","Crisi. Un salto di paradigma","post",1339662384,[44,45,46,47],"http://radioblackout.org/tag/crisi/","http://radioblackout.org/tag/euro/","http://radioblackout.org/tag/governance/","http://radioblackout.org/tag/paradigma/",[14,12,18,16],{"post_content":50},{"matched_tokens":51,"snippet":54,"value":55},[52,53],"teocrazia","finanziaria","gli operatori bancari e della \u003Cmark>teocrazia\u003C/mark> \u003Cmark>finanziaria\u003C/mark>, i suoi sudditi sono i","La crisi dell’euro, le convulsioni all’interno dell’Unione Europea, le pressioni degli organismi di governance mondiale, vanno compresi e smontati pezzo a pezzo per cogliere l’intima trama di vicende narrate dai media come una sorta di telenovela a puntate tutte uguali.\r\nQuello che stiamo attraversando è un vero salto di paradigma, che – nei fatti- ha già mutato il volto del capitalismo e sta ridefinendo il ruolo degli stati nazionali.\r\nViviamo un passaggio di epoca in tempo reale, questa condizione viene solitamente chiamata globalizzazione: il suo dio è la moneta, il suo rito è la legge di mercato, i suoi sacerdoti sono le élite statuali, i suoi guardiani sono gli eserciti e le polizie in ogni dove, i suoi strateghi sono gli operatori bancari e della \u003Cmark>teocrazia\u003C/mark> \u003Cmark>finanziaria\u003C/mark>, i suoi sudditi sono i cosiddetti popoli sovrani, i suoi cantori sono gli intellettuali (giornalisti inclusi) decerebrati senza spina dorsale, le sue favole sono i regimi di democrazia rappresentativa, la sua ideologia egemonica è la comunicazione virtuale.\r\nL’accelerazione verso una progressiva e potente spinta alla delocalizzazione di qualsiasi asse produttivo e riproduttivo – dall’alimentazione ai farmaci, dalla forza-lavoro al sapere diffuso, dall’economia reale della produzione e della distribuzione al consumo di massa e parcellizzato al tempo stesso – ha spiazzato un assetto della politica che per secoli si è articolato sull’istanza nazionale. Il che non implica un’automatica cessazione di funzione dello stato, uno Stato che ridimensionando gli ammortizzatori sociali si ritrova oggi snello e in forma per rafforzare ulteriormente le sue funzioni vitali: quelle di ordine pubblico, attraverso il duplice ricatto della fabbricazione del nemico interno e del nemico esterno.\r\nI meccanismi della globalizzazione obbligano lo stato nazionale a dismettere parte della propria sovranità politica ed economica che viene sussunta su scala sovranazionale attraverso dispositivi di governance (Fmi, Bce, Nato, etc).\r\nLo spazio della politica si riduce drasticamente, a favore della gestione, dell’amministrazione, della governance si restringe sino a richiedere l’esautorazione delle stesse forme della democrazia parlamentare: i luoghi collettivi scompaiono a vantaggio di organi monocratici della decisione politica. L’autoritarismo leaderista e individualista si afferma nelle sfere più disparate, incentivato tanto da procedure elettorali segnate dal marketing politico, quanto da spostamenti significativi della deliberazione politica vera e propria in capo a singoli individui e non più ad assisi parlamentari.\r\nParlare pertanto di crisi in questi tempi è riduttivo, giacché l’ossatura del dominio sta conoscendo una immensa ridislocazione a livello globale, con la ridefinizione di egemonie planetarie, che hanno segnato gli ultimi due secoli. Emergono nuove potenze globali che cercano di scalzare dal trono quelle vecchie.\r\nL’assedio all’Europa dell’euro e, più in generale, all’Occidente da parte della \u003Cmark>teocrazia\u003C/mark> \u003Cmark>finanziaria\u003C/mark> che usa il declassamento delle aziende-stati e lo spread-totemico per imporre il terrore di un dio senza misericordia, delineano una guerra guerreggiata sia a colpi di missili telecomandati da satelliti geostazionari, sia a colpi di brokeraggio borsistico.\r\nL’Italia è stretta in questo fuoco, scivolando lentamente ma forse inesorabilmente verso una condizione di impoverimento, tra crescenti convulsioni.\r\nQualsiasi governo non può che tentare di governare una obiettiva riduzione di sovranità, per cercare di mantenere il proprio ruolo. Non potrebbe comunque fare altrimenti perché la gerarchia globale è l’orizzonte necessario alla propria sopravvivenza come elite di governo. Dall’altro, coloro che subiscono gli effetti della convulsione, che si traducono letteralmente in politiche omicide, si ritrovano affamati e privati di risorse: dalla precarietà esistenziale come forma-di-vita stabile e permanente all’erosione di redditi, dalla devastazione ambientale al parossismo consumistico in materia energetica, dal controllo tecnologico di ogni aspetto della vita pubblica e privata alla mercificazione e umiliazione di uomini e, soprattutto, donne, dalla macro-violenza proveniente dall’alto delle istituzioni alla micro-violenza mimata che si scatena irrefrenabile.\r\nNe abbiamo discusso con Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all’Università di Palermo.\r\nAscolta l’intervista: [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/06/Vaccaro.mp3\"]\r\nScarica il file",[57],{"field":58,"matched_tokens":59,"snippet":54,"value":55},"post_content",[52,53],1157451471441100800,{"best_field_score":62,"best_field_weight":63,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":30,"score":64,"tokens_matched":65,"typo_prefix_score":30},"2211897868288",14,"1157451471441100913",2,6689,{"collection_name":41,"first_q":68,"per_page":69,"q":68},"teocrazia finanziaria",6,3,{"facet_counts":72,"found":65,"hits":100,"out_of":189,"page":11,"request_params":190,"search_cutoff":20,"search_time_ms":70},[73,79],{"counts":74,"field_name":77,"sampled":20,"stats":78},[75],{"count":11,"highlighted":76,"value":76},"anarres","podcastfilter",{"total_values":11},{"counts":80,"field_name":19,"sampled":20,"stats":98},[81,83,84,86,88,89,91,93,95,96],{"count":11,"highlighted":82,"value":82},"esodo",{"count":11,"highlighted":14,"value":14},{"count":11,"highlighted":85,"value":85},"no tav",{"count":11,"highlighted":87,"value":87},"conflitto",{"count":11,"highlighted":18,"value":18},{"count":11,"highlighted":90,"value":90},"capitalismo",{"count":11,"highlighted":92,"value":92},"stati di guerra",{"count":11,"highlighted":94,"value":94},"economie di carta",{"count":11,"highlighted":68,"value":68},{"count":11,"highlighted":97,"value":97},"finanziarizzazione dell'economia",{"total_values":99},11,[101,162],{"document":102,"highlight":122,"highlights":144,"text_match":157,"text_match_info":158},{"comment_count":30,"id":103,"is_sticky":30,"permalink":104,"podcastfilter":105,"post_author":33,"post_content":106,"post_date":107,"post_excerpt":108,"post_id":103,"post_modified":109,"post_thumbnail":110,"post_title":111,"post_type":112,"sort_by_date":113,"tag_links":114,"tags":120},"6011","http://radioblackout.org/podcast/tra-teocrazia-finanziaria-e-governance-mondiale-quali-prospettive-per-i-movimenti-di-opposizione/",[],"Alcuni si domandano se uno dei possibili esiti della crisi non sia la guerra. Nella chiacchierata che abbiamo fatto con Salvo Vaccaro dell'Università di Palermo emergono numerosi scenari possibili.\r\n\r\n\"Nel secolo scorso - dice Salvo - la fine dei vari imperialismi portò ad un conflitto tra elite sfociato nelle due guerre mondiali: il ripetersi di un simile quadro, nell'ambito dello scontro tra le potenze dominanti e i paesi emergenti del cosiddetto Bric (Brasile-Russia-India-Cina) non si può escludere, sebbene al momento la guerra sia di tipo finanziario. \r\nC'è un altro conflitto all'interno del mondo liberal-capitalista, ben rispecchiato nelle pagine de \"il Sole 24 ore\", il conflitto tra l'imprenditoria produttiva o commerciale e l'elite finanziaria.\r\nQuest'ultima non ha alcuna preoccupazione di natura politica, territoriale, industriale, perché fa soldi attraverso i soldi, attraverso quella che impropriamente viene definita \"speculazione finanziaria\".\r\nUna guerra vera, una guerra guerreggiata, potrebbe essere l'esito del conflitto derivante dall'impotenza della politica statuale, disarmata di fronte allo strapotere della teocrazia finanziaria. La guerra potrebbe essere usata per sabotare l'incessante fluidità dei capitali nel mondo.\r\nE' già accaduto dopo l'11 settembre 2001 quando la guerra infinita di Bush ha tagliato un po' le unghie alla speculazione finanziaria. Un possibile obiettivo potrebbe essere l'Iran o anche l'Arabia Saudita, nel caso le rivolte dei paesi arabi finiscano per contagiarla. \r\nLe conseguenze per chi è vittima di possibili strategie non sono certo rosee, anche se non si tratta di scelte pianificate a tavolino, frutto della regia di un \"grande vecchio\" che le pianifica, ma si impongono per la forza dei fatti.\"\r\n\r\nQuali strategie di contrasto dal basso possiamo immaginare?\r\n\r\n\"La questione è più complessa, poiché azzardare una previsione è ben più complesso che azzardare un'analisi.\" Ben diversa - secondo Vaccaro - è la prospettiva per chi vive - sfruttato, malpagato, schiavizzato - nei paesi dove è stata delocalizzata la produzione, che attraverso la lotta possono ottenere una condizione migliore, dal miliardo che non lavora e sopravvive a stento. Ancora diversa è la situazione di chi vive nell'Occidente \"ricco\": dal punto di vista politico la democrazia \"matura\" sta lentamente indebolendosi, esattamente come il capitalismo maturo sta perdendo colpi di fronte alla finanza teocratica. Se la politica istituzionale si trasforma cedendo sovranità di fronte alla forme di governance estranazionali, la stessa politica di opposizione ha le unghie spuntate, perché il nemico appare sempre più impalpabile.\r\n\r\nCi chiediamo tuttavia se il problema non sia piuttosto quello di rintracciare ed allacciare i legami solidali e di lotta tra mondi diversi, poiché, se è vero che lo Stato non ammortizza più il conflitto sociale è altrettanto vero che è ben lungi dall'aver dismesso la propria natura disciplinare. Anzi!\r\n\r\nSecondo Vaccaro è vero che a breve termine la violenza delle istituzioni paga, ma a lungo nessun potere riesce a reggersi solo sulla forza, come dimostra la maggior capacità delle democrazie di controllare le popolazioni rispetto ai totalitarismi della prima parte del secolo scorso. Certo l'assottigliarsi dello Stato, prosciugato dalla governance sovranazionale, fa sì che gli Stati non abbiano risorse per rispondere al malessere dei governati che non siano quelle dell'ordine pubblico.\r\nResta a suo avviso in piedi la questione dell'impossibilità della politica - anche quella extraistituzionale - di colpire un nemico che si allontana. \r\n\r\nQuesto l'incipit della lunga chiacchierata con Salvo Vaccaro che potete ascoltare qui: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/01/2012-01-15-oltre-il-capitalismo-Salvo-Vaccaro.mp3|titles=2012 01 15 oltre il capitalismo Salvo Vaccaro]\r\n\r\nscarica il file","18 Gennaio 2012","Alcuni si domandano se uno dei possibili esiti della crisi non sia la guerra. Nella chiacchierata che abbiamo fatto con Salvo Vaccaro dell'Università di Palermo emergono numerosi scenari possibili.\r\n\r\n\"Nel secolo scorso - dice Salvo - la fine dei vari imperialismi portò ad un conflitto tra elite sfociato nelle due guerre mondiali: il ripetersi di un simile quadro, nell'ambito dello scontro tra le potenze dominanti e i paesi emergenti del cosiddetto Bric (Brasile-Russia-India-Cina) non si può escludere, sebbene al momento la guerra sia di tipo finanziario. \r\nC'è un altro conflitto all'interno del mondo liberal-capitalista, ben rispecchiato nelle pagine de \"il Sole 24 ore\", il conflitto tra l'imprenditoria produttiva o commerciale e l'elite finanziaria. \r\nQuest'ultima non ha alcuna preoccupazione di natura politica, territoriale, industriale, perché fa soldi attraverso i soldi, attraverso quella che impropriamente viene definita \"speculazione finanziaria\".\r\nUna guerra vera, una guerra guerreggiata, potrebbe essere l'esito del conflitto derivante dall'impotenza della politica statuale, disarmata di fronte allo strapotere della teocrazia finanziaria. 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I suoi ultimi libri sono \"Pensare altrimenti. Anarchismo e filosofia radicale nel XX secolo\" (eleuthera, Milano 2011) e \"L'onda araba. 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