","UNICREDIT-BPM LA FORESTA PIETRIFICATA SI MUOVE","post",1733163226,[61,62,63],"http://radioblackout.org/tag/banche/","http://radioblackout.org/tag/fusioni/","http://radioblackout.org/tag/unicredit/",[15,65,66],"fusioni","unicredit",{"post_content":68,"post_title":73,"tags":77},{"matched_tokens":69,"snippet":71,"value":72},[70],"Unicredit","offerta pubblica di scambio di \u003Cmark>Unicredit\u003C/mark> verso BPM sta facendo fibrillare","L'operazione di offerta pubblica di scambio di \u003Cmark>Unicredit\u003C/mark> verso BPM sta facendo fibrillare gli ambienti finanziari e anche quelli politici, a dimostrazione che il tempo in cui il sistema bancario italiano era definito la foresta pietrificata, all'inizio degli anni '90 dall'allora fautore delle liberalizzazioni Amato, è decisamente finito. L’operazione serve alle ambizioni dell'amministratore delegato di \u003Cmark>Unicredit\u003C/mark> Orcel, consolida il gruppo nel mercato domestico, ferma una rivale in ascesa, ma non conviene a nessun altro. È, insomma, soprattutto difensiva, e guasta i piani del Tesoro per la creazione di un terzo polo con Mps radicato nel Centro-nord.\r\n\u003Cmark>Unicredit\u003C/mark> puntava a Commerzbank ma i tedeschi si sono messi di traverso, poi con la crisi di governo in Germania i tempi si sono allungati e \u003Cmark>Unicredit\u003C/mark>, che ha ricavi per il 45% dal mercato italiano, si è orientata verso BPM, puntando a diventare una banca di peso europeo, andando così ad aumentare la concentrazione bancaria nel mercato italiano dominata da una manciata di soggetti prevalenti.\r\nLe grida della Lega dimostrano come alcuni settori della politica puntassero al controllo del MPS, ma il peso delle fondazioni nell'assetto azionario di certi istituti di credito è diminuita a favore del controllo dei grandi fondi d'investimento globali come Blackrock e Vanguard, che aspirano al controllo di buona parte della quota del risparmio italiano.\r\nNe parliamo con Renato Strumia della Sallca Cub:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/INFO-02122024-STRUMIA.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":74,"snippet":76,"value":76},[75],"UNICREDIT","\u003Cmark>UNICREDIT\u003C/mark>-BPM LA FORESTA PIETRIFICATA SI MUOVE",[78,80,82],{"matched_tokens":79,"snippet":15},[],{"matched_tokens":81,"snippet":65},[],{"matched_tokens":83,"snippet":84},[66],"\u003Cmark>unicredit\u003C/mark>",[86,91,94],{"field":35,"indices":87,"matched_tokens":88,"snippets":90},[14],[89],[66],[84],{"field":92,"matched_tokens":93,"snippet":76,"value":76},"post_title",[75],{"field":95,"matched_tokens":96,"snippet":71,"value":72},"post_content",[70],578730123365712000,{"best_field_score":99,"best_field_weight":100,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":101,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":103,"highlight":124,"highlights":130,"text_match":133,"text_match_info":134},{"cat_link":104,"category":105,"comment_count":47,"id":106,"is_sticky":47,"permalink":107,"post_author":50,"post_content":108,"post_date":109,"post_excerpt":110,"post_id":106,"post_modified":111,"post_thumbnail":112,"post_thumbnail_html":113,"post_title":114,"post_type":58,"sort_by_date":115,"tag_links":116,"tags":120},[44],[46],"95634","http://radioblackout.org/2025/02/slitta-la-riforma-sulla-legge-185-in-materia-di-export-di-armi/","Il governo italiano ha promosso una riforma della legge 185 sull'export di armi e sui criteri previsti per vagliare i paesi nei quali l'Italia esporta armamenti. Già passata in Senato, oggi slitta a marzo la decisione sulla modifica a fronte di una quarantina di emendamenti proposti in aula.\r\n\r\nNonostante sia chiaro che la legge di per sé non sia stato un argine effettivo all'esportazione di armi in paesi in guerra e considerati paesi che violano i diritti umani, come nel caso di Israele, è importante sottolineare il fatto che la legge venga rimaneggiata proprio in questa precisa congiuntura, dove da un lato l'amministrazione Trump sollecita all'aumento della spesa militare e, dall'altra l'UE, esclusa dalla gestione dei negoziati relativamente allo scenario ucraino, punta alla militarizzazione come garanzia di sicurezza.\r\n\r\nInoltre, la modifica di legge creerebbe le condizioni per rendere ancora più opache le transazioni e i flussi di armi, oltre alla ricaduta dei benefici. In particolare, va sottolineato il ruolo della banche come principali finanziatrici dell'azienda bellica in cui primeggiano UniCredit e Intesa San Paolo, secondo i dati forniti dalla relazione del governo al Parlamento, lista che in caso di modifica della legge non esisterebbe più.\r\n\r\nApprofondiamo con Francesco Vignarca, Rete Pace e Disarmo\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Rete-pace-e-disarmo-2025_02_13_2025.02.13-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","13 Febbraio 2025","","2025-02-13 15:45:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/guns-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"151\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/guns-300x151.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/guns-300x151.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/guns-768x386.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/guns.jpg 800w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Slitta la riforma sulla legge 185 in materia di export di armi",1739461531,[117,118,119],"http://radioblackout.org/tag/export-armi/","http://radioblackout.org/tag/legge-185-1990/","http://radioblackout.org/tag/rete-pace-e-disarmo/",[121,122,123],"export armi","legge 185 1990","rete pace e disarmo",{"post_content":125},{"matched_tokens":126,"snippet":128,"value":129},[127],"UniCredit","dell'azienda bellica in cui primeggiano \u003Cmark>UniCredit\u003C/mark> e Intesa San Paolo, secondo","Il governo italiano ha promosso una riforma della legge 185 sull'export di armi e sui criteri previsti per vagliare i paesi nei quali l'Italia esporta armamenti. 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Si tratta di profitti però che si sono polarizzati nei bilanci dei pochissimi istituti più grandi, solerti a tradurli in lauti dividendi per gli azionisti, a cominciare naturalmente dai maggiori. Dopo il caso Unicredit, questa volta è il Monte dei Paschi di Siena - salvato dal fallimento grazie all'intervento statale nel 2012 attraverso i Monti bond - a lanciare l’offerta pubblica di scambio nei confronti di Mediobanca per raggiungere una forza destinata a contrastare Unicredit e, soprattutto, a distogliere Generali dalla fusione con i francesi di Natixis. L’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit, insieme al tentativo di scalata di Commerzbank, e l’avvicinamento tra Generali e Natixis, hanno rappresentato l’evidente tentativo di internazionalizzare il credito italiano, accentuando ancor di più il ruolo dei grandi fondi statunitensi, a partire da BlackRock, ed europei, in particolare francesi. A questo tentativo si oppongono un nocciolo di azionisti relativamente ristretto quali Delfin dei Del Vecchio e Caltagirone, che hanno il 15% in Mps e il 26% in Mediobanca, che a sua volta possiede il 13% di Generali e settori governativi che perseguono una visione \" sovranista \" ma che sostengono in realtà gli interessi degli \"stakehokders\"che hanno beneficiato degli enormi dividendi.\r\n\r\n\r\nNe parliamo con Renato Strumia del Sallca Cub\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/INFO-STRUMIA-27012025.mp3\"][/audio]","27 Gennaio 2025","Grandi manovre nel capitaliasmo finanziario italiano.","2025-01-28 15:14:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/INFO-270125-RISIKO-BANCARIO-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"175\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/INFO-270125-RISIKO-BANCARIO-300x175.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/INFO-270125-RISIKO-BANCARIO-300x175.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/INFO-270125-RISIKO-BANCARIO-1024x597.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/INFO-270125-RISIKO-BANCARIO-768x448.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/INFO-270125-RISIKO-BANCARIO.jpg 1080w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","IL RISIKO BANCARIO ACCELERA. 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I consiglieri di BPM si sono detti scandalizzati e preoccupati e soprattutto il governo appare spaccato tra il partito della premier che difende e porta avanti l'agenda Draghi, che prevede e difende i grandi accorpamenti bancari che possano com potere su mercati internazionali monopolizzati dai colossi e la Lega che invece sembra appellarsi al Golden Power, impianto legislativo che ha implementato il potere dello stato di opporsi a operazioni finanziarie che siano strategiche per il Paese e che dal 2022 ha compiuto un passaggio importante sotto l'egida di Draghi, che permette di intervenire anche nel caso che l’operazione avvenga tra imprese italiane. Una vicenda che ricorda per certi versi l’acquisizione di Ubi, altro istituto di credito molto importante per gli imprenditori della bergamasca, da parte di Intesa San Paolo, che aveva finito con scontentare proprio le medie imprese, per forza di cose più legate al territorio.\r\n\r\nAbbiamo registrato il contributo di un nostro collaboratore che da tempo lavora nel settore finanziario e bancario per provare a chiarire quali sono gli aspetti più opachi della vicenda che non è evidentemente solo uno scontro tra fautori del libero mercato e sostenitori dell'intervento statale per difendere gli interessi strategici nazionali.\r\n\r\nAscolta il CONTRIBUTO del nostro collaboratore","27 Novembre 2024","2024-11-27 15:19:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/5834988_1538_unicredit-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"164\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/5834988_1538_unicredit-300x164.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/5834988_1538_unicredit-300x164.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/5834988_1538_unicredit-200x110.jpeg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/5834988_1538_unicredit.jpeg 380w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il governo stretto tra l'agenda Draghi e i bisogni della media impresa cari ai leghisti",1732720782,[61,185,186,187,188],"http://radioblackout.org/tag/capitale/","http://radioblackout.org/tag/capitale-fittizio/","http://radioblackout.org/tag/europa/","http://radioblackout.org/tag/ita/",[15,190,191,192,18],"capitale","capitale fittizio","europa",{"post_content":194},{"matched_tokens":195,"snippet":196,"value":197},[70],"dalla notizia dell’opa lanciata da \u003Cmark>Unicredit\u003C/mark> per acquisire Banco BPM, banca","I più importanti giornali del monto finanziario internazionale e di conseguenza il mainstream sono stati scossi ieri dalla notizia dell’opa lanciata da \u003Cmark>Unicredit\u003C/mark> per acquisire Banco BPM, banca molto importante nel settore del credito per le imprese di Lombardia e Veneto ma che tocca anche Piemonte ed Emilia Romagna. 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Che cosa vuole e cosa può Putin, ci sono le condizioni affinché questa escalation di conflitto vada avanti ? \r\n\r\nCi sono delle cause più profonde da ricercare più indietro nel tempo, bisogna guardare all’espansionismo della Nato ma non possiamo vedere lo scontro in una visione bipolare tra Nato e Russia. In questo momento la sua sfera di influenza viene minacciata da un avversario come la Nato, che non ha nessuna intenzione di retrocedere, infatti a fine 2021 in una dichiarazione formale si chiedeva di non accogliere l’Ucraina all’interno dell’alleanza, ad ora per l’Ucraina, essendoci un conflitto aperto, non è possibile entrare nella Nato ma in ogni caso gli USA hanno sempre rifiutato questa richiesta. Putin vuole più cose su diverse scale, innanzitutto che l’Ucraina e l’area post sovietica rimangano attaccate alla sfera politica russa ma si rifà anche a motivazioni storiche, come è stato chiaro nel discorso alla nazione in seguito al riconoscimento delle Repubbliche del Donbass, condito da revisionismo storico, durante il quale Putin ha attinto a motivazioni culturali usando una narrazione che parla di un ordine quasi naturale e ben radicato in un passato condiviso messo a repentaglio dalla potenza imperialista della Nato. Putin vuole che questa narrazione sia percepita dai suoi cittadini ma anche all’estero, quello che vuole è un mondo multipolare segnato dal principio di non interferenza, un mondo in cui non ci sia il primato della democrazia neoliberale. Ciò che accadrà non lo possiamo sapere e dipende da una serie di variabili. Se l’Ucraina è disposta a capitolare e a “sospendere le aggressioni”, perché è questo il punto di vista russo, allora il governo russo sarebbe aperto a una trattativa, c’è da vedere di che tipo di trattativa si tratta, bisogna vedere la risposta della Nato anche perchè Biden ha ribadito che non saranno mandati soldati della Nato in Ucraina ma si continuerà a supportare l’esercito ucraino a livello finanziario e logistico.\r\n\r\nQuali risposte abbiamo sul tavolo, dall’UE agli USA, ai Paesi Baltici, alle ex repubbliche sovietiche?\r\n\r\nLe truppe nato stanno raggiungendo i confini nei Baltici e in Polonia, una mossa preventiva che ci auguriamo non porti a uno scontro, mentre la risposta principale sono le sanzioni, un punto problematico. Infatti, non c’è un fronte unito sulle sanzioni, si è proposto di escludere la Russia dal sistema swift, l’unica sanzione che potrebbe avere un portato significativo, ma il problema è che ne risentirebbe anche l’Occidente dall’Europa all’America, ed è il grande scoglio che fa retrocedere un po’ tutti. Le sanzioni penalizzano anche i paesi che le elabrorano, soprattutto in un momento in cui non ci sono paesi in situazioni stabili. Inoltre, penalizzano grandi gruppi finanziari e bancari, Intesa San Paolo e Unicredit sono fortemente contrari perche sarebbero gravi perdite per loro. Quindi l’efficacia delle sanzioni è limitata e la Russia lo sa.\r\n\r\nIn questo contesto e possibile che l’UE si spacchi viste le posizioni molto diverse, dalla Gran Bretagna in una posizione privilegiata per i capitali russi nel suo territorio all’Italia che è dipendente per più del 40% dal gas della Russia, ci sono probabilità di fuoriuscita dalla Nato o risposte diverse? \r\n\r\nQuesti sono processi lunghissimi ed estenuanti, come è stato per la Brexit, in questo senso l’UE è gia spaccata, un problema che si è riproposto anche per la questione del gasdotto Northstrem2, già pronto con la Germania promotrice principale insieme ad altri paesi, mentre i Baltici e la Polonia erano molto contrari, queste differenti posizioni dipendono fortemente dalle relazioni che ogni paese membro ha con la Russia. Ad ora la certificazione per il gasdotto è stata sospesa a seguito del riconoscimento dell’indipendenza delle due Repubbliche del Donbass. Quindi possiamo dire che l’Europa sia già spaccata ma il processo è lungo, il conflitto al momento è prioritario e la Nato è invischiata fino al midollo.\r\n\r\nE gli altri attori? La Cina ? \r\n\r\nGli attori più significativi sono quelli che abbiamo menzionato, l’Ucraina e le due Repubbliche sono una pedina di uno scontro più grande che tira in ballo un equilibrio geopolitico globale, l’Ucraina è il paese che sta subendo con un costo altissimo in termini umani ma non è l’attore decisivo. Bisognerà vedere la sua risposta ma comunque ad ora in due giorni la Russia è riuscita a invadere il territorio su larga scala e ha dimostrato di avere il coltello dalla parte del manico. La Cina è in una posizione difficile perchè ha basato la sua ascesa su un atteggiamento pacifico basato su accordi commerciali, ovviamente ha un tratto in comune con la Russia, ossia la critica dell’ordine basato sulle democrazie neoliberali, entrambe da anni contestano quest’ordine, da un lato Putin con la forza nel 2008, nel 2014 e oggi, dall’altro la Cina basandosi su un piano commerciale. Quest’ultima ha offerto supporto finanziario alla Russia ma non ha appoggiato la sua avventura bellica cercando di tirarsene fuori rimanendo neutrale anche perché non è interesse di nessuno coinvolgerla in termini militari. Dobbiamo considerare che a seguito di questa guerra l’UE e l’equilibrio che conosciamo oggi non ci sarà più, dipende da cosa farà l’Ucraina, se dovesse arrendersi ma ad ora non sembra un’ipotesi in vista con le dichiarazioni del presidente, dipende dalle intenzioni della Russia se vorrà riconoscere il governo di Zelenski a delle condizioni o se vorrà completamente destituirlo, non è noto. Dipende dalla risposta della Nato se effettivamente non interverrà ma dipende da quali sono i prossimi sviluppi se ci saranno scontri in territorio Nato.\r\n\r\nParliamo delle proteste contro la guerra in Russia...\r\n\r\nBisogna chiarire che in Russia è vietato fare manifestazioni non autorizzate, con manifestazioni si intende anche una persona con un cartello, come scenario classico. Gli arresti in qualsiasi manifestazione, anche pacifica e sono quasi sempre pacifiche, sono all’ordine del giorno. C’è una grande pressione da parte dello Stato. È vero che in queste ore è stato dimostrato un grande supporto alla causa, moltissime persone sono scese in piazza a Mosca e San Pietroburgo nonostante la repressione violenta che era già preparata, il governo infatti si aspettava le proteste, la polizia era già schierata in strada fin dalla mattina, allo stesso tempo non è stato organizzato nulla in supporto della guerra cosa che di solito succede da parte del governo russo nella ricerca di legittimità popolare, il che è significativo, esiste dunque la consapevolezza del governo che molti cittadini siano contro la guerra, si parla di migliaia di arrestati.\r\n\r\nL’Ucraina viene narrata in una posizione di vittima quando ci sono state innumerevoli aggressioni da parte del governo ucraino nei confronti dei paesi limitrofi, come interpretare questo fenomeno? \r\n\r\nInnanzitutto bisogna sottolineare una cosa, uno sguardo manicheo alla situazione non è mai utile per interpretare un fenomeno. Nel momento in cui si parla di governo fascista riferendosi all’Ucraina (quando Putin stesso l’ha dichiarato un burattino dell’Occidente) si fa il gioco della Russia. L’Ucraina è effettivamente vittima di un’aggressione e la presenza di gruppi nazisti, com’era accaduto anche nel contesto delle rivolte di Euromaidan, non sminuisce il fatto che l’Ucraina stia subendo un’invasione violenta da parte di uno stato che non riconosce la sovranità nazionale di un altro stato. È dal 2014, da Euromaidan che ha portato alla destituzione del governo precedente, che va avanti il conflitto in Donbass, questo conflitto non si è mai fermato nonostante gli accordi del 2014 e 2015, l’Ucraina non ha mai rinunciato alle Repubbliche del Donbass e assicurare l’autonomia alle Repubbliche separatiste non è mai stata accettata. La questione anche dal punto di vista etnico è molto complessa, certo è che le regioni orientali sono a maggioranza russofona, ma bisognerebbe sottolineare la differenza tra russofono e russofilo, poi è vero che nel referendum i cittadini hanno dimostrato di volersi alleare con la Russia, ma si tratta di territori in cui non ci può essere una totale unanimità e questo va tenuto in conto quando si parla di civili che devono affrontare attacchi armati tutti i giorni da 8 anni. Anche la rivoluzione di Euromaidan e i governi che si sono susseguiti in seguito, ci parlano di un contesto ambiguo, un panorama variegato, ci sono gruppi nazionalisti di estrema destra che hanno animato le proteste, come anche quelle dei giorni scorsi per la sovranità dell’Ucraina, ci sono gruppi che vorrebbero maggiore vicinanza all’UE, vuoi per sentimento antirusso o per maggiore vicinanza al sistema valoriale europeo, ciò non rende un popolo ideologicamente definito. Il vero problema è la coesistenza dei gruppi e la strumentalizzazione della coesistenza di questi gruppi.\r\n\r\nC’è la possibilità di un fronte popolare che sia in grado di posizionarsi né con la Nato né con la Russia in Ucraina? \r\n\r\nIn Ucraina ci sono tanti cittadini che vorrebbero vivere in uno stato sovrano, sebbene sia problematico il concetto di sovranità nazionale, vorrebbero un paese indipendente da ingerenze esterne e che sia indipendente da un assetto valoriale esterno. Questo gruppo di persone va rispettato, nelle piazze che lottano per lo stop alla guerra non sono soltanto piazze di liberali che vogliono la pace, non è così, ci sono anche gruppi di estrema destra e ci sono persone che condividono una visione più ideologicamente imperialista dell’UE.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/mc-franceschelli-ucraina-2022_02_25_2022.02.25-13.00.00-escopost-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito l’intervento di Tiziana di student* palermitan* che ci parla del presidio contro la guerra di questo pomeriggio. \r\n\r\nLa Sicilia è in una posizione specifica nel contesto di questa guerra, infatti in queste settimane la flotta russa ha varcato le acque intorno all’isola, ci sono state esercitazioni militari, droni in partenza per basi militari sono state all’ordine del giorno. Da Sigonella sono partiti i droni per sorvegliare le truppe russe ai confini con l’Ucraina, le antenne del Muos a Niscemi hanno un ruolo di prima linea in questo momento. Anche per questi motivi, oltre che per ribadire la forte opposizione a tutte le guerre, oggi a Palermo si scenderà in piazza contro la militarizzazione, contro l’occupazione dei territori, per l’autodeterminazione.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/palermo-contro-la-guerra.mp3\"][/audio]","25 Febbraio 2022","2022-02-26 10:35:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/ucraina-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/ucraina-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/ucraina-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/ucraina-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/ucraina-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/ucraina.jpg 1500w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","GUERRA IN UCRAINA: NE’ CON LA NATO NE’ CON LA RUSSIA.",1645813388,[216,217,218,219],"http://radioblackout.org/tag/guerra-ucraina/","http://radioblackout.org/tag/nato/","http://radioblackout.org/tag/russia/","http://radioblackout.org/tag/sicilia/",[221,222,223,224],"guerra ucraina","nato","russia","sicilia",{"post_content":226},{"matched_tokens":227,"snippet":228,"value":229},[70],"bancari, Intesa San Paolo e \u003Cmark>Unicredit\u003C/mark> sono fortemente contrari perche sarebbero","Ne abbiamo parlato con una dottoranda che studia i movimenti sociali e la società civile nell’Europa post sovietica \r\n\r\nDove stanno le cause, dalla volontà di espansionismo della Nato alla responsabilità di Putin, può essere intesa come una prova di forza spinta da una debolezza. Che cosa vuole e cosa può Putin, ci sono le condizioni affinché questa escalation di conflitto vada avanti ? \r\n\r\nCi sono delle cause più profonde da ricercare più indietro nel tempo, bisogna guardare all’espansionismo della Nato ma non possiamo vedere lo scontro in una visione bipolare tra Nato e Russia. In questo momento la sua sfera di influenza viene minacciata da un avversario come la Nato, che non ha nessuna intenzione di retrocedere, infatti a fine 2021 in una dichiarazione formale si chiedeva di non accogliere l’Ucraina all’interno dell’alleanza, ad ora per l’Ucraina, essendoci un conflitto aperto, non è possibile entrare nella Nato ma in ogni caso gli USA hanno sempre rifiutato questa richiesta. Putin vuole più cose su diverse scale, innanzitutto che l’Ucraina e l’area post sovietica rimangano attaccate alla sfera politica russa ma si rifà anche a motivazioni storiche, come è stato chiaro nel discorso alla nazione in seguito al riconoscimento delle Repubbliche del Donbass, condito da revisionismo storico, durante il quale Putin ha attinto a motivazioni culturali usando una narrazione che parla di un ordine quasi naturale e ben radicato in un passato condiviso messo a repentaglio dalla potenza imperialista della Nato. Putin vuole che questa narrazione sia percepita dai suoi cittadini ma anche all’estero, quello che vuole è un mondo multipolare segnato dal principio di non interferenza, un mondo in cui non ci sia il primato della democrazia neoliberale. Ciò che accadrà non lo possiamo sapere e dipende da una serie di variabili. Se l’Ucraina è disposta a capitolare e a “sospendere le aggressioni”, perché è questo il punto di vista russo, allora il governo russo sarebbe aperto a una trattativa, c’è da vedere di che tipo di trattativa si tratta, bisogna vedere la risposta della Nato anche perchè Biden ha ribadito che non saranno mandati soldati della Nato in Ucraina ma si continuerà a supportare l’esercito ucraino a livello finanziario e logistico.\r\n\r\nQuali risposte abbiamo sul tavolo, dall’UE agli USA, ai Paesi Baltici, alle ex repubbliche sovietiche?\r\n\r\nLe truppe nato stanno raggiungendo i confini nei Baltici e in Polonia, una mossa preventiva che ci auguriamo non porti a uno scontro, mentre la risposta principale sono le sanzioni, un punto problematico. Infatti, non c’è un fronte unito sulle sanzioni, si è proposto di escludere la Russia dal sistema swift, l’unica sanzione che potrebbe avere un portato significativo, ma il problema è che ne risentirebbe anche l’Occidente dall’Europa all’America, ed è il grande scoglio che fa retrocedere un po’ tutti. Le sanzioni penalizzano anche i paesi che le elabrorano, soprattutto in un momento in cui non ci sono paesi in situazioni stabili. Inoltre, penalizzano grandi gruppi finanziari e bancari, Intesa San Paolo e \u003Cmark>Unicredit\u003C/mark> sono fortemente contrari perche sarebbero gravi perdite per loro. Quindi l’efficacia delle sanzioni è limitata e la Russia lo sa.\r\n\r\nIn questo contesto e possibile che l’UE si spacchi viste le posizioni molto diverse, dalla Gran Bretagna in una posizione privilegiata per i capitali russi nel suo territorio all’Italia che è dipendente per più del 40% dal gas della Russia, ci sono probabilità di fuoriuscita dalla Nato o risposte diverse? \r\n\r\nQuesti sono processi lunghissimi ed estenuanti, come è stato per la Brexit, in questo senso l’UE è gia spaccata, un problema che si è riproposto anche per la questione del gasdotto Northstrem2, già pronto con la Germania promotrice principale insieme ad altri paesi, mentre i Baltici e la Polonia erano molto contrari, queste differenti posizioni dipendono fortemente dalle relazioni che ogni paese membro ha con la Russia. Ad ora la certificazione per il gasdotto è stata sospesa a seguito del riconoscimento dell’indipendenza delle due Repubbliche del Donbass. Quindi possiamo dire che l’Europa sia già spaccata ma il processo è lungo, il conflitto al momento è prioritario e la Nato è invischiata fino al midollo.\r\n\r\nE gli altri attori? La Cina ? \r\n\r\nGli attori più significativi sono quelli che abbiamo menzionato, l’Ucraina e le due Repubbliche sono una pedina di uno scontro più grande che tira in ballo un equilibrio geopolitico globale, l’Ucraina è il paese che sta subendo con un costo altissimo in termini umani ma non è l’attore decisivo. Bisognerà vedere la sua risposta ma comunque ad ora in due giorni la Russia è riuscita a invadere il territorio su larga scala e ha dimostrato di avere il coltello dalla parte del manico. La Cina è in una posizione difficile perchè ha basato la sua ascesa su un atteggiamento pacifico basato su accordi commerciali, ovviamente ha un tratto in comune con la Russia, ossia la critica dell’ordine basato sulle democrazie neoliberali, entrambe da anni contestano quest’ordine, da un lato Putin con la forza nel 2008, nel 2014 e oggi, dall’altro la Cina basandosi su un piano commerciale. Quest’ultima ha offerto supporto finanziario alla Russia ma non ha appoggiato la sua avventura bellica cercando di tirarsene fuori rimanendo neutrale anche perché non è interesse di nessuno coinvolgerla in termini militari. Dobbiamo considerare che a seguito di questa guerra l’UE e l’equilibrio che conosciamo oggi non ci sarà più, dipende da cosa farà l’Ucraina, se dovesse arrendersi ma ad ora non sembra un’ipotesi in vista con le dichiarazioni del presidente, dipende dalle intenzioni della Russia se vorrà riconoscere il governo di Zelenski a delle condizioni o se vorrà completamente destituirlo, non è noto. Dipende dalla risposta della Nato se effettivamente non interverrà ma dipende da quali sono i prossimi sviluppi se ci saranno scontri in territorio Nato.\r\n\r\nParliamo delle proteste contro la guerra in Russia...\r\n\r\nBisogna chiarire che in Russia è vietato fare manifestazioni non autorizzate, con manifestazioni si intende anche una persona con un cartello, come scenario classico. Gli arresti in qualsiasi manifestazione, anche pacifica e sono quasi sempre pacifiche, sono all’ordine del giorno. C’è una grande pressione da parte dello Stato. È vero che in queste ore è stato dimostrato un grande supporto alla causa, moltissime persone sono scese in piazza a Mosca e San Pietroburgo nonostante la repressione violenta che era già preparata, il governo infatti si aspettava le proteste, la polizia era già schierata in strada fin dalla mattina, allo stesso tempo non è stato organizzato nulla in supporto della guerra cosa che di solito succede da parte del governo russo nella ricerca di legittimità popolare, il che è significativo, esiste dunque la consapevolezza del governo che molti cittadini siano contro la guerra, si parla di migliaia di arrestati.\r\n\r\nL’Ucraina viene narrata in una posizione di vittima quando ci sono state innumerevoli aggressioni da parte del governo ucraino nei confronti dei paesi limitrofi, come interpretare questo fenomeno? \r\n\r\nInnanzitutto bisogna sottolineare una cosa, uno sguardo manicheo alla situazione non è mai utile per interpretare un fenomeno. Nel momento in cui si parla di governo fascista riferendosi all’Ucraina (quando Putin stesso l’ha dichiarato un burattino dell’Occidente) si fa il gioco della Russia. L’Ucraina è effettivamente vittima di un’aggressione e la presenza di gruppi nazisti, com’era accaduto anche nel contesto delle rivolte di Euromaidan, non sminuisce il fatto che l’Ucraina stia subendo un’invasione violenta da parte di uno stato che non riconosce la sovranità nazionale di un altro stato. È dal 2014, da Euromaidan che ha portato alla destituzione del governo precedente, che va avanti il conflitto in Donbass, questo conflitto non si è mai fermato nonostante gli accordi del 2014 e 2015, l’Ucraina non ha mai rinunciato alle Repubbliche del Donbass e assicurare l’autonomia alle Repubbliche separatiste non è mai stata accettata. La questione anche dal punto di vista etnico è molto complessa, certo è che le regioni orientali sono a maggioranza russofona, ma bisognerebbe sottolineare la differenza tra russofono e russofilo, poi è vero che nel referendum i cittadini hanno dimostrato di volersi alleare con la Russia, ma si tratta di territori in cui non ci può essere una totale unanimità e questo va tenuto in conto quando si parla di civili che devono affrontare attacchi armati tutti i giorni da 8 anni. Anche la rivoluzione di Euromaidan e i governi che si sono susseguiti in seguito, ci parlano di un contesto ambiguo, un panorama variegato, ci sono gruppi nazionalisti di estrema destra che hanno animato le proteste, come anche quelle dei giorni scorsi per la sovranità dell’Ucraina, ci sono gruppi che vorrebbero maggiore vicinanza all’UE, vuoi per sentimento antirusso o per maggiore vicinanza al sistema valoriale europeo, ciò non rende un popolo ideologicamente definito. Il vero problema è la coesistenza dei gruppi e la strumentalizzazione della coesistenza di questi gruppi.\r\n\r\nC’è la possibilità di un fronte popolare che sia in grado di posizionarsi né con la Nato né con la Russia in Ucraina? \r\n\r\nIn Ucraina ci sono tanti cittadini che vorrebbero vivere in uno stato sovrano, sebbene sia problematico il concetto di sovranità nazionale, vorrebbero un paese indipendente da ingerenze esterne e che sia indipendente da un assetto valoriale esterno. 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Tra gli altri italiani vi è Alessandro Profumo, ex Unicredit, ex Monte dei Paschi ed attualmente a capo di Leonardo, l'azienda partecipata dallo Stato che opera nei settori di difesa, aerospazio, sicurezza (cyber e non) e che ha appena visto l'approdo di Marco Minniti tra le sue fila.\r\nPoi abbiamo Corrado Passera, ex ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti per il governo Monti, Francesco Caio, ex direttore generale di Poste Italiane e presidente di Alitalia ITA, Fulvio Conti con alle spalle una carriera in Enel e Telecom Italia, Paolo Scaroni, anche lui ex Enel ed ex Eni…\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche, economista\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/2021-03-09-mkkinley-fricche.mp3\"][/audio]","9 Marzo 2021","2021-03-09 14:50:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/porte-girevoli-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"230\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/porte-girevoli-230x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/porte-girevoli-230x300.jpg 230w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/porte-girevoli-786x1024.jpg 786w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/porte-girevoli-768x1000.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/porte-girevoli.jpg 800w\" sizes=\"auto, (max-width: 230px) 100vw, 230px\" />","Le sliding doors. 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Un’ipocrisia smascherata anche dai partners a cui si accompagna (Iren, Enel, Smat, FCA, Unicredit…), da sempre impegnati in scempi ambientali e sociali in diverse zone del mondo.\r\n\r\nIn questa puntata abbiamo parlato con ironia di tale ennesimo rigurgito capitalista delle istanze tipiche delle lotte ambientaliste, un processo di assimilazione che pretende di risolvere problemi quali il cambiamento climatico e l'avvelenamento della terra senza mettere in discussione le basi stesse dell'economia consumistica e predatoria ed energivora attualmente in atto.\r\n\r\nAscolta la puntata qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/green-pea.mp3\"][/audio]","3 Gennaio 2021","2021-01-03 15:41:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/Facciata_GreenPea-200x110.jpeg","Green Pea: il consumismo e l'ozio si tingono di verde","podcast",1609688501,[],[],{"post_content":305},{"matched_tokens":306,"snippet":308,"value":309},[307],"Unicredit…","accompagna (Iren, Enel, Smat, FCA, \u003Cmark>Unicredit…\u003C/mark>), da sempre impegnati in scempi","Il 9 dicembre ha aperto a Torino nel quartiere Lingotto il nuovo centro commerciale green di lusso marcato Oscar Farinetti.\r\n\r\nIl Green Pea, che si sviluppa su 5 piani per ben 15000 metri quadri, propone shopping, ristorazione e ozio d’alta classe per chi, dotato di portafoglio ben fornito, vuole continuare ad avere accesso ai tradizionali vizi consumistici senza rinunciare ad una coscienza dipinta di verde.\r\n\r\nIn questo nuovo complesso, che rappresenta la versione edonistica del capitalismo green, uno dei punti di forza è, anche grazie alla collaborazione con la scuola Holden, la retorica del piacere, del vizio e della bellezza che elevano moralmente ed esteticamente il cliente che entra a far parte di questo mondo “eco-friendly”. 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Un’ipocrisia smascherata anche dai partners a cui si accompagna (Iren, Enel, Smat, FCA, \u003Cmark>Unicredit…\u003C/mark>), da sempre impegnati in scempi ambientali e sociali in diverse zone del mondo.\r\n\r\nIn questa puntata abbiamo parlato con ironia di tale ennesimo rigurgito capitalista delle istanze tipiche delle lotte ambientaliste, un processo di assimilazione che pretende di risolvere problemi quali il cambiamento climatico e l'avvelenamento della terra senza mettere in discussione le basi stesse dell'economia consumistica e predatoria ed energivora attualmente in atto.\r\n\r\nAscolta la puntata qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/green-pea.mp3\"][/audio]",[311],{"field":95,"matched_tokens":312,"snippet":308,"value":309},[307],{"best_field_score":135,"best_field_weight":136,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":137,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},{"document":315,"highlight":332,"highlights":337,"text_match":133,"text_match_info":340},{"comment_count":47,"id":316,"is_sticky":47,"permalink":317,"podcastfilter":318,"post_author":319,"post_content":320,"post_date":321,"post_excerpt":110,"post_id":316,"post_modified":322,"post_thumbnail":323,"post_title":324,"post_type":300,"sort_by_date":325,"tag_links":326,"tags":331},"17500","http://radioblackout.org/podcast/italiakazachstan-petrolio-e-diritti-umani/",[],"anarres","La vicenda di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Ablyazov, fermata, richiusa al CIE, portata dal giudice di pace, espulsa con volo speciale pagato dall'ambasciata del Kazachstan, ha messo nei guai il governo Letta, obbligato ad una rapida marcia indietro. Il ministro degli Esteri Bonino e quello dell'Interno Alfano hanno fatto lo scaricabarile e non è certo il ritiro del decreto di espulsione a modificare la situazione.\r\nOrmai la donna e sua figlia sono nelle mani dell'autocrate kazako Nazarbayev, che difficilmente mollerà i due ostaggi che lo Stato italiano gli ha consegnato.\r\nI fragili equilibri nella grosse coalition all’italiana si sono ulteriormente incrinati, con il pressing nei confronti di Alfano da parte del PD. Sapremo nelle prossime ore se la testa Procaccini, il capo di Gabinetto del vice premier, dimessosi oggi basterà a chiudere la vicenda o se sarà solo l’innesco di una crisi che è ormai nell’aria da giorni. L’accelerazione l’ha data il mini aventino del PDL che si è arroccato in difesa di Berlusconi, cui la Cassazione potrebbe comminare in via definitiva l’interdizione dai pubblici uffici.\r\nUn fatto è certo. Questa vicenda poteva rimanere tra le tante denunce nel deserto di blog e siti di informazione di nicchia. Invece ha fatto irruzione sui principali quotidiani, che, con La Stampa, in prima fila, mantengono viva l’attenzione sul caso.\r\nSe a questo si aggiunge la pressione della governance economica a livello mondiale, che ha mal gradito la decisione di far slittare l’aumento dell’IVA e la questione dell’IMU a settembre, si ha un quadro che ricorda i giorni precedenti la caduta di Berlusconi e la nascita del governo Monti.\r\nDifficile tuttavia che in questo caso sia ipotizzabile un nuovo governo senza ricorso alle urne. D’altra parte l’indebolimento del paggio del Cavaliere potrebbe essere un obiettivo sufficiente a soddisfare la compagine guidata da Epifani.\r\nSu ben altro piano la vicenda dell’espulsione a tempo di record di Alma Slalabayeva dovrebbe indurre ad una riflessione sulla legislazione nei confronti degli immigrati nel nostro paese, che invece nessuno fa.\r\nLe norme che regolano l'espulsione degli stranieri senza documenti consentono ogni sorta di arbitrio. Uomini e donne possono essere rinchiusi nei CIE sino a 18 mesi solo per verificarne l'identità. Di fatto si tratta di una pena detentiva comminata per via amministrativa come strumento di punizione nei confronti degli immigrati che vi vengono rinchiusi e di minaccia a tutti gli altri. All'occorrenza le procedure possono essere rapidissime. I giudici di pace convalidano quasi sempre e in poche ore ci si può ritrovare all'altro capo del pianeta.\r\nCapita ogni giorno a uomini e donne senza storia, tritati da una macchina oliata negli anni per funzionare senza inceppi.\r\nUna macchina usata anche per questa espulsione eccellente, nei confronti di una donna che viveva con la figlia, il cognato e vari domestici in una villa a Casalpalocco.\r\nD'altra parte il dissidente Ablyazov è una figura tipica del panorama post sovietico: un imprenditore dai modi spicci e dall'attitudine a sostituire nel suo ruolo il primo ed unico presidente del Kazachstan indipendente.\r\nNei prossimi giorni capiremo le reali ripercussioni di questa vicenda sul governo, che gioca a scaricabarile, sperando che qualcuno possa bersi la storiella di un’operazione condotta da funzionari senza consultare il ministro.\r\n\r\nLa domanda che ci siamo posti noi è invece semplice. Perché? Perché il governo italiano ha condotto quest'operazione? Perché tanta fretta?\r\nLa risposta è altrettanto semplice: la trovate sul sito dell'ENI, i cui interessi sul gas e il petrolio kazako sono stati garantiti negli anni prima dal governo Prodi, poi, in successione, da Berlusconi Monti e Letta. Uno dei maggiori investimenti del colosso energetico italiano, dovrebbe cominciare a dare i primi frutti proprio quest'anno: è una gigantesca piattaforma off shore di pompaggio del greggio nel mare Caspio.\r\n\r\nAbbiamo cercato di capirne di più parlandone con Marco Tafel, che da molti anni si occupa di questioni energetiche e degli enormi interessi che le accompagnano.\r\nAscolta il suo intervento:\r\n2013 07 12 tafel kazachstan\r\n\r\nIl primo e unico capo di Stato dell’ex repubblica sovietica ha improntato la sua politica di sviluppo economico e commerciale, con un nucleo centrale costituito dalla risorse energetiche, uno esterno rappresentato da infrastrutture, tecnologia e know-how. Con l’Italia vi è un rapporto privilegiato che risale ai primi anni dopo l’indipendenza nel 1990.\r\nIl paese ha registrato negli ultimi vent’anni un tasso di crescita medio tra i più dinamici al mondo, circa l’8%, secondo soltanto alla Cina e al Qatar. A rendere attraente il Kazakhstan è la posizione strategica, l’ampiezza del territorio - il nono del Pianeta - e la grande ricchezza del sottosuolo. Occupa il 12 esimo posto al mondo per le riserve di petrolio e il 14 esimo per quelle di gas. Non guasta la stabilità politica garantita da una dittatura travestita da democrazia.\r\nDal 1992 in poi i rapporti tra Italia e Kazakhstan si sono rafforzati progressivamente in particolare con il Trattato di partenariato strategico firmato in occasione della visita a Roma di Nazarbaev, nel novembre 2009. In base ai dati kazaki, l’Italia è il secondo Paese destinatario dell’export (petrolio in larghissima parte), con una quota del 18% sul suo interscambio totale, seconda solo alla Cina. I dati del ministero degli Esteri la confermano al secondo posto come Paese esportatore in Kazakhstan - dopo la Germania - in ambito Ue, ed il sesto in assoluto, con oltre 900 milioni di euro nel 2012 (oltre il 70% di tutta l’Asia Centrale), ovvero cinque volte rispetto a dieci anni fa. Inoltre l’Unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan, offre all’Italia opportunità per 34 miliardi di euro. L’Italia ha in Kazakhstan un ruolo centrale. La parte del leone l’ha recitata l’ENI. Il colosso degli idrocarburi è co-operatore del giacimento in produzione di Karachaganak, e partecipa al consorzio North Caspian Sea Psa per lo sviluppo del giacimento Kashagan. \r\n«Il Kazakhstan è per noi un impegno prioritario di lungo termine, dal punto di vista degli investimenti e della produzione futura - spiega Claudio Descalzi, direttore generale del settore Esplorazioni e Produzione -».\r\nDietro all’ Eni in Kazakhstan sono arrivate anche molte e piccole e medie imprese del settore «oil and gas», e in seguito, aziende del settore infrastrutturale o impegnate nelle costruzioni come Salini-Todini, Impregilo, Italcementi, Renco ed altre ancora. Sono 53 le società italiane con sede in Kazakhstan, secondo le stime 2013 dell’Ice, la maggior parte ad Almaty e Astana, oltre a un centinaio di joint-venture italo-kazake. Dal 2007 c’é anche Unicredit che controlla la quinta banca del Paese.\r\nIn prospettiva altri fronti di interscambio potrebbero aprirsi con la collaborazione tra Milano Expo 2015 e Astana 2017 per lo scambio di know-how italiano. Potrebbe registrarsi una crescita di esportazioni nei settori abbigliamento, lusso e arredo.\r\nIn questo quadro i diritti umani della moglie e della figlia di Mukhtar Ablyazov, il capitalista kazako, prima alleato e poi avversario acerrimo di Nazarbayev, contano davvero poco.","16 Luglio 2013","2018-10-17 22:10:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/07/eni-kasakistan-copy-200x110.jpg","Italia/Kazakhstan. Petrolio e diritti umani",1374003213,[327,328,329,330],"http://radioblackout.org/tag/eni/","http://radioblackout.org/tag/italia/","http://radioblackout.org/tag/kazakhstan/","http://radioblackout.org/tag/petrolio/",[278,280,284,282],{"post_content":333},{"matched_tokens":334,"snippet":335,"value":336},[70],"italo-kazake. 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Uomini e donne possono essere rinchiusi nei CIE sino a 18 mesi solo per verificarne l'identità. Di fatto si tratta di una pena detentiva comminata per via amministrativa come strumento di punizione nei confronti degli immigrati che vi vengono rinchiusi e di minaccia a tutti gli altri. All'occorrenza le procedure possono essere rapidissime. 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I dati del ministero degli Esteri la confermano al secondo posto come Paese esportatore in Kazakhstan - dopo la Germania - in ambito Ue, ed il sesto in assoluto, con oltre 900 milioni di euro nel 2012 (oltre il 70% di tutta l’Asia Centrale), ovvero cinque volte rispetto a dieci anni fa. Inoltre l’Unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan, offre all’Italia opportunità per 34 miliardi di euro. L’Italia ha in Kazakhstan un ruolo centrale. La parte del leone l’ha recitata l’ENI. Il colosso degli idrocarburi è co-operatore del giacimento in produzione di Karachaganak, e partecipa al consorzio North Caspian Sea Psa per lo sviluppo del giacimento Kashagan. \r\n«Il Kazakhstan è per noi un impegno prioritario di lungo termine, dal punto di vista degli investimenti e della produzione futura - spiega Claudio Descalzi, direttore generale del settore Esplorazioni e Produzione -».\r\nDietro all’ Eni in Kazakhstan sono arrivate anche molte e piccole e medie imprese del settore «oil and gas», e in seguito, aziende del settore infrastrutturale o impegnate nelle costruzioni come Salini-Todini, Impregilo, Italcementi, Renco ed altre ancora. Sono 53 le società italiane con sede in Kazakhstan, secondo le stime 2013 dell’Ice, la maggior parte ad Almaty e Astana, oltre a un centinaio di joint-venture italo-kazake. 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Nelle prime ore della mattina, diverse abitazioni sono state perquisite annunciando a 13 compagni e compagne l'iscrizione tra gli indagati dell'operazione denominata \"Thor\" in quanto una delle azioni prese in considerazione riguarderebbe un bancomat preso a martellate.\r\n\r\nTanto che durante le perquisizioni è stato sequestrato almeno un martello (e pure dei chiodi).\r\n\r\nI vari strumenti giuridici accordati per l'occasione comprendono gli articoli 110, 112 e 270 bis del codice penale; l'associazione sovversiva, secondo gli inquisitori, sarebbe costituita attorno al gruppo \"Ravenna AUT\", mentre le azioni specifiche riguarderebbero attacchi contro un bancomat e una filiale Unicredit, contro auto aziendali di ENI e CMC, contro veicoli di lusso come SUV e limousine, il tutto con finalità di eversione dell'ordine democratico.\r\n\r\nascolta la diretta con Sara, una delle perquisite:\r\n\r\nRavenna3.9","3 Settembre 2012","2018-10-17 22:11:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/09/1459956-06-07-20-200x110.jpg","operazione Thor - perquisizioni a Ravenna",1346680365,[],[],{"post_content":355},{"matched_tokens":356,"snippet":357,"value":358},[70],"un bancomat e una filiale \u003Cmark>Unicredit\u003C/mark>, contro auto aziendali di ENI","1 settembre 2012: la procura di Bologna prosegue con il proprio contributo alle manovre repressive che in questi mesi estivi hanno colpito il \"movimento\" anarchico in Italia. 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