“Cum rex finisset oracula judiciorum Mors nigra surrexit, et gentes reddidit illi“
Le campane non suonavano più e nessuno piangeva. L’unica cosa che si faceva era aspettare la morte, chi, ormai pazzo, guardando fisso nel vuoto, chi sgranando il rosario, altri abbandonandosi ai vizi peggiori. Molti dicevano: “È la fine del mondo!”
Si calcola che la peste nera uccise tra i venti e i venticinque milioni di persone, un terzo della popolazione europea dell’epoca, mentre per le vittime in Asia e Africa mancano fonti certe. Le cifre devono venire considerate con prudenza, perché le testimonianze dei contemporanei riportano numeri probabilmente esagerati per esprimere il terrore e la crudeltà di questa pandemia. Per esempio, ad Avignone i cronisti dell’epoca stimarono fino a 125 000 morti, quando a quei tempi la città non contava più di 50 000 abitanti. Più affidabili i dati relativi a istituti religiosi: morirono tutti i religiosi agostiniani di Avignone, tutti i francescani di Carcassonne e Marsiglia, che erano circa 150; 153 su 160 francescani a Maguelon, 133 su 140 francescani a Montpellier. Si è stimato che, tra dicembre 1347 e maggio 1349, la città di Venezia perse circa il 60% della popolazione, vale a dire tra le 72 000 e le 90 000 vittime su una popolazione che poteva oscillare tra i 120 000 e i 150 000 abitanti, nonostante avesse adottato precocemente la quarantena
Allorché molti uomini son cólti da una sola malattia nello stesso tempo, occorre imputarne la causa a ciò che v’è di più comune e di cui tutti in primo luogo ci serviamo: e questo è ciò che respiriamo.
Medici non se ne trovavano, perocché moriano come gli altri; e quelli che si trovavano, voleano smisurato prezzo in mano innanzi che intrassero nella casa, ed entratovi, tocavono il polso col viso volto adrieto, e’ da lungi volevono vedere l’urina con cose odorifere al naso.