","Proteste in Albania","post",1647287351,[62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/albania/","http://radioblackout.org/tag/carovita/","http://radioblackout.org/tag/inflazione/","http://radioblackout.org/tag/proteste/","http://radioblackout.org/tag/speculazioni/","http://radioblackout.org/tag/tirana/",[15,27,69,22,31,20],"inflazione",{"post_content":71,"tags":76},{"matched_tokens":72,"snippet":74,"value":75},[73],"Tirana","persone si sono riunite a \u003Cmark>Tirana\u003C/mark>, la capitale, e in altre","Nell'ultima settimana, i prezzi del carburante in Albania sono aumentati del 50% e ci sono stati rincari a pioggia su tutti i beni di consumo. Come potete ascoltare nella diretta, le pensioni in Albania si attestano intorno ai 50 euro al mese, gli stipendi si aggirano intorno ai 250 euro, a fronte di un costo della vita in costante aumento. Da giovedì, migliaia di albanesi hanno iniziato a protestare. Centinaia di persone si sono riunite a \u003Cmark>Tirana\u003C/mark>, la capitale, e in altre città, bloccando le strade e manifestando contro il carovita, la speculazione degli oligarchi sul conflitto russo-ucraino, la mancanza di servizi e la mancanza di prospettive di uno stipendio dignitoso. Numerosi sono stati i fermi e gli arresti, ma la protesta per ora non si ferma, e, anzi, attende che la componente studentesca si unisca.\r\nAscolta e scarica la diretta:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/albaniaproteste.mp3\"][/audio]",[77,79,81,83,85,87],{"matched_tokens":78,"snippet":15},[],{"matched_tokens":80,"snippet":27},[],{"matched_tokens":82,"snippet":69},[],{"matched_tokens":84,"snippet":22},[],{"matched_tokens":86,"snippet":31},[],{"matched_tokens":88,"snippet":89},[20],"\u003Cmark>tirana\u003C/mark>",[91,97],{"field":36,"indices":92,"matched_tokens":94,"snippets":96},[93],5,[95],[20],[89],{"field":98,"matched_tokens":99,"snippet":74,"value":75},"post_content",[73],578730123365712000,{"best_field_score":102,"best_field_weight":103,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":104,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":106,"highlight":122,"highlights":134,"text_match":100,"text_match_info":142},{"cat_link":107,"category":108,"comment_count":48,"id":109,"is_sticky":48,"permalink":110,"post_author":51,"post_content":111,"post_date":112,"post_excerpt":54,"post_id":109,"post_modified":113,"post_thumbnail":114,"post_thumbnail_html":115,"post_title":116,"post_type":59,"sort_by_date":117,"tag_links":118,"tags":120},[45],[47],"65413","http://radioblackout.org/2020/12/albania-chi-chiami-quando-la-polizia-uccide/","La sera di martedì 8 dicembre, durante un controllo per il coprifuoco a Tirana la polizia uccide un 25enne sparandogli alla testa . Il pomeriggio seguente è scoppiata la rabbia: migliaia di persone sono scese in piazza scontrandosi con la polizia e mettendo in crisi il governo stesso. Ad una settimana dallo scoppio delle rivolte, la risposta repressiva si è fatta sentire con circa 300 arresti (di cui circa la metà minorenni) e le proteste continuano ma si sono mitigate. Ne abbiamo parlato con un compagno del collettivo Organizata Politike.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/tirana.mp3\"][/audio]","16 Dicembre 2020","2020-12-16 18:51:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/tirana-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/tirana-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/tirana-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/tirana-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/tirana-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/tirana-1536x1024.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/tirana-2048x1365.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Albania, chi chiami quando la polizia uccide?",1608144688,[62,119,67],"http://radioblackout.org/tag/polizia/",[15,121,20],"polizia",{"post_content":123,"tags":127},{"matched_tokens":124,"snippet":125,"value":126},[73],"controllo per il coprifuoco a \u003Cmark>Tirana\u003C/mark> la polizia uccide un 25enne","La sera di martedì 8 dicembre, durante un controllo per il coprifuoco a \u003Cmark>Tirana\u003C/mark> la polizia uccide un 25enne sparandogli alla testa . 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Rischia una figuraccia planetaria e gioca il tutto per tutto.\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/2025-02-11-raffaele-cpr-albania.mp3\"][/audio]","11 Febbraio 2025","2025-02-11 16:33:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/filo-spinato-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/filo-spinato-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/filo-spinato-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/filo-spinato-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/filo-spinato-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/filo-spinato-1536x1152.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/filo-spinato-2048x1536.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Albania. 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Una due giorni che ha avuto luogo ieri e prosegue nella giornata di oggi, di cui ci siamo fattx raccontare dalla voce di un compagno in loco:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/1e2dicembre.mp3\"][/audio]","2 Dicembre 2024","2024-12-02 16:26:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/albania-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"180\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/albania-300x180.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/albania-300x180.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/albania-768x460.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/albania.png 1021w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","No CPR, nè in Italia, né in Albania, né altrove!",1733156690,[187,62,188,189,190,191,192],"http://radioblackout.org/tag/accordi/","http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/meloni/","http://radioblackout.org/tag/memorandum/","http://radioblackout.org/tag/migrazione/","http://radioblackout.org/tag/ue/",[194,15,18,195,196,197,25],"accordi","meloni","memorandum","migrazione",{"post_content":199},{"matched_tokens":200,"snippet":201,"value":202},[73],"si è data appuntamento a \u003Cmark>Tirana\u003C/mark> per rilanciare un percorso comune","A un anno dalla firma del protocollo Rama-Meloni, il Network Against Migrant Detention, la rete nata dall’alleanza di realtà albanesi ed italiane e dall’incontro di numerosi percorsi e reti di mobilitazione contro la detenzione amministrativa e la restrizione della libertà di movimento delle persone migranti, si è data appuntamento a \u003Cmark>Tirana\u003C/mark> per rilanciare un percorso comune di mobilitazione contro il sistema CPR, l’esternalizzazione delle frontiere e l’occupazione del territorio albanese a servizio di politiche repressive e coloniali. 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Nel CPR albanesi, secondo quanto stabilito dagli accordi con il governo di Tirana, potrebbero finire solo uomini adulti provenienti da paesi “sicuri”.\r\nPaesi “sicuri” sono quelli inclusi in una lista stilata dal governo.\r\nIn base al parere della Corte europea giustizia sulla direttiva UE in materia di paesi “sicuri” che stabilisce che non possono esservi paesi assolutamente sicuri per tutt*, il tribunale di Roma ha obbligato il governo a trasferire in fretta in Italia e furia il gruppetto di uomini provenienti da Bangladesh ed Egitto, rinchiusi nel CPR di Gjader.\r\nLa risposta del governo non si è fatta attendere. Ieri è stato emesso un decreto legge, quindi immediatamente in vigore, sino alla scontata convalida del parlamento, in cui viene definita per legge la lista dei paesi “sicuri”.\r\nNei fatti il governo se ne infischia del merito e va dritto allo scopo: selezionare, rinchiudere e deportare esseri umani in eccesso per mantenere il consenso nel proprio elettorato.\r\nPer capirne di più ci siamo collegati con l’avvocato Eugenio Losco\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/2024-10-22-paesi-sicuri-losco.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","22 Ottobre 2024","2024-10-22 17:06:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/meloni-migranti-albania-decreto-e1729609552824-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"178\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/meloni-migranti-albania-decreto-e1729609552824-300x178.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/meloni-migranti-albania-decreto-e1729609552824-300x178.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/meloni-migranti-albania-decreto-e1729609552824-1024x606.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/meloni-migranti-albania-decreto-e1729609552824-768x455.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/meloni-migranti-albania-decreto-e1729609552824.jpg 1171w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","CPR in Albania. 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Una sentenza che riguarda quanto accaduto al CPR di Milo A Trapani nell’ultima settimana di gennaio .\r\n\r\nSi tratta di una ulteriore conferma della violenza e dell’inadeguatezza del sistema detentivo italiano destinato alle persone migranti, e delle condizioni particolarmente gravi in cui ancora sono trattenute le persone all’interno del CPR di Trapani. La situazione dei CPR italiani dove sussiste la detenzione amministrativa per gli stranieri che costituisce una violenza di per sé orribile e non giustificabile in alcuna forma, quanto accaduto nei giorni scorsi mette in luce ancora una volta l’inadeguatezza strutturale del sistema di detenzione amministrativa italiano. La privazione sistematica della libertà personale di persone provenienti da paesi di origine politicamente ridefiniti come “sicuri”, per di più in condizioni indegne, nella mancanza di informazioni sulle motivazioni del trattenimento, e in assenza di accesso a qualsivoglia servizio e tutela legale continuerà inevitabilmente a generare proteste, atti di autolesionismo, incendi.\r\n\r\n \r\n\r\nNe parliamo con un compagbno dell'assemblea CPR\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/INFO-190224-CPR.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nRiportiamo anche un articolo uscito nella rivista Jeune Afrique che racconta dal punto di vista africano l'inferno dei centri di detenzione italiani per stranieri.\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://www.jeuneafrique.com/1537595/politique/les-migrants-africains-dans-lenfer-des-centres-de-detention-italiens/\r\n\r\n \r\n\r\nMigranti africani nell'inferno dei centri di detenzione italiani Il suicidio di Ousmane Sylla, un guineano di 22 anni morto suicida in un centro di detenzione per migranti in Italia, getta luce sulle deplorevoli condizioni di vita in questi centri dove vengono rinchiusi gli emigranti, soprattutto africani, considerati illegali. Maÿlis DUDOUET\r\n\r\n \r\nOusmane Sylla aveva 22 anni. Il nome di questo giovane guineano si è aggiunto, lo scorso 4 febbraio, alla lunghissima lista di migliaia di migranti, soprattutto dall'Africa sub-sahariana, che stanno morendo a causa delle politiche migratorie europee. Questa volta, però, non è stato nelle sabbie del Sahara, nelle carceri di un gruppo armato libico o nelle acque turbolente di un Mediterraneo trasformato in cimitero che la morte ha colpito. Ma in territorio europeo, in quest’Italia che costituisce la porta principale per tanti africani in cerca di emigrazione verso il Vecchio Continente.\r\nIl 4 febbraio il giovane si è ucciso mentre era detenuto nel Centro di Rimpatrio di Ponte Galeria (CPR), nome ufficiale dei centri di detenzione per migranti considerati illegali in Italia. Aveva appena saputo che la sua richiesta di asilo era stata respinta ma, non avendo la Guinea un accordo di estradizione con l’Italia, sapeva che sarebbe rimasto bloccato in quel luogo per molti mesi. E non sopportava l'idea di trascorrere un altro giorno rinchiuso in condizioni deplorevoli. I suoi compagni di prigionia lo trovarono, impiccato, la mattina presto. Su un muro, questo messaggio: “Se muoio, vorrei che il mio corpo fosse mandato in Africa. I militarti italiani non conoscono altro che il denaro. »\r\n\r\nIl suo suicidio in questo carcere per migranti ha provocato un'ondata di rabbia da Roma a Conakry. In effetti getta luce sulle condizioni dei migranti el il modo in cui, in particolare quelli sub-sahariani, vengono trattati nell’Italia del primo ministro di estrema destra Giorgia Meloni. Ousmane Sylla viveva in Italia da sei anni. Minore al suo arrivo nel Paese, è stato prima ospitato in un centro specializzato. Il giorno in cui è diventato maggiorenne, è diventato uno straniero illegale. Dopo un lungo viaggio, dal centro di Ventimiglia a quello di Teodice, nel centro Italia, è stato trasferito il 14 ottobre 2023 al CPR di Milo, nel Trapani, in Sicilia. Il luogo di detenzione, teatro di ripetuti disordini, è più che sovraffollato. Durante la sua permanenza a Milo, Ousmane Sylla trascorrerà parte delle sue notti all'aperto, per mancanza di spazio. Quasi tre mesi dopo, il 27 gennaio 2024, Ousmane Sylla viene nuovamente trasferito, questa volta al CPR di Ponte Galeria, che sarà la sua ultima destinazione.\r\n\r\nNel 2023, delle circa 500.000 persone in situazione irregolare registrate sul territorio italiano – di cui quasi 160.000 arrivate irregolarmente nel corso dell’anno – solo una piccola parte sarà sottoposta ai rigori dei centri di detenzione: poco più di 6.000 persone sono state internate in uno dei i nove CPR attivi. Le condizioni di vita lì sono disastrose. Oltre alla sovrappopolazione endemica, le indagini condotte da ONG specializzate denunciano maltrattamenti sistematici in alcuni centri, distribuzione di cibo avariato o addirittura somministrazione forzata di medicinali. All'inizio di gennaio, la diffusione di un video in cui si vede un'infermiera, aiutata da agenti di polizia, costringe un detenuto a prendere un sedativo ha causato uno scandalo in Italia. Molti dei CPR sono anche oggetto di indagini giudiziarie o amministrative. Quello di Milano è stato così posto sotto il controllo di un amministratore giudiziario dopo le accuse di truffa e maltrattamenti. Quella di Palazzo San Gervasio è al centro dell'inchiesta in corso sulla somministrazione di forti dosi di calmanti epsicofarmaci. Un’inchiesta realizzata dai media tunisini Inkyfada e italiana Altreconomia ha documentato in particolare questo diffuso uso di psicofarmaci, che rappresentano “almeno il 10% della spesa di ciascun centro e costituiscono addirittura il 44% della spesa del centro di Roma”.\r\n\r\nLe condizioni di vita sono tanto più insopportabili quanto più i periodi di detenzione si allungano. Appena insediatosi al potere, il governo del primo ministro di estrema destra Giorgia Meloni ha aumentato il limite massimo legale da 180 a 540 giorni, attraverso il decreto Cutro 2, particolarmente criticato dalle associazioni per i diritti umani. Le conseguenze sono gravi. Il numero di decessi registrati nei centri di detenzione aumenta ogni anno, mentre l’età media delle vittime della CPR – 33 anni – costituisce un argomento in più per le organizzazioni che ne chiedono la chiusura . Giorgia Meloni, che ha appena ottenuto un accordo con Tirana che prevede la realizzazione del Cpr sul territorio albanese, non sembra proprio disposta a intraprendere questa strada. Il Primo Ministro italiano ha infatti previsto di costruirne di più centri di questo tipo, uno per regione italiana.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","20 Febbraio 2024","2024-02-20 20:49:49","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/CPR-CORELLI-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/CPR-CORELLI-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/CPR-CORELLI-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/CPR-CORELLI.jpg 474w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","CPR DA MILANO A PONTE GALERIA I LAGER PER MIGRANTI SCOPPIANO.",1708461926,[249,188,250,251,252],"http://radioblackout.org/tag/cie/","http://radioblackout.org/tag/cpr-via-corelli/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/rivolte/",[254,18,255,256,257],"cie","cpr via corelli","migranti","rivolte",{"post_content":259},{"matched_tokens":260,"snippet":261,"value":262},[73],"appena ottenuto un accordo con \u003Cmark>Tirana\u003C/mark> che prevede la realizzazione del","La Corte Europea dei Diritti Umani ha ordinato al Governo italiano l’immediato trasferimento dal CPR di Trapani di una persona trattenuta in condizioni materiali degradanti. Una sentenza che riguarda quanto accaduto al CPR di Milo A Trapani nell’ultima settimana di gennaio .\r\n\r\nSi tratta di una ulteriore conferma della violenza e dell’inadeguatezza del sistema detentivo italiano destinato alle persone migranti, e delle condizioni particolarmente gravi in cui ancora sono trattenute le persone all’interno del CPR di Trapani. La situazione dei CPR italiani dove sussiste la detenzione amministrativa per gli stranieri che costituisce una violenza di per sé orribile e non giustificabile in alcuna forma, quanto accaduto nei giorni scorsi mette in luce ancora una volta l’inadeguatezza strutturale del sistema di detenzione amministrativa italiano. La privazione sistematica della libertà personale di persone provenienti da paesi di origine politicamente ridefiniti come “sicuri”, per di più in condizioni indegne, nella mancanza di informazioni sulle motivazioni del trattenimento, e in assenza di accesso a qualsivoglia servizio e tutela legale continuerà inevitabilmente a generare proteste, atti di autolesionismo, incendi.\r\n\r\n \r\n\r\nNe parliamo con un compagbno dell'assemblea CPR\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/INFO-190224-CPR.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nRiportiamo anche un articolo uscito nella rivista Jeune Afrique che racconta dal punto di vista africano l'inferno dei centri di detenzione italiani per stranieri.\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://www.jeuneafrique.com/1537595/politique/les-migrants-africains-dans-lenfer-des-centres-de-detention-italiens/\r\n\r\n \r\n\r\nMigranti africani nell'inferno dei centri di detenzione italiani Il suicidio di Ousmane Sylla, un guineano di 22 anni morto suicida in un centro di detenzione per migranti in Italia, getta luce sulle deplorevoli condizioni di vita in questi centri dove vengono rinchiusi gli emigranti, soprattutto africani, considerati illegali. Maÿlis DUDOUET\r\n\r\n \r\nOusmane Sylla aveva 22 anni. Il nome di questo giovane guineano si è aggiunto, lo scorso 4 febbraio, alla lunghissima lista di migliaia di migranti, soprattutto dall'Africa sub-sahariana, che stanno morendo a causa delle politiche migratorie europee. Questa volta, però, non è stato nelle sabbie del Sahara, nelle carceri di un gruppo armato libico o nelle acque turbolente di un Mediterraneo trasformato in cimitero che la morte ha colpito. Ma in territorio europeo, in quest’Italia che costituisce la porta principale per tanti africani in cerca di emigrazione verso il Vecchio Continente.\r\nIl 4 febbraio il giovane si è ucciso mentre era detenuto nel Centro di Rimpatrio di Ponte Galeria (CPR), nome ufficiale dei centri di detenzione per migranti considerati illegali in Italia. Aveva appena saputo che la sua richiesta di asilo era stata respinta ma, non avendo la Guinea un accordo di estradizione con l’Italia, sapeva che sarebbe rimasto bloccato in quel luogo per molti mesi. E non sopportava l'idea di trascorrere un altro giorno rinchiuso in condizioni deplorevoli. I suoi compagni di prigionia lo trovarono, impiccato, la mattina presto. Su un muro, questo messaggio: “Se muoio, vorrei che il mio corpo fosse mandato in Africa. I militarti italiani non conoscono altro che il denaro. »\r\n\r\nIl suo suicidio in questo carcere per migranti ha provocato un'ondata di rabbia da Roma a Conakry. In effetti getta luce sulle condizioni dei migranti el il modo in cui, in particolare quelli sub-sahariani, vengono trattati nell’Italia del primo ministro di estrema destra Giorgia Meloni. Ousmane Sylla viveva in Italia da sei anni. Minore al suo arrivo nel Paese, è stato prima ospitato in un centro specializzato. Il giorno in cui è diventato maggiorenne, è diventato uno straniero illegale. Dopo un lungo viaggio, dal centro di Ventimiglia a quello di Teodice, nel centro Italia, è stato trasferito il 14 ottobre 2023 al CPR di Milo, nel Trapani, in Sicilia. Il luogo di detenzione, teatro di ripetuti disordini, è più che sovraffollato. Durante la sua permanenza a Milo, Ousmane Sylla trascorrerà parte delle sue notti all'aperto, per mancanza di spazio. Quasi tre mesi dopo, il 27 gennaio 2024, Ousmane Sylla viene nuovamente trasferito, questa volta al CPR di Ponte Galeria, che sarà la sua ultima destinazione.\r\n\r\nNel 2023, delle circa 500.000 persone in situazione irregolare registrate sul territorio italiano – di cui quasi 160.000 arrivate irregolarmente nel corso dell’anno – solo una piccola parte sarà sottoposta ai rigori dei centri di detenzione: poco più di 6.000 persone sono state internate in uno dei i nove CPR attivi. Le condizioni di vita lì sono disastrose. Oltre alla sovrappopolazione endemica, le indagini condotte da ONG specializzate denunciano maltrattamenti sistematici in alcuni centri, distribuzione di cibo avariato o addirittura somministrazione forzata di medicinali. All'inizio di gennaio, la diffusione di un video in cui si vede un'infermiera, aiutata da agenti di polizia, costringe un detenuto a prendere un sedativo ha causato uno scandalo in Italia. Molti dei CPR sono anche oggetto di indagini giudiziarie o amministrative. Quello di Milano è stato così posto sotto il controllo di un amministratore giudiziario dopo le accuse di truffa e maltrattamenti. Quella di Palazzo San Gervasio è al centro dell'inchiesta in corso sulla somministrazione di forti dosi di calmanti epsicofarmaci. Un’inchiesta realizzata dai media tunisini Inkyfada e italiana Altreconomia ha documentato in particolare questo diffuso uso di psicofarmaci, che rappresentano “almeno il 10% della spesa di ciascun centro e costituiscono addirittura il 44% della spesa del centro di Roma”.\r\n\r\nLe condizioni di vita sono tanto più insopportabili quanto più i periodi di detenzione si allungano. Appena insediatosi al potere, il governo del primo ministro di estrema destra Giorgia Meloni ha aumentato il limite massimo legale da 180 a 540 giorni, attraverso il decreto Cutro 2, particolarmente criticato dalle associazioni per i diritti umani. Le conseguenze sono gravi. Il numero di decessi registrati nei centri di detenzione aumenta ogni anno, mentre l’età media delle vittime della CPR – 33 anni – costituisce un argomento in più per le organizzazioni che ne chiedono la chiusura . 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