Da Venaus a Madrid – Voci dall’Antropocene #6 – 9/12/19
Domenica 8 dicembre, come avviene ormai da 15 anni, il movimento No Tav attraversa le strade e i campi che furono teatro della prima grande vittoria del movimento, nell’ormai lontano e mitico 2005: la riconquista dei terreni destinate secondo progetto a diventare il cantiere di inizio dell’opera contestata, poi trasformato nella borgata 8 dicembre, sede di un presidio di lotta e del Festival ad Alta Felicità che da quattro anni vede centinaia di artisti esibirsi di fronte a migliaia di partecipanti. Una giornata non solo di celebrazione ma anche e soprattutto di lotta, come dimostra l’attualissima contraddizione che il movimento rappresenta per l’avvicendarsi dei governi di ogni colore e sfumatura. Aspetto centrale della manifestazione di quest’anno, la connessione col tema climatico e la partecipazione di moltissimi e moltissime giovani di Friday for Future. (Reportage di voci e cori dalla manifestazione di domenica).
A Madrid è invece ancora in corso la Cop 25, edizione scandita da colloqui che faticano a trovare terreni di intesa, dove si ripropone il ‘carbon trading’ come metodo di contenimento delle emissioni di CO2, mentre si danno poche risposte agli appelli dei movimenti sul tema scottante e in prospettiva sempre più urgente dei profughi climatici.Parallelamente è partita la Cumbre Social, contro-vertice della società civile svoltosi presso la Universidad Complutense de Madrid con conferenze, incontri, tavole rotonde e assemblee con l’obiettivo di denunciare l’inazione dei governi e fornire uno sguardo alternativo sulla crisi climatica e sulle sue soluzioni. (Ne abbiamo parlato con Cecilia erba di Asud onlus).