","Anarres del 19 settembre. Statii Uniti: i MAGA all’attacco. Scuola: educazione sessuale in salsa familista. La crisi dei droni…","post",1758353220,[55],"https://radioblackout.org/tag/anarres/",[20],{"post_content":58},{"matched_tokens":59,"snippet":61,"value":62},[60],"telefonino","di condotta, alla caccia al \u003Cmark>telefonino\u003C/mark>, alle sanzioni per chi decide","ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streamingAscolta e diffondi l’audio della puntata:\n\n\n\n\n\n\n\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:Senza freni. L’amministrazione Trump pigia sempre più l’acceleratore nella corsa al controllo dell’amministrazione, dei media e delle istituzioni culturali. Passo dopo passo con sfacciata arroganza incasella sempre più tasselli nel suo mosaico.L’assassinio dell’influencer Maga Kirk gli ha offerto una buona occasione per annunciare un’ulteriore stretta contro gli antifascisti, che vorrebbe far dichiarare “organizzazione terrorista”.Anche in Italia la vicenda ha scatenato la destra, che vi si è buttata a capofitto.Ne abbiamo parlato con LorenzoEducazione sessuale. Un affare di famigliaNella scuola procede a grandi passi l’opera reazionaria e repressiva del ministro Valditara. Alle imposizioni contenute nelle nuove Indicazioni nazionali, al codice disciplinare per i lavoratori, alla riforma del voto di condotta, alla caccia al \u003Cmark>telefonino\u003C/mark>, alle sanzioni per chi decide di sostenere un orale poco brillante alla maturità si aggiunge infatti la partita dell’educazione sessuale, recentemente giunta in una fase calda del dibattito.Lo scorso febbraio i deputati Sasso (Lega) e Amorese (FdI) presentavano una proposta di legge a testa, entrambe finalizzate all’introduzione del consenso informato delle famiglie per attività scolastiche inerenti sessualità e affettività. In pratica per svolgere attività didattiche di educazione sessuale e affettiva, seppure in chiave binaria e familista, serve il placet delle famiglie.A maggio le diverse proposte di legge venivano recepite in un disegno di legge organico presentato dal ministro dell’istruzione Valditara, il DdL 2423. E nell’estate è stato avviato il relativo iter.Ne abbiamo parlato con Patrizia Nesti, insegnante e transfemministaLa guerra si allarga. La crisi dei droniIn questi anni di guerra abbiamo imparato che la propaganda bellica crea una cortina di disinformazione tale da rendere quasi impossibile comprendere non solo la dinamica e l’effettiva portata, ma a volte anche la stessa consistenza di alcuni fatti. Certo è che entrambi gli schieramenti vogliono proseguire ed estendere la guerra, o comunque passare ad un ulteriore stato di allerta in Europa e ad un ulteriore livello di militarizzazione dei confini. Basti pensare allo schieramento, annunciato, di 40000 soldati polacchi sul confine orientale del paese e alle esercitazioni militari congiunte russe e bielorusse in corso a distanza di relativamente pochi chilometri.Quella che è stata chiamata “crisi dei droni” ha portato difatti ad un innalzamento della militarizzazione del confine orientale della Polonia e ad un aumento dell’impegno della NATO con la nuova operazione “Eastern Sentry”.L’anarchia ai tempi della pesteGuerre, massacri, corsa agli armamenti. Le aporie infinite dei movimenti di opposizione schiacciati tra campismo, propaganda e miopia.Prime riflessioniAppuntamenti:Rudolf RockerL’anarchia oltre le macerie del secoloVenerdì 3 ottobreore 21corso Palermo 46Rudolf Rocker “Anarchismo, Politica, Comunità. Scritti in un tempo di crisi 1919 – 1947”Ne parliamo con il curatore del libro, Gianfranco Ragona, docente di storia all’università di Torino e con David Bernardini, autore di “Contro le ombre della notte. Storia e pensiero dell’anarchico tedesco Rudolf Rocker”A-Distro e SeriRiotogni mercoledìdalle 18 alle 20in corso Palermo 46(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altroSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotteVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!Informati su lotte e appuntamenti!Federazione Anarchica Torinesecorso Palermo 46Riunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30per info scrivete a fai_torino@autistici.orgContatti:FB@senzafrontiere.to/Telegramhttps://t.me/SenzaFrontiereIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.orgwww.anarresinfo.org",[64],{"field":65,"matched_tokens":66,"snippet":61,"value":62},"post_content",[60],578730123365187700,{"best_field_score":69,"best_field_weight":70,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":42,"score":71,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":42},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":73,"highlight":109,"highlights":114,"text_match":67,"text_match_info":117},{"cat_link":74,"category":76,"comment_count":42,"id":78,"is_sticky":42,"permalink":79,"post_author":80,"post_content":81,"post_date":82,"post_excerpt":47,"post_id":78,"post_modified":83,"post_thumbnail":84,"post_thumbnail_html":85,"post_title":86,"post_type":52,"sort_by_date":87,"tag_links":88,"tags":101},[75],"http://radioblackout.org/category/informazione/",[77],"L'informazione di Blackout","67886","http://radioblackout.org/2021/03/catania-la-polizia-pesta-le-sex-worker-a-san-berillo/","info","Il 18 marzo durante un controllo di polizia nel quartiere di San Berillo, scoppia un diverbio tra una ragazza trans e un poliziotto. Subito i tutori dell’ordine chiamano i rinforzi e parte il violento pestaggio della ragazza. I poliziotti fanno irruzione anche nella sua casa e lì continuano a picchiarla. Il telefonino di chi stava provando a documentare l’aggressione viene prontamente sequestrato. La ragazza e altre due persone saranno poi portate questura.\r\nSin qui i fatti.\r\n\r\nMa cosa succede nel quartiere?\r\nDa anni, il quartiere di San Berillo è oggetto di attenzioni ed interessi economici che mirano alla gentrificazione dei suoi spazi.\r\nI quartieri popolari e più poveri di Catania si trovano, storicamente, nel centro cittadino.\r\nTuttavia, nel corso del tempo la dinamica si è invertita.\r\nAttraverso le operazioni di \"riqualificazione\" e \"rigenerazione\" degli spazi urbani si è avviato un processo di turistificazione in alcune aree del centro storico cittadino, con conseguente innalzamento del prezzo degli immobili e degli affitti. Questo ha portato, nei fatti, ad un'espulsione di alcuni pezzi della popolazione verso le aree urbane periferiche (come, per esempio, a Librino e Monte Po)\r\nVia Gemellaro, Via Etnea, Piazza Carlo Alberto, Piazza Teatro, Piazza Università, Via Garibaldi, Via Antonino Coppola, Via San Giuliano, Castello Ursino, la Pescheria: sono le aree che hanno visto spuntare come \"funghi\" numerosi locali quali trattorie, ristorantini a tema e tutto il solito circo che questo tipo di operazioni di solito si porta dietro. Il target è chiaro: il denaro dei facoltosi turisti che visitano la città etnea. Meglio se non italiani, e meglio ancora se impaccati di soldi.\r\n\r\nDa qualche anno a questa parte, con la riqualificazione di Piazza delle Belle (ora rinominata Piazza Goliarda Sapienza), il processo di gentrificazione in corso ha cominciato a lambire il quartiere di San Berillo, riuscendo a penetrare, al momento, nell'area occidentale del suddetto.\r\n\r\nA partire dalla primavera dello scorso anno, in coincidenza con il lockdown nazionale, questo processo si è temporaneamente ed apparentemente fermato.\r\n\r\nEppure già questa estate qualcosa cominciava a ribollire: non mancavano infatti le proteste del solito comitato di residenti stufi del \"degrado\", portato dalla presenza dei gambiani e dei/delle sex workers a ridosso di Corso Sicilia.\r\n\r\nComunità, queste, che insieme alla terza comunità degli emigranti senegalesi, abitano il quartiere da diverso tempo.\r\n\r\nC'è da dire, comunque, che i rapporti tra i gambiani e i/le sex workers non sono certo idilliaci.\r\n\r\nDa tempo, infatti, i/le sex workers lamentano le continue molestie ed aggressioni fisiche da parte dei gambiani.\r\n\r\nTale situazione è resa ancora più problematica dal fatto che quest'ultimi vendano e consumino sostanze stupefacenti – date dai clan mafiosi e, quindi, rendendoli delle vere proprie pedine -, rendendo di fatto impossibili dei rapporti pacifici.\r\n\r\nLa presenza della polizia nel quartiere è dovuta, principalmente, all'attività di spaccio da parte dei gambiani.\r\n\r\nQuesta situazione va a creare un fastidio per i/le sex workers lì presenti in quanto fa desistere i clienti dall'avvicinarsi.\r\n\r\nIn una guerra fra persone emarginate, chi ne approfitta sono quei soggetti che vogliono avviare un processo gentrificativo all'interno del quartiere.\r\n\r\nCon la scusa della \"rigenerazione urbana\", tutta una serie di sigle, aziende e associazioni (quali ISTICA, Trame di Quartiere, Cogip Holding etc), hanno in programma una serie di progetti culturali, turistici ed edilizi espressi in una bella conferenzina ad hoc dal suggestivo titolo “Riqualificazione e recupero Rione S. Berillo\", svoltasi il 23 Settembre 2020.\r\n\r\nDa un'intervista rilasciata a Meridionews, il presidente di Trame di Quartiere Lo Re spiega che: \"Una soluzione efficace sarebbe mettere insieme le due questioni: case vuote e persone senza casa. In questo senso, si deve tenere conto del fatto che tutti gli abitanti (non solo i residenti, ma anche chi vive per strada) non sono un problema ma una risorsa. Un secondo aspetto fondamentale è quello della coprogettazione. Non siamo d'accordo a un'ottica competitiva del bando che fa vincere il progetto più bello da calare sul quartiere. Piuttosto, pensiamo che bisognerebbe lavorare ad avvisi di collaborazione tra associazioni, abitanti e professionisti avendo di mira la sostenibilità economica e sociale\".\r\n\r\nDietro tutte queste belle paroline quali \"sostenibilità\", \"coprogettazione\" ed il sempreverde \"risorse\", noi leggiamo una chiara volontà dei partecipanti nel voler spartirsi il quartiere, e un reale disinteresse, quando non vera e propria avversione, verso quella popolazione considerata \"degradata\".\r\n\r\nDi esempi del genere troviamo casi in cui si è fatta intervenire la polizia per scacciare i senzatetto da un palazzo occupato, oppure, la retorica associazionistica che fa passare i/le sex workers del quartiere come “freak” o fenomeni da baraccone.\r\n\r\nLe situazioni che abbiamo descritto, quali gli interventi della polizia, la narrazione tossica massmediatica e gli interessi economici (mascherati da ipocrisia umanitaria) non sono altro che forme di violenza fisica e psicologica contro i/le sex workers e i residenti di un intero quartiere.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Claudio, un compagno di Catania\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/2021-03-23-san-berillo-claudio.mp3\"][/audio]","23 Marzo 2021","2021-03-23 16:47:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/san-berillo-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"220\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/san-berillo-1-300x220.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/san-berillo-1-300x220.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/san-berillo-1-1024x751.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/san-berillo-1-768x564.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/san-berillo-1-1536x1127.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/san-berillo-1.jpg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Catania. 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Lo stupro è stato filmato con un telefonino ed esibito come un trofeo nei giorni e nei mesi seguenti, tempo che ha permesso a moltissima gente di vedere il video ma evidentemente di non \"riconoscere\" la violenza.\r\nParliamo ora di questa vicenda perché per anni chi ha stuprato ha continuato a frequentare le compagne e i compagni di quella città ed ha continuato ad avere un'agibilità politica per noi inammissibile.\r\n\r\nRadio Blackout non è un collettivo politico, non è un gruppo di persone affini e non ha un'identità ben definita. Al suo interno convivono realtà, collettivi e singole persone anche molto diverse tra loro, individualità differenti per appartenza e pratica politica. Per questi motivi raramente nella sua storia, Blackout ha preso una posizione ufficiale e pubblica. Tuttavia le persone che attraversano questo spazio condividono valori che sono assoluti e assunti da ognuna e ognuno di noi: l'antifascismo, l'antisessismo, l'anticapitalismo e l'antirazzismo. Chi non condivide questi valori non è compatibile con noi. Questa premessa serva per indicare quale peso possa avere una presa di posizione collettiva e condivisa da ogni partecipante alla vita della nostra radio.\r\n\r\nPurtroppo per comprendere meglio la gravità dei fatti e lo schifo che si prova è meglio raccontare bene cosa è accaduto: nel 2015 le forze dell'ordine nel corso di un'indagine condotta a seguito di un'azione antifascista contro la sede locale di CasaPound, vengono in possesso del cellulare contenente il video che a quanto pare circolava tranquillamente tra i vari militanti. Identificano la ragazza e la convocano in caserma. Possiamo solo immaginare che cosa sia stato per Claudia quell'interrogatorio e che cosa possa aver provato nel vedere il video in cui viene stuprata in stato di incoscienza in compagnia dei carabinieri. Claudia riconosce dei volti, forse delle voci. Alla fine i bravi compagni vengono denunciati per stupro. La reazione degli amici e delle amiche di queste persone è stata quella di stringersi intorno al gruppo e gridare all'infamia. Claudia da quel momento in poi viene minacciata, insultata e allontanata dai luoghi di ritrovo del movimento. Nessuno tra quelli che hanno puntato il dito contro di lei le ha mai chiesto come stesse o come fossero andate le cose. Nessuno ha mai detto pubblicamente che quello che aveva subito questa ragazza era un abominio inaccettabile. Nessuno ha mai detto chiaramente che quello era uno stupro e in quanto tale avrebbe dovuto scatenare reazioni e condanne che non ci sono mai state.\r\n\r\nNon ci interessa cosa facesse questa ragazza e chi frequentasse prima e dopo lo stupro , ma lo schifo, la rabbia e la tristezza che proviamo è per tutto quello che è accaduto dopo, per tutte le parole spese per far diventare lei carnefice e vittime gli stupratori, per il muro di omertà che ha nascosto l'accaduto, perché alcuni hanno detto che i panni sporchi si lavano in famiglia e lei non avrebbe dovuto denunciare i compagni e perché è prevalsa l'idea che in fondo lei fosse un'estranea al movimento e invece il gruppo va sempre e comunque difeso.\r\n\r\nSe una donna che ha subito violenza viene descritta come infame perché denuncia gli stupratori, allora simmetricamente chi tace su uno stupro è anch'egli stupratore.\r\n\r\nNon ci interessa cosa abbia fatto o detto dopo questa ragazza, il problema è a monte e chi non vuole accettare questa realtà è in malafede. Ciò che è successo è la conseguenza di una violenza di gruppo, non ci sono altre parole.\r\n\r\nCome un arto in cancrena va amputato immediatamente, così bisogna avere il coraggio e la volontà di recidere ogni legame con chi stupra, si deve allontanare dai nostri spazi e dalle nostre lotte chi si dichiara antifascista e abusa sessualmente di una ragazza priva di coscienza. Lo stupro è un atto di fascismo, di prevaricazione e prepotenza del più forte nei confronti del più debole. Chi stupra NON è un compagno, per noi sicuramente non lo è, ma non lo è neanche chi sa e tace, chi sa e non prende una posizione, chi sa e non agisce, chi sa ma preferisce sminuire l'accaduto, chi sa e mantiene ancora legami di affetto e amicizia e soprattutto non ha il coraggio di decidere da che parte stare veramente e recidere con un taglio netto ciò che non ci appartiene.\r\n\r\n\r\nRadio Blackout Torino, dicembre 2016\r\n\r\nper saperne di più:\r\nhttps://abbattoimuri.wordpress.com/2016/11/30/circa-i-fatti-di-parma-nella-sede-della-raf-come-riparare-4-crepe-prima-che-qualcosa-si-rompa-per-sempre/\r\nhttps://www.ondarossa.info/newstrasmissioni/2016/12/parma-sessismo-nel-movimento","20 Dicembre 2016","2016-12-22 18:34:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/index-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"240\" height=\"160\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/index.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Comunicato sui fatti di Parma",1482262850,[],[],{"post_content":136},{"matched_tokens":137,"snippet":138,"value":139},[60],"è stato filmato con un \u003Cmark>telefonino\u003C/mark> ed esibito come un trofeo","Il coraggio di recidere\r\n\r\n\r\nStorie che non vorremmo MAI raccontare, solidarietà che non dovremmo MAI avere il bisogno di esprimere, eppure in questo dicembre 2016 come Radio Blackout sentiamo la necessità di esprimere la nostra solidarietà e vicinanza nei confronti di Claudia, vittima di uno stupro di gruppo avvenuto nel 2010 all'interno di uno spazio di movimento, ad opera di alcuni sedicenti \"compagni\" aderenti alla Rete Anti Fascista di Parma. 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Possiamo solo immaginare che cosa sia stato per Claudia quell'interrogatorio e che cosa possa aver provato nel vedere il video in cui viene stuprata in stato di incoscienza in compagnia dei carabinieri. Claudia riconosce dei volti, forse delle voci. Alla fine i bravi compagni vengono denunciati per stupro. La reazione degli amici e delle amiche di queste persone è stata quella di stringersi intorno al gruppo e gridare all'infamia. Claudia da quel momento in poi viene minacciata, insultata e allontanata dai luoghi di ritrovo del movimento. Nessuno tra quelli che hanno puntato il dito contro di lei le ha mai chiesto come stesse o come fossero andate le cose. Nessuno ha mai detto pubblicamente che quello che aveva subito questa ragazza era un abominio inaccettabile. 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Ciò che è successo è la conseguenza di una violenza di gruppo, non ci sono altre parole.\r\n\r\nCome un arto in cancrena va amputato immediatamente, così bisogna avere il coraggio e la volontà di recidere ogni legame con chi stupra, si deve allontanare dai nostri spazi e dalle nostre lotte chi si dichiara antifascista e abusa sessualmente di una ragazza priva di coscienza. Lo stupro è un atto di fascismo, di prevaricazione e prepotenza del più forte nei confronti del più debole. Chi stupra NON è un compagno, per noi sicuramente non lo è, ma non lo è neanche chi sa e tace, chi sa e non prende una posizione, chi sa e non agisce, chi sa ma preferisce sminuire l'accaduto, chi sa e mantiene ancora legami di affetto e amicizia e soprattutto non ha il coraggio di decidere da che parte stare veramente e recidere con un taglio netto ciò che non ci appartiene.\r\n\r\n\r\nRadio Blackout Torino, dicembre 2016\r\n\r\nper saperne di più:\r\nhttps://abbattoimuri.wordpress.com/2016/11/30/circa-i-fatti-di-parma-nella-sede-della-raf-come-riparare-4-crepe-prima-che-qualcosa-si-rompa-per-sempre/\r\nhttps://www.ondarossa.info/newstrasmissioni/2016/12/parma-sessismo-nel-movimento",[141],{"field":65,"matched_tokens":142,"snippet":138,"value":139},[60],{"best_field_score":69,"best_field_weight":70,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":42,"score":71,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":42},{"document":145,"highlight":168,"highlights":173,"text_match":176,"text_match_info":177},{"cat_link":146,"category":147,"comment_count":42,"id":148,"is_sticky":42,"permalink":149,"post_author":80,"post_content":150,"post_date":151,"post_excerpt":47,"post_id":148,"post_modified":152,"post_thumbnail":153,"post_thumbnail_html":154,"post_title":155,"post_type":52,"sort_by_date":156,"tag_links":157,"tags":165},[75],[77],"29071","http://radioblackout.org/2015/04/usa-la-razza-uccide-ancora-una-volta/","Un altro uomo afroamericano ucciso per mano di un poliziotto, questa volta a North Charleston, nel South Carolina. 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Perchè l'occidentale è malato della sindrome di Cristoforo Colombo e tende a rivendicare come propria qualsiasi cosa abbia scoperto (per poi rivendersela e come è andata a finiere lo sapete tutti....)\r\nDan Auerbach ha fatto i soldi sfruttando l'immagine e il suono del deserto - che grossolana approsimazione, Dan - martirizzando Bombino nel tritatutto consumista. Una semplificazione che sarebbe come dire che il suono italiano è Domenico Modugno. Una semplificazione che cristallizza, per fruitori superficiali, l'hic et nunc in un'ambra accomodante. Se guardate un tappeto non saprete mai se è falso, tessuto in cina oppure teso a mano. Pensate che per girare il deserto da casa vi basterà inserire nel lettore il cd. E così capirete. Solo che Auerbach non è mai sceso nel deserto. Niente dune spazzate dal ghibli, niente motociclette veloci, niente vestiti blu come il cielo, niente cammelli. Ha scoperto (per così dire) e ha immediatamente rivenduto ad un pubblico inebetito dai decaloghi \"hipster\" e massacrato da tanta voglia di esotico. Ha trasformato \"qualcosa\" in buoni acquisto su spotify, in materiale per carte di credito. Ha liofilizzato all'estremo la materia viva. L'ha inscatolata. Ma puoi inscatolare l'aria del deserto?\r\n\r\nC'è qualcuno invece che non si rassegna all'idea che Niger, Senegal, Mali, Mauritania, e Western Sahara siano diventati uno stato mentale in 2d dove qualsiasi bullo americano può proiettare la sua idea di melting pot e ridere con gli amici di quelle tuniche. La globalizzazione è razzista perchè semplifica all'estremo, riducendo gli spigoli e le impuntature. Qualcosa di impalpabile come la sabbia fine e fluido come un aliseo tende in quest'area grande come parte dell'europa occidentale le invisibili corde della tradizione. Dopo tutto non dobbiamo dimenticarci, anche se la distopia web ci induce a farlo, che gli abitanti del Sahara non sono stati per fortuna ancora sterminati. Sono lì e nell'impasto, ingrediente principe resta la musica.\r\nOltre, ci sono 9 milioni di kmq di hammada piatto come un asse ma ricco di insidie mortali ad ogni angolo. Su questo scacchiere sarawi, marabutti, Hausa, gente del Benin si sposta con l'orecchio al cellulare. Questo è l'unico posto dove il formato di trasferimento musicale non è l'mp3. Berberi per semplificazione, le genti non stanziali desiderano una maggiore connessione con il mondo ancestrale anche attraverso le nuove tecnologie. Dalle cassette impolverate negli stall market lungo le vie dei cammelli si è rapidamente passati ad un mercato (molto local) che compone e registra \"per cellulare\". Ma è una via dolce al globale. Qualcosa che dal globale prende per sfruttare a proprio uso. Potete concordare o meno ma credo che la diffusione del telefonino nel Sahara abbia una importanza capitale. Alla faccia di Auerbach.\r\nNelle pieghe del deserto, dove genti armate difendono inospitali riquadri di nulla, nuovi giovani, figli del conflitto ma non della rassegnazione, danno vita a qualcosa che spiega solo attraverso l'ascolto il vero senso di SAHARA, luogo delle genti.\r\nChe ancora una volta arrivi a noi con un medium non locale, significa che tratta di joint venture, non necessariamente (per una volta!) d'una nuova dialettica sfruttatori/sfruttati.\r\nIl lavoro della sahelsounds, quello di giovani e meno giovani con chitarre, microfoni rumorosi, tastiere che qui non trovi nepure nella munnizza, sta aprendo nuove vie carovaniere. Ieri come oggi, ma più lievemente. Molti, non lo nego, cercheranno una via verso l'europa ed una vita migliore, magari nella musica. Ai disillusi che rimangono nell'altro emisfero ad osservare il tropico del cancro che schianta il cielo contro la sabbia, nuove sfide che intrecciano geopolitica e musica pongono in contraddizione i confini e aggiornano la storia più di qualsiasi confine tangibile. lunga vita alle genti delle sabbie.\r\n\r\nuna bella storia.\r\nwww.sahelsounds.com","18 Settembre 2014","2018-10-17 22:09:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/09/timia-200x110.jpg","I sing the desert electric",1411043197,[],[],{"post_content":381},{"matched_tokens":382,"snippet":383,"value":384},[60],"credo che la diffusione del \u003Cmark>telefonino\u003C/mark> nel Sahara abbia una importanza","Sono anni che si parla di desert blues. 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Nel presentare il programma della tre giorni contro il CIE del 23-24-25 maggio a Torino, abbiamo fatto una chiacchierata con Alberto, un compagno di Trapani, dove i due CIE - uno al momento chiuso per lavori - sono da sempre al centro di lotte durissime e di numerose rivolte ed evasioni.\r\nNe è scaturita una discussione a tutto campo centrata soprattutto su un documento sui CIE prodotto da una commissione nominata nel giugno 2012 dall'ex ministro dell'Interno Cancellieri.\r\nUna delle tante eredità lasciate dal governo Monti a propri successori.\r\nSu questo tema vi riportiamo alcuni stralci dell'articolo scritto da Alberto per il settimanale Umanità Nova.\r\nIl \"La responsabile del Viminale voleva vederci chiaro, anche e soprattutto per risolvere le “criticità” emerse negli ultimi anni. Otto alti funzionari coordinati dal sottosegretario di stato Saverio Ruperto, hanno partorito un documento che, ancora una volta, conferma l’attitudine “umbertina” di chi intende risolvere i problemi solo e soltanto con la repressione.\r\nIl testo è stato diffuso, in anteprima, il mese scorso da una sconcertata Sandra Zampa, parlamentare bolognese del PD. E in effetti i motivi di sconcerto sono davvero tanti.\r\nSchematicamente, si può dire che gli estensori del testo abbiano individuato una serie di “direttrici” sulle quali intervenire dopo una analisi di quello che è successo in questi anni nei Cie, anche alla luce dell’inasprimento delle normative in materia di immigrazione che, com’è noto, prevedono un allungamento dei tempi di detenzione fino a diciotto mesi (un anno e mezzo dietro le sbarre per il solo fatto di essere considerati “irregolari”). Nel documento lo si ammette: la administrative detention non consegue alla commissione di un reato, ma si riferisce a uno status giuridico. In Europa, però, «la possibilita di trattenere per via amministrativa gli stranieri irregolarmente presenti sui territorio, in attesa della lora espulsione, ha una storia ormai più che secolare (il primo Paese europeo a introdurre nel proprio ordinamento la detenzione amministrativa fu la Francia nel 1810)».\r\nPertanto, «i C.I.E. fanno ormai stabilmente parte dell’ordinamento e risultano indispensabili per un’efficiente gestione dell’immigrazione irregolare». Quindi, possiamo metterci il cuore in pace.\r\nNel documento non emerge alcuna volontà di ridurre il numero dei Cie, o di rivedere le leggi che li concepiscono. Al contrario, i magnifici otto dell’ex ministro dell’Interno ritengono che i Cie vadano “migliorati” razionalizzandone la gestione. L’unica concessione che si fa riguarda il periodo massimo di detenzione. Diciotto mesi sono troppi, «essendo pressoché trascurabile il numero di stranieri identificati trascorso l’anno di permanenza». Dodici mesi, quindi, possono bastare.\r\nMa la preoccupazione maggiore deriva dalla “sicurezza” dei Cie. Più volte, nel documento, si fa cenno alle rivolte e alle «sedizioni» che hanno letteralmente distrutto alcune di queste strutture fino alla necessità di chiuderle temporaneamente per rimetterle in sesto. Quindi, si propone di creare spazi appositi per l’isolamento dei soggetti più violenti o potenzialmente più violenti. Insomma: celle di isolamento all’interno di strutture sostanzialmente detentive ma formalmente non carcerarie. Non senza ipocrisia, si ammette che «la totale assenza di attività all’interno dei Centri, che si sostanzia in un ozio forzato, comporta un aumento di aggressività e malessere e si traduce in un aumento di episodi di tensione tra immigrati trattenuti e forze dell’ordine». Che fare allora, tenendo conto anche della pericolosa promiscuità dei Cie (che trattengono insieme ex detenuti ed ex lavoratori, immigrati “buoni” e immigrati “cattivi”, immigrati di una cultura insieme ad altri di cultura “avversa”)? Semplice: bisogna pensare che «modalità di trattenimento distinte e una diversa suddivisione degli spazi permetterebbero agli ospiti di trascorre il tempo in maniera costruttiva, con la possibilità di svolgere, in un contesto più armonico e gradevole, attività ricreative e sportive». Attenzione, però: gli immigrati sono tipi difficili, anche un po’ ingrati, e bisogna quindi tener presente il «diffuso disinteresse degli ospiti verso le proposte di attività per l’impiego del tempo, che si registra all’interno dei Centri; mentre, d’altro canto, non è infrequente la necessità per le forze dell’ordine di limitare l’utilizzo degli impianti sportivi all’aperto allo scopo di impedire assembramenti e tentativi di fuga. Affinché sia sempre garantito l’utilizzo di tali impianti, è pertanto auspicabile la predisposizione di un sistema di difese passive all’interno di ogni Cie, in modo da scongiurare sul nascere i tentativi di fuga, attualmente assai frequenti».\r\nAi funzionari del ministero non viene in mente che le rivolte o gli atti di autolesionismo si verificherebbero ugualmente, anche se i Cie fossero dei resort con le gabbie dorate. Né è concepibile, per questi grigi burocrati, che il desiderio di libertà, a fronte di una ingiusta carcerazione, metta in secondo piano qualunque ridicolo palliativo.\r\nDalle pagine del documento trasuda una sola preoccupazione: far sì che il Cie diventi il più possibile sufficiente a se stesso, un panottico dove si possa fare tutto riducendo al minimo i contatti con l’esterno. Ad esempio, per quanto riguarda il diritto alla salute e alle cure mediche, si auspica la presenza di un medico con «responsabilità direzionali» e, più in generale, bisogna far sì che gli immigrati non vengano portati negli ospedali. Leggiamo perché: «Uno dei metodi maggiormente usati da parte dei trattenuti per tentare di fuggire dai Centri consiste nel provocare, anche con atti di autolesionismo, le condizioni per essere ricoverati in strutture sanitarie esterne, dalle quali lo straniero spesso può allontanarsi indisturbato a causa delle obiettive difficoltà a predisporre un servizio di piantonamento fisso. 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Quindi, lungi dal pensare a una riduzione dei Centri, «nella prospettiva di una revisione della loro dislocazione sul territorio, e dell’eventuale creazione di nuove strutture, sarebbe opportuno concentrarne la presenza soprattutto nelle città in cui si trovano i consolati o le ambasciate dei Paesi maggiormente interessati al fenomeno migratorio».\r\n\r\nAscolta la diretta con Alberto\r\n2013 05 17 alberto cie","22 Maggio 2013","2018-10-17 22:59:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/05/cie-gabbia-200x110.jpg","CIE. 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