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Ricordiamo che, sempre a Milano, all’interno dell’Ospedale San Paolo è presente un’appendice detentiva dedicata al trattamento di persone sottoposte al regime di 41bis.\r\n\r\nNel frattempo, il dibattito pubblico punta sulla diversione dal tema centrale: evitare di affrontare la brutalità del 41bis e il suo utilizzo come strumento di tortura, evitare di osservarne l’applicazione a fasce sempre più estese di “nemici dello Stato”, evitare di considerare le dimostrazioni di ostilità dilaganti verso l’apparato punitivo italiano e concentrarsi invece sulla vittimizzazione delle isituzioni, che eroicamente possono affermare: “non trattiamo con i terroristi”, “non ci pieghiamo alle intimidazioni”.\r\n\r\nSull’onda della frenesia forcaiola, il deputato di Fratelli d’Italia Manlio Messina è arrivato a dichiarare: “apprendiamo delle gravissime notizie di altre cinque auto incendiate, di matrice sempre anarchica terroristica, e quindi ci auguriamo che anche in questa vicenda vengano prese le persone, messe in galera e probabilmente speriamo anche che venga applicato anche il 41bis”.\r\n\r\nAl di là dei travasi di liquami dalle fauci dei nostaglici della garrota, che contesto ambientale sta generando la più importante mobilitazione anticarceraria degli ultimi decenni?\r\n\r\nNella puntata di Bello Come Una Prigione Che Brucia di lunedì 30 gennaio 2023 (precedente alla notizia del trasferimento di Alfredo), si è affrontata una riflessione sul ruolo dell’Antimafia-Antiterrorismo e sulla sua necessità di costruire un clima di “emergenza perenne” funzionale alla legittimazione della sua stessa esistenza. 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tempesta Covid, i contagi sono in continua diminuzione, molti reparti già chiusi e le terapie intensive tornano al regime ordinario. In questa puntata pertanto ci proponiamo non tanto di fare il punto sulla situazione sanitaria quanto di offrire una panoramica, uno sguardo su diverse narrazioni che non si sono limitate a descrivere quello che stava succedendo, ma hanno fatto sì che il corso degli eventi prendesse una certa direzione piuttosto che un’altra.\r\n\r\nPensiamo ai discorsi dei politici, ai racconti di Confindustria bergamo is running. Se si mettono questi discorsi a confronto con la percezione dei soggetti che nel bergamasco hanno visto i loro parenti morire a distanza di pochi giorni sembrano due mondi completamente diversi. Qualche puntata fa avevamo rilanciato da radio Onda D’Urto la testimonianza del Comitato Noi Denunceremo (Verità e Giustizia per le vittime di Covid) che ad ora conta 55000 iscritti.\r\n\r\nAltro mondo ancora è quello riservato alla scienza che nel corso della pandemia è stata assunta al rango di una professione di fede: sulla salute dei propri cari fino ai dati su tutta la popolazione, si chiedevano (e si chiedono ancora) risposte a medici e scienziati. Abbiamo visto come in cambio si siano avuti una tempesta di bollettini e titoli di giornale, di dubbia attendibilità (dubbia in quanto non verificabile) e talvolta in reciproca contraddizione. Oggi, in un clima più disteso, pensiamo sia legittimo chiedersi che tipo di interlocuzione il Covid ha aperto tra il senso comune e il mondo della scienza? Si può continuare ad affidare la propria tutela biologica ad un ambito che non consiste solo in un metodo esatto, ma i cui processi di produzione hanno a che fare con interessi politici, aziendali e culturalmente condizionati?\r\n\r\nNe parliamo oggi con il contributo di un biostatistico e un sociologo della scienza su Congiunzioni.\r\n\r\n ","19 Giugno 2020","2020-06-19 11:14:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/105558890_138495144524338_5911238867437634606_n-200x110.jpg","Congiunzioni #6 – Narrazioni dell'epidemia – [18 Giugno]",1592565283,[],[],{"post_content":268},{"matched_tokens":269,"snippet":270,"value":271},[62],"reparti già chiusi e le \u003Cmark>terapie\u003C/mark> intensive tornano al regime ordinario.","Ascolta la nuova puntata completa o scopri le precenti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/congiunzioni-6.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nOrmai sono passati 4 mesi dalla tempesta Covid, i contagi sono in continua diminuzione, molti reparti già chiusi e le \u003Cmark>terapie\u003C/mark> intensive tornano al regime ordinario. In questa puntata pertanto ci proponiamo non tanto di fare il punto sulla situazione sanitaria quanto di offrire una panoramica, uno sguardo su diverse narrazioni che non si sono limitate a descrivere quello che stava succedendo, ma hanno fatto sì che il corso degli eventi prendesse una certa direzione piuttosto che un’altra.\r\n\r\nPensiamo ai discorsi dei politici, ai racconti di Confindustria bergamo is running. Se si mettono questi discorsi a confronto con la percezione dei soggetti che nel bergamasco hanno visto i loro parenti morire a distanza di pochi giorni sembrano due mondi completamente diversi. Qualche puntata fa avevamo rilanciato da radio Onda D’Urto la testimonianza del Comitato Noi Denunceremo (Verità e Giustizia per le vittime di Covid) che ad ora conta 55000 iscritti.\r\n\r\nAltro mondo ancora è quello riservato alla scienza che nel corso della pandemia è stata assunta al rango di una professione di fede: sulla salute dei propri cari fino ai dati su tutta la popolazione, si chiedevano (e si chiedono ancora) risposte a medici e scienziati. Abbiamo visto come in cambio si siano avuti una tempesta di bollettini e titoli di giornale, di dubbia attendibilità (dubbia in quanto non verificabile) e talvolta in reciproca contraddizione. Oggi, in un clima più disteso, pensiamo sia legittimo chiedersi che tipo di interlocuzione il Covid ha aperto tra il senso comune e il mondo della scienza? Si può continuare ad affidare la propria tutela biologica ad un ambito che non consiste solo in un metodo esatto, ma i cui processi di produzione hanno a che fare con interessi politici, aziendali e culturalmente condizionati?\r\n\r\nNe parliamo oggi con il contributo di un biostatistico e un sociologo della scienza su Congiunzioni.\r\n\r\n ",[273],{"field":156,"matched_tokens":274,"snippet":270,"value":271},[62],{"best_field_score":160,"best_field_weight":161,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":14,"score":162,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":33},{"document":277,"highlight":289,"highlights":294,"text_match":158,"text_match_info":297},{"comment_count":33,"id":278,"is_sticky":33,"permalink":279,"podcastfilter":280,"post_author":86,"post_content":281,"post_date":282,"post_excerpt":39,"post_id":278,"post_modified":283,"post_thumbnail":284,"post_title":285,"post_type":139,"sort_by_date":286,"tag_links":287,"tags":288},"59744","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-17-aprile-la-fase-due-e-gia-cominciata-casa-dolce-casa-non-ci-sara-un-dopo-il-tempo-e-ora/",[86],"Come ogni venerdì abbiamo fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/2020-04-17-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nscarica l'audio\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte:\r\n\r\nLa fase2 è già cominciata. I padroni si cambiano il Codice Ateco e riaprono i battenti, sindacati di stato associazioni imprenditoriali e governo fissano le condizioni per una riapertura dopo il 3 maggio.\r\nLo schema produci, consuma, crepa continuerà a segnare una quotidianità, in cui l’unica libertà sarà quella di lavorare, andare a fare compere, e... morire. Al di là della retorica siamo il paese in cui ogni giorno muoiono dalle 500 alle 900 persone, senza che vengano attuate le misure necessarie al reale contenimento dell’epidemia. Le nostre case trasformate in lazzaretti sono i focolai dal quale continua ad espandersi un contagio sul quale non viene fatto alcuno screening.\r\nNel frattempo le misure del governo, i regali elargiti alle imprese, li dovremo pagare tutti. Come se non bastassero i morti, uccisi dalla logica del profitto costi quel che costi.\r\nNulla dovrà essere come prima? Certo ma in che senso dipenderà dalle lotte concrete che si svilupperanno sulla sicurezza del lavoro, la prevenzione, i presidi sanitari territoriali.\r\nNe parliamo con Massimo Varengo di Zero in Condotta\r\n\r\nCasa, dolce casa?\r\nIn Italia ci sono oltre 50.000 persone che non hanno casa, 360.000 persone vivono senza servizi igienici di base nelle proprie abitazioni, mentre il disagio abitativo nelle città italiane è all’11,3%. Questi dati risalgono al 2015 ma, da allora la situazione ha continuato a peggiorare.\r\nLa casa per chi ce l’ha è spesso il lazzaretto in cui le persone ammalate restano sino all’ultimo. Qualcuno guarisce, nonostante non riceva né cure né controlli, gli altri muoiono in ospedale. Nel frattempo il virus si è diffuso ai conviventi. I dati ad oggi si dicono che i contagiati sono in aumento, mentre le terapie intensive sono meno affollate ed i morti non calano.\r\nLa spiegazione è semplice: le case, oltre a fabbriche ed ospedali, sono i principali veicoli dell’infezione.\r\nNe parliamo con Dario Antonelli della FAL\r\n\r\nNon ci sarà un dopo. Il governo ci vuole divisi, sospettosi, spauriti. Ci rubano la libertà e l'umanità. Per il nostro bene. Non è facile sfuggire alla trappola della paura e del peccato. La radice del male è sin nella parola chiave di questa crisi, il grimaldello con il quale ci hanno ingabbiati, il distanziamento sociale. Perché non parlare di distanza di sicurezza, di spazio tra i corpi? Perché uno spazio fisico si può costruire ovunque, non solo in casa, invece la distanza sociale è ben più e ben altro: è la negazione delle relazioni, della polis, della comunità di lotta, del tempo che si riconquista insieme. La distanza sociale nega il mutuo appoggio e promuove la carità, nega la libertà e ci obbliga all’obbedienza, nega valore alle nostre vite e ci chiude nel cerchio produci, consuma, crepa.\r\nNon ci sarà un dopo. Il tempo è ora. \r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","23 Aprile 2020","2020-04-23 12:28:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/UN_controllare_traffico_Internet-1200x800-1-200x110.jpg","Anarres del 17 aprile. La fase due è già cominciata. Casa dolce casa? Non ci sarà un dopo. 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Al di là della retorica siamo il paese in cui ogni giorno muoiono dalle 500 alle 900 persone, senza che vengano attuate le misure necessarie al reale contenimento dell’epidemia. Le nostre case trasformate in lazzaretti sono i focolai dal quale continua ad espandersi un contagio sul quale non viene fatto alcuno screening.\r\nNel frattempo le misure del governo, i regali elargiti alle imprese, li dovremo pagare tutti. Come se non bastassero i morti, uccisi dalla logica del profitto costi quel che costi.\r\nNulla dovrà essere come prima? Certo ma in che senso dipenderà dalle lotte concrete che si svilupperanno sulla sicurezza del lavoro, la prevenzione, i presidi sanitari territoriali.\r\nNe parliamo con Massimo Varengo di Zero in Condotta\r\n\r\nCasa, dolce casa?\r\nIn Italia ci sono oltre 50.000 persone che non hanno casa, 360.000 persone vivono senza servizi igienici di base nelle proprie abitazioni, mentre il disagio abitativo nelle città italiane è all’11,3%. 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Perché non parlare di distanza di sicurezza, di spazio tra i corpi? Perché uno spazio fisico si può costruire ovunque, non solo in casa, invece la distanza sociale è ben più e ben altro: è la negazione delle relazioni, della polis, della comunità di lotta, del tempo che si riconquista insieme. La distanza sociale nega il mutuo appoggio e promuove la carità, nega la libertà e ci obbliga all’obbedienza, nega valore alle nostre vite e ci chiude nel cerchio produci, consuma, crepa.\r\nNon ci sarà un dopo. Il tempo è ora. \r\n\r\nWild C.A.T. 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