IL MONDO ALLA ROVESCIA DEL COVID19– VOCI DALL’ANTROPOCENE #24 – 18/05/20
Inizia oggi la fase 3, quella cioè della normalizzazione della distanza sociale, dunque del suo protrarsi ben al di là del lockdown.
Ancora dentro la pandemia quindi, anche se una vera ripresa sembrerebbe scoraggiata da una serie di fattori che si intrecciano in maniera complessa: la bella stagione, perché abbiamo capito che più si sta all’aria aperta e meglio è e che temperature più elevate sfavoriscono la permanenza del virus sulle superfici, insomma meno contagi e cariche virali più basse… questo sembrerebbe.
Inoltre l’ondata di panico che ha travolto gli ospedali e le leggerezze criminali commesse contro gli ospiti delle Rsa (in onda anche la pessima drammatizzazione di una lettera molto toccante di un nonno morto in solitudine che chiede la chiusura di queste strutture) hanno sicuramente fatto più morti del necessario, così come si sono imparate mano amano molte cose che aiutano a trattare meglio i pazienti Covid, a partire anche dalla scoperta delle tromboembolie polmonari che rendevano l’intubazione dannosa.
Insomma, per molte ragioni l’eziologia di questa malattia ci ha riservato delle sorprese e questo coronavirus ha finito anche col mostrarci una sorta di mondo alla rovescia o forse dovremmo dire il rovescio di un mondo, di un modo di produzione… Così improvvisamente il sud è apparso un luogo più sicuro e felice del nord, questo si è visto in Italia dove il nord ricco, industriale e iperconnesso ha mostrato tutta la sua patologica fragilità ma sta succedendo forse anche in giro per il mondo, a giudicare da quella che è stata sinora l’evoluzione del contagio a livello globale.
La prima voce è quella di Beniamino Murgante, professore lucano di pianificazione territoriale, che ci presenta uno studio molto interessante, il quale mette in relazione l’arrivo in Italia e lo sviluppo della pandemia con le particolari condizioni climatiche, atmosferiche, ambientali, geografiche ed economiche che si ritrovano nella Valle Padana, mettendo in luce una serie di similitudini con la provincia di Hubei dove tutto sarebbe iniziato. Il gruppo di ricerca è composto da ricercatori di ambiti molto diversi e questo ci sembra un altro aspetto metodologico fondamentale per analizzare le implicazioni di un fatto sociale totale come una pandemia.
A seguire alcuni alcuni estratti di una lunghissima intervista a Carlo Russo, da oltre quarant’anni negli Usa, Chef Medical Officer di una grossa multinazionale farmaceutica, la Gementa Science, una di quelle figure ibride tra lo scienziato e il manager che inquadra alcune questioni fondamentali rispetto all’industria dei vaccini, alle politiche vaccinali, al modo in cui la pandemia ha imposto un’accelerazione pericolosissima all’iter procedurale cui la sperimentazione di ogni vaccino soggiace e ci spiega anche come le industrie non investano più in ricerca interna ma l’università sia diventata il loro serbatoio per la ricerca di base.
Chiude Maurizio Pincetti con la terza puntata della sua storia del sistema sanitario italiano.