Galles, quella di triplicare il numero dei militari assegnati alla NATO Response Force (NRF), la forza di pronto intervento in grado di essere schierata in tempi rapidissimi in qualsiasi parte del pianeta e che proprio Trident Juncture 2015 dovrà certificarne centri di comando e controllo e capacità di risposta. “La Forza di risposta della NATO è un composto multinazionale tecnologicamente avanzato, rapidamente dispiegabile in operazioni speciali per fornire una risposta militare ad una crisi emergente”, ricorda l’analista Andrea Manciulli, autore di un recente saggio su L’evoluzione della Nato. “Discussa per la prima volta nel vertice di Praga del 2002 e raggiunta la piena capacità operativa nell’ottobre 2006, la Forza di reazione rapida è aperta ai paesi partner, una volta approvati dal Consiglio del Nord Atlantico, e si basa su un sistema a rotazione, inizialmente di 6 ed ora di 12 mesi, delle forze speciali terrestri, aeree e marittime degli alleati”. Alla NRF sono stati assegnati pure funzioni di polizia e gestione dell’“ordine pubblico” e d’intervento in caso di disastri. Così, alcune unità speciali sono state dispiegate in Grecia in occasione dei Giochi Olimpici del 2004 e a supporto delle lezioni presidenziali in Afghanistan nel settembre dello stesso anno; tra il settembre e l’ottobre del 2005 la NRF ha distribuito aiuti umanitari alle popolazioni colpite negli Stati Uniti dall’uragano “Katrina” e, poi, in Pakistan (dall’ottobre 2005 al febbraio 2006), dopo il violento terremoto che ha distrutto parte del paese. In attesa d’incorporare sino a 30.000 effettivi, la NRF già dispone di una brigata multinazionale (supportata da altre due brigate pre-designate all’impiego), due gruppi navali (lo Standing Nato Maritime Group SNMG e lo Standing Nato Mine Countermeasures Group SNMCG), una componente aerea, un’unità CBRN (Chemical, Biological, Radiological, Nuclear). Attori chiave della NRF sono i Rapid Deployable Corps (NRDC) che si esercitano con attività addestrative di durata anche semestrale nella conduzione di un’ampia gamma di missioni (dalla guerra ad alta intensità alla lotta contro il terrorismo o l’assistenza umanitaria in caso di disastri, ecc.). Gran Bretagna, Francia, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Polonia, Norvegia, Romania, Spagna e Turchia sono i paesi europei che più contribuiscono finanziariamente e operativamente ai Corpi di Rapido Intervento NATO.\r\n\r\nA battesimo la nuova task force dell’Alleanza\r\nIl fondamento strategico per potenziare l’interoperabilità e le capacità di rischiaramento avanzato della Forze di pronto intervento è stato fissato nel 2013 dalla Connected Forces Initiative (CFI), l’iniziativa dell’Allied Command Transformation (ACT), il Comando alleato per la trasformazione con sede a Norfolk, Virginia, da cui dipendono una ventina di centri d’eccellenza NATO, due dei quali presenti in Italia (il Modelling & Simulation di Roma e lo Stability Policing COE di Vicenza). I documenti alleati prevedono a breve il rafforzamento della NRF con una brigata da combattimento di 2.500-3.000 uomini (con tre battaglioni di fanteria leggera, motorizzata o aeromobile, più alcuni battaglioni pesanti dotati di artiglieria, del genio, per la “difesa” NBC nucleare, batteriologica e chimica); un gruppo aereo composto da una quarantina tra velivoli da combattimento, di trasporto ed elicotteri, in grado di realizzare sino a 200 sortite al giorno; una task force navale formata da un gruppo guidato da una portaerei, un gruppo anfibio e un gruppo d’azione di superficie, per un totale di 10–12 navi. Fondamentale sarà il ruolo dei nuovi sistemi di telerilevamento ed intelligence, primo fra tutti l’AGS (Alliance Ground Surveillance) che a partire dal prossimo anno sarà attivato nella base siciliana di Sigonella grazie all’acquisizione di alcuni velivoli senza pilota Global Hawk di ultima generazione.\r\n\r\n \r\n\r\nL’esercitazione Trident Juncture 2015 consentirà di sperimentare per la prima volta in scala continentale quella che è destinata a fare da corpo d’élite della NRF, la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), la forza congiunta di pronto intervento opportunamente denominata Spearhead (punta di lancia). Prevista dal Readiness Action Plan, la VJTF sarà pienamente operativa a partire dal prossimo anno e verterà su una brigata di terra di 5.000 militari, supportata da forze aeree e navali speciali e, in caso di crisi maggiori, da due altre brigate con capacità di dispiegamento rapido, fornite a rotazione e su base annuale da alcuni paesi dell’Alleanza. La leadership sarà assunta alternativamente da Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna, Polonia e Spagna. “La Spearhead force sarà in grado di essere schierata in meno di 48 ore”, afferma il Comando Nato. “In particolare, essa potrà essere di grande aiuto nel contrastare operazioni irregolari ibride come ad esempio lo schieramento di truppe senza le insegne nazionali o regolari e contro gruppi d’agitatori. Se saranno individuati infiltrati o pericoli di attacchi terroristici, la VJTC potrà essere inviata in un paese per operare a fianco della polizia nazionale e delle autorità di frontiera per bloccare le attività prima che si sviluppi una crisi”. Con la creazione della task force, la NATO ha riorganizzato quartier generali e comandi operativi: la Forza di pronto intervento NRF, nello specifico, è stata posta gerarchicamente sotto il controllo dei JFC - Joint Force Command di Brunssum (Olanda) e Napoli e di alcuni sottocomandi: per la componente terrestre (First German-Netherland Corps) quello di Münster, Germania; per la componente aerea (Joint Force Air Component HQ) Lione, Francia; per la componente navale (Spanish Maritime Force Command) Rota, Spagna; per le Forze Speciali (Polish Special Operations Command) Cracovia; per i Supporti logistici (Joint Logistic Support Group) Napoli.\r\n\r\nUn aeroporto ostaggio dei signori della guerra\r\nIl transito e il dispiegamento nello scalo siciliano di Trapani Birgi di decine di cacciabombardieri, aerei radar, velivoli cargo e rifornitori in volo non potrà che avere effetti pesantissimi sulla sicurezza e la regolarità del traffico aereo civile (grazie ai low cost questo aeroporto è uno dei più trafficati di tutto il sud Italia, ben 1.598.571 passeggeri in transito lo scorso anno). Nel trapanese è ancora vivo il ricordo di quanto avvenne nella primavera-estate del 2011, quando Birgi fu utilizzata dalla coalizione internazionale a guida USA-NATO per le operazioni di guerra contro la Libia di Gheddafi. In particolare, dal 21 al 31 marzo furono interdetti tutti i voli civili mentre successivamente, sino alla fine del mese di agosto, lo Stato Maggiore dell’Aeronautica impose un tetto massimo di 40 movimenti giornalieri che causò una drastica flessione del flusso estivo di turisti nelle province occidentali della Sicilia. Le operazioni di guerra in Libia proseguirono sino al 31 ottobre 2011, con grande dispiegamento a Birgi di uomini e mezzi dell’Aeronautica italiana e di alcuni partner NATO. I cacciabombardieri F-16 in dotazione allora al 37° Stormo dell’Aeronautica di Trapani Birgi operarono prima sotto il comando delle forze armate USA per il continente africano (US Africom) con compiti di “protezione e scorta delle missioni di soppressione delle difese aeree nemiche” ed “offensiva contro-aerea” e, successivamente, nell’ambito della missione NATO Unified Protector, per la “protezione di aerei rifornitori e radar AWACS, ricerca ed intercettazione di elicotteri ed aerei, implementazione della No Fly Zone”. A partire dal 1° aprile nello scalo siciliano fu costituito il T.G.A. - Task Group Air Birgi per coordinare le operazioni dei velivoli rischierati dall’Aeronautica (gli Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle, i Tornado IDS del 6° Stormo di Ghedi-Brescia ed ECR del 50° Stormo di Piacenza, gli AMX del 32° Stormo di Amendola-Foggia e del 51° Stormo di Istrana-Treviso). In sette mesi di attività, i caccia italiani eseguirono da Trapani quasi 1.700 missioni per un totale di oltre 6.700 ore di volo, sganciando in Libia più di 500 tra bombe e missili da crociera a lunga gittata. Dal Task Group Air Birgi dipese pure l’utilizzo degli aerei senza pilota Predator B, in dotazione al 32° Stormo. A Trapani furono trasferiti infine sette caccia F-18 Hornet, due velivoli tanker C-150T e due CP-140 Aurora per la guerra elettronica delle forze armate canadesi, tre velivoli E-3A AWACS della NATO e due AWACS e due aerei da trasporto VC-10 Vickers britannici. Dallo scalo siciliano transitarono pure 300 aerei cargo e circa 2.000 tonnellate di materiale a disposizione della coalizione alleata. Stando alle stime ufficiali, la NATO avrebbe lanciato da Trapani quasi il 14% dei blitz aerei contro obiettivi libici.\r\n\r\n \r\n\r\nL’aeroporto di Birgi è classificato ancora come “scalo militare destinato al ruolo di Deployement Operating Base (DOB)”: sostiene cioè i rischieramenti di velivoli da guerra italiani e NATO, ma le sue due piste lunghe rispettivamente 2.695 e 2.620 metri, possono essere aperte al traffico aereo civile “a determinate condizioni”. Attualmente lo scalo ospita il Comando del 37° Stormo dell’Aeronautica, il 18° Gruppo di volo dotato di otto caccia multiruolo di ultima generazione Eurofighter Typhoon e l’82° Centro CSAR (Combat Search and Rescue), equipaggiato con gli elicotteri HH-3F, con compiti di ricerca e soccorso degli equipaggi dispersi e il trasporto sanitario d’urgenza. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, Trapani Birgi è pure la base operativa avanzata (FOB) degli aerei-radar E-3A AWACS nell’ambito del programma multinazionale NATO Airborne Early Warning Force per la sorveglianza integrata dello spazio aereo, il cui comando generale è ospitato a Geilenkirchen (Germania). Da due anni a questa parte, l’aeroporto è utilizzato infine dall’industria Piaggio Aerospace (interamente controllata da un fondo degli Emirati Arabi Uniti) per testare i nuovi velivoli senza pilota P.1HH “HammerHead” (Squalo martello), prodotti negli stabilimenti di Villanova d’Albenga (Savona). Lo Squalo martello si posiziona nella fascia alta dei velivoli a pilotaggio remoto MALE (Medium Altitude Long Endurance); con un’apertura alare di 15,5 metri, il drone può raggiungere la quota di 13.700 metri e permanere in volo per più di 16 ore. Le torrette elettro-ottiche, i visori a raggi infrarossi e i radar di cui è dotato gli consentono d’individuare l’obiettivo, fornire ai caccia “amici” le coordinate per l’attacco aereo o terrestre, oppure colpire direttamente con missili e bombe a guida di precisione (lo Squalo martello può trasportare sino a 500 kg di armamenti). I frequenti decolli e atterraggi del drone militare comportano rischi elevatissimi per il traffico passeggeri di Birgi e per le migliaia di abitanti delle città di Trapani e Marsala e delle isole Egadi. Il 19 marzo scorso si è pure sfiorata la tragedia: alle ore 13 circa, lo Squalo martello è uscito fuori pista durante le prove di rullaggio, terminando la sua corsa nel prato circostante. 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Ospiti d’eccezione, i manager delle industrie militari di 15 Paesi, onde consentire una “conoscenza più amplia e più profonda tra il settore produttivo e il regime addestrativo dell’Alleanza”, come dichiarato dal Comando NATO di Bruxelles. “Trident Juncture è finalizzata all’addestramento e alla verifica delle capacità dei suoi assetti aerei, terrestri, navali e delle forze speciali, nell’ambito di una forza ad elevata prontezza d’impiego e tecnologicamente avanzata, da utilizzare rapidamente ovunque sia necessario”, spiegano i vertici militari. “L’esercitazione simulerà uno scenario adattato alle nuove minacce, come la cyberwar e la guerra asimmetrica e rappresenterà, inoltre, per gli alleati ed i partner, l’occasione per migliorare l’interoperabilità della NATO in un ambiente complesso ad alta conflittualità”\r\n\r\nAll’ultimo vertice dell’Alleanza tenutosi in Galles nel settembre dello scorso anno, è stato approvato il cosiddetto Readiness Action Plan (RAP) che prevede l’implementazione di una serie di strumenti militari per consentire alla NATO di “rispondere velocemente e con fermezza” alle minacce che intende affrontare nell’immediato futuro nell’area compresa tra il Medio Oriente e il Nord Africa e nell’Europa centrale ed orientale, specie alla luce della recente crisi in Ucraina. “Il nuovo Piano di pronto intervento prevede anche un cambiamento della postura delle forze armate alleate di fronte alla minaccia rappresentata dalla guerra ibrida (sovversione, uso dei social network per diffondere foto false, intimidazione con la presenza massiccia di truppe ai confini, disinformazione, propaganda, ecc.), in aggiunta alla guerra convenzionale”, spiegano gli strateghi NATO. Tra le adaption measures più rilevanti adottate in Galles, quella di triplicare il numero dei militari assegnati alla NATO Response Force (NRF), la forza di pronto intervento in grado di essere schierata in tempi rapidissimi in qualsiasi parte del pianeta e che proprio Trident Juncture 2015 dovrà certificarne centri di comando e controllo e capacità di risposta. “La Forza di risposta della NATO è un composto multinazionale tecnologicamente avanzato, rapidamente dispiegabile in operazioni speciali per fornire una risposta militare ad una crisi emergente”, ricorda l’analista Andrea Manciulli, autore di un recente saggio su L’evoluzione della Nato. “Discussa per la prima volta nel vertice di Praga del 2002 e raggiunta la piena capacità operativa nell’ottobre 2006, la Forza di reazione rapida è aperta ai paesi partner, una volta approvati dal Consiglio del Nord Atlantico, e si basa su un sistema a rotazione, inizialmente di 6 ed ora di 12 mesi, delle forze speciali terrestri, aeree e marittime degli alleati”. Alla NRF sono stati assegnati pure funzioni di polizia e gestione dell’“ordine pubblico” e d’intervento in caso di disastri. Così, alcune unità speciali sono state dispiegate in Grecia in occasione dei Giochi Olimpici del 2004 e a supporto delle lezioni presidenziali in Afghanistan nel settembre dello stesso anno; tra il settembre e l’ottobre del 2005 la NRF ha distribuito aiuti umanitari alle popolazioni colpite negli Stati Uniti dall’uragano “Katrina” e, poi, in Pakistan (dall’ottobre 2005 al febbraio 2006), dopo il violento terremoto che ha distrutto parte del paese. In attesa d’incorporare sino a 30.000 effettivi, la NRF già dispone di una brigata multinazionale (supportata da altre due brigate pre-designate all’impiego), due gruppi navali (lo Standing Nato Maritime Group SNMG e lo Standing Nato Mine Countermeasures Group SNMCG), una componente aerea, un’unità CBRN (Chemical, Biological, Radiological, Nuclear). Attori chiave della NRF sono i Rapid Deployable Corps (NRDC) che si esercitano con attività addestrative di durata anche semestrale nella conduzione di un’ampia gamma di missioni (dalla guerra ad alta intensità alla lotta contro il terrorismo o l’assistenza umanitaria in caso di disastri, ecc.). Gran Bretagna, Francia, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Polonia, Norvegia, Romania, Spagna e Turchia sono i paesi europei che più contribuiscono finanziariamente e operativamente ai Corpi di Rapido Intervento NATO.\r\n\r\nA battesimo la nuova task force dell’Alleanza\r\nIl fondamento strategico per potenziare l’interoperabilità e le capacità di rischiaramento avanzato della Forze di pronto intervento è stato fissato nel 2013 dalla Connected Forces Initiative (CFI), l’iniziativa dell’Allied Command Transformation (ACT), il Comando alleato per la trasformazione con sede a Norfolk, Virginia, da cui dipendono una ventina di centri d’eccellenza NATO, due dei quali presenti in Italia (il Modelling & Simulation di Roma e lo Stability Policing COE di Vicenza). I documenti alleati prevedono a breve il rafforzamento della NRF con una brigata da combattimento di 2.500-3.000 uomini (con tre battaglioni di fanteria leggera, motorizzata o aeromobile, più alcuni battaglioni pesanti dotati di artiglieria, del genio, per la “difesa” NBC nucleare, batteriologica e chimica); un gruppo aereo composto da una quarantina tra velivoli da combattimento, di trasporto ed elicotteri, in grado di realizzare sino a 200 sortite al giorno; una task force navale formata da un gruppo guidato da una portaerei, un gruppo anfibio e un gruppo d’azione di superficie, per un totale di 10–12 navi. Fondamentale sarà il ruolo dei nuovi sistemi di telerilevamento ed intelligence, primo fra tutti l’AGS (Alliance Ground \u003Cmark>Surveillance\u003C/mark>) che a partire dal prossimo anno sarà attivato nella base siciliana di Sigonella grazie all’acquisizione di alcuni velivoli senza pilota Global Hawk di ultima generazione.\r\n\r\n \r\n\r\nL’esercitazione Trident Juncture 2015 consentirà di sperimentare per la prima volta in scala continentale quella che è destinata a fare da corpo d’élite della NRF, la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), la forza congiunta di pronto intervento opportunamente denominata Spearhead (punta di lancia). Prevista dal Readiness Action Plan, la VJTF sarà pienamente operativa a partire dal prossimo anno e verterà su una brigata di terra di 5.000 militari, supportata da forze aeree e navali speciali e, in caso di crisi maggiori, da due altre brigate con capacità di dispiegamento rapido, fornite a rotazione e su base annuale da alcuni paesi dell’Alleanza. La leadership sarà assunta alternativamente da Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna, Polonia e Spagna. “La Spearhead force sarà in grado di essere schierata in meno di 48 ore”, afferma il Comando Nato. “In particolare, essa potrà essere di grande aiuto nel contrastare operazioni irregolari ibride come ad esempio lo schieramento di truppe senza le insegne nazionali o regolari e contro gruppi d’agitatori. Se saranno individuati infiltrati o pericoli di attacchi terroristici, la VJTC potrà essere inviata in un paese per operare a fianco della polizia nazionale e delle autorità di frontiera per bloccare le attività prima che si sviluppi una crisi”. Con la creazione della task force, la NATO ha riorganizzato quartier generali e comandi operativi: la Forza di pronto intervento NRF, nello specifico, è stata posta gerarchicamente sotto il controllo dei JFC - Joint Force Command di Brunssum (Olanda) e Napoli e di alcuni sottocomandi: per la componente terrestre (First German-Netherland Corps) quello di Münster, Germania; per la componente aerea (Joint Force Air Component HQ) Lione, Francia; per la componente navale (Spanish Maritime Force Command) Rota, Spagna; per le Forze Speciali (Polish Special Operations Command) Cracovia; per i Supporti logistici (Joint Logistic Support Group) Napoli.\r\n\r\nUn aeroporto ostaggio dei signori della guerra\r\nIl transito e il dispiegamento nello scalo siciliano di Trapani Birgi di decine di cacciabombardieri, aerei radar, velivoli cargo e rifornitori in volo non potrà che avere effetti pesantissimi sulla sicurezza e la regolarità del traffico aereo civile (grazie ai low cost questo aeroporto è uno dei più trafficati di tutto il sud Italia, ben 1.598.571 passeggeri in transito lo scorso anno). Nel trapanese è ancora vivo il ricordo di quanto avvenne nella primavera-estate del 2011, quando Birgi fu utilizzata dalla coalizione internazionale a guida USA-NATO per le operazioni di guerra contro la Libia di Gheddafi. In particolare, dal 21 al 31 marzo furono interdetti tutti i voli civili mentre successivamente, sino alla fine del mese di agosto, lo Stato Maggiore dell’Aeronautica impose un tetto massimo di 40 movimenti giornalieri che causò una drastica flessione del flusso estivo di turisti nelle province occidentali della Sicilia. Le operazioni di guerra in Libia proseguirono sino al 31 ottobre 2011, con grande dispiegamento a Birgi di uomini e mezzi dell’Aeronautica italiana e di alcuni partner NATO. I cacciabombardieri F-16 in dotazione allora al 37° Stormo dell’Aeronautica di Trapani Birgi operarono prima sotto il comando delle forze armate USA per il continente africano (US Africom) con compiti di “protezione e scorta delle missioni di soppressione delle difese aeree nemiche” ed “offensiva contro-aerea” e, successivamente, nell’ambito della missione NATO Unified Protector, per la “protezione di aerei rifornitori e radar AWACS, ricerca ed intercettazione di elicotteri ed aerei, implementazione della No Fly Zone”. A partire dal 1° aprile nello scalo siciliano fu costituito il T.G.A. - Task Group Air Birgi per coordinare le operazioni dei velivoli rischierati dall’Aeronautica (gli Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle, i Tornado IDS del 6° Stormo di Ghedi-Brescia ed ECR del 50° Stormo di Piacenza, gli AMX del 32° Stormo di Amendola-Foggia e del 51° Stormo di Istrana-Treviso). In sette mesi di attività, i caccia italiani eseguirono da Trapani quasi 1.700 missioni per un totale di oltre 6.700 ore di volo, sganciando in Libia più di 500 tra bombe e missili da crociera a lunga gittata. Dal Task Group Air Birgi dipese pure l’utilizzo degli aerei senza pilota Predator B, in dotazione al 32° Stormo. A Trapani furono trasferiti infine sette caccia F-18 Hornet, due velivoli tanker C-150T e due CP-140 Aurora per la guerra elettronica delle forze armate canadesi, tre velivoli E-3A AWACS della NATO e due AWACS e due aerei da trasporto VC-10 Vickers britannici. Dallo scalo siciliano transitarono pure 300 aerei cargo e circa 2.000 tonnellate di materiale a disposizione della coalizione alleata. Stando alle stime ufficiali, la NATO avrebbe lanciato da Trapani quasi il 14% dei blitz aerei contro obiettivi libici.\r\n\r\n \r\n\r\nL’aeroporto di Birgi è classificato ancora come “scalo militare destinato al ruolo di Deployement Operating Base (DOB)”: sostiene cioè i rischieramenti di velivoli da guerra italiani e NATO, ma le sue due piste lunghe rispettivamente 2.695 e 2.620 metri, possono essere aperte al traffico aereo civile “a determinate condizioni”. Attualmente lo scalo ospita il Comando del 37° Stormo dell’Aeronautica, il 18° Gruppo di volo dotato di otto caccia multiruolo di ultima generazione Eurofighter Typhoon e l’82° Centro CSAR (Combat Search and Rescue), equipaggiato con gli elicotteri HH-3F, con compiti di ricerca e soccorso degli equipaggi dispersi e il trasporto sanitario d’urgenza. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, Trapani Birgi è pure la base operativa avanzata (FOB) degli aerei-radar E-3A AWACS nell’ambito del programma multinazionale NATO Airborne Early Warning Force per la sorveglianza integrata dello spazio aereo, il cui comando generale è ospitato a Geilenkirchen (Germania). Da due anni a questa parte, l’aeroporto è utilizzato infine dall’industria Piaggio Aerospace (interamente controllata da un fondo degli Emirati Arabi Uniti) per testare i nuovi velivoli senza pilota P.1HH “HammerHead” (Squalo martello), prodotti negli stabilimenti di Villanova d’Albenga (Savona). Lo Squalo martello si posiziona nella fascia alta dei velivoli a pilotaggio remoto MALE (Medium Altitude Long Endurance); con un’apertura alare di 15,5 metri, il drone può raggiungere la quota di 13.700 metri e permanere in volo per più di 16 ore. Le torrette elettro-ottiche, i visori a raggi infrarossi e i radar di cui è dotato gli consentono d’individuare l’obiettivo, fornire ai caccia “amici” le coordinate per l’attacco aereo o terrestre, oppure colpire direttamente con missili e bombe a guida di precisione (lo Squalo martello può trasportare sino a 500 kg di armamenti). I frequenti decolli e atterraggi del drone militare comportano rischi elevatissimi per il traffico passeggeri di Birgi e per le migliaia di abitanti delle città di Trapani e Marsala e delle isole Egadi. Il 19 marzo scorso si è pure sfiorata la tragedia: alle ore 13 circa, lo Squalo martello è uscito fuori pista durante le prove di rullaggio, terminando la sua corsa nel prato circostante. 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In its continuous pursuit of efficiency and optimization, technology has been reduced to a tool of control, production, and surveillance.\r\n\r\nFor instance, the buffer is not merely a defect to be corrected but a product of the material conditions of the system. It is a slowdown imposed by resource overload, manifesting a paradox: it arises from the tension between the push for efficiency and the inability to maintain it in a world of finite resources, saturated devices, and failed interconnections.\r\n\r\nTo appreciate the signals of finiteness and dysfunction underlying the technological world we live in, it is necessary to familiarize ourselves with this \"buffer.\" The term takes on a meaning beyond its technical use: it is when the machine does not respond immediately that the fracture of the perpetual capitalist-technological operation, constantly in motion and always optimized, becomes apparent.\r\n\r\nHowever, the buffer is not merely a stalling area but a surface of resistance, a \"support plane\" between perfect flow and the unforeseen. It is the moment when the system charges with potential, and the delay becomes a sign of dysfunction that cannot be controlled. Thanks to the buffer, chaos erupts within the machine: it is the place where error becomes visible, not only as inefficiency but as a space of critique against the capitalist dominance of infinite productivity.\r\n\r\n\r\n\r\nNegative Feedback\r\nArsider is a system of \"recombined erratic response.\" Input: established technology, disciplinary tools, formalism. Output: noise, fracture, failure, tampering.\r\n\r\nThe process is carried out through intentional decomposition of individual functional units, a binary mechanism that does not foresee intermediation. Each device, information flow, or pre-combined calculation process undergoes a desynchronization treatment, an operational hack that polarizes its parameters. What was designed for maximum control is recalibrated to produce maximum indeterminacy.\r\n\r\nThe protocol through which the signal is \"reconfigured\" is radio transmissions: real-time, unstable connection, public flow. Arsider functions as a counter-production device. The techno-capitalist paradigms – efficiency, optimization, surveillance – are bypassed because the machines \"generically\" do not respond. Arsider pushes devices beyond their own failure, inciting them to shatter into their primordial code. The natural attempt to recompose order is subverted by the tactic of reassembling disintegration. The programming dissolves and adopts disorder as its native tongue.\r\n\r\n\r\n\r\nThe output is neither aesthetic nor functional: it is a corrupted datum that interrupts the regular flow of connections while being perfectly integrated into it. The parameter of sonic camouflage operates simultaneously with mechanisms of repulsion and attraction: it drives the listening of familiar and known sounds, as well as those unknown and aberrant because transfigured. ASMR, clipping, panning, use of spectral sounds, ostinato, autotune, digital noise, psychoacoustics are just some of the parasitic mimicry tactics practiced to transmit its propaganda message infiltrated into the communication flows in the era of advanced technological capitalism.\r\n\r\nThe Arsider system is anti-perfection. Each intervention destabilizes network nodes, reducing the margin of control. Every transmission is a simulation of freedom: non-linear, non-replicable, non-conformist, desirable. A process that triggers decomposition, amplifying, as the only plausible response to our times, the most absurd noise.\r\n\r\nImpro\r\nImprovisation is a primary protocol in the technological hacking practiced by Arsider. It is a mode of continuous sabotage that incorporates the effects of becoming, not as accidents to correct but as resources to exploit.\r\nArsider creates spaces for the unforeseen and for freedom at the friction point where predetermined flows are interrupted. Every instrument, every circuit is interrupted in its rational flow and treated as an element of the recomposition strategy. The technology used is susceptible to unplanned modifications to rebalance the absence of responses to commands and the production of non-linear responses.\r\n\r\nPure State\r\nWe live in societies of advanced control, where efficiency is religion, and prediction is law. Every breath, every click, every movement is recorded, analyzed, consumed, and summarized in standardization. Arsider, in its pure state, expresses the signals of a system that cannot be fully mapped or predicted.\r\n\r\n ","20 Gennaio 2025","2025-01-20 10:25:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/nosignal-200x110.jpg","17/01/25 | ARS_MALWARE_WARMHACK PRONTO MI SENTI?","podcast",1737368705,[],[],{"post_content":319},{"matched_tokens":320,"snippet":321,"value":322},[32],"tool of control, production, and \u003Cmark>surveillance\u003C/mark>.\r\n\r\nFor instance, the buffer is","Arsider: Buffering Machines of Freedom\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/Ars_prontomsenti_noncemalware_16125.mp3\"][/audio]\r\n\r\nBuffer\r\nTechnological \"errors\" can be seen as manifestations of the inherent contradictions within the capitalist system. 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Prisons, overcrowded by punitive laws, are ruled by violence, with guards and institutions fueling a cycle of torture, riots, and suicides. 2024 has already seen 58 suicides, and in July, eight deaths in riots. Suicide is a constant: in 2022, one every four days.\r\nTo break this violence, the State has responded with drastic measures: drugs, isolation, life sentences, and above all, the 41 bis. This regime, born from the isolation of political prisoners, is now a weapon of total control. Even though the special prisons are closed, 700 inmates live in the terror of 41 bis, a \"living death.\" Bare cells, constant surveillance, total isolation.\r\nPasquale de Feo, a 41 bis inmate, denounces the systematic brutality. The State, in society's silence, uses prison as an instrument of torture. \"It must never happen again,\" he warns.\r\n\"???? ???????????? ?? ??? ???? ??????? ??? ???????? ?? ???????? ?????????. ?? ??? ???????? ?? ??????? \"????? ??? ??? ??????? ?????.\"\r\n[audio wav=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/Cayenne_eng_soial.wav\"][/audio]\r\n\r\nVersione italiana\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/Arsider-podcast-_-Le-Cayenne-italiane_RBO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\nLA TEORIA DELLA PENA\r\n__________________________________________________________\r\nSecondo la retorica riabilitativa, la pena dovrebbe essere finalizzata alla risocializzazione, perché la maggior parte delle forme devianti sono considerate una conseguenza dell'emarginazione sociale. Ciò non vale per il sistema carcerario italiano: leggi punitive hanno sovraffollato le prigioni oltre misura, lasciando la gestione del problema alla violenza delle guardie e delle istituzioni. Torture, rivolte, suicidi: ormai per moltissimi, varcare quella soglia significa rischiare una pena di morte di fatto. Solo nel 2024, 58 detenuti si sono tolti la vita, mentre nel solo mese di luglio le rivolte in decine di penitenziari hanno provocato 8 morti. Nel 2022 è stato registrato un sucidio ogni 4 giorni.\r\nL'incapacità di trovare una soluzione di diritto, ha portato i governi di ogni bandiera a sperimentare metodi sempre più drastici e meno efficaci, incrementando le misure punitive, con lo scopo di interrompere la spirale di violenza e migliorare le condizioni di detenzione. Ciò è accaduto praticando l'abuso di farmaci, la differenziazione carceraria e l'isolamento, i regimi punitivi come l'ergastolo - con o senza isolamento diurno - e il 41 bis.\r\nQuesti regimi speciali, frutto dell'esperienza maturata nell'isolamento dei prigionieri politici negli anni '70, rappresentano oggi uno strumento punitivo di prim'ordine per lo Stato italiano. Nelle carceri speciali di Pianosa e dell'isola dell'Asinara, volute dal generale Dalla Chiesa e coperte dalla censura di parole dello stato democratico, con lo scopo di spezzare i collegamenti tra i membri di associazioni criminali pericolose per lo stato, furono sperimentate pratiche di violenza e distruzione dell'essere umano che hanno strutturato il carcere quale luogo in cui la tortura è elevata a sistema.\r\nNonostante queste carceri speciali siano state chiuse, circa settecento persone sono ancora soggette al regime del 41 bis. Il regime previsto dall'art. 41 bis dell'ordinanza penitenziaria è una forma di morte in vita: prevede l'isolamento in celle individuali che contengono un letto, un tavolo e una sedia inchiodata a terra. Al loro interno il detenuto è controllato 24 ore su 24, è esclusa ogni possibilità di corrispondenza e sono consentite una sola visita e una sola telefonata al mese.\r\nAttraverso la testimonianza di Pasquale de Feo, detenuto al 41 bis, vogliamo raccontarvi come lo Stato, attraverso il carcere abbia deciso di controllare la libertà di alcune persone utilizzando metodi ancora più devastanti di quelli previsti per tuttix gli altri, praticando apertamente il terrore, la violenza e la tortura. In complicità con il silenzio della cosiddetta società civile.\r\n�̴̨̖̰͎̮̥̳̎̌̌̓͑̊�̶̪̪̻̠̗̺̪̑̈͠͝�̸͉̹̯̜̣̗̹͐̈́̽̐̈́͐͒͂͂�̷̹̑͐ ̸̨̩̟̰͇̳̀͝�̵͙̹̳̀̑͋̌̈́̈́̊̉͠�̶̟̳͒̎�̸̢̧̦͍̳̩̤̘̙̓̿͑�̴̡̙̜̋̊͌̈́̽̉̇́͜͝͝�̴͖͎͙̰͉̥̦̈̓̈́͘͜�̶̭̮̩̜̟̝̮͉͆̓ͅ ̷̺͚́͠͠�̵̢̧̥͔͉̱̲̖̱͗̐̋̂̀̀̐̌̄͠�̴̛͔̫͚̠̫̌̓̂͂̃́͜�̶̼̹̥̭͗̽͆̔͝�̶̳̬̱͚͕͇̯̂̓͊�̶̡̨̡͇̭͍̗̝̄̓�̵͈̪̼̝̰̗͉̩͈̺̏�̷̬͈͔͚̳̭̘̥͖̎̐̎̈́̑̂̋̄͠�̵͕͉̮̈́͋̐̓͗�̶̠̗̈́͛͐͜�̶̪̘̮͍̾̃̾͗́̄͊͒͒�̶͖͔̹̗͉̫͙̖̺̐͒̔̇̓�̶̢͕̯̲̭̝̭̩͇̋̍̋͋̄�̶̢̛̩̺͐́͋̈́͜͠�̶̱͓̼̯̟͘͜�̵̛͍͕̭͕͕̖̘͇͆͌̾͆̈́̚͘͘�̵̧̻͉̳̬̩̮͗̅̐�̵͍̈͂̋͗͝�̶̲͉̈̎͜ ̷̬̮͇̬̯̿̋̾�̷̨̝̻̼͑̉̈́̒́̓�̵̡̧̤̪̲̫͈̭̑̏͛̀�̸̨͕̩͕̝̭̝̮͈̆̅̌̎̈͠ͅ�̸̨̧̼͚̙̼̟̻̯̈́́ ̴͖͎̪̟͔͍̍͆̕�̸͉̼̪̺̙̳̲͈͓́̀͐̉̀̾͛̉̀͌ͅ�̵̫́̌͆̓̽̕͠͝�̴̖͙̊̆̈́͜�̸̡͔̟̲͎̠̮̈́̍̇́�̵̛̹̗͎͙̫͔̌͌͌̔͆̑͝͝�̶̡̢̢͕̘̭̟̩̙̥͗͊̄�̸̨̛͇͈͍̆̈́̐͌̀̇͘͝�̶̣̼͓̐̽͊̀͋̎̀̀̓�̷̧͇̱̹̭̐̅͊�̵̞̘̎̔͊̈́�̶̨̧̗͍̳̆̾͌̅̕̚͝͝͝�̸͓̉̍̄͂͋̓̀̒͝�̸̣͚̹̒̈́�̷̬͍̹̦̊̉̈͛͊̐̍̚͘͜�̵̛̺͚̖̭̩̲̞̤͐͛̓̌͗͛́͘͝ͅ�̸̞̖̭͈̳̙̣̆\r\nEstratti da \"Le Cayenne Italiane\" di Pasquale de Feo, ed.Sensibili alle foglie\r\na cura di Arsider https://arsider.bandcamp.com/album/le-cayenne-italiane\r\nTesti / ricerca e lettura: Mitzi e Gabra\r\nSound design: ??????? ??????????? ?? ????","23 Agosto 2024","2024-08-23 11:44:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/1-200x110.png","Le Cayenne Italiane",1724412985,[340,341,342,343],"http://radioblackout.org/tag/41bis/","http://radioblackout.org/tag/arsider-sound-lab/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/violenza/",[288,295,270,291],{"post_content":346},{"matched_tokens":347,"snippet":348,"value":349},[32],"living death.\" Bare cells, constant \u003Cmark>surveillance\u003C/mark>, total isolation.\r\nPasquale de Feo,","ʟᴇ ᴄᴀʏᴇɴɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴇ - ᴅɪꜱʜᴜᴍᴀɴɪᴛʏ ᴇxᴘᴏꜱᴇᴅ\r\n\r\nIn Italy, the rhetoric of rehabilitation has collapsed. Prisons, overcrowded by punitive laws, are ruled by violence, with guards and institutions fueling a cycle of torture, riots, and suicides. 2024 has already seen 58 suicides, and in July, eight deaths in riots. Suicide is a constant: in 2022, one every four days.\r\nTo break this violence, the State has responded with drastic measures: drugs, isolation, life sentences, and above all, the 41 bis. This regime, born from the isolation of political prisoners, is now a weapon of total control. Even though the special prisons are closed, 700 inmates live in the terror of 41 bis, a \"living death.\" Bare cells, constant \u003Cmark>surveillance\u003C/mark>, total isolation.\r\nPasquale de Feo, a 41 bis inmate, denounces the systematic brutality. The State, in society's silence, uses prison as an instrument of torture. \"It must never happen again,\" he warns.\r\n\"???? ???????????? ?? ??? ???? ??????? ??? ???????? ?? ???????? ?????????. ?? ??? ???????? ?? ??????? \"????? ??? ??? ??????? ?????.\"\r\n[audio wav=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/Cayenne_eng_soial.wav\"][/audio]\r\n\r\nVersione italiana\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/Arsider-podcast-_-Le-Cayenne-italiane_RBO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\nLA TEORIA DELLA PENA\r\n__________________________________________________________\r\nSecondo la retorica riabilitativa, la pena dovrebbe essere finalizzata alla risocializzazione, perché la maggior parte delle forme devianti sono considerate una conseguenza dell'emarginazione sociale. Ciò non vale per il sistema carcerario italiano: leggi punitive hanno sovraffollato le prigioni oltre misura, lasciando la gestione del problema alla violenza delle guardie e delle istituzioni. Torture, rivolte, suicidi: ormai per moltissimi, varcare quella soglia significa rischiare una pena di morte di fatto. Solo nel 2024, 58 detenuti si sono tolti la vita, mentre nel solo mese di luglio le rivolte in decine di penitenziari hanno provocato 8 morti. Nel 2022 è stato registrato un sucidio ogni 4 giorni.\r\nL'incapacità di trovare una soluzione di diritto, ha portato i governi di ogni bandiera a sperimentare metodi sempre più drastici e meno efficaci, incrementando le misure punitive, con lo scopo di interrompere la spirale di violenza e migliorare le condizioni di detenzione. Ciò è accaduto praticando l'abuso di farmaci, la differenziazione carceraria e l'isolamento, i regimi punitivi come l'ergastolo - con o senza isolamento diurno - e il 41 bis.\r\nQuesti regimi speciali, frutto dell'esperienza maturata nell'isolamento dei prigionieri politici negli anni '70, rappresentano oggi uno strumento punitivo di prim'ordine per lo Stato italiano. Nelle carceri speciali di Pianosa e dell'isola dell'Asinara, volute dal generale Dalla Chiesa e coperte dalla censura di parole dello stato democratico, con lo scopo di spezzare i collegamenti tra i membri di associazioni criminali pericolose per lo stato, furono sperimentate pratiche di violenza e distruzione dell'essere umano che hanno strutturato il carcere quale luogo in cui la tortura è elevata a sistema.\r\nNonostante queste carceri speciali siano state chiuse, circa settecento persone sono ancora soggette al regime del 41 bis. 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Non sarà mica che ci stanno ascoltando (chi? Loro!... ovvio!) tramite il microfono del cellulare?\r\n\r\nAddentrandoci in pochi tecnicismi, concluidiamo che, probabilmente no, non è tramite il microfono che ci hanno ascoltato. Eppure lo scenario non è meno preoccupante, dato che in qualche modo hanno saputo prevedere quello che avremmo detto. E pensare che a loro dire il modello predittivo è ancora molto \"sloppy\".\r\n\r\nDurante la puntata condivideremo qualcuna di queste storie di apparenti coincidenze inquietanti e proveremo a trovare una spiegazione di come sia possibile che ciascuna sia avvenuta. Parleremo poi di qualche studio fatto in quest'ambito, come ad esempio quali dati le applicazioni estraggano dai nostri dispositivi e come sia possibile per una persona qualunque sfruttare la granularita di informazioni che le piattaforme internet hanno su di noi per spiare qualcuno semplicemente acquistando degli spazi pubblicitari.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/stakkastakka124.mp3\"][/audio]\r\n[download]\r\nThe New Organs: progretto che raccoglie una serie di testimonianze di coincidenze inquietanti che hanno fatto pensare ai protagonisti di essere ascoltati. 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Non sarà mica che ci stanno ascoltando (chi? Loro!... ovvio!) tramite il microfono del cellulare?\r\n\r\nAddentrandoci in pochi tecnicismi, concluidiamo che, probabilmente no, non è tramite il microfono che ci hanno ascoltato. Eppure lo scenario non è meno preoccupante, dato che in qualche modo hanno saputo prevedere quello che avremmo detto. E pensare che a loro dire il modello predittivo è ancora molto \"sloppy\".\r\n\r\nDurante la puntata condivideremo qualcuna di queste storie di apparenti coincidenze inquietanti e proveremo a trovare una spiegazione di come sia possibile che ciascuna sia avvenuta. Parleremo poi di qualche studio fatto in quest'ambito, come ad esempio quali dati le applicazioni estraggano dai nostri dispositivi e come sia possibile per una persona qualunque sfruttare la granularita di informazioni che le piattaforme internet hanno su di noi per spiare qualcuno semplicemente acquistando degli spazi pubblicitari.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/stakkastakka124.mp3\"][/audio]\r\n[download]\r\nThe New Organs: progretto che raccoglie una serie di testimonianze di coincidenze inquietanti che hanno fatto pensare ai protagonisti di essere ascoltati. Raccoglie anche materiale molto interessante riguardo i meccanismi e le conseguenze della pubblicità online.\r\n\r\nPetizione di Amnesty per eliminare il \"\u003Cmark>surveillance\u003C/mark> advertising\"\r\nPrivacy, faro del Garante sulle informazioni rubate agli utenti delle app attraverso il microfono\r\n ",[420],{"field":152,"matched_tokens":421,"snippet":417,"value":418},[32],{"best_field_score":161,"best_field_weight":162,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":200,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},{"document":424,"highlight":437,"highlights":442,"text_match":159,"text_match_info":445},{"comment_count":47,"id":425,"is_sticky":47,"permalink":426,"podcastfilter":427,"post_author":428,"post_content":429,"post_date":430,"post_excerpt":53,"post_id":425,"post_modified":431,"post_thumbnail":432,"post_title":433,"post_type":314,"sort_by_date":434,"tag_links":435,"tags":436},"70236","http://radioblackout.org/podcast/stakkastakka-116-audacity-copyright-e-censura/",[264],"samba","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/stakkastakka-116-audacity-copyright-e-censura.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n# audacity ha cambiato privacy policy ed ora è ridicola, bisogna forkare\r\n\r\n\r\n \til fork di audacity ha bisogno di aiuto\r\n\r\n \tNew privacy policy is completely unacceptable!\r\n \tIl nuovo mantainer lascia tutto dopo che 4chan gli suona a casa\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n# sul copyright e la censura\r\n\r\n\r\n \tla polizia mette sul telefono le canzoni di Taylor Swift per censurare i video su youtube\r\n\r\n\r\n# copilot - il nuovo assistente di github che usa una AI per scrivere codice e che tra le varie cose ti dice anche le password degli altri progetti\r\n\r\n \tcopilot is generating functional API keys\r\n\r\n \r\n# due parole sulla riapertura di indymedia\r\n\r\n\r\n \ta Luglio 2021 ha riaperto in sola lettura un nostro caro sito web: https://italy.indymedia.org/\r\n \tper capire come funziona è possibile visitare https://itm.vado.li/\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n# chatcontrol la nuova direttiva europea ci fa fa cagare\r\n\r\n \tRegolamento Chatcontrol - che cosa prevede il regolamento e perchè rischia di violare i diritti alla privacy\r\n \tEU Approves mass surveillance of private communications","7 Luglio 2021","2021-07-07 19:48:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/fry-badplayer-200x110.jpeg","stakkastakka 116 - audacity copyright e censura",1625687245,[],[],{"post_content":438},{"matched_tokens":439,"snippet":440,"value":441},[32],"alla privacy\r\n \tEU Approves mass \u003Cmark>surveillance\u003C/mark> of private communications","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/stakkastakka-116-audacity-copyright-e-censura.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n# audacity ha cambiato privacy policy ed ora è ridicola, bisogna forkare\r\n\r\n\r\n \til fork di audacity ha bisogno di aiuto\r\n\r\n \tNew privacy policy is completely unacceptable!\r\n \tIl nuovo mantainer lascia tutto dopo che 4chan gli suona a casa\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n# sul copyright e la censura\r\n\r\n\r\n \tla polizia mette sul telefono le canzoni di Taylor Swift per censurare i video su youtube\r\n\r\n\r\n# copilot - il nuovo assistente di github che usa una AI per scrivere codice e che tra le varie cose ti dice anche le password degli altri progetti\r\n\r\n \tcopilot is generating functional API keys\r\n\r\n \r\n# due parole sulla riapertura di indymedia\r\n\r\n\r\n \ta Luglio 2021 ha riaperto in sola lettura un nostro caro sito web: https://italy.indymedia.org/\r\n \tper capire come funziona è possibile visitare https://itm.vado.li/\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n# chatcontrol la nuova direttiva europea ci fa fa cagare\r\n\r\n \tRegolamento Chatcontrol - che cosa prevede il regolamento e perchè rischia di violare i diritti alla privacy\r\n \tEU Approves mass \u003Cmark>surveillance\u003C/mark> of private communications",[443],{"field":152,"matched_tokens":444,"snippet":440,"value":441},[32],{"best_field_score":161,"best_field_weight":162,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":200,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},6637,{"collection_name":314,"first_q":32,"per_page":257,"q":32},3,["Reactive",450],{},["Set"],["ShallowReactive",453],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$f-lRDR14arcUuFYIEndvsVW7ZUbgmvmAtZLdvF-yFx0M":-1},true,"/search?query=surveillance"]