Reggio Emilia. Riqualificazioni escludenti
Scritto dainfosu 30 Giugno 2020
Un progetto di riqualificazione escludente sta investendo l’area nei pressi della stazione ferroviaria, una zona molto vicina al centro abitata da poveri ed immigrati. L’amministrazione comunale è altresì impegnata nella gestione dell’enorme area industriale dismessa delle ex Officine Reggiane. Gli appetiti sono molti e per i poveri si prepara un destino di ulteriore marginalità.
Il gruppo degli “architetti indipendenti” ha preso posizione con un documento molto critico sull’intera operazione di cui è protagonista l’amministrazione comunale.
Di seguito alcuni stralci:
“La zona di via Turri – via Paradisi è racchiusa come un bozzolo tra la ferrovia, il sovrappasso di via del Partigiano ed il residuo tessuto di una lontana zona industriale di un tratto di via Emilia. Un quadrilatero di 350 metri di lunghezza e 100 metri di profondità che ha visto la concentrazione su via Turri di innumerevoli progetti voluti dalle amministrazioni comunali avvicendatesi nel corso degli ultimi 20 anni (Reggio Sicura – Parco Paulonie – Piazza D. Secchi – Patto per la convivenza – Piano di riqualificazione zona stazione, mediatore di quartiere, Centro sociale Reggio est, tra gli altri) e l’investimento di molte risorse pubbliche. L’attuale amministrazione, a febbraio 2020 proprio pochi giorni prima del lock down, ha annunciato un nuovo progetto chiamato Area 902_ Abitare Solidale. Un progetto da realizzarsi in sei differenti fasi/stralci e che prevede “un ampio programma di rigenerazione urbana di edifici e aree di interesse pubblico, privilegiando il recupero edilizio e l’incremento della qualità abitativa e delle infrastrutture esistenti sia per la mobilità che per le funzioni di interesse collettivo del quartiere”.
(…)
Riteniamo inaccettabile come siano stati ignorati gli aspetti più elementari del rispetto e della sensibilità degli individui quando, come in questo caso, si è progettato di privare della propria casa una persona, con tutto quel che rappresenta per ciascuno di noi la propria abitazione. Consideriamo una grave violenza il fatto che i residenti siano venuti a conoscenza attraverso i media di un progetto tanto impattante sulle loro esistenze. E ancora più grave l’aver comunicato la possibilità di apporre il vincolo preordinato di esproprio preliminarmente ad ogni fase interlocutoria, collocando i residenti fin da subito con le spalle al muro, con l’angoscia di sedersi ad un tavolo aprendo il confronto con delegati del comune con una tale spada di Damocle sulla testa.
(…)
La parola “riqualificazione” è un termine passpartout ormai abusato dalle amministrazioni, come i termini rigenerazione, rivitalizzazione, innovazione. Chi infatti vuole presentarsi contrario a migliorare una situazione? Chi si arrischia ad opporsi ad un cambiamento presentato come virtuoso? Questo progetto, Area 902_ Abitare Solidale, viene calato dall’alto in una realtà considerata scomoda. E come i progetti calati dall’alto risponde a esigenze poste dall’alto.
(…)
Una volta allontanate le persone residenti dalle due palazzine, sostituite con nuove figure, in che termini l’amministrazione ritiene che la vita dell’area migliori? Che benefici apporteranno sull’area i nuovi residenti o i city users che per definizione sono Individui che si recano in città transitoriamente per consumare servizi pubblici e privati, non motivati da esigenze lavorative (come i pendolari), ma unicamente ricreative, culturali e commerciali?”
Ce ne ha parlato Simone Ruini di architetti indipendenti.
Ascolta la diretta: