","No-tav: la passerella di Zanonato in Valle e il presunto sblocco dei fondi europei","post",1382093940,[63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/femminicidio/","http://radioblackout.org/tag/lupi/","http://radioblackout.org/tag/notav/","http://radioblackout.org/tag/zanonato/",[68,20,69,24],"femminicidio","notav",{"post_content":71,"post_title":76,"tags":79},{"matched_tokens":72,"snippet":74,"value":75},[73],"Zanonato","la Valle 'accoglieva' il ministro \u003Cmark>Zanonato\u003C/mark> in una Susa militarizzata più","Mentre ieri 17 ottobre il commissario europeo Kallas annunciava ai ministri dei trasporti italiano e francese un presunto finanziamento europeo per la Tav fino al 40%, la Valle 'accoglieva' il ministro \u003Cmark>Zanonato\u003C/mark> in una Susa militarizzata più del solito. Nella ormai abituale passerella di regime, il ministro, spalleggiato da Roberto Cota e da Mario Virano, prometteva ampie compensazioni alla Valle, tra cui l'offerta di energia di elettrica ad un costo calmierato. Intanto, le manovre repressive contro il movimento si inaspriscono. E' infatti di ieri la notizia dell'approvazione di un decreto legge che, abilmente mascherato da ddl contro il femminicidio, costituisce un vero e proprio nuovo pacchetto sicurezza, con norme a protezione del cantiere.\r\n\r\nCome ha commentato Nicoletta ai microfoni di Radio Blackout, la Valle proprio non ci sta al sordido meccanismo del bastone e della carota.\r\n\r\nAscolta il contributo.\r\n\r\nnicoletta_notav_171013\r\n\r\n \r\n\r\n ",{"matched_tokens":77,"snippet":78,"value":78},[73],"No-tav: la passerella di \u003Cmark>Zanonato\u003C/mark> in Valle e il presunto sblocco dei fondi europei",[80,82,84,86],{"matched_tokens":81,"snippet":68},[],{"matched_tokens":83,"snippet":20},[],{"matched_tokens":85,"snippet":69},[],{"matched_tokens":87,"snippet":88},[24],"\u003Cmark>zanonato\u003C/mark>",[90,96,99],{"field":35,"indices":91,"matched_tokens":93,"snippets":95},[92],3,[94],[24],[88],{"field":97,"matched_tokens":98,"snippet":78,"value":78},"post_title",[73],{"field":100,"matched_tokens":101,"snippet":74,"value":75},"post_content",[73],578730123365712000,{"best_field_score":104,"best_field_weight":105,"fields_matched":92,"num_tokens_dropped":49,"score":106,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":49},"1108091339008",13,"578730123365711979",{"document":108,"highlight":129,"highlights":134,"text_match":137,"text_match_info":138},{"cat_link":109,"category":110,"comment_count":49,"id":111,"is_sticky":49,"permalink":112,"post_author":52,"post_content":113,"post_date":114,"post_excerpt":55,"post_id":111,"post_modified":115,"post_thumbnail":55,"post_thumbnail_html":55,"post_title":116,"post_type":60,"sort_by_date":117,"tag_links":118,"tags":126},[44],[47],"23630","http://radioblackout.org/2014/06/voto-amministrative-qualche-crepa-nel-consenso-pd/","Domenica si è svolto il secondo turno di balllottaggio per le amministrative in molte città del paese di medie dimensioni. La mappa del voto conferma il trend nazionale di forte consenso al Partito Democratico, evidenziando soprattutto la scomparsa del centro-destra nel nord (in particolare il nord-ovest) del paese.\r\nCi sono però alcune significative eccezioni, che possono forse indicare quanto il voto bulgaro pro-Renzi sia debole e in fondo molto rovesciabile nei contesti locali.\r\nA Livorno, roccaforte della sinistra (e del centro-sinistra), a fianco di un'astensione del 50 %, la maggioranza degli elettori ha votato per il Cinque Stelle Nocerini, rovesciando i pronostici attestati sul risultatid el primo turno dove lo stacco, a favore del candifato del Pd raspanti, era notevole.\r\nSull'argomento abbiamo sentito Silvano Cacciari, redattore di Senza Soste, sito sul quale è uscito un editoriale favorevole all'esito delle urne domenicali:\r\n\"chi vive qui sa benissimo che la sinistra organizzata elettoralmente (eccetto Rifondazione), quella organizzata dal basso e quella diffusa nel sostegno a tante lotte sul territorio, hanno votato in massa per i 5 Stelle, o meglio contro il Pd. Molti tappandosi il naso ma per il bene della città, altri in modo naturale visto che nella sede del Movimento 5 Stelle di Livorno sono appese le bandiere \"No Tav\", \"No Rigassificatore\" e \"Referendum Acqua Pubblica\", le stesse che molti hanno in casa. Col Pd invece cosa c'era da condividere? Nulla, se non la vuota retorica di chi spesso parla facendo credere ai propri elettori che esiste sempre il Pci. Anzi, probabilmente molti possono condividerci le decine di denunce e i processi dei prossimi mesi per molte battaglie recenti e passate\".\r\nsilvano_cacciari_voto_livorno\r\nA Padova, dopo oltre un decennio di incontrastato dominio del centro-sinistra, le preferenze degli elettori (di quel 50 % che ha votato) hanno premiato il leghista Bitonci, capace di insistere sulle contraddizioni e i vuoti lasciati dall'ex partito di maggiornaza con la nomina dall'alto di Ivo Rossi, delfino dell'ex-sindaco ed ex-minsitro del governo Letta Zanonato: politiche che imbalsamao un centro-vetrina penalizzando gli stessi commercianti, la speculazione legata al nuovo polo ospedaliero e l'abbandono del controllo e e della riqualificazione di pezzi del tessuto urbano, abbandonati al degrado. Soprattutto nei quartieri popolari e proletari, maggioritaria è stata l'astensione o la preferenza per una Lega che ha giocato un'intelligente campagna \"dal basso\". Le conseguenze si vedranno probabilmente a partire dalle prossime settimane, soprattutto contro le realtà di occupanti di case e i migranti che ne sono una delle componenti di forza.\r\nAbbiamo commentato il voto padovano con Mattia, dell'infospazio Chinatown\r\nmattia_voto_Padova","10 Giugno 2014","2014-06-16 11:32:56","Voto amministrative: qualche crepa nel consenso Pd",1402404488,[119,120,121,122,123,124,125],"http://radioblackout.org/tag/amministrative/","http://radioblackout.org/tag/cinque-stelle/","http://radioblackout.org/tag/elezioni/","http://radioblackout.org/tag/lega-nord/","http://radioblackout.org/tag/livorno/","http://radioblackout.org/tag/padova/","http://radioblackout.org/tag/pd/",[32,30,127,28,128,22,18],"elezioni","livorno",{"post_content":130},{"matched_tokens":131,"snippet":132,"value":133},[73],"ed ex-minsitro del governo Letta \u003Cmark>Zanonato\u003C/mark>: politiche che imbalsamao un centro-vetrina","Domenica si è svolto il secondo turno di balllottaggio per le amministrative in molte città del paese di medie dimensioni. 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Il gruppo guidato da Marchionne ha concluso un accordo molto favorevole per Fiat con il Veba Trust che controllava il 41,5% della fabbrica automobilistica statunitense. La Fiat pagherà cash 1.750 milioni di dollari utilizzando la liquidità disponibile. A questa cifra si aggiungono altri 1.900 milioni di dollari che Veba incasserà attraverso una erogazione straordinaria che Chrysler Group erogherà a tutti i soci.\r\nLa parte del dividendo straordinario spettante all'azionista Fiat (attraverso la Fiat North America, Fna, interamente controllata dal Lingotto) sarà versata al Veba Trust e costituirà parte del prezzo di acquisto della partecipazione. In totale, dunque, il prezzo del 41,5% di Chrysler è fissato in 3,65 miliardi di dollari. Con questa operazione Fiat diventa azionista unico di Chrysler. In altri termini Fiat ha comprato Chrysler usando i soldi di Chrysler. Il Veba Trust è il fondo previdenziale che assicura le prestazioni sanitarie agli ex dipendenti della Chrylser. Negli Stati Uniti è frequente che i fondi pensione acquisiscano ditte e giochino in borsa.\r\nIn molti hanno giudicato l'accordo storico. Ma per chi? Quali conseguenze avrà per i lavoratori degli stabilimenti italiani, buttati da anni nel limbo della cassa integrazione? Il loro futuro è più che mai pericolante, al punto che lo stesso Zanonato avrebbe chiesto a Marchionne precise garanzie. Che è come chiudere la stalla quando i buoi sono già fuggiti.\r\nPer i 5300 di Mirafiori non pare esserci alternativa al progressivo licenziamento.\r\n\r\nSul piano produttivo le cose non vanno troppo bene su nessuna delle due spondell'Atlantico. Marchionne aveva dichiarato a suo tempo che per sopravvivere bisogna mettere sul mercato sei milioni di autoveicoli. Siamo lontani da quella quota, visto che nel 2013 il gruppo di Detroit non è andato oltre i due terzi di quella cifra.\r\nIntanto resta il fatto che i modelli attualmente prodotti vengono smerciati negli Stati Uniti e in Brasile. In Europa domina invece Volswagen.\r\nNel gioco del capitale Marchionne, Elkann e la grande famiglia degli eredi dell'Avvocato, festeggiano.\r\nI lavoratori hanno poco da fare festa. D'altra parte, per loro, l'unica vera festa è quella che si fa ai padroni.\r\n\r\nPer meglio capire le dinamiche di questo storico accordo abbiamo parlato con Renato Strumia.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nfiat","15 Gennaio 2014","2014-01-20 17:07:37","Fiat a stelle strisce. L'accordo con Chrysler",1389803670,[154,155,156],"http://radioblackout.org/tag/chrysler/","http://radioblackout.org/tag/fiat/","http://radioblackout.org/tag/lavoro/",[26,158,15],"fiat",{"post_content":160},{"matched_tokens":161,"snippet":162,"value":163},[73],"al punto che lo stesso \u003Cmark>Zanonato\u003C/mark> avrebbe chiesto a Marchionne precise","All'inizio dell'anno Fiat ha completato l'acquisizione del gruppo Chrysler. 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L'occasione era l'assemblea dell'associazione, cui hanno partecipato, oltre ai soci, il ministro Zanonato, alcuni amministratori locali, il presidente di Confindustria Squinzi, e l'ammnistratore delegato della Fiat Marchionne.\r\nLa proposta di Licia Mattioli è molto chiara: stabilire un salario minimo comune per tutte le categorie ed eliminare del tutto i contratti nazionali, rimandando alla contrattaziuone di secondo livello la definizione delle retribuzioni effettive.\r\nIl principio è chiaro: abolizione di ogni residua tutela collettiva, ufficializzazione di una realtà ormai diffusa di regolazione individuale delle retribuzioni. Affermazione del principio che gli interessi dell'azienda coincidono con quelli dei lavoratori, chiamati a sostenerla in caso di difficoltà.\r\nNiente di davvero nuovo, ma resta il fatto che la sanzione ufficiale di questo modello di relazioni tra imprenditori e lavoratori, sarebbe la presa d'atto anche formale che i rapporti di forza oggi sono nettamente sbilanciati dalla parte dei padroni.\r\nA pochi giorni dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha dato torto alla Fiat nel contezioso con la Fiom sul contratto dei metalmeccanici, ne parliamo con Cosimo della Cub.\r\nAscolta la diretta\r\n2013 07 10 Un Ind Scarinzi","10 Luglio 2013","2013-07-11 15:16:10","Unione Industriali: affondo sul lavoro",1373486854,[156,180,181],"http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/unione-industriali/",[15,183,34],"torino",{"post_content":185},{"matched_tokens":186,"snippet":187,"value":188},[73],"oltre ai soci, il ministro \u003Cmark>Zanonato\u003C/mark>, alcuni amministratori locali, il presidente","Il presidiente dell'Unione Industriali di Torino, Mattioli, ha lanciato il suo affondo sul lavoro. 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A parte una reazione ipocrita da parte del baronato universitario, non ci sono stati riscontri diretti a questa azione, ma la lotta di chi lavora in università per contestare la riforma Bernini e denunciarne il coinvolgimento con guerrafondai, continua. Il 20 marzo si svolgerà la prima giornata di mobilitazione congiunta a livello nazionale dei diversi collettivi di precari dell'università. Per sfogliare il programma della giornata vi rimandiamo alle pagine social dell'Assembelea Precaria Universitaria. [1] [2]\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/F_m_18_03_Eleonora-Priori-Assemblea-Precaria-Universitaria-su-contestazione-a-Geuna-e-prossime-mobilitazioni.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Marco Avataneo da pochissimo ex lavoratore della cooperativa arcobaleno. Infatti avevamo parlato già in precedenza delle battaglie portate avanti da lui e i suoi colleghi per il riconoscimento di un migliore contratto e condizioni di lavoro nell'attività di raccolta rifiuti ingombranti e di carta, descrivendo i comportamenti anti sindacali agiti dalla cooperativa e da componenti compiacenti della CGIL. La situazione è culminata con il licenziamento di Marco dopo la lettera di richiamo ricevuta per danno d'immagine all'azienda, ultimo questo di altri provvedimenti disciplinari a lui comminati, guarda caso, da quando ha iniziato a mobilitarsi tra le fila di USB. 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A parte una reazione ipocrita da parte del \u003Cmark>baronato\u003C/mark> universitario, non ci sono stati riscontri diretti a questa azione, ma la lotta di chi lavora in università per contestare la riforma Bernini e denunciarne il coinvolgimento con guerrafondai, continua. Il 20 marzo si svolgerà la prima giornata di mobilitazione congiunta a livello nazionale dei diversi collettivi di precari dell'università. Per sfogliare il programma della giornata vi rimandiamo alle pagine social dell'Assembelea Precaria Universitaria. [1] [2]\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/F_m_18_03_Eleonora-Priori-Assemblea-Precaria-Universitaria-su-contestazione-a-Geuna-e-prossime-mobilitazioni.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Marco Avataneo da pochissimo ex lavoratore della cooperativa arcobaleno. 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La vicenda se è possibile racchiude altri aspetti torbidi, soprattutto per quanto riguarda la sponda nella repressione del dissenso, alla cooperativa Arcobaleno, per mano di esponenti di CGIL, vi lasciamo alla diretta testimonianza di chi ha vissuto e sta vivendo tutto ciò sulla propria pelle per capire meglio.\r\nPer questo vi invitiamo a partecipare al presidio in solidarietà a Marco chiamato per il 25 Marzo alle ore 16 in Corso Trapani 95/A, sede legale della cooperativa Arcobaleno, costola del gruppo Abele.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/F_m_18_03_Marco-Avataneo-USB-Licenziato-da-cooperativa-Arcobaleno.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]",[253],{"field":100,"matched_tokens":254,"snippet":250,"value":251},[249],578729985926234200,{"best_field_score":257,"best_field_weight":140,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":49,"score":258,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":39},"1108024229888","578729985926234225",{"document":260,"highlight":283,"highlights":289,"text_match":255,"text_match_info":292},{"comment_count":49,"id":261,"is_sticky":49,"permalink":262,"podcastfilter":263,"post_author":264,"post_content":265,"post_date":266,"post_excerpt":267,"post_id":261,"post_modified":268,"post_thumbnail":269,"post_title":270,"post_type":240,"sort_by_date":271,"tag_links":272,"tags":282},"8202","http://radioblackout.org/podcast/la-strage-della-memoria-la-testimonianza-di-paolo-finzi-sulla-strage-di-stato-e-lassassinio-di-pinelli/",[],"anarres","Nel dicembre del 1969 Paolo aveva appena compiuto diciottanni.\r\nDopo la strage alla banca dell’Agricoltura – 17 morti e 88 feriti - fu tra le centinaia di anarchici condotti in questura per l’interrogatorio.\r\nLui tornò alla sua casa, Pino Pinelli no.\r\n\r\nTestimone e protagonista di quegli anni, Paolo ci racconterà una storia che ha lasciato un segno indelebile nella sua vita.\r\n\r\nAscolta la chiacchierata con Paolo a radio Blackout: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/2012-04-15-finzi-corto.mp3|titles=2012 04 15 finzi corto]\r\n\r\nScarica l'audio \r\n\r\nVenerdì 20 aprile ore 21\r\nincontro con Paolo Finzi\r\nnella sede della federazione anarchica torinese\r\nin corso Palermo 46\r\n\r\nPrima dell’incontro verrà proiettato il breve film di Elio Petri\r\n“Tre ipotesi sulla morte di Pinelli” \r\ncon Gian Maria Volonté, Giancarlo Dettori, Renzo Montagnani.\r\n\r\nTorniamo indietro. A quel dannato 15 dicembre del 1969, il giorno che Giuseppe Pinelli venne ammazzato nella questura di Milano, nella stanza del commissario della “squadra politica” Luigi Calabresi.\r\nTre giorni prima una bomba di Stato aveva fatto strage di 17 persone nella banca dell’agricoltura di piazza Fontana. Immediatamente era scattata la caccia all’anarchico: decine e decine di compagni erano stati fermati e portati in questura e sottoposti a martellanti interrogatori. Giuseppe Pinelli, partigiano, ferroviere, sindacalista libertario, attivo nella lotta alla repressione, era uno dei tanti.\r\nUno dei tanti che in quegli anni riempivano le piazze per farla finita con lo sfruttamento e l’oppressione.\r\n\r\nIl copione venne preparato con cura ed eseguito a puntino. Un sistema politico e sociale che aveva imbalsamato la Resistenza, represso la protesta operaia e contadina, stava traballando sotto la pressione delle lotte a scuola e in fabbrica.\r\nLa strage di piazza Fontana, la criminalizzazione degli anarchici, l’assassinio di Giuseppe Pinelli furono la risposta dello Stato al movimento del Sessantotto e del Sessantanove.\r\nSolo la forza di quel movimento impedì che il cerchio si chiudesse, che gli anarchici venissero condannati per quella strage, la prima delle tante che insanguinarono l’Italia.\r\nQuelle stragi, maturate nel cuore stesso delle istituzioni “democratiche”, miravano ad imporre una svolta autoritaria, a dittature feroci come quelle di Grecia, Argentina, Cile. Basta con la favola dei “servizi segreti deviati”! Gli stragisti sedevano sui banchi del governo. Uomini dei servizi e poliziotti come Calabresi obbedivano fedelmente alle direttive dello Stato.\r\n\r\nDopo 40 anni lo Stato cerca di assolvere definitivamente se stesso, mettendo sullo stesso piano i carnefici e le vittime. Non è un caso che il protagonista sia Giorgio Napolitano. Napolitano, come il suo collega Violante, che equiparò i partigiani ai fascisti di Salò, riscrive la storia.\r\nNel 2009 cercò di mettere una pietra tombale sulle vicende di quegli anni invitando alla stessa cerimonia la vedova di Pino e quella del suo assassino.\r\nPoi è arrivato Cucchiarelli con il suo libro di fantasie spacciate per verità. Da quel libro, Giordana, anche lui arruolato nel partito del Presidente, ha tratto un film che non è che un romanzaccio.\r\nAl centro la tesi folle che nello stesso giorno nella medesima banca qualcuno avesse piazzato due bombe, una più debole, fatta mettere da settori dello Stato che volevano un irrigidimento della morsa disciplinare sui movimenti, l’altra, cattiva ed assassina, fatta sistemare dalla NATO per provocare il golpe in Italia. Prove? Nessuna! Lo scopo? Chiarissimo! Inventarsi la tesi degli opposti stragismi, uno anarchico, l’altro fascista, entrambi burattini manovrati nel buio di trame oscure.\r\nNel romanzo di Giordana ci sono due santi e martiri, che ci lasceranno la pelle ma salveranno lo Stato. Nell’improbabile ruolo, il commissario Luigi Calabresi e l’allora ministro degli esteri Aldo Moro.\r\nAldo Moro, tra i protagonisti dell’attacco ai movimenti sociali, che stavano mettendo in seria discussione un assetto sociale fondato sullo sfruttamento, l’autoritarismo, la violenza di Stato, si trasforma in un mistico con la premonizione del martirio, antesignano di quel compromesso storico tra democrazia cristiana e partito comunista, dove oggi il PD, riconosce le proprie radici. Peccato che del suo ruolo di salvatore della democrazia non vi sia alcuna traccia né nei documenti né nelle testimonianze. Una delle tante libertà letterarie di Giordana.\r\nCalabresi era un noto persecutore di anarchici: fu lui a puntare il dito contro gli anarchici milanesi, sin dai tempi delle bombe del 25 aprile alla Fiera Campionaria di Milano.\r\nGiuseppe Pinelli, interrogato per tre giorni e tre notti, quando i termini legali del fermo erano ormai scaduti, venne gettato dalla finestra della stanza di Calabresi. Forse era già morto per le botte ricevute, forse morì dopo. Calabresi, Guida, il questore di Milano già a capo del confino di Ventotene, e gli altri poliziotti e carabinieri sostennero che si era ammazzato.\r\nLo fecero tanto male, che Gerardo D’ambrosio, allora giovane PM, oggi senatore PD, chiuderà l’inchiesta sostenendo che Pinelli era morto per “un malore attivo”. Tesi edulcorata e ridicola che Giordana riprende nel suo film.\r\nI giudici “perbene” sono i comprimari nella classifica dei buoni. Peccato che dopo 43 anni dalle aule di tribunale non sia uscito nulla. E nulla poteva uscire, perché lo Stato non condanna se stesso.\r\n\r\nQuesto film è uno dei tanti tasselli di un revisionismo di “sinistra” che ha tentato di riscrivere quegli anni all’insegna di una pacificazione impossibile, vergognosa, inaccettabile.\r\nUno dei tanti modi di liquidare un’intera epoca di lotte e passioni civili, trasformando gli anarchici in macchiette, un po’ sciocchi, utili idioti magari un po’ criminali.\r\nIl grande essente, volutamente rimosso, cancellato, nascosto è il 1969.\r\nIl grande freddo del mese della strage, seguiva l’autunno caldissimo di quell’anno. Di quell’autunno di lotte operaie oggi resta ben poco. L’articolo 18 è l’ultimo frammento rimasto: PD e PDL, uniti contro chi vive di lavoro, lo stanno cancellando.\r\nNoi, tenaci, ricordiamo: se in Italia non ci fu il golpe, se il disegno dei Calabresi, Guida, Rumor non funzionò fu grazie ad un paese, dove le menzogne di Stato avevano le gambe corte, fu grazie ai movimenti sociali che riempirono le piazze per gridare una verità, allora evidente a tutti.\r\n“La strage è di Stato, Valpreda è innocente. Pinelli è stato assassinato e Calabresi è uno dei suoi assassini.”\r\nIl destino dei vinti non è solo la sconfitta ma anche l’oblio. Quell’oblio al quale Giordana, Cucchiarelli e il partito del Presidente Napolitano vogliono consegnare quegli anni.\r\nQuella di Giordana è una vera strage della memoria.\r\nA noi tutti il compito di mantenerla viva. Finché gli sfruttati e gli oppressi di questo paese sapranno ricordare la loro Storia, non saranno ancora sconfitti. Finché gli sfruttati e gli oppressi sapranno alzare la testa, lottare per una società di liberi ed eguali, senza Stati, giudici, poliziotti, la strada sarà ancora aperta.\r\nOgni anno, ogni giorno, ogni momento può essere una nuova stagione delle ciliegie. Cogliamole e facciamone dono a chi verrà dopo.","17 Aprile 2012","Nel dicembre del 1969 Paolo aveva appena compiuto diciottanni. \r\nDopo la strage alla banca dell’Agricoltura – 17 morti e 88 feriti - fu tra le centinaia di anarchici condotti in questura per l’interrogatorio.\r\nLui tornò alla sua casa, Pino Pinelli no.\r\n\r\nVenerdì 20 aprile ore 21\r\nnella sede della federazione anarchica torinese\r\nin corso Palermo 46\r\nIncontro con Paolo Finzi\r\n\r\nPrima dell’incontro verrà proiettato il breve film di Elio Petri \r\n“Tre ipotesi sulla morte di Pinelli” \r\ncon Gian Maria Volonté, Giancarlo Dettori, Renzo Montagnani.\r\n\r\nTestimone e protagonista di quegli anni, Paolo ci racconterà una storia che ha lasciato un segno indelebile nella sua vita. \r\n\r\nAscolta la chiacchierata con Paolo a radio Blackout ","2018-10-17 22:11:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/pinelli_anarchiac-200x110.jpg","La strage della memoria. 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Un sistema politico e sociale che aveva imbalsamato la Resistenza, represso la protesta operaia e contadina, stava traballando sotto la pressione delle lotte a scuola e in fabbrica.\r\nLa strage di piazza Fontana, la criminalizzazione degli anarchici, l’assassinio di Giuseppe Pinelli furono la risposta dello Stato al movimento del Sessantotto e del Sessantanove.\r\nSolo la forza di quel movimento impedì che il cerchio si chiudesse, che gli anarchici venissero condannati per quella strage, la prima delle tante che insanguinarono l’Italia.\r\nQuelle stragi, maturate nel cuore stesso delle istituzioni “democratiche”, miravano ad imporre una svolta autoritaria, a dittature feroci come quelle di Grecia, Argentina, Cile. Basta con la favola dei “servizi segreti deviati”! Gli stragisti sedevano sui banchi del governo. Uomini dei servizi e poliziotti come Calabresi obbedivano fedelmente alle direttive dello Stato.\r\n\r\nDopo 40 anni lo Stato cerca di assolvere definitivamente se stesso, mettendo sullo stesso piano i carnefici e le vittime. Non è un caso che il protagonista sia Giorgio Napolitano. Napolitano, come il suo collega Violante, che equiparò i partigiani ai fascisti di Salò, riscrive la storia.\r\nNel 2009 cercò di mettere una pietra tombale sulle vicende di quegli anni invitando alla stessa cerimonia la vedova di Pino e quella del suo assassino.\r\nPoi è arrivato Cucchiarelli con il suo libro di fantasie spacciate per verità. Da quel libro, Giordana, anche lui arruolato nel partito del Presidente, ha tratto un film che non è che un romanzaccio.\r\nAl centro la tesi folle che nello stesso giorno nella medesima banca qualcuno avesse piazzato due bombe, una più debole, fatta mettere da settori dello Stato che volevano un irrigidimento della morsa disciplinare sui movimenti, l’altra, cattiva ed assassina, fatta sistemare dalla NATO per provocare il golpe in Italia. Prove? Nessuna! Lo scopo? Chiarissimo! Inventarsi la tesi degli opposti stragismi, uno anarchico, l’altro fascista, entrambi burattini manovrati nel buio di trame oscure.\r\nNel romanzo di Giordana ci sono due santi e martiri, che ci lasceranno la pelle ma salveranno lo Stato. Nell’improbabile ruolo, il commissario Luigi Calabresi e l’allora ministro degli esteri Aldo Moro.\r\nAldo Moro, tra i protagonisti dell’attacco ai movimenti sociali, che stavano mettendo in seria discussione un assetto sociale fondato sullo sfruttamento, l’autoritarismo, la violenza di Stato, si trasforma in un mistico con la premonizione del martirio, antesignano di quel compromesso storico tra democrazia cristiana e partito comunista, dove oggi il PD, riconosce le proprie radici. Peccato che del suo ruolo di salvatore della democrazia non vi sia alcuna traccia né nei documenti né nelle testimonianze. Una delle tante libertà letterarie di Giordana.\r\nCalabresi era un noto persecutore di anarchici: fu lui a puntare il dito contro gli anarchici milanesi, sin dai tempi delle bombe del 25 aprile alla Fiera Campionaria di Milano.\r\nGiuseppe Pinelli, interrogato per tre giorni e tre notti, quando i termini legali del fermo erano ormai scaduti, venne gettato dalla finestra della stanza di Calabresi. Forse era già morto per le botte ricevute, forse morì dopo. Calabresi, Guida, il questore di Milano già a capo del confino di Ventotene, e gli altri poliziotti e carabinieri sostennero che si era ammazzato.\r\nLo fecero tanto male, che Gerardo D’ambrosio, allora giovane PM, oggi senatore PD, chiuderà l’inchiesta sostenendo che Pinelli era morto per “un malore attivo”. Tesi edulcorata e ridicola che Giordana riprende nel suo film.\r\nI giudici “perbene” sono i comprimari nella classifica dei buoni. Peccato che dopo 43 anni dalle aule di tribunale non sia uscito nulla. E nulla poteva uscire, perché lo Stato non condanna se stesso.\r\n\r\nQuesto film è uno dei tanti tasselli di un revisionismo di “sinistra” che ha tentato di riscrivere quegli anni all’insegna di una pacificazione impossibile, vergognosa, inaccettabile.\r\nUno dei tanti modi di liquidare un’intera epoca di lotte e passioni civili, trasformando gli anarchici in macchiette, un po’ sciocchi, utili idioti magari un po’ criminali.\r\nIl grande essente, volutamente rimosso, cancellato, nascosto è il 1969.\r\nIl grande freddo del mese della strage, seguiva l’autunno caldissimo di quell’anno. Di quell’autunno di lotte operaie oggi resta ben poco. L’articolo 18 è l’ultimo frammento rimasto: PD e PDL, uniti contro chi vive di lavoro, lo stanno cancellando.\r\nNoi, tenaci, ricordiamo: se in Italia non ci fu il golpe, se il disegno dei Calabresi, Guida, Rumor non funzionò fu grazie ad un paese, dove le menzogne di Stato avevano le gambe corte, fu grazie ai movimenti sociali che riempirono le piazze per gridare una verità, allora evidente a tutti.\r\n“La strage è di Stato, Valpreda è innocente. Pinelli è stato assassinato e Calabresi è uno dei suoi assassini.”\r\nIl destino dei vinti non è solo la sconfitta ma anche l’oblio. Quell’oblio al quale Giordana, Cucchiarelli e il partito del Presidente Napolitano vogliono consegnare quegli anni.\r\nQuella di Giordana è una vera strage della memoria.\r\nA noi tutti il compito di mantenerla viva. Finché gli sfruttati e gli oppressi di questo paese sapranno ricordare la loro Storia, non saranno ancora sconfitti. 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A quel dannato 15 dicembre del 1969, il giorno che Giuseppe Pinelli venne ammazzato nella questura di Milano, nella stanza del commissario della “squadra politica” Luigi Calabresi. Fu poi gettato dalla finestra per simulare un suicidio.\r\nLa caccia all’anarchico era scattata subito dopo la strage in banca: decine e decine di compagni erano stati fermati e portati in questura e sottoposti a martellanti interrogatori. Giuseppe Pinelli, partigiano, ferroviere, sindacalista libertario, attivo nella lotta alla repressione, era uno dei tanti. Uno dei tanti che in quegli anni riempivano le piazze per farla finita con lo sfruttamento e l’oppressione.\r\n\r\nIl copione venne preparato con cura ed eseguito a puntino. Un sistema politico e sociale che aveva imbalsamato la Resistenza, represso la protesta operaia e contadina, stava traballando sotto la pressione delle lotte a scuola e in fabbrica.\r\n\r\nLa strage di piazza Fontana, la criminalizzazione degli anarchici, l’assassinio di Giuseppe Pinelli furono la risposta dello Stato al movimento del Sessantotto e del Sessantanove.\r\n\r\nSolo la forza di quel movimento impedì che il cerchio si chiudesse, che gli anarchici venissero condannati per quella strage, la prima delle tante che insanguinarono l’Italia.\r\n\r\nQuelle stragi, maturate nel cuore stesso delle istituzioni “democratiche”, miravano ad imporre una svolta autoritaria, a dittature feroci come quelle di Grecia, Argentina, Cile. Ancora oggi viene diffusa la favola dei “servizi segreti deviati”. Gli stragisti sedevano sui banchi del governo. Uomini dei servizi e poliziotti come Calabresi obbedivano fedelmente alle direttive dello Stato.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Paolo Finzi, allora giovane anarchico, testimone e protagonista di quei giorni.\r\n\r\n“Conobbi Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico per meno di due anni – tra la primavera del ’68 (quando lo incontrai ad una conferenza pubblica alla Casa della Cultura di Milano, mentre volantinava) ed il tardo autunno dell’anno successivo (quando ci ritrovammo in questura, nell’ambito della retata antianarchica subito dopo la strage di piazza Fontana). Eppure quei 21 mesi, incastonati tra la primavera libertaria che sarebbe poi esplosa nel maggio ’68 e la strage di stato che ne é stata – dopo l’autunno caldo – la risposta istituzionale, hanno segnato la mia vita.\r\nGiovane staffetta partigiana durante la Resistenza, anarchico da sempre, sindacalista libertario promotore del rilancio a Milano dell’Unione Sindacale Italiana, esperantista, tra i fondatori della Croce Nera Anarchica per aiutare gli anarchici detenuti, anticlericale, attivo e ben conosciuto nella sinistra milanese, era un punto di riferimento per tanti.\r\nL’ho rivisto l’ultima volta nelle stanze dell’ufficio politico della questura milanese, quella notte del 12 dicembre ’69, quando in tanti (certo più di un centinaio) ci ritrovammo là “fermati”, più o meno “sospettati” dell’attentato alla banca dell’Agricoltura. Come quasi tutti i fermati, fui rilasciato la sera successiva.\r\nPino no.” (Paolo Finzi)\r\n\r\nAscolta l’intervista [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/12/2011-12-11-Strage-di-Stato-Paolo-Finzi.mp3|titles=2011 12 11 Strage di Stato Paolo Finzi]","13 Dicembre 2011","Sono passati 42 anni da quel dicembre a Milano. 40 anni dal giorno che una bomba di Stato uccise 17 persone nella banca dell’Agricoltura in piazza Fontana. \r\nLa strage di piazza Fontana, la criminalizzazione degli anarchici, l’assassinio di Giuseppe Pinelli furono la risposta dello Stato al movimento del Sessantotto e del Sessantanove.\r\nNe abbiamo parlato con Paolo Finzi, allora giovane anarchico, testimone e protagonista di quei giorni.\r\nPino Pinelli \"L’ho rivisto l’ultima volta nelle stanze dell’ufficio politico della questura milanese, quella notte del 12 dicembre ’69, quando in tanti (certo più di un centinaio) ci ritrovammo là “fermati”, più o meno “sospettati” dell’attentato alla banca dell’Agricoltura. 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Un sistema politico e sociale che aveva imbalsamato la Resistenza, represso la protesta operaia e contadina, stava traballando sotto la pressione delle lotte a scuola e in fabbrica.\r\n\r\nLa strage di piazza Fontana, la criminalizzazione degli anarchici, l’assassinio di Giuseppe Pinelli furono la risposta dello Stato al movimento del Sessantotto e del Sessantanove.\r\n\r\nSolo la forza di quel movimento impedì che il cerchio si chiudesse, che gli anarchici venissero condannati per quella strage, la prima delle tante che insanguinarono l’Italia.\r\n\r\nQuelle stragi, maturate nel cuore stesso delle istituzioni “democratiche”, miravano ad imporre una svolta autoritaria, a dittature feroci come quelle di Grecia, Argentina, Cile. Ancora oggi viene diffusa la favola dei “servizi segreti deviati”. Gli stragisti sedevano sui banchi del governo. Uomini dei servizi e poliziotti come Calabresi obbedivano fedelmente alle direttive dello Stato.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Paolo Finzi, allora giovane anarchico, testimone e protagonista di quei giorni.\r\n\r\n“Conobbi Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico per meno di due anni – tra la primavera del ’68 (quando lo incontrai ad una conferenza pubblica alla Casa della Cultura di Milano, mentre volantinava) ed il tardo autunno dell’anno successivo (quando ci ritrovammo in questura, nell’ambito della retata antianarchica subito dopo la strage di piazza Fontana). Eppure quei 21 mesi, incastonati tra la primavera libertaria che sarebbe poi esplosa nel maggio ’68 e la strage di stato che ne é stata – dopo l’autunno caldo – la risposta istituzionale, hanno segnato la mia vita.\r\nGiovane staffetta partigiana durante la Resistenza, anarchico da sempre, sindacalista libertario promotore del rilancio a Milano dell’Unione Sindacale Italiana, esperantista, tra i fondatori della Croce Nera Anarchica per aiutare gli anarchici detenuti, anticlericale, attivo e ben conosciuto nella sinistra milanese, era un punto di riferimento per tanti.\r\nL’ho rivisto l’ultima volta nelle stanze dell’ufficio politico della questura milanese, quella notte del 12 dicembre ’69, quando in tanti (certo più di un centinaio) ci ritrovammo là “fermati”, più o meno “sospettati” dell’attentato alla banca dell’Agricoltura. Come quasi tutti i fermati, fui rilasciato la sera successiva.\r\nPino no.” (Paolo Finzi)\r\n\r\nAscolta l’intervista [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/12/2011-12-11-Strage-di-Stato-Paolo-Finzi.mp3|titles=2011 12 11 Strage di Stato Paolo Finzi]",[314],{"field":100,"matched_tokens":315,"snippet":311,"value":312},[286],{"best_field_score":257,"best_field_weight":140,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":49,"score":258,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":39},6637,{"collection_name":240,"first_q":24,"per_page":195,"q":24},["Reactive",320],{},["Set"],["ShallowReactive",323],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$frH4CFPapQCz8QsFlH1k_81-iq4wBFBQEXsTExM_3Pa0":-1},true,"/search?query=zanonato"]