","Onde indoeuropee 11","post",1615076663,[60,61,62,63,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73,74,75],"http://radioblackout.org/tag/asean/","http://radioblackout.org/tag/hongkong/","http://radioblackout.org/tag/hukou/","http://radioblackout.org/tag/kimjongun/","http://radioblackout.org/tag/miningbitcoin/","http://radioblackout.org/tag/mongolia/","http://radioblackout.org/tag/nankai/","http://radioblackout.org/tag/riotinto/","http://radioblackout.org/tag/sinovac/","http://radioblackout.org/tag/uiguri/","http://radioblackout.org/tag/aungsansuukiy/","http://radioblackout.org/tag/myanmar/","http://radioblackout.org/tag/tatmadaw/","http://radioblackout.org/tag/thailandia/","http://radioblackout.org/tag/tribalismo/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[77,78,79,80,81,82,83,84,85,26,86,87,88,89,15,90],"#asean","#hongkong","#hukou","#kimjongun","#miningbitcoin","#mongolia","#nankai","#riotinto","#sinovac","aungsansuukiy","myanmar","Tatmadaw","thailandia","Turchia",{"post_content":92,"tags":96},{"matched_tokens":93,"snippet":94,"value":95},[15],"questa corrispondenza da Bangkok: il \u003Cmark>tribalismo\u003C/mark> come espressione nazionale (o, come","https://youtu.be/v4xZUr0BEfE\r\n\r\nMassimo Morello corrisponde da Bangkok con il cuore a Mandalay, ma prima di ospitare lui e Murat Cinar tra le Onde Indopacifiche, Sabrina Moles ha selezionato questo brano, interessante e significativo, anche se un po’ troppo nazionalista il testo di un pezzo del Metal mongolo, ma si tratta di documentazione: ci era stato richiesto di occuparci di Mongolia e l’approfondimento ha scoperchiato questa pentola di sonorità marcatamente locali con la voce di gola e gli strumenti di Gengis Khan (evocato nel pezzo). Il problema è che rappresentano bene lo spirito tribalista della Mongolia. Ma questo revanscismo identitario non è di un monopolio mongolo, vista la convincente analisi che Max Morello ci sciorina a partire dalle manifestazioni sanguinose nel Myanmar dei golpisti di Taimadaw e che si può applicare nel suo impianto teorico anche al resto del Sudest asiatico, sicuramente dalla Thailandia da dove ci parla in questa corrispondenza da Bangkok: il \u003Cmark>tribalismo\u003C/mark> come espressione nazionale (o, come nel caso birmano, dove si sta scivolando nelle comunità dotate di eserciti propri contrapposti a Tatmadaw) di una consapevolezza identitaria che però si estende all’intera area in chiave antineocolonialista, elaborando una sorta di intolleranza passiva nei confronti dell’Occidente che viene escluso completamente dal proprio orizzonte, mentre il riferimento principale rimane la Cina, attenta soltanto ai propri interessi, che possono essere fatti con Aung San Suu Kiy o con i militari indifferentemente – il che alimenta la suddivisione tra tribù. Da sempre quest'area ragione in termini tribali (si pensi alle 130 diverse appartenenze birmane): i manifestanti della Mil&Tea alliance si suddividono in un’infinità di tribù più postmoderne, come i giovani cresciuti a videogame e muoiono come in un gioco; i vecchi reduci dei movimenti comunisti dell'area; frammentazioni anche nel campo militare tra giovani turchi e vecchi apparati orientati solo ai traffici... divisioni incatalogabili, anche perché riemerge la superstizione, la cabala sfuggente. Poco importa se verranno determinate sanzioni più o meno marcate, perché sbocchi di mercati per gli stati dell'area sono assicurati non solo dalla Cina di Xi, ma anche dalla Russia di Putin – ben felice che i cinesi debbano risolvere questa matassa. E anche l'Asean non ha preso una posizione tanto determinata contro Tatmadaw. E si torna al \u003Cmark>tribalismo\u003C/mark> degli eserciti che controllano il traffico di droga dell'intera area.\r\n\r\nE nella vicina Thailandia, altrettanto militarizzata nel controllo governativo (una tendenza che si estende anche ai paesi occidentali) si assiste a una radicalizzazione del Movimento, dove gli scontri vedono protagonisti giovani molto più determinati che non disdegnano il confronto violento con le guardie. La Thailandia però vede un supporto di metà della società civile per il regime militarista e la tribalizzazione è una conseguenza della asiatizzazione e viaggia in contrasto con la globalizzazione. E questo vale per l'ossimorica affermazione della \"democrazia fiorente nella disciplina\" ritagliata su questi paesi congiunzione tra Golfo del Bengala e Mar cinese meridionale con credenze e forzature cabalistiche condivise a livello di tribù.\r\n\r\nQui trovate questo dialogo con Massimo Morello sul Sudest asiatico, e anche il proseguio con Murat Cinar sui rapporti stretti tra Cina e Turchia e alcune notizie che i media mainstream non riportano:\r\n\r\n\"11 Il golpe in Myanmar all'epoca del \u003Cmark>Tribalismo\u003C/mark>, mentre la vac-diplomacy cinese si allarga alla Turchia\".\r\n\r\n \r\n\r\nLasciando Massimo Morello, passiamo alla soft-diplomacy del Sinovac, vedendola dal punto di vista del Bosforo insieme a Murat Cinar e ci addentriamo nei segreti di stato (e di Pulcinella) con immagini diffuse di scatole di vaccini cinesi che il regime turco nega spudoratamente: tante prove inchiodano Ankara ai suoi rapporti di dipendenza da Pechino. Ora sono già 9 milioni i turchi vaccinati dal siero cinese, benché tra le agenzie informative cinesi di questa transazione non ci sia traccia, anche se sono promesse altri 20 milioni di dosi; altro elemento particolare è che il vaccino cinese si adatta a fruitori giovani, quindi potrebbe esserci qualche problema per gli anziani? ma ci sarà un problema anche con paesi meno autoritari, visto che quasi tutti quelli che hanno adottato il vaccino cinese peccano un po' dal lato dei diritti civili. Ma soprattutto il rapporto tra Pechino e Ankara sta prendendo una forma molto più articolata per politica estera (e distanziamento dall'Occidente) e per economia al tracollo per la Turchia e quindi facile preda del Dragone cinese, producendo un sacco di danni, soprattutto dal punto di vista della tutela delle minoranze e degli oppositori: infatti è notizia di questi giorni il ritrovamento da parte di Adrian Zenz del rapporto Nankai che doveva essere stato cancellato secondo il quale la Cina punta a ridurre la densità della popolazione uigura nello Xinjiang, quale ulteriore misura di persecuzione della minoranza di fede musulmana portando avanti quello che esperti di diritti umani e alcuni governi definiscono un ‘genocidio culturale’; lo studio rimarca che i trasferimenti di manodopera sono anche una misura pensata per il lungo termine che «non solo riduce la densità della popolazione uigura nello xinjiang, ma è anche un metodo importante per influenzare, diluire e assimilare le minoranze», tutte le moinoranze. In altri termini, lo scopo è di lasciare che le minoranze «cambino gradualmente il loro pensiero e la loro comprensione, trasformando i loro valori e la loro visione della vita attraverso un cambiamento dell’ambiente circostante e attraverso il lavoro». \r\n\r\nNell’ultima parte si è parlato della Mongolia per ricapitolare gli ultimi due mesi di vita mongola: la più grande miniera di rame e oro in mano come sempre all'anglo-australiano moloch chiamato Riotinto, che sta creando problemi finanziari a Ulan-Bator.\r\n\r\nIn Cina entriamo attraverso la Mongolia interna e i grandi processori stoccati in interi palazzi dedicati a ospitare le macchine che sovrintendono ai Mining di Bitcoin. E sempre dalle periferie esterne alla Cina torniamo dopo una settimana a Hong Kong, riprendendo il discorso di Ilaria Maria Sala, perché c'è stato l'inizio del processo a 47 attivisti e l'udienza si è protratta per 14 ore con svenimenti e malori da parte degli avvocati della difesa. E su questa scorta arriviamo al cuore dell'impero: la cerimonia del Congresso del partito cinese dove si parlerà sicuramente del debito sovrano e della bolla del mercato immobiliare.\r\n\r\nE infine è stato eliminato lo Hukou, una sorta di permesso di soggiorno permanente, che può essere urbano o rurale, il primo è più difficile da ottenere, creando disparità enormi tra campagna e città. \r\n\r\nDa ultimo le note di colore: i test anali anticovid e l'autobiografia ufficiale di Kim Jong Un, che appare più umanizzato dei suoi antenati.\r\n\r\n \r\n\r\nE si conclude con un pezzo poliglotta e con influenze di molte culture diverse.\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://youtu.be/GU5rB8lR7lY\r\n\r\n.\r\n\r\n.",[97,99,101,103,105,107,109,111,113,115,117,119,121,123,125,128],{"matched_tokens":98,"snippet":77},[],{"matched_tokens":100,"snippet":78},[],{"matched_tokens":102,"snippet":79},[],{"matched_tokens":104,"snippet":80},[],{"matched_tokens":106,"snippet":81},[],{"matched_tokens":108,"snippet":82},[],{"matched_tokens":110,"snippet":83},[],{"matched_tokens":112,"snippet":84},[],{"matched_tokens":114,"snippet":85},[],{"matched_tokens":116,"snippet":26},[],{"matched_tokens":118,"snippet":86},[],{"matched_tokens":120,"snippet":87},[],{"matched_tokens":122,"snippet":88},[],{"matched_tokens":124,"snippet":89},[],{"matched_tokens":126,"snippet":127},[15],"\u003Cmark>tribalismo\u003C/mark>",{"matched_tokens":129,"snippet":90},[],[131,137],{"field":35,"indices":132,"matched_tokens":134,"snippets":136},[133],14,[135],[15],[127],{"field":138,"matched_tokens":139,"snippet":94,"value":95},"post_content",[15],578730123365712000,{"best_field_score":142,"best_field_weight":143,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":144,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":46},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":146,"highlight":174,"highlights":200,"text_match":140,"text_match_info":207},{"cat_link":147,"category":148,"comment_count":46,"id":149,"is_sticky":46,"permalink":150,"post_author":49,"post_content":151,"post_date":152,"post_excerpt":52,"post_id":149,"post_modified":153,"post_thumbnail":154,"post_thumbnail_html":155,"post_title":156,"post_type":57,"sort_by_date":157,"tag_links":158,"tags":170},[43],[45],"53647","http://radioblackout.org/2019/04/africa-in-ebollizione-degage-et-degagez/"," \r\n\r\nIn queste giornate in cui l'Africa si trova al centro dell'attenzione internazionale e si prende persino degli spazi sulle prime pagine dei quotidiani abbiamo pensato che fosse doveroso ampliare lo sguardo che normalmente riserviamo al continente, producendo un ideale viaggio che prende le mosse dagli eventi della più stretta attualità del Sudan e quindi passando per il Sahel, seguendo l'itinerario di traffici di merci e umani giungere in Libia attraverso le lotte tribali, diversamente articolate e declinate secondo i localismi e le realtà socio-economiche di quella striscia di territorio che passa dal Sahel al Sahara, giungendo infine nell'Algeria del dopo Bouteflika. Per trovarla assimilabile alle pulsioni di liberazione che caratterizzano le giornate della cacciata di al Bashir dopo 30 anni di potere.\r\n\r\n \r\n\r\nIn questa sorta di viaggio ricognitivo in giro per l'Africa abbiamo preso le mosse dalla situazione più incandescente: quella sudanese in evoluzione [successivamente a questa nostra chiacchierata con Cornelia Toelgyes si è dimesso da leader dei golpisti Ahmed Awad Ibn Auf, dopo sole 24 ore di potere, in seguito alle proteste della piazza] dove un despota islamista è al potere da quasi 30 anni, portatovi da Usa, sauditi e Francia e che la condizione economica a seguito della secessione del Sud Sudan ha portato alla deposizione da parte del suo sistema militare nel tentativo di perpetuarsi, nonostante le proteste quotidiane dei dimostranti che ininterrottamente da 4 mesi manifestano la loro volontà di cambiamento. Abbiamo fatto il punto a venerdì mattina con la redattrice di Africa ExPress, ma soprattuto abbiamo cercato di analizzare attraverso quale percorso si è arrivati fin qui (composizione delle masse di protesta, loro dislocazione territoriale, flussi migratori, condizionamenti dall'estero), cercando di capire le molteplici e oscure possibili evoluzioni di una situazione molto incerta. Per ora sarà difficile che al-Bashir possa venire estradato all'Aja, dove è già stato condannato per crimini di guerra, stupri e massacri\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Sudan-Toelgyes.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSiamo rimasti nella fascia del Sahel, rivolgendoci a Luca Raineri, ricercatore all'Università Sant'Anna di Pisa e analista dell'Ispi, per sviscerare che tipo di conflitti dal punto di vista tribale si scatenano soprattutto in quelle nazioni dove il controllo politico è debole (segnatamente il Mali ne è un esempio palese); questi conflitti si intersecano con la politica nazionale e internazionale, creando situazioni difficilmente solvibili anche per la eterogeneità dei sistemi di riferimento, per quanto duttili e adattabili essi siano: infatti il più delle volte la violenza si scatena per motivi esterni alle contrapposizioni claniche e solo in seguito vengono ascritte ai dissidi etnici, dandogli corpo. Poi ogni nazione ha meccanismi propri e quindi Luca Raineri ci ha accompagnato attraverso il Ciad (dove il regime si basa su un'etnia particolare), la Mauritania (dove la polarizzazione etnica non si capisce prescindendo dalla costruzione del regime, che ammette la schiavitù perché fondata su un modello coloniale), attraverso paesaggi saheliani dove gli stati appoggiano internamente su classi sociali aristocratiche, più che fondate su singole etnie, fino ad arrivare in Libia, in cui l'elemento tribale è stato soggetto a pressioni e modifiche lungo la storia del secolo scorso, destrutturato fino alla fine di Gheddafi, quando è emerso come protagonista, con le conseguenze illustrateci da Luca, arrivando a Haftar, che si fida solo dei suoi famigliari sirtini:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Raineri-Tribalismi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nConcludiamo il nostro viggio nell'Africa settentrionale in Algeria con la guida di Karim Metref, che avevamo interpellato varie volte sul suo paese per i più svariati eventi e sempre rimaneva un qualche sospeso dovuto a questa ingombrante presenza di Bouteflika. Rimosso questo peso, rimane il suo sistema e di nuovo – come in Sudan– una popolazione insorta in tutto il paese che richiede un cambiamento reale e non è soddisfatta delle semplici elezioni fissate per il 4 luglio da un potere che si presenta in continuità e costituito dai soliti militari che hanno seguito, appoggiato e diretto il presidente da loro deposto per mantenere il controllo.\r\n\r\nQui son gli apparati e gli oligarchi, i due partiti al potere: i blocchi di cui la popolazione vuole il dégagez (come si legge sul cartello qui a fianco), la cacciata. Un sostegno quello del sistema che ha bisogno di lobbies, sempre le stesse, di clan e di militari. Karim ci ha riassunto precisamente e sinteticamente il percorso compiuto da Bouteflika e dalla sua famiglia: figure secondarie ma sempre presenti.\r\n\r\nE poi ci ha raccontato con precisione la composizione dei milioni di manifestanti pacifici e eterogenei. L'obiettivo comune dei 6-7 milioni di manifestanti è costituire un'assemblea che possa gestire le questioni reali del paese... e tutto il paese è sceso in piazza uniformemente. Anche l'economia (compreso il ruolo cinese) e l'industria del petrolio sono entrati nel raconto ad ampio raggio di Karim, toccando il rischio che lo stato si indebiti nuovamente, anche a seguito delle prebende che si devono distribuire per mantenere il controllo del potere, come le infrastrutture imposte per foraggiare lobbies, i progetti inutili da bloccare e riconvertire. Il discorso di Karim è stato a tuttotondo e ne è sortito un affresco dell'Algeria preciso e lucido:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Algeria-Metref.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","13 Aprile 2019","2019-04-13 11:38:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/2019-04-12_sudan-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"162\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/2019-04-12_sudan-300x162.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/2019-04-12_sudan-300x162.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/2019-04-12_sudan-768x414.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/2019-04-12_sudan.jpg 800w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Africa in ebollizione: dégage et dégagez",1555154287,[159,160,161,162,163,164,165,166,167,168,169,74],"http://radioblackout.org/tag/al-bashir/","http://radioblackout.org/tag/algeria/","http://radioblackout.org/tag/bashir/","http://radioblackout.org/tag/bouteflika/","http://radioblackout.org/tag/ciad/","http://radioblackout.org/tag/degage/","http://radioblackout.org/tag/haftar/","http://radioblackout.org/tag/insurrezioni/","http://radioblackout.org/tag/libia/","http://radioblackout.org/tag/mauritania/","http://radioblackout.org/tag/sudan/",[28,24,22,32,171,20,18,34,172,30,173,15],"Ciad","libia","Sudan",{"tags":175},[176,178,180,182,184,186,188,190,192,194,196,198],{"matched_tokens":177,"snippet":28},[],{"matched_tokens":179,"snippet":24},[],{"matched_tokens":181,"snippet":22},[],{"matched_tokens":183,"snippet":32},[],{"matched_tokens":185,"snippet":171},[],{"matched_tokens":187,"snippet":20},[],{"matched_tokens":189,"snippet":18},[],{"matched_tokens":191,"snippet":34},[],{"matched_tokens":193,"snippet":172},[],{"matched_tokens":195,"snippet":30},[],{"matched_tokens":197,"snippet":173},[],{"matched_tokens":199,"snippet":127},[15],[201],{"field":35,"indices":202,"matched_tokens":204,"snippets":206},[203],11,[205],[15],[127],{"best_field_score":142,"best_field_weight":143,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":46,"score":208,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":46},"578730123365711977",6645,{"collection_name":57,"first_q":15,"per_page":211,"q":15},6,{"facet_counts":213,"found":14,"hits":221,"out_of":271,"page":17,"request_params":272,"search_cutoff":36,"search_time_ms":17},[214,218],{"counts":215,"field_name":216,"sampled":36,"stats":217},[],"podcastfilter",{"total_values":46},{"counts":219,"field_name":35,"sampled":36,"stats":220},[],{"total_values":46},[222,249],{"document":223,"highlight":237,"highlights":242,"text_match":245,"text_match_info":246},{"comment_count":46,"id":224,"is_sticky":46,"permalink":225,"podcastfilter":226,"post_author":227,"post_content":228,"post_date":229,"post_excerpt":52,"post_id":224,"post_modified":230,"post_thumbnail":231,"post_title":232,"post_type":233,"sort_by_date":234,"tag_links":235,"tags":236},"16266","http://radioblackout.org/podcast/haters-invecchiamenti-noise/",[],"outsidermusic","Interessante 2013. Come cani zombie affamati di luce riemergono dalla fetida discarica del noise di Ann Arbor, Michigan, i Wolf Eyes, paladini negli anni 90 della peggiore bedroom music americana, farmacisti di una ricetta avvelenata a base di furore noise e manipolazioni estreme della materia industriale. A far da contraltare ad una carriera che nessuno gli avrebbe mai augurato, Aaron Dilloway e John Olson sono stati a modo loro degli eroi (anche solo per il fatto di essere ancora vivi). Avere lasciato un segno così profondo nella music culture più antagonista è il loro primo pregio, seppure spesso offuscato da una creatività ipertrofica al servizio di produzioni vicine alla merda più assoluta. Schizzi, botti, clangori. Era il noise fm più trucido, quello per intenderci di pervertiti come Nautical Almanac, Hair Police (del fuggiasco Connelly), Haters, Vegas Martyrs, Kevin Drumm e compagnia infestante che sono riusciti dio solo sa come a far uscire da una cantina del michigan e traghettare addirittura su sub pop. Dopo un silenzio di qualche anno (e diversi viaggi di Dilloway in Oriente...)tornano con un disco a fuoco lento, che brucia su onde corte e spinge un certo tribalismo da droghe sintetiche. Sono lontani i furori della Hanson Records di metà anni 2000 (chi ci è stato sa cosa sto dicendo...) ma sono anche lontani i tempi della blank generation noise di Olson e Dilloway. Che Aaron si sia bruciato completamente non c'è dubbio, non serve neppure l'antidoping; però No Answer: Lower Floors è un disco che fa paura per quel gusto di reunion tra ex serial killer ora dediti ai lavori socialmente utili. Se il noise doveva marcire, si è imputridito a dovere e che gli infedeli dicano pure che è solo rumore... Dall'altra parte d'america dire noise a metà anni 90 voleva dire Pisspounder. La scena losangelina era decisamente più punk, meno legata all'estetica del rumore puro. Dalla compilation fondamentale su DeathBomb Arc uscirono i Foot Village, strana miscela di urla barbariche e percussioni spappolate, nell'estetica di un barbonesimo musicale da tribù dei piedi neri. Una specie di avanposto punk in terra di mezzo, classico scenario rulotte abbandonate, cavalcavia, sporcizia. Ebbene, da quella vergognosa apparizione è passato parecchio tempo e il 2013 è tempo di riscoperta anche per Foot Village. Complicità assicurata anche dall'ottima Northern Spy una vera e propria antenna radar dei segnali che provengono dall'infimo sottosuolo d'America (vedi anche il magnifico disco dei Neptune dell'anno scorso) . 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Da Canberra a Sidney fino agli outbacks più pericolosi e infestati da grossi alligatori, vostro inviato Outsider cercherà di stanare in qualche settimana le oscure scene. Agili come canguri le musiche oscillano, scorrono e corrono, si mescolano e si nascondono tra glowness al neon e rituali aborigeni...\r\n\r\nLe radici di questo suono affondano nel Nuovo Galles del Sud da dove provengono i NECKS, seminale trio specializzato in improvisazioni circolari su temi sospesi tra minimalismo e percussività atmosferica. Chris Abrahams al piano e Hammond Tony Buck alla batteria e chitarra elettrica e Lloyd Swanton al basso e contrbbasso. Se non li avete mai ascoltati, fatevi trascinare via.\r\nDall'altra parte del continente Campbell Kneale, in arte Birchville Cat Motel, alchimista del suono drone tra inferno e paradiso.\r\nIn mezzo a questi spasmi gli ampi spazi, le luci delle città scintillanti e una sensibilità particolare per le musiche per la mente.\r\nAllora vi propongo una playlist piena di marciume, glowness cantinara e se volete new age barbona, increspature elettroniche, aboriginal wave e, naturalmente gli assolazzi, a richiamare i grandi spazie e i grossi sballi.\r\nBlank Realm - Full Moon Door\r\nInfinite Decimals - 000801066\r\nNo Zu - Acropolis from the new age\r\nPeon - Distension\r\nPollen Trio - Paleburstth\r\nRed Plum Snow - I would Die for you\r\nSecret Birds - Black TeeYouth\r\nForenzics - Dub scab from build ruins\r\nDocument Swell - Rainforestation\r\n\r\nOcchio alla New Weird Australia.\r\nStay Blackout!","15 Novembre 2012","2018-10-17 22:11:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/aborigeno1-200x110.jpg","New Weird Australia, outsiders agli antipodi",1352991132,[],[],{"post_content":263},{"matched_tokens":264,"snippet":265,"value":266},[15],"carcasse di auto, esotismo canguresco, \u003Cmark>tribalismo\u003C/mark> e surf. 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