","25 aprile di lotta a Torino, Grugliasco, Val Susa","post",1588075525,[61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/25-aprile-2020/","http://radioblackout.org/tag/25-aprile-2020-barriera-di-milano/","http://radioblackout.org/tag/25-aprile-2020-grugliasco/","http://radioblackout.org/tag/domiciliari-di-massa/",[66,67,68,69],"25 aprile 2020","25 aprile 2020 barriera di milano","25 aprile 2020 grugliasco","domiciliari di massa",{"post_content":71,"post_title":78,"tags":81},{"matched_tokens":72,"snippet":76,"value":77},[73,74,75],"25","aprile","2020","Il \u003Cmark>25\u003C/mark> \u003Cmark>aprile\u003C/mark> \u003Cmark>2020\u003C/mark> è stata giornata di lotta","Il \u003Cmark>25\u003C/mark> \u003Cmark>aprile\u003C/mark> \u003Cmark>2020\u003C/mark> è stata giornata di lotta a Torino e in provincia. Oltre all’iniziativa in Borgo San Paolo di cui si è occupata ieri l’info, anche in Barriera di Milano, a Grugliasco e in Val Susa ci sono stati momenti di lotta, di rifiuto del divieto di manifestare, di denuncia delle responsabilità dei governi nella gestione di un’epidemia che ci ha rubato la libertà in cambio della sicurezza, ma non ci ha dato la salute, tenendosi la nostra libertà.\r\n\r\nDel \u003Cmark>25\u003C/mark> \u003Cmark>aprile\u003C/mark> in Barriera di Milano abbiamo parlato con Stefano della Federazione Anarchica Torinese\r\n\r\nAscolta la diretta con Stefano:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/2020-04-28-stefano-25-barriera.mp3\"][/audio]\r\n\r\nscarica l'audiio\r\n\r\n\r\nDel \u003Cmark>25\u003C/mark> \u003Cmark>aprile\u003C/mark> a Grugliasco ci siamo collegati con Antonio del Barocchio\r\n\r\nAscolta la diretta con Antonio:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/2020-04-28-antonio-25-grugliasco.mp3\"][/audio]\r\n\r\nscarica l'audio\r\n\r\nQui il resoconto della Federazione Anarchica Torinese\r\n\r\nQui il comunicato del Barocchio\r\n\r\nQui potete leggere il comunicato del Gabrio",{"matched_tokens":79,"snippet":80,"value":80},[73,74],"\u003Cmark>25\u003C/mark> \u003Cmark>aprile\u003C/mark> di lotta a Torino, Grugliasco, Val Susa",[82,85,88,91],{"matched_tokens":83,"snippet":84},[73,74,75],"\u003Cmark>25\u003C/mark> \u003Cmark>aprile\u003C/mark> \u003Cmark>2020\u003C/mark>",{"matched_tokens":86,"snippet":87},[73,74,75],"\u003Cmark>25\u003C/mark> \u003Cmark>aprile\u003C/mark> \u003Cmark>2020\u003C/mark> barriera di milano",{"matched_tokens":89,"snippet":90},[73,74,75],"\u003Cmark>25\u003C/mark> \u003Cmark>aprile\u003C/mark> \u003Cmark>2020\u003C/mark> grugliasco",{"matched_tokens":92,"snippet":69},[],[94,101,104],{"field":35,"indices":95,"matched_tokens":96,"snippets":100},[47,19,14],[97,98,99],[73,74,75],[73,74,75],[73,74,75],[84,87,90],{"field":102,"matched_tokens":103,"snippet":76,"value":77},"post_content",[73,74,75],{"field":105,"matched_tokens":106,"snippet":80,"value":80},"post_title",[73,74],1736172819517538300,{"best_field_score":109,"best_field_weight":110,"fields_matched":111,"num_tokens_dropped":47,"score":112,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":47},"3315704398080",13,3,"1736172819517538411",{"document":114,"highlight":133,"highlights":151,"text_match":161,"text_match_info":162},{"cat_link":115,"category":116,"comment_count":47,"id":117,"is_sticky":47,"permalink":118,"post_author":50,"post_content":119,"post_date":120,"post_excerpt":53,"post_id":117,"post_modified":121,"post_thumbnail":122,"post_thumbnail_html":123,"post_title":124,"post_type":58,"sort_by_date":125,"tag_links":126,"tags":130},[44],[46],"89047","http://radioblackout.org/2024/04/sabato-27-aprile-presidio-al-carcere-delle-vallette/","Presentiamo l'appuntamento di Sabato 27 Aprile sotto le mura del Carcere \"Lorusso e Cutugno\" delle Vallette di Torino.\r\n\r\nUn modo per legare le celebrazioni e il ricordo del 25 Aprile al carcere, che da luogo di morte e tortura, è anche spazio di coraggio, fratture, rivolta e resistenza. Un momento importante per non dimenticarsi della popolazione detenuta e delle rivolte che avvengono all'interno dei luoghi di detenzione, come modi per esistere e resistere alle costanti e continue prevaricazioni e violenze da parte di agenti penitenziari e dirigenze dei vari istituti detentivi che, a dispetto di quanto viene ripetuto sui giornali come un mantra, non sono \"male marce\" ma rappresentano il carattere distintivo e strutturale dell'istituzione carceraria.\r\n\r\nUn appuntamento anche per entrare in contatto e comunicazione col quartiere Vallette che il carcere lo vive e lo conosce bene da tempo. Ne parliamo con un compagno della Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali:\r\n\r\nSABATO 27 APRILE – MOBILITAZIONE REGIONALE\r\n\r\nPRESIDIO AL CARCERE DELLE VALLETTE (TORINO)\r\n\r\nh 16 ritrovo al capolinea del tram 3\r\n\r\nh 18.30 musica materiale informativo e aperitivo in Piazza Montale\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/carceri_vallette.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui di seguito il comunicato dell'iniziativa:\r\n\r\nl carcere, fin dalle origini un luogo di morte, tortura e umiliazione, è anche spazio di fratture, azioni di coraggio, rivolta e resistenza. Nei giorni del 25 Aprile vogliamo tornare fuori le mura delle prigioni, innanzitutto per portare la nostra solidarietà a chi è recluso e per continuare a parlare di tutte le sfaccettature di questo dispositivo totale e di come si traduce nella società. La galera ha diverse funzioni: recludere chi non può o non vuole sottostare ai dogmi imposti dal potere e disciplinare il mondo attorno a sé incutendo terrore tramite le atrocità che accadono al suo interno. Dove il carcere non riesce a controllare, separa e divide tramite differenziazioni e premialità, che come in ogni sistema totalitario premiano e promuovono l’autodisciplinamento, condannando e reprimendo progressivamente qualsiasi germe di resistenza e ribellione.\r\n\r\nOggi più che mai - in un periodo post pandemico e di guerra - sembra evidente che si venda un’idea di libertà parziale, indotta al consumo e alla produzione, dove anche la dissidenza deve rientrare dentro le regole imposte. La celebrazione del 25 Aprile non fa eccezione. La liberazione dal fascismo fu una liberazione parziale, come è dimostrato - anche banalmente - dal fatto che molti fra magistrati, agenti del Potere e carcerieri di fatto mantennero le loro poltrone. Contro questa idea di falsa libertà, non possiamo che anelare ad una liberazione totale, che include l’abbattimento del sistema carcere, intesa come istituzione totale che rispecchia la società che la genera, la sostiene e se ne nutre.\r\n\r\nIl carcere si fa società, la società si fa carcere. Se da un lato quest’ultimo si allarga progressivamente a fasce più ampie della popolazione, dall’altro la società viene permeata sempre più dalle dinamiche tipiche della detenzione carceraria: il controllo delle devianze sociali, caratteristica fondante dell’istituzione carceraria, diventa sempre più capillare; le forme di detenzione alternative tendono sempre di più all’auto carcerazione all’interno della quotidianità; le scuole esprimono sempre maggiormente il loro carattere coercitivo.\r\n\r\nPortare quindi la critica al carcere anche nei giorni del 25 Aprile vuole sottolineare come, per chi non accetta il patto sociale imposto, di liberarsi è sempre l'ora e che anche nei luoghi dove si esercita il maggior livello di repressione e controllo continuano a generarsi momenti di resistenza.\r\n\r\nTra gli anni 60 e 80 sono state tante le rivolte all’interno delle Cayenne d’Italia, ma le azioni di ribellione continuano tuttora e vengono però silenziate nel migliore dei casi, represse nel sangue nel peggiore. 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Crediamo sia importante ricordare anche il coraggio di chi ha deciso di alzare la testa e ribellarsi e di chi ha raccontato la verità sulla strage nel carcere di Modena.\r\n\r\nPer rilanciare ancora una volta la presenza di chi lotta nelle strade a fianco di chi si ribella nei luoghi di reclusione, in Piemonte sono già previste due iniziative anticarcerarie a ridosso del 25 Aprile: un presidio al carcere di Ivrea sabato 20 Aprile pomeriggio e un saluto solidale al carcere di Quarto d’Asti per il 25 Aprile mattina.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","23 Aprile 2024","2024-04-23 13:08:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/f7cb27304e7c3e70ec41fe0c0cef973f-e1713870525615-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"295\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/f7cb27304e7c3e70ec41fe0c0cef973f-e1713870525615-300x295.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/f7cb27304e7c3e70ec41fe0c0cef973f-e1713870525615-300x295.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/f7cb27304e7c3e70ec41fe0c0cef973f-e1713870525615-1024x1006.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/f7cb27304e7c3e70ec41fe0c0cef973f-e1713870525615-768x755.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/f7cb27304e7c3e70ec41fe0c0cef973f-e1713870525615.jpg 1198w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","SABATO 27 APRILE PRESIDIO AL CARCERE DELLE VALLETTE",1713877737,[127,128,129],"http://radioblackout.org/tag/25-aprile/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/vallette/",[17,131,132],"carcere","vallette",{"post_content":134,"post_title":139,"tags":143},{"matched_tokens":135,"snippet":137,"value":138},[73,136],"Aprile","celebrazioni e il ricordo del \u003Cmark>25\u003C/mark> \u003Cmark>Aprile\u003C/mark> al carcere, che da luogo","Presentiamo l'appuntamento di Sabato 27 \u003Cmark>Aprile\u003C/mark> sotto le mura del Carcere \"Lorusso e Cutugno\" delle Vallette di Torino.\r\n\r\nUn modo per legare le celebrazioni e il ricordo del \u003Cmark>25\u003C/mark> \u003Cmark>Aprile\u003C/mark> al carcere, che da luogo di morte e tortura, è anche spazio di coraggio, fratture, rivolta e resistenza. 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Molti hanno perso l'occupazione, altri hanno dovuto portare avanti la propria attività esponendosi al rischio del contagio senza misure di protezione adeguate. Lo scenario economico-lavorativo non è roseo né nel presente né nel futuro. Per questi motivi sono ancora più importanti le mobilitazioni e rivendicazioni sul lavoro. 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In particolare abbiamo parlato di\r\n\r\nLiberazioni. Oggi come ieri, itinerari di resistenza che valicano i confini della legge. Per un 25 aprile popolare e ribelle, lontano dalla retorica istituzionale, vicino a chi lotta oggi che si svolge dale 10 alle 20 a Torre Pellice; nel pomeriggio la conferenza verte sulla Critica della legalità come valore assoluto, ci illustra la giornata in val Pellice Marco di Alpi libere\r\n\r\n2014.04.24_torre\r\n\r\nA Torino un appuntamento ormai assodato ogni Venticinque Aprile è quello che inizia alle 13 ai Giardini Irreali in corso San Maurizio angolo via Rossini, dove c'era il bellissimo graffito del Nautilus del Fenix che la lungimiranza delle istituzioni ha cancellato, nonostante fosse una meta \"turistica\": una serie di attività ludiche e culinarie che culmina nella Caccia al Tesoro delle 17. In caso di pioggia bar, grglia e musica si trasferiscono al Parco Dora di corso Mortara (laddove sorgevaano le lugubri Ferriere, dove lavorava Ilio Baroni). Al proposito abbiamo interpellato Mario\r\n\r\n2014.04.24_irreali\r\n\r\nUn corteo di lotta contro il fascismo e il razzismo, l'austerity e la repressione si snoderà per le vie di Borgo San Paolo a partire dalle 15 in via Di Nanni. Al termine uno spettacolo teatrale Banda Discordanti a cura di L'interezza non è il mio forte. Infine canti partigiani intonati da Le primule rosse tra mostre fotografiche, mercatino germogliato, distro... ce ne parla Claudio\r\n\r\n2014.04.24_sanpaolo\r\n\r\nUn'altra iniziativa ricorrente ogni anno è la bicchierata in ricordo del partigiano Ilio Baroni, sappista che lavorava e operava l'azione clandestina nelle fabbriche di corso Mortara e corso Novara, rimasto ucciso negli scontri a fuoco con i cecchini durante la liberazione di Torino: l'appuntamento è alle 14,30 in corso Giulio Cesare angolo corso Novara\r\n\r\nMeno tradizionale è l'appuntamento alla sua seconda edizione con la festa popolare al'ex Moi di via Giordano Bruno con l'Afrikan children sound system nel primo pomeriggio che fa seguito al corteo organizzato con la sezione Anpi locale in partenza da piazza Bengasi angolo corso Maroncelli alle 9,30\r\n\r\n2014.04.24-exmoi\r\n\r\nIn valle si registrano alcune iniziative volte a sottolineare il legame tra chi difendeva il proprio territorio dall'invasinoe nazifascista 70 anni fa e chi lo fa ora: la sera di Mompantero del 24 sarà iluminata dalla tradizionale fiaccolata organizzata dai comuni, anpi e comunità montana che arriverà al centro Polivalente di Venaus, mentre il 26 a Bussoleno l'intera giornata è dedicata alla Resistenza, a chi ha resistito e a chi resiste ancora\r\n\r\nDa ultimo, uscendo dal territorio piemontese, segnaliamo una emblematica tre giorni a Sesto San Giovanni indetta dal Comitato per la difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, perché è significativo ricondurre la lotta antifascista all'affrancamento dallo sfruttamento sul posto di lavoro e in particolare quando questo produce gravi malattie e morti come quelle per asbestosi. A cominciare dal 26 aprile alle 16 in via Magenta 88, da dove si dipanerà un corteo in ricordo di tutti i lavoratori assassinati in nome del profitto contro lo sfruttamento degli esseri umani e la distruzione della natura. In Italia ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto da bonificare e il picco massimo dei morti ci sarà tra il 2020 e il 2030, ma già adesso in Italia i morti all'anno sono quattromila.\r\n\r\nDa Sesto ci parla dei tre giorni di Resistenza Michele\r\n\r\n2014.04.24-sesto\r\n\r\n \r\n\r\n ","24 Aprile 2014","2014-05-02 14:35:48","25 aprile di memoria e lotta: iniziative per il 69° della Liberazione",1398346124,[257,258,259,260,261,262,263,264],"http://radioblackout.org/tag/cortei/","http://radioblackout.org/tag/manifestazioni/","http://radioblackout.org/tag/morti-sul-lavoro/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/","http://radioblackout.org/tag/sesto-san-giovanni/","http://radioblackout.org/tag/torino-partigiana/","http://radioblackout.org/tag/torre-pellice/","http://radioblackout.org/tag/venticinque-aprile/",[266,267,268,269,32,28,24,30],"cortei","manifestazioni","morti sul lavoro","resistenza",{"post_content":271,"post_title":275,"tags":278},{"matched_tokens":272,"snippet":273,"value":274},[73,74],"confini della legge. 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Un buon modo per mettere a tacere preventivamente ogni voce fuori dal coro e per spostare la responsabilità del disastro dal governo ai singoli individui, isolati e atomizzati.\r\nManca tutto: mascherine, tamponi, posti letto, medici, infermieri, laboratori analisi. In questi anni i governi che si sono succeduti hanno tagliato la spesa per la sanità, favorendo gli interessi dei privati.\r\nI responsabili della diffusione del Covid 19 e della carenza di cure e prevenzione siedono sui banchi del governo.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli, autore di un articolo uscito su Umanità Nova, che vi proponiamo di seguito:\r\n\r\nAscolta la diretta con Dario:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020-03-10-dario-la-lotta-non-va-in-quarantena.mp3\"][/audio]\r\n\r\nScarica l'audio\r\n\r\n“La solidarietà non va in quarantena\r\n\r\nNelle ultime settimane molte e molti di noi si stanno chiedendo come portare avanti l’attività politica, sindacale sociale nei contesti che viviamo. Ci siamo già trovati a prendere decisioni non facili, annullare o meno iniziative, manifestazioni, scioperi, presidi, assemblee e incontri pubblici, anche sotto la minaccia di un possibile divieto da parte delle autorità. Quello che sta succedendo può incidere significativamente sulla realtà che viviamo, di pari passo con gli effettivi rischi per la salute il processo emergenziale in corso attorno alla questione del coronavirus pone delle questioni molto importanti in termini politici.\r\n\r\nFino dalle prime notizie riguardo alla diffusione del virus in Cina i principali esponenti dei partiti che siedono in parlamento hanno iniziato a cavalcare l’emergenza, strumentalizzando la situazione. Non è una novità. È la cosiddetta “politica dell’emergenza”, il condensarsi del confronto politico attorno a questioni urgenti che dominano le testate dei giornali e danno vita agli hashtag più popolari, con sensazionalismo, con un linguaggio violento, proponendo soluzioni totali e impossibili. Il dibattito pubblico si muove di emergenza in emergenza, c’è quella del terremoto e quella della sicurezza, c’è l’emergenza freddo e quella dei rifiuti, c’è l’emergenza delle buche in strada e infine quella del coronavirus. A volte sono problemi reali a volte sono artefatti, ma non è importante, perché questi politici non vogliono certo risolvere davvero i problemi delle persone. Vogliono creare invece i temi scottanti su cui battere gli avversari e consolidare consensi. Ma attenzione, non è una questione di cialtroneria, incapacità, ignoranza, è una lotta per il potere.\r\n\r\nPerché la comunicazione spesso è solo un terreno di scontro, e l’emergenza, specie quando non è solo raccontata ma è anche formalmente riconosciuta dalla legge, come nel caso di alluvioni, terremoti, disastri e emergenze sanitarie, crea delle grandi “opportunità”. Con commissariati straordinari, appalti, consulenze, finanziamenti, snellimento delle procedure, provvedimenti fiscali, bonus, ammortizzatori sociali, si creano posizioni di potere molto appetibili sul piano economico e politico. Ogni stato di emergenza impone una maggiore concentrazione del potere, e per questo si accompagna ad un’intensificazione della lotta per il potere e la sua spartizione.\r\n\r\nProprio nelle scorse settimane c’è stato un duro scontro tra il governo centrale e le regioni guidate dal centrodestra che avevano immediatamente applicato misure drastiche. Un braccio di ferro sul piano delle competenze e dei provvedimenti che ha toccato anche aspetti costituzionali. Conte è arrivato a dire il 24 febbraio di essere pronto a togliere i poteri alle regioni in materia di sanità, possibile in casi straordinari in base all’articolo 120 della costituzione. Mentre il giorno successivo le tensioni avevano quasi fatto saltare la “cabina di regia” tra governo e regioni. In questo contesto, mentre i giornali parlavano di un possibile governo di unità nazionale Salvini-Renzi, proprio Salvini il 27 febbraio è salito al Quirinale per incontrare Mattarella e richiedere l’intervento del Presidente della Repubblica. Già il giorno dopo Renzi smentiva questa possibilità. Evidentemente era stato trovato un qualche accordo politico per affrontare questa prima fase. Questo teatrino, a colpi di dichiarazioni roboanti, provvedimenti draconiani, appelli all’unità, più che essere dettato da necessità sanitarie sembra esser mosso principalmente da esigenze politiche.\r\n\r\nDalla settimana successiva, il 4 marzo, con l’aumento effettivo dei casi e la diffusione del contagio anche fuori dalle regioni del nord Italia viene emesso un primo di una serie di decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri che hanno nell’arco di pochi giorni inasprito fortemente le restrizioni, andando ovviamente anche a toccare la libertà di manifestazione e di riunione. Il DPCM 4 marzo 2020, prevede misure restrittive valide per tutto il territorio nazionale fino al 3 aprile e tra le altre cose sospende “le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”\r\n\r\nQuesto provvedimento segue due comunicazioni della Commissione di Garanzia Sciopero che sospendono di fatto il diritto di sciopero per l’emergenza coronavirus. La prima comunicazione del 24 febbraio è un invito generale a sospendere gli scioperi dal 25 febbraio al 31 marzo che ha fatto saltare gli attesi scioperi della scuola del 6 marzo. La seconda del 28 febbraio invitava esplicitamente a sospendere gli scioperi generali convocati per il 9 marzo per le giornate globali di lotta femminista dell’8 e del 9 marzo. Si tratta di fatto di un divieto di sciopero specifico per la giornata del 9 marzo, che ha costretto gran parte dei sindacati a ritirare l’indizione, solo lo Slai Cobas ha mantenuto in piedi lo sciopero con rischio di pesanti sanzioni per l’organizzazione sindacale e gli scioperanti.\r\n\r\nNella notte tra il 7 e l’8 marzo viene emesso il DPCM 8 marzo 2020 con effetto immediato che dispone misure rigidissime. Con l’articolo 1 si estende la cosiddetta “Zona rossa” prevedendo anche il divieto di entrata e uscita e di spostamento – tranne che per emergenze e ovviamente per lavoro – all’interno del territorio dell’intera Regione Lombardia e di 14 provincie del Piemonte, dell’Emilia Romagna, del Veneto e delle Marche. Con l’articolo 2 si aumentano le misure restrittive sul territorio nazionale, vietando in modo totale le manifestazioni: “Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato.”\r\n\r\nTra il 9 e il 10 marzo infine è stato emesso un nuovo decreto, il DPCM 9 maro 2020, che ha esteso a tutto il territorio nazionale comprese le isole tutte le restrizioni, incluse le limitazioni agli spostamenti, ammessi solo per iderogabili e comprovati motivi di lavoro, per emergenza sanitaria e per necessità. Inoltre “su tutto il territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento di persone in luogo pubblico o aperto al pubblico”.\r\n\r\nSe con il DPCM 4 marzo eravamo letteralmente a un metro dalla sospensione delle libertà di riunione e manifestazione, con il potere discrezionale di questori e prefetti di vietare ogni iniziativa, con il più recente DPCM 9 marzo siamo arrivati invece al divieto totale per ogni forma di assembramento fino al 3 aprile. Una formulazione così ambigua, che impiega “assembramento” anziché “manifestazione”, lascia ampio margine di interpretazione alle autorità incaricate dell’ordine pubblico. Inoltre dopo decenni di provvedimenti antisciopero siamo giunti alla definitiva sospensione del diritto di sciopero. Questi decreti hanno avuto subito un effetto devastante, già il primo del 4 marzo, a una manciata giorni dalle manifestazioni dell’8 marzo organizzate in moltissime città dai nodi locali di NonUnaDiMeno e da altre realtà femministe aveva creato estrema confusione. In molte città di fronte a una situazione già segnata dalla paura alimentata dai media attorno all’emergenza coronavirus e dai reali timori per i rischi sanitari, che rendevano più difficile la partecipazione alle iniziative, il provvedimento del governo ha portato le assemblee locali ad annullare molte manifestazioni e momenti di piazza. In molte località comunque anche se non è stato possibile mantenere i cortei sono stati organizzati momenti di piazza rimodulati, resistendo in qualche modo ai provvedimenti e alla paura.\r\n\r\nQueste norme potrebbero cambiare già nelle prossime ore, essere ulteriormente inasprite, o essere affiancate da nuovi provvedimenti, la situazione è ancora abbastanza confusa, ad ogni modo in questo momento fino al 3 aprile sono vietate in modo arbitrario tutte le forme di manifestazione e riunione, con la giustificazione inappellabile della salute pubblica, e sono punibili tutti gli spostamenti considerati non necessari. Cosa succederà alle tante lotte territoriali, alle vertenze lavorative, alle proteste locali, alle mobilitazioni più radicali, se già queste misure hanno avuto un effetto così forte sulle manifestazioni dell’8 marzo, in una giornata di mobilitazione a livello internazionale che in questi anni ha saputo affermare una propria legittimità? Come è possibile in un simile contesto per chi deve continuare a lavorare, per chi è rinchiuso nelle carceri, per chi al di là del coronavirus deve ricorrere a cure mediche, per chi non ha casa o accesso a servizi igenici, per chi vive in alloggi malsani o precari, per tutti coloro che subiscono prepotenze e taglieggiamenti di speculatori e approfittatori, organizzarsi, far valere i propri diritti, ottenere condizioni decenti, creare forme di solidarietà? Siamo in una situazione in cui lo stato di emergenza conferisce al governo maggiore potere, in cui il Presidente della repubblica chiede “disciplina” e “responsabilità”, in cui le manifestazioni e le riunioni possono essere vietate in modo quasi arbitrario, in cui il diritto di sciopero è sospeso. È una situazione molto pericolosa.\r\n\r\nBasta pensare all’approccio militare che è stato scelto per affrontare la situazione delle carceri, le rivolte scoppiate in 27 penitenziari in tutta Italia rendono evidente che una parte della popolazione di questo paese, quasi 61000 persone vivono costretti in condizioni di sovraffollamento e igieniche disastrose. Per questo chiedono in questa situazione una cosa sola, libertà, attraverso un indulto o un amnistia. Per ora lo Stato ha risposto con i reparti antisommossa, i famigerati GOM, e con l’esercito. Ci sono al momento 11 morti tra i carcerati tra Modena e Rieti, per cause ancora da accertare, ma su cui appare evidente la responsabilità dello Stato e dei suoi apparati. Fuori dalle carceri c’erano anche familiari dei detenuti e realtà solidali, queste semplici presenze per i decreti di emergenza del governo possono essere considerate illegali.\r\n\r\nÈ bene notare che fin dalle prime settimane dell’emergenza si è iniziato a parlare di recessione, di crisi economica. In effetti molti settori produttivi in Italia e nel mondo sono colpiti dalle conseguenze dell’emergenza coronavirus, ed ora alcuni amministratori locali propongono un arresto temporaneo delle attività produttive. Ma sappiamo bene cosa significa il ritornello della recessione per milioni di lavoratrici e lavoratori sia precari che “garantiti”, sono già partiti dei licenziamenti, molti contratti a termine non saranno rinnovati, chi lavora a prestazione o in nero non percepisce stipendio, si richiedono sacrifici, si impongono le ferie, quando va bene c’è la cassa integrazione. Ma non è tutto, c’è chi già si sfrega le mani e vorrebbe cogliere l’occasione per intervenire più in profondità sui rapporti di lavoro, con “sperimentazioni” volte a restringere diritti e libertà di chi lavora. In un articolo di Repubblica del 24 febbraio, Mariano Corso responsabile dell'Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano afferma: “oltre al coronavirus, bisogna anche debellare un virus che è la nostra incapacità di lavorare in maniera efficiente, superando il pensiero che solo la presenza in ufficio sia garanzia di risultato”. Se da una parte quindi sono sospesi scioperi e manifestazioni non sono certo sospesi i licenziamenti né si frenano le pretese dei manager. Anzi loro possono dire che “Milano non si ferma” mentre chiedono altri soldi pubblici e lasciano a casa qualche migliaio di precari.\r\n\r\nFu proprio con lo stesso ritornello della recessione che meno di dieci anni fa il Governo guidato da Monti decise uno dei più pesanti tagli degli ultimi decenni ai finanziamenti per la sanità pubblica, e in 10 anni sono stato sottratti al Servizio Sanitario Nazionale 37 miliardi di euro. C’è il concreto rischio che la crisi economica legata all’emergenza coronavirus porti a una nuova stagione di “sacrifici”.\r\n\r\nQuando ci chiedono di essere responsabili di fare un passo indietro in nome della responsabilità collettiva ci prendono solo in giro. Chi è responsabile dello smantellamento della sanità pubblica che oltre a eliminare molte delle strutture incaricate della prevenzione, ha drasticamente ridotto i posti letto negli ospedali, e addirittura portato alla chiusura di distretti sanitari e presidi ospedalieri? Chi è responsabile della diffusione di malattie respiratorie causate dal grave inquinamento dell’aria, dalle produzioni nocive e da condizioni di vita e di lavoro malsane? Chi è responsabile del fatto che molte persone considerabili a rischio per il coronavirus sono ancora costrette a lavorare e non possono andare in pensione?\r\n\r\nSono le istituzioni, i partiti e gli industriali che hanno distrutto il nostro servizio sanitario, che hanno provocato l’aumento di malattie respiratorie croniche, che ci tengono nella disoccupazione o inchiodati al lavoro fino alla vecchiaia, sono loro che adesso ci chiedono di essere responsabili, di fare altri sacrifici e di non protestare.\r\n\r\nUn altro aspetto di questa emergenza da considerare è la traccia che lascerà nella società. Improvvisamente un paese come l’Italia si è trovato immerso in un clima “di guerra”. Non solo e non tanto per la militarizzazione delle aree sottoposte a quarantena ma per la martellante comunicazione politica e mediatica che ha tenuto banco sin dai primi giorni e che ha polarizzato l’attenzione su tutto il territorio del paese. I bollettini quotidiani che alla sera presentavano il conto dei morti, dei contagiati e dei guariti della giornata sono diventati presto una routine, accompagnati dalle notizie sui provvedimenti del governo e dagli appelli alla disciplina, al rispetto delle raccomandazioni igieniche, alla responsabilità, dai numeri di telefono tramite i quali segnalare possibili casi. Se alcune implicazioni di questo periodo si vedranno solo più avanti, altre sono già evidenti. In questo contesto lo Stato sembra essere l’unico garante della salute pubblica, contro il contagio, contro la morte, contro il caos. Questa immagine viene ancora più enfatizzata da chi esalta il modello cinese, o rispolvera addirittura Hobbes per richiamare alla necessità se non di una dittatura quantomeno di uno Stato forte come unica soluzione. In realtà lo Stato ha presieduto allo smantellamento della struttura sanitaria pubblica e per sua natura si preoccupa più di soddisfare le richieste degli industriali e dei grandi proprietari che di tutelare la salute dei cittadini. Inoltre al di là della questione dell’effettiva efficacia dei provvedimenti restrittivi finalizzati a limitare il contagio, su cui non ho alcuna competenza per esprimermi, l’approccio autoritario condotto con provvedimenti drastici applicati ciecamente e acriticamente può risultare disastroso in caso di errori di valutazione. Al contempo il ritornello “state chiusi in casa che ci pensiamo noi” attiva un processo di deresponsabilizzazione e infantilizzazione nella società molto pericoloso. Il senso di impotenza e impossibilità di incidere di fronte all’emergenza fa trascurare l’importanza delle scelte e delle iniziative individuali e collettive dal basso. Questi provvedimenti possono contribuire a disgregare ulteriormente il tessuto sociale, demolendo ogni forma di autodifesa individuale e collettiva, facendo perdere ogni fiducia nella capacità di reazione a livello sociale. L’autoritarismo non può sostituire la solidarietà, la consapevolezza, la responsabilità individuale, il confronto collettivo che in queste situazioni possono rappresentare delle indispensabili forme di prevenzione. Basti pensare al fatto che possono essere considerate illegali anche le forme di autorganizzazione che in molte città stanno emergendo, quali forme di solidarietà per la consegna dei generi alimentari, per il sostegno a chi perde il lavoro o non riceve lo stipendio, o altre attività semplici ma importanti per la sopravvivenza.\r\n\r\nLa responsabilità che preme in questo momento non è quella di attendere, disciplinatamente, chiusi in sé stessi, che il governo risolva tutto, andando magari comunque a lavoro perché la recessione è dietro l’angolo. Ma è quella di tenere vive e rafforzare le reti di solidarietà in modo che possano essere strumenti per tutti gli sfruttati e gli oppressi in questo contesto, a livello sanitario, sociale e politico.\r\n\r\nÈ bene quindi confrontarsi e riflettere sulla situazione, sia per saper affrontare collettivamente, consapevolmente e in modo solidale il rischio sanitario, sia per impedire che approfittando dell’emergenza venga veramente silenziata ogni forma di opposizione di piazza e ogni forma di attività sindacale. In una fase come questa è importante riaffermare la libertà di sciopero, di manifestazione e di riunione contro i provvedimenti repressivi del governo. Perché è importante, senza trascurare i rischi sanitari, mantenere gli spazi di libertà e agibilità politica, e rafforzare le reti di solidarietà e mutuo appoggio esistenti. 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Il DPCM 4 marzo \u003Cmark>2020\u003C/mark>, prevede misure restrittive valide per","Lo Stato italiano prova a convincerci che rinunciare ad ogni libertà ci salverà dall’epidemia. Un buon modo per mettere a tacere preventivamente ogni voce fuori dal coro e per spostare la responsabilità del disastro dal governo ai singoli individui, isolati e atomizzati.\r\nManca tutto: mascherine, tamponi, posti letto, medici, infermieri, laboratori analisi. In questi anni i governi che si sono succeduti hanno tagliato la spesa per la sanità, favorendo gli interessi dei privati.\r\nI responsabili della diffusione del Covid 19 e della carenza di cure e prevenzione siedono sui banchi del governo.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli, autore di un articolo uscito su Umanità Nova, che vi proponiamo di seguito:\r\n\r\nAscolta la diretta con Dario:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020-03-10-dario-la-lotta-non-va-in-quarantena.mp3\"][/audio]\r\n\r\nScarica l'audio\r\n\r\n“La solidarietà non va in quarantena\r\n\r\nNelle ultime settimane molte e molti di noi si stanno chiedendo come portare avanti l’attività politica, sindacale sociale nei contesti che viviamo. Ci siamo già trovati a prendere decisioni non facili, annullare o meno iniziative, manifestazioni, scioperi, presidi, assemblee e incontri pubblici, anche sotto la minaccia di un possibile divieto da parte delle autorità. Quello che sta succedendo può incidere significativamente sulla realtà che viviamo, di pari passo con gli effettivi rischi per la salute il processo emergenziale in corso attorno alla questione del coronavirus pone delle questioni molto importanti in termini politici.\r\n\r\nFino dalle prime notizie riguardo alla diffusione del virus in Cina i principali esponenti dei partiti che siedono in parlamento hanno iniziato a cavalcare l’emergenza, strumentalizzando la situazione. Non è una novità. È la cosiddetta “politica dell’emergenza”, il condensarsi del confronto politico attorno a questioni urgenti che dominano le testate dei giornali e danno vita agli hashtag più popolari, con sensazionalismo, con un linguaggio violento, proponendo soluzioni totali e impossibili. Il dibattito pubblico si muove di emergenza in emergenza, c’è quella del terremoto e quella della sicurezza, c’è l’emergenza freddo e quella dei rifiuti, c’è l’emergenza delle buche in strada e infine quella del coronavirus. A volte sono problemi reali a volte sono artefatti, ma non è importante, perché questi politici non vogliono certo risolvere davvero i problemi delle persone. Vogliono creare invece i temi scottanti su cui battere gli avversari e consolidare consensi. Ma attenzione, non è una questione di cialtroneria, incapacità, ignoranza, è una lotta per il potere.\r\n\r\nPerché la comunicazione spesso è solo un terreno di scontro, e l’emergenza, specie quando non è solo raccontata ma è anche formalmente riconosciuta dalla legge, come nel caso di alluvioni, terremoti, disastri e emergenze sanitarie, crea delle grandi “opportunità”. Con commissariati straordinari, appalti, consulenze, finanziamenti, snellimento delle procedure, provvedimenti fiscali, bonus, ammortizzatori sociali, si creano posizioni di potere molto appetibili sul piano economico e politico. Ogni stato di emergenza impone una maggiore concentrazione del potere, e per questo si accompagna ad un’intensificazione della lotta per il potere e la sua spartizione.\r\n\r\nProprio nelle scorse settimane c’è stato un duro scontro tra il governo centrale e le regioni guidate dal centrodestra che avevano immediatamente applicato misure drastiche. Un braccio di ferro sul piano delle competenze e dei provvedimenti che ha toccato anche aspetti costituzionali. Conte è arrivato a dire il 24 febbraio di essere pronto a togliere i poteri alle regioni in materia di sanità, possibile in casi straordinari in base all’articolo 120 della costituzione. Mentre il giorno successivo le tensioni avevano quasi fatto saltare la “cabina di regia” tra governo e regioni. In questo contesto, mentre i giornali parlavano di un possibile governo di unità nazionale Salvini-Renzi, proprio Salvini il 27 febbraio è salito al Quirinale per incontrare Mattarella e richiedere l’intervento del Presidente della Repubblica. Già il giorno dopo Renzi smentiva questa possibilità. Evidentemente era stato trovato un qualche accordo politico per affrontare questa prima fase. Questo teatrino, a colpi di dichiarazioni roboanti, provvedimenti draconiani, appelli all’unità, più che essere dettato da necessità sanitarie sembra esser mosso principalmente da esigenze politiche.\r\n\r\nDalla settimana successiva, il 4 marzo, con l’aumento effettivo dei casi e la diffusione del contagio anche fuori dalle regioni del nord Italia viene emesso un primo di una serie di decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri che hanno nell’arco di pochi giorni inasprito fortemente le restrizioni, andando ovviamente anche a toccare la libertà di manifestazione e di riunione. Il DPCM 4 marzo \u003Cmark>2020\u003C/mark>, prevede misure restrittive valide per tutto il territorio nazionale fino al 3 \u003Cmark>aprile\u003C/mark> e tra le altre cose sospende “le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”\r\n\r\nQuesto provvedimento segue due comunicazioni della Commissione di Garanzia Sciopero che sospendono di fatto il diritto di sciopero per l’emergenza coronavirus. La prima comunicazione del 24 febbraio è un invito generale a sospendere gli scioperi dal \u003Cmark>25\u003C/mark> febbraio al 31 marzo che ha fatto saltare gli attesi scioperi della scuola del 6 marzo. La seconda del 28 febbraio invitava esplicitamente a sospendere gli scioperi generali convocati per il 9 marzo per le giornate globali di lotta femminista dell’8 e del 9 marzo. Si tratta di fatto di un divieto di sciopero specifico per la giornata del 9 marzo, che ha costretto gran parte dei sindacati a ritirare l’indizione, solo lo Slai Cobas ha mantenuto in piedi lo sciopero con rischio di pesanti sanzioni per l’organizzazione sindacale e gli scioperanti.\r\n\r\nNella notte tra il 7 e l’8 marzo viene emesso il DPCM 8 marzo \u003Cmark>2020\u003C/mark> con effetto immediato che dispone misure rigidissime. Con l’articolo 1 si estende la cosiddetta “Zona rossa” prevedendo anche il divieto di entrata e uscita e di spostamento – tranne che per emergenze e ovviamente per lavoro – all’interno del territorio dell’intera Regione Lombardia e di 14 provincie del Piemonte, dell’Emilia Romagna, del Veneto e delle Marche. Con l’articolo 2 si aumentano le misure restrittive sul territorio nazionale, vietando in modo totale le manifestazioni: “Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato.”\r\n\r\nTra il 9 e il 10 marzo infine è stato emesso un nuovo decreto, il DPCM 9 maro \u003Cmark>2020\u003C/mark>, che ha esteso a tutto il territorio nazionale comprese le isole tutte le restrizioni, incluse le limitazioni agli spostamenti, ammessi solo per iderogabili e comprovati motivi di lavoro, per emergenza sanitaria e per necessità. Inoltre “su tutto il territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento di persone in luogo pubblico o aperto al pubblico”.\r\n\r\nSe con il DPCM 4 marzo eravamo letteralmente a un metro dalla sospensione delle libertà di riunione e manifestazione, con il potere discrezionale di questori e prefetti di vietare ogni iniziativa, con il più recente DPCM 9 marzo siamo arrivati invece al divieto totale per ogni forma di assembramento fino al 3 \u003Cmark>aprile\u003C/mark>. Una formulazione così ambigua, che impiega “assembramento” anziché “manifestazione”, lascia ampio margine di interpretazione alle autorità incaricate dell’ordine pubblico. Inoltre dopo decenni di provvedimenti antisciopero siamo giunti alla definitiva sospensione del diritto di sciopero. Questi decreti hanno avuto subito un effetto devastante, già il primo del 4 marzo, a una manciata giorni dalle manifestazioni dell’8 marzo organizzate in moltissime città dai nodi locali di NonUnaDiMeno e da altre realtà femministe aveva creato estrema confusione. In molte città di fronte a una situazione già segnata dalla paura alimentata dai media attorno all’emergenza coronavirus e dai reali timori per i rischi sanitari, che rendevano più difficile la partecipazione alle iniziative, il provvedimento del governo ha portato le assemblee locali ad annullare molte manifestazioni e momenti di piazza. In molte località comunque anche se non è stato possibile mantenere i cortei sono stati organizzati momenti di piazza rimodulati, resistendo in qualche modo ai provvedimenti e alla paura.\r\n\r\nQueste norme potrebbero cambiare già nelle prossime ore, essere ulteriormente inasprite, o essere affiancate da nuovi provvedimenti, la situazione è ancora abbastanza confusa, ad ogni modo in questo momento fino al 3 \u003Cmark>aprile\u003C/mark> sono vietate in modo arbitrario tutte le forme di manifestazione e riunione, con la giustificazione inappellabile della salute pubblica, e sono punibili tutti gli spostamenti considerati non necessari. Cosa succederà alle tante lotte territoriali, alle vertenze lavorative, alle proteste locali, alle mobilitazioni più radicali, se già queste misure hanno avuto un effetto così forte sulle manifestazioni dell’8 marzo, in una giornata di mobilitazione a livello internazionale che in questi anni ha saputo affermare una propria legittimità? Come è possibile in un simile contesto per chi deve continuare a lavorare, per chi è rinchiuso nelle carceri, per chi al di là del coronavirus deve ricorrere a cure mediche, per chi non ha casa o accesso a servizi igenici, per chi vive in alloggi malsani o precari, per tutti coloro che subiscono prepotenze e taglieggiamenti di speculatori e approfittatori, organizzarsi, far valere i propri diritti, ottenere condizioni decenti, creare forme di solidarietà? Siamo in una situazione in cui lo stato di emergenza conferisce al governo maggiore potere, in cui il Presidente della repubblica chiede “disciplina” e “responsabilità”, in cui le manifestazioni e le riunioni possono essere vietate in modo quasi arbitrario, in cui il diritto di sciopero è sospeso. È una situazione molto pericolosa.\r\n\r\nBasta pensare all’approccio militare che è stato scelto per affrontare la situazione delle carceri, le rivolte scoppiate in 27 penitenziari in tutta Italia rendono evidente che una parte della popolazione di questo paese, quasi 61000 persone vivono costretti in condizioni di sovraffollamento e igieniche disastrose. Per questo chiedono in questa situazione una cosa sola, libertà, attraverso un indulto o un amnistia. Per ora lo Stato ha risposto con i reparti antisommossa, i famigerati GOM, e con l’esercito. Ci sono al momento 11 morti tra i carcerati tra Modena e Rieti, per cause ancora da accertare, ma su cui appare evidente la responsabilità dello Stato e dei suoi apparati. Fuori dalle carceri c’erano anche familiari dei detenuti e realtà solidali, queste semplici presenze per i decreti di emergenza del governo possono essere considerate illegali.\r\n\r\nÈ bene notare che fin dalle prime settimane dell’emergenza si è iniziato a parlare di recessione, di crisi economica. In effetti molti settori produttivi in Italia e nel mondo sono colpiti dalle conseguenze dell’emergenza coronavirus, ed ora alcuni amministratori locali propongono un arresto temporaneo delle attività produttive. Ma sappiamo bene cosa significa il ritornello della recessione per milioni di lavoratrici e lavoratori sia precari che “garantiti”, sono già partiti dei licenziamenti, molti contratti a termine non saranno rinnovati, chi lavora a prestazione o in nero non percepisce stipendio, si richiedono sacrifici, si impongono le ferie, quando va bene c’è la cassa integrazione. Ma non è tutto, c’è chi già si sfrega le mani e vorrebbe cogliere l’occasione per intervenire più in profondità sui rapporti di lavoro, con “sperimentazioni” volte a restringere diritti e libertà di chi lavora. In un articolo di Repubblica del 24 febbraio, Mariano Corso responsabile dell'Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano afferma: “oltre al coronavirus, bisogna anche debellare un virus che è la nostra incapacità di lavorare in maniera efficiente, superando il pensiero che solo la presenza in ufficio sia garanzia di risultato”. Se da una parte quindi sono sospesi scioperi e manifestazioni non sono certo sospesi i licenziamenti né si frenano le pretese dei manager. Anzi loro possono dire che “Milano non si ferma” mentre chiedono altri soldi pubblici e lasciano a casa qualche migliaio di precari.\r\n\r\nFu proprio con lo stesso ritornello della recessione che meno di dieci anni fa il Governo guidato da Monti decise uno dei più pesanti tagli degli ultimi decenni ai finanziamenti per la sanità pubblica, e in 10 anni sono stato sottratti al Servizio Sanitario Nazionale 37 miliardi di euro. C’è il concreto rischio che la crisi economica legata all’emergenza coronavirus porti a una nuova stagione di “sacrifici”.\r\n\r\nQuando ci chiedono di essere responsabili di fare un passo indietro in nome della responsabilità collettiva ci prendono solo in giro. Chi è responsabile dello smantellamento della sanità pubblica che oltre a eliminare molte delle strutture incaricate della prevenzione, ha drasticamente ridotto i posti letto negli ospedali, e addirittura portato alla chiusura di distretti sanitari e presidi ospedalieri? Chi è responsabile della diffusione di malattie respiratorie causate dal grave inquinamento dell’aria, dalle produzioni nocive e da condizioni di vita e di lavoro malsane? Chi è responsabile del fatto che molte persone considerabili a rischio per il coronavirus sono ancora costrette a lavorare e non possono andare in pensione?\r\n\r\nSono le istituzioni, i partiti e gli industriali che hanno distrutto il nostro servizio sanitario, che hanno provocato l’aumento di malattie respiratorie croniche, che ci tengono nella disoccupazione o inchiodati al lavoro fino alla vecchiaia, sono loro che adesso ci chiedono di essere responsabili, di fare altri sacrifici e di non protestare.\r\n\r\nUn altro aspetto di questa emergenza da considerare è la traccia che lascerà nella società. Improvvisamente un paese come l’Italia si è trovato immerso in un clima “di guerra”. Non solo e non tanto per la militarizzazione delle aree sottoposte a quarantena ma per la martellante comunicazione politica e mediatica che ha tenuto banco sin dai primi giorni e che ha polarizzato l’attenzione su tutto il territorio del paese. I bollettini quotidiani che alla sera presentavano il conto dei morti, dei contagiati e dei guariti della giornata sono diventati presto una routine, accompagnati dalle notizie sui provvedimenti del governo e dagli appelli alla disciplina, al rispetto delle raccomandazioni igieniche, alla responsabilità, dai numeri di telefono tramite i quali segnalare possibili casi. Se alcune implicazioni di questo periodo si vedranno solo più avanti, altre sono già evidenti. In questo contesto lo Stato sembra essere l’unico garante della salute pubblica, contro il contagio, contro la morte, contro il caos. Questa immagine viene ancora più enfatizzata da chi esalta il modello cinese, o rispolvera addirittura Hobbes per richiamare alla necessità se non di una dittatura quantomeno di uno Stato forte come unica soluzione. In realtà lo Stato ha presieduto allo smantellamento della struttura sanitaria pubblica e per sua natura si preoccupa più di soddisfare le richieste degli industriali e dei grandi proprietari che di tutelare la salute dei cittadini. Inoltre al di là della questione dell’effettiva efficacia dei provvedimenti restrittivi finalizzati a limitare il contagio, su cui non ho alcuna competenza per esprimermi, l’approccio autoritario condotto con provvedimenti drastici applicati ciecamente e acriticamente può risultare disastroso in caso di errori di valutazione. Al contempo il ritornello “state chiusi in casa che ci pensiamo noi” attiva un processo di deresponsabilizzazione e infantilizzazione nella società molto pericoloso. Il senso di impotenza e impossibilità di incidere di fronte all’emergenza fa trascurare l’importanza delle scelte e delle iniziative individuali e collettive dal basso. Questi provvedimenti possono contribuire a disgregare ulteriormente il tessuto sociale, demolendo ogni forma di autodifesa individuale e collettiva, facendo perdere ogni fiducia nella capacità di reazione a livello sociale. L’autoritarismo non può sostituire la solidarietà, la consapevolezza, la responsabilità individuale, il confronto collettivo che in queste situazioni possono rappresentare delle indispensabili forme di prevenzione. Basti pensare al fatto che possono essere considerate illegali anche le forme di autorganizzazione che in molte città stanno emergendo, quali forme di solidarietà per la consegna dei generi alimentari, per il sostegno a chi perde il lavoro o non riceve lo stipendio, o altre attività semplici ma importanti per la sopravvivenza.\r\n\r\nLa responsabilità che preme in questo momento non è quella di attendere, disciplinatamente, chiusi in sé stessi, che il governo risolva tutto, andando magari comunque a lavoro perché la recessione è dietro l’angolo. Ma è quella di tenere vive e rafforzare le reti di solidarietà in modo che possano essere strumenti per tutti gli sfruttati e gli oppressi in questo contesto, a livello sanitario, sociale e politico.\r\n\r\nÈ bene quindi confrontarsi e riflettere sulla situazione, sia per saper affrontare collettivamente, consapevolmente e in modo solidale il rischio sanitario, sia per impedire che approfittando dell’emergenza venga veramente silenziata ogni forma di opposizione di piazza e ogni forma di attività sindacale. In una fase come questa è importante riaffermare la libertà di sciopero, di manifestazione e di riunione contro i provvedimenti repressivi del governo. Perché è importante, senza trascurare i rischi sanitari, mantenere gli spazi di libertà e agibilità politica, e rafforzare le reti di solidarietà e mutuo appoggio esistenti. 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Navalny, nel frattempo, è ovviamente già diventato un eroe delle cronache mainstream occidentali.\r\n\r\n \r\n\r\nNel frattempo, sempre sulle cronache mainstream occidentali dilaga la notizia dell'apertura di un \"campo di concentramento per omosessuali\" nella Cecenia di Kadyrov. In realtà, la violenza omofoba - e non solo - è già da tempo sufficientemente orribile nel paese da non necessitare di titoli sensazionalistici. Come denunciato ad inizio aprile da Novaya Gazeta sulla base di testimonianze anonime, più di 100 uomini, accusati di essere omosessuali, sarebbero stati arrestati dalla polizia cecena ricostruendo i loro rapporti tramite le app di incontro gay ed almeno tre persone sarebbe state uccise. Sarebbe da tempo in atto una “repressione di massa di ceceni sospettati di avere un orientamento omosessuale”, con rapimenti da parte della polizia, torture, umiliazioni, violenze sessuali. 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Protagonisti in primo luogo i giovani, su cui si è abbattutea la scure repressiva che ha portato all'arresto di centinaia di persone.\r\nA far leva su casi veri o inventati di corruzione e sulle altre cause di malcontento per fomentare una ribellione anti-governativa, così da indebolire lo Stato dall’interno, mentre dall’esterno cresce su di esso la pressione militare, politica ed economica, è stato Alexey Navalny. Navalny è co-fondatore del movimento «Alternativa democratica», beneficiario della National Endowment for Democracy (Ned), potente «fondazione privata non-profit» statunitense che con fondi forniti anche dal Congresso finanzia, apertamente o sottobanco, migliaia di organizzazioni non-governative in oltre 90 paesi per «far avanzare la democrazia», nonchè una delle succursali della Cia per le operazioni coperte. Navalny, nel frattempo, è ovviamente già diventato un eroe delle cronache mainstream occidentali.\r\n\r\n \r\n\r\nNel frattempo, sempre sulle cronache mainstream occidentali dilaga la notizia dell'apertura di un \"campo di concentramento per omosessuali\" nella Cecenia di Kadyrov. In realtà, la violenza omofoba - e non solo - è già da tempo sufficientemente orribile nel paese da non necessitare di titoli sensazionalistici. Come denunciato ad inizio \u003Cmark>aprile\u003C/mark> da Novaya Gazeta sulla base di testimonianze anonime, più di 100 uomini, accusati di essere omosessuali, sarebbero stati arrestati dalla polizia cecena ricostruendo i loro rapporti tramite le app di incontro gay ed almeno tre persone sarebbe state uccise. Sarebbe da tempo in atto una “repressione di massa di ceceni sospettati di avere un orientamento omosessuale”, con rapimenti da parte della polizia, torture, umiliazioni, violenze sessuali. Il governo ceceno ha scaricato le accuse, giustificando poi i “crimini d’onore” in cui le persone omosessuali sono uccise dai loro familiari.\r\n\r\n \r\n\r\nDi tutto questo abbiamo parlato oggi con Lucia Sgueglia di Lettera22, appena rientrata da San Pietroburgo.\r\nAscolta la diretta:\r\nLuciasuRussia",[376],{"field":102,"matched_tokens":377,"snippet":373,"value":374},[75],{"best_field_score":342,"best_field_weight":164,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":343,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":47},6646,{"collection_name":58,"first_q":66,"per_page":39,"q":66},{"facet_counts":382,"found":39,"hits":421,"out_of":895,"page":19,"request_params":896,"search_cutoff":36,"search_time_ms":897},[383,398],{"counts":384,"field_name":395,"sampled":36,"stats":396},[385,387,389,391,393],{"count":14,"highlighted":386,"value":386},"anarres",{"count":19,"highlighted":388,"value":388},"arsider",{"count":19,"highlighted":390,"value":390},"backwards",{"count":19,"highlighted":392,"value":392},"pennichella",{"count":19,"highlighted":394,"value":394},"Radio Bizarre","podcastfilter",{"total_values":397},5,{"counts":399,"field_name":35,"sampled":36,"stats":419},[400,402,403,405,407,409,411,413,415,417],{"count":19,"highlighted":401,"value":401},"Big Jimmy",{"count":19,"highlighted":17,"value":17},{"count":19,"highlighted":404,"value":404},"Waveshaper",{"count":19,"highlighted":406,"value":406},"Big Jimmix",{"count":19,"highlighted":408,"value":408},"videogiochi",{"count":19,"highlighted":410,"value":410},"trapcoustic",{"count":19,"highlighted":412,"value":412},"radioblackout",{"count":19,"highlighted":414,"value":414},"videogiochi controversi",{"count":19,"highlighted":416,"value":416},"Ultraboss feat. 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Chi, in Russia, si oppone alla guerra, grazie ad una nuova legge imposta dopo l’attacco all’Ucraina, rischia pesanti pene detentive.\r\nEppure, proprio in circostanze tanto estreme diviene necessaria lucidità politica. Senza alcun facile moralismo verso chi cerca soluzioni individuali per affrontare il totale stravolgimento della propria vita, diventa necessario essere chiari di fronte alle pressanti richieste di schieramento dalla “parte giusta”.\r\nIl governo italiano ci ha arruolati tutt*, decidendo di inviare armi in Ucraina e truppe alle sue frontiere, aprendo le frontiere ai profughi di quella guerra, ma lasciandole chiuse per chi fugge da altri conflitti.\r\nC’è anche chi, in Ucraina ha scelto di arruolarsi nelle milizie di autodifesa, istituite dal governo sin dal 2020, e di combattere la guerra contro gli invasori russi nella convinzione che fosse l’unica scelta possibile e accettando, nei fatti se non nelle parole, il piano della guerra patriottica. 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Qui come in Ucraina.\r\nNe abbiamo parlato con Federico Ferretti\r\n\r\nUcraina, l’analisi degli anarchici russi del Kras\r\nVi proponiamo un’intervista realizzata dal gruppo Moiras sul quadro geopolitico, le lotte in Russia, la situazione in Ucraina. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 2 aprile\r\nmanifestazione\r\nContro tutte le guerre e chi le arma\r\nRitiro delle truppe italiane all’estero\r\nChiusura e riconversione dell’industria bellica\r\nBasta spese militari!\r\nAbbattiamo le frontiere!\r\nSolidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte le guerre\r\nore 14,30 piazza affari – Milano \r\n\r\nSabato 9 aprile\r\ncorteo contro la guerra e chi la arma\r\nNo alla Città dell’aerospazio, no all’industria bellica, No alla NATO a Torino!\r\nore 14,30\r\nPiazza Borgo Dora al Balon\r\nArrivo in piazza Castello\r\n\r\n* No alla città dell'aerospazio, nuovo polo di ricerca, progettazione e produzione di armi.\r\n* No al progetto D.I.A.N.A. della Nato a Torino\r\n* Chiusura e riconversione dell'industria bellica\r\n* No all’ENI che devasta l’ambiente e promuove guerre per il gas e il petrolio\r\n* Contro la guerra ai poveri che in ogni dove pagano il prezzo più alto. No al carovita!\r\n* No alle spese militari! Vogliamo case, scuole, ospedali, trasporti per tutt*\r\n* Stop all'invio di armi in Ucraina, ritiro di tutte le missioni militari all'estero\r\n* Solidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte le guerre\r\n* Contro tutti gli imperialismi per un mondo senza frontiere\r\n\r\nCoordinamento contro la guerra e chi la arma – Torino\r\ninfo: antimilitarista.to@gmail.com\r\n\r\nSabato 16 aprile\r\nmarcia contro la guerra e il Tav da Bussoleno a San Didero\r\nore 14\r\n\r\nLunedì 25 aprile ore 15\r\nRicordo e commemorazione alla lapide di Ilio Baroni, partigiano e anarchico\r\n\r\nDomenica Primo Maggio\r\nSpezzone antimilitarista al corteo da piazza Vittorio\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\n@Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","2 Aprile 2022","2022-04-02 10:59:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/photo_2022-03-30_10-11-17-200x110.jpg","Anarres del 25 marzo. L’ENI armata. Blocco alla Leonardo. Ucraina. Uno sguardo internazionalista. Lo sguardo degli anarchici russi del KRAS...",1648897173,[],[],{"post_content":519,"post_title":523},{"matched_tokens":520,"snippet":521,"value":522},[73,74],"San Didero\r\nore 14\r\n\r\nLunedì \u003Cmark>25\u003C/mark> \u003Cmark>aprile\u003C/mark> ore 15\r\nRicordo e commemorazione","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-03-25-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: \r\n\r\n\r\nL’ENI Armata\r\nLa scorsa settimana si è tenuto a Milano un incontro di approfondimento Guerra e energia: l’Eni e le missioni militari italiane in Africa.\r\nDaniele Ratti ha illustrato le strette relazioni tra l’Ente Nazionale Idrocarburi e le avventure neocoloniali dell’Italia in Africa.\r\nNe abbiamo parlato con Daniele\r\n\r\nBlocco alla Leonardo di Caselle torinese\r\nIeri mattina un gruppo di antimilitaristi ha aperto due striscioni con la scritta “Contro la guerra e chi la arma”, \"spezziamo le ali al militarismo\" all’imbocco di strada di Malanghero a Caselle Torinese.\r\nMentre il flusso dei lavoratori diretti allo stabilimento ex Alenia, oggi Leonardo è stato bloccato, quello degli automobilisti che andavano in paese è stato rallentato per comunicare a tutti il senso del blocco. 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Chi, in Russia, si oppone alla guerra, grazie ad una nuova legge imposta dopo l’attacco all’Ucraina, rischia pesanti pene detentive.\r\nEppure, proprio in circostanze tanto estreme diviene necessaria lucidità politica. Senza alcun facile moralismo verso chi cerca soluzioni individuali per affrontare il totale stravolgimento della propria vita, diventa necessario essere chiari di fronte alle pressanti richieste di schieramento dalla “parte giusta”.\r\nIl governo italiano ci ha arruolati tutt*, decidendo di inviare armi in Ucraina e truppe alle sue frontiere, aprendo le frontiere ai profughi di quella guerra, ma lasciandole chiuse per chi fugge da altri conflitti.\r\nC’è anche chi, in Ucraina ha scelto di arruolarsi nelle milizie di autodifesa, istituite dal governo sin dal \u003Cmark>2020\u003C/mark>, e di combattere la guerra contro gli invasori russi nella convinzione che fosse l’unica scelta possibile e accettando, nei fatti se non nelle parole, il piano della guerra patriottica. 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Qui come in Ucraina.\r\nNe abbiamo parlato con Federico Ferretti\r\n\r\nUcraina, l’analisi degli anarchici russi del Kras\r\nVi proponiamo un’intervista realizzata dal gruppo Moiras sul quadro geopolitico, le lotte in Russia, la situazione in Ucraina. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 2 \u003Cmark>aprile\u003C/mark>\r\nmanifestazione\r\nContro tutte le guerre e chi le arma\r\nRitiro delle truppe italiane all’estero\r\nChiusura e riconversione dell’industria bellica\r\nBasta spese militari!\r\nAbbattiamo le frontiere!\r\nSolidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte le guerre\r\nore 14,30 piazza affari – Milano \r\n\r\nSabato 9 \u003Cmark>aprile\u003C/mark>\r\ncorteo contro la guerra e chi la arma\r\nNo alla Città dell’aerospazio, no all’industria bellica, No alla NATO a Torino!\r\nore 14,30\r\nPiazza Borgo Dora al Balon\r\nArrivo in piazza Castello\r\n\r\n* No alla città dell'aerospazio, nuovo polo di ricerca, progettazione e produzione di armi.\r\n* No al progetto D.I.A.N.A. della Nato a Torino\r\n* Chiusura e riconversione dell'industria bellica\r\n* No all’ENI che devasta l’ambiente e promuove guerre per il gas e il petrolio\r\n* Contro la guerra ai poveri che in ogni dove pagano il prezzo più alto. 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La libertà come solitudine o la solitudine come prigionia? questa sarebbe la domanda cardine di una riflessione se solo avessi uno specchio. Molteplici fonti vengono fuse attraverso una rozza chirurgia sonora per creare una narrazione: la festa dell'ibernazione\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/PENNY·KELLA-22_04_2020-@-RadioBLACKOUT-105.2FM-Turin-PODCAST.mp3\"][/audio] [ FUCKTOTUM // LITFIBA // PRODIGY // MAJOR / LAZER // RUN // COFFIN DANCE // RICCIARDI // ARACNOFOIBE // MR. / OIZO // SHIVA // FLAMMES // MATTEO / DI / GENOVA // CARTONIO // GIARDINA // SCIASCIA // BOSSI // BERLUSCONI // VANZETTI // GABER // CONTE // CARO / PAPA' // WAKING / LIFE // GRANDE / PRUGNA // UNA / VITA / DIFFICILE // ORGASMO // MENTANA // CYRANO ]","29 Aprile 2020","2020-05-14 17:28:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/photo_2020-05-06_21-46-03-200x110.jpg","La Penny·Kella: \"la festa dell'ibernazione\"",1588179525,[127,545,546,547],"http://radioblackout.org/tag/big-jimmix/","http://radioblackout.org/tag/big-jimmy/","http://radioblackout.org/tag/radioblackout/",[17,406,401,412],{"post_content":550,"tags":554},{"matched_tokens":551,"snippet":552,"value":553},[136,75],"\u003Cmark>Aprile\u003C/mark> \u003Cmark>2020\u003C/mark>, dopo più di 40 giorni","\u003Cmark>Aprile\u003C/mark> \u003Cmark>2020\u003C/mark>, dopo più di 40 giorni di isolamento sociale, più che di liberazione si potrebbe parlare di alienzaione. 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In questa puntata Light Item showcase, con: non materia, Rico + Mrs Bhutan, Radio merda malata random act sets, Bokeh Version vs RWDFWD,\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 01 ore 14,30 – Working class 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nRacconto della vita della scrittrice Margaret Powell, attraverso letture ed estratti dal libro poi divenuto best seller da lei scritto “Dai piani bassi”. Un tuffo nelle condizioni di vita della classe lavoratrice inglese negli anni ’30 del 900, tra povertà estrema e ricca aristocrazia.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 02 ore 08,30 – Racconti ovali 5 33 minuti [Luca Wallace Costello]:\r\n\r\nIntraprendiamo un viaggio intorno al globo e nel profondo della simbologia che contraddistingue il mondo ovale: tra fauna selvatica e flora rigogliosa, tra trasferte internazionali leggendarie e genealogie narrative. Partendo dall’America latina fino a discendere la penisola italica.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 02 ore 20,30 – Backwards - Videogiochi controversi 29/10/2022 45 minuti [Backwards, Radio Blackout]: Puntata del 10 ottobre 2022 della trasmissione Backwards, condotta da Malcolm. Accompagnati da musiche synthwave ripercorriamo alcuni dei videogiochi che per un motivo o per l'altro hanno destato scalpore\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 03 ore 08,30 – Presentazione Libro In Cammino Con Gli Ultimi 67 minuti [Radio Blackout]: Durante questa puntata speciale presentiamo il libro: “In cammino con gli ultimi. Dino Frisullo, storia di un militante avido di conoscenza e d’amore, vissuto e morto povero e curioso.”(curato da Senzaconfine. Edizioni Red Star Press, 2023 – 358 pagine). Con in studio: Alessia Montuori (dell’associazione Senzaconfine) e Aldo Canestrari. Con in diretta telefonica: Ashraf Haj Yahya (della comunità Palestinese che ha conosciuto Dino) e Yilmaz Orkan dell’associazione Uiki (della comunità Curda che ha conosciuto Dino). Curato e condotto da: Lo staff della trasmissione in onda su Radio Blackout Frittura Mista alias Radio Fabbrica.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 03 ore 20,00 – Mara e le altre 43 minuti [Porfido]:\r\n\r\nLettura degli audio capitoli di porfido tratto dal libro Mara e le altre, di Ida Farè e Francesca Spirito\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 03 ore 21,00 – Full time Blues - Tracce di schiavismo in età classica pt.2 65 minuti [Radio Neanderthal]: Trasmissione andata in onda su Radio Neanderthal con Antonio Festival, autore di Full time blues. Un percorso sulla storia dello schiavismo e la filosofia che lo sottendeva per interrogarci sulle concezioni su cui si basano le nostre cosiddette civiltà contemporanee.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 03 ore 23,00 – Dan Hekate - Short sets benefit RBO 98 minuti [Dan Hekate, Radio Blackout]: Qui sopra trovate i migliori mixati di Dan Hekate a sostegno di Radio Blackout.\r\nDan è un incredibile personaggio che ha legato le sorti della “scena” rave diy allo sviluppo di una cultura anti-istituzionale legata all’autoproduzione musicale ed all’autogestione degli spazi liberati.\r\nProduce una musica elettronica deviata, spezzata e talvolta rumorosa che deriva da versioni alterate della techno, della jungle e della d’n’b ma le influenze di questo suono multistrato lambiscono spesso territori industrial e noise.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 04 ore 09,30 – GRRAWR - Mix 04/2025 66 minuti [GRRAWR]:\r\n\r\nGRRAWR va alla ricerca del suono del suo cervello. 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Ridere è una tattica di difesa contro il non riconoscere nulla. Dobbiamo sublimare l’orrore con l’umorismo.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 04 ore 18,30 – Ribelli di Pino Cacucci 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nNarrando le azioni e le ragioni che muovono i corpi ribelli, l'autore attraversa epoche e luoghi diversi, dall'Europa all'America Latina, portando alla luce le esistenze di uomini e donne che hanno sacrificato tutto a un ideale. Insieme alle gesta di Tupac Amaru o del condottiero maya \"Serpente Nero\", rivivono le imprese di \"Quico\" Sabaté, l'anarchico inventore di un mortaio lancia-proclami per bombardare i franchisti; le beffe della primula rossa Silvio Corbari, il partigiano che prendeva in giro i nazifascisti; le destrezze di Jacob, l'autentico Arsenio Lupin; le prodezze di \"Tania la Guerrigliera\", la donna dalle mille identità a fianco del Che. Dall'esempio delle vite in rivolta possono nascere eventi che sconvolgono il mondo, ma a volte la ribellione può anche diventare una forma di autodistruzione quando è vissuta come l'estrema via di fuga: così è stato per Jim Morrison, l'eroe di una generazione, accomunato agli altri protagonisti del libro da un invincibile istinto contro ogni ordine imposto.","29 Aprile 2025","2025-05-06 13:10:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black Holes dal 28 Aprile al 4 Maggio 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A trentadue mesi esatti dallo sgombero, alla sbarra vengono portati, oltre agli imputati, proprio l’esperienza intorno al fu Asilo occupato, il progetto Macerie e Storie di Torino e il sacrosanto odio verso le prigioni per immigrati irregolari (nati Cpt, poi Cie, ora Cpr).\r\n\r\nL’oggetto del teorema inquisitorio Scintilla è infatti una lotta ventennale, quella contro la detenzione amministrativa dei senza-documenti, portata avanti da un movimento reale dentro e fuori i Centri di reclusione. Una lotta composta anche da una serie lunghissima di iniziative all’esterno dei Centri: alcune indette, altre a sorpresa, alcune anonime, altre rivendicate, alcune “a volto scoperto” e altre “a volto coperto”. Per la maggior parte di queste ultime gli inquirenti non sono finora riusciti a raccogliere né prove né indizi sufficienti per attribuire precise responsabilità individuali, nonostante anni di esegesi di scritti, intercettazioni telefoniche e ambientali, videoriprese, pedinamenti, rilievi e prelievi di impronte digitali e DNA.\r\n\r\nVi proponiamo un approfondimento che parte sì dall’inchiesta, ma per poi addentrarsi negli anni di lotta, nelle motivazioni, nel cuore della solidarietà e della vita che si sprigiona quando si combatte contro una delle tante ingiustizie di questo mondo, una delle più atroci: l’esistenza di lager per umani.\r\n\r\nIn conclusione, ancora voci, sono ancora quelle dei reclusi, sono ancora quelle di compagni e compagne, che raccontano oggi cosa accade nei Cpr, perché la lotta non si ferma con un’inchiesta tribunalizia, ma continua finché di queste gabbie non rimarranno che macerie.\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 29 ore 16,30 – JahLion - Selezione Rub-A-Dub 82 minuti [Overjoy, Radio Blackout]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 30 ore 08,30 – L'assassino dei sogni_29 30 minuti [Radio Neanderthal]:\r\n\r\nLettura da un libro di Carmelo Musumeci e Giuseppe Ferraro. Un filosofo e un ergastolano si scrivono. Ne nasce un racconto di vite: di quella prigioniera dell’Assassino dei Sogni che non dà scampo, e di quella che pensiamo libera ma che pure può diventare prigione di qua dalle mura del carcere. Ricca del fascino discreto della scrittura epistolare, una riflessione sulla carcerazione che diventa discorso amoroso e “dissequestrando parole” pronuncia sentieri di libertà. Pagine che, quando tutto sembra perso e il buio sta per avere il sopravvento, diventano lezioni e iniezioni di vita, per l’ergastolano, per il filosofo, ma forse anche per tutti noi.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 30 ore 21,00 – Full time Blues - Tracce di schiavismo in età classica pt.1 58 minuti [Radio Neanderthal]: Trasmissione andata in onda su Radio Neanderthal con Antonio Festival, autore di Full time blues. Un percorso sulla storia dello schiavismo e la filosofia che lo sottendeva per interrogarci sulle concezioni su cui si basano le nostre cosiddette civiltà contemporanee.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 30 ore 22,00 – Electric Deaf - Monkey Crash EP 18 minuti [Electric Deaf, Radio Blackout]: Songs 1-4 drums & guitars recorded @ wasted studio Venice dec 2017 by Wasted Pido\r\nVoice & sax recorded @barsexuals room in Lucera Feb 2019 by Sabbathor\r\nkeys recorded @Hideaway Studio studio, New Orleans sept 2019 by Jonas Morbach\r\n\r\nSongs 5-6 drums & guitars recorded @ Gibigiana Artcraft & Records, Venice dec-jan 2018 by Wasted Pido\r\nVoice & sax recorded @barsexuals room in Lucera Feb 2019 by Sabbathor\r\nSynth recorded @Black Sagaan home studio, Spinea Apr 2019\r\ncredits\r\nreleased March \u003Cmark>25\u003C/mark>, \u003Cmark>2020\u003C/mark>\r\n\r\nMixed by Wasted Pido\r\nProduced by Wasted Pido\r\nArtwork by Padiy\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 01 ore 08,30 – Ottobre Peso Mixtape - Light Item showcase 32 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nMixtape confenzionato ad hoc per presentare la tre giorni carica di concerti e live set che si svolgeranno tra il 17 e il 19 Ottobre 2024 nelle mura di Radio Blackout e lo storico palco di El Paso: Ottobre peso. In questa puntata Light Item showcase, con: non materia, Rico + Mrs Bhutan, Radio merda malata random act sets, Bokeh Version vs RWDFWD,\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 01 ore 14,30 – Working class 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nRacconto della vita della scrittrice Margaret Powell, attraverso letture ed estratti dal libro poi divenuto best seller da lei scritto “Dai piani bassi”. Un tuffo nelle condizioni di vita della classe lavoratrice inglese negli anni ’30 del 900, tra povertà estrema e ricca aristocrazia.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 02 ore 08,30 – Racconti ovali 5 33 minuti [Luca Wallace Costello]:\r\n\r\nIntraprendiamo un viaggio intorno al globo e nel profondo della simbologia che contraddistingue il mondo ovale: tra fauna selvatica e flora rigogliosa, tra trasferte internazionali leggendarie e genealogie narrative. Partendo dall’America latina fino a discendere la penisola italica.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 02 ore 20,30 – Backwards - Videogiochi controversi 29/10/2022 45 minuti [Backwards, Radio Blackout]: Puntata del 10 ottobre 2022 della trasmissione Backwards, condotta da Malcolm. Accompagnati da musiche synthwave ripercorriamo alcuni dei videogiochi che per un motivo o per l'altro hanno destato scalpore\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 03 ore 08,30 – Presentazione Libro In Cammino Con Gli Ultimi 67 minuti [Radio Blackout]: Durante questa puntata speciale presentiamo il libro: “In cammino con gli ultimi. Dino Frisullo, storia di un militante avido di conoscenza e d’amore, vissuto e morto povero e curioso.”(curato da Senzaconfine. Edizioni Red Star Press, 2023 – 358 pagine). Con in studio: Alessia Montuori (dell’associazione Senzaconfine) e Aldo Canestrari. Con in diretta telefonica: Ashraf Haj Yahya (della comunità Palestinese che ha conosciuto Dino) e Yilmaz Orkan dell’associazione Uiki (della comunità Curda che ha conosciuto Dino). Curato e condotto da: Lo staff della trasmissione in onda su Radio Blackout Frittura Mista alias Radio Fabbrica.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 03 ore 20,00 – Mara e le altre 43 minuti [Porfido]:\r\n\r\nLettura degli audio capitoli di porfido tratto dal libro Mara e le altre, di Ida Farè e Francesca Spirito\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 03 ore 21,00 – Full time Blues - Tracce di schiavismo in età classica pt.2 65 minuti [Radio Neanderthal]: Trasmissione andata in onda su Radio Neanderthal con Antonio Festival, autore di Full time blues. Un percorso sulla storia dello schiavismo e la filosofia che lo sottendeva per interrogarci sulle concezioni su cui si basano le nostre cosiddette civiltà contemporanee.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 03 ore 23,00 – Dan Hekate - Short sets benefit RBO 98 minuti [Dan Hekate, Radio Blackout]: Qui sopra trovate i migliori mixati di Dan Hekate a sostegno di Radio Blackout.\r\nDan è un incredibile personaggio che ha legato le sorti della “scena” rave diy allo sviluppo di una cultura anti-istituzionale legata all’autoproduzione musicale ed all’autogestione degli spazi liberati.\r\nProduce una musica elettronica deviata, spezzata e talvolta rumorosa che deriva da versioni alterate della techno, della jungle e della d’n’b ma le influenze di questo suono multistrato lambiscono spesso territori industrial e noise.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 04 ore 09,30 – GRRAWR - Mix 04/2025 66 minuti [GRRAWR]:\r\n\r\nGRRAWR va alla ricerca del suono del suo cervello. Un vento di primavera scatena uragani di fiori e di desideri, un mago raccoglie il tempo nel palmo della mano e lo soffia via come una manciata di piumini, amori supposti entrano ed escono dall'oblio, mi preoccupo e sogno tutto il tempo, ma il nulla è più dolce che mai.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 04 ore 13,00 – Te lo spiega Arsider: la memetica 43 minuti [Arsider, Radio Blackout]:\r\n\r\nI media obbediscono a una logica fondamentalmente diversa rispetto alla rappresentazione, cioè a quella della simulazione.La crescente prevalenza della schiavitù macchinica rispetto ai meccanismi di sudditanza sociale deve essere in gran parte attribuita alle tecnologie dell’informazione e del calcolo. Detto in modo drammatico, dal punto di vista dell’ingegneria cibernetica, il significato di un messaggio sembra apparentemente irrilevante, o almeno escluso dall’equazione. D’ora in poi ogni evento storico sarà perseguitato dalla propria doppia memetica. Ridere è una tattica di difesa contro il non riconoscere nulla. Dobbiamo sublimare l’orrore con l’umorismo.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 04 ore 18,30 – Ribelli di Pino Cacucci 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nNarrando le azioni e le ragioni che muovono i corpi ribelli, l'autore attraversa epoche e luoghi diversi, dall'Europa all'America Latina, portando alla luce le esistenze di uomini e donne che hanno sacrificato tutto a un ideale. Insieme alle gesta di Tupac Amaru o del condottiero maya \"Serpente Nero\", rivivono le imprese di \"Quico\" Sabaté, l'anarchico inventore di un mortaio lancia-proclami per bombardare i franchisti; le beffe della primula rossa Silvio Corbari, il partigiano che prendeva in giro i nazifascisti; le destrezze di Jacob, l'autentico Arsenio Lupin; le prodezze di \"Tania la Guerrigliera\", la donna dalle mille identità a fianco del Che. Dall'esempio delle vite in rivolta possono nascere eventi che sconvolgono il mondo, ma a volte la ribellione può anche diventare una forma di autodistruzione quando è vissuta come l'estrema via di fuga: così è stato per Jim Morrison, l'eroe di una generazione, accomunato agli altri protagonisti del libro da un invincibile istinto contro ogni ordine imposto.",{"matched_tokens":884,"snippet":885,"value":885},[136],"Black Holes dal 28 \u003Cmark>Aprile\u003C/mark> al 4 Maggio 2025",[887,889],{"field":102,"matched_tokens":888,"snippet":881,"value":882},[73,75],{"field":105,"matched_tokens":890,"snippet":885,"value":885},[136],1733912223744524300,{"best_field_score":893,"best_field_weight":164,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":894,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":47},"2211897868288","1733912223744524402",6637,{"collection_name":432,"first_q":66,"per_page":39,"q":66},8,["Reactive",899],{},["Set"],["ShallowReactive",902],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fzhM8ly2pBMwM5syY8QtzL2sTP_ytGk3xB96-CZm3W0k":-1},true,"/search?query=25+aprile+2020"]