pogrom
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Le ultime settimane sono state caratterizzate da un’escalation di violenza contro la popolazione rohingya nel Rakhine, lo stato più povero del Myanmar. La repressione da parte dei militari contro la minoranza musulmana ha prodotto centinaia di morti e messo in fuga verso il Bangladesh centinaia di migliaia di persone, spesso bloccate in terre di nessuno […]
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Nei giorni scorsi la polizia ha arrestato due ultras juventini accusandoli per il pogrom che lo scorso dicembre mandò in fumo le miserabili baracche dove vivevano i rom nel quartiere Le Vallette di Torino.
I due arrestati sono del gruppo “Bravi Ragazzi”, una delle poche formazioni ultas juventine di sinistra.
Ricordiamo i fatti.
L’attacco incendiario che il 17 dicembre ha mandato in fumo il campo rom della Continassa a Torino è l’emblema del disprezzo diffuso verso stranieri e immigrati poveri che si allarga ogni giorno di più. Spesso a farne le spese sono i rom.
Siamo alle Vallette. Un quartiere popolare, di quelli dove campare la vita non è mai stato facile. Da un lato il carcere, la discarica sociale dove tanti nati qui finiscono con trascorrere pezzi di vita; dall’altra parte c’è il nuovo stadio della Juve, dove le tensioni sociali si stemperano tra tifo e ginnastica ultrà.
In questo quartiere si è consumato un pogrom.
Una ragazzina racconta un bugia, uno stupro mai avvenuto, punta il dito su due rom, i rom che vivono in baracche fatiscenti tra le rovine della cascina della Continassa.
In questa bugia è il nocciolo di un male profondo. Una famiglia ossessionata dalla verginità della figlia sedicenne, al punto di sottoporla a continue visite ginecologiche, incarna un retaggio patriarcale che stritola la vita di una ragazza. Lei, per timore dei suoi, indica nel rom, brutto, sporco, puzzolente, con una cicatrice sul viso l’inevitabile colpevole.
In pochi giorni nel quartiere cominciano a girare i soliti volantini anonimi dei “cittadini indignati”. Da anni in città i comitati più o meno spontanei animati da fascisti, postfascisti e leghisti, soffiano sul fuoco, promovendo marce per la legalità, contro lo spaccio, contro gli zingari. Tutte manifestazioni dalla cui trama sottile emerge la xenofobia, la voglia di forca .
La segretaria dei Democratici torinesi, Brangantini, ha preso le distanze dal corteo indetto per “ripulire” la Continassa, ma quella sera sfilava in prima fila. Con lei c’era tanta “brava gente” accecata dall’odio razzista.
All’arrivo dei vigili del fuoco la folla inferocita li ha fermati a lungo. Ci hanno impiegato tutta la notte a spegnere le fiamme che hanno distrutto il campo.
Quando si punta il dito su un intero popolo, quando tutti sono colpevoli perché due sono sospettati di aver stuprato una ragazza, il passo successivo sono le deportazioni, i lager, le camere a gas. La pulizia etnica. Se sei diverso e povero la tua vita diventa sempre più difficile.
L’estendersi del razzismo e della xenofobia allarga una frattura sociale sulla quale si incardina il consenso verso leggi che annullano anche nella forma l’assunto liberale dell’eguaglianza.
I media fanno la loro parte nel creare un clima di emergenza permanente, accendendo i riflettori sugli immigrati, cui cuciono addosso lo stereotipo del criminale.
I fascisti sguazzano in questo pantano, consolidando la propria presenza attiva, specie in certe zone del paese, ma sarebbe miope non vedere che il male, nella sua terrificante banalità, è ben più profondo. Investe a fondo il sentire comune di interi quartieri, anche tra la gente di “sinistra”, come i Bravi Ragazzi della Continassa.
Da anni i pogrom incendiano l’Italia. Bruciano le baracche e corrodono la coscienza civile. Qualcuno agisce, troppi plaudono silenti e rancorosi, certi che saranno più sicuri. Al riparo dalla povertà degli ultimi.
Ne abbiamo parlato con Paolo Finzi della redazione di A, curatore del DVD e libretto “A forza di essere vento” dedicato allo sterminio nazista di rom e sinti.
Quanti conoscono la parola “Porrajmos”?
Porrajmos nella lingua dei Rom significa “divoramento” e indica la persecuzione e lo sterminio che il Terzo Reich attuò nei loro confronti.
«Durante la seconda guerra mondiale vennero uccisi oltre 500.000 zingari, vittime del nazionalsocialismo e dei suoi folli progetti di dominazione razziale: Gli zingari furono perseguitati, imprigionati, seviziati, sterilizzati, utilizzati per esperimenti medici, gasati nelle camere a gas dei campi di sterminio, perché zingari e, secondo l´ideologia nazista, ” razza inferiore” , indegna di esistere. Gli zingari erano geneticamente ladri, truffatori, nomadi: la causa della loro pericolosità era nel loro sangue, che precede sempre i comportamenti.» (tratto da: Giovanna Boursier, in Zigeuner, lo sterminio dimenticato, Sinnos editrice)
I romn portavano la stella nera degli “asozialen”. “Geneticamente” delinquenti, vennero perseguitati, imprigionati, seviziati, sterilizzati, utilizzati per esperimenti medici, gasati nelle camere a gas dei campi di sterminio. Durante la seconda guerra mondiale il Terzo Reich ne uccise 500.000 mila.
Il marchio impresso a sangue sulla pelle di rom non è finito con il regime hitleriano.
Il pogrom di due settimane fa a Torino è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi di persecuzione nei confronti di gente colpevole della propria povertà e, perciò, perseguitata.
Ne abbiamo parlato con Marco Rossi, studioso del fascismo ed attento osservatore della realtà nella quale siamo forzati a vivere.
Il rogo razzista al campo rom della Continassa, nel popolare quartiere delle Vallette, la strage fascista di Firenze, sono la punta di un iceberg. Nella parte sommersa ma imponente un cocktail micidiale fatto di politiche e leggi razziste, campagne mediatiche sempre più feroci, ben mescolate con gli effetti dirompenti della crisi per i lavoratori e i poveri .
Ne abbiamo parlato con Karim Metref, del CIAO – Collettivo Immigrati AutoOrganizzati.
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