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Dalle relazioni a qull'incontro è nato un libro.\r\nUn libro che raccoglie sia gli interventi di esperti e studiosi sia le testimonianze di persone che quel giorno erano in Piazza Unità. Per l'occasione vennero recuperati filmati e foto dell’epoca. In tre quarti di secolo, le istituzioni democratiche hanno ignorato la ricorrenza. Il libro è un tentativo di sedimentare una memoria quasi cancellata.\r\n\r\nL'antisemitismo a Trieste, strettamente collegato a quello di matrice austriaca e tedesca, offre strumenti per lo sterminio degli ebrei giuliani, messo in pratica dopo l’8 settembre 1943, nel famigerato Adriatische Küstenland. Appositi uffici dell’anagrafe si occuparono di redigere con zelo le liste degli ebrei triestini, elenchi che poi consegnarono agli agenti nazisti, incaricati nel 1943 degli arresti e delle deportazioni.\r\n\r\nLe spinte razziste, sia antisemite che antislave, all’interno di una conflittualità nazionale compaiono, sia pure in forme non ancora apertamente violente, già prima della Prima Guerra Mondiale. Dopo il 1918 l’identità italiana è spesso vissuta come una condizione di superiorità nei confronti degli “slavi rurali” ai quali è assegnato un posto subordinato in quanto appartenenti a una “civiltà inferiore”. Anche la lotta antisemita costituisce un elemento caratterizzante la proclamata italianità a partire dalla metà degli anni Trenta. Un dato preoccupante è fornito dal largo consenso, anche se non totale, che le leggi razziali riscontrano nella popolazione triestina e di cui è un documento visivo la folla “oceanica” di Piazza Unità.\r\n\r\nLa Trieste culla di tolleranza e inclusività è solo un mito. La realtà fu di breve durata e non va oltre la metà dell'Ottocento, quando si nota l’inizio di una forte propaganda antiebraica, in particolare ad opera della tendenza cattolica che fa riferimento ai cristiano-sociali, movimento politico religioso e nazionalista notevolmente attivo nel capoluogo giuliano.\r\nPer questa area politica e culturale occorre circoscrivere il potere degli ebrei, puntabndo l'indice contro gli ambienti liberal-nazionali che registrano una notevole presenza di persone di origine ebraica: i Venezian e i Mayer per citare due importanti famiglie economiche e politiche. Questo gruppo di pressione egemonizza il Comune e condiziona la vita cittadina in direzione laica, conservatrice e di esplicita simpatia verso il Regno d’Italia. Anche ambienti sloveni borghesi si associano, per motivi di interesse economico, a questa critica antisemita che animalizza la figura del nemico “parassita” accusato di succhiare il sangue ai cittadini comuni. A loro volta, i liberal-nazionali danno vita a forme di propaganda antislava che rasentano il razzismo. Sia nell’antisemitismo che nell’antislavismo, che emergono chiaramente in una parte della stampa dell’epoca, come su “L’indipendente”, si riconoscono vari gruppi cittadini talora molto differenti tra loro per mentalità di classe e ispirazione ideologica. In alcuni casi, come in Ruggero Fauro Timeus, i due razzismi si fondono e costituiscono l’ossatura teorica di una parte della cittadinanza triestina piuttosto diffidente verso gli ebrei, giudicati troppo potenti, e verso gli sloveni, considerati popolazione contadina sottosviluppata. Le correnti irredentiste nazionaliste manifestano, fino al 1914 e oltre, una spiccata volontà xenofoba e forniranno perciò elementi fondanti del futuro razzismo fascista.\r\n\r\nIl discorso di Mussolini del 18 settembre 1938, con il presunto privilegio concesso ai triestini di assistere alla presentazione delle leggi razziali, non è quindi un fulmine a ciel sereno. Si basa invece su un terreno culturale e politico già intriso di pregiudizi e discriminazioni.\r\n\r\nLa dannazione della memoria tipica della cultura italiana del secondo dopoguerra utilizza il mito falso dell'italiano brava gente per assolvere il popolo e, in ultima analisi, anche il Ventennio fascista, dall'accusa di antisemitismo, razzismo antislavo, dai genocidi perpetrati dall'Italia coloniale e fascista in Libia e nel Corno d'Africa.\r\nUn esempio interessante ci viene offerto all'inizio degli anni Sessanta. 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Il processo celebrato in Israele contro Adolf Eichmann, catturato in Argentina, venne seguito anche dal \"Piccolo\" e dal settimanale diocesano \"Vita Nuova\".\r\nEichmann era una delle rotelle che contribuirono a far funzionare il complesso meccanismo di eliminazione di massa degli ebrei, dei rom e dei sinti.\r\nSe Eichmann - nella felice definizione che ne diede Hanna Harendt - era il segno di quanto banale sia il male, i due giornali triestini, esaltando qualche episodio di ebrei salvati da italiani, contribuisce a costruire e rinsaldare la falsa contrapposizione tra italiani \"buoni\" e tedeschi \"cattivi\", assolvendo i primi dalle più che fondate accuse di collaborazionismo.\r\n\r\nQueste note sono liberamente tratte dall'introduzione al libro curata da Claudio Venza.\r\n\r\nCon Venza, già docente di storia contemporanea all'Università di \u003Cmark>Trieste\u003C/mark>, abbiamo preso spunto dall'uscita di questo libro per smontare il mito dell'italiano brava gente, raccontando la storia durissima delle persecuzioni subite dalla maggioranza slovena della zona, prima e durante il conflitto mondiale.\r\n\r\nL'assenza di una radicata coscienza della ferocia del colonialismo italiano, l'esaltazione di episodi minori di solidarietà forniscono un alibi al razzismo iltaliano di ieri e di oggi, che va smascherato in tutta la sua crudezza.\r\nLo ha fatto in modo encomiabile con i suoi lavori storici Del Boca, occorre tuttavia lavorare perché divenga sapere condiviso, capace di oltrepassare il circuito degli storici, permeando le nostre periferie, dove affondano le mani i fascisti, che alimentano il pregiudizio razzista e attizzano il fuoco della guerra tra poveri.\r\n\r\nAscolta la diretta con Claudio Venza:\r\n\r\n2014 11 28 venza ital in jugo",{"matched_tokens":270,"snippet":271,"value":271},[198],"Italiani brava gente? 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Con striscione, megafono e volantini sono entrati all'interno del supermercato Billa, aperto tutto il giorno nonostante la Festa, gridando slogan contro il precariato e il lavoro festivo e domenicale. Hanno distribuito volantini, raccogliendo la solidarietà dei lavoratori e dei clienti. Dopo un breve corteo spontaneo, pre-Primo Maggio, i compagni sono tornati al concentramento.\r\n\r\nhttps://www.youtube.com/watch?v=7jDX_ONnC2Q\r\n\r\nPiù di 700 persone hanno preso parte al corteo popolare indetto dall'Usi e sostenuto dal gruppo anarchico Cieri. La composizione era una somma delle lotte sul territorio: gli occupanti dello Spazio Popolare Autogestito Sovescio, sotto sgombero grazie ad un'ordinanza del sindaco grillino Pizzarotti, gli occupanti dell'ex cinema Lux, restituito alla collettività grazie all'azione diretta della Rete Diritti in Casa, i giovani del Kollettivo Autogestito Giovanile, i ragazzi e le ragazze della Mercatiniera, che cercano di sviluppare l'autogestione della produzione alimentare, tanti cittadini e cittadine che non si riconoscono più nell'inganno dei sindacati confederali che hanno dato vita ad un corteo morto, senza partecipazione e rituale.\r\nIl corteo dell'Usi invece ha sostenuto l'occupazione del Sovescio e la sua futura difesa, ha contestato Confindustria, casa del palazzinari che cotringono centinaia di migranti a vivere in strada o in cantine umide. Fumogeni, slogan, striscioni e interventi al megafono contro il Job Acts, i sindacati confederali e la precarietà lavorativa. 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Ad aprire la seconda parte del corteo lo spezzone anarchico, libertario ed anarcosindacalista, poi a seguire Radio Fragola (una piccola radio locale legata al circuito di Popolare network, ma completamente autogestita, che quest’anno ha scelto di mettersi vicino al nostro spezzone), la lista tsipras, i disobbedienti e qualche pezzetto della sinistra ex-parlamentare. Sono stati contestati rumorosamente alcuni grandi negozi e catene del consumo ad ogni costo che, con il solito ricatto occupazionale, avevano costretto i dipendenti a lavorare.\r\n\r\nIl nostro spezzone è stato anche quest’anno molto rumoroso: tamburi, maracas, interventi al microfono, slogan, canti e tantissime bandiere rossonere, della FAI, dell’USI e anche bandiere NOTAV e NOMUOS. Oltre 150 i partecipanti, fra cui alcun* compagn* provenienti dall’Isontino, dal Veneto, dalla Slovenia e dalla Sicilia. 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All’assemblea hanno partecipato decine di persone fra manifestanti e passanti e ci sono stati vari interventi, la maggior parte di non anarchici, su svariati temi. E' stato rinnovato l’invito a partecipare al corteo del 10 maggio a Torino ed è stata espressa solidarietà ai manifestanti caricati a Torino nella stessa mattinata. Un banchetto informativo con la stampa anarchica, già presente da metà mattina in piazza Unità, ha suscitato l’interesse di parecchie persone.\r\n\r\nIl palco appena montato dal Comune per i prossimi comizi elettorali, ricoperto di bandiere e striscioni, ha fatto da sfondo ai canti sociali e di lotta di un piccolo coro autoorganizzato coinvolgendo i presenti e chiudendo nel migliore dei modi la mattinata. Nel pomeriggio var* compagn* hanno partecipato alla festa dell’USI-AIT sul Carso.\"\r\n(liberamente tratto dal report di un compagno presente in uscita sul settimanale Umanità Nova).\r\n\r\nAscolta la diretta con Federico:\r\n\r\nAscolta la diretta con Federico\r\n\r\nQui trovi alcune foto del primo maggio triestino\r\n\r\nCarrara. Primo Maggio anarchico\r\n\r\nIl Primo Maggio a Carrara è un appuntamento tradizionalmente antiistituzionale.\r\nSin dal 1945, quando le brigate partigiane anarchiche liberarono la città dagli occupanti nazifascisti, il corteo che, ogni primo maggio, attraversa il centro cittadino, con comizi, interventi, canti per concludersi con cibo condiviso e festa, viene organizzato e gestito dagli anarchici.\r\nAnche quest'anno qualche centinaio di anarchici ha partecipato al corteo.\r\n\r\nAscolta il resoconto di Tiziano Antonelli, della CdC della FAI, che ha tenuto il comizio di apertura:\r\n\r\n2014 05 02 primomaggio Tiziano Car","4 Maggio 2014","2018-10-17 22:59:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/1_maggio_14_trieste_-01-200x110.jpg","Primo Maggio a Parma, Trieste, Carrara",1399209016,[309,310,311,186],"http://radioblackout.org/tag/carrara/","http://radioblackout.org/tag/parma/","http://radioblackout.org/tag/primo-maggio-2014/",[313,145,314,143],"carrara","primo maggio 2014",{"post_content":316,"post_title":320,"tags":323},{"matched_tokens":317,"snippet":318,"value":319},[198],"una compagna di Parma \r\n\r\nhttp://www.youtube.com/watch?v=4_1TD6-FTuk&feature=youtu.be\r\n\r\n\u003Cmark>Trieste\u003C/mark>. 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L’architettura del razzismo si articola in dispositivi, strutture, manipolazioni mediatiche e fatti materiali tenuti insieme dal discorso corale del dominante. Così come il potere assume varie forme e si dota di diverse armi, la nostra analisi – congiunta alla pratica – necessità di uno sguardo d’insieme che tracci le fila dell’oppressione così da cogliere gli angoli di attacco, incontrare complici di un percorso e identificare i propri obbiettivi.\r\n\r\nDue dirette - ai microfoni di Harraga in onda su Radio Blackout - da due luoghi d’Italia distanti l’uno dall’altro che, in due momenti diversi ci raccontano come frontiere, galere, CPR, quartieri periferici e campagne siano i contesti in cui non solo la brutalità dell’oppressione si manifesta, ma da cui partire per tracciare i nessi di senso che tengono vivi i legami di solidarietà e lotta.\r\n\r\nQui la diretta da Trieste:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/GradiscaTriesteSilos-12.07.24.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui la diretta da Roma:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/roma19.07.2024.mp3\"][/audio]","4 Agosto 2024","2024-08-04 20:07:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/rivolta-trieste-200x110.jpg","Da Trieste a Roma: momenti di lotta nelle strade, nei CPR, nelle carceri",1722801858,[358,359,360],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/lotta/",[362,363,364],"carcere","cpr","lotta",{"post_content":366,"post_title":370},{"matched_tokens":367,"snippet":368,"value":369},[198],"lotta.\r\n\r\nQui la diretta da \u003Cmark>Trieste\u003C/mark>:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/GradiscaTriesteSilos-12.07.24.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui la diretta","L’oppressione di classe si intreccia spesso con quella lungo la linea del colore tentando di garantire – grazie alla miseria imposta a buona parte della popolazione mondiale – il perpetuarsi dell’ordine economico capitalista. L’architettura del razzismo si articola in dispositivi, strutture, manipolazioni mediatiche e fatti materiali tenuti insieme dal discorso corale del dominante. 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In questa puntata abbiamo voluto raccontare, attraverso le voci di chi vi ha preso parte, le esperienze del Comitato No Green Pass Trieste e della Rete No Green Pass Valsusa.\r\n\r\nLa prima intervista ci racconta la genesi e la crescita del movimento triestino che è stato posto più volte sotto i riflettori dei giornali nazionali per la forte partecipazione di massa ai cortei (migliaia di persone per molti weekend consecutivi) e per il blocco del porto dello scorso mese. Ma il percorso del comitato è stato molto di più di quanto raccontano le narrazioni dei media mainstream: in una città solitamente non molto attiva nelle lotte sociali come Trieste, molte persone hanno sperimentato, anche grazie al lavoro di questo comitato, una spinta forte nello scendere in piazza, nell’organizzarsi in maniera orizzontale e ad impegnarsi per degli obiettivi comuni, nonostante i divieti e le recenti violenze di polizia. Ci siamo fatti raccontare questa esperienza e le prossime iniziative in cantiere nell’audio qui sotto:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/ts.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAnche in Valsusa è recentemente nato un gruppo di persone che si ritrovano e si organizzano per contrapporsi alla discriminazione e all’ingiustizia rappresentata dal Green Pass. In seguito alle partecipate iniziative precedenti (tra cui discussioni e assemblee pubbliche), si rilancia la presenza della protesta in valle attraverso un appuntamento di due giorni, previsto per sabato 13 e domenica 14 novembre a Sant’Ambrogio. Abbiamo parlato del percorso di questa rete e dei dettagli di questa iniziativa con Daniele nell’audio qui sotto:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/valle.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer aggiornamenti sull'iniziativa di Sant'Ambrogio, ricordiamo che è consigliato controllare la pagina facebook al link https://www.facebook.com/No-Green-Pass-Val-Susa-129223515972994/?fref=tag\r\n\r\n ","11 Novembre 2021","2021-11-11 11:18:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/nogreenpass_cartello_roma_fg-200x110.jpg","Speciale No Green Pass, da Trieste alla Valsusa",1636629342,[],[],{"post_content":395,"post_title":399},{"matched_tokens":396,"snippet":397,"value":398},[198],"del Comitato No Green Pass \u003Cmark>Trieste\u003C/mark> e della Rete No Green","Le forme di protesta contro il lasciapassare verde si moltiplicano e si estendono su tutto il territorio nazionale. 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Questa vicenda può anche essere occasione per riflettere sull’urgenza di capovolgere la prospettiva di fronte a queste accuse.\r\nAiutare a passare un confine, a proseguire un viaggio senza documenti, non è solo solidarietà, è un atto politico, che dovremmo rivendicare collettivamente. Al di là del piano tecnico legale, aprire le frontiere, anche uno spiraglio, è un passaggio cruciale dell’impegno per cancellarle.\r\nCe ne ha parlato Federico del Germinal di Trieste\r\n\r\nGrecia. L’attacco del governo greco contro gli anarchici e i loro spazi è sempre più forte, come la resistenza attiva dei compagni e delle compagne.\r\nIn queste settimane lo sciopero della fame anche della sete di Dimitris Koufontinas, prigioniero politico della 17 novembre, è stato sostenuto da moltissime iniziative solidali, spesso duramente represse dalla polizia. Il governo ha condannato a morte Dimitri Koufontinas.\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli\r\n\r\nPotere e genere. Il destino disegnato con i nostri corpi, adattati alle esigenze del dominio patriarcale, si giustifica con la pretesa che sia stabilito da dio, dalla natura, dall’universalismo maschile della ragione.\r\nChi si ribella è contro natura, contro dio, contro la ragione.\r\n\r\nLe prigioni per donne disobbedienti dell’Arabia Saudita\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nDomenica 7 marzo\r\nRuoli in gioco. Rappresentazione De-Genere\r\nin piazza Carlo Alberto dalle 15,30\r\nmanifestazione antisessista\r\nInterventi, azioni performanti, musica.\r\nBar, borse, toppe, portachiavi e altre favolosità benefit spese legali per lu compagnu della magni*fica occupata, casa delle donne transfemminista queer di Firenze, sgomberata in settembre.\r\n\r\nLunedì 8 marzo\r\nNé dio, né stato, né patriarcato\r\ngiornata di lotta in giro per la città\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30. \r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/ \r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo","6 Marzo 2021","2021-03-06 11:35:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/doppio-volto-200x110.jpg","Anarres del 26 febbraio. Lotta alle frontiere a Trieste. Grecia: condanna a morte per Koufontinas. Potere e genere. Le prigioni per donne ribelli in Arabia Saudita...",1615030538,[],[],{"post_content":422,"post_title":426},{"matched_tokens":423,"snippet":424,"value":425},[198],"proposte, appuntamenti:\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\n\u003Cmark>Trieste\u003C/mark>. L’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina","Il nostro nostro viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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