","Il regno di Uber scricchiola","post",1637409937,[62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/lotte-rider/","http://radioblackout.org/tag/uber/","http://radioblackout.org/tag/uber-eats/",[66,15,20],"lotte rider",{"post_content":68,"post_title":73,"tags":76},{"matched_tokens":69,"snippet":71,"value":72},[70],"Uber","subordinato alle effettive dipendenze di \u003Cmark>Uber\u003C/mark> e ottenere il pagamento delle","Dieci rider di Torino sono riusciti a far riconoscere dal tribunale del lavoro di Torino la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato alle effettive dipendenze di \u003Cmark>Uber\u003C/mark> e ottenere il pagamento delle differenze retributive parametrate al CCNL del terziazio VI livello. Continua invece a Milano il procedimento penale per caporalato a carico dei responsabili delle società di intermediazione che gestivano i servizi di consegna dietro gli ordini di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>.\r\n\r\nUna vittoria non scontata e ancora parziale, ma che può fungere da apripista e da dimostrazione che organizzandosi, scioperando e lottando si riesce a far piegare i padroni. Abbiamo raggiunto telefonicamente Giulia, una degli avvocati che ha assistito i dieci ricorrenti torinesi, per una ricostruzione completa della causa e un commento ai suoi retroscena.\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/uber.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":74,"snippet":75,"value":75},[70],"Il regno di \u003Cmark>Uber\u003C/mark> scricchiola",[77,79,82],{"matched_tokens":78,"snippet":66},[],{"matched_tokens":80,"snippet":81},[15],"\u003Cmark>uber\u003C/mark>",{"matched_tokens":83,"snippet":84},[15],"\u003Cmark>uber\u003C/mark> eats",[86,92,95],{"field":36,"indices":87,"matched_tokens":88,"snippets":91},[24,17],[89,90],[15],[15],[81,84],{"field":93,"matched_tokens":94,"snippet":75,"value":75},"post_title",[70],{"field":96,"matched_tokens":97,"snippet":71,"value":72},"post_content",[70],578730123365712000,{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":102,"num_tokens_dropped":48,"score":103,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},"1108091339008",13,3,"578730123365711979",{"document":105,"highlight":120,"highlights":133,"text_match":98,"text_match_info":143},{"cat_link":106,"category":107,"comment_count":48,"id":108,"is_sticky":48,"permalink":109,"post_author":51,"post_content":110,"post_date":111,"post_excerpt":54,"post_id":108,"post_modified":112,"post_thumbnail":113,"post_thumbnail_html":114,"post_title":115,"post_type":59,"sort_by_date":116,"tag_links":117,"tags":119},[45],[47],"61123","http://radioblackout.org/2020/06/sul-commissariamento-di-uber/","Uber è stata commissariata per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nei riguardi dei ciclofattorini assunti attraverso intermediari come Flash Road City. Dalle pagine del fascicolo escono fuori le minacce e il modus operandi di Uber: ritardi nei pagamenti, sottrazioni delle mance, sfruttamento di lavoratori irregolari, minacce fisiche, blocco degli accessi e tutto un corollario di ricatti possibile soltanto grazie alla deregolamentazione contrattuale di cui si avvalgono queste aziende.\r\nIl lockdown ha fatto impennare i ricavi di queste aziende che hanno optato per assunzioni di massa per poi lasciare una gran parte dei lavoratori senza alcuna consegna e dunque senza alcun ricavo, facendogli perdere intere giornate ad aspettare qualche ordine. Oltretutto ai maggiori costi applicati alle aziende non ci sono stati miglioramenti ai fattorini che non hanno neppure ricevuto i dispositivi di sicurezza sanitaria.\r\nIn questa pandemia le aziende della gig economy si sono arricchite a dismisura (Jeff Bezos, recentemente trilionario è socio in Uber) senza restituire un centesimo alla comunità.\r\nLa lotta dei Riders continua per avere il famigerato contratto da subordinati che dovrebbe spettare a tutti i lavoratori dipendenti. Intanto in sudamerica questo sabato c'è stato lo sciopero transnazionale dei lavoratori delle piattaforme digitali. Il lavoro globale porterà ad una nuova internazionale dei lavoratori? A Torino una nuova mobilitazione è prevista per giovedi 4, maggiori info sulla pagina di Deliverance Project (https://www.facebook.com/DeliveranceProject/photos/a.1256353311051959/3217229064964364/?type=3&theater)\r\nNe parliamo con Junior, rider di Milano\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/commissuber.mp3\"][/audio]","1 Giugno 2020","2020-06-01 13:12:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/caporaalto-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/caporaalto-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/caporaalto-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/caporaalto.jpg 446w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sul commissariamento di Uber",1591017125,[118,63],"http://radioblackout.org/tag/info/",[51,15],{"post_content":121,"post_title":125,"tags":128},{"matched_tokens":122,"snippet":123,"value":124},[70],"\u003Cmark>Uber\u003C/mark> è stata commissariata per intermediazione","\u003Cmark>Uber\u003C/mark> è stata commissariata per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nei riguardi dei ciclofattorini assunti attraverso intermediari come Flash Road City. Dalle pagine del fascicolo escono fuori le minacce e il modus operandi di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>: ritardi nei pagamenti, sottrazioni delle mance, sfruttamento di lavoratori irregolari, minacce fisiche, blocco degli accessi e tutto un corollario di ricatti possibile soltanto grazie alla deregolamentazione contrattuale di cui si avvalgono queste aziende.\r\nIl lockdown ha fatto impennare i ricavi di queste aziende che hanno optato per assunzioni di massa per poi lasciare una gran parte dei lavoratori senza alcuna consegna e dunque senza alcun ricavo, facendogli perdere intere giornate ad aspettare qualche ordine. Oltretutto ai maggiori costi applicati alle aziende non ci sono stati miglioramenti ai fattorini che non hanno neppure ricevuto i dispositivi di sicurezza sanitaria.\r\nIn questa pandemia le aziende della gig economy si sono arricchite a dismisura (Jeff Bezos, recentemente trilionario è socio in \u003Cmark>Uber\u003C/mark>) senza restituire un centesimo alla comunità.\r\nLa lotta dei Riders continua per avere il famigerato contratto da subordinati che dovrebbe spettare a tutti i lavoratori dipendenti. Intanto in sudamerica questo sabato c'è stato lo sciopero transnazionale dei lavoratori delle piattaforme digitali. Il lavoro globale porterà ad una nuova internazionale dei lavoratori? A Torino una nuova mobilitazione è prevista per giovedi 4, maggiori info sulla pagina di Deliverance Project (https://www.facebook.com/DeliveranceProject/photos/a.1256353311051959/3217229064964364/?type=3&theater)\r\nNe parliamo con Junior, rider di Milano\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/commissuber.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":126,"snippet":127,"value":127},[70],"Sul commissariamento di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>",[129,131],{"matched_tokens":130,"snippet":51},[],{"matched_tokens":132,"snippet":81},[15],[134,139,141],{"field":36,"indices":135,"matched_tokens":136,"snippets":138},[24],[137],[15],[81],{"field":93,"matched_tokens":140,"snippet":127,"value":127},[70],{"field":96,"matched_tokens":142,"snippet":123,"value":124},[70],{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":102,"num_tokens_dropped":48,"score":103,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},{"document":145,"highlight":172,"highlights":195,"text_match":98,"text_match_info":206},{"cat_link":146,"category":148,"comment_count":48,"id":150,"is_sticky":48,"permalink":151,"post_author":51,"post_content":152,"post_date":153,"post_excerpt":54,"post_id":150,"post_modified":154,"post_thumbnail":155,"post_thumbnail_html":156,"post_title":157,"post_type":59,"sort_by_date":158,"tag_links":159,"tags":166},[147],"http://radioblackout.org/category/notizie/",[149],"Blackout Inside","40469","http://radioblackout.org/2017/02/uber-capitalismo-estremo-con-conducente-temporaneo/","In questi giorni è tornata alla ribalta la questione ormai annosa della corporazione dei taxisti, un'evidente anomalia in un sistema capitalistico proiettato verso forme di sfruttamento diverso, più precario, fatto di ricatti e rischi accollati ai lavoratori, fornendo semplici tecnologie strapagate e prive di spese per mettere in contatto fruitore e fornitore di servizio, che sono scaricate (comprese la manutenzione) sui lavoratori spremuti e senza alcuna tutela. Lo scontro tra una casta come quella dei taxisti e Uber evidenzia un modello che organizza l'intera filiera sia produttiva che riproduttiva, in grado di usare questa rottura per ridisporre il lavoro su diverse basi e dove c'è un'organizzazione digitale del lavoro si riescono a dirigere tutti i passaggi capillarmente, abbassando tutte le tutele strappate in precedenza. Una peculiarità di questa new economy è che riesce a riorganizzarsi all'interno delle differenze, driblando pure in questo modo il sistema fiscale, quello stesso più volte paradossalmente evocato dai tassisti, che pure in quanto a evasione fiscale non hanno nulla da invidiare a nessuno.\r\n\r\nOvunque nel mondo, Uber è stato contrastato in mille modi, fino a inventare delle controApp, cercando di aggirare l'isolamento e inventando modi per conoscersi e incontrarsi, dimostrando come fosse importante la condivisione del posto di lavoro per compattare le masse al tempo del protocapitalismo. Ma l'orizzonte ora rimane ristretto, temporaneo – una temporalità dilatabile, su cui non si può costruire un'esistenza normale; non soltanto perché regolata da un algoritmo senza conoscere nemmeno i responsabili e organizzatori del proprio lavoro, i diretti superiori non li si vede mai.\r\n\r\nEsattamente per orientarci meglio in questi universi paralleli, fatti di padroncini, arroccati a difesa di regole obsolete che finiscono per ritorcersi contro di loro impiccandoli al mutuo per pagarsi la licenza, da un lato, e dall'altro imprese multinazionali feroci che applicano le regole deregolative, prive di diritti per le maestranze, neanche riconosciute come tali, abbiamo cercato conforto dapprima in un articolo de “il manifesto” che riportava i fatti esplicitamente, ma senza aggiungere nulla a letture novecentesche del mondo del lavoro e poi in uno stralcio de “il Sole 24 ore”, che invitava a superare l'impasse risarcendo con una mancia (riproducendo esattamente le letture precedenti alla rivoluzione digitale del capitalismo) i tassisti, invitati da “La Stampa” ad adeguarsi alla competizione, senza riuscire a risolvere il dilemma su quale campo sia più morale (sempre che esista una moralità nel capitalismo, antico come quello dei tassinari, o postmoderno, come quello di Uber), se esistano prospettive di normative condivisibili o meno (ma perlomeno esistenti o contro cui scagliarsi), o almeno da che parte schierarci; alla fine ci siamo rivolti a Floriano, un giovane ricercatore che si occupa proprio di queste nuove forme di capitalismo e riesce a districarsi nelle mille etichette di questo nuovo modello di capitalismo:\r\n\r\nUbervsTaxi","17 Febbraio 2017","2017-02-20 12:00:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/taxi_driver-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"161\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/taxi_driver-300x161.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/taxi_driver-300x161.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/taxi_driver.jpg 648w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Uber: capitalismo estremo con conducente “temporaneo”",1487368789,[160,161,162,163,164,165,63],"http://radioblackout.org/tag/cottimo/","http://radioblackout.org/tag/milleproroghe/","http://radioblackout.org/tag/ncc/","http://radioblackout.org/tag/postcapitalismo/","http://radioblackout.org/tag/sharing-economy/","http://radioblackout.org/tag/taxi/",[167,168,169,170,22,171,15],"cottimo","milleproroghe","ncc","postcapitalismo","taxi",{"post_content":173,"post_title":177,"tags":180},{"matched_tokens":174,"snippet":175,"value":176},[70],"come quella dei taxisti e \u003Cmark>Uber\u003C/mark> evidenzia un modello che organizza","In questi giorni è tornata alla ribalta la questione ormai annosa della corporazione dei taxisti, un'evidente anomalia in un sistema capitalistico proiettato verso forme di sfruttamento diverso, più precario, fatto di ricatti e rischi accollati ai lavoratori, fornendo semplici tecnologie strapagate e prive di spese per mettere in contatto fruitore e fornitore di servizio, che sono scaricate (comprese la manutenzione) sui lavoratori spremuti e senza alcuna tutela. Lo scontro tra una casta come quella dei taxisti e \u003Cmark>Uber\u003C/mark> evidenzia un modello che organizza l'intera filiera sia produttiva che riproduttiva, in grado di usare questa rottura per ridisporre il lavoro su diverse basi e dove c'è un'organizzazione digitale del lavoro si riescono a dirigere tutti i passaggi capillarmente, abbassando tutte le tutele strappate in precedenza. Una peculiarità di questa new economy è che riesce a riorganizzarsi all'interno delle differenze, driblando pure in questo modo il sistema fiscale, quello stesso più volte paradossalmente evocato dai tassisti, che pure in quanto a evasione fiscale non hanno nulla da invidiare a nessuno.\r\n\r\nOvunque nel mondo, \u003Cmark>Uber\u003C/mark> è stato contrastato in mille modi, fino a inventare delle controApp, cercando di aggirare l'isolamento e inventando modi per conoscersi e incontrarsi, dimostrando come fosse importante la condivisione del posto di lavoro per compattare le masse al tempo del protocapitalismo. Ma l'orizzonte ora rimane ristretto, temporaneo – una temporalità dilatabile, su cui non si può costruire un'esistenza normale; non soltanto perché regolata da un algoritmo senza conoscere nemmeno i responsabili e organizzatori del proprio lavoro, i diretti superiori non li si vede mai.\r\n\r\nEsattamente per orientarci meglio in questi universi paralleli, fatti di padroncini, arroccati a difesa di regole obsolete che finiscono per ritorcersi contro di loro impiccandoli al mutuo per pagarsi la licenza, da un lato, e dall'altro imprese multinazionali feroci che applicano le regole deregolative, prive di diritti per le maestranze, neanche riconosciute come tali, abbiamo cercato conforto dapprima in un articolo de “il manifesto” che riportava i fatti esplicitamente, ma senza aggiungere nulla a letture novecentesche del mondo del lavoro e poi in uno stralcio de “il Sole 24 ore”, che invitava a superare l'impasse risarcendo con una mancia (riproducendo esattamente le letture precedenti alla rivoluzione digitale del capitalismo) i tassisti, invitati da “La Stampa” ad adeguarsi alla competizione, senza riuscire a risolvere il dilemma su quale campo sia più morale (sempre che esista una moralità nel capitalismo, antico come quello dei tassinari, o postmoderno, come quello di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>), se esistano prospettive di normative condivisibili o meno (ma perlomeno esistenti o contro cui scagliarsi), o almeno da che parte schierarci; alla fine ci siamo rivolti a Floriano, un giovane ricercatore che si occupa proprio di queste nuove forme di capitalismo e riesce a districarsi nelle mille etichette di questo nuovo modello di capitalismo:\r\n\r\nUbervsTaxi",{"matched_tokens":178,"snippet":179,"value":179},[70],"\u003Cmark>Uber\u003C/mark>: capitalismo estremo con conducente “temporaneo”",[181,183,185,187,189,191,193],{"matched_tokens":182,"snippet":167},[],{"matched_tokens":184,"snippet":168},[],{"matched_tokens":186,"snippet":169},[],{"matched_tokens":188,"snippet":170},[],{"matched_tokens":190,"snippet":22},[],{"matched_tokens":192,"snippet":171},[],{"matched_tokens":194,"snippet":81},[15],[196,202,204],{"field":36,"indices":197,"matched_tokens":199,"snippets":201},[198],6,[200],[15],[81],{"field":93,"matched_tokens":203,"snippet":179,"value":179},[70],{"field":96,"matched_tokens":205,"snippet":175,"value":176},[70],{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":102,"num_tokens_dropped":48,"score":103,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},{"document":208,"highlight":232,"highlights":258,"text_match":98,"text_match_info":267},{"cat_link":209,"category":210,"comment_count":48,"id":211,"is_sticky":48,"permalink":212,"post_author":51,"post_content":213,"post_date":214,"post_excerpt":54,"post_id":211,"post_modified":215,"post_thumbnail":216,"post_thumbnail_html":217,"post_title":218,"post_type":59,"sort_by_date":219,"tag_links":220,"tags":229},[45],[47],"40607","http://radioblackout.org/2017/02/piattaforme-virtuali-capitalismo-reale/","«È la media company bellezza, e tu non puoi farci niente»\r\n\r\n \r\n\r\nUn po' per scantonare da questo bogartiano detournement che diventa cinico e nichilista da idealista e propositivo che era, un po' per verificare quali spazi rimangono ancora a disposizione per contrastare il mondo regolato da \"app\", \"servizi\" erogati attraverso smartphone, Weltanschauungen rese possibili soltanto attraverso il filtro del canale digitale – ma ormai da 40 anni si sa che il media è il messaggio –, è stato programmato da Euronomade e Macao a Milano il 3 e 4 marzo prossimi un convegno che potrebbe prospettarsi come una sorta di antidoto alla dittatura soft della Piattaforma, conciliante e suadente propositrice di aspetti individualmente apprezzabili e rassicuranti (sulla scorta dei dati “acquisiti”) che tendono a creare monadi blindate, atte ad acquisire gli input provenienti dalla Piattaforma. Salvo poi sciogliere l'individuo nell'acido del gruppo, solo aspetto che può costruirgli una dimensione tracciabile e riconoscibile dal canale stesso che gli conferisce un'esistenza come target, per quanto virtuale, ma che poi gli conferisce possibilità di parola solo come componente di un gruppo. E forse per questo uno dei nostri interlocutori, tra gli organizzatori del convegno, ci ha confessato in diretta di aver percepito il mittente di quella lettera Urbi et orbi di papa Zuckerberg come inviata da vero governante del mondo reale.\r\n\r\n \r\n\r\nCome diceva Demichelis ormai quasi un anno fa: «Se andiamo alle analisi di Michel Foucault sulla nascita del potere moderno come evoluzione del potere pastorale delle prime comunità cristiane; se (ancora Foucault) analizziamo i meccanismi psicologici e pedagogici insiti nelle discipline e poi nelle forme biopolitiche di potere e di governo (la governamentalità) degli uomini; se, ancora, guardiamo alle società di massa del Novecento, alle forme totalitarie di potere, al concetto di ideologia - ebbene, abbiamo la conferma di quanto le forme religiose siano ben presenti anche oggi, in tempi di apparente secolarizzazione ma soprattutto di mercato globale e di rete», una chiesa che «lega, connette, struttura ogni fedele in un sistema integrato, coerente e incessantemente replicato, fatto di discorsi, di narrazioni e di simboli, di riti e di miti che agiscono per produrre e ri-produrre nel tempo comportamenti, atteggiamenti, motivazioni, senso della vita. Dando un ordine generale e un senso unitario e omologante, quindi rassicurante, davanti all'incertezza della vita, facendo apparire come vera (e come il solo vero possibile) quella dottrina che deve essere praticata e che diventa verità normale, normata e indiscutibile»... un uomo nuovo voluto dal neoliberalsmo: «Un uomo di mercato, confuso con un mercato e una rete che sono disciplina e biopolitica/bioeconomia/biotecnica insieme (andando appunto a governare la vita intera dell'uomo, spogliandolo della sua individualità vera e della sua possibile autonomia)».\r\n\r\n \r\n\r\nE sempre a Foucault fa riferimento Tiziana Terranova in un articolo che, prendendo spunto da considerazioni a latere della lettera programmatica di Zuckerberg (che si propone come portabandiera della tradizione liberale americana – chiudendo con Lincoln, che era un presidente espresso dal partito repubblicano), può essere considerato summa dei temi che si discuteranno al convegno milanese: rischio della polarizzazione (con conseguente \"riduzione della diversità informativa\" – un aspetto che come radio ci tocca da vicino); algoritmi che vengono incontro al bisogno di pluralismo informativo di quell'individuo-massa (un aggiornamento dell'intuizione del Massa e potere di Elias Canetti di infiniti decenni fa?) che diventa protagonista del proprio annullamento nel “gruppo”; la differenziazione delle norme culturali, eterogenee rispetto ai riferimenti locali e ricondotte a un processo di valorizzazione globale, riproducendo la normazione foucaultiana su scala digitale planetaria, che si presenta come unica alternativa ai populismi localisti, proprio perché i social traggono vantaggio da “un mondo più aperto e connesso”, che identifica in terrorismo e cambiamento climatico le emergenze critiche.\r\n\r\n \r\n\r\nE centrale diventa il fatto che le comunità virtuali sono tali su piattaforma private, che gestiscono ed erogano ogni tipo di servizi (in questi giorni si è parlato a lungo dei differenti interessi contrapposti legati al servizio di trasporto che vede un'economia arcaica e potente in quanto lobby e una multinazionale digitale – con la nuova ferocia di sfruttamento “virtuale” che sta a monte di Uber – fondata sul capitalismo di piattaforma, come Foodora), all'interno di un'economia di mercato globale che non mette mai in discussione rapporti di proprietà e accumulazione di capitale; quello che viene messo in discussione è l'effettiva esistenza se non si può accedere alla rete, se non si è rintracciabili in Facebook: la morte civile. Dall'altro lato le reti appaiono davvero nella realtà delle general sociality utili anche per contrapporsi allo stesso potere capitalista, o per interpretare le potenzialità della rete o affrontare cataclismi a livello di piattaforme mediatiche, percepite addirittura come ludiche, pur avendo in nuce la forma del controllo sociale futuro.\r\n\r\n \r\n\r\nCome controllare un potere che non sembra un potere, che non si riesce a collocare fisicamente da qualche parte essendo una microfisica ovunque e in ogni luogo. Non solo per conoscere di cosa si dibatterà al convegno ma per avere qualche strumento per districarci nel groviglio di opinioni relative a tutto questo dibattito abbiamo interpellato Emauele Braga e Corrado Gemini per dipanare questo macrofenomeno che ha già integrato molte esistenze nell'ultimo decennio, che sono state modificate diventando\"profili\", anziché individui, nella disponibilità di un piano pervasivo che disegna i ruoli – spesso interscambiati – di sfruttati dalle piattaforme e consumatori di servizi delle app; il problema è forse individuare fino a che punto vanno combattute queste piattaforme come nella precedente fase del capitalismo si è fatto contro i padroni e quanto invece sfruttare la loro parte virtuosa come occasione per ridistribuire ricchezza e miglioramento delle condizioni di vita in un modo più sano, selezionandola dal fardello di repressione e schiavitù di cui sono portatrici, accentrando capitale in modo proporzionale alla precarizzazione degli individui coinvolti.\r\n\r\nCome ribaltare questo paradigma che si va vieppiù consolidando come capitalismo di piattaforma? quanto le filiere produttive, logistiche e distributive possono venire sfidate da piattaforme di stampo non prettamente capitalista nell'ottica di sfilarsi dal teorema del profitto derivante dallo sfruttamento? Si può tentare di decentrare questi enormi apparati globalizzanti, rendendoli a gestione aperta, arrivando a una forma coproprietaria delle piattaforme? O si tratta soltanto di tentare di applicare contro un padrone sfuggente e non identificabile (con cui non si può mai avere neppure un incontro diretto, celato dietro il paravento dell'automatismo regolativo) il passato – e sconfitto – modello di resistenza operato contro le forme di capitalismo moderno e premoderno? E all'opposto dietro questi algoritmi messi in campo dalle piattaforme si nascondono nuovi assetti che si stanno presentando come paradigma politico che interpreta il mondo nella sua interezza agendo sui gangli di tutto il mondo e non solo a livello locale o nazionale, riuscendo a organizzare la società globalmente e a esercitare un forte controllo su di essa?\r\n\r\nForse il 3 e 4 marzo al Macao di Milano non si riuscirà a elaborare una risposta a tutte queste domande, ma si cercherà di avviare il dibattito indispensabile per affrontarle. Intanto sentiamo le parole di Emanuele e Corrado:\r\n\r\nCapitalismodipiattaforma","27 Febbraio 2017","2017-03-01 23:10:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/chaplin_social-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"176\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/chaplin_social-300x176.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/chaplin_social-300x176.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/chaplin_social.jpg 700w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Piattaforme virtuali, capitalismo reale",1488213277,[221,222,223,224,225,226,227,164,63,228],"http://radioblackout.org/tag/app/","http://radioblackout.org/tag/controllo-politico-e-algoritmi/","http://radioblackout.org/tag/filter-bubbles/","http://radioblackout.org/tag/foodora/","http://radioblackout.org/tag/global-community/","http://radioblackout.org/tag/piattaforme/","http://radioblackout.org/tag/servizi-on-line/","http://radioblackout.org/tag/zuckerberg/",[25,35,29,230,33,27,31,22,15,231],"foodora","Zuckerberg",{"post_content":233,"tags":237},{"matched_tokens":234,"snippet":235,"value":236},[70],"che sta a monte di \u003Cmark>Uber\u003C/mark> – fondata sul capitalismo di piattaforma,","«È la media company bellezza, e tu non puoi farci niente»\r\n\r\n \r\n\r\nUn po' per scantonare da questo bogartiano detournement che diventa cinico e nichilista da idealista e propositivo che era, un po' per verificare quali spazi rimangono ancora a disposizione per contrastare il mondo regolato da \"app\", \"servizi\" erogati attraverso smartphone, Weltanschauungen rese possibili soltanto attraverso il filtro del canale digitale – ma ormai da 40 anni si sa che il media è il messaggio –, è stato programmato da Euronomade e Macao a Milano il 3 e 4 marzo prossimi un convegno che potrebbe prospettarsi come una sorta di antidoto alla dittatura soft della Piattaforma, conciliante e suadente propositrice di aspetti individualmente apprezzabili e rassicuranti (sulla scorta dei dati “acquisiti”) che tendono a creare monadi blindate, atte ad acquisire gli input provenienti dalla Piattaforma. Salvo poi sciogliere l'individuo nell'acido del gruppo, solo aspetto che può costruirgli una dimensione tracciabile e riconoscibile dal canale stesso che gli conferisce un'esistenza come target, per quanto virtuale, ma che poi gli conferisce possibilità di parola solo come componente di un gruppo. E forse per questo uno dei nostri interlocutori, tra gli organizzatori del convegno, ci ha confessato in diretta di aver percepito il mittente di quella lettera Urbi et orbi di papa Zuckerberg come inviata da vero governante del mondo reale.\r\n\r\n \r\n\r\nCome diceva Demichelis ormai quasi un anno fa: «Se andiamo alle analisi di Michel Foucault sulla nascita del potere moderno come evoluzione del potere pastorale delle prime comunità cristiane; se (ancora Foucault) analizziamo i meccanismi psicologici e pedagogici insiti nelle discipline e poi nelle forme biopolitiche di potere e di governo (la governamentalità) degli uomini; se, ancora, guardiamo alle società di massa del Novecento, alle forme totalitarie di potere, al concetto di ideologia - ebbene, abbiamo la conferma di quanto le forme religiose siano ben presenti anche oggi, in tempi di apparente secolarizzazione ma soprattutto di mercato globale e di rete», una chiesa che «lega, connette, struttura ogni fedele in un sistema integrato, coerente e incessantemente replicato, fatto di discorsi, di narrazioni e di simboli, di riti e di miti che agiscono per produrre e ri-produrre nel tempo comportamenti, atteggiamenti, motivazioni, senso della vita. Dando un ordine generale e un senso unitario e omologante, quindi rassicurante, davanti all'incertezza della vita, facendo apparire come vera (e come il solo vero possibile) quella dottrina che deve essere praticata e che diventa verità normale, normata e indiscutibile»... un uomo nuovo voluto dal neoliberalsmo: «Un uomo di mercato, confuso con un mercato e una rete che sono disciplina e biopolitica/bioeconomia/biotecnica insieme (andando appunto a governare la vita intera dell'uomo, spogliandolo della sua individualità vera e della sua possibile autonomia)».\r\n\r\n \r\n\r\nE sempre a Foucault fa riferimento Tiziana Terranova in un articolo che, prendendo spunto da considerazioni a latere della lettera programmatica di Zuckerberg (che si propone come portabandiera della tradizione liberale americana – chiudendo con Lincoln, che era un presidente espresso dal partito repubblicano), può essere considerato summa dei temi che si discuteranno al convegno milanese: rischio della polarizzazione (con conseguente \"riduzione della diversità informativa\" – un aspetto che come radio ci tocca da vicino); algoritmi che vengono incontro al bisogno di pluralismo informativo di quell'individuo-massa (un aggiornamento dell'intuizione del Massa e potere di Elias Canetti di infiniti decenni fa?) che diventa protagonista del proprio annullamento nel “gruppo”; la differenziazione delle norme culturali, eterogenee rispetto ai riferimenti locali e ricondotte a un processo di valorizzazione globale, riproducendo la normazione foucaultiana su scala digitale planetaria, che si presenta come unica alternativa ai populismi localisti, proprio perché i social traggono vantaggio da “un mondo più aperto e connesso”, che identifica in terrorismo e cambiamento climatico le emergenze critiche.\r\n\r\n \r\n\r\nE centrale diventa il fatto che le comunità virtuali sono tali su piattaforma private, che gestiscono ed erogano ogni tipo di servizi (in questi giorni si è parlato a lungo dei differenti interessi contrapposti legati al servizio di trasporto che vede un'economia arcaica e potente in quanto lobby e una multinazionale digitale – con la nuova ferocia di sfruttamento “virtuale” che sta a monte di \u003Cmark>Uber\u003C/mark> – fondata sul capitalismo di piattaforma, come Foodora), all'interno di un'economia di mercato globale che non mette mai in discussione rapporti di proprietà e accumulazione di capitale; quello che viene messo in discussione è l'effettiva esistenza se non si può accedere alla rete, se non si è rintracciabili in Facebook: la morte civile. Dall'altro lato le reti appaiono davvero nella realtà delle general sociality utili anche per contrapporsi allo stesso potere capitalista, o per interpretare le potenzialità della rete o affrontare cataclismi a livello di piattaforme mediatiche, percepite addirittura come ludiche, pur avendo in nuce la forma del controllo sociale futuro.\r\n\r\n \r\n\r\nCome controllare un potere che non sembra un potere, che non si riesce a collocare fisicamente da qualche parte essendo una microfisica ovunque e in ogni luogo. Non solo per conoscere di cosa si dibatterà al convegno ma per avere qualche strumento per districarci nel groviglio di opinioni relative a tutto questo dibattito abbiamo interpellato Emauele Braga e Corrado Gemini per dipanare questo macrofenomeno che ha già integrato molte esistenze nell'ultimo decennio, che sono state modificate diventando\"profili\", anziché individui, nella disponibilità di un piano pervasivo che disegna i ruoli – spesso interscambiati – di sfruttati dalle piattaforme e consumatori di servizi delle app; il problema è forse individuare fino a che punto vanno combattute queste piattaforme come nella precedente fase del capitalismo si è fatto contro i padroni e quanto invece sfruttare la loro parte virtuosa come occasione per ridistribuire ricchezza e miglioramento delle condizioni di vita in un modo più sano, selezionandola dal fardello di repressione e schiavitù di cui sono portatrici, accentrando capitale in modo proporzionale alla precarizzazione degli individui coinvolti.\r\n\r\nCome ribaltare questo paradigma che si va vieppiù consolidando come capitalismo di piattaforma? quanto le filiere produttive, logistiche e distributive possono venire sfidate da piattaforme di stampo non prettamente capitalista nell'ottica di sfilarsi dal teorema del profitto derivante dallo sfruttamento? Si può tentare di decentrare questi enormi apparati globalizzanti, rendendoli a gestione aperta, arrivando a una forma coproprietaria delle piattaforme? O si tratta soltanto di tentare di applicare contro un padrone sfuggente e non identificabile (con cui non si può mai avere neppure un incontro diretto, celato dietro il paravento dell'automatismo regolativo) il passato – e sconfitto – modello di resistenza operato contro le forme di capitalismo moderno e premoderno? E all'opposto dietro questi algoritmi messi in campo dalle piattaforme si nascondono nuovi assetti che si stanno presentando come paradigma politico che interpreta il mondo nella sua interezza agendo sui gangli di tutto il mondo e non solo a livello locale o nazionale, riuscendo a organizzare la società globalmente e a esercitare un forte controllo su di essa?\r\n\r\nForse il 3 e 4 marzo al Macao di Milano non si riuscirà a elaborare una risposta a tutte queste domande, ma si cercherà di avviare il dibattito indispensabile per affrontarle. Intanto sentiamo le parole di Emanuele e Corrado:\r\n\r\nCapitalismodipiattaforma",[238,240,242,244,246,248,250,252,254,256],{"matched_tokens":239,"snippet":25},[],{"matched_tokens":241,"snippet":35},[],{"matched_tokens":243,"snippet":29},[],{"matched_tokens":245,"snippet":230},[],{"matched_tokens":247,"snippet":33},[],{"matched_tokens":249,"snippet":27},[],{"matched_tokens":251,"snippet":31},[],{"matched_tokens":253,"snippet":22},[],{"matched_tokens":255,"snippet":81},[15],{"matched_tokens":257,"snippet":231},[],[259,265],{"field":36,"indices":260,"matched_tokens":262,"snippets":264},[261],8,[263],[15],[81],{"field":96,"matched_tokens":266,"snippet":235,"value":236},[70],{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":268,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},"578730123365711978",{"document":270,"highlight":292,"highlights":308,"text_match":98,"text_match_info":317},{"cat_link":271,"category":272,"comment_count":48,"id":273,"is_sticky":48,"permalink":274,"post_author":51,"post_content":275,"post_date":276,"post_excerpt":54,"post_id":273,"post_modified":277,"post_thumbnail":278,"post_thumbnail_html":279,"post_title":280,"post_type":59,"sort_by_date":281,"tag_links":282,"tags":287},[45],[47],"40581","http://radioblackout.org/2017/02/tassisti-in-rivolta-oltre-la-difesa-dello-status-quo/","La rivolta dei tassisti romani nella narrazione massmediatica viene rovesciata nel suo contrario. O meglio se ne sottolinea spesso e volentieri il carattere di difesa di antichi privilegi di corporazione, di clientela, dimenticandosi che nella sostanza cerca di essere il freno al consolidarsi di interessi e privilegi ben più sostanziosi e di tutt'atra scala che è il tratto distintivo più netto della lunga stagione neoliberale. Come molti commentatori hanno sottolineato le manifestazioni molto rumorose e arrabbiate dei giorni scorsi erano sì il culmine delle giornate di sciopero indette dai tassisti ma sono state anche il punto di raccordo con altre categorie scontente, in particolare gli ambulanti in rivolta da tempo contro la direttiva europea nota come Bolkenstein e i gestori di stabilimenti balneari. Proprio in questo punto di raccordo sta quanto ci sta a cuore di questa protesta che cerca, da un punto di vista strettamente egoistico, a mettere in discussione la cosiddetta politica delle \"liberalizzazioni\" che poi sul mercato non vuol dire altro che accaparramento da parte di grossi gruppi multinazionali, di quote crescenti di profitto (e reddito) che nei decenni passati restavano in tasca alle famiglie italiane. L'orizzonte cui i tassisti guardano è quello dei loro colleghi statunitensi, spesso immigrati ipersfruttati che non hanno che la proprio auto (in cui a volte dormono anche). E' limitato, e spesso fa il gioco degli alfieri del nuovismo, raccontare questo tipo di malcontento in relazione all'ascesa di Uber, per quanto ben sappiamo che dietro queste piattaforme digitali si nascondano nuove aziende dal carattere puramente estrattivo capaci di minimizzare i costi grazie alla digitalizzazione e di massimizzare contemporaneamente i processi di sfruttamento del lavoro.\r\n\r\nCi siamo fatti raccontare quello che è successo a Roma da Alessia, redattrice di Radio Onda Rossa, che ha realizzato in quei giorni numerose interviste tra i tassisti romani, tra componenti esplicitamente fasciste e componenti più genuine, tra vecchi mestieranti e giovani che hanno comprato recentemente le licenze magari anche accendendo un mutuo.\r\n\r\nalessia roma","23 Febbraio 2017","2017-02-28 16:07:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/scontri-Roma-600x264-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"132\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/scontri-Roma-600x264-300x132.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/scontri-Roma-600x264-300x132.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/scontri-Roma-600x264-100x44.jpg 100w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/scontri-Roma-600x264.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Tassisti in rivolta: oltre la difesa dello status quo",1487854592,[283,284,285,286,63],"http://radioblackout.org/tag/bolkenstein/","http://radioblackout.org/tag/liberalizzazioni/","http://radioblackout.org/tag/roma/","http://radioblackout.org/tag/tassisti/",[288,289,290,291,15],"Bolkenstein","liberalizzazioni","Roma","tassisti",{"post_content":293,"tags":297},{"matched_tokens":294,"snippet":295,"value":296},[70],"malcontento in relazione all'ascesa di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>, per quanto ben sappiamo che","La rivolta dei tassisti romani nella narrazione massmediatica viene rovesciata nel suo contrario. O meglio se ne sottolinea spesso e volentieri il carattere di difesa di antichi privilegi di corporazione, di clientela, dimenticandosi che nella sostanza cerca di essere il freno al consolidarsi di interessi e privilegi ben più sostanziosi e di tutt'atra scala che è il tratto distintivo più netto della lunga stagione neoliberale. Come molti commentatori hanno sottolineato le manifestazioni molto rumorose e arrabbiate dei giorni scorsi erano sì il culmine delle giornate di sciopero indette dai tassisti ma sono state anche il punto di raccordo con altre categorie scontente, in particolare gli ambulanti in rivolta da tempo contro la direttiva europea nota come Bolkenstein e i gestori di stabilimenti balneari. Proprio in questo punto di raccordo sta quanto ci sta a cuore di questa protesta che cerca, da un punto di vista strettamente egoistico, a mettere in discussione la cosiddetta politica delle \"liberalizzazioni\" che poi sul mercato non vuol dire altro che accaparramento da parte di grossi gruppi multinazionali, di quote crescenti di profitto (e reddito) che nei decenni passati restavano in tasca alle famiglie italiane. L'orizzonte cui i tassisti guardano è quello dei loro colleghi statunitensi, spesso immigrati ipersfruttati che non hanno che la proprio auto (in cui a volte dormono anche). E' limitato, e spesso fa il gioco degli alfieri del nuovismo, raccontare questo tipo di malcontento in relazione all'ascesa di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>, per quanto ben sappiamo che dietro queste piattaforme digitali si nascondano nuove aziende dal carattere puramente estrattivo capaci di minimizzare i costi grazie alla digitalizzazione e di massimizzare contemporaneamente i processi di sfruttamento del lavoro.\r\n\r\nCi siamo fatti raccontare quello che è successo a Roma da Alessia, redattrice di Radio Onda Rossa, che ha realizzato in quei giorni numerose interviste tra i tassisti romani, tra componenti esplicitamente fasciste e componenti più genuine, tra vecchi mestieranti e giovani che hanno comprato recentemente le licenze magari anche accendendo un mutuo.\r\n\r\nalessia roma",[298,300,302,304,306],{"matched_tokens":299,"snippet":288},[],{"matched_tokens":301,"snippet":289},[],{"matched_tokens":303,"snippet":290},[],{"matched_tokens":305,"snippet":291},[],{"matched_tokens":307,"snippet":81},[15],[309,315],{"field":36,"indices":310,"matched_tokens":312,"snippets":314},[311],4,[313],[15],[81],{"field":96,"matched_tokens":316,"snippet":295,"value":296},[70],{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":268,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},{"document":319,"highlight":331,"highlights":337,"text_match":340,"text_match_info":341},{"cat_link":320,"category":321,"comment_count":48,"id":322,"is_sticky":48,"permalink":323,"post_author":51,"post_content":324,"post_date":325,"post_excerpt":54,"post_id":322,"post_modified":326,"post_thumbnail":54,"post_thumbnail_html":54,"post_title":327,"post_type":59,"sort_by_date":328,"tag_links":329,"tags":330},[147],[149],"99404","http://radioblackout.org/2024/12/verde-casino-erfahrung-2025-25-guthaben-ohne-bonus-code/","ContentSo aktivieren Sie einen 25 Euro No Deposit Bonus bei Verde Casino!Die Mobile App: ein Must-Have für Spieler\r\n\r\nPaysafecard bietet den Vorteil der Anonymität und ist ideal für kleinere Einzahlungen. Beispiele für Casinos, die Paysafecard akzeptieren, sind NetBet und Locowin Casino. Zu den besten Echtgeld Casino Spielen gehören Slots wie Starburst, Mega Moolah und Dead or Alive.\r\nWichtige Kommunikationswege sind ein Live-Chat, E-Mail und eine Telefon-Hotline. Ein Casino Echtgeld Bonus ohne Einzahlung ist besonders attraktiv für neue Spieler. Wir bewerten die Großzügigkeit und Fairness der Boni sowie die Transparenz der Bonusbedingungen. Gute Bonusangebote beinhalten faire Umsatzbedingungen, die es den Spielern ermöglichen, die Boni auch tatsächlich zu nutzen und in echte Gewinne umzuwandeln.\r\nWillkommensbonus von 1.000 Euro plus 220 Freispiele\r\nDurch die Berücksichtigung all dieser Faktoren können Spieler das beste Online Casino echtes Geld gewinnen und finden, das ihren Bedürfnissen und Erwartungen entspricht. Dazu gehören nicht nur zahlreiche Spielautomaten, sondern auch klassische Tischspiele wie Blackjack, Roulette und Poker. Wir bevorzugen Anbieter, die mit renommierten Entwicklern wie Novoline, Merkur, Bally Wulff und Pragmatic Play zusammenarbeiten. Denn nur so kann man den Spielern die nötige Abwechslung bieten und dafür sorgen, dass es ihnen nie langweilig wird. In einem guten Casino können Fans des Roulette verschiedene Varianten ausprobieren oder mit dem Live Dealer spielen. Sehr häufig finden Sie das europäische und das französische Roulette.\r\nSo aktivieren Sie einen 25 Euro No Deposit Bonus bei Verde Casino!\r\nJuli 2021 befanden sich Casinos mit einer europäischen Lizenz aufgrund ihrer Niederlassungsfreiheit in einer rechtlichen Grauzone. Allerdings drängte Deutschland auf eine Auflösung dieser Grauzone, um das Glücksspiel landesweit zu regulieren. Deutschland verspricht sich dadurch mehr Spielerschutz und eine Versteuerung des Spielens. Die zahlreichen Unterschiede zwischen den einzelnen Anbietern können mittels unserer Vergleichskriterien definiert werden. Diese Kriterien helfen beim Erkennen, welches Online-Casino in Deutschland das beste für die eigenen Bedürfnisse ist. Zu den Bewertungspunkten zählen beispielsweise das Willkommensangebot, die Gewinnauszahlung oder das Spieleangebot.\r\nDie Transaktionen sollten schnell, datenverschlüsselt, handyfreundlich und gebührenfrei sein. Beim Thema Sicherheit sollte man ein Online-Casino nicht nur am Vorhandensein einer gültigen Lizenz messen. Tatsächlich handelt es sich hierbei um ein wichtiges Bewertungskriterium, das aus drei verschiedenen Punkten besteht.\r\nNatürlich können wir dir nicht sagen, wie viel Geld du genau gewinnen wirst. Aber wir garantieren dir, dass du echtes Geld gewinnst, wenn du den Bonus ohne Einzahlung von Verde Casino nutzt. Die Auszahlungsquoten in “Online Casinos” variieren je nach Spiel und Anbieter. Diese Quoten werden von Faktoren wie Spieltyp, Softwareanbieter und der betrieblichen Politik des Casinos beeinflusst. Spieler müssen ein Online-Formular ausfüllen und persönliche Informationen angeben, um ein Konto zu erstellen. Dieser Vorgang ist für eine sichere und verantwortungsbewusste Spielumgebung unerlässlich.\r\n\r\nIm Rahmen der iGaming Excellence Awards des Jahres 2019 wurde der Softwareentwickler erneut mit dem Titel „Bester Spielotheken-Zulieferer des Jahres“ ausgezeichnet. Wer das beste Online-Casino in Deutschland finden möchte, sollte den Provider Play’N GO im Sortiment haben. Schließlich hat der schwedische Spielehersteller Deutschlands Top-Favoriten Book of Dead auf den Markt gebracht. Aufgrund der Vielzahl der verschiedenen Marken können wir auf dieser Seite nur die besten vorstellen. Ein gutes deutsches Online-Casino sollte einen gesunden Mix aus allen Spielen der verschiedenen Hersteller im Sortiment haben. Je größer und vielfältiger das Angebot, desto besser für die Kunden.\r\n\r\nLaut Testbericht garantiert diese Lizenz „ein sicheres und abwechslungsreiches“ Spielumfeld. Dank seiner enormen Spielauswahl und starker Bonus-Promotionen empfiehlt sich Hit’n’Spin als attraktives Angebot für High Roller und Gelegenheitsspieler gleichermaßen. Das Verde Casino lädt Spieler in seine frisch geöffneten digitalen Hallen ein. Hinter diesem neuen Projekt stehen die gleichen Köpfe, die bereits mit GG.bet eines der führenden eSport-Wettportale ins Leben gerufen haben. Mit diesem neuen Glücksspielangebot strebt Verde danach, einen dauerhaften Stammplatz im Herzen der Casino-Enthusiasten zu gewinnen. Es bietet eine breite Palette an Glücksspieloptionen, einschließlich Spielen, die Kryptowährungen unterstützen.\r\nVerde Casino Website: Gestaltung und Navigation\r\nZusätzlich kann man den Autoplay-Modus aktivieren, um sich zu entspannen und eine gute Zeit zu haben. Der Minotaurus-Slot eignet sich für Slots-Spieler, die Sie möglicherweise in einem Casino finden. Es gab lange Zeiträume, denn es warten auch verde casino bonus code verschiedene Reload-Boni und Cashback-Programme. Online Casinos sind eine beliebte Möglichkeit, bevor sie ihn nutzen. Einige Plattformen schlagen vor, können die Limits von Casino zu Casino unterschiedlich sein. Entdecken Sie die aufregenden Möglichkeiten des Glücksspiels im Casino.\r\nNeben dem Euro als Währung stehen Ihnen noch 20 weitere Optionen für finanzielle Transaktionen zur Auswahl. Bitte bedenken Sie, dass Glücksspiel ein finanzielles Risiko birgt, süchtig machen kann und auf Personen über 18 Jahre beschränkt ist. Spielen Sie immer verantwortungsbewusst und im Einklang mit dem deutschen Recht. Unser Autor David Kovacs hat über 10 Jahre Erfahrung in der Online Casino Branche und einen Hintergrund in Wirtschaftsinformatik.","15 Dicembre 2024","2024-12-15 18:45:24","Verde Casino Erfahrung 2025: 25 Guthaben ohne Bonus Code",1734288324,[],[],{"post_content":332},{"matched_tokens":333,"snippet":335,"value":336},[334],"über","machen kann und auf Personen \u003Cmark>über\u003C/mark> 18 Jahre beschränkt ist. Spielen","ContentSo aktivieren Sie einen 25 Euro No Deposit Bonus bei Verde Casino!Die Mobile App: ein Must-Have für Spieler\r\n\r\nPaysafecard bietet den Vorteil der Anonymität und ist ideal für kleinere Einzahlungen. Beispiele für Casinos, die Paysafecard akzeptieren, sind NetBet und Locowin Casino. Zu den besten Echtgeld Casino Spielen gehören Slots wie Starburst, Mega Moolah und Dead or Alive.\r\nWichtige Kommunikationswege sind ein Live-Chat, E-Mail und eine Telefon-Hotline. Ein Casino Echtgeld Bonus ohne Einzahlung ist besonders attraktiv für neue Spieler. Wir bewerten die Großzügigkeit und Fairness der Boni sowie die Transparenz der Bonusbedingungen. Gute Bonusangebote beinhalten faire Umsatzbedingungen, die es den Spielern ermöglichen, die Boni auch tatsächlich zu nutzen und in echte Gewinne umzuwandeln.\r\nWillkommensbonus von 1.000 Euro plus 220 Freispiele\r\nDurch die Berücksichtigung all dieser Faktoren können Spieler das beste Online Casino echtes Geld gewinnen und finden, das ihren Bedürfnissen und Erwartungen entspricht. Dazu gehören nicht nur zahlreiche Spielautomaten, sondern auch klassische Tischspiele wie Blackjack, Roulette und Poker. Wir bevorzugen Anbieter, die mit renommierten Entwicklern wie Novoline, Merkur, Bally Wulff und Pragmatic Play zusammenarbeiten. Denn nur so kann man den Spielern die nötige Abwechslung bieten und dafür sorgen, dass es ihnen nie langweilig wird. In einem guten Casino können Fans des Roulette verschiedene Varianten ausprobieren oder mit dem Live Dealer spielen. Sehr häufig finden Sie das europäische und das französische Roulette.\r\nSo aktivieren Sie einen 25 Euro No Deposit Bonus bei Verde Casino!\r\nJuli 2021 befanden sich Casinos mit einer europäischen Lizenz aufgrund ihrer Niederlassungsfreiheit in einer rechtlichen Grauzone. Allerdings drängte Deutschland auf eine Auflösung dieser Grauzone, um das Glücksspiel landesweit zu regulieren. Deutschland verspricht sich dadurch mehr Spielerschutz und eine Versteuerung des Spielens. Die zahlreichen Unterschiede zwischen den einzelnen Anbietern können mittels unserer Vergleichskriterien definiert werden. Diese Kriterien helfen beim Erkennen, welches Online-Casino in Deutschland das beste für die eigenen Bedürfnisse ist. Zu den Bewertungspunkten zählen beispielsweise das Willkommensangebot, die Gewinnauszahlung oder das Spieleangebot.\r\nDie Transaktionen sollten schnell, datenverschlüsselt, handyfreundlich und gebührenfrei sein. Beim Thema Sicherheit sollte man ein Online-Casino nicht nur am Vorhandensein einer gültigen Lizenz messen. Tatsächlich handelt es sich hierbei um ein wichtiges Bewertungskriterium, das aus drei verschiedenen Punkten besteht.\r\nNatürlich können wir dir nicht sagen, wie viel Geld du genau gewinnen wirst. Aber wir garantieren dir, dass du echtes Geld gewinnst, wenn du den Bonus ohne Einzahlung von Verde Casino nutzt. Die Auszahlungsquoten in “Online Casinos” variieren je nach Spiel und Anbieter. Diese Quoten werden von Faktoren wie Spieltyp, Softwareanbieter und der betrieblichen Politik des Casinos beeinflusst. Spieler müssen ein Online-Formular ausfüllen und persönliche Informationen angeben, um ein Konto zu erstellen. Dieser Vorgang ist für eine sichere und verantwortungsbewusste Spielumgebung unerlässlich.\r\n\r\nIm Rahmen der iGaming Excellence Awards des Jahres 2019 wurde der Softwareentwickler erneut mit dem Titel „Bester Spielotheken-Zulieferer des Jahres“ ausgezeichnet. Wer das beste Online-Casino in Deutschland finden möchte, sollte den Provider Play’N GO im Sortiment haben. Schließlich hat der schwedische Spielehersteller Deutschlands Top-Favoriten Book of Dead auf den Markt gebracht. Aufgrund der Vielzahl der verschiedenen Marken können wir auf dieser Seite nur die besten vorstellen. Ein gutes deutsches Online-Casino sollte einen gesunden Mix aus allen Spielen der verschiedenen Hersteller im Sortiment haben. Je größer und vielfältiger das Angebot, desto besser für die Kunden.\r\n\r\nLaut Testbericht garantiert diese Lizenz „ein sicheres und abwechslungsreiches“ Spielumfeld. Dank seiner enormen Spielauswahl und starker Bonus-Promotionen empfiehlt sich Hit’n’Spin als attraktives Angebot für High Roller und Gelegenheitsspieler gleichermaßen. Das Verde Casino lädt Spieler in seine frisch geöffneten digitalen Hallen ein. Hinter diesem neuen Projekt stehen die gleichen Köpfe, die bereits mit GG.bet eines der führenden eSport-Wettportale ins Leben gerufen haben. Mit diesem neuen Glücksspielangebot strebt Verde danach, einen dauerhaften Stammplatz im Herzen der Casino-Enthusiasten zu gewinnen. Es bietet eine breite Palette an Glücksspieloptionen, einschließlich Spielen, die Kryptowährungen unterstützen.\r\nVerde Casino Website: Gestaltung und Navigation\r\nZusätzlich kann man den Autoplay-Modus aktivieren, um sich zu entspannen und eine gute Zeit zu haben. Der Minotaurus-Slot eignet sich für Slots-Spieler, die Sie möglicherweise in einem Casino finden. Es gab lange Zeiträume, denn es warten auch verde casino bonus code verschiedene Reload-Boni und Cashback-Programme. Online Casinos sind eine beliebte Möglichkeit, bevor sie ihn nutzen. Einige Plattformen schlagen vor, können die Limits von Casino zu Casino unterschiedlich sein. Entdecken Sie die aufregenden Möglichkeiten des Glücksspiels im Casino.\r\nNeben dem Euro als Währung stehen Ihnen noch 20 weitere Optionen für finanzielle Transaktionen zur Auswahl. Bitte bedenken Sie, dass Glücksspiel ein finanzielles Risiko birgt, süchtig machen kann und auf Personen \u003Cmark>über\u003C/mark> 18 Jahre beschränkt ist. Spielen Sie immer verantwortungsbewusst und im Einklang mit dem deutschen Recht. Unser Autor David Kovacs hat \u003Cmark>über\u003C/mark> 10 Jahre Erfahrung in der Online Casino Branche und einen Hintergrund in Wirtschaftsinformatik.",[338],{"field":96,"matched_tokens":339,"snippet":335,"value":336},[334],578730123365187700,{"best_field_score":342,"best_field_weight":343,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":344,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},"1108091338752",14,"578730123365187697",6646,{"collection_name":59,"first_q":15,"per_page":198,"q":15},10,{"facet_counts":349,"found":40,"hits":394,"out_of":543,"page":24,"request_params":544,"search_cutoff":37,"search_time_ms":343},[350,370],{"counts":351,"field_name":368,"sampled":37,"stats":369},[352,354,356,358,360,362,364,366],{"count":311,"highlighted":353,"value":353},"stakka stakka",{"count":102,"highlighted":355,"value":355},"anarres",{"count":102,"highlighted":357,"value":357},"frittura mista",{"count":17,"highlighted":359,"value":359},"jene nella notte",{"count":24,"highlighted":361,"value":361},"backwards",{"count":24,"highlighted":363,"value":363},"congiunzioni",{"count":24,"highlighted":365,"value":365},"musick to play in the dark",{"count":24,"highlighted":367,"value":367},"Bello come una prigione che brucia","podcastfilter",{"total_values":261},{"counts":371,"field_name":36,"sampled":37,"stats":392},[372,374,376,378,380,382,384,386,388,390],{"count":17,"highlighted":373,"value":373},"quel che resta della notte",{"count":24,"highlighted":375,"value":375},"cura",{"count":24,"highlighted":377,"value":377},"salute",{"count":24,"highlighted":379,"value":379},"l faud",{"count":24,"highlighted":381,"value":381},"digitale",{"count":24,"highlighted":383,"value":383},"telemedicina",{"count":24,"highlighted":385,"value":385},"Schiere Nere",{"count":24,"highlighted":387,"value":387},"privatizzazione",{"count":24,"highlighted":389,"value":389},"anarchici contro il nazismo",{"count":24,"highlighted":391,"value":391},"resistenza anarchica tedesca",{"total_values":393},16,[395,426,448,470,495,517],{"document":396,"highlight":410,"highlights":418,"text_match":340,"text_match_info":423},{"comment_count":48,"id":397,"is_sticky":48,"permalink":398,"podcastfilter":399,"post_author":400,"post_content":401,"post_date":402,"post_excerpt":54,"post_id":397,"post_modified":403,"post_thumbnail":404,"post_title":405,"post_type":406,"sort_by_date":407,"tag_links":408,"tags":409},"58202","http://radioblackout.org/podcast/stakka-stakka-uber-11-marzo-2020/",[353],"underscore"," \r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/stakkastakka-59.mp3\r\nPosta del ♥ dell'Internet\r\n\r\n \tCome un ciclista è stato ingiustamente incriminato di un furto attraverso la geolocalizzazione di Google\r\n \tLa polizia europea vuole un database condiviso per il riconoscimento facciale\r\n \tSeti@Home sarà dismesso a fine Marzo, e si porta via un'intera generazione di cacciatori di UFO (cosi ci nascondono?)\r\n \tAddio alle lampadine smart: Philips taglia la connessione alle vecchie Hue Bridge (Addio e grazie per tutte le botnet!)\r\n \tFawkies, l'app che rende irriconoscibili i tuoi immancabili selfie alle AI\r\n\r\nApprofondimento su Uber\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/stakkastakka-59.mp3\r\nParliamo di Uber. Un applicazine che nasce nel 2010 che permette di richiedere ad un altro utente di venirti a prendere dietro pagamento. Parleremo di come Uber sia riuscita a creare un buco finanziario di miliardi di dollari sostenuta da una prodigiosa propaganda basata su finzione, confusione e produzione di articoli accademici che nessuno si è premurato di rileggere.\r\n\r\nPerchè uber, una compagnia che ha perso oltre venti miliardi di dollari da quando ha incominciato ad operare nel 2010 e che non mostra alcun segno di poter generare profitto viene ancora vista come una compagnia di successo ed in crescita?\r\nPerchè c'è la percezione che uber abbia portato notevoli miglioramenti al sistema di trasporto urbano ed un generale miglioramento della qualità del servizio per i passeggeri quando ha fallito ad avviare un modello di azienda funzionante e cercando di prevaricare in pezzi del mercato attraverso una politica semi-monopolistica?\r\n\r\nUber paradossalmente non è in grando di mantenere dei veicoli in modo più efficiente o meno costose dei servizi di taxi che ha portato al fallimento. Tutto il siccesso e la popolarità di uber può essere spiegata da miliardi in investimenti predatori in strumenti di ottimizzazione del servizio.\r\n\r\nNon c'è alcuna prova inidimendente che l'innovazione tecnolgia sventolata da uber (ammesso e non concesso che sia vera) abbiamo mai avuto un vero impatto materiale nell'organizzazione del mercato. Uber un azienda che ha prodotto un livello di innovazione comparabile con quello del mio gatto.\r\n\r\nIl vantaggio economico di uber nel mercato non deriva da qualche sofisticato algoritmo di ottimizzazione, ma dalla constante capacità dell'azienda di tagliare la \"quota\" riservata agli autisti. Dal 2016 parliamo di una contrazinoe del 40%. I tagli hanno portato gli stipendi sotto il livello minimo in molti territori dove l'applicazione ha operato. Questo ha permesso di trasferire circa tre miliardi dai lavorari al capitale.\r\n\r\nMa come ha fatto uber a convincere (ehm fragare) i finanziatori? Scimiottando quello che le GAFAM fanno da sempre. È andata in giro a vantarsi del suo monopolio.\r\n\r\nAmazon, Google e Facebook hanno lasciato agli startuppari di domani un copione da seguire per chi vuole raggiungere la valutazione a nove cifre del capitale. Queste aziende prima hanno basato le loro fondamenta su prodotti che potremmo definire legittimi e portatori di una certa quantità di innovazione che potremmo definire \"genuina\". Google effettivamente ha fatto un motore di ricerca, Facebook un social network, Amazon i suoi server. A quello punto hanno dimostrato che questi prodotti erano in grado di reggere sul mercato, insomma fare soldi. Da questa posizione poi si sono divertiti a costruire monopoli aquisendo tutti i possibili competitor.\r\n\r\nUber non è semplicemnete un altra bolla tech che beneficia di capitale a buon mercato e la percezione diffusa che la \"tecnologia disruptive\" è in grado di risolvere i problemi del mondo. La sua strategia si è basata su tre tasselli che nessuno aveva mai messo in gioco in questo modo.\r\n\r\nIl primo vantaggio strategico è stato quello di saltare a piè pari la difficolta di dover costruire un prodotto che funzionasse. Colonna portante del paradigma dell'unicorno. Sono partiti direttamente dai 13 migliardi messi sul tavolo dai mitici investitori. 2300 volte la prima IPO richiesta da Amazon.\r\n\r\nIl secondo tassello è stato quello della \"crescita a tutti i costi\". Giornalisti, avvocati, politici si sono fatti dettare l'agenda dai PR di uber.\r\n\r\nIl terzo è stato quello di guidare lo sviluppo dell'azienda come un processo politico, usando tecniche importate dal mondo dei partiti. Gli investitori di uber sapevano che gli sarebbe servito il potere politico per accellerare la crescita e mantenere le loro promesse.\r\n\r\nAmazon, Google e Facebook prima di avere il bisogno e la capacità di fare lobby hanno atteso anni. Uber è stata la prima startup in cui questa attività è stata in testa alla lista delle priorità dal giorno uno. Tanto da assumere un ex considegliere del presidente (David Plouffe) o un confidente del Primo Ministro Britannico (Rachel Whetstone) come dirigenti delle relazioni pubbliche dell'azienda.\r\n\r\nQuesta strategia in tre parti ha sostenuto Uber in dieci anni di perdite da capogiro che avrebbero facilmente distrutto qualisiasi altra startup. La curiosità finale è che uber non è mai arrivata ad avere quella posizione di monopolio nel mercato da poter attuare veramente le politiche delle sue sorelle maggiori.\r\n\r\nLa narrative di uber è stata clamorosamente sbagliata dall'inizio, ma per fortuna c'è qualcuno che è sempre stato al suo fianco. Senza il ruolo dei media che hanno sistematicamente ignorato ogni prova di buon senso che gli cascava sui piedi per il nostro unicorno sarebbe stato difficile spiccare il volo.\r\n\r\nInfatti sta nella costruzione di un impareggiabile e caleidoscopica narrativa il metro con cui misuriamo il valore delle startup. Vediamo qualche esempio sperando che possa stimolare l'appetito prima di pranzo.\r\n\r\n\r\n\r\n \tUber è cresciuta percchè gli utenti hanno liberamente scelto i suoi servizi in mercati aperti e competitivi. Ignorate i grossi sussi che hanno completemente distorto i prezzi.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \tLa potenza tecnologica di Uber può gestire ogni incombenza in qualsiasi mercato ovunque. Peccato che in cina abbia fatto un buco nell'acqua al primo tentativo.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \tI problemi dei servizi di taxi esistenti sono stati creati dai politici cattivi, gli stessi che hanno provato ad impedire alla uber buona di creare posto di lavoro. Ma porcoddio.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \tLa legge non può essere applicata ad Uber perchè Uber è nuovo. nuova ride-super-sharing-industry. Ignoriamo il fatto che i taxi e Uber condividano la stessa identica struttura, scopi, etc.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \tUber è tech, super-tech. Ogni perdita diventerà un vantaggio finchè non riuscirà a distruggere i proprietari di auto ed il trasporto pubblico. Ignoriamo i costi, le perdite e i fallimenti. Per il resto tutto regolare.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \tLe leggi sul lavoro no possono proteggere i lavoratori di Uber perchè perchè è una compagnia di sviluppo software, non una di trasporti.\r\n\r\n\r\n\r\nIl genio del suo programma di comunicazione è stato prorio quello di distrarre dalla sua incapacità di reggersi sulle proprie gambe e convincere le persone che tutti i problemi del mercato dei taxi è stato generato dalle leggi. La combinazione della tecnologia super pettinata di uber e la sua superiorità alle leggi invece erano gli ingredienti per superare questi limiti.\r\n\r\nMa la storia di Uber rimane un piano aziendale da anni 90 portato avanti da un gruppo di libertari corporativi guidati da Charles and David Kock. Il loro programma continua a spingere ad eliminare ogni tipo di standard pubblico di sicurezza per i trasporti.\r\n\r\nL'abilità di uber negli ultimi dieci anni di manenere la sua immagine di successo di azienda innovativa si è basata su tecniche di propaganda.\r\n\r\nIl problema è stato che Uber ha supportota ricerche accademiche che seguivano standard per essere indipendenti o finanziate dalle università, ma che in realtà spingevano la causa della startup californiana. Uber ha beneficiato enormemente non solo dagli articoli di giornale, ma anche dalle versioni semplificate di articoli accademici, blog e think tanks.\r\n\r\nEditori di prestigiosi giornali economici non sono stati in grado di valutare in modo critico le proposte di articoli sul modello azienda di Uber. Ma ogni tipo di review o risposte agli articoli originali sarebbe stata impossibile dato che i dati necessari per svilupparli erano e sono ancora di proprietà esclusiva di Uber.\r\n\r\nUn esempio potrebbe essere l'articolo di Cramer e Krueger del 2015 dal titoli \"Cambiamenti distruttivi nel business dei taxi: Il caso di Uber\". Pubblicato inizialmente dal National Bureau o Economic Research e poi dall'American Economic Review.\r\n\r\nIl paper ha dato credibilità al millantato vantaggio economico di Uber (38% nel mondo, 66% in alcune città). Il paper si è basato principalmente sullo scontro Uber vs Taxi utilizzando misure incompatibili tra loro come il totale di ore lavoro. Infatti i guidatori d taxi hanno grandi incentivi a guidare tutto il giorno per dover coprire i costi del mezzo, la benzina, assicurazione, etc. I guidatori di Uber hanno grossi incentivi a guidare poco nei picchi di richiesta e non accendere l'applicazione a meno di essere immediatamente pronti a guidare. Il paper continua senza presentare mai un dato.\r\n\r\nMa il paper che mi è piaciuto di più si chiama \"I guidatori di Uber guadagnano più dei guidatori di taxi essendo più flessibili\". Capolavoro. Per incominciare notiamo come uno dei due autori al tempo della scrittura dell'articolo era formalmente un dipendente di Uber, l'altro un consulente. All'interno troviamo dati sul guadagno annuo dei guidatori che si sono dimostrati interamente costruiti a tavolino dagli autori.\r\n\r\nOra passiamo a \"Uber aumenta il benessere dei clienti\" dove arrivano i big data. Sorvoliamo su come uno studio condotto sulle quattro città più ricche degli stati uniti possa essere rappresentativo per il mondo. Questo paper non ha misurato il benessere degli utenti, ma una piccola contrazione del prezzo in una forbice di pochi mesi.\r\n\r\n\"Il valore del lavoro flessibile: prove dai lavoratori di Uber\" è stata la risposta di Uber alle crescenti accuse di sfruttamento dei lavoratori e delle difficili condizioni di stress a cui gli autisti sono stati sottoposti. Un potente grimaldello di propaganda che ha permesso ad Uber di tacciare i suoi detrattori di fare discorsi contro gli interessi dei lavoratori.\r\n\r\nIl paper parla di come il modello operativo di Uber non impone alcun tipo di limitazione ai lavoratori. Sarebbe vero se non si ignorasse completamente le politiche che forzano gli autisti a comprare veicoli sempre più costosi per ottenere più corse dall'algoritmo, algoritmo che provvede ad eliminare gli autisti dalla piattaforma qualora si osassero di rifiutare una corsa.\r\n\r\nQuesti paper sono solo un esempio di come i giornalisti hanno felicemente digerito tutto la propaganda della startup californiana facendosi megavono per i loro investitori.\r\n \r\n\r\n ","15 Marzo 2020","2020-03-15 20:08:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/south-park-s18e04-handicar_4x3-200x110.jpg","Stakka Stakka – Uber [11 Marzo 2020]","podcast",1584302197,[],[],{"post_content":411,"post_title":415},{"matched_tokens":412,"snippet":413,"value":414},[70,70],"selfie alle AI\r\n\r\nApprofondimento su \u003Cmark>Uber\u003C/mark>\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/stakkastakka-59.mp3\r\nParliamo di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>. Un"," \r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/stakkastakka-59.mp3\r\nPosta del ♥ dell'Internet\r\n\r\n \tCome un ciclista è stato ingiustamente incriminato di un furto attraverso la geolocalizzazione di Google\r\n \tLa polizia europea vuole un database condiviso per il riconoscimento facciale\r\n \tSeti@Home sarà dismesso a fine Marzo, e si porta via un'intera generazione di cacciatori di UFO (cosi ci nascondono?)\r\n \tAddio alle lampadine smart: Philips taglia la connessione alle vecchie Hue Bridge (Addio e grazie per tutte le botnet!)\r\n \tFawkies, l'app che rende irriconoscibili i tuoi immancabili selfie alle AI\r\n\r\nApprofondimento su \u003Cmark>Uber\u003C/mark>\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/stakkastakka-59.mp3\r\nParliamo di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>. Un applicazine che nasce nel 2010 che permette di richiedere ad un altro utente di venirti a prendere dietro pagamento. Parleremo di come \u003Cmark>Uber\u003C/mark> sia riuscita a creare un buco finanziario di miliardi di dollari sostenuta da una prodigiosa propaganda basata su finzione, confusione e produzione di articoli accademici che nessuno si è premurato di rileggere.\r\n\r\nPerchè \u003Cmark>uber\u003C/mark>, una compagnia che ha perso oltre venti miliardi di dollari da quando ha incominciato ad operare nel 2010 e che non mostra alcun segno di poter generare profitto viene ancora vista come una compagnia di successo ed in crescita?\r\nPerchè c'è la percezione che \u003Cmark>uber\u003C/mark> abbia portato notevoli miglioramenti al sistema di trasporto urbano ed un generale miglioramento della qualità del servizio per i passeggeri quando ha fallito ad avviare un modello di azienda funzionante e cercando di prevaricare in pezzi del mercato attraverso una politica semi-monopolistica?\r\n\r\n\u003Cmark>Uber\u003C/mark> paradossalmente non è in grando di mantenere dei veicoli in modo più efficiente o meno costose dei servizi di taxi che ha portato al fallimento. Tutto il siccesso e la popolarità di \u003Cmark>uber\u003C/mark> può essere spiegata da miliardi in investimenti predatori in strumenti di ottimizzazione del servizio.\r\n\r\nNon c'è alcuna prova inidimendente che l'innovazione tecnolgia sventolata da \u003Cmark>uber\u003C/mark> (ammesso e non concesso che sia vera) abbiamo mai avuto un vero impatto materiale nell'organizzazione del mercato. \u003Cmark>Uber\u003C/mark> un azienda che ha prodotto un livello di innovazione comparabile con quello del mio gatto.\r\n\r\nIl vantaggio economico di \u003Cmark>uber\u003C/mark> nel mercato non deriva da qualche sofisticato algoritmo di ottimizzazione, ma dalla constante capacità dell'azienda di tagliare la \"quota\" riservata agli autisti. Dal 2016 parliamo di una contrazinoe del 40%. I tagli hanno portato gli stipendi sotto il livello minimo in molti territori dove l'applicazione ha operato. Questo ha permesso di trasferire circa tre miliardi dai lavorari al capitale.\r\n\r\nMa come ha fatto \u003Cmark>uber\u003C/mark> a convincere (ehm fragare) i finanziatori? Scimiottando quello che le GAFAM fanno da sempre. È andata in giro a vantarsi del suo monopolio.\r\n\r\nAmazon, Google e Facebook hanno lasciato agli startuppari di domani un copione da seguire per chi vuole raggiungere la valutazione a nove cifre del capitale. Queste aziende prima hanno basato le loro fondamenta su prodotti che potremmo definire legittimi e portatori di una certa quantità di innovazione che potremmo definire \"genuina\". Google effettivamente ha fatto un motore di ricerca, Facebook un social network, Amazon i suoi server. A quello punto hanno dimostrato che questi prodotti erano in grado di reggere sul mercato, insomma fare soldi. Da questa posizione poi si sono divertiti a costruire monopoli aquisendo tutti i possibili competitor.\r\n\r\n\u003Cmark>Uber\u003C/mark> non è semplicemnete un altra bolla tech che beneficia di capitale a buon mercato e la percezione diffusa che la \"tecnologia disruptive\" è in grado di risolvere i problemi del mondo. La sua strategia si è basata su tre tasselli che nessuno aveva mai messo in gioco in questo modo.\r\n\r\nIl primo vantaggio strategico è stato quello di saltare a piè pari la difficolta di dover costruire un prodotto che funzionasse. Colonna portante del paradigma dell'unicorno. Sono partiti direttamente dai 13 migliardi messi sul tavolo dai mitici investitori. 2300 volte la prima IPO richiesta da Amazon.\r\n\r\nIl secondo tassello è stato quello della \"crescita a tutti i costi\". Giornalisti, avvocati, politici si sono fatti dettare l'agenda dai PR di \u003Cmark>uber\u003C/mark>.\r\n\r\nIl terzo è stato quello di guidare lo sviluppo dell'azienda come un processo politico, usando tecniche importate dal mondo dei partiti. Gli investitori di \u003Cmark>uber\u003C/mark> sapevano che gli sarebbe servito il potere politico per accellerare la crescita e mantenere le loro promesse.\r\n\r\nAmazon, Google e Facebook prima di avere il bisogno e la capacità di fare lobby hanno atteso anni. \u003Cmark>Uber\u003C/mark> è stata la prima startup in cui questa attività è stata in testa alla lista delle priorità dal giorno uno. Tanto da assumere un ex considegliere del presidente (David Plouffe) o un confidente del Primo Ministro Britannico (Rachel Whetstone) come dirigenti delle relazioni pubbliche dell'azienda.\r\n\r\nQuesta strategia in tre parti ha sostenuto \u003Cmark>Uber\u003C/mark> in dieci anni di perdite da capogiro che avrebbero facilmente distrutto qualisiasi altra startup. La curiosità finale è che \u003Cmark>uber\u003C/mark> non è mai arrivata ad avere quella posizione di monopolio nel mercato da poter attuare veramente le politiche delle sue sorelle maggiori.\r\n\r\nLa narrative di \u003Cmark>uber\u003C/mark> è stata clamorosamente sbagliata dall'inizio, ma per fortuna c'è qualcuno che è sempre stato al suo fianco. Senza il ruolo dei media che hanno sistematicamente ignorato ogni prova di buon senso che gli cascava sui piedi per il nostro unicorno sarebbe stato difficile spiccare il volo.\r\n\r\nInfatti sta nella costruzione di un impareggiabile e caleidoscopica narrativa il metro con cui misuriamo il valore delle startup. Vediamo qualche esempio sperando che possa stimolare l'appetito prima di pranzo.\r\n\r\n\r\n\r\n \t\u003Cmark>Uber\u003C/mark> è cresciuta percchè gli utenti hanno liberamente scelto i suoi servizi in mercati aperti e competitivi. Ignorate i grossi sussi che hanno completemente distorto i prezzi.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \tLa potenza tecnologica di \u003Cmark>Uber\u003C/mark> può gestire ogni incombenza in qualsiasi mercato ovunque. Peccato che in cina abbia fatto un buco nell'acqua al primo tentativo.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \tI problemi dei servizi di taxi esistenti sono stati creati dai politici cattivi, gli stessi che hanno provato ad impedire alla \u003Cmark>uber\u003C/mark> buona di creare posto di lavoro. Ma porcoddio.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \tLa legge non può essere applicata ad \u003Cmark>Uber\u003C/mark> perchè \u003Cmark>Uber\u003C/mark> è nuovo. nuova ride-super-sharing-industry. Ignoriamo il fatto che i taxi e \u003Cmark>Uber\u003C/mark> condividano la stessa identica struttura, scopi, etc.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \t\u003Cmark>Uber\u003C/mark> è tech, super-tech. Ogni perdita diventerà un vantaggio finchè non riuscirà a distruggere i proprietari di auto ed il trasporto pubblico. Ignoriamo i costi, le perdite e i fallimenti. Per il resto tutto regolare.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \tLe leggi sul lavoro no possono proteggere i lavoratori di \u003Cmark>Uber\u003C/mark> perchè perchè è una compagnia di sviluppo software, non una di trasporti.\r\n\r\n\r\n\r\nIl genio del suo programma di comunicazione è stato prorio quello di distrarre dalla sua incapacità di reggersi sulle proprie gambe e convincere le persone che tutti i problemi del mercato dei taxi è stato generato dalle leggi. La combinazione della tecnologia super pettinata di \u003Cmark>uber\u003C/mark> e la sua superiorità alle leggi invece erano gli ingredienti per superare questi limiti.\r\n\r\nMa la storia di \u003Cmark>Uber\u003C/mark> rimane un piano aziendale da anni 90 portato avanti da un gruppo di libertari corporativi guidati da Charles and David Kock. Il loro programma continua a spingere ad eliminare ogni tipo di standard pubblico di sicurezza per i trasporti.\r\n\r\nL'abilità di \u003Cmark>uber\u003C/mark> negli ultimi dieci anni di manenere la sua immagine di successo di azienda innovativa si è basata su tecniche di propaganda.\r\n\r\nIl problema è stato che \u003Cmark>Uber\u003C/mark> ha supportota ricerche accademiche che seguivano standard per essere indipendenti o finanziate dalle università, ma che in realtà spingevano la causa della startup californiana. \u003Cmark>Uber\u003C/mark> ha beneficiato enormemente non solo dagli articoli di giornale, ma anche dalle versioni semplificate di articoli accademici, blog e think tanks.\r\n\r\nEditori di prestigiosi giornali economici non sono stati in grado di valutare in modo critico le proposte di articoli sul modello azienda di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>. Ma ogni tipo di review o risposte agli articoli originali sarebbe stata impossibile dato che i dati necessari per svilupparli erano e sono ancora di proprietà esclusiva di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>.\r\n\r\nUn esempio potrebbe essere l'articolo di Cramer e Krueger del 2015 dal titoli \"Cambiamenti distruttivi nel business dei taxi: Il caso di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>\". Pubblicato inizialmente dal National Bureau o Economic Research e poi dall'American Economic Review.\r\n\r\nIl paper ha dato credibilità al millantato vantaggio economico di \u003Cmark>Uber\u003C/mark> (38% nel mondo, 66% in alcune città). Il paper si è basato principalmente sullo scontro \u003Cmark>Uber\u003C/mark> vs Taxi utilizzando misure incompatibili tra loro come il totale di ore lavoro. Infatti i guidatori d taxi hanno grandi incentivi a guidare tutto il giorno per dover coprire i costi del mezzo, la benzina, assicurazione, etc. I guidatori di \u003Cmark>Uber\u003C/mark> hanno grossi incentivi a guidare poco nei picchi di richiesta e non accendere l'applicazione a meno di essere immediatamente pronti a guidare. Il paper continua senza presentare mai un dato.\r\n\r\nMa il paper che mi è piaciuto di più si chiama \"I guidatori di \u003Cmark>Uber\u003C/mark> guadagnano più dei guidatori di taxi essendo più flessibili\". Capolavoro. Per incominciare notiamo come uno dei due autori al tempo della scrittura dell'articolo era formalmente un dipendente di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>, l'altro un consulente. All'interno troviamo dati sul guadagno annuo dei guidatori che si sono dimostrati interamente costruiti a tavolino dagli autori.\r\n\r\nOra passiamo a \"\u003Cmark>Uber\u003C/mark> aumenta il benessere dei clienti\" dove arrivano i big data. Sorvoliamo su come uno studio condotto sulle quattro città più ricche degli stati uniti possa essere rappresentativo per il mondo. Questo paper non ha misurato il benessere degli utenti, ma una piccola contrazione del prezzo in una forbice di pochi mesi.\r\n\r\n\"Il valore del lavoro flessibile: prove dai lavoratori di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>\" è stata la risposta di \u003Cmark>Uber\u003C/mark> alle crescenti accuse di sfruttamento dei lavoratori e delle difficili condizioni di stress a cui gli autisti sono stati sottoposti. Un potente grimaldello di propaganda che ha permesso ad \u003Cmark>Uber\u003C/mark> di tacciare i suoi detrattori di fare discorsi contro gli interessi dei lavoratori.\r\n\r\nIl paper parla di come il modello operativo di \u003Cmark>Uber\u003C/mark> non impone alcun tipo di limitazione ai lavoratori. Sarebbe vero se non si ignorasse completamente le politiche che forzano gli autisti a comprare veicoli sempre più costosi per ottenere più corse dall'algoritmo, algoritmo che provvede ad eliminare gli autisti dalla piattaforma qualora si osassero di rifiutare una corsa.\r\n\r\nQuesti paper sono solo un esempio di come i giornalisti hanno felicemente digerito tutto la propaganda della startup californiana facendosi megavono per i loro investitori.\r\n \r\n\r\n ",{"matched_tokens":416,"snippet":417,"value":417},[70],"Stakka Stakka – \u003Cmark>Uber\u003C/mark> [11 Marzo 2020]",[419,421],{"field":93,"matched_tokens":420,"snippet":417,"value":417},[70],{"field":96,"matched_tokens":422,"snippet":413,"value":414},[70,70],{"best_field_score":342,"best_field_weight":424,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":425,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},15,"578730123365187706",{"document":427,"highlight":439,"highlights":443,"text_match":340,"text_match_info":446},{"comment_count":48,"id":428,"is_sticky":48,"permalink":429,"podcastfilter":430,"post_author":400,"post_content":431,"post_date":432,"post_excerpt":54,"post_id":428,"post_modified":433,"post_thumbnail":434,"post_title":435,"post_type":406,"sort_by_date":436,"tag_links":437,"tags":438},"58281","http://radioblackout.org/podcast/stakka-stakka-uber-18-marzo-2020/",[353],"Didattica al tempo del covid19\r\nIntervista ad il collettivo Circe registrata dall'hacklab unit di Milano.\r\nParliamo di didattica al tempo di covid19 e l'accelerazione in corso nei\r\nprocessi educativi. Consigliamo di ascoltare la puntata\r\nintegrale di\r\nbitume.\r\n\r\nQua alcuni link utili per continuare ad approfondire il tema:\r\n\r\n \tInternet, Mon Amour\r\n \tPillole di informazione digitale, di Graffio\r\n \tStrumenti per didattica a distanza, di Ferry Bite\r\n \tGuida alla sopravvivenza digitale su radio onda rossa in cui si elencano e si spiegano un po' di alternative alle grandi piattaforma da usare in questi periodi.\r\n\r\nTecnologia da coronavirus\r\n\r\n \tApp per scovare chi esce\r\n \tDroni per individuare chi esce di casa\r\n\r\nChelsea Manning\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/stakkastakka-60-manning.mp3\r\n\r\nIn seguito ad un tentato suicidio è arrivato l'ordine di scarcerazione per Chelsea Manning.","18 Marzo 2020","2020-03-18 13:33:46","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/stakkastakka-60-200x110.jpeg","Stakka Stakka – Uber [18 Marzo 2020]",1584538426,[],[],{"post_title":440},{"matched_tokens":441,"snippet":442,"value":442},[70],"Stakka Stakka – \u003Cmark>Uber\u003C/mark> [18 Marzo 2020]",[444],{"field":93,"matched_tokens":445,"snippet":442,"value":442},[70],{"best_field_score":342,"best_field_weight":424,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":447,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},"578730123365187705",{"document":449,"highlight":461,"highlights":466,"text_match":340,"text_match_info":469},{"comment_count":48,"id":450,"is_sticky":48,"permalink":451,"podcastfilter":452,"post_author":400,"post_content":453,"post_date":454,"post_excerpt":54,"post_id":450,"post_modified":455,"post_thumbnail":456,"post_title":457,"post_type":406,"sort_by_date":458,"tag_links":459,"tags":460},"90853","http://radioblackout.org/podcast/stakkastakka-3-luglio-2024-intervista-antonio-casilli/",[353],"Puntata completa\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-231.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIntervista Antonio Casilli\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-casilli.mp3\"][/audio]\r\n\r\nCollegato con noi c'è Antonio Casilli, professore dell'Istituto Politecnico di Parigi e autore di diversi lavori, tra cui un libro pubblicato in Italia nel 2021, Schiavi del Click. Fa parte del gruppo di ricerca DiPLab.\r\n\r\nAllora Antonio, noi ti abbiamo contattato perché al di là del tuo libro che ha avuto un discreto successo, è che sia in Italia che in Francia, dove mi pare l'hai pubblicato la prima volta nel 2019, sappiamo anche che a breve verrà pubblicato in un'edizione inglese, aggiornata, non ho capito se è già pubblicato o verrà pubblicato a quest'autunno.\r\n\r\nAllora, sto rivedendo per l'ennesima volta le bozze, quindi esce tra qualche mese in America con la Chicago University Press e quindi siamo molto eccitati tutti.\r\nPer questa opportunità di parlare a un pubblico più vasto, ecco.\r\n\r\nEcco, allora a partire proprio dal tuo lavoro abbiamo diverse domande per arrivare poi anche agli ultimissime ricerche che hai fatto con i tuoi collaboratori e altri ricercatori. Ma prima di arrivare un attimo a questo tema vorremmo un attimo definirne dei contorni e quindi incominciare chiedendoti un pochino come sei arrivato negli ultimi anni nel tuo lavoro di ricerca a occuparti di lavoro digitale e in particolar modo di intelligenza artificiale e la sua intersezione col mondo del lavoro.\r\n\r\nAllora diciamo che io ho un percorso un po' lungo perché sono vecchietto e strano perché comincia in Italia diciamo in giri operaisti e autonomi, stiamo parlando di diversi decenni fa, e poi quando mi sono trasferito all'estero il tutto si è articolato, si è complessificato perché ho iniziato soprattutto a interessarmi alla sociologia di internet, quindi da sociologo e un po' economista, decisamente interessato alle tematiche del lavoro, sono arrivato a questa grande questione che è: che cosa fa l'intelligenza artificiale al lavoro?\r\nLa risposta tipica sarebbe: l'intelligenza artificiale distrugge il lavoro, ma dopo anni di ricerche con i miei collaboratori in diverse parti del mondo e poi ne riparleremo quali, sono arrivato a una conclusione un po' diversa e cioè sarebbe a dire che tanto per cominciare questa idea della distruzione dei posti di lavoro è un pretesto.\r\nI posti di lavoro sono distrutti ma sono distrutti per una scelta degli imprenditori, per una scelta dei poteri pubblici, per una scelta dei capitalisti sostanzialmente e si usano le macchine.\r\nMa queste macchine in realtà non funzionano tanto bene, perché per farle funzionare ancora oggi c'è bisogno di tantissimo lavoro nascosto e questo lavoro nascosto viene chiamato digital labor o micro lavoro o lavoro dei dati, insomma ci sono tante maniere di definirlo, ma è sostanzialmente un lavoro che è necessario per tenere su grandi exploit tecnologici come per esempio ChatGPT.\r\nChatGPT non funziona soltanto per la magia degli algoritmi, ma come è stato dimostrato già subito dopo il suo lancio nel novembre 2022 ci sono diverse migliaia di persone che stanno lì a filtrare i dati e tantissime altre ancora di più che stanno lì a verificare se le risposte sono corrette, a volte siamo noi stessi, a volte sono delle persone pagate.\r\nMa queste persone sono pagate molto poco, vivono in condizioni di lavoro terribili che noi documentiamo un po' in tutto il mondo perché, e qui riveniamo a dove sono messi, anche se queste grandi imprese tecnologiche sono spesso presentate come la Silicon Valley o tutt'al più facciamo lo sforzo di vederle anche in Cina, nei grandi distretti industriali cinesi, in realtà sono largamente delle tecnologie sviluppate in paesi a basso reddito.\r\nQuindi quelli che venivano una volta chiamati paesi in via di sviluppo che nel frattempo si sono ampiamente sviluppati ma che continuano a avere seri problemi di distribuzione ineguale dei redditi, forti tassi di povertà, forti percentuali di persone che sono pronte a lavorare per pochissimo e quindi sono lì che le grandi imprese come OpenAI, come Meta vanno a raccogliere, per aiutare questi lavoratori poveri dei dati.\r\n\r\nPrendiamo un tema che tu hai affrontato più volte sia nel tuo libro ma anche in numerose ricerche che hai pubblicato, che è quello della scomparsa del lavoro, un tema che cerchi di andare a smontare a più riprese su come le nuove tecnologie, che siano l'automazione nei processi produttivi o le intelligenze artificiali nei servizi e nel commercio vadano a rendere inutile il lavoro umano. Ecco secondo te a quali fenomeni possiamo invece ricondurre quello che è poi l'impatto reale dell'adozione di prodotti commerciali basati su intelligenza artificiale nel mondo del lavoro? E poi come nasce questo mito della scomparsa del lavoro?\r\n\r\nSe vogliamo il mito della scomparsa del lavoro è un prodotto ideologico del sistema capitalistico attuale.\r\nQuando parlo di ideologia parlo veramente del fatto che è un mito che introduce un forte elemento di propaganda. Siamo tutti purtroppo confrontati all'emergenza di questa retorica politica del great replacement, la grande sostituzione, che di solito è un elemento, diciamo così, un argomento che è tirato fuori da razzisti e fascisti di diversa appartenenza politica. Quando sentiamo parlare di great replacement, di grande sostituzione, perché arrivano gli immigrati o arrivano altre persone che entrano nel mondo del lavoro, identifichiamo immediatamente queste persone come dei razzisti.\r\nMa non li identifichiamo altrettanto facilmente quando invece ci viene presentata questa idea della grande sostituzione tecnologica. Cioè l'idea secondo la quale i lavoratori non perderanno il loro lavoro a causa di immigrati o nuovi soggetti sociali, ma a causa delle macchine. In realtà si tratta dello stesso tipo di ragionamento e se guardiamo bene chi lo porta, chi veicola questo tipo di discorso, sono le stesse persone. Una persona che purtroppo qui in Francia è molto conosciuta, che è Jordan Bardellà, e ci sono delle possibilità, una percentuale non nulla di possibilità che ce lo ritroviamo come prossimo presidente del Consiglio.\r\nJordan Bardellà è un noto esponente neofascista del partito Rassemblement National e lui ha più volte detto che ci sono due tipi di grandi sostituzioni che si preparano, quella da parte dell'ondata migratoria e poi quella da parte delle tecnologie. Quindi mette sullo stesso piano questo tipo di discorso. E lo stesso tipo di discorso, come dire, lo possiamo smontare nella stessa maniera, sostanzialmente dicendo che non è l'immigrato che ruba il lavoro all'autoctono, che non è la tecnologia che ruba il lavoro ai lavoratori attuali, ma si tratta di una scelta di investitori e di grandi capitalisti di far presentare queste tecnologie come potenzialmente distruttrici di lavoro.\r\nQuando in realtà, se noi guardiamo la storia di tutta l'automazione, dall'automazione meccanica di diversi secoli fa all'automazione detta intelligente di oggi, vediamo che queste tecnologie sono fatte per lavorare con gli esseri umani e che permettono, in linea di principio, a più esseri umani di accedere al lavoro.\r\nMa c'è un ma, non è una visione ottimistica la mia, queste tecnologie dette intelligenti, ovvero tutto quello che ha a che fare con soluzioni algoritmiche, con l'uso di dati, le tecnologie di machine learning, ovverosia di apprendimento automatico, hanno bisogno di tantissima gente che insegna le macchine a fare quello che fanno.\r\nChatGPT è un esempio che tutti hanno sotto gli occhi, che è capace di generare testo, ma se guardiamo anche nell'acronimo GPT, la P di GPT significa pre-trained, significa pre-addestrato. Significa che qualcuno gli ha insegnato a questa macchina a fare quello che fa, come si addestra un atleta, o come si insegna ad uno studente.\r\nE questo qualcuno, noi ce lo immaginiamo sempre come un ingegnere, un data scientist, un software developer, ma in realtà si tratta, nella maggior parte dei casi, che significa che abbiamo anche delle cifre che sono abbastanza impressionanti, parliamo di diverse centinaia di milioni di persone nel mondo, che fanno un lavoro molto più terra terra.\r\nPer esempio, non lo so, prendiamo delle immagini, che ne so, generate da utilizzatori su Instagram e iniziamo a taggare queste immagini, oppure a identificare oggetti in queste immagini. Per esempio, se c'è un viso umano, mettiamo un tag uomo o essere umano. Se c'è un animale, mettiamo animale, il tipo di animale. A cosa serve tutto questo? La prossima volta che queste immagini verranno, tra virgolette, mostrate a un'intelligenza artificiale, questa intelligenza artificiale poi, a forza di esempi, imparerà a riconoscere gli esseri umani e a fare la differenza tra un essere umano e un animale. Quindi questo è un esempio molto facile, molto terra terra.\r\nUn altro esempio potrebbe essere che ChatGPT ha bisogno che qualcuno annoti i testi, ovvero sia, , che questo testo sia segnato, sia etichettato come un testo in inglese che parla di sport e che è lungo 300 parole.\r\nQueste informazioni sono necessarie alla macchina, perché la macchina impari. Queste operazioni in realtà sono delle operazioni relativamente semplici, metto molto l'accento sul relativamente, e soprattutto molto mal pagate. Molto mal pagate, stiamo parlando in realtà di un pagamento che a volte può arrivare a 1 o 2 dollari all'ora, perché queste persone sono pagate o all'ora o sono pagate addirittura a contimo, ovvero per ogni tipo di piccola informazione che aggiungono al database vengono pagate qualche centesimo.\r\nCi sono delle piattaforme che sono accessibili a tutti, purtroppo, un po' in tutto il mondo, che permettono ai lavoratori di iscriversi e quindi di accettare, di realizzare queste task, questi compiti, queste mansioni molto mal pagate e alle aziende di reclutare a volte centinaia, di migliaia, a volte addirittura milioni di persone che sono messe a lavoro per sviluppare questa intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo, l'anno scorso hai pubblicato insieme ad altri due ricercatori, Maxime Cornet e Clement Leclerc. Un paper dal titolo appunto \"The problem with annotation. Human labour and outsourcing between France and Madagascar\". Ecco, abbiamo letto il paper, è molto interessantecome avete ricostruito insomma la filiera, stai dicendo già adesso, della catalogazione e della categorizzazione condotta da due start-up francesi attive in questo settore.\r\nMa nel mentre vi siete presi la briga di andare a intervistare nello specifico qua in Madagascar, ma poi sappiamo che avete fatto anche altre ricerche da altre parti.\r\nEcco, ti chiederei un pochino adesso di entrare un po' magari più nel dettaglio della ricerca, nel senso di darci magari un po' conto di come avete condotto la ricerca e farci anche magari qualche esempio concreto. E poi, dall'altro lato, come vengono utilizzate queste tecnologie poi nella pratica, sia quella di sorveglianza, sia quella di organizzazione, sia poi il risultato delle interviste.\r\n\r\nÈ più facile se ti racconto un pochettino come lavoriamo in generale. Allora, noi siamo un gruppo di una ventina di persone, si chiama DiPLab, che significa Digital Platform Labor, quindi è un laboratorio di ricerca sostanzialmente, e praticamente quello che facciamo è realizzare delle inchieste un po' dappertutto nel mondo, ma siamo molto specializzati sull'America Latina e l'Africa, abbiamo fatto una ventina di inchieste in 20 diversi paesi negli anni, a partire dal 2018, e questi paesi sono molto diversi.\r\nAllora, ci sono sostanzialmente dei paesi molto poveri, come per esempio il Venezuela in America Latina o il Madagascar in Africa che sono diventati dei centri nevralgici di questo lavoro mal pagato ma necessario per produrre le intelligenze artificiali.\r\nSostanzialmente noi abbiamo raccolto testimonianze di migliaia, quasi 4 mila, lavoratori e lavoratrici un po' in tutto il mondo. Stiamo adesso iniziando anche a guardare altri paese e altri continenti come l'India e il Bangladesh che come potrai immaginare sono enormi e sostanzialmente negli anni abbiamo visto che ci sono dei tipi molto chiari, che diventano chiari dal punto di vista dei profili socio-demografici delle persone che lavorano per queste piattaforme.\r\nTanto per cominciare abbiamo a che fare con delle persone che sono nel fiore degli anni, quindi sarebbe dire delle persone che dovrebbero essere ben piazzate sul mercato del lavoro, stiamo parlando di persone dai 20 a massimo i 40 anni e queste persone sono anche delle persone che hanno un alto livello di specializzazioni di educazione, cioè hanno dei diplomi, intervistiamo abbastanza frequentemente delle persone che hanno lauree, master, quindi ti puoi immaginare che queste persone ancora una volta dovrebbero essere le più avvantaggiate dal punto di vista del mercato del lavoro e invece non accedono a delle buone posizioni, non accedono a dei posti di lavoro e quindi devono accettare delle forme di lavoro molto più informali, molto più precarie, quindi lavorare per queste piattaforme.\r\nA volte lavorano da casa, per esempio in paesi come il Venezuela sono sostanzialmente delle persone che lavorano da casa, quindi ci possiamo sostanzialmente immaginare delle persone che hanno già un computer, di solito un vecchio computer distribuito dallo Stato una decina di anni fa, che fortunatamente, perché sono in Venezuela, non pagano l'elettricità o gli viene offerta a prezzi controllati,e quindi possono permettersi di fare una piccola aziendina a casa loro, dico un'aziendina per modo di dire perché in realtà non c'è nessun contratto, quindi si connettono a una piattaforma, accettano di realizzare dei task, ottengono dei pagamenti di qualche centesimo che alla fine del mese gli fa qualche dollaro. Siccome in Venezuela 6 o 8 dollari sono un buon salario mensile, e soprattutto il dollaro è più apprezzato del bolivar che è la moneta locale che ha tendenza a svalutarsi da un giorno all'altro, queste persone trovano questo lavoro abbastanza interessante e sostanzialmente si creano delle delle piccole collettività familiari. C'è certe volte, non lo so, certe ore del giorno è il padre che lavora a questa piattaforma, su questa piattaforma altre volte è la nonna, altre volte sono i figli. Questa è la situazione in un paese come il Venezuela.\r\nLa situazione in Madagascar è completamente diversa perché certo ci sono anche lì delle persone che lavorano da casa, molto meno perché la connessione costa cara e l'elettricità costa cara e in più ha tendenza al blackout, diciamo così, ma ci sono tantissime altre situazioni. Persone che lavorano in cybercafè, io per esempio in Madagascar sono andato in diversi cybercafè dove c'erano da una parte quelli che giocavano ai videogiochi e dall'altra quelli che facevano annotazione di immagini, o che facevano altri task.\r\nCi sono anche persone che lavorano da casa, come dicevo, e ci sono a volte degli uffici e delle aziende più classiche che assomigliano veramente a degli open space dove ci sono centinaia di persone che fanno dei turni di giorno e di notte e che fanno lavori di diverso tipo. Di solito queste sono delle mansioni un pochettino più complesse e delle mansioni soprattutto con aziende che lavorano da casa. Ci sono anche persone che impongono un certo livello di segreto industriale. Possono essere dei ministeri di governi stranieri, come abbiamo potuto vedere in Madagascar, a volte anche, e questo è molto più preoccupante, dei ministeri della difesa in diversi paesi stranieri e altre volte invece si tratta di grandi aziende, possono essere dei Google o delle Amazon, che hanno bisogno di dati di qualità.\r\nE' un'altra cosa che è stata molto eclatante, quello che quando noi l'abbiamo vissuto è stato certamente il più forte a livello di risultati. Stiamo parlando di un paio di anni fa, quando giustamente con i miei colleghi siamo andati andati diverse volte in Madagascar in realtà, perché è un paese abbastanza centrale.\r\nNel corso di questa missione, come la chiamiamo, nel 2022, siamo stati una settimana praticamente a vivere dentro, quasi, una casa che era stata trasformata in una fabbrica di click per l'intelligenza artificiale, una fabbrica di dati. Quindi ci dobbiamo immaginare una piccola casetta su due piani, con un garage, una soffitta, e praticamente in ogni stanza si entrava e c'erano da 20 a 30 persone su diversi computer che facevano dei task, che realizzavano della traduzione di dati o della notazione di dati, mettevano dei tag su delle immagini, vedi questo passo. Giorno e notte.\r\n\r\nNel caso specifico, uno dei casi, diciamo, più normali era quello di una azienda che aveva venduto degli scanner per i ristoranti aziendali. È presente quel tipo di situazione nei ristoranti aziendali. Si arriva con il vassoio, si passa il vassoio sotto uno scanner e questo vassoio ci dice automaticamente quanto dobbiamo pagare e quindi è tutto compactless e senza cassiere.\r\nQuello che non vi dicono è che però dall'altra parte del mondo ci sono delle persone che a volte in tempo reale fanno un lavoro di identificazione dei piatti del vostro vassoio. E questo è un lavoro che può diventare abbastanza complesso, soprattutto se consideriamo che, che ne so, i vassoi sono a volte in Germania e le persone che vedono che cosa c'è in questi vassoi si trovano in Mozambico, per esempio, e non ci sono gli stessi sistemi alimentari, non mangiano le stesse cose, non riconoscono gli stessi cibi. Quindi ci vuole tutto un lavoro di adattazione, di adattamento culturale. E un altro lavoro, invece, che è un altro progetto, che invece ci è sembrato particolarmente strano, poi siamo andati a grattare, lì era un'altra conferma di quello che sapevamo in realtà da lontano 2017, era che alcune di queste intelligenze artificiali non sono artificiali per niente. Ovvero, ossia, non c'è un vero e proprio algoritmo, ma c'è un finto algoritmo che in realtà è un certo numero di persone che a distanza realizzano questi task.\r\n\r\nQuindi l'esempio tipico, l'esempio vero, di cui parliamo poi nell'articolo, ma ne parliamo anche in altri contesti, è che, alcune persone che erano nel garage di questa casa di cui parlavo prima, facevano finta di essere una camera di videosorveglianza intelligente di quelle che si trovano nei supermercati.\r\nÈ una camera di videosorveglianza che viene venduta ai supermercati che riesce a riconoscere le persone e a interpretare i comportamenti delle persone. Se qualcuno ruba, non lo so, del cioccolato, del cibo per cani, questa camera, questa videocamera, invia un SMS al cassiere o alla cassiera e ci può essere un intervento in cui si può bloccare il ladro potenziale. Quello che non vi dicono è che in realtà questa videocamera intelligente è intelligente perché c'è l'intelligenza di questi lavoratori che vengono pagati molto poco e hanno dei turni abbastanza stretti, infatti devono in tempo reale comprendere quello che succede nei supermercati, hanno da 2 a 5 secondi per reagire e devono anche inviare dei finti sms automatici ai cassieri e alle cassiere in Europa, per esempio.\r\nQuindi si tratta di un caso che potrebbe essere assimilato a una frode, in realtà, ma che è molto più complesso e molto più comune, in realtà, perché tantissimi esempi di grandi intelligenze artificiali hanno dimostrato, e ci sono delle parti che non sono artificiali per niente.\r\nNel lontano 2019 abbiamo intervistato una persona che lavorava per Siri, quindi l'intelligenza artificiale di Apple, che diceva: \"io certe volte facevo l'intelligenza artificiale, perché certe volte Siri non funzionava bene e bisognava intervenire per fare un debugging in tempo reale\", per esempio. Solo che questo debugging in tempo reale significa simulare che ci sia un'intelligenza artificiale quando in realtà ci sono degli esseri umani. E questi esseri umani, questa è la parte più preoccupante, con questo finisco questo siparietto, erano anche molto mal pagati.\r\nPerché dobbiamo immaginarci che comunque, Antananarivo, la capitale del Madagascar, è una città grande, è una città relativamente cara rispetto al paese, che è un paese povero, ammettiamolo, però al tempo stesso la città non è una città nella quale si può vivere facilmente con qualche euro al mese. E nel caso specifico queste persone che addestravano o \"impersonavano\" un'intelligenza artificiale, venivano pagate tra i 90 e i 120 euro al mese. 90-120 euro al mese è ufficialmente il doppio del salario minimo del Madagascar, ma al tempo stesso non è sufficiente, soprattutto se queste persone hanno che ne so, una famiglia o dei figli . Quindi, sostanzialmente, queste persone erano anche bloccate in un lavoro precario e mal pagato che non gli permetteva di andare avanti.\r\nCon la loro carriera, con la loro vita, e ad avere delle prospettive, sostanzialmente, con il classico vicolo-ceco lavorativo che incontriamo tanto spesso ovunque nel mondo e sempre più spesso, ma che in questo caso diventa molto più grave perché è ufficialmente nel contesto della produzione di una delle più grandi fonti di ricchezza e di profitti degli ultimi anni, ovvero sia le intelligenze artificiali.\r\n\r\nE infatti l'esempio che hai dato mi ha ricordato due casi che erano emersi recentemente che avevamo avuto modo di commentare su questi microfoni , che uno è quello di Amazon dei negozi \"cashless\", che sembrava avere questo magico algoritmo che riesce a riconoscere in automatico quando le persone prendono un oggetto da uno scaffale, lo mettono nel carrello, gli addebitava diciamo il valore dell'oggetto, poi se magari lo rimettevano sullo scaffale glielo riaccreditava, eccetera. E rivelarono poi in realtà, si venne poi a scoprire che dietro questo magico algoritmo c'era un bacino di 20.000 lavoratori collocati in India, così come è uscito recentemente il caso di Presto Automation, una azienda in America che vendeva servizi di automazione alle casse per i fast food, il cui prodotto si era poi scoperto che aveva bisogno dell'intervento umano nel circa 70% dei casi. Quindi diciamo che la maggioranza poi delle azioni compiute da questi sistemi di appunto come dici te giustamente intelligenza artificiale dove poi dietro di artificiale non c'è niente, sono poi in realtà mantenuti da persone che spesso lavorano anche per una semplice questione di costi in paesi del secondo mondo, a prezzi che sarebbero diciamo inaccettabili nei paesi in cui quei negozi, quelle casse sono effettivamente collocate che poi alla fine è questo il vero vantaggio di questi strumenti. Perché tu alla fine hai un cassiere, , però lo paghi non al costo francese ma lo paghi al costo del Madagascar.\r\n\r\nCerto e c'è anche da aggiungere per esempio che non è soltanto questione di pagare i cassieri, ma cosa questo caso di off-shoring forzato determina per esempio per gli stati.\r\nTanto gli stati dei paesi a reddito basso, che hanno un costo di circa 25 miliardi di euro. C'è un costo di circa 25 miliardi di euro di reddito basso che per gli stati di paesi come per esempio, non lo so, i paesi europei c'è una perdita in termini di introiti fiscali, in termini di contributi, in termini di tutta una serie di altri servizi che normalmente sono dei servizi pubblici che sono finanziati a partire dal lavoro delle persone e a partire dalle aziende che pagano correttamente i lavoratori.\r\nSe queste aziende si sottraggono ai loro obblighi che ripeto sono di natura fiscale, contributiva, di previdenza sociale. Se si sottraggono a questi obblighi sostanzialmente stiamo sabotando lo stato sociale europeo in più oltre a danneggiare gli stati dei paesi terzi.\r\nNonché anche una cosa interessante che veniva fuori dalla ricerca, questo processo modifica anche il lavoro di chi rimane nel paese dove viene erogato il servizio.\r\nNella parte dei cassieri era anche abbastanza interessante vedere come il lavoro, per la parte delle videocamere di sicurezza, il lavoro dei cassieri e delle cassiere che rimangono sul posto viene a tutti gli effetti modificato perché si devono fare carico anche delle segnalazioni che vengono fatte dalle intelligenze artificiali o non artificiali remote, e quindi c'è paradossalmente un aumento del lavoro o anche una degradazione di chi mentre sta facendo un mestiere ne deve affiancare un'altro perché deve farsi interfaccia dell'intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo infatti ti volevo chiedere, riguardo poi a quella che è stata la vostra ricerca, se magari avete avuto modo di parlarne sia con chi in questo caso in Francia si trovava appunto ad avere il proprio lavoro modificato da queste intelligenze artificiali o nel caso specifico in Madagascar da chi è, nella componente degli sfruttati in questo colonialismo digitale, come queste persone poi percepiscano questa nuova trasformazione.\r\nMi riferisco in particolare a chi poi dà animo e forza a questi presunti algoritmi artificiali, di come poi questi percepiscano il fatto che quegli strumenti, quei prodotti in occidente vengano venduti come frutto della dell'intelligenza artificiale, e non come invece frutto del loro lavoro costante e quotidiano.\r\n\r\nGiustissima domanda che permette, che mi permette anche di raccontare un po' cosa facciamo oltre a girare il mondo e risolvere misteri come Scooby Doo.\r\nQuesta è la parte dove andiamo a raccogliere dati, intervistare persone, è una parte del nostro lavoro, poi c'è tutto quello che ha a che fare con aiutare i lavoratori a prendere coscienza, sviluppare soggettività, a organizzarsi e aiutare anche a volte stati, istituzioni internazionali o addirittura sindacati a inquadrare e aiutare e accompagnare meglio questi lavoratori, questo è un lavoro molto più vasto che però facciamo in diversi paesi del mondo. Ti do qualche esempio di come si può lavorare con per esempio i lavoratori in Europa che sono direttamente in Europa.\r\n\r\nPoi abbiamo un altro problema è che i lavoratori non sono stati colpiti da questa situazione, spesso sapendolo, cioè noi abbiamo a che fare con, per esempio non lo so, giusto ieri stavo continuando un lavoro con un'azienda francese, questa azienda francese ha subito un piano di ristrutturazione che è risultato in 250 licenziamenti, questi licenziamenti sono stati giustificati dall'arricuz di CIGPT e dell'intelligenza artificiale come se fosse una novità, il solito pretesto, in realtà i lavoratori hanno scoperto immediatamente dietro questa finta automatizzazione si nascondeva un caso di outsourcing di diverse centinaia di persone in un paese africano che erano messe lì a lavoro per far finta di essere un'intelligenza artificiale che ufficialmente ha distrutto i loro posti di lavoro. Quindi in questo caso la rivendicazione dei lavoratori licenziati che cercano di essere reintegrati o che cercano di essere rimborsati dei danni subiti si combina con il riconoscimento, con il fatto che sono oramai coscienti del fatto che ci sono masse di altri lavoratori in paesi terzi, nel caso specifico non soltanto in Africa ma anche in India per questa azienda di cui sto parlando e che quindi diventa una lotta internazionalista, ma perché internazionale di fatto?\r\n\r\nPerché non si possono risolvere i problemi di gente in Europa senza al tempo stesso prendere in conto quale ruolo e quali sono anche i danni subiti da persone in paesi terzi. Naturalmente noi lavoriamo anche in diversi paesi nei quali abbiamo condotto queste inchieste, nel caso specifico i due paesi sui quali stiamo lavorando di più ancora sono Madagascar e Kenya in Africa ci sono altri lavori in corso per paesi sudamericani come il Brasile e altri paesi africani come l'Egitto ma sono più diciamo così embrionali come come tipi di lavoro. Che tipo di lavoro facciamo? Beh a volte lavoriamo con le aziende, le aziende significa le piattaforme, per convincerle\r\nqueste piattaforme che sfruttano i lavoratori a trattarli meglio.\r\nE quindi adottare degli standard di lavoro equo, questi sono degli standard che sono stabiliti da un'organizzazione che si chiama Fair Work Project, che è condotta da nostri colleghi dell'Università di Oxford. Altre volte si tratta di applicare sostanzialmente le regole di gli standard internazionali di difesa del lavoro degno che invece sono stabiliti dall'ILO, cioè la International Labour Organization e con i quali, lavoriamo su altri progetti.\r\nQuindi sostanzialmente si tratta in certi casi di far applicare la legge, in altri casi si tratta di aiutare lo sviluppo di soggettività collettive da parte dei lavoratori. Per esempio quello che sta succedendo in Kenya è da una parte preoccupante, perché l'ordine pubblico del paese si è molto degradato, ma allo stesso molto interessante perché il Kenya è un paese che è stato al centro di una serie di rivelazioni molto forti negli ultimi due anni. Si è scoperto sostanzialmente che sia Meta, ovvero sia Facebook, che OpenAI, ovvero sia ChatGPT, si sono serviti di lavoratori keniani per adestrare le loro intelligenze artificiali, produrre dati e fare altri tipi di lavoro.\r\nQueste persone si sono in frattempo organizzate in diversi sindacati, uno si chiama Tech Workers, un altro si chiama African Content Moderators, sono dei sindacati che hanno oramai migliaia di iscritti e che partecipano anche alle manifestazioni che si stanno svolgendo in questo momento in Kenya contro la riforma finanziaria di quel paese. Quindi sostanzialmente vediamo progressivamente delle persone, delle organizzazioni che nascono all'interno di questo settore, che è dopo tutto un settore abbastanza sconosciuto, anche se veramente avrei dei dubbi a definirlo come un settore di nicchia, visto il numero di persone che secondo le stime degli ultimi anni iniziano ad esserci dentro, ma che si articolano, si combinano con movimenti molto più vasti e quindi ci sono anche delle forme embrionali di costruzione di coscienza di classe, se vogliamo, o di costruzione di movimenti multitudinari nei quali questi laboratori di dati entrano a far parte.\r\n\r\nMi sposterei un attimo su una questione che avevo ripreso appunto dal tuo libro Schiavi del Clic, ma che poi insomma è anche ricitato in vari articoli, che è noto come il paradosso di Solow su come sia stato misurato che la digitalizzazione nella manifattura e l'automazione nei servizi non abbiano poi portato a un reale aumento della produttività, anzi addirittura all'inizio del ventunesimo secolo si misura una decrescita nella produttività portata da questi strumenti.\r\nStrumenti che invece avrebbero dovuto, non dico sostituire il lavoro umano, ma quantomeno aumentarne la capacità produttiva.\r\nDa questo punto di vista, se la digitalizzazione ha avuto un impatto tanto trascurabile, perché rimane comunque una delle principali voci di investimentoda parte di grandi corporazioni e dei governi?\r\n\r\nAllora, do una precisazione piccolissima di natura statistica, anche se poi un po' scocciante, pedante da parte mia, quello che diminuisce è il tasso di crescita della produttività, quindi significa che la produttività continua a crescere, certo, ma in maniera molto meno veloce e in certi casi la crescita si è interrotta, non c'è una diminuzione della produttività, ecco, significa che sostanzialmente a forza tu puoi introdurre tutta l'automazione che vuoi, la produttività non cresce, poi la produttività cresce anche per altri motivi, perché sostanzialmente se ci sono altri metodi che non sono di natura automatica, ma possono essere, che ne so, riorganizzazione del lavoro, oppure la disponibilità di infrastrutture, la produttività potrebbe crescere, ma quello che giustamente sottolinei nella tua domanda è per quale motivo, malgrado i risultati dell'automatizzazione non ci siano dal punto di vista della produttività, si continua a investire tanto?\r\nBeh, perché risponderei, ci sono dei risultati per gli investitori in termini di profitto, in termini di rendita economica, quindi malgrado la produttività non aumenti, loro riescono comunque a creare dei profitti, e creare dei profitti sostanzialmente grazie al fatto che oggi come oggi non hai bisogno di avere un prodotto che funziona e nemmeno di venderlo volendo, perché le grandi aziende e le grandi piattaforme degli ultimi anni sono basate su un'idea di, a grosso modo, di soppensioni da parte dei produttori. Quindi, la città è un'azienda, che ha delle piccole aziende che vengono fatte a volte di stati e a volte di grandi investitori, è quello che si chiama il venture capitalism, quindi significa che ci sono dei grandi finanziatori che ti pagano, ti danno dei finanziamenti, delle sovvenzioni di centinaia di miliardi e sperano che un giorno forse tu riuscirai a fare un profitto, ma in certi casi, ti posso citare il caso di Uber, questo profitto non arriva mai.\r\nUber è arrivato a fare un utile , alla fine dell'anno scorso, a mostrare per la prima volta da quando è stata creata un minimo di profitto, non perché è riuscita a vendere meglio il suo prodotto, ovvero la sua piattaforma, che continua a essere in perdita. Uber in realtà spende molto di più a convincerti a usare Uber che non quello che guadagna facendoti usare Uber.\r\nSono riusciti a fare un minimo di profitto perché hanno fatto un'acquisizione di un'altra azienda che aveva un bilancio positivo.\r\nMa questo significa sostanzialmente che ci sono delle incitazioni, degli incentivi per i grandi investitori di continuare a investire nell'intelligenza artificiale, anche se poi il tornaconto non c'è. Certo non c'è il tornaconto a livello collettivo perché gli stati non ci guadagnano abbastanza, i lavoratori certamente non ci guadagnano in questa situazione e le aziende stesse continuano a fare perdite, ma in questo caso di venture capitalism ci sono ancora degli imbecilli che continuano a finanziarli. Questi imbecilli sono degli imbecilli pericolosi.\r\nStiamo parlando di persone del calibro di Mark Andresen o Peter Thiel. Dei nomi che forse non dicono niente alle persone che ci ascoltano. La cosiddetta paypal mafia anche nota. Sì esattamente. Persone che sono vicine a noti esponenti dell'estrema destra come Elon Musk e compagnie. Loro stessi sono delle persone di estrema destra. Mark Andresen è uno che pubblicamente ha dichiarato di quanto era bello il colonialismo. Peter Thiel è un eugenista dichiarato. Un pro-trumpiano nichilista , e queste persone sono quelli che continuano a finanziare questi grandi sforzi di investimento che sono pericolosi dal punto di vista sociale, dal punto di vista economico e aggiungerei anche, anche se poi di questo ne parliamo più recentemente in testi che non sono ancora stati tradotti in inglese in certi casi, anche hanno un impatto ecologico serissimo.\r\nPerché investire in grandi infrastrutture come ChatGPT significa anche investire in data center, significa investire nell'estrazione mineraria e nell'uso di energie che non sono certamente sostenibili.\r\nNon sono certamente un caso di tecnologia verde malgrado il fatto che cerchino costantemente di vendersi come green AI, quindi di fare un pochettino di ripulitura e di riciclaggio. Quindi l'uso fatto della retorica ecologista per cercare di vendere quello che fanno ha un serio impatto se pensiamo soltanto agli investimenti proposti da Sam Altman, quindi uno dei principali creatori di ChatGPT, stiamo parlando di un fabbisogno energetico che supera ampiamente tutte le tecnologie che abbiamo avuto finora.\r\nE quindi questo servirebbe soltanto a creare cosa? Un chatbot che risponde alle mie richieste astuse di ricette, magari la ricetta di una torta ssacher ma scritte come fosse un sonetto di Shakespeare, che è la cosa più inutile del mondo a pensarci.\r\n\r\n\r\nAntonio su questo non so se ci puoi dedicare ancora qualche minuto, volevo su questo farti ancora due domande proprio sul tema ambientale.\r\nAnche da questi microfoni abbiamo più volte portato approfondimenti, per esempio un dato delle ultime settimane è che le previsioni sono che i data center negli Stati Uniti consumeranno il 10% di tutta l'elettricità prodotte nel paese entro il 2030, ogni settimana escono annunci di questo tipo. E in generale, anche invece riportando un po' l'argomento su un piano politico, negli ultimi anni c'è stato un tentativo a più riprese di creare punti di convergenza tra quelle che sono le distopie digitali che con te abbiamo sottolineato in questa intervista e invece delle lotte ambientali che rappresentano sicuramente un punto di vista anche un po' più avanzato dal punto di vista anche dello stato di salute dei movimenti. Basti pensare appunto che termini costrutti di ricerca come l'estrattivismo digitale e altri sono stati proprio mutuati da una parte all'altra, presi dal mondo dell'ecologia.\r\nEcco, questo è sicuramente un tentativo che si è fatto, molto interessante, però noi rileviamo anche che negli ultimi anni questa potenziale alleanza e punti di convergenza stenta un po' a costruirsi. Non so, anche dal nostro punto di vista spesso e volentieri abbiamo cercato di portare questi discorsi all'interno anche di iniziative politiche e movimenti, ma si fa un po' fatica, un po' per la natura delle lotte ambientali che pur essendo a una vocazione sicuramente internazionale di ampio respiro spesso sono estremamente localizzate, e invece lavori come il tuo ad esempio che ci portano a attraversare delle filiere che poi camminano un po' in tutto il mondo.\r\nEcco, tu come vedi questa situazione? Come vedi il rapporto in generale e quali potrebbero essere secondo te nuovi punti di convergenza tra le movimenti nel digitale sia sindacali che internazionali?\r\n\r\nAllora, diciamo che in un certo senso penso che i problemi siano di due tipi il primo è che attualmente i movimenti ambientalisti a livello internazionale sono ancora molto diversi e che non c'è stata una chiara separazione tra, diciamo, un'ala riformista, chiamiamola così sostanzialmente quella che è più compatibile con delle istanze capitaliste e quindi sostanzialmente per farla corta sono quelli che propongono l'idea che c'è una tecnologia sostenibile basta semplicemente scegliere il meno peggio o addirittura pensare a una tecnologia che possa essere effettivamente green e dall'altra parte un'area massimalista dei movimenti ecologistici che invece sostanzialmente sostengono quella che possiamo chiamare una redirezione ecologica ovvero bisogna veramente avere un sussulto politico per cambiare completamente la maniera di considerare queste cose e né l'una né l'altra nel caso specifico al di là di queste diciamo di questa complessità dei movimenti ecologici attuali ambientalisti attuali né l'una né l'altra ha una visione completa se vogliamo forse un po' quelli della redirezione ecologica perché ci sarebbe bisogno di avere una specie di cartografia di che cosa fanno le intelligenze artificiali a non soltanto le filiere o le supply chains ma anche a posti che sono a volte molto distanti da noi ed è difficile immaginarsi quali sono le condizioni di vita o quali sono le condizioni stesse ambientali in paesi come la Bolivia considerando che la maggior parte di noi non ci ha mai messo piede in Bolivia immaginarsi che ci siano l'adi di sale come è il caso di Bolivia e di Uyuni che è il più grande giacimento di litio del mondo che è talmente centrale per le nostre batterie di tutto quello che abbiamo in tasca dallo smartphone al tablet per chi ce l'ha le biciclette elettriche o i veicoli elettrici, le automobili questa cosa di immaginarsi quanto importante sia un posto talmente lontano da noi da qualcosa che è così vicino a noi che abbiamo nelle nostre tasche questo è uno sforzo serio è uno sforzo serio che però ha nel futuro una necessità di svilupparsi e che si svilupperà purtroppo perché queste lotte ecologiche arrivano sempre più vicino a noi se pensiamo in particolare a una faccenda che è un po' diversa la questione dei data center i data center non sono per la maggior parte situati in paesi terzi a basso reddito ma sono per la maggior parte dei casi messi dietro l'angolo rispetto a noi sono in Italia, sono in Francia sono negli Stati Uniti certo sono anche in Cina e in maniera crescente perché la Cina non è più da tanti tanti anni un paese povero ma sono sostanzialmente nel nord del mondo e nel nord del mondo sono dei posti dove sono delle strutture che pesano molto sul consumo energetico paesi come l'Irlanda che sono oggi dei grandi hub per i data center sono dei paesi nei quali l'infrastruttura di produzione dell'elettricità è molto affaticata dalla presenza di questi data center in Spagna si stanno sviluppando dei collettivi che mettono insieme tecnologia e piuttosto critica tecnologica e critica ecologica che si oppongono per esempio alla creazione di nuovi data center in posti che specialmente in Spagna sono già desertici e che quindi non hanno bisogno in più di questo ennesimo peso quindi queste sono delle prospettive che sono interessanti e aggiungo che sono interessanti purtroppo perché sono delle questioni e dei problemi ecologici sempre più pressanti che arrivano sempre più vicino alle nostre case e che se finora non c'è stata una diciamo così un'alleanza tra movimenti di critica tecnologica e movimenti di rivendicazione legate all'ambiente questo secondo me cambierà molto presto\r\n\r\n \r\n\r\nHai qualcosa da aggiungere o altri riferimenti che vuoi darci per chi ci ascolta per seguire il vostro lavoro o anche altri lavori che reputi interessanti su questi temi?\r\n\r\nAllora voglio invitare coloro che ci ascoltano se sono interessati e interessate, l'otto luglio c'è il lancio a distanza, nel senso che è un evento virtuale ed è gratis, e si può partecipare da tutto il mondo, che si chiama Workers Inquiry. Per gli italiani traduzione è semplicemente inchiesta operaia.\r\nWorkers Inquiry è il lavoro, la produzione di una mia carissima collega e amica e anche lei membra di DiPLab che si chiama Milagros Miceli che è una ricercatrice che da tanti anni lavora a Berlino per il Weizenbaum Institute e che ha avuto questa idea assolutamente geniale, ovvero piuttosto che, come lo facciamo noi da tanti anni, girare il mondo e andare a intervistare persone, aiutare i lavoratori dei dati, ovvero i microlaboratori di cui ho parlato finora, questi che attestano l'intelligenza artificiale, a raccontare le loro stesse condizioni di lavoro e a condurre loro stessi delle inchieste sulle proprie condizioni di lavoro.Ed è una maniera di effettivamente ricollegarsi alla grande tradizione operaista.\r\nMa vi posso anche assicurare che è un risultato anche da un punto di vista sociale, politico, perché ci sono queste persone che l'8 luglio parleranno durante il lancio di questa iniziativa e quindi vedrete testimonianze di persone dal Kenya, dall'Iran, dal Venezuela, da tanti altri posti e dalla Germania ovviamente, ma soprattutto ci sono anche degli estratti video che sono di grandissima qualità. Quindi vi consiglio di cercare Workers Inquiry Milagros Miceli su internet e di connettervi l'8 luglio, quindi tra qualche giorno.","11 Luglio 2024","2024-07-11 12:19:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/rick-rothenberg-kroIft6D9wk-unsplash-scaled-1-200x110.jpg","StakkaStakka 3 Luglio 2024 – Intervista Antonio Casilli",1720700396,[],[],{"post_content":462},{"matched_tokens":463,"snippet":464,"value":465},[70],"posso citare il caso di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>, questo profitto non arriva mai.\r","Puntata completa\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-231.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIntervista Antonio Casilli\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-casilli.mp3\"][/audio]\r\n\r\nCollegato con noi c'è Antonio Casilli, professore dell'Istituto Politecnico di Parigi e autore di diversi lavori, tra cui un libro pubblicato in Italia nel 2021, Schiavi del Click. Fa parte del gruppo di ricerca DiPLab.\r\n\r\nAllora Antonio, noi ti abbiamo contattato perché al di là del tuo libro che ha avuto un discreto successo, è che sia in Italia che in Francia, dove mi pare l'hai pubblicato la prima volta nel 2019, sappiamo anche che a breve verrà pubblicato in un'edizione inglese, aggiornata, non ho capito se è già pubblicato o verrà pubblicato a quest'autunno.\r\n\r\nAllora, sto rivedendo per l'ennesima volta le bozze, quindi esce tra qualche mese in America con la Chicago University Press e quindi siamo molto eccitati tutti.\r\nPer questa opportunità di parlare a un pubblico più vasto, ecco.\r\n\r\nEcco, allora a partire proprio dal tuo lavoro abbiamo diverse domande per arrivare poi anche agli ultimissime ricerche che hai fatto con i tuoi collaboratori e altri ricercatori. Ma prima di arrivare un attimo a questo tema vorremmo un attimo definirne dei contorni e quindi incominciare chiedendoti un pochino come sei arrivato negli ultimi anni nel tuo lavoro di ricerca a occuparti di lavoro digitale e in particolar modo di intelligenza artificiale e la sua intersezione col mondo del lavoro.\r\n\r\nAllora diciamo che io ho un percorso un po' lungo perché sono vecchietto e strano perché comincia in Italia diciamo in giri operaisti e autonomi, stiamo parlando di diversi decenni fa, e poi quando mi sono trasferito all'estero il tutto si è articolato, si è complessificato perché ho iniziato soprattutto a interessarmi alla sociologia di internet, quindi da sociologo e un po' economista, decisamente interessato alle tematiche del lavoro, sono arrivato a questa grande questione che è: che cosa fa l'intelligenza artificiale al lavoro?\r\nLa risposta tipica sarebbe: l'intelligenza artificiale distrugge il lavoro, ma dopo anni di ricerche con i miei collaboratori in diverse parti del mondo e poi ne riparleremo quali, sono arrivato a una conclusione un po' diversa e cioè sarebbe a dire che tanto per cominciare questa idea della distruzione dei posti di lavoro è un pretesto.\r\nI posti di lavoro sono distrutti ma sono distrutti per una scelta degli imprenditori, per una scelta dei poteri pubblici, per una scelta dei capitalisti sostanzialmente e si usano le macchine.\r\nMa queste macchine in realtà non funzionano tanto bene, perché per farle funzionare ancora oggi c'è bisogno di tantissimo lavoro nascosto e questo lavoro nascosto viene chiamato digital labor o micro lavoro o lavoro dei dati, insomma ci sono tante maniere di definirlo, ma è sostanzialmente un lavoro che è necessario per tenere su grandi exploit tecnologici come per esempio ChatGPT.\r\nChatGPT non funziona soltanto per la magia degli algoritmi, ma come è stato dimostrato già subito dopo il suo lancio nel novembre 2022 ci sono diverse migliaia di persone che stanno lì a filtrare i dati e tantissime altre ancora di più che stanno lì a verificare se le risposte sono corrette, a volte siamo noi stessi, a volte sono delle persone pagate.\r\nMa queste persone sono pagate molto poco, vivono in condizioni di lavoro terribili che noi documentiamo un po' in tutto il mondo perché, e qui riveniamo a dove sono messi, anche se queste grandi imprese tecnologiche sono spesso presentate come la Silicon Valley o tutt'al più facciamo lo sforzo di vederle anche in Cina, nei grandi distretti industriali cinesi, in realtà sono largamente delle tecnologie sviluppate in paesi a basso reddito.\r\nQuindi quelli che venivano una volta chiamati paesi in via di sviluppo che nel frattempo si sono ampiamente sviluppati ma che continuano a avere seri problemi di distribuzione ineguale dei redditi, forti tassi di povertà, forti percentuali di persone che sono pronte a lavorare per pochissimo e quindi sono lì che le grandi imprese come OpenAI, come Meta vanno a raccogliere, per aiutare questi lavoratori poveri dei dati.\r\n\r\nPrendiamo un tema che tu hai affrontato più volte sia nel tuo libro ma anche in numerose ricerche che hai pubblicato, che è quello della scomparsa del lavoro, un tema che cerchi di andare a smontare a più riprese su come le nuove tecnologie, che siano l'automazione nei processi produttivi o le intelligenze artificiali nei servizi e nel commercio vadano a rendere inutile il lavoro umano. Ecco secondo te a quali fenomeni possiamo invece ricondurre quello che è poi l'impatto reale dell'adozione di prodotti commerciali basati su intelligenza artificiale nel mondo del lavoro? E poi come nasce questo mito della scomparsa del lavoro?\r\n\r\nSe vogliamo il mito della scomparsa del lavoro è un prodotto ideologico del sistema capitalistico attuale.\r\nQuando parlo di ideologia parlo veramente del fatto che è un mito che introduce un forte elemento di propaganda. Siamo tutti purtroppo confrontati all'emergenza di questa retorica politica del great replacement, la grande sostituzione, che di solito è un elemento, diciamo così, un argomento che è tirato fuori da razzisti e fascisti di diversa appartenenza politica. Quando sentiamo parlare di great replacement, di grande sostituzione, perché arrivano gli immigrati o arrivano altre persone che entrano nel mondo del lavoro, identifichiamo immediatamente queste persone come dei razzisti.\r\nMa non li identifichiamo altrettanto facilmente quando invece ci viene presentata questa idea della grande sostituzione tecnologica. Cioè l'idea secondo la quale i lavoratori non perderanno il loro lavoro a causa di immigrati o nuovi soggetti sociali, ma a causa delle macchine. In realtà si tratta dello stesso tipo di ragionamento e se guardiamo bene chi lo porta, chi veicola questo tipo di discorso, sono le stesse persone. Una persona che purtroppo qui in Francia è molto conosciuta, che è Jordan Bardellà, e ci sono delle possibilità, una percentuale non nulla di possibilità che ce lo ritroviamo come prossimo presidente del Consiglio.\r\nJordan Bardellà è un noto esponente neofascista del partito Rassemblement National e lui ha più volte detto che ci sono due tipi di grandi sostituzioni che si preparano, quella da parte dell'ondata migratoria e poi quella da parte delle tecnologie. Quindi mette sullo stesso piano questo tipo di discorso. E lo stesso tipo di discorso, come dire, lo possiamo smontare nella stessa maniera, sostanzialmente dicendo che non è l'immigrato che ruba il lavoro all'autoctono, che non è la tecnologia che ruba il lavoro ai lavoratori attuali, ma si tratta di una scelta di investitori e di grandi capitalisti di far presentare queste tecnologie come potenzialmente distruttrici di lavoro.\r\nQuando in realtà, se noi guardiamo la storia di tutta l'automazione, dall'automazione meccanica di diversi secoli fa all'automazione detta intelligente di oggi, vediamo che queste tecnologie sono fatte per lavorare con gli esseri umani e che permettono, in linea di principio, a più esseri umani di accedere al lavoro.\r\nMa c'è un ma, non è una visione ottimistica la mia, queste tecnologie dette intelligenti, ovvero tutto quello che ha a che fare con soluzioni algoritmiche, con l'uso di dati, le tecnologie di machine learning, ovverosia di apprendimento automatico, hanno bisogno di tantissima gente che insegna le macchine a fare quello che fanno.\r\nChatGPT è un esempio che tutti hanno sotto gli occhi, che è capace di generare testo, ma se guardiamo anche nell'acronimo GPT, la P di GPT significa pre-trained, significa pre-addestrato. Significa che qualcuno gli ha insegnato a questa macchina a fare quello che fa, come si addestra un atleta, o come si insegna ad uno studente.\r\nE questo qualcuno, noi ce lo immaginiamo sempre come un ingegnere, un data scientist, un software developer, ma in realtà si tratta, nella maggior parte dei casi, che significa che abbiamo anche delle cifre che sono abbastanza impressionanti, parliamo di diverse centinaia di milioni di persone nel mondo, che fanno un lavoro molto più terra terra.\r\nPer esempio, non lo so, prendiamo delle immagini, che ne so, generate da utilizzatori su Instagram e iniziamo a taggare queste immagini, oppure a identificare oggetti in queste immagini. Per esempio, se c'è un viso umano, mettiamo un tag uomo o essere umano. Se c'è un animale, mettiamo animale, il tipo di animale. A cosa serve tutto questo? La prossima volta che queste immagini verranno, tra virgolette, mostrate a un'intelligenza artificiale, questa intelligenza artificiale poi, a forza di esempi, imparerà a riconoscere gli esseri umani e a fare la differenza tra un essere umano e un animale. Quindi questo è un esempio molto facile, molto terra terra.\r\nUn altro esempio potrebbe essere che ChatGPT ha bisogno che qualcuno annoti i testi, ovvero sia, , che questo testo sia segnato, sia etichettato come un testo in inglese che parla di sport e che è lungo 300 parole.\r\nQueste informazioni sono necessarie alla macchina, perché la macchina impari. Queste operazioni in realtà sono delle operazioni relativamente semplici, metto molto l'accento sul relativamente, e soprattutto molto mal pagate. Molto mal pagate, stiamo parlando in realtà di un pagamento che a volte può arrivare a 1 o 2 dollari all'ora, perché queste persone sono pagate o all'ora o sono pagate addirittura a contimo, ovvero per ogni tipo di piccola informazione che aggiungono al database vengono pagate qualche centesimo.\r\nCi sono delle piattaforme che sono accessibili a tutti, purtroppo, un po' in tutto il mondo, che permettono ai lavoratori di iscriversi e quindi di accettare, di realizzare queste task, questi compiti, queste mansioni molto mal pagate e alle aziende di reclutare a volte centinaia, di migliaia, a volte addirittura milioni di persone che sono messe a lavoro per sviluppare questa intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo, l'anno scorso hai pubblicato insieme ad altri due ricercatori, Maxime Cornet e Clement Leclerc. Un paper dal titolo appunto \"The problem with annotation. Human labour and outsourcing between France and Madagascar\". Ecco, abbiamo letto il paper, è molto interessantecome avete ricostruito insomma la filiera, stai dicendo già adesso, della catalogazione e della categorizzazione condotta da due start-up francesi attive in questo settore.\r\nMa nel mentre vi siete presi la briga di andare a intervistare nello specifico qua in Madagascar, ma poi sappiamo che avete fatto anche altre ricerche da altre parti.\r\nEcco, ti chiederei un pochino adesso di entrare un po' magari più nel dettaglio della ricerca, nel senso di darci magari un po' conto di come avete condotto la ricerca e farci anche magari qualche esempio concreto. E poi, dall'altro lato, come vengono utilizzate queste tecnologie poi nella pratica, sia quella di sorveglianza, sia quella di organizzazione, sia poi il risultato delle interviste.\r\n\r\nÈ più facile se ti racconto un pochettino come lavoriamo in generale. Allora, noi siamo un gruppo di una ventina di persone, si chiama DiPLab, che significa Digital Platform Labor, quindi è un laboratorio di ricerca sostanzialmente, e praticamente quello che facciamo è realizzare delle inchieste un po' dappertutto nel mondo, ma siamo molto specializzati sull'America Latina e l'Africa, abbiamo fatto una ventina di inchieste in 20 diversi paesi negli anni, a partire dal 2018, e questi paesi sono molto diversi.\r\nAllora, ci sono sostanzialmente dei paesi molto poveri, come per esempio il Venezuela in America Latina o il Madagascar in Africa che sono diventati dei centri nevralgici di questo lavoro mal pagato ma necessario per produrre le intelligenze artificiali.\r\nSostanzialmente noi abbiamo raccolto testimonianze di migliaia, quasi 4 mila, lavoratori e lavoratrici un po' in tutto il mondo. Stiamo adesso iniziando anche a guardare altri paese e altri continenti come l'India e il Bangladesh che come potrai immaginare sono enormi e sostanzialmente negli anni abbiamo visto che ci sono dei tipi molto chiari, che diventano chiari dal punto di vista dei profili socio-demografici delle persone che lavorano per queste piattaforme.\r\nTanto per cominciare abbiamo a che fare con delle persone che sono nel fiore degli anni, quindi sarebbe dire delle persone che dovrebbero essere ben piazzate sul mercato del lavoro, stiamo parlando di persone dai 20 a massimo i 40 anni e queste persone sono anche delle persone che hanno un alto livello di specializzazioni di educazione, cioè hanno dei diplomi, intervistiamo abbastanza frequentemente delle persone che hanno lauree, master, quindi ti puoi immaginare che queste persone ancora una volta dovrebbero essere le più avvantaggiate dal punto di vista del mercato del lavoro e invece non accedono a delle buone posizioni, non accedono a dei posti di lavoro e quindi devono accettare delle forme di lavoro molto più informali, molto più precarie, quindi lavorare per queste piattaforme.\r\nA volte lavorano da casa, per esempio in paesi come il Venezuela sono sostanzialmente delle persone che lavorano da casa, quindi ci possiamo sostanzialmente immaginare delle persone che hanno già un computer, di solito un vecchio computer distribuito dallo Stato una decina di anni fa, che fortunatamente, perché sono in Venezuela, non pagano l'elettricità o gli viene offerta a prezzi controllati,e quindi possono permettersi di fare una piccola aziendina a casa loro, dico un'aziendina per modo di dire perché in realtà non c'è nessun contratto, quindi si connettono a una piattaforma, accettano di realizzare dei task, ottengono dei pagamenti di qualche centesimo che alla fine del mese gli fa qualche dollaro. Siccome in Venezuela 6 o 8 dollari sono un buon salario mensile, e soprattutto il dollaro è più apprezzato del bolivar che è la moneta locale che ha tendenza a svalutarsi da un giorno all'altro, queste persone trovano questo lavoro abbastanza interessante e sostanzialmente si creano delle delle piccole collettività familiari. C'è certe volte, non lo so, certe ore del giorno è il padre che lavora a questa piattaforma, su questa piattaforma altre volte è la nonna, altre volte sono i figli. Questa è la situazione in un paese come il Venezuela.\r\nLa situazione in Madagascar è completamente diversa perché certo ci sono anche lì delle persone che lavorano da casa, molto meno perché la connessione costa cara e l'elettricità costa cara e in più ha tendenza al blackout, diciamo così, ma ci sono tantissime altre situazioni. Persone che lavorano in cybercafè, io per esempio in Madagascar sono andato in diversi cybercafè dove c'erano da una parte quelli che giocavano ai videogiochi e dall'altra quelli che facevano annotazione di immagini, o che facevano altri task.\r\nCi sono anche persone che lavorano da casa, come dicevo, e ci sono a volte degli uffici e delle aziende più classiche che assomigliano veramente a degli open space dove ci sono centinaia di persone che fanno dei turni di giorno e di notte e che fanno lavori di diverso tipo. Di solito queste sono delle mansioni un pochettino più complesse e delle mansioni soprattutto con aziende che lavorano da casa. Ci sono anche persone che impongono un certo livello di segreto industriale. Possono essere dei ministeri di governi stranieri, come abbiamo potuto vedere in Madagascar, a volte anche, e questo è molto più preoccupante, dei ministeri della difesa in diversi paesi stranieri e altre volte invece si tratta di grandi aziende, possono essere dei Google o delle Amazon, che hanno bisogno di dati di qualità.\r\nE' un'altra cosa che è stata molto eclatante, quello che quando noi l'abbiamo vissuto è stato certamente il più forte a livello di risultati. Stiamo parlando di un paio di anni fa, quando giustamente con i miei colleghi siamo andati andati diverse volte in Madagascar in realtà, perché è un paese abbastanza centrale.\r\nNel corso di questa missione, come la chiamiamo, nel 2022, siamo stati una settimana praticamente a vivere dentro, quasi, una casa che era stata trasformata in una fabbrica di click per l'intelligenza artificiale, una fabbrica di dati. Quindi ci dobbiamo immaginare una piccola casetta su due piani, con un garage, una soffitta, e praticamente in ogni stanza si entrava e c'erano da 20 a 30 persone su diversi computer che facevano dei task, che realizzavano della traduzione di dati o della notazione di dati, mettevano dei tag su delle immagini, vedi questo passo. Giorno e notte.\r\n\r\nNel caso specifico, uno dei casi, diciamo, più normali era quello di una azienda che aveva venduto degli scanner per i ristoranti aziendali. È presente quel tipo di situazione nei ristoranti aziendali. Si arriva con il vassoio, si passa il vassoio sotto uno scanner e questo vassoio ci dice automaticamente quanto dobbiamo pagare e quindi è tutto compactless e senza cassiere.\r\nQuello che non vi dicono è che però dall'altra parte del mondo ci sono delle persone che a volte in tempo reale fanno un lavoro di identificazione dei piatti del vostro vassoio. E questo è un lavoro che può diventare abbastanza complesso, soprattutto se consideriamo che, che ne so, i vassoi sono a volte in Germania e le persone che vedono che cosa c'è in questi vassoi si trovano in Mozambico, per esempio, e non ci sono gli stessi sistemi alimentari, non mangiano le stesse cose, non riconoscono gli stessi cibi. Quindi ci vuole tutto un lavoro di adattazione, di adattamento culturale. E un altro lavoro, invece, che è un altro progetto, che invece ci è sembrato particolarmente strano, poi siamo andati a grattare, lì era un'altra conferma di quello che sapevamo in realtà da lontano 2017, era che alcune di queste intelligenze artificiali non sono artificiali per niente. Ovvero, ossia, non c'è un vero e proprio algoritmo, ma c'è un finto algoritmo che in realtà è un certo numero di persone che a distanza realizzano questi task.\r\n\r\nQuindi l'esempio tipico, l'esempio vero, di cui parliamo poi nell'articolo, ma ne parliamo anche in altri contesti, è che, alcune persone che erano nel garage di questa casa di cui parlavo prima, facevano finta di essere una camera di videosorveglianza intelligente di quelle che si trovano nei supermercati.\r\nÈ una camera di videosorveglianza che viene venduta ai supermercati che riesce a riconoscere le persone e a interpretare i comportamenti delle persone. Se qualcuno ruba, non lo so, del cioccolato, del cibo per cani, questa camera, questa videocamera, invia un SMS al cassiere o alla cassiera e ci può essere un intervento in cui si può bloccare il ladro potenziale. Quello che non vi dicono è che in realtà questa videocamera intelligente è intelligente perché c'è l'intelligenza di questi lavoratori che vengono pagati molto poco e hanno dei turni abbastanza stretti, infatti devono in tempo reale comprendere quello che succede nei supermercati, hanno da 2 a 5 secondi per reagire e devono anche inviare dei finti sms automatici ai cassieri e alle cassiere in Europa, per esempio.\r\nQuindi si tratta di un caso che potrebbe essere assimilato a una frode, in realtà, ma che è molto più complesso e molto più comune, in realtà, perché tantissimi esempi di grandi intelligenze artificiali hanno dimostrato, e ci sono delle parti che non sono artificiali per niente.\r\nNel lontano 2019 abbiamo intervistato una persona che lavorava per Siri, quindi l'intelligenza artificiale di Apple, che diceva: \"io certe volte facevo l'intelligenza artificiale, perché certe volte Siri non funzionava bene e bisognava intervenire per fare un debugging in tempo reale\", per esempio. Solo che questo debugging in tempo reale significa simulare che ci sia un'intelligenza artificiale quando in realtà ci sono degli esseri umani. E questi esseri umani, questa è la parte più preoccupante, con questo finisco questo siparietto, erano anche molto mal pagati.\r\nPerché dobbiamo immaginarci che comunque, Antananarivo, la capitale del Madagascar, è una città grande, è una città relativamente cara rispetto al paese, che è un paese povero, ammettiamolo, però al tempo stesso la città non è una città nella quale si può vivere facilmente con qualche euro al mese. E nel caso specifico queste persone che addestravano o \"impersonavano\" un'intelligenza artificiale, venivano pagate tra i 90 e i 120 euro al mese. 90-120 euro al mese è ufficialmente il doppio del salario minimo del Madagascar, ma al tempo stesso non è sufficiente, soprattutto se queste persone hanno che ne so, una famiglia o dei figli . Quindi, sostanzialmente, queste persone erano anche bloccate in un lavoro precario e mal pagato che non gli permetteva di andare avanti.\r\nCon la loro carriera, con la loro vita, e ad avere delle prospettive, sostanzialmente, con il classico vicolo-ceco lavorativo che incontriamo tanto spesso ovunque nel mondo e sempre più spesso, ma che in questo caso diventa molto più grave perché è ufficialmente nel contesto della produzione di una delle più grandi fonti di ricchezza e di profitti degli ultimi anni, ovvero sia le intelligenze artificiali.\r\n\r\nE infatti l'esempio che hai dato mi ha ricordato due casi che erano emersi recentemente che avevamo avuto modo di commentare su questi microfoni , che uno è quello di Amazon dei negozi \"cashless\", che sembrava avere questo magico algoritmo che riesce a riconoscere in automatico quando le persone prendono un oggetto da uno scaffale, lo mettono nel carrello, gli addebitava diciamo il valore dell'oggetto, poi se magari lo rimettevano sullo scaffale glielo riaccreditava, eccetera. E rivelarono poi in realtà, si venne poi a scoprire che dietro questo magico algoritmo c'era un bacino di 20.000 lavoratori collocati in India, così come è uscito recentemente il caso di Presto Automation, una azienda in America che vendeva servizi di automazione alle casse per i fast food, il cui prodotto si era poi scoperto che aveva bisogno dell'intervento umano nel circa 70% dei casi. Quindi diciamo che la maggioranza poi delle azioni compiute da questi sistemi di appunto come dici te giustamente intelligenza artificiale dove poi dietro di artificiale non c'è niente, sono poi in realtà mantenuti da persone che spesso lavorano anche per una semplice questione di costi in paesi del secondo mondo, a prezzi che sarebbero diciamo inaccettabili nei paesi in cui quei negozi, quelle casse sono effettivamente collocate che poi alla fine è questo il vero vantaggio di questi strumenti. Perché tu alla fine hai un cassiere, , però lo paghi non al costo francese ma lo paghi al costo del Madagascar.\r\n\r\nCerto e c'è anche da aggiungere per esempio che non è soltanto questione di pagare i cassieri, ma cosa questo caso di off-shoring forzato determina per esempio per gli stati.\r\nTanto gli stati dei paesi a reddito basso, che hanno un costo di circa 25 miliardi di euro. C'è un costo di circa 25 miliardi di euro di reddito basso che per gli stati di paesi come per esempio, non lo so, i paesi europei c'è una perdita in termini di introiti fiscali, in termini di contributi, in termini di tutta una serie di altri servizi che normalmente sono dei servizi pubblici che sono finanziati a partire dal lavoro delle persone e a partire dalle aziende che pagano correttamente i lavoratori.\r\nSe queste aziende si sottraggono ai loro obblighi che ripeto sono di natura fiscale, contributiva, di previdenza sociale. Se si sottraggono a questi obblighi sostanzialmente stiamo sabotando lo stato sociale europeo in più oltre a danneggiare gli stati dei paesi terzi.\r\nNonché anche una cosa interessante che veniva fuori dalla ricerca, questo processo modifica anche il lavoro di chi rimane nel paese dove viene erogato il servizio.\r\nNella parte dei cassieri era anche abbastanza interessante vedere come il lavoro, per la parte delle videocamere di sicurezza, il lavoro dei cassieri e delle cassiere che rimangono sul posto viene a tutti gli effetti modificato perché si devono fare carico anche delle segnalazioni che vengono fatte dalle intelligenze artificiali o non artificiali remote, e quindi c'è paradossalmente un aumento del lavoro o anche una degradazione di chi mentre sta facendo un mestiere ne deve affiancare un'altro perché deve farsi interfaccia dell'intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo infatti ti volevo chiedere, riguardo poi a quella che è stata la vostra ricerca, se magari avete avuto modo di parlarne sia con chi in questo caso in Francia si trovava appunto ad avere il proprio lavoro modificato da queste intelligenze artificiali o nel caso specifico in Madagascar da chi è, nella componente degli sfruttati in questo colonialismo digitale, come queste persone poi percepiscano questa nuova trasformazione.\r\nMi riferisco in particolare a chi poi dà animo e forza a questi presunti algoritmi artificiali, di come poi questi percepiscano il fatto che quegli strumenti, quei prodotti in occidente vengano venduti come frutto della dell'intelligenza artificiale, e non come invece frutto del loro lavoro costante e quotidiano.\r\n\r\nGiustissima domanda che permette, che mi permette anche di raccontare un po' cosa facciamo oltre a girare il mondo e risolvere misteri come Scooby Doo.\r\nQuesta è la parte dove andiamo a raccogliere dati, intervistare persone, è una parte del nostro lavoro, poi c'è tutto quello che ha a che fare con aiutare i lavoratori a prendere coscienza, sviluppare soggettività, a organizzarsi e aiutare anche a volte stati, istituzioni internazionali o addirittura sindacati a inquadrare e aiutare e accompagnare meglio questi lavoratori, questo è un lavoro molto più vasto che però facciamo in diversi paesi del mondo. Ti do qualche esempio di come si può lavorare con per esempio i lavoratori in Europa che sono direttamente in Europa.\r\n\r\nPoi abbiamo un altro problema è che i lavoratori non sono stati colpiti da questa situazione, spesso sapendolo, cioè noi abbiamo a che fare con, per esempio non lo so, giusto ieri stavo continuando un lavoro con un'azienda francese, questa azienda francese ha subito un piano di ristrutturazione che è risultato in 250 licenziamenti, questi licenziamenti sono stati giustificati dall'arricuz di CIGPT e dell'intelligenza artificiale come se fosse una novità, il solito pretesto, in realtà i lavoratori hanno scoperto immediatamente dietro questa finta automatizzazione si nascondeva un caso di outsourcing di diverse centinaia di persone in un paese africano che erano messe lì a lavoro per far finta di essere un'intelligenza artificiale che ufficialmente ha distrutto i loro posti di lavoro. Quindi in questo caso la rivendicazione dei lavoratori licenziati che cercano di essere reintegrati o che cercano di essere rimborsati dei danni subiti si combina con il riconoscimento, con il fatto che sono oramai coscienti del fatto che ci sono masse di altri lavoratori in paesi terzi, nel caso specifico non soltanto in Africa ma anche in India per questa azienda di cui sto parlando e che quindi diventa una lotta internazionalista, ma perché internazionale di fatto?\r\n\r\nPerché non si possono risolvere i problemi di gente in Europa senza al tempo stesso prendere in conto quale ruolo e quali sono anche i danni subiti da persone in paesi terzi. Naturalmente noi lavoriamo anche in diversi paesi nei quali abbiamo condotto queste inchieste, nel caso specifico i due paesi sui quali stiamo lavorando di più ancora sono Madagascar e Kenya in Africa ci sono altri lavori in corso per paesi sudamericani come il Brasile e altri paesi africani come l'Egitto ma sono più diciamo così embrionali come come tipi di lavoro. Che tipo di lavoro facciamo? Beh a volte lavoriamo con le aziende, le aziende significa le piattaforme, per convincerle\r\nqueste piattaforme che sfruttano i lavoratori a trattarli meglio.\r\nE quindi adottare degli standard di lavoro equo, questi sono degli standard che sono stabiliti da un'organizzazione che si chiama Fair Work Project, che è condotta da nostri colleghi dell'Università di Oxford. Altre volte si tratta di applicare sostanzialmente le regole di gli standard internazionali di difesa del lavoro degno che invece sono stabiliti dall'ILO, cioè la International Labour Organization e con i quali, lavoriamo su altri progetti.\r\nQuindi sostanzialmente si tratta in certi casi di far applicare la legge, in altri casi si tratta di aiutare lo sviluppo di soggettività collettive da parte dei lavoratori. Per esempio quello che sta succedendo in Kenya è da una parte preoccupante, perché l'ordine pubblico del paese si è molto degradato, ma allo stesso molto interessante perché il Kenya è un paese che è stato al centro di una serie di rivelazioni molto forti negli ultimi due anni. Si è scoperto sostanzialmente che sia Meta, ovvero sia Facebook, che OpenAI, ovvero sia ChatGPT, si sono serviti di lavoratori keniani per adestrare le loro intelligenze artificiali, produrre dati e fare altri tipi di lavoro.\r\nQueste persone si sono in frattempo organizzate in diversi sindacati, uno si chiama Tech Workers, un altro si chiama African Content Moderators, sono dei sindacati che hanno oramai migliaia di iscritti e che partecipano anche alle manifestazioni che si stanno svolgendo in questo momento in Kenya contro la riforma finanziaria di quel paese. Quindi sostanzialmente vediamo progressivamente delle persone, delle organizzazioni che nascono all'interno di questo settore, che è dopo tutto un settore abbastanza sconosciuto, anche se veramente avrei dei dubbi a definirlo come un settore di nicchia, visto il numero di persone che secondo le stime degli ultimi anni iniziano ad esserci dentro, ma che si articolano, si combinano con movimenti molto più vasti e quindi ci sono anche delle forme embrionali di costruzione di coscienza di classe, se vogliamo, o di costruzione di movimenti multitudinari nei quali questi laboratori di dati entrano a far parte.\r\n\r\nMi sposterei un attimo su una questione che avevo ripreso appunto dal tuo libro Schiavi del Clic, ma che poi insomma è anche ricitato in vari articoli, che è noto come il paradosso di Solow su come sia stato misurato che la digitalizzazione nella manifattura e l'automazione nei servizi non abbiano poi portato a un reale aumento della produttività, anzi addirittura all'inizio del ventunesimo secolo si misura una decrescita nella produttività portata da questi strumenti.\r\nStrumenti che invece avrebbero dovuto, non dico sostituire il lavoro umano, ma quantomeno aumentarne la capacità produttiva.\r\nDa questo punto di vista, se la digitalizzazione ha avuto un impatto tanto trascurabile, perché rimane comunque una delle principali voci di investimentoda parte di grandi corporazioni e dei governi?\r\n\r\nAllora, do una precisazione piccolissima di natura statistica, anche se poi un po' scocciante, pedante da parte mia, quello che diminuisce è il tasso di crescita della produttività, quindi significa che la produttività continua a crescere, certo, ma in maniera molto meno veloce e in certi casi la crescita si è interrotta, non c'è una diminuzione della produttività, ecco, significa che sostanzialmente a forza tu puoi introdurre tutta l'automazione che vuoi, la produttività non cresce, poi la produttività cresce anche per altri motivi, perché sostanzialmente se ci sono altri metodi che non sono di natura automatica, ma possono essere, che ne so, riorganizzazione del lavoro, oppure la disponibilità di infrastrutture, la produttività potrebbe crescere, ma quello che giustamente sottolinei nella tua domanda è per quale motivo, malgrado i risultati dell'automatizzazione non ci siano dal punto di vista della produttività, si continua a investire tanto?\r\nBeh, perché risponderei, ci sono dei risultati per gli investitori in termini di profitto, in termini di rendita economica, quindi malgrado la produttività non aumenti, loro riescono comunque a creare dei profitti, e creare dei profitti sostanzialmente grazie al fatto che oggi come oggi non hai bisogno di avere un prodotto che funziona e nemmeno di venderlo volendo, perché le grandi aziende e le grandi piattaforme degli ultimi anni sono basate su un'idea di, a grosso modo, di soppensioni da parte dei produttori. Quindi, la città è un'azienda, che ha delle piccole aziende che vengono fatte a volte di stati e a volte di grandi investitori, è quello che si chiama il venture capitalism, quindi significa che ci sono dei grandi finanziatori che ti pagano, ti danno dei finanziamenti, delle sovvenzioni di centinaia di miliardi e sperano che un giorno forse tu riuscirai a fare un profitto, ma in certi casi, ti posso citare il caso di \u003Cmark>Uber\u003C/mark>, questo profitto non arriva mai.\r\n\u003Cmark>Uber\u003C/mark> è arrivato a fare un utile , alla fine dell'anno scorso, a mostrare per la prima volta da quando è stata creata un minimo di profitto, non perché è riuscita a vendere meglio il suo prodotto, ovvero la sua piattaforma, che continua a essere in perdita. \u003Cmark>Uber\u003C/mark> in realtà spende molto di più a convincerti a usare \u003Cmark>Uber\u003C/mark> che non quello che guadagna facendoti usare \u003Cmark>Uber\u003C/mark>.\r\nSono riusciti a fare un minimo di profitto perché hanno fatto un'acquisizione di un'altra azienda che aveva un bilancio positivo.\r\nMa questo significa sostanzialmente che ci sono delle incitazioni, degli incentivi per i grandi investitori di continuare a investire nell'intelligenza artificiale, anche se poi il tornaconto non c'è. Certo non c'è il tornaconto a livello collettivo perché gli stati non ci guadagnano abbastanza, i lavoratori certamente non ci guadagnano in questa situazione e le aziende stesse continuano a fare perdite, ma in questo caso di venture capitalism ci sono ancora degli imbecilli che continuano a finanziarli. Questi imbecilli sono degli imbecilli pericolosi.\r\nStiamo parlando di persone del calibro di Mark Andresen o Peter Thiel. Dei nomi che forse non dicono niente alle persone che ci ascoltano. La cosiddetta paypal mafia anche nota. Sì esattamente. Persone che sono vicine a noti esponenti dell'estrema destra come Elon Musk e compagnie. Loro stessi sono delle persone di estrema destra. Mark Andresen è uno che pubblicamente ha dichiarato di quanto era bello il colonialismo. Peter Thiel è un eugenista dichiarato. Un pro-trumpiano nichilista , e queste persone sono quelli che continuano a finanziare questi grandi sforzi di investimento che sono pericolosi dal punto di vista sociale, dal punto di vista economico e aggiungerei anche, anche se poi di questo ne parliamo più recentemente in testi che non sono ancora stati tradotti in inglese in certi casi, anche hanno un impatto ecologico serissimo.\r\nPerché investire in grandi infrastrutture come ChatGPT significa anche investire in data center, significa investire nell'estrazione mineraria e nell'uso di energie che non sono certamente sostenibili.\r\nNon sono certamente un caso di tecnologia verde malgrado il fatto che cerchino costantemente di vendersi come green AI, quindi di fare un pochettino di ripulitura e di riciclaggio. Quindi l'uso fatto della retorica ecologista per cercare di vendere quello che fanno ha un serio impatto se pensiamo soltanto agli investimenti proposti da Sam Altman, quindi uno dei principali creatori di ChatGPT, stiamo parlando di un fabbisogno energetico che supera ampiamente tutte le tecnologie che abbiamo avuto finora.\r\nE quindi questo servirebbe soltanto a creare cosa? Un chatbot che risponde alle mie richieste astuse di ricette, magari la ricetta di una torta ssacher ma scritte come fosse un sonetto di Shakespeare, che è la cosa più inutile del mondo a pensarci.\r\n\r\n\r\nAntonio su questo non so se ci puoi dedicare ancora qualche minuto, volevo su questo farti ancora due domande proprio sul tema ambientale.\r\nAnche da questi microfoni abbiamo più volte portato approfondimenti, per esempio un dato delle ultime settimane è che le previsioni sono che i data center negli Stati Uniti consumeranno il 10% di tutta l'elettricità prodotte nel paese entro il 2030, ogni settimana escono annunci di questo tipo. E in generale, anche invece riportando un po' l'argomento su un piano politico, negli ultimi anni c'è stato un tentativo a più riprese di creare punti di convergenza tra quelle che sono le distopie digitali che con te abbiamo sottolineato in questa intervista e invece delle lotte ambientali che rappresentano sicuramente un punto di vista anche un po' più avanzato dal punto di vista anche dello stato di salute dei movimenti. Basti pensare appunto che termini costrutti di ricerca come l'estrattivismo digitale e altri sono stati proprio mutuati da una parte all'altra, presi dal mondo dell'ecologia.\r\nEcco, questo è sicuramente un tentativo che si è fatto, molto interessante, però noi rileviamo anche che negli ultimi anni questa potenziale alleanza e punti di convergenza stenta un po' a costruirsi. Non so, anche dal nostro punto di vista spesso e volentieri abbiamo cercato di portare questi discorsi all'interno anche di iniziative politiche e movimenti, ma si fa un po' fatica, un po' per la natura delle lotte ambientali che pur essendo a una vocazione sicuramente internazionale di ampio respiro spesso sono estremamente localizzate, e invece lavori come il tuo ad esempio che ci portano a attraversare delle filiere che poi camminano un po' in tutto il mondo.\r\nEcco, tu come vedi questa situazione? Come vedi il rapporto in generale e quali potrebbero essere secondo te nuovi punti di convergenza tra le movimenti nel digitale sia sindacali che internazionali?\r\n\r\nAllora, diciamo che in un certo senso penso che i problemi siano di due tipi il primo è che attualmente i movimenti ambientalisti a livello internazionale sono ancora molto diversi e che non c'è stata una chiara separazione tra, diciamo, un'ala riformista, chiamiamola così sostanzialmente quella che è più compatibile con delle istanze capitaliste e quindi sostanzialmente per farla corta sono quelli che propongono l'idea che c'è una tecnologia sostenibile basta semplicemente scegliere il meno peggio o addirittura pensare a una tecnologia che possa essere effettivamente green e dall'altra parte un'area massimalista dei movimenti ecologistici che invece sostanzialmente sostengono quella che possiamo chiamare una redirezione ecologica ovvero bisogna veramente avere un sussulto politico per cambiare completamente la maniera di considerare queste cose e né l'una né l'altra nel caso specifico al di là di queste diciamo di questa complessità dei movimenti ecologici attuali ambientalisti attuali né l'una né l'altra ha una visione completa se vogliamo forse un po' quelli della redirezione ecologica perché ci sarebbe bisogno di avere una specie di cartografia di che cosa fanno le intelligenze artificiali a non soltanto le filiere o le supply chains ma anche a posti che sono a volte molto distanti da noi ed è difficile immaginarsi quali sono le condizioni di vita o quali sono le condizioni stesse ambientali in paesi come la Bolivia considerando che la maggior parte di noi non ci ha mai messo piede in Bolivia immaginarsi che ci siano l'adi di sale come è il caso di Bolivia e di Uyuni che è il più grande giacimento di litio del mondo che è talmente centrale per le nostre batterie di tutto quello che abbiamo in tasca dallo smartphone al tablet per chi ce l'ha le biciclette elettriche o i veicoli elettrici, le automobili questa cosa di immaginarsi quanto importante sia un posto talmente lontano da noi da qualcosa che è così vicino a noi che abbiamo nelle nostre tasche questo è uno sforzo serio è uno sforzo serio che però ha nel futuro una necessità di svilupparsi e che si svilupperà purtroppo perché queste lotte ecologiche arrivano sempre più vicino a noi se pensiamo in particolare a una faccenda che è un po' diversa la questione dei data center i data center non sono per la maggior parte situati in paesi terzi a basso reddito ma sono per la maggior parte dei casi messi dietro l'angolo rispetto a noi sono in Italia, sono in Francia sono negli Stati Uniti certo sono anche in Cina e in maniera crescente perché la Cina non è più da tanti tanti anni un paese povero ma sono sostanzialmente nel nord del mondo e nel nord del mondo sono dei posti dove sono delle strutture che pesano molto sul consumo energetico paesi come l'Irlanda che sono oggi dei grandi hub per i data center sono dei paesi nei quali l'infrastruttura di produzione dell'elettricità è molto affaticata dalla presenza di questi data center in Spagna si stanno sviluppando dei collettivi che mettono insieme tecnologia e piuttosto critica tecnologica e critica ecologica che si oppongono per esempio alla creazione di nuovi data center in posti che specialmente in Spagna sono già desertici e che quindi non hanno bisogno in più di questo ennesimo peso quindi queste sono delle prospettive che sono interessanti e aggiungo che sono interessanti purtroppo perché sono delle questioni e dei problemi ecologici sempre più pressanti che arrivano sempre più vicino alle nostre case e che se finora non c'è stata una diciamo così un'alleanza tra movimenti di critica tecnologica e movimenti di rivendicazione legate all'ambiente questo secondo me cambierà molto presto\r\n\r\n \r\n\r\nHai qualcosa da aggiungere o altri riferimenti che vuoi darci per chi ci ascolta per seguire il vostro lavoro o anche altri lavori che reputi interessanti su questi temi?\r\n\r\nAllora voglio invitare coloro che ci ascoltano se sono interessati e interessate, l'otto luglio c'è il lancio a distanza, nel senso che è un evento virtuale ed è gratis, e si può partecipare da tutto il mondo, che si chiama Workers Inquiry. Per gli italiani traduzione è semplicemente inchiesta operaia.\r\nWorkers Inquiry è il lavoro, la produzione di una mia carissima collega e amica e anche lei membra di DiPLab che si chiama Milagros Miceli che è una ricercatrice che da tanti anni lavora a Berlino per il Weizenbaum Institute e che ha avuto questa idea assolutamente geniale, ovvero piuttosto che, come lo facciamo noi da tanti anni, girare il mondo e andare a intervistare persone, aiutare i lavoratori dei dati, ovvero i microlaboratori di cui ho parlato finora, questi che attestano l'intelligenza artificiale, a raccontare le loro stesse condizioni di lavoro e a condurre loro stessi delle inchieste sulle proprie condizioni di lavoro.Ed è una maniera di effettivamente ricollegarsi alla grande tradizione operaista.\r\nMa vi posso anche assicurare che è un risultato anche da un punto di vista sociale, politico, perché ci sono queste persone che l'8 luglio parleranno durante il lancio di questa iniziativa e quindi vedrete testimonianze di persone dal Kenya, dall'Iran, dal Venezuela, da tanti altri posti e dalla Germania ovviamente, ma soprattutto ci sono anche degli estratti video che sono di grandissima qualità. Quindi vi consiglio di cercare Workers Inquiry Milagros Miceli su internet e di connettervi l'8 luglio, quindi tra qualche giorno.",[467],{"field":96,"matched_tokens":468,"snippet":464,"value":465},[70],{"best_field_score":342,"best_field_weight":343,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":344,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},{"document":471,"highlight":486,"highlights":491,"text_match":340,"text_match_info":494},{"comment_count":48,"id":472,"is_sticky":48,"permalink":473,"podcastfilter":474,"post_author":475,"post_content":476,"post_date":477,"post_excerpt":54,"post_id":472,"post_modified":478,"post_thumbnail":479,"post_title":480,"post_type":406,"sort_by_date":481,"tag_links":482,"tags":484},"90374","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-04-06-2024/",[357],"fritturamista"," \r\n\r\nIl primo argomento della puntata è stato quello delle ultime mobilitazioni dei taxisti in tutta Italia, per farlo abbiamo intervistato Daniele di USB-Taxi Torino. Infatti il 21 Maggio c'è stato uno sciopero di categoria molto partecipato, sia da singoli che da diverse sigle sindacali, tra le quali anche molte orientate verso la destra, persone con le quali l'attuale ministro dei trasporti Salvini si è fatto campagna elettorale alle scorse tornate elettorali. Insomma, tra chi è stato deluso e chi non se l'è mai filato, comunque i tassisti vorrebbero che il ministro oltre al suo collega Urso (ministro per la difesa del made in Italy) prendessero dei provvedimenti concreti contro l'ultraliberalizzazione crescente nel comparto, che vede le piattaforme come Uber rubarsi sempre maggiori fette del mercato, come fanno tutte queste multinazionali, predando e sfruttando i loro lavoratori. C'era una bozza del decreto legge che Salvini avrebbe dovuto proporre, ma che si è gradualmente trasformata in funzione delle condizioni volute da Uber Italia. I taxisti stanno subendo attacchi e critiche anche da associazioni dei consumatori oltre che dalla malainformazione fatta dai nostri mezzi di comunicazione nazionali, però Daniele, oltre a spiegarci nel dettaglio tutte le rivendicazioni sue e dei suoi colleghi, ci assicura che i taxisti non si fermeranno finchè la politica non dimostrerà con i fatti il sostegno a questi lavoratori che, ricordiamo, operano all'interno del trasporto pubblico.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/F_m_04_06_Daniele-USB-Taxi-Torino-su-scioperi-passati-e-concorrenza-sleale-di-Uber.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Max del collettivo Cuba va che con il comitato internazionalalista Alexis Castillo hanno organizzato un tour internazionalistala con 7 date in 7 città diverse: TERZA GUERRA MONDIALE e RESISTENZE DEI POPOLI.\r\nIl tour mira a parlare del multipolarismo e dei conflitti in atto, della de-dollarizzazione e delle lotte sociali, cercando di capire se lo scontro militare, ma anche economico e geopolitico in corso, stia trasformandosi -in virtù di un salto qualitativo- in una guerra mondiale sui generis, e di come i popoli resistenti possano e debbano costruire un'alternativa.\r\nL'intervento è stato registrato in radio qualche giorno prima anche con i due ospiti protagonisti del tour:\r\nIÑAKI GIL DE SAN VICENTE - A 17 anni si unisce alla lotta clandestina contro la dittatura franchista, che infestava lo Stato spagnolo e la sua terra, Euskal Herria. Arrestato per ben cinque volte, subisce il carcere e l’esilio. Nonostante la forte repressione, è attivo nei diversi ambiti politico-culturali della Izquierda Abertzal, così come nel movimento sindacale di classe e nel lavoro internazionale di Herri Batasuna fino alla sua illegalizzazione nel 2003, e nelle sigle che esso ha assunto successivamente fino al 2011, allorché Iñaki se ne distanzia per via della deriva socialdemocratica in corso nella suddetta forza politica.\r\n\r\nCONCEPCIÓN CRUZ ROJO, Dottoressa di Medicina Preventiva, Epidemiologa e militante antimperialista andalusa impegnata nella lotta operaia fin da quando era studentessa presso la Facoltà di Medicina di Cadice. È stata epidemiologa e coordinatrice di programmi sanitari, avviando e promuovendo l'attuazione di programmi come la vaccinazione infantile e scolastica, la\r\ndiagnosi precoce del cancro al seno o il controllo della tubercolosi nella Baia di Cadice e nella zona di La Janda. Ex Professoressa di Epidemiologia e Sanità Pubblica, la sua attività di ricerca si è concentrata sui problemi di salute nelle popolazioni e sui loro determinanti con un approccio materialista e dialettico.\r\nHai nostri ospiti abbiamo chiesto:\r\nLa situazione internazionale e le sorti dei popoli. A partire dalla caduta del muro come si può configurare la situazione della salute del capitalismo nell’attuale crisi mondiale. La situazione sanitaria/scolastica/lavorativa/abitativa/salariale di ogni stato può essere cartina di tornasole per il benessere dei popoli a partire da questo come i popoli si possono organizzare e reagire\r\nall’attacco della minoranza ricca per ribaltare i rapporti di forza nella lotta di classe.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/Terza-guerra-mondiale-e-resistenze-dei-popoli.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","12 Giugno 2024","2024-06-12 15:48:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/443837415_755766526742196_3158749220810581148_n-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 04/06/2024",1718207292,[483],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[485],"frittura mista radio fabbrica",{"post_content":487},{"matched_tokens":488,"snippet":489,"value":490},[70],"che vede le piattaforme come \u003Cmark>Uber\u003C/mark> rubarsi sempre maggiori fette del"," \r\n\r\nIl primo argomento della puntata è stato quello delle ultime mobilitazioni dei taxisti in tutta Italia, per farlo abbiamo intervistato Daniele di USB-Taxi Torino. Infatti il 21 Maggio c'è stato uno sciopero di categoria molto partecipato, sia da singoli che da diverse sigle sindacali, tra le quali anche molte orientate verso la destra, persone con le quali l'attuale ministro dei trasporti Salvini si è fatto campagna elettorale alle scorse tornate elettorali. Insomma, tra chi è stato deluso e chi non se l'è mai filato, comunque i tassisti vorrebbero che il ministro oltre al suo collega Urso (ministro per la difesa del made in Italy) prendessero dei provvedimenti concreti contro l'ultraliberalizzazione crescente nel comparto, che vede le piattaforme come \u003Cmark>Uber\u003C/mark> rubarsi sempre maggiori fette del mercato, come fanno tutte queste multinazionali, predando e sfruttando i loro lavoratori. C'era una bozza del decreto legge che Salvini avrebbe dovuto proporre, ma che si è gradualmente trasformata in funzione delle condizioni volute da \u003Cmark>Uber\u003C/mark> Italia. I taxisti stanno subendo attacchi e critiche anche da associazioni dei consumatori oltre che dalla malainformazione fatta dai nostri mezzi di comunicazione nazionali, però Daniele, oltre a spiegarci nel dettaglio tutte le rivendicazioni sue e dei suoi colleghi, ci assicura che i taxisti non si fermeranno finchè la politica non dimostrerà con i fatti il sostegno a questi lavoratori che, ricordiamo, operano all'interno del trasporto pubblico.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/F_m_04_06_Daniele-USB-Taxi-Torino-su-scioperi-passati-e-concorrenza-sleale-di-Uber.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Max del collettivo Cuba va che con il comitato internazionalalista Alexis Castillo hanno organizzato un tour internazionalistala con 7 date in 7 città diverse: TERZA GUERRA MONDIALE e RESISTENZE DEI POPOLI.\r\nIl tour mira a parlare del multipolarismo e dei conflitti in atto, della de-dollarizzazione e delle lotte sociali, cercando di capire se lo scontro militare, ma anche economico e geopolitico in corso, stia trasformandosi -in virtù di un salto qualitativo- in una guerra mondiale sui generis, e di come i popoli resistenti possano e debbano costruire un'alternativa.\r\nL'intervento è stato registrato in radio qualche giorno prima anche con i due ospiti protagonisti del tour:\r\nIÑAKI GIL DE SAN VICENTE - A 17 anni si unisce alla lotta clandestina contro la dittatura franchista, che infestava lo Stato spagnolo e la sua terra, Euskal Herria. Arrestato per ben cinque volte, subisce il carcere e l’esilio. Nonostante la forte repressione, è attivo nei diversi ambiti politico-culturali della Izquierda Abertzal, così come nel movimento sindacale di classe e nel lavoro internazionale di Herri Batasuna fino alla sua illegalizzazione nel 2003, e nelle sigle che esso ha assunto successivamente fino al 2011, allorché Iñaki se ne distanzia per via della deriva socialdemocratica in corso nella suddetta forza politica.\r\n\r\nCONCEPCIÓN CRUZ ROJO, Dottoressa di Medicina Preventiva, Epidemiologa e militante antimperialista andalusa impegnata nella lotta operaia fin da quando era studentessa presso la Facoltà di Medicina di Cadice. È stata epidemiologa e coordinatrice di programmi sanitari, avviando e promuovendo l'attuazione di programmi come la vaccinazione infantile e scolastica, la\r\ndiagnosi precoce del cancro al seno o il controllo della tubercolosi nella Baia di Cadice e nella zona di La Janda. Ex Professoressa di Epidemiologia e Sanità Pubblica, la sua attività di ricerca si è concentrata sui problemi di salute nelle popolazioni e sui loro determinanti con un approccio materialista e dialettico.\r\nHai nostri ospiti abbiamo chiesto:\r\nLa situazione internazionale e le sorti dei popoli. A partire dalla caduta del muro come si può configurare la situazione della salute del capitalismo nell’attuale crisi mondiale. La situazione sanitaria/scolastica/lavorativa/abitativa/salariale di ogni stato può essere cartina di tornasole per il benessere dei popoli a partire da questo come i popoli si possono organizzare e reagire\r\nall’attacco della minoranza ricca per ribaltare i rapporti di forza nella lotta di classe.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/Terza-guerra-mondiale-e-resistenze-dei-popoli.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]",[492],{"field":96,"matched_tokens":493,"snippet":489,"value":490},[70],{"best_field_score":342,"best_field_weight":343,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":344,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},{"document":496,"highlight":508,"highlights":513,"text_match":340,"text_match_info":516},{"comment_count":48,"id":497,"is_sticky":48,"permalink":498,"podcastfilter":499,"post_author":400,"post_content":500,"post_date":501,"post_excerpt":54,"post_id":497,"post_modified":502,"post_thumbnail":503,"post_title":504,"post_type":406,"sort_by_date":505,"tag_links":506,"tags":507},"83780","http://radioblackout.org/podcast/stakkastakka-13-09-200-puntate-e-non-sentirle-forse/",[353],"[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/stakkastakka-200.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSiamo tornate con la (forse) duecentesima puntata di StakkaStakka! Questa e' la sesta stagione e senza aspettative ricominciamo!\r\n\r\nAbbiamo parlato di hackmeeting al CSOA Cartella e dei tanti contenuti che sono stati portati.\r\nSi rompe la palla di cristallo della Gig Economy?\r\n\r\n \tAirBnb viene fortemente limitata a New York\r\n \tParigi mette al banda i monopattini in affitto\r\n \tUber ha realizzato i primi profitti dopo 12 anni. O forse no....","17 Settembre 2023","2023-09-17 19:21:26","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/c04596cc-675c-49d4-af4f-575087695390_1524x1104-200x110.jpg","StakkaStakka 13/09 - 200 puntate e non sentirle! (forse)",1694978481,[],[],{"post_content":509},{"matched_tokens":510,"snippet":511,"value":512},[70],"banda i monopattini in affitto\r\n \t\u003Cmark>Uber\u003C/mark> ha realizzato i primi profitti","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/stakkastakka-200.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSiamo tornate con la (forse) duecentesima puntata di StakkaStakka! Questa e' la sesta stagione e senza aspettative ricominciamo!\r\n\r\nAbbiamo parlato di hackmeeting al CSOA Cartella e dei tanti contenuti che sono stati portati.\r\nSi rompe la palla di cristallo della Gig Economy?\r\n\r\n \tAirBnb viene fortemente limitata a New York\r\n \tParigi mette al banda i monopattini in affitto\r\n \t\u003Cmark>Uber\u003C/mark> ha realizzato i primi profitti dopo 12 anni. O forse no....",[514],{"field":96,"matched_tokens":515,"snippet":511,"value":512},[70],{"best_field_score":342,"best_field_weight":343,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":344,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},{"document":518,"highlight":533,"highlights":539,"text_match":340,"text_match_info":542},{"comment_count":48,"id":519,"is_sticky":48,"permalink":520,"podcastfilter":521,"post_author":522,"post_content":523,"post_date":524,"post_excerpt":54,"post_id":519,"post_modified":525,"post_thumbnail":526,"post_title":527,"post_type":406,"sort_by_date":528,"tag_links":529,"tags":531},"82322","http://radioblackout.org/podcast/musick-to-play-in-the-dark-puntata-del-23-05-2023/",[365],"riot on sunset strip","Musick To Play In The Dark – Puntata del 23/05/2023\r\n\r\nMusick To Play In The Dark è la trasmissione condotta da Maurizio a.k.a. Gerstein, Noisebrigade, Dr. Cancer, etc. che va in onda su Radio Blackout 105.250 il martedì dalle 23 fino a mezzanotte.\r\nPer un’ora verrete condotti attraverso un percorso trasversale fatto da sonorità che non si fermano ad un genere: si può passare dall’industrial alla wave, facendo una fermata nel punk, nel death metal, nell’electro oppure anche nel math rock.\r\nSeguiremo le storie di chi ha fatto dei suoni non convenzionali l’espressione della propria persona con ascolti ed alle volte con interviste.\r\nCi sarà uno spazio per le novità e per improvvisazioni varie.\r\nSpegnete la luce, la musica inizia…\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/2023_05_23_MusickToPlayInTheDark.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPLAYLIST\r\n\r\n1) Viscera/// “Über” da “3 | Release Yourself Through Desperate Rituals” CD\r\n2) LanD ExcapE \"Mar Morto\"\r\n3) Conjecture \"II\" da \"Nostalgia Futura\" CD\r\n4) Clock DVA \"The Engines Of Intimidation\" da \"Noesis\" Cddi\r\n5) The Anti Group \"Drawing Of The 14 Supposed Worlds Or Spaces\" da \"AMMA\" CD\r\n6) Osvaldo Schwartz \"Elettromeccanica\" da \"Industrial Blues\" USB\r\n7) The Brat \"Attitudes\" da \"Attitudes \"LP\"\" LP/CD\r\n8) Soft Cell \"Martin\" da \"Non Stop Erotic Cabaret...And Other Stories\" CD\r\n\r\nPer la trasmissione mi potete contattare a questa mail","24 Maggio 2023","2023-05-24 17:23:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/08/MusickToPlayInTheDark-1-200x110.jpg","Musick To Play In The Dark – Puntata del 23/05/2023",1684948514,[530],"http://radioblackout.org/tag/musick/",[532],"musick",{"post_content":534},{"matched_tokens":535,"snippet":537,"value":538},[536],"Über”","mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/2023_05_23_MusickToPlayInTheDark.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPLAYLIST\r\n\r\n1) Viscera/// “\u003Cmark>Über”\u003C/mark> da “3 | Release Yourself Through","Musick To Play In The Dark – Puntata del 23/05/2023\r\n\r\nMusick To Play In The Dark è la trasmissione condotta da Maurizio a.k.a. Gerstein, Noisebrigade, Dr. Cancer, etc. che va in onda su Radio Blackout 105.250 il martedì dalle 23 fino a mezzanotte.\r\nPer un’ora verrete condotti attraverso un percorso trasversale fatto da sonorità che non si fermano ad un genere: si può passare dall’industrial alla wave, facendo una fermata nel punk, nel death metal, nell’electro oppure anche nel math rock.\r\nSeguiremo le storie di chi ha fatto dei suoni non convenzionali l’espressione della propria persona con ascolti ed alle volte con interviste.\r\nCi sarà uno spazio per le novità e per improvvisazioni varie.\r\nSpegnete la luce, la musica inizia…\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/2023_05_23_MusickToPlayInTheDark.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPLAYLIST\r\n\r\n1) Viscera/// “\u003Cmark>Über”\u003C/mark> da “3 | Release Yourself Through Desperate Rituals” CD\r\n2) LanD ExcapE \"Mar Morto\"\r\n3) Conjecture \"II\" da \"Nostalgia Futura\" CD\r\n4) Clock DVA \"The Engines Of Intimidation\" da \"Noesis\" Cddi\r\n5) The Anti Group \"Drawing Of The 14 Supposed Worlds Or Spaces\" da \"AMMA\" CD\r\n6) Osvaldo Schwartz \"Elettromeccanica\" da \"Industrial Blues\" USB\r\n7) The Brat \"Attitudes\" da \"Attitudes \"LP\"\" LP/CD\r\n8) Soft Cell \"Martin\" da \"Non Stop Erotic Cabaret...And Other Stories\" CD\r\n\r\nPer la trasmissione mi potete contattare a questa mail",[540],{"field":96,"matched_tokens":541,"snippet":537,"value":538},[536],{"best_field_score":342,"best_field_weight":343,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":344,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},6637,{"collection_name":406,"first_q":15,"per_page":198,"q":15},["Reactive",546],{},["Set"],["ShallowReactive",549],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fg00qiqMEd7waII3yKbJYyvwLM-wu5qQYCIHPaDBYk1o":-1},true,"/search?query=uber"]