Contro la guerra e chi la arma. Cronaca di una giornata di lotta antimilitarista

Scritto dasu 12 Aprile 2022

Svariate centinaia di persone hanno dato vita ad un corteo antimilitarista da piazza Borgodora sino a piazza Vittorio. Dopo un lungo presidio al Balon, dove la Murga ha dato vita ad un ampio giro informativo, il corteo, aperto dallo striscione “contro la guerra e chi la arma” si è mosso verso porta Palazzo, il più grande mercato all’aperto d’Europa, dove, nonostante gli svariati tentativi di riqualificazione escludente, pulsa il cuore della Torino che fa fatica ad arrivare a fine mese, che vive di lavori precari, che non ce la fa più a pagare fitti, mutui e bollette. In mezzo ai banchi della frutta e della verdura tanta gente si è fermata ad ascoltare i tanti interventi che si sono susseguiti.
La Murga ha dato vita ad un breve ed intensa performance sulla spesa di guerra. Una enorme scritta “contro tutte le guerre e chi le arma” è stata tracciata al centro della piazza.
Il corteo è poi proseguito verso il centro cittadino, fermandosi brevemente davanti alla RAI, per denunciare la propaganda di guerra che domina nei palinsesti informativi, ricordando la lettera dei corrispondenti di guerra che hanno deciso di non indossare l’elmetto. Il corteo, dopo aver attraversato via Po, si è concluso in piazza Vittorio.
Alla manifestazione hanno partecipato tantissime realtà politiche, sociali, sindacali, transfemministe queer, case occupate, centri sociali, assemblee di lotta.
In un grande cerchio si
è dato vita ad un’assemblea di piazza, che ha ribadito la ferma opposizione a tutte le guerre, a tutti gli eserciti, frontiere, nazionalismi.

Ne abbiamo parlato con Alby dell’Assemblea Antimilitarista di Torino

Ascolta la diretta:


Prossimo incontro dell’Assemblea Antimilitarista
Mercoledì 13
aprile ore 21 in corso Palermo 46

di seguito alcuni stralci dal comunicato dell’Assemblea Antimilitarista

La giornata si era aperta con la notizia che la NATO sarebbe sbarcata Torino, dove verrà ospitato uno dei 9 acceleratori di innovazione della NATO in Europa. Bocciata invece la candidatura di Torino come sede dell’ufficio regionale europeo del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), che è stato assegnato alla Gran Bretagna. Pochi giorni dopo la visita del viceministro della Difesa Mulé a Bruxelles per caldeggiare la candidatura di Torino anche per l’ufficio regionale, siamo convinti che il fatto che in città stesse crescendo la protesta, abbia contribuito a ridimensionale il ruolo dell’Italia in questo progetto della NATO.
Resta ovviamente aperto il fronte di lotta contro la costruzione della Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino e contro la presenza di uno dei nodi di DIANA a Torino.
Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte.
Bloccare la nascita di un nuovo polo di ricerca, progettazione e costruzione di ordigni bellici, impedire che la NATO abbia una sua base a Torino è un impegno concreto contro la guerra,
che è stato ribadito in numerosi interventi.
La manifestazione
del 9 aprile ha contribuito a rompere il muro di silenziosa omertà che copre la decisione di trasformare la nostra città in centro armiero di eccellenza. Uno dei tasselli di un percorso antimilitarista che si nutre della consapevolezza che le basi della guerra sono a due passi dalle nostre case, dove sorgono fabbriche d’armi, caserme, aeroporti militari.
In tantissimi interventi è stata sostenuta l’importanza dello sciopero generale contro la guerra, che l’assemblea nazionale di parte del sindacalismo di base ha lanciato per il 20 maggio.
Dal 24 febbraio, quando la Russia ha attaccato l’Ucraina, il governo ha deciso di “opporsi” alla guerra spedendo armi al governo Zelensky. In un tripudio di bandiere nazionali ucraine e arcobaleni della pace viene messo in scena un pacifismo armato, chiaramente schierato con uno dei due imperialismi che si stanno sfidando sulla pelle di chi vive in Ucraina e deve affrontare morte, bombe, paura, coscrizione obbligatoria.
Il governo ha proclamato lo Stato di emergenza “umanitario”. Questa decisione conferisce poteri straordinari all’esecutivo, che ha mano libera nella gestione dell’impegno dell’Italia nel conflitto in Ucraina. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO.
Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. R
ifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. L’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove.
Le frontiere sono solo linee sottili su una mappa: un nulla che solo militari ben armati rendono tragicamente reali. Cancelliamole!

Per fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dalla nostra città.
Opporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, all’invio di armi al governo Ucraino, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi e ai migranti è un concreto ed urgente fronte di lotta.
Sciopero generale, boicottaggio e blocco delle basi militari e delle fabbriche di morte!”


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