","Imponente sciopero in India; in Kashmir guerra di nazionalismi religiosi","post",1474653348,[62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/180-milioni-di-lavoratori/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/india/","http://radioblackout.org/tag/kashmir/","http://radioblackout.org/tag/pakistan/","http://radioblackout.org/tag/sciopero-generale/",[33,69,70,27,71,31],"guerra","india","pakistan",{"post_content":73,"post_title":81,"tags":84},{"matched_tokens":74,"snippet":79,"value":80},[75,76,77,78],"180","milioni","di","lavoratori","ha incrociato le braccia. Ovvero \u003Cmark>180\u003C/mark> \u003Cmark>milioni\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> hanno aderito e se si","Ci sono notizie che nessuno immagina che possano essere ignorate per dimensioni dell'evento, per la quantità \u003Cmark>di\u003C/mark> persone coinvolte, per il significato storico, ma anche per il segnale che possono inviare sul disagio vissuto da una comunità... il 2 settembre l'India è scesa in sciopero, il più imponente sciopero generale della storia: il 10 per cento della popolazione ha incrociato le braccia. Ovvero \u003Cmark>180\u003C/mark> \u003Cmark>milioni\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> hanno aderito e se si pensa che solo il 4 per cento è sindacalizzato rappresenta un risultato straordinario, trattandosi oltretutto \u003Cmark>di\u003C/mark> uno sciopero per migliorare le condizioni e la sicurezza sul lavoro. Nella maggioranza dei casi un lavoro nero, sottopagato, svolto in una struttura formale \u003Cmark>di\u003C/mark> fabbrica che non può che essere impostata allo sfruttamento, per mantenere la concorrenzialità che conosciamo.\r\n\r\nEbbene, non c'è quasi traccia nei media occidentali: oscurato dai media mainstream e solo qualche blog o sito \u003Cmark>di\u003C/mark> notizie geopolitiche ha individuato la notizia fuori dai confini del colosso asiatico; andando a confrontare altri eventi, soprattutto relativi a questioni che pertengono alla sfera del lavoro. Nell'area si possono fare paralleli con gli eventi bengalesi, che a fronte \u003Cmark>di\u003C/mark> centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> morti nel crollo \u003Cmark>di\u003C/mark> una palazzina non hanno tenuto le prima pagine nemmeno per due giorni... è un po' come se l'industria dei media non riconoscesse come vendibile una notizia \u003Cmark>di\u003C/mark> lotte operaie. E quindi la oscura, non la considera.\r\n\r\nSempre nell'area indiana, a seguito del governo ipernazionalista \u003Cmark>di\u003C/mark> Modi, si registrano centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> morti – \u003Cmark>di\u003C/mark> nuovo grandi numeri del subcontinente – nella regione contesa del Kashmir (e nella diretta con Emanuele Giordana si trova anche una sintesi della spiegazione storica a partire dal 1947 del motivo per cui la situazione è quella): il tutto qui si riconduce alla morte \u003Cmark>di\u003C/mark> un moujahidin che ha scatenato rivolte per cui si annoverano anche misure repressive particolarmente feroci, come proiettili accecanti. E questo sta producendo una situazione incandescente al confine con evidente corsa da entrambi i lati del confine al riarmo e a provocare incidenti non solo diplomatici, con morti e vera e propria guerra che contrappone pericolosamente le due potenze nucleari, trascendendo e arrivando a reciproche accuse \u003Cmark>di\u003C/mark> essere uno Stato terrorista, esposte nella sede dell'Onu.\r\n\r\nTrovate nel podcast queste informazioni e molte altre, corredate dall'analisi che ci ha proposto Emanuele Giordana stamani:\r\n\r\n \r\n\r\nindia",{"matched_tokens":82,"snippet":83,"value":83},[77],"Imponente sciopero in India; in Kashmir guerra \u003Cmark>di\u003C/mark> nazionalismi religiosi",[85,88,90,92,94,96],{"matched_tokens":86,"snippet":87},[75,76,77,78],"\u003Cmark>180\u003C/mark> \u003Cmark>milioni\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark>",{"matched_tokens":89,"snippet":69},[],{"matched_tokens":91,"snippet":70},[],{"matched_tokens":93,"snippet":27},[],{"matched_tokens":95,"snippet":71},[],{"matched_tokens":97,"snippet":31},[],[99,104,107],{"field":36,"indices":100,"matched_tokens":101,"snippets":103},[48],[102],[75,76,77,78],[87],{"field":105,"matched_tokens":106,"snippet":79,"value":80},"post_content",[75,76,77,78],{"field":108,"matched_tokens":109,"snippet":83,"value":83},"post_title",[77],2314894167593451500,{"best_field_score":112,"best_field_weight":39,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":48,"score":113,"tokens_matched":40,"typo_prefix_score":48},"4419510927616","2314894167593451627",{"document":115,"highlight":135,"highlights":140,"text_match":143,"text_match_info":144},{"cat_link":116,"category":117,"comment_count":48,"id":118,"is_sticky":48,"permalink":119,"post_author":120,"post_content":121,"post_date":122,"post_excerpt":54,"post_id":118,"post_modified":123,"post_thumbnail":124,"post_thumbnail_html":125,"post_title":126,"post_type":59,"sort_by_date":127,"tag_links":128,"tags":134},[45],[47],"54629","http://radioblackout.org/2019/06/a-gradisca-contro-cpr-e-frontiere/","info2","Il 9 giugno un corteo ha attraversato il centro di Gradisca e ha raggiunto l’ex caserma Polonio, dove c’è un CARA e dove stanno facendo i lavori per riaprire una struttura detentiva per migranti senza documenti.\r\nAll’arrivo numerosi richiedenti asilo sono scesi in strada e si sono uniti ai compagni e alle compagne del coordinamento No CPR, No frontiere, che avevano promosso l’iniziativa.\r\nUna tappa di una lotta durata anni che nel 2013 si era conclusa con la chiusura del lager distrutto a più riprese dai prigionieri, durante le tante rivolte, fughe, lotte, che hanno segnato la storia di questa caserma divenuta prigione.\r\nIl CPR avrebbe dovuto essere operativo in questo giugno, ma con ogni probabilità l’apertura slitterà in autunno.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele dell’Assemblea no Cpr no frontiere del FVG\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2019-06-11-corteo-no-cpr-raffaele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDi seguito il testo di presentazione dell’iniziativa:\r\n\r\n“Una terra segnata dal confine, ma da sempre meticcia e multiculturale, rischia nuovamente di ospitare una galera etnica.\r\n\r\nLa prefettura di Gorizia, in ottemperanza al decreto Minniti-Orlando varato dal Governo Renzi, ha pubblicato il bando per aggiudicare la gestione di un CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio, ex CIE e ancora prima CPT) presso all’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo (GO). La prima data di apertura possibile è il 1° giugno 2019.\r\n\r\nA partire dall’apertura del CPT nel 2006, l’ex caserma Polonio è stata al centro di polemiche, inchieste giudiziarie, presidi e manifestazioni organizzate dalle reti antirazziste e solidali. Le persone detenute hanno messo in atto negli anni varie pratiche di resistenza, anche sotto forma di autolesionismo, e hanno dato vita a molte rivolte, determinando così la chiusura del centro nel 2013, dopo la morte di Majid El Kodra.\r\n\r\nIl CPR è di fatto una prigione dalla quale i ‘trattenuti’ (non detenuti, perché l’internamento nei CPR è determinato da un provvedimento amministrativo, non da una sentenza penale) non possono uscire. La struttura di Gradisca è nota in particolare per la sua somiglianza ai carceri di massima sicurezza, evidente nella parcellizzazione di tutti gli spazi, nella presenza di grate a coprire anche i cortili interni, nel fissaggio dei suppellettili alle pareti e ai pavimenti. Il Gip presso il Tribunale di Gorizia definì nel 2014 «alienanti» le condizioni di vita del CPR e «disumano» il contesto quotidiano al suo interno.\r\n\r\nIl CPR è un’istituzione totale e un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia tra cittadine/i e non cittadine/i basata su razzializzazione, classe, passaporto. È un luogo di segregazione dove si può essere rinchiusi fino 180 giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso di un permesso di soggiorno scaduto. Si tratta di un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\n\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe milioni di persone a migrare, cercando di raggiungere l’Europa. Nell’impossibilità di ottenere i visti necessari per attraversare le frontiere legalmente, esse si vedono costrette a muoversi illegalmente, pagando i trafficanti di esseri umani e affrontando viaggi massacranti e pericolosissimi.\r\n\r\nI Paesi europei delegano il contrasto alle migrazioni a diversi agenti senza scrupoli: ai signori della guerra libici (attraverso, ad esempio, gli accordi firmati dall’ex ministro Minniti e rinnovati dal governo Lega-M5S); a Erdoğan, cui l’UE ha per questo versato 3 miliardi di euro; alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria, che sono da tempo sotto accusa per le violenze perpetrate contro i e le migranti lungo la rotta balcanica.\r\n\r\nA dispetto della propaganda, questo contrasto non ha lo scopo di bloccare un fenomeno per sua natura inarrestabile, bensì di rendere quelle frontiere dei tritacarne, dei dispositivi idonei a trasformare chi riesce a superarli in soggetti deboli, disposti a ogni ricatto per conservare il premio di un viaggio difficile. Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto di lavoro e rinnovo del permesso di soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur di non rischiare di essere rimpatriata/o.\r\n\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa di ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\n\r\nSi tratta di un sistema che cerca di rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi lavoratori, che permette alle forze reazionarie e razziste di costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\n\r\nRompere questa catena è di fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\n\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR di Gradisca!","17 Giugno 2019","2019-06-17 16:15:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1.jpg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","A Gradisca contro CPR e Frontiere",1560788128,[129,130,131,132,133],"http://radioblackout.org/tag/assemblea-no-cpr-no-frontiere-fvg/","http://radioblackout.org/tag/cara/","http://radioblackout.org/tag/corteo-9-giugno/","http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/gradisca/",[35,25,29,15,17],{"post_content":136},{"matched_tokens":137,"snippet":138,"value":139},[76,77,77],"da saccheggiare. 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La prima data di apertura possibile è il 1° giugno 2019.\r\n\r\nA partire dall’apertura del CPT nel 2006, l’ex caserma Polonio è stata al centro di polemiche, inchieste giudiziarie, presidi e manifestazioni organizzate dalle reti antirazziste e solidali. Le persone detenute hanno messo in atto negli anni varie pratiche di resistenza, anche sotto forma di autolesionismo, e hanno dato vita a molte rivolte, determinando così la chiusura del centro nel 2013, dopo la morte di Majid El Kodra.\r\n\r\nIl CPR è di fatto una prigione dalla quale i ‘trattenuti’ (non detenuti, perché l’internamento nei CPR è determinato da un provvedimento amministrativo, non da una sentenza penale) non possono uscire. La struttura di Gradisca è nota in particolare per la sua somiglianza ai carceri di massima sicurezza, evidente nella parcellizzazione di tutti gli spazi, nella presenza di grate a coprire anche i cortili interni, nel fissaggio dei suppellettili alle pareti e ai pavimenti. Il Gip presso il Tribunale di Gorizia definì nel 2014 «alienanti» le condizioni di vita del CPR e «disumano» il contesto quotidiano al suo interno.\r\n\r\nIl CPR è un’istituzione totale e un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia tra cittadine/i e non cittadine/i basata su razzializzazione, classe, passaporto. È un luogo di segregazione dove si può essere rinchiusi fino 180 giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso di un permesso di soggiorno scaduto. Si tratta di un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\n\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe milioni di persone a migrare, cercando di raggiungere l’Europa. Nell’impossibilità di ottenere i visti necessari per attraversare le frontiere legalmente, esse si vedono costrette a muoversi illegalmente, pagando i trafficanti di esseri umani e affrontando viaggi massacranti e pericolosissimi.\r\n\r\nI Paesi europei delegano il contrasto alle migrazioni a diversi agenti senza scrupoli: ai signori della guerra libici (attraverso, ad esempio, gli accordi firmati dall’ex ministro Minniti e rinnovati dal governo Lega-M5S); a Erdoğan, cui l’UE ha per questo versato 3 miliardi di euro; alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria, che sono da tempo sotto accusa per le violenze perpetrate contro i e le migranti lungo la rotta balcanica.\r\n\r\nA dispetto della propaganda, questo contrasto non ha lo scopo di bloccare un fenomeno per sua natura inarrestabile, bensì di rendere quelle frontiere dei tritacarne, dei dispositivi idonei a trasformare chi riesce a superarli in soggetti deboli, disposti a ogni ricatto per conservare il premio di un viaggio difficile. Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto di lavoro e rinnovo del permesso di soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur di non rischiare di essere rimpatriata/o.\r\n\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa di ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\n\r\nSi tratta di un sistema che cerca di rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi lavoratori, che permette alle forze reazionarie e razziste di costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\n\r\nRompere questa catena è di fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\n\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR di Gradisca!\r\n\r\nDomenica 9 giugno\r\nh 15 Piazza Unità, Gradisca d’Isonzo (GO)\r\nSiamo un’assemblea larga e plurale che non si riunisce sotto nessuna bandiera. Chiediamo perciò che nei primi spezzoni non ci siano simboli di nessuna organizzazione, per evitare che chiunque metta il proprio cappello sul corteo. Informiamo inoltre che non tollereremo simboli di forze politiche responsabili delle leggi razziste presenti in Italia.","4 Giugno 2019","2019-06-04 15:01:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-768x513.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-1024x684.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla.jpg 1498w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gradisca. Corteo contro i CPR e le frontiere",1559660495,[162,132,133,163],"http://radioblackout.org/tag/9-giugno-corteo-no-cpr-no-frontiere/","http://radioblackout.org/tag/rotta-balcanica/",[22,15,17,20],{"post_content":166},{"matched_tokens":167,"snippet":138,"value":168},[76,77,77],"Domenica 9 giugno a Gradisca ci sarà una manifestazione contro la riapertura del CPR, chiuso cinque anni fa con il ferro e con il fuoco dai migranti reclusi che lo hanno distrutto pezzo a pezzo.\r\nLa prigione per migranti avrebbe dovuto entrare in funzione a giugno: probabilmente l'inaugurazione slitterà a settembre. in questi mesi si sono susseguite le iniziative per impedirne l'apertura.\r\nNe abbiamo parlato con Federico dell'assemblea regionale No CPR No Frontiere.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2019-06-04-cpr-gradisca-fede.mp3\"][/audio]\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> seguito l'appello:\r\nUna terra segnata dal confine, ma da sempre meticcia e multiculturale, rischia nuovamente \u003Cmark>di\u003C/mark> ospitare una galera etnica.\r\n\r\nLa prefettura \u003Cmark>di\u003C/mark> Gorizia, in ottemperanza al decreto Minniti-Orlando varato dal Governo Renzi, ha pubblicato il bando per aggiudicare la gestione \u003Cmark>di\u003C/mark> un CPR (Centro \u003Cmark>di\u003C/mark> Permanenza per il Rimpatrio, ex CIE e ancora prima CPT) presso all’ex caserma Polonio \u003Cmark>di\u003C/mark> Gradisca d’Isonzo (GO). La prima data \u003Cmark>di\u003C/mark> apertura possibile è il 1° giugno 2019.\r\n\r\nA partire dall’apertura del CPT nel 2006, l’ex caserma Polonio è stata al centro \u003Cmark>di\u003C/mark> polemiche, inchieste giudiziarie, presidi e manifestazioni organizzate dalle reti antirazziste e solidali. Le persone detenute hanno messo in atto negli anni varie pratiche \u003Cmark>di\u003C/mark> resistenza, anche sotto forma \u003Cmark>di\u003C/mark> autolesionismo, e hanno dato vita a molte rivolte, determinando così la chiusura del centro nel 2013, dopo la morte \u003Cmark>di\u003C/mark> Majid El Kodra.\r\n\r\nIl CPR è \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto una prigione dalla quale i ‘trattenuti’ (non detenuti, perché l’internamento nei CPR è determinato da un provvedimento amministrativo, non da una sentenza penale) non possono uscire. La struttura \u003Cmark>di\u003C/mark> Gradisca è nota in particolare per la sua somiglianza ai carceri \u003Cmark>di\u003C/mark> massima sicurezza, evidente nella parcellizzazione \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti gli spazi, nella presenza \u003Cmark>di\u003C/mark> grate a coprire anche i cortili interni, nel fissaggio dei suppellettili alle pareti e ai pavimenti. Il Gip presso il Tribunale \u003Cmark>di\u003C/mark> Gorizia definì nel 2014 «alienanti» le condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> vita del CPR e «disumano» il contesto quotidiano al suo interno.\r\n\r\nIl CPR è un’istituzione totale e un dispositivo \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo che instaura una gerarchia tra cittadine/i e non cittadine/i basata su razzializzazione, classe, passaporto. È un luogo \u003Cmark>di\u003C/mark> segregazione dove si può essere rinchiusi fino \u003Cmark>180\u003C/mark> giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso \u003Cmark>di\u003C/mark> un permesso \u003Cmark>di\u003C/mark> soggiorno scaduto. Si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\n\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello \u003Cmark>di\u003C/mark> una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via \u003Cmark>di\u003C/mark> sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe \u003Cmark>milioni\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> persone a migrare, cercando \u003Cmark>di\u003C/mark> raggiungere l’Europa. 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Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro e rinnovo del permesso \u003Cmark>di\u003C/mark> soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur \u003Cmark>di\u003C/mark> non rischiare \u003Cmark>di\u003C/mark> essere rimpatriata/o.\r\n\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa \u003Cmark>di\u003C/mark> ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\n\r\nSi tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> un sistema che cerca \u003Cmark>di\u003C/mark> rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark>, che permette alle forze reazionarie e razziste \u003Cmark>di\u003C/mark> costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\n\r\nRompere questa catena è \u003Cmark>di\u003C/mark> fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\n\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR \u003Cmark>di\u003C/mark> Gradisca!\r\n\r\nDomenica 9 giugno\r\nh 15 Piazza Unità, Gradisca d’Isonzo (GO)\r\nSiamo un’assemblea larga e plurale che non si riunisce sotto nessuna bandiera. 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La prima data di apertura possibile è il 1° giugno 2019.\r\nA partire dall’apertura del CPT nel 2006, l’ex caserma Polonio è stata al centro di polemiche, inchieste giudiziarie, presidi e manifestazioni organizzate dalle reti antirazziste e solidali. Le persone detenute hanno messo in atto negli anni varie pratiche di resistenza, anche sotto forma di autolesionismo, e hanno dato vita a molte rivolte, determinando così la chiusura del centro nel 2013, dopo la morte di Majid El Kodra.\r\nIl CPR è di fatto una prigione dalla quale i ‘trattenuti’ (non detenuti, perché l’internamento nei CPR è determinato da un provvedimento amministrativo, non da una sentenza penale) non possono uscire. La struttura di Gradisca è nota in particolare per la sua somiglianza ai carceri di massima sicurezza, evidente nella parcellizzazione di tutti gli spazi, nella presenza di grate a coprire anche i cortili interni, nel fissaggio dei suppellettili alle pareti e ai pavimenti. Il Gip presso il Tribunale di Gorizia definì nel 2014 «alienanti» le condizioni di vita del CPR e «disumano» il contesto quotidiano al suo interno.\r\nIl CPR è un’istituzione totale e un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia tra cittadine/i e non cittadine/i basata su razzializzazione, classe, passaporto. È un luogo di segregazione dove si può essere rinchiusi fino 180 giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso di un permesso di soggiorno scaduto. Si tratta di un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe milioni di persone a migrare, cercando di raggiungere l’Europa. Nell’impossibilità di ottenere i visti necessari per attraversare le frontiere legalmente, esse si vedono costrette a muoversi illegalmente, pagando i trafficanti di esseri umani e affrontando viaggi massacranti e pericolosissimi.\r\nI Paesi europei delegano il contrasto alle migrazioni a diversi agenti senza scrupoli: ai signori della guerra libici (attraverso, ad esempio, gli accordi firmati dall’ex ministro Minniti e rinnovati dal governo Lega-M5S); a Erdoğan, cui l’UE ha per questo versato 3 miliardi di euro; alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria, che sono da tempo sotto accusa per le violenze perpetrate contro i e le migranti lungo la rotta balcanica.\r\nA dispetto della propaganda, questo contrasto non ha lo scopo di bloccare un fenomeno per sua natura inarrestabile, bensì di rendere quelle frontiere dei tritacarne, dei dispositivi idonei a trasformare chi riesce a superarli in soggetti deboli, disposti a ogni ricatto per conservare il premio di un viaggio difficile. Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto di lavoro e rinnovo del permesso di soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur di non rischiare di essere rimpatriata/o.\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa di ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\nSi tratta di un sistema che cerca di rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi lavoratori, che permette alle forze reazionarie e razziste di costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\nRompere questa catena è di fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR di Gradisca!\r\nDOMENICA 9 GIUGNO\r\nh 15 Piazza Unità, Gradisca d’Isonzo (GO)\"\r\nInfo: https://nofrontierefvg.noblogs.org/","15 Maggio 2019","2019-05-15 16:48:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"180\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-300x180.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-300x180.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-768x461.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-1024x615.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3.png 2000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gradisca d’Isonzo: contro i CPR e le frontiere",1557938867,[162,132,133,163],[22,15,17,20],{"post_content":189},{"matched_tokens":190,"snippet":138,"value":191},[76,77,77],"In Friuli-Venezia Giulia è prevista la riapertura del centro \u003Cmark>di\u003C/mark> detenzione per immigrati senza carte \u003Cmark>di\u003C/mark> Gradisca D’Isonzo. 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È un luogo \u003Cmark>di\u003C/mark> segregazione dove si può essere rinchiusi fino \u003Cmark>180\u003C/mark> giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso \u003Cmark>di\u003C/mark> un permesso \u003Cmark>di\u003C/mark> soggiorno scaduto. Si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello \u003Cmark>di\u003C/mark> una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via \u003Cmark>di\u003C/mark> sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe \u003Cmark>milioni\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> persone a migrare, cercando \u003Cmark>di\u003C/mark> raggiungere l’Europa. Nell’impossibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> ottenere i visti necessari per attraversare le frontiere legalmente, esse si vedono costrette a muoversi illegalmente, pagando i trafficanti \u003Cmark>di\u003C/mark> esseri umani e affrontando viaggi massacranti e pericolosissimi.\r\nI Paesi europei delegano il contrasto alle migrazioni a diversi agenti senza scrupoli: ai signori della guerra libici (attraverso, ad esempio, gli accordi firmati dall’ex ministro Minniti e rinnovati dal governo Lega-M5S); a Erdoğan, cui l’UE ha per questo versato 3 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> euro; alle polizie \u003Cmark>di\u003C/mark> Croazia, Serbia e Ungheria, che sono da tempo sotto accusa per le violenze perpetrate contro i e le migranti lungo la rotta balcanica.\r\nA dispetto della propaganda, questo contrasto non ha lo scopo \u003Cmark>di\u003C/mark> bloccare un fenomeno per sua natura inarrestabile, bensì \u003Cmark>di\u003C/mark> rendere quelle frontiere dei tritacarne, dei dispositivi idonei a trasformare chi riesce a superarli in soggetti deboli, disposti a ogni ricatto per conservare il premio \u003Cmark>di\u003C/mark> un viaggio difficile. Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro e rinnovo del permesso \u003Cmark>di\u003C/mark> soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur \u003Cmark>di\u003C/mark> non rischiare \u003Cmark>di\u003C/mark> essere rimpatriata/o.\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa \u003Cmark>di\u003C/mark> ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\nSi tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> un sistema che cerca \u003Cmark>di\u003C/mark> rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark>, che permette alle forze reazionarie e razziste \u003Cmark>di\u003C/mark> costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\nRompere questa catena è \u003Cmark>di\u003C/mark> fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR \u003Cmark>di\u003C/mark> Gradisca!\r\nDOMENICA 9 GIUGNO\r\nh 15 Piazza Unità, Gradisca d’Isonzo (GO)\"\r\nInfo: https://nofrontierefvg.noblogs.org/",[193],{"field":105,"matched_tokens":194,"snippet":138,"value":191},[76,77,77],{"best_field_score":145,"best_field_weight":146,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":147,"tokens_matched":40,"typo_prefix_score":48},6642,{"collection_name":59,"first_q":33,"per_page":198,"q":33},6,9,{"facet_counts":201,"found":24,"hits":221,"out_of":252,"page":24,"request_params":253,"search_cutoff":37,"search_time_ms":14},[202,206],{"counts":203,"field_name":204,"sampled":37,"stats":205},[],"podcastfilter",{"total_values":48},{"counts":207,"field_name":36,"sampled":37,"stats":220},[208,210,212,214,216,218],{"count":24,"highlighted":209,"value":209},"ebola",{"count":24,"highlighted":211,"value":211},"Africa",{"count":24,"highlighted":213,"value":213},"liberia",{"count":24,"highlighted":215,"value":215},"big pharma",{"count":24,"highlighted":217,"value":217},"pipistrelli",{"count":24,"highlighted":219,"value":219},"mercificazione della salute",{"total_values":198},[222],{"document":223,"highlight":243,"highlights":248,"text_match":143,"text_match_info":251},{"comment_count":48,"id":224,"is_sticky":48,"permalink":225,"podcastfilter":226,"post_author":227,"post_content":228,"post_date":229,"post_excerpt":54,"post_id":224,"post_modified":230,"post_thumbnail":231,"post_title":232,"post_type":233,"sort_by_date":234,"tag_links":235,"tags":242},"25469","http://radioblackout.org/podcast/ebola-e-big-pharma/",[],"anarres","L’eruzione epidemica del virus Ebola nell’Africa occidentale dimostra che la salute non può dipendere dalle leggi del mercato e dalle big pharma.\r\n\r\nIl modello di sviluppo statale e capitalista non solo non garantisce più i livelli di consumo e sicurezza sbandierati durante la guerra fredda, ma non è neppure in grado di prevenire e controllare epidemie globali letali.\r\n\r\nGli Stati Uniti hanno deciso l'invio di un contingente militare, per tenere sotto controllo gli abitanti della Liberia, la loro (ex)colonia.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Ennio Carbone, immunologo e ricercatore all'università della Magna Grecia a Catanzaro, professore ospite all'ateneo di Stoccolma.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 09 17 ebola\r\n\r\nDi seguito un articolo di Ennio Carbone, uscito sull'ultimo numero del settimanale Umanità Nova.\r\n\r\nConsiderazioni mediche\r\nIL 23 marzo 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità diffonde il primo comunicato sulla nuova eruzione epidemica del virus Ebola nella foresta pluviale della Guinea, Prefettura di Gueckedou (Repubblica della Guinea). Questa è la prima volta che si ha un’epidemia in larga scala. Il 20 aprile 2014 si contavano 242 pazienti infettati da Ebola tra Guinea e Liberia, di questi 147 sono già morti. Da marzo 2014 ad oggi circa 2000 sono i casi diagnosticati con piu di 600 morti: l’epidemia più severa finora registrata.\r\nIl ceppo virale responsabile è il ceppo Zaire Ebola. Il virus ha raggiunto in maggio le capitali dei due paesi con alta concentrazione umana rispettivamente Conakry e Monrovia dove il contagio è più rapido e l'epidemia potrebbe subire una accelerazione. Casi sospetti sono stati descritti in Mali e Sierra Leone. Il virus appartiene alla famiglia dei Filoviridae (ordine dei Mononegavirales). Alla stessa famiglia appartiene il virus di Marburg altro patogeno letale (porta il nome dello scienziato che lo scopri e ne rimase infettato letalmente). Il terzo membro della famiglia dei filovirus è il Cuevavirus che non è stato dimostrato infettare gli uomini. I tre virus sono dei virus propri di alcune specie di pipistrelli.\r\nI virus della famiglia Filovirus sono parassiti abituali di tre tipi di pipistrelli che popolano le foreste pluviali dell Africa occidentale e trovano rifugio nelle caverne e miniere: Hypsignathus monstrosus (pipistrello a testa di martello), Epomops fraqueti, Myonecteris Torquata. Queste specie si nutrono esclusivamente di frutta e sono il supporto proteico principale per le popolazioni dell Africa Occidentale, la loro caccia, macellazione e vendita in appositi mercati settimanali (luma) ha rappresentato la condizione ideale per il passaggio di Ebola dal pipistrello all'uomo.\r\n\r\nLa percentuale di decesso da Ebola è altissima: il 60-90% degli infettati muore dopo poche settimane. L’Ebola data la sua altissima letalità è stato classificato nella Categoria A come agente per bioterrorismo dal Center for Disease Control and Prevention di Atlanta US 2014. 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Il trattamento è sintomatico anche se un farmaco favipiraravir (anti RNA virale) ha dato buoni risultati nel topo ed un vaccino è in via di allestimento: in altre parole attualmente non esiste alcuna terapia testata nell’uomo efficace contro questa infezione (1).\r\n\r\nL’arrivo di Ebola nelle grandi città dell’Africa Occidentale (Monrovia, Conakry) marca la differenza con le precedenti ondate epidemiche. Questo tragico evento conferisce alla epidemia 2014 una rapida diffusione in aree densamente popolate dove la povertà, le condizioni igieniche, e la scarsità di acqua rendono l'infezione ancora più contagiosa. E' difficile pensare di lavarsi le mani e preservare buoni livelli di igiene se non si ha acqua da bere. Calcoli approssimativi basati sulle precedenti epidemie (2005 Repubblica Democratica del Congo) portano a pensare che il passaggio da epidemia a pandemia dell'infezione di Ebola sia possibile e possa avere le caratteristiche delle pandemie dei virus influenzale (2).\r\n\r\nQuali sono le possibilità che l'epidemia possa trasformarsi in una pandemia che coinvolga le regioni più sviluppate del pianeta?\r\n\r\nPer rispondere a questa domanda da un lato va considerato che le modalità di trasmissione del virus Ebola del ceppo Zaire si basano strettamente sulle condizioni di povertà estrema delle popolazioni che colpisce. Dove carenze igieniche, assenza di presidi sanitari specializzati nel trattamento di malattie infettive, facilità di spostamento tra le aree epidemiche congiuntamente a tradizioni culturali come quella di lavare i corpi dei deceduti prima della sepoltura con relativo contagio per contatto con i fluidi biologici sono la causa del propagarsi dell'epidemia. Nei paesi più ricchi si ha un sistema sanitario molto più efficiente, presidi per il trattamento delle malattie infettive specializzati, condizioni igieniche migliori, possibilità di effettuare una quarantena degli infetti efficace, inoltre è possibile tracciare i contatti interpersonali per monitorare le possibili catene umane dell'infezione per interromperle.\r\n\r\nQuindi una pandemia che coinvolga Europa e Stati Uniti è poco probabile. Tuttavia, anche se poco probabile una pandemia resta possibile.\r\nInfatti vanno considerate alcune caratteristiche dell’epidemia di ebola di quest’anno. Nella corrente epidemia per la prima volta sono stati coinvolti grossi centri urbani, ha una alta velocità di propagazione ed alta incidenza di mortalità.\r\nInoltre la coevoluzione tra la nostra specie e le specie virali ha dimostrato che virus propagatisi inizialmente per zoonosi possono adattare il proprio genoma alla propagazione interumana acquisendo la capacità di propagarsi rapidamente ed efficientemente nella nostra specie.\r\n\r\nConsiderazioni politiche.\r\n\r\nL’encefalomielite emorragica provocata dal virus Ebola (Ebola Virus Disease,EVD) appartiene dal punto di vista patologico alle nuove malattie e alla grande famiglia di malattie orfane. Il suo inquadramento tra le nuove malattie (dove troviamo anche la Legionellosi, HIV, Virus di Mamburg, Hantavirus, Dengue) indica una malattia dovuta ad un patogeno (virus o batterio) che solo recentemente è entrato in contatto con la nostra specie. Mentre per malattie orfane sono ad esempio la Malaria, Virus enterici della dissenteria infantile e la stragrande maggioranza delle nuove malattie infettive colpiscono le regioni più povere del pianeta. Sono dette orfane perché poco studiate e perché non hanno trovato ancora una soluzione terapeutica poiché non esistono programmi di finanziamento pubblici o privati a sostegno della ricerca su queste patologie.\r\nE’ interessante notare che la prima descrizione dell’infezione da Ebola risale al 1976 a Yambuku, nello Zaire regione mineraria nota per i giacimenti di oro. E proprio nelle miniere che i pipistrelli infetti hanno passato il virus ai lavoratori impiegati nelle estrazioni minerarie. Questo è un esempio paradigmatico del meccanismo che porta da un lato all’insorgenza delle zoonosi e dall’altro all’emergere di nuove patologie infettive. Infatti la presenza dell’uomo in nicchie ecologiche precedentemente non popolate porta gli animali ed i loro parassiti a contatto con la nostra specie. Lo sfruttamento selvaggio del pianeta non curandosi dell’impatto ambientale ha anche questo tipo di effetti collaterali.\r\n\r\nI rimedi a breve e lunga scadenza\r\nIl controllo dell’epidemia tramite la quarantena ed il controllo dei flussi migratori ci riporta alle pratiche mediche del 1500-1600 AD. Durante le epidemie di peste e colera i malati venivano concentrati nei lazzaretti funzionavano come incubatori delle malattie ma anche per confinare gli infetti e impedire che gli untori diffondessero il morbo. Questa pratica oggi potrebbe innescare tensioni sociali violente e dubbia efficacia. Oggi in Liberia, Sierra Leone, Guinea già si registrano resistenze da parte delle popolazioni infettate ad entrare in luoghi dove il contagio è praticamente certo, inoltre per non essere emarginati socialmente si tengono nascosti in famiglia gli infettati. La quarantena di massa non è in grado di bloccare la pandemia vista la velocità di diffusione, la difficoltà di diagnosi differenziale con altre malattie infettive. La quarantena per gli immigrati non serve quando cittadini USA, spagnoli, inglesi ed italiani probabilmente hanno già contratto l’ infezione.\r\n\r\nL’ unica soluzione per bloccare una pandemia è il vaccino come dimostrato dal successo ottenuto contro il vaiolo, la poliomelite. Per prevenire i rischi relativi a all’insorgenza di pandemie sostenute da agenti patogeni orfani è operare un cambio di paradigma ponendo la salute globale come obiettivo e non il profitto della ricerca medica ed industria del farmaco.\r\n\r\nLa frequenza ed intensità delle epidemie di Ebola sono aumentate di quattro volte nelle regioni subsariane dal 1994 ad oggi quindi la possibilità di un eruzione epidemica globale era più che prevedibile (8). Recenti dati sperimentali dimostrano che i pazienti che sopravvivono all'infezione posseggono degli anticorpi in grado di legarsi al virus impedendogli di infettare l'organismo ospite. Le recenti scoperte hanno aperto la strada all’utilizzo di queste molecole in terapia come nel caso del medico ed infermiera USA curati con questo approccio nei giorni scorsi. Ma recuperare il tempo perso non è possibile e quindi si stanno saltando fasi importanti necessarie per la valutazione dei danni dei nuovi farmaci sull'uomo o possibili effetti collaterali per cercare un rimedio efficace subito contro l’ epidemia.\r\nI due pazienti statunitensi sono stati trattati con il farmaco Zmapp che è una mistura di anticorpi antiEbola derivati da quelli prodotti dai sopravvissuti precedentemente testato solo nelle scimmie con buoni risultati. I risultati ottenuti si associano con la guarigione dei pazienti. Tuttavia il trattamento su solo due pazienti non permette di concludere se gli effetti benefici siano da attribuire al farmaco piuttosto che al decorso spontaneo della malattia includendo i due pazienti nel 10-40% di guarigioni spontanee per questa infezione. Inoltre sono a disposizione solo quantità limitate di questo farmaco non ancora prodotto da nessuna big pharma e che non sembra essere di interesse commerciale.\r\nE’ da notare che il trattamento di uomini con queste molecole non segue la procedura standard che prevede trials clinici di 1, 2 e 3 fase per accertarne gli eventuali effetti tossici o collaterali. Quindi è possibile pensare che una procedura cosi anomala corrisponda alla situazione emergenziale imposta dall’epidemia e dalla mancanza di terapie sicure sviluppate e testate all’ insorgenza delle prime 20 ondate epidemiche 1976 -2008.\r\nPer i vaccini si tratta di prototipi sperimentali non testati né nell’uomo né in specie di scimmie vicine all’uomo quindi sono rimedi ancora più lontani dal poter essere usati per contrastare l’ infezione da Ebola.\r\nStessa situazione per i farmaci anti Ebola, (inibitori della replicazione virale anti RNA virale) oggi oggetto di studio in alcuni laboratori, anch’essi non hanno ancora superato i trial clinici nell’uomo poiché sono stati testati sperimentalmente con successo solo nel 2005.\r\nPerché non si è sviluppato un vaccino negli oltre 30 anni dalla comparsa di questo virus mortale?\r\nLa questione è legata alla mercificazione della salute su scala globale. Le big pharma non sono interessate a sostenere la sperimentazione clinica di nuovi farmaci quando questi sono diretti a curare malattie che affliggono le parti più povere del pianeta e che quindi non garantirebbero alti profitti. L’epidemia dell’Ebola in corso dimostra come il modello sociale che ha demandato al mercato la salute pubblica metta a rischio la salute di milioni di persone a livello globale. Nel caso di malattie infettive non e possibile pensare ad un loro confinamento in alcune aree geografiche tenendone escluse altre soprattutto in presenza di mezzi di trasporto e comunicazione come quelli a disposizione oggi.\r\nL’attuale mancanza di vaccini ed il corrispondente rischio di pandemia è una ovvia ricaduta dell’asservimento della salute al profitto economico. Vaccini contro il ceppo dell’Ebola coinvolto nell'epidemia di questi giorni in grado di proteggere efficientemente gli scimpanzé e altre specie di primati erano pronti per essere usati in trial clinici nell’uomo sin dal 2005 (3, 4, 5, 6, 7).\r\nLa mancanza della loro sperimentazione clinica nell’ uomo è dovuta al ridotto numero di pazienti e alla loro povertà quindi un segmento di “mercato” poco appetibile per big pharma. Le malattie orfane non sono di interesse per le big pharma. Solo oggi i mass media e gli stati si accorgono che la loro mancanza può portare ad una catastrofe planetaria come quella delle pestilenze del 17° e 18° secolo o della pandemia del virus influenzale del 1918 conosciuto come “Influenza spagnola”.\r\n\r\nFonti bibliografiche:\r\n1) Derek Gatherer The 2014 Ebola virus outbreak in western africa J. General Virology 2014 95,1619-1624.\r\n2) Welsh et al Wave like spread of Ebola Zaire PLOS biology 3, e371, 2005).\r\n3) Hampton, T. Vaccines against Ebola and Marburg viruses show promise in primate studies. J. Am. Med. Assoc. 294, 163–164 (2005).\r\n4) Jones, S. M. et al. Live attenuated recombinant vaccine protects nonhuman primates against Ebola and Marburg viruses. Nature Med. 11, 786–790 (2005).\r\n5) Kobinger, G. P. et al. Chimpanzee adenovirus vaccine protects against Zaire Ebola virus. Virology 346, 394–401 (2006).\r\n6) Sullivan, N. J. et al. Immune protection of nonhuman primates against Ebola virus with single low-dose adenovirus vectors encoding modified GPs. PLoS Med. 3, e177 (2006).\r\n7) Enserink M . Ebola Drugs still stuck in lab. Science 25 july 2014 vol 345 pp364\r\n8) Lee et al Structure of the Ebola virus glycoprotein bound to an antibody from a human survivor. Nature Vol 454|10 July 2008|doi:10.1038/nature07082)","10 Ottobre 2014","2018-10-17 22:09:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/soldi-farmaci-200x110.jpeg","Ebola e Big Pharma","podcast",1412947219,[236,237,238,239,240,241],"http://radioblackout.org/tag/africa/","http://radioblackout.org/tag/big-pharma/","http://radioblackout.org/tag/ebola/","http://radioblackout.org/tag/liberia/","http://radioblackout.org/tag/mercificazione-della-salute/","http://radioblackout.org/tag/pipistrelli/",[211,215,209,213,219,217],{"post_content":244},{"matched_tokens":245,"snippet":246,"value":247},[77,76,77],"metta a rischio la salute \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>milioni\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> persone a livello globale.","L’eruzione epidemica del virus Ebola nell’Africa occidentale dimostra che la salute non può dipendere dalle leggi del mercato e dalle big pharma.\r\n\r\nIl modello \u003Cmark>di\u003C/mark> sviluppo statale e capitalista non solo non garantisce più i livelli \u003Cmark>di\u003C/mark> consumo e sicurezza sbandierati durante la guerra fredda, ma non è neppure in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> prevenire e controllare epidemie globali letali.\r\n\r\nGli Stati Uniti hanno deciso l'invio \u003Cmark>di\u003C/mark> un contingente militare, per tenere sotto controllo gli abitanti della Liberia, la loro (ex)colonia.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Ennio Carbone, immunologo e ricercatore all'università della Magna Grecia a Catanzaro, professore ospite all'ateneo \u003Cmark>di\u003C/mark> Stoccolma.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 09 17 ebola\r\n\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> seguito un articolo \u003Cmark>di\u003C/mark> Ennio Carbone, uscito sull'ultimo numero del settimanale Umanità Nova.\r\n\r\nConsiderazioni mediche\r\nIL 23 marzo 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità diffonde il primo comunicato sulla nuova eruzione epidemica del virus Ebola nella foresta pluviale della Guinea, Prefettura \u003Cmark>di\u003C/mark> Gueckedou (Repubblica della Guinea). 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Dove carenze igieniche, assenza \u003Cmark>di\u003C/mark> presidi sanitari specializzati nel trattamento \u003Cmark>di\u003C/mark> malattie infettive, facilità \u003Cmark>di\u003C/mark> spostamento tra le aree epidemiche congiuntamente a tradizioni culturali come quella \u003Cmark>di\u003C/mark> lavare i corpi dei deceduti prima della sepoltura con relativo contagio per contatto con i fluidi biologici sono la causa del propagarsi dell'epidemia. Nei paesi più ricchi si ha un sistema sanitario molto più efficiente, presidi per il trattamento delle malattie infettive specializzati, condizioni igieniche migliori, possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> effettuare una quarantena degli infetti efficace, inoltre è possibile tracciare i contatti interpersonali per monitorare le possibili catene umane dell'infezione per interromperle.\r\n\r\nQuindi una pandemia che coinvolga Europa e Stati Uniti è poco probabile. Tuttavia, anche se poco probabile una pandemia resta possibile.\r\nInfatti vanno considerate alcune caratteristiche dell’epidemia \u003Cmark>di\u003C/mark> ebola \u003Cmark>di\u003C/mark> quest’anno. Nella corrente epidemia per la prima volta sono stati coinvolti grossi centri urbani, ha una alta velocità \u003Cmark>di\u003C/mark> propagazione ed alta incidenza \u003Cmark>di\u003C/mark> mortalità.\r\nInoltre la coevoluzione tra la nostra specie e le specie virali ha dimostrato che virus propagatisi inizialmente per zoonosi possono adattare il proprio genoma alla propagazione interumana acquisendo la capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> propagarsi rapidamente ed efficientemente nella nostra specie.\r\n\r\nConsiderazioni politiche.\r\n\r\nL’encefalomielite emorragica provocata dal virus Ebola (Ebola Virus Disease,EVD) appartiene dal punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista patologico alle nuove malattie e alla grande famiglia \u003Cmark>di\u003C/mark> malattie orfane. Il suo inquadramento tra le nuove malattie (dove troviamo anche la Legionellosi, HIV, Virus \u003Cmark>di\u003C/mark> Mamburg, Hantavirus, Dengue) indica una malattia dovuta ad un patogeno (virus o batterio) che solo recentemente è entrato in contatto con la nostra specie. Mentre per malattie orfane sono ad esempio la Malaria, Virus enterici della dissenteria infantile e la stragrande maggioranza delle nuove malattie infettive colpiscono le regioni più povere del pianeta. Sono dette orfane perché poco studiate e perché non hanno trovato ancora una soluzione terapeutica poiché non esistono programmi \u003Cmark>di\u003C/mark> finanziamento pubblici o privati a sostegno della ricerca su queste patologie.\r\nE’ interessante notare che la prima descrizione dell’infezione da Ebola risale al 1976 a Yambuku, nello Zaire regione mineraria nota per i giacimenti \u003Cmark>di\u003C/mark> oro. E proprio nelle miniere che i pipistrelli infetti hanno passato il virus ai \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> impiegati nelle estrazioni minerarie. Questo è un esempio paradigmatico del meccanismo che porta da un lato all’insorgenza delle zoonosi e dall’altro all’emergere \u003Cmark>di\u003C/mark> nuove patologie infettive. Infatti la presenza dell’uomo in nicchie ecologiche precedentemente non popolate porta gli animali ed i loro parassiti a contatto con la nostra specie. Lo sfruttamento selvaggio del pianeta non curandosi dell’impatto ambientale ha anche questo tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> effetti collaterali.\r\n\r\nI rimedi a breve e lunga scadenza\r\nIl controllo dell’epidemia tramite la quarantena ed il controllo dei flussi migratori ci riporta alle pratiche mediche del 1500-1600 AD. Durante le epidemie \u003Cmark>di\u003C/mark> peste e colera i malati venivano concentrati nei lazzaretti funzionavano come incubatori delle malattie ma anche per confinare gli infetti e impedire che gli untori diffondessero il morbo. Questa pratica oggi potrebbe innescare tensioni sociali violente e dubbia efficacia. Oggi in Liberia, Sierra Leone, Guinea già si registrano resistenze da parte delle popolazioni infettate ad entrare in luoghi dove il contagio è praticamente certo, inoltre per non essere emarginati socialmente si tengono nascosti in famiglia gli infettati. La quarantena \u003Cmark>di\u003C/mark> massa non è in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> bloccare la pandemia vista la velocità \u003Cmark>di\u003C/mark> diffusione, la difficoltà \u003Cmark>di\u003C/mark> diagnosi differenziale con altre malattie infettive. La quarantena per gli immigrati non serve quando cittadini USA, spagnoli, inglesi ed italiani probabilmente hanno già contratto l’ infezione.\r\n\r\nL’ unica soluzione per bloccare una pandemia è il vaccino come dimostrato dal successo ottenuto contro il vaiolo, la poliomelite. Per prevenire i rischi relativi a all’insorgenza \u003Cmark>di\u003C/mark> pandemie sostenute da agenti patogeni orfani è operare un cambio \u003Cmark>di\u003C/mark> paradigma ponendo la salute globale come obiettivo e non il profitto della ricerca medica ed industria del farmaco.\r\n\r\nLa frequenza ed intensità delle epidemie \u003Cmark>di\u003C/mark> Ebola sono aumentate \u003Cmark>di\u003C/mark> quattro volte nelle regioni subsariane dal 1994 ad oggi quindi la possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> un eruzione epidemica globale era più che prevedibile (8). Recenti dati sperimentali dimostrano che i pazienti che sopravvivono all'infezione posseggono degli anticorpi in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> legarsi al virus impedendogli \u003Cmark>di\u003C/mark> infettare l'organismo ospite. Le recenti scoperte hanno aperto la strada all’utilizzo \u003Cmark>di\u003C/mark> queste molecole in terapia come nel caso del medico ed infermiera USA curati con questo approccio nei giorni scorsi. Ma recuperare il tempo perso non è possibile e quindi si stanno saltando fasi importanti necessarie per la valutazione dei danni dei nuovi farmaci sull'uomo o possibili effetti collaterali per cercare un rimedio efficace subito contro l’ epidemia.\r\nI due pazienti statunitensi sono stati trattati con il farmaco Zmapp che è una mistura \u003Cmark>di\u003C/mark> anticorpi antiEbola derivati da quelli prodotti dai sopravvissuti precedentemente testato solo nelle scimmie con buoni risultati. I risultati ottenuti si associano con la guarigione dei pazienti. Tuttavia il trattamento su solo due pazienti non permette \u003Cmark>di\u003C/mark> concludere se gli effetti benefici siano da attribuire al farmaco piuttosto che al decorso spontaneo della malattia includendo i due pazienti nel 10-40% \u003Cmark>di\u003C/mark> guarigioni spontanee per questa infezione. Inoltre sono a disposizione solo quantità limitate \u003Cmark>di\u003C/mark> questo farmaco non ancora prodotto da nessuna big pharma e che non sembra essere \u003Cmark>di\u003C/mark> interesse commerciale.\r\nE’ da notare che il trattamento \u003Cmark>di\u003C/mark> uomini con queste molecole non segue la procedura standard che prevede trials clinici \u003Cmark>di\u003C/mark> 1, 2 e 3 fase per accertarne gli eventuali effetti tossici o collaterali. Quindi è possibile pensare che una procedura cosi anomala corrisponda alla situazione emergenziale imposta dall’epidemia e dalla mancanza \u003Cmark>di\u003C/mark> terapie sicure sviluppate e testate all’ insorgenza delle prime 20 ondate epidemiche 1976 -2008.\r\nPer i vaccini si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> prototipi sperimentali non testati né nell’uomo né in specie \u003Cmark>di\u003C/mark> scimmie vicine all’uomo quindi sono rimedi ancora più lontani dal poter essere usati per contrastare l’ infezione da Ebola.\r\nStessa situazione per i farmaci anti Ebola, (inibitori della replicazione virale anti RNA virale) oggi oggetto \u003Cmark>di\u003C/mark> studio in alcuni laboratori, anch’essi non hanno ancora superato i trial clinici nell’uomo poiché sono stati testati sperimentalmente con successo solo nel 2005.\r\nPerché non si è sviluppato un vaccino negli oltre 30 anni dalla comparsa \u003Cmark>di\u003C/mark> questo virus mortale?\r\nLa questione è legata alla mercificazione della salute su scala globale. Le big pharma non sono interessate a sostenere la sperimentazione clinica \u003Cmark>di\u003C/mark> nuovi farmaci quando questi sono diretti a curare malattie che affliggono le parti più povere del pianeta e che quindi non garantirebbero alti profitti. L’epidemia dell’Ebola in corso dimostra come il modello sociale che ha demandato al mercato la salute pubblica metta a rischio la salute \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>milioni\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> persone a livello globale. Nel caso \u003Cmark>di\u003C/mark> malattie infettive non e possibile pensare ad un loro confinamento in alcune aree geografiche tenendone escluse altre soprattutto in presenza \u003Cmark>di\u003C/mark> mezzi \u003Cmark>di\u003C/mark> trasporto e comunicazione come quelli a disposizione oggi.\r\nL’attuale mancanza \u003Cmark>di\u003C/mark> vaccini ed il corrispondente rischio \u003Cmark>di\u003C/mark> pandemia è una ovvia ricaduta dell’asservimento della salute al profitto economico. Vaccini contro il ceppo dell’Ebola coinvolto nell'epidemia \u003Cmark>di\u003C/mark> questi giorni in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> proteggere efficientemente gli scimpanzé e altre specie \u003Cmark>di\u003C/mark> primati erano pronti per essere usati in trial clinici nell’uomo sin dal 2005 (3, 4, 5, 6, 7).\r\nLa mancanza della loro sperimentazione clinica nell’ uomo è dovuta al ridotto numero \u003Cmark>di\u003C/mark> pazienti e alla loro povertà quindi un segmento \u003Cmark>di\u003C/mark> “mercato” poco appetibile per big pharma. Le malattie orfane non sono \u003Cmark>di\u003C/mark> interesse per le big pharma. Solo oggi i mass media e gli stati si accorgono che la loro mancanza può portare ad una catastrofe planetaria come quella delle pestilenze del 17° e \u003Cmark>18°\u003C/mark> secolo o della pandemia del virus influenzale del 1918 conosciuto come “Influenza spagnola”.\r\n\r\nFonti bibliografiche:\r\n1) Derek Gatherer The 2014 Ebola virus outbreak in western africa J. General Virology 2014 95,1619-1624.\r\n2) Welsh et al Wave like spread of Ebola Zaire PLOS biology 3, e371, 2005).\r\n3) Hampton, T. Vaccines against Ebola and Marburg viruses show promise in primate studies. J. Am. Med. Assoc. 294, 163–164 (2005).\r\n4) Jones, S. M. et al. Live attenuated recombinant vaccine protects nonhuman primates against Ebola and Marburg viruses. Nature Med. 11, 786–790 (2005).\r\n5) Kobinger, G. P. et al. Chimpanzee adenovirus vaccine protects against Zaire Ebola virus. Virology 346, 394–401 (2006).\r\n6) Sullivan, N. J. et al. Immune protection of nonhuman primates against Ebola virus with single low-dose adenovirus vectors encoding modified GPs. PLoS Med. 3, e177 (2006).\r\n7) Enserink M . Ebola Drugs still stuck in lab. Science 25 july 2014 vol 345 pp364\r\n8) Lee et al Structure of the Ebola virus glycoprotein bound to an antibody from a human survivor. Nature Vol 454|10 July 2008|doi:10.1038/nature07082)",[249],{"field":105,"matched_tokens":250,"snippet":246,"value":247},[77,76,77],{"best_field_score":145,"best_field_weight":146,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":147,"tokens_matched":40,"typo_prefix_score":48},6634,{"collection_name":233,"first_q":33,"per_page":198,"q":33},["Reactive",255],{},["Set"],["ShallowReactive",258],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fVk6TRMOGqEhX7z-Bo8EfZ0RhtJE8s7ABBIod45hNBOs":-1},true,"/search?query=180+milioni+di+lavoratori"]