","Bakur. Il silenzio sulla strage","post",1454428325,[61,62,63,64,65,66,67,68,69],"http://radioblackout.org/tag/bakur/","http://radioblackout.org/tag/confederalismo-democratico/","http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/ginevra-3/","http://radioblackout.org/tag/kobane/","http://radioblackout.org/tag/kurdistan/","http://radioblackout.org/tag/rojava/","http://radioblackout.org/tag/trattative-sulla-siria/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[22,34,71,28,72,17,73,32,15],"Erdogan","kobane","rojava",{"post_content":75,"post_title":81,"tags":84},{"matched_tokens":76,"snippet":79,"value":80},[77,78],"sulla","Siria","i negoziati di Ginevra 3 \u003Cmark>sulla\u003C/mark> \u003Cmark>Siria\u003C/mark>, cui i rappresentanti del Rojava,","E' cominciato tutto a luglio. Erdogan ha deciso di sferrare un attacco alla popolazione del Bakur, la parte meridionale del paese, quella abitata da persone di lingua curda.\r\nIn questi mesi l'imposizione continua del coprifuoco, gli arresti di massa degli attivisti più noti, l'occupazione militare delle zone che, dopo i primi attacchi armati, hanno proclamato l'autonomia, centinaia sono i morti, i feriti, migliaia i prigionieri politici.\r\nLe immagini delle case crivellate di colpi, dei corpi degli uccisi, dei guerriglieri torturati e umiliati sono affidate ai social media. La narrazione degli eventi passa attraverso quanto filtra dai curdi della diaspora, dalle reti solidali, mentre l'informazione main stream, specie in Italia, ha scelto un silenzio fragoroso, indecente.\r\nA pochi giorni dalla giornata della memoria una riflessione si impone. Il silenzio sul Bakur, non ricorda sin troppo bene quello sui lager nazisti, la cui “verità” emerse solo a guerra finita?\r\nIn Bakur si sta sperimentando una forma di autogoverno territoriale, che punta sul rifiuto dello Stato nazione, delle frontiere, delle divisioni tra i popoli.\r\n\r\nIl nazionalismo curdo, che per decenni è stato al centro delle rivendicazioni del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, formazione marxista leninista classica, è ormai tramontato, il PKK ha subito una profonda mutazione culturale, che per certi aspetti richiama l'esperienza delle comunità chiapaneche insorte nel 1994.\r\nIn un patchwork in cui di Marx resta ben poco, mentre si affacciano nella borsa degli attrezzi Bakunin e, soprattutto, il teorico dell'ecologia sociale statunitense Murray Bookchin, in Bakur, come sulle montagne dell'Iraq e in Rojava si costruisce una società ecologica, che mira all'eguaglianza e propone una modello di mediazione del conflitto antiautoritario, basato su forme di autogoverno territoriale, in cui centrale è il superamento dell'oppressione femminile.\r\n\r\nUn esperienza concreta intollerabile per il Califfato di Raqqa come per progetto di egemonia in chiave neo-ottomana di Recep Erdogan.\r\nLa resistenza vittoriosa contro le truppe dell'ISIS a Kobane, il crescere della solidarietà internazionale, il rinforzarsi della lotta in Turchia, la stessa affermazione elettorale dell'HDP, hanno messo fine alla tregua che durava da decenni, scatenando tutta la potenza di uno degli eserciti più forti della NATO contro la popolazione civile curda.\r\nLa posta in gioco è chiara: il disciplinamento violento di un'area, che stava, nei fatti realizzando una sottrazione progressiva dal controllo dello Stato turco.\r\n\r\nNel silenzio \u003Cmark>sulla\u003C/mark> strage in Bakur sono partiti i negoziati di Ginevra 3 \u003Cmark>sulla\u003C/mark> \u003Cmark>Siria\u003C/mark>, cui i rappresentanti del Rojava, inizialmente invitati, sono stati tenuti fuori, per la ferma opposizione della Turchia.\r\n\r\nE' di questi giorni la notizia che una delegazione di statunitensi, britannici e francesi si è recata a Kobane per concordare la strategia di lotta all'ISIS.\r\nGli Stati Uniti, finanziatori dell'ISIS in chiave anti Assad, oggi siedono ad un tavolo con la Turchia a Ginevra e inviano emissari in Rojava.\r\nNel grande gioco mediorientale, l'amministrazione statunitense, prova a giocare una doppia partita sul filo del rasoio. 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In questo quadro di ricerca di una mediazione si inserisce anche la concessione ad Abdullah Öcalan, leader del PKK, della prima visita in carcere dopo 4 anni.\r\n\r\nIl movimento curdo dimostra una notevole resilienza dopo 40 anni di attacchi, anche alla luce delle complicazioni nel quadro regionale emerse a partire dal conflitto che vede Israele opporsi non solo ai combattenti palestinesi ma anche a potenze regionali come l'Iran e alla rete di milizie sciite da esso finanziate, anche in Siria. La possibilità di un tavolo di trattative è sintomo di un mutato rapporto di forza tra Stato turco, guerriglia e strutture politiche del movimento curdo oppure è un tentativo da parte di Erdogan di trascinare il movimento curdo sul terreno del disarmo in cambio di una promessa di agibilità \"democratica\" - ad ora in Turchia fondamentalmente inesistente e difficilmente prevedibile in futuro?\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Jacopo Bindi, dell'Accademia della Modernità Demoratica\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/OcalanAccordiDiPace.mp3\"][/audio]","25 Ottobre 2024","2024-10-26 22:07:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/PKK_curdi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/PKK_curdi-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/PKK_curdi-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/PKK_curdi-768x510.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/PKK_curdi.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","KURDISTAN: ATTACCO AD ANKARA, BOMBARDAMENTI TURCHI, COLLOQUI CON ÖCALAN",1729879219,[138,66,139,140,69],"http://radioblackout.org/tag/conflitti-globali/","http://radioblackout.org/tag/ocalan/","http://radioblackout.org/tag/pkk/",[142,17,143,144,15],"conflitti globali","Ocalan","pkk",{"post_content":146},{"matched_tokens":147,"snippet":148,"value":149},[77,78],"ha scatenato sanguinosi raid aerei \u003Cmark>sulla\u003C/mark> \u003Cmark>Siria\u003C/mark> del Nord e sul nord","Giovedì, dopo la notizia di un riuscito attacco della guerriglia (rivendicato venerdì mattina) curda del PKK contro la principale industria di ingegneria bellica turca ad Ankara, l'aviazione di Erdogan ha scatenato sanguinosi raid aerei \u003Cmark>sulla\u003C/mark> \u003Cmark>Siria\u003C/mark> del Nord e sul nord dell'Iraq, dove il PKK sta infliggendo dure perdite all'esercito turco.\r\n\r\nAllo stesso tempo, in una mossa inedita, l'estrema destra di governo del MHP apre ad una possibile trattativa tra Stato turco e PKK attraverso la promessa di un riconoscimento del partito DEM e offrendogli il ruolo di mediatore in un eventuale, futuro, processo di pace. 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Dopo l’attentato al ponte che collega la Crimea alla Russia sono scattati ampi bombardamenti sulla capitale e le altre città dell’ovest che da lungo tempo non erano più sotto attacco diretto. Questa mossa di Mosca ha certamente messo in difficoltà il governo Zelesky, sottoposto a pressione persino da Biden che spinge per i l’avvio di negoziati.\r\nLa Russia non riesce vincere la guerra di terra sino al punto da ritirarsi da Kherson, conquistata nel marzo di quest’anno. Questo ritiro è probabilmente frutto di un accordo non dichiarato tra le due parti. Non si spiegherebbe in altro modo la tranquillità con cui Zelensky è arrivato nella città il giorno successivo l’abbandono delle truppe di occupazione, senza temere un bombardamento russo. Non si spiegherebbe neppure il tranquillo ritiro garantito dall’esercito ucraino alle truppe di Mosca. Truppe che, non dimentichiamolo, sono per un buon 60% costituite da popolazioni provenienti dalla periferia dell’impero russo, di altra etnia e religione, fatto che spiega le violenze nei confronti della popolazione ucraina, in buona parte russofona, nelle zone occupate durante l’avanzata.\r\nLa Russia a febbraio probabilmente contava su una guerra lampo condotta, sul terreno, da carri armati e, in aria, dai cacciabombardieri e dai droni. É probabile che l’obiettivo fosse una divisione in tre del territorio ucraino: la parte orientale annessa alla Russia, la parte centrale riallineata a Mosca dopo un veloce cambio alla presidenza, la parte occidentale lasciata sotto l’ombrello dell’UE e della NATO. In tal modo Putin si sarebbe liberato del cuneo che la NATO rischiava di conficcargli in un fianco, con un’azione preventiva veloce e, così speravano, quasi indolore per chi l’aveva intrapresa.\r\nCalcoli che si sono rivelati del tutto sbagliati. La guerra nei cieli è stata vinta come accade ormai da decenni nelle guerre coloniali intraprese dai concorrenti statunitensi, ma, esattamente come accade alle forze armate USA, i russi vincono in aria ma non riescono a tenere sul terreno. Putin e i suoi generali si sono mossi come se la guerra di terra fosse simile al secondo conflitto mondiale, una guerra in cui la supremazia sul terreno era data dai carri armati. Oggi non è più così: esistono armi relativamente leggere, utilizzabili da non più di tre soldati, armi molto costose ma capaci di bucare come fosse formaggio le corazze più solide. L’arma vincente dell’Armata Rossa contro i soldati di Hitler oggi è pesante, aggirabile, perforabile da un esercito rifornito ed addestrato all’utilizzo delle armi anticarro di ultima generazione. Capita alla Russia, come era capitato agli Stati Uniti in Afganistan e, soprattutto, in Iraq di vincere la guerra in aria e di perderla sul terreno. I successi russi in Siria e Cecenia erano basati su una precisa divisione dei compiti: ai russi il sostegno aereo, agli alleati disposti a perdere decine di migliaia di vite umane, la guerra di terra. Qui la guerra di terra la combattono direttamente le truppe del Cremlino.\r\nL’esercito russo non ha abbastanza uomini e non è sufficientemente preparato. Gli scontri e la fuga di massa seguiti all’annuncio del richiamo di 300.000 riservisti fatto da Putin in settembre hanno dimostrato lo scarso entusiasmo dei russi per questa guerra. Se si sommano gli infiniti disagi che le sanzioni hanno imposto alla popolazione civile russa, il quadro è completo.\r\nCiliegina sulla torta l’incontro tra Biden e Xi che sancisce la decisione di tentare di porre fine al conflitto imponendo ai propri alleati l’apertura di trattative ed un compromesso che renda possibile una tregua.\r\nLa partita è, ovviamente, del tutto aperta.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/2022-11-15-capello-guerra-ucraina.mp3\"][/audio]","15 Novembre 2022","2022-11-15 17:34:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/ucraina-kherson-guerra-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/ucraina-kherson-guerra-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/ucraina-kherson-guerra-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/ucraina-kherson-guerra-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/ucraina-kherson-guerra-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/ucraina-kherson-guerra.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Ucraina. 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Il processo di Astana (accordo fra Russia ,Turchia e Iran) ha disinnescato il conflitto congelandolo ,ma la crisi di egemonia dell'impero americanao si è rivelata ulteriormente con la constatazione che gli Stati Uniti non sono in grado di sostenere una guerra su più fronti. L'egemonia americana si esercita solo sul piano militare , grazie alla presenza di basi militari dislocate in tutto il mondo e alla bulimica spesa per la difesa che viene finanziata attraendo dollari che sono considerati un bene rifugio di fronte al caos che diventa funzionale al mantenimento dell'egemonia statunitense.\r\n\r\nIl capitale investito nella guerra ucraina ritorna per un 90% negli U.S.A. attraverso il complesso militare industriale che produce gli armamenti venduti al governo di Kiev , con la guerra per procura l'egemone americano ha ottenuto di dividere l'Europa dalla Russia, azzerare l'affluso di energia a basso costo proveniente dalla Russia che sosteneva la produzione tedesca con la distruzione dei gasdotti ,colpendo un potenziale concorrente e ha rivitalizzto la Nato . Nelle aspettative dei think tank neoconservatori come \"Heritage foundation\" che ancora condizionano la politica estera statunitense ,la guerra per procura contro la Russia avrebbe dovuto portare al collasso di Mosca e di conseguenza un indebolimento della Cina ,indicata come il nemico principale dal PNAC (Project for the New American Century) .\r\n\r\nL'operazione Maidan guidata da Victoria Nuland faceva parte del progetto di espansione della Nato fino ai confini della Russia e la guerra nel Donbass è stata alimentata ad arte depotenziando fino a renderli inefficaci gli accordi di Minsk come ha avuto modo di confermare pubblicamente la ex cancelliera tedesca Merkel.\r\n\r\nLe prospettive di un coinvolgimento nel conflitto della Nato sono reali considerando le difficoltà sul campo dell'esercito ucraino ,si sta preparando l'opinione pubblica a questa eventualità mutando attraverso la propaganda bellica la stessa percezione della guerra ,creando le premesse per un arruolamento anche delle coscienze .\r\n\r\nL'unica risposta alla classica domanda sul \"che fare\" rimane la guerra contro le borghesie nazionali che ci stanno portando alla catastrofe e la diserzione di massa contro la mobilitazione guerrafondaia che viene alimentata dalla propaganda bellicista.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-110424-GUERRA-MONESTAROLO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Palamidesse redattore della rivista Focus on Africa parliamo del Corno d'Africa in particolare del processo di dissoluzione dell'entità statale somala dopo le prese di posizione del Puntland ,(regione semiautonoma della Somalia) , che ha ritirato il 31 marzo il suo riconoscimento delle autorità federali somale, dopo che il parlamento di Mogadiscio ha approvato una riforma costituzionale che introduce, tra le altre cose, l’elezione diretta del presidente e gli permette di nominare il primo ministro senza l’approvazione del parlamento . Finora la Somalia aveva votato con un sistema indiretto, in cui i rappresentanti dei clan facevano da intermediari. Secondo il governo le riforme sono necessarie per la stabilità politica, ma chi le critica pensa che l’esecutivo stia cercando di accentrare il potere. Le autorità del Puntland chiedono un referendum nazionale sulle riforme.\r\n\r\nA questo si aggiunge l'accordo tra Etiopia e Somaliland che prevede per l’Etiopia l'accesso ai porti del Somaliland, che in cambio otterrà il riconoscimento ufficiale da parte di Addis Abeba (al momento il Somaliland non è riconosciuto dalla comunità internazionale).\r\n\r\nPer quanto non legalmente vincolante, il memorandum d’intesa è considerato un passo molto importante sia per l’Etiopia, che così avrà uno sbocco commerciale e navale sul Mar Rosso – che gli è precluso dal 1993, anno dell'indipendenza dell'Eritrea – sia per il Somaliland, che uscirebbe ufficialmente per la prima volta dall'isolamento internazionale in cui si trova. L'accordo ha scatenato la reazione ostile da parte della Somalia con una crisi diplomatica con l'Etiopia ,a dimostrazione delle tensioni che si addensano sul Corno d'Africa ,un area estremamente sensibile rispetto agli equilibri strategici e commerciali globali in via di ridefinizione.\r\nParliamo anche del Sudan ad un anno dallo scoppio della guerra tra l'esercito sudanese e le RSF (le forze di supporto rapido) di Hemmeti , la situazione dal punto di vista militare è di stallo con il paese diviso in due ,la diplomazia internazionale è totalmente inefficace ,si richiede la riapertura dei colloqui fra le parti per far ripartire le trattative ,la società civile sudanese che 5 anni fa ersa stata protagonista delle mobilitazione che avevano portato alla caduta di Al Bashir è schiacciata dalla guerra che ha un impatto devastante sulla popolazione.\r\n\r\nNell'indifferenza generale dell'informazione si sta producendo in Sudan un vera e propria catastrofe umanitaria ,metà della popolazione sudanese è bisognosa di assistenza sanitaria ,otto milioni di profughi interni e più di un milione e mezzo di rifugiati nei paesi confinanti non hanno accesso ai presidi sanitari ,hanno difficoltà a reperire cibo ,si stanno diffondendo epidemie ,si assiste a ripetute violazioni dei diritti umani da parte di entrambi i contendenti con stupri di massa ed episodi di pulizia etnica sempre più frequenti.\r\n\r\nNessuno dei contendenti puo' vincere militarmente e gli interessi dei paesi coinvolti nel sostegno della guerra alimentano il conflitto nel silenzio complice delle diplomazie occidentali , mentre il popolo sudanese è sprofondato in un incubo senza fine dopo le speranze alimentate dalla caduta del dittatore Al Bashir 5 anni fa.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-110424-MATTEO.mp3\"][/audio]","14 Aprile 2024","2024-04-14 12:10:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 11/04/2024- GUERRA IN UCRAINA,DECLINO DELL'IMPERO E CONTESA PER L'EGEMONIA GLOBALE -SUDAN AD UN ANNO DALLA GUERRA FRA WARLORDS NESSUN VINCITORE POSSIBILE E UNA CRISI UMANITARIA DEVASTANTE .","podcast",1713096601,[228],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[211],{"post_content":231},{"matched_tokens":232,"snippet":233,"value":234},[77],"e i riflessi del conflitto \u003Cmark>sulla\u003C/mark> contesa per l'egemonia globale in","Bastioni di Orione con Giorgio Monestarolo che si occupa principalmente di storia economica e socio-culturale dell’età moderna, con particolare attenzione ai rapporti tra capitalismo, economia di mercato e dinamiche sociali e ambientali nonchè autore del libro \"Ucraina ,Europa mondo \" parliamo della guerra in Ucraina e i riflessi del conflitto \u003Cmark>sulla\u003C/mark> contesa per l'egemonia globale in corso.\r\n\r\nSi parte con un collegamento tra il conflitto ucraino e la guerra in Libia e in \u003Cmark>Siria\u003C/mark> dove la fine di Gheddafi è stata un campanello di allarme per Putin e il tentativo di cambio di regime in \u003Cmark>Siria\u003C/mark> è fallito a causa dell'intervento militare russo che ha sostenuto il suo cliente storico Assad per tutelare la propria proiezione nel Mediterraneo . Il processo di Astana (accordo fra Russia ,Turchia e Iran) ha disinnescato il conflitto congelandolo ,ma la crisi di egemonia dell'impero americanao si è rivelata ulteriormente con la constatazione che gli Stati Uniti non sono in grado di sostenere una guerra su più fronti. L'egemonia americana si esercita solo sul piano militare , grazie alla presenza di basi militari dislocate in tutto il mondo e alla bulimica spesa per la difesa che viene finanziata attraendo dollari che sono considerati un bene rifugio di fronte al caos che diventa funzionale al mantenimento dell'egemonia statunitense.\r\n\r\nIl capitale investito nella guerra ucraina ritorna per un 90% negli U.S.A. attraverso il complesso militare industriale che produce gli armamenti venduti al governo di Kiev , con la guerra per procura l'egemone americano ha ottenuto di dividere l'Europa dalla Russia, azzerare l'affluso di energia a basso costo proveniente dalla Russia che sosteneva la produzione tedesca con la distruzione dei gasdotti ,colpendo un potenziale concorrente e ha rivitalizzto la Nato . Nelle aspettative dei think tank neoconservatori come \"Heritage foundation\" che ancora condizionano la politica estera statunitense ,la guerra per procura contro la Russia avrebbe dovuto portare al collasso di Mosca e di conseguenza un indebolimento della Cina ,indicata come il nemico principale dal PNAC (Project for the New American Century) .\r\n\r\nL'operazione Maidan guidata da Victoria Nuland faceva parte del progetto di espansione della Nato fino ai confini della Russia e la guerra nel Donbass è stata alimentata ad arte depotenziando fino a renderli inefficaci gli accordi di Minsk come ha avuto modo di confermare pubblicamente la ex cancelliera tedesca Merkel.\r\n\r\nLe prospettive di un coinvolgimento nel conflitto della Nato sono reali considerando le difficoltà sul campo dell'esercito ucraino ,si sta preparando l'opinione pubblica a questa eventualità mutando attraverso la propaganda bellica la stessa percezione della guerra ,creando le premesse per un arruolamento anche delle coscienze .\r\n\r\nL'unica risposta alla classica domanda sul \"che fare\" rimane la guerra contro le borghesie nazionali che ci stanno portando alla catastrofe e la diserzione di massa contro la mobilitazione guerrafondaia che viene alimentata dalla propaganda bellicista.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-110424-GUERRA-MONESTAROLO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Palamidesse redattore della rivista Focus on Africa parliamo del Corno d'Africa in particolare del processo di dissoluzione dell'entità statale somala dopo le prese di posizione del Puntland ,(regione semiautonoma della Somalia) , che ha ritirato il 31 marzo il suo riconoscimento delle autorità federali somale, dopo che il parlamento di Mogadiscio ha approvato una riforma costituzionale che introduce, tra le altre cose, l’elezione diretta del presidente e gli permette di nominare il primo ministro senza l’approvazione del parlamento . Finora la Somalia aveva votato con un sistema indiretto, in cui i rappresentanti dei clan facevano da intermediari. Secondo il governo le riforme sono necessarie per la stabilità politica, ma chi le critica pensa che l’esecutivo stia cercando di accentrare il potere. Le autorità del Puntland chiedono un referendum nazionale sulle riforme.\r\n\r\nA questo si aggiunge l'accordo tra Etiopia e Somaliland che prevede per l’Etiopia l'accesso ai porti del Somaliland, che in cambio otterrà il riconoscimento ufficiale da parte di Addis Abeba (al momento il Somaliland non è riconosciuto dalla comunità internazionale).\r\n\r\nPer quanto non legalmente vincolante, il memorandum d’intesa è considerato un passo molto importante sia per l’Etiopia, che così avrà uno sbocco commerciale e navale sul Mar Rosso – che gli è precluso dal 1993, anno dell'indipendenza dell'Eritrea – sia per il Somaliland, che uscirebbe ufficialmente per la prima volta dall'isolamento internazionale in cui si trova. L'accordo ha scatenato la reazione ostile da parte della Somalia con una crisi diplomatica con l'Etiopia ,a dimostrazione delle tensioni che si addensano sul Corno d'Africa ,un area estremamente sensibile rispetto agli equilibri strategici e commerciali globali in via di ridefinizione.\r\nParliamo anche del Sudan ad un anno dallo scoppio della guerra tra l'esercito sudanese e le RSF (le forze di supporto rapido) di Hemmeti , la situazione dal punto di vista militare è di stallo con il paese diviso in due ,la diplomazia internazionale è totalmente inefficace ,si richiede la riapertura dei colloqui fra le parti per far ripartire le \u003Cmark>trattative\u003C/mark> ,la società civile sudanese che 5 anni fa ersa stata protagonista delle mobilitazione che avevano portato alla caduta di Al Bashir è schiacciata dalla guerra che ha un impatto devastante \u003Cmark>sulla\u003C/mark> popolazione.\r\n\r\nNell'indifferenza generale dell'informazione si sta producendo in Sudan un vera e propria catastrofe umanitaria ,metà della popolazione sudanese è bisognosa di assistenza sanitaria ,otto milioni di profughi interni e più di un milione e mezzo di rifugiati nei paesi confinanti non hanno accesso ai presidi sanitari ,hanno difficoltà a reperire cibo ,si stanno diffondendo epidemie ,si assiste a ripetute violazioni dei diritti umani da parte di entrambi i contendenti con stupri di massa ed episodi di pulizia etnica sempre più frequenti.\r\n\r\nNessuno dei contendenti puo' vincere militarmente e gli interessi dei paesi coinvolti nel sostegno della guerra alimentano il conflitto nel silenzio complice delle diplomazie occidentali , mentre il popolo sudanese è sprofondato in un incubo senza fine dopo le speranze alimentate dalla caduta del dittatore Al Bashir 5 anni fa.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-110424-MATTEO.mp3\"][/audio]",[236],{"field":114,"matched_tokens":237,"snippet":233,"value":234},[77],{"best_field_score":195,"best_field_weight":156,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":196,"tokens_matched":39,"typo_prefix_score":47},6637,{"collection_name":225,"first_q":32,"per_page":199,"q":32},4,["Reactive",243],{},["Set"],["ShallowReactive",246],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fl5Iop-KWCfF5kpcrPfnILhnOs5szUsWXD947Jva5pqw":-1},true,"/search?query=trattative+sulla+siria"]