","Il Paperone che chiuse il Novecento","post",1686675638,[58,59,60,61,62,63],"http://radioblackout.org/tag/berlusconi/","http://radioblackout.org/tag/craxi/","http://radioblackout.org/tag/politica-spettacolo/","http://radioblackout.org/tag/prima-repubblica/","http://radioblackout.org/tag/seconda-repubblica/","http://radioblackout.org/tag/tv-commerciali/",[65,66,67,12,68,69],"berlusconi","craxi","politica spettacolo","seconda repubblica","tv commerciali",{"post_content":71,"tags":77},{"matched_tokens":72,"snippet":75,"value":76},[73,74],"Bettino","Craxi","TV commerciali cresciuto all’ombra di \u003Cmark>Bettino\u003C/mark> \u003Cmark>Craxi\u003C/mark>, sul quale in quel momento","Funerali di Stato per il l’imprenditore che si prese l’Italia perché tutto cambiasse per far si che tutto restasse come prima.\r\nQuando, nel lontano 1994, l’uomo del cemento e delle TV, decise di “scendere in campo” Berlusconi era il costruttore e uomo delle TV commerciali cresciuto all’ombra di \u003Cmark>Bettino\u003C/mark> \u003Cmark>Craxi\u003C/mark>, sul quale in quel momento non avrebbe scommesso nessuno. Pochi all’epoca avevano colto che già l’era \u003Cmark>Craxi\u003C/mark>, sebbene il suo protagonista fosse irrimediabilmente legato alla prima Repubblica, immerso, sia pure in versione critica, nella dimensione ideologica del Novecento, prefigurava i tempi che venivano. \u003Cmark>Craxi\u003C/mark>, in un curioso mixer di culto della personalità e politica come spettacolo, aveva cominciato a traghettare il paese verso l’oltre Novecento che stiamo ancora vivendo.\r\nIn questi giorni Berlusconi è stato definito il primo populista, l’antesignano di Donald Trump: più verosimilmente la sua ispirazione furono i politici statunitensi della sua epoca, in primis, ovviamente, Ronald Reagan, l’attore di B Movie divenuto presidente degli States. Berlusconi seppe cogliere la richiesta populista di rinnovamento dopo che tangentopoli spazzò via la classe politica della Prima Repubblica, facendone collassare sia i principali protagonisti, sia le colonne politiche dei decenni del dopoguerra, la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista. Il Partito Socialista pagò il prezzo più alto, perché \u003Cmark>Craxi\u003C/mark>, era stato il primo ministro meno atlantista della Prima Repubblica.\r\nNel 1994 erano passati solo cinque anni dal crollo del muro di Berlino, un crollo la cui onda lunga era arrivata nell’Italia sempre democristiana, dove il Partito Comunista più forte dell’Europa occidentale aveva sfiorato pochi anni prima il “sorpasso”, che lo avrebbe condotto al potere.\r\nCon Berlusconi diventerà possibile regolare definitivamente i conti non tanto con un Partito Comunista, che già nel 1991, con la svolta della Bolognina era diventato Partito Democratico della Sinistra, ma con i lavoratori e le lavoratrici che negli anni Settanta avevano provato ad invertire di senso alla storia di quegli anni.\r\nBerlusconi, pur avendo prosperato nel fitto sottobosco clientelare della Prima Repubblica, si presenta come l’uomo nuovo, l’imprenditore di successo che si da alla politica per rinnovarla, che fonda un partito-azienda con un nome da tifoso di calcio “Forza Italia!”. Il suo successo è travolgente. Il PDS, pur solo sfiorato da tangentopoli viene descritto come vecchio. In tutta la sua carriera politica Berlusconi userà la carta dell’anticomunismo nei confronti di un milieu politico che di “comunista” aveva ben poco.\r\nBerlusconi sdogana le destre, alleandosi con la Lega Nord di Bossi e con gli eredi del fascismo, che, per la prima volta dal dopoguerra, vanno al potere.\r\nIl suo declino è dovuto soprattutto dalla volontà di far di tutto per salvaguardare le proprie imprese. Resta in sella a lungo, nonostante le inchieste giudiziarie, perché riesce a convincere il suo elettorato di essere vittima della magistratura asservita alla sinistra.\r\nBerlusconi fu anche l’uomo del G8 di Genova, dell’assassinio di Carlo Giuliani, del massacro della Diaz, delle torture di Bolzaneto.\r\nNon fece nessuna grande riforma: il suo “merito” principale fu l’aver costruito un nuovo immaginario, quello che ancora oggi segna il difficile presente in cui siamo forzati a vivere.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo, un compagno di Milano\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/2023-06-13-berlusca-varengo.mp3\"][/audio]",[78,80,83,85,87,89],{"matched_tokens":79,"snippet":65},[],{"matched_tokens":81,"snippet":82},[66],"\u003Cmark>craxi\u003C/mark>",{"matched_tokens":84,"snippet":67},[],{"matched_tokens":86,"snippet":12},[],{"matched_tokens":88,"snippet":68},[],{"matched_tokens":90,"snippet":69},[],[92,95],{"field":93,"matched_tokens":94,"snippet":75,"value":76},"post_content",[73,74],{"field":32,"indices":96,"matched_tokens":97,"snippets":99},[14],[98],[66],[82],1157451471441100800,{"best_field_score":102,"best_field_weight":103,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":44,"score":104,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":44},"2211897868288",14,"1157451471441100914",{"document":106,"highlight":127,"highlights":132,"text_match":100,"text_match_info":135},{"cat_link":107,"category":108,"comment_count":44,"id":109,"is_sticky":44,"permalink":110,"post_author":47,"post_content":111,"post_date":112,"post_excerpt":50,"post_id":109,"post_modified":113,"post_thumbnail":114,"post_thumbnail_html":115,"post_title":116,"post_type":55,"sort_by_date":117,"tag_links":118,"tags":126},[41],[43],"36134","http://radioblackout.org/2016/05/pannella-uno-show-man-liberale-ai-tempi-della-prima-repubblica/","“Il confuso scarmazzo che accompagna la dipartita di Giacinto, detto Marco, Pannella è il prodotto della mancata propensione alle valutazioni chiare e distinte che, se praticate, risparmierebbero al buon popolo molti patimenti spirituali.\r\n L'uomo era, è non è un segreto, l'erede, non sto qui a valutare quanto legittimo, di una una corrente politica non spregevole, anzi, quella sinistra liberale che annovera fra i suoi numi tutelari Piero Gobetti, i fratelli Rosselli et alios.\r\n Solo che rispetto a quella corrente si caratterizza per la sua - e non è un complimento, è solo una presa d'atto - modernità. Pur essendo nato prima della guerra è un liberale sessantottino, un ossimoro politico forse ma un ossimoro che ha funzionato.\r\n Anticonformismo, gusto dell'eccesso, esibito narcisismo, mancanza di cultura e progetto politico, una punta di cialtroneria concorrono a farne l'antesignano di leader politici venuti dopo come espressione della personalizzazione della politica.\r\n Era dunque, senza sé e senza ma, un occidentalista? Assolutamente si né pretendeva di essere altro. Era, per certi versi, insopportabile? Sicuramente ma era figlio di un paese che prevedeva, sino al 1976, si fino al 1976, il delitto d'onore, che, se si pensa alla violenza contro le donne, si caratterizzava per una legislazione che poco ci mancava che le condannasse nel caso di violenza, un paese influenzato da un moralismo veterocattolico, che aveva al governo un partito clericale e all'opposizione, a destra, un partito fascista e, a sinistra, un partito stalinista, un paese che grazie alle sue profonde distorsioni interne si è \"modernizzato\" anche grazie al partito radicale.\r\n Modernizzato, non rivoluzionato, basta ricordarlo per ridimensionare i toni.”\r\n\r\nAbbiamo tratto spunto da questo “coccodrillo” di Cosimo Scarinzi girato sui social media per fare una riflessione a tutto tondo sugli anni Settanta, sul declino inesorabile della corrente liberal socialista di “Giustizia e Libertà”, sull'emergere di elementi populisti e di leadership carismatica, che segneranno il trapasso dalla prima alla seconda repubblica. Un passaggio il cui nume tutelare sarà Bettino Craxi, l'uomo che ha trasformato e cambiato pelle al partito che fu di Nenni, per passare il testimone al suo sponsor, Silvio Berlusconi.\r\n Pannella introdurrà elementi di trasformismo veloce, in un partito leggero, nel tempo sempre più liberale e liberista che non libertario, che anticipano di decenni alcuni elementi chiave della politica del nuovo millennio tra le Alpi e i Nebrodi.\r\n Inutile dire che le leggi, tutte le leggi, sono la rappresentazione ritualizzata dei rapporti di forza all'interno della società.\r\n Il cambiamento di cui Pannella si fece corifeo, stava incidendo nel profondo la società italiana, ed era agito da migliaia di uomini e donne, che si erano liberati dal giogo clericale e premevano perché la sudditanza al Vaticano sancita da tante leggi dell'ordinamento repubblicano venissero cancellate.\r\n\r\nGiacinto, detto Marco, concluderà da par suo la propria avventura politica ed essenziale con un ultimo colpo di teatro: la lettera a Bergoglio e il rientro tra le braccia di madre chiesa.\r\n Indimenticabile e forse di maggior impatto della conversione in pista di volo, la sua sortita in divisa Croata a sostegno dell'intervento dell'Italia in ex Jugoslavia.\r\n\r\nAscolta la diretta con Cosimo:\r\n\r\n2016-05-24-scarinzi-pannella","24 Maggio 2016","2016-05-25 23:29:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/pannella-scalfari-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"197\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/pannella-scalfari-300x197.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/pannella-scalfari-300x197.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/pannella-scalfari-768x503.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/pannella-scalfari.jpeg 990w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Pannella. 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L'obiettivo è semplice e feroce: attaccare la popolazione civile, fare strage tra gente comune che si sente al sicuro. Seminare il terrore per cercare di piegare un nemico di cui non si riconosce l'umanità, che si colpisce in modo indiscriminato, perché l'unico discrimine che conta è tra fedeli e infedeli.\r\nGli shabaab, letteralmente \"i giovani\", provengono dalla Somalia decomposta da decenni di guerra civile, frantumata dai postumi di un colonialismo che sino agli anni ottanta aveva il volto di Bettino Craxi. Il flusso di profughi da quella guerra infinita è continuo, anche se fuori dal cono di luce dei media.\r\nIn questa partita quel che colpisce è la paralisi degli Stati Uniti, alleati del Kenia attaccato dagli shabaab somali, parimenti alleato dell'Arabia Saudita, che da anni foraggia e sostiene le formazioni islamiche radicali sunnite. Sebbene l'islam somalo sia diverso dal wahabismo saudita, il sostegno della dinastia Saud alle Corti Islamiche prima e agli shabaab poi, si può ben cogliere nel salto di qualità militare dell'attacco al Westgate come nella probabile composizione \"internazionale\" del commando che ha colpito il mall.\r\nUn ulteriore segno dell'incapacità statunitense - ben chiara nella recente rapida retromarcia sull'attacco alla Siria - di controllare i mostri che ha contribuito a creare sin dai tempi dell'invasione sovietica dell'Afganistan.\r\nNon solo. Un segnale - se mai ce ne fosse stato bisogno - che la retorica sui diritti umani, la democrazia, la libertà non basta più a coprire un'afasia politica frutto di un imperialismo incapace di tessere rapporti di subordinazione collaborativa con i paesi dove impone la propria influenza.\r\nL'orizzonte di senso - banale, feroce ma solido - che offre l'islam radicale riesce invece a permeare di se vaste aree del mondo. Nel sud povero, ma non solo. Lo dimostrano i tanti combattenti e kamikaze che abbandonano esistenze tranquille e borghesi in Inghilterra o in Italia, per ricomparire imbottiti di tritolo in mimemtica e kalashinikov in un centro commerciale del tutto simile a quelli di casa loro.\r\n\r\nNe abbiamo discusso con Stefano Capello.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nkenya","25 Settembre 2013","2013-09-30 12:43:26","Kenia. Sangue nel tempio della merce",1380123439,[149,150,151,152],"http://radioblackout.org/tag/kenia/","http://radioblackout.org/tag/shebaab/","http://radioblackout.org/tag/somalia/","http://radioblackout.org/tag/westgate/",[154,15,155,17],"kenia","somalia",{"post_content":157},{"matched_tokens":158,"snippet":159,"value":160},[73,74],"ottanta aveva il volto di \u003Cmark>Bettino\u003C/mark> \u003Cmark>Craxi\u003C/mark>. 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Quali le sue peculiarità iniziali e quali le sue successive trasformazioni? Ne abbiamo parlato con Pablito El Drito, oggi dj e producer, e a lungo esploratore della scena italiana ai suoi albori.\r\n\r\nIn questa prima parte:\r\n\r\nLa prima festa non si scorda mai ovvero inizia l’avventura;\r\nMilano a cavallo tra anni Ottanta e Novanta: underground, antagonismo sociale e tecnoutopie ovvero la scena prima del rave;\r\nUn passo indietro: dalla prima ondata inglese alle carovane verso l’Est Europa;\r\nLe tribe arrivano in Italia: primi techno party e nuove occupazioni\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 14 ore 20,30 – Amore + rabbia - Selected beats from the dark age 47 minuti [Radio Blackout, Gianlu Miraflower]: Per amare, per lottare, per sballare. Compilation benefit RBO mastered by Gianlu Miraflower\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 15 ore 09,00 – Il barile di Amontillado 29minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nLettura del racconto “Il barile di Amontillado” di Edgar Allan Poe.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 15 ore 20,00 – La perla di Labuan - L'avventurosa storia del fumetto italiano pt.1 36 minuti [Radio Blackout, La Perla di Labuan]: Dagli archivi di blackout, estraiamo con sommo piacere questa mini serie a puntate che la trasmissione \"La perla di Labuan\", condotta dal compianto Riccardo Borgogno, aveva dedicato all'avventurosa storia del fumetto italiano.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 15 ore 21,00 – Ghigliottina - Achille Lauro 71 minuti [radio neanderthal]:\r\n\r\nAchì? Perchè Achille Lauro si chiama Achille Lauro? Da un piroscafo degli anni ’20 all’Intelligenza Artificiale passando per le radici della prima Intifada. 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14 ore 8,30 - Autonomia proletaria nella Calabria degli anni '70 37 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nAbbiamo incontrato Francesco Cirillo di passaggio a Milano per la presentazione del suo libro Sud e ribellione. Dall’autonomia proletaria calabrese alla rete meridionale del Sud ribelle. Da lì, questa narrazione sulle origini storiche e la dinamica di una vicenda poco nota ai più: il movimento dell’autonomia proletaria emerge come una rottura del quadro socio-politico della Calabria a cavallo tra anni Sessanta e Settanta e, col suo combinato di “plasticità” e “nomadismo”, di “comunicazione fisica” e “passionalità”, aggiungendovi quel tanto di “volume di fuoco spontaneo”, si pone in continuità con tutti i precedenti storici di insubordinazione e ribellione spontaneamente verificatisi nella regione, non ultimo il “brigantaggio”.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Autonomia-proletaria-nella-Calabria-degli-anni-70_37.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 14 ore 11,30 - Meditazione anticlassista 50 minuti [Penny-kella, Radio Blackout]:\r\n\r\nQuesta è una meditazione guidata incentrata principalmente sulla pace, la presenza e la rivoluzione politica.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Meditazione-anticlassista_50.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 15 ore 8,30 - Occupare a Milano nel 2022 25 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nDa qualche tempo a Milano il ritmo di sfratti e sgomberi ha ripreso a correre e le forze di polizia sono tornate a martellare i quadranti più poveri della città. Ciò nonostante le occupazioni “abusive” non si fermano e sono migliaia le persone che ancora possono vivere a Milano solo grazie a forme “illegali” di sopravvivenza abitativa. Siamo partiti da qui per farci raccontare che aria tira in Corvetto – quartiere a sud est del centro – e cosa bolle in pentola in via Gola – ultima sacca del fu quartiere Ticinese già sventrato dalla movida.\r\nUn racconto a quattro voci dalla città di sotto, contesa tra i progetti di grossi studi immobiliari e le istanze di resistenza degli abitanti, lasciate covare sotto la cenere di un fuoco certamente spento ma per nulla estinto.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Occupare-a-Milano-nel-2022_25.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 16 ore 8,30 - Storia del Balon 27 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nL’implacabile coerenza di chi sta ridisegnando il tessuto urbano e sociale di Torino, con un’applicazione da manuale degli imperativi della gentrificazione, non poteva certo tollerare la presenza di alcuni venditori di stracci nel Balon, lo storico mercato delle pulci della città. Giacché nelle categorie merceologiche appetibili per i nuovi abitanti di Porta Palazzo può certo rientrare l’usato, purché di antiquariato o adeguatamente vintage. Così assistiamo a una storia di ridefinizione, nominale e fattiva, degli spazi del quartiere e alla cacciata degli straccivendoli in periferia, tra una discarica e un cimitero. Una storia altamente istruttiva di cui ci narra una compagna di Torino.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Storia-Balon_27.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 17 ore 8,30 - Fred Buscaglione 28 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nBiografia del cantautore.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Fred-Buscaglione_28.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 17 ore 13,30 - The Angry brigade 39 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\n“L’Angry Brigade è l’uomo o la donna seduto accanto a voi. Hanno delle pistole in tasca e la collera nella mente”. A cavallo tra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70, in Inghilterra, si registrano centinaia di ordigni e di attacchi esplosivi ai danni di diversi obiettivi delle classi dominanti e dello Stato. Molti hanno a che fare con gli interessi spagnoli. Alcuni sono firmati The Angry Brigade. In questa conversazione con John Barker, ritroviamo il quadro di un’epoca e delle sue tensioni, attraverso un racconto in prima persona che si snoda dalle lotte antimilitariste al dissacrante disprezzo per i rituali di Cambridge e alle lotte nel quartiere londinese di Notting Hill. In questo contesto nasce l’Angry Brigade: edonisti, sì, ma persone serie.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/The-Angry-Brigade_39.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 18 ore 9 - 19 Febbraio 1937, la strage di Addis Abeba [No Trip For Cats, Radio Blackout]:\r\n\r\nIl 19 febbraio saranno passati 84 anni dal massacro di Addis Abeba, tra i tanti crimini del colonialismo italiano, uno dei più disgustosi e spietati, perché commesso lontano dai campi di battaglia, senza nemmeno l’alibi di una guerra in corso.Si trattò di un’immane rappresaglia, scattata in seguito all’attentato fallito contro il viceré d’Etiopia Rodolfo Graziani. Esercito e camicie nere si riversarono in strada, non tanto per stanare e arrestare i due responsabili, quanto per terrorizzare e colpire in maniera indiscriminata i nuovi sudditi dell’Italia imperiale, colpevoli di essersi ribellati agli invasori. Oltre ai militi e ai fascisti organizzati, si lanciarono entusiasti nella caccia al nero anche operai, burocrati e impiegati coloniali. Prigionieri e semplici passanti – colpevoli soltanto di essere africani – vennero uccisi a bastonate, a badilate, oppure pugnalati, fucilati, impiccati, investiti con automezzi, bruciati vivi nelle loro case.Il 22 febbraio 1937, Graziani spedì a Mussolini un telegramma eloquente: “In questi tre giorni ho fatto compiere nella città perquisizioni con l’ordine di far passare per le armi chiunque fosse trovato in possesso di strumenti bellici, che le case relative fossero incendiate. Sono state di conseguenza passate per le armi un migliaio di persone e bruciati quasi altrettanti tucul”.In breve, la strage debordò dal cerchio di fuoco che gli aerei italiani avevano stretto intorno ad Addis Abeba. Raggiunse i villaggi, le case sparse, i luoghi di culto. Centinaia di persone furono arrestate e morirono nei campi di detenzione di Danane, in Somalia, e Nocra, in Eritrea, dove Graziani ordinò che avessero minime quantità d’acqua e di cibo. Il clero copto fu identificato come un pericoloso sobillatore di ribelli e dopo la classica indagine dove il colpevole è stabilito in anticipo, a maggio Graziani spedì il generale Maletti ad annientare il villaggio conventuale di Debre Libanos, la comunità monastica più importante del paese. Le esecuzioni ufficiali ammontarono a 449. Lo storico Ian Campbell considera invece plausibile l’uccisione di circa duemila persone, compresi centinaia di minorenni, sia laici sia religiosi. Almeno il doppio ne sarebbero morte,secondo Angelo del Boca per le strade di Addis Abeba, mentre per Campbell sarebbero state 19mila e per le autorità etiopi – come denunciarono nel dopoguerra – 30000.Questo è l’inizio dell’articolo apparso sul blog di Wu Ming che ricorda quelle giornate e propone una mappa ,un inventario della memoria dei crimini del colonialismo italiano ,una giornata quella significativa del 19 febbraio ,per ricordare dal basso con iniziative diffuse le responsabilità rimaste impunite del colonialismo italiano.Creare una mappa delle lapidi ,dei nomi ,della toponomastica che ancora intossica i luoghi pubblici celebrando le atrocità del colonialismo e contribuendo alla smemoratezza collettiva e alla rimozione di quegli avvenimenti .Attraverso la rimozione del colonialismo si sdogana il lessico razzista che diviene senso comune ,dietro l’alibi degli “italiani brava gente ” si nasconde il meccanismo securitario che aizza l’odio contro il diverso.Diamo il nostro piccolo contributo al ricordo del massacro di Addis Abeba ripubblicando una puntata di “No trips for cats ” andata in onda il 16 febbraio di un anno fa ,dedicata al racconto di quei terribili giorni del 1937.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/19-Febbraio-1937-la-strage-di-Addis-Abeba_70.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 18 ore 20 - Ghigliottina - Achille Lauro 50 minuti [Radio Neanderthal]:\r\n\r\nAchì? Perchè Achille Lauro si chiama Achille Lauro? Da un piroscafo degli anni ’20 all’Intelligenza Artificiale passando per le radici della prima Intifada. Correva l’anno 1985.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Ghigliottina-Achille-Lauro_70.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 19 ore 9:30 - La coscienza di Isabella 4 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nPensieri di un entità artificiale\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/La-coscienza-di-Isabella_4.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 19 ore 10,30 - Sciopero minatori 4 minuti [Cronache Ribelli e Radio Blackout]:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/sciopero-minatori_5.mp3\"][/audio]\r\n\r\nRacconto dello sciopero dei minatori inglesi nel 1972, tratto da Cronache Ribelli vol.3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 19 ore 13,30 - Rebetiko 27 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nCarcere e fumerie di hashish, bande di strada e scontri con l’ordine costituito, profughi e sofferenza. Le origini e la storia del Rebetiko, più un modo di vita che un mero stile musicale, si intrecciano con la storia della plebe urbana greca, con la vita del Pireo e con le principali fasi politiche della penisola ellenica nella prima metà del XX secolo. Ci siamo fatti raccontare questa vicenda da Epaminondas Thomos, un compagno greco che ha curato l’edizione italiana del testo di Elias Petropulos, Rebetiko. Vita, musica, danza tra carcere e fumi dell’hashish.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Rebetiko_27.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","19 Maggio 2024","2024-05-19 19:17:04","Black Holes dal 13 al 19 maggio 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Da allora lo stile del professore è cambiato: messe da parte le vesti del tecnico autorevole e pacato, ha indossato i panni del leader responsabile ma deciso, che ha un percorso proprio e nessuna alleanza precostituita.\r\nCon buona pace del PD che ha finito con il recitare la parte del fidanzato cornuto e geloso che non può fare a meno dell’amata. Un stile che non attira certo i voti. L’esperto di comunicazione di Bersani non è certo all’altezza di quelli di Monti. I manifesti elettorali in stile vecchio apparatnik su sfondo grigio topo portano sfiga solo a vederli.\r\nMeglio, decisamente meglio, Berlusconi, che tira fuori tutto il proprio repertorio di gag, frizzi e lazzi, sparandole sempre più grosse ma toccando in una frase il cuore di tanti. La restituzione dell’IMU è come la lotteria: tutti sanno che vincere è improbabile, ma la sola possibilità fa vendere milioni di biglietti.\r\nMaroni e i suoi arrancano ma non sono da meno. Hanno riaperto i cassetti e sparato tutte le vecchie cartucce. Promettono di tagliare le tasse e di aumentare le pensioni, rispolverano il federalismo fiscale hard. Fanno una campagna vecchio stile. I consiglieri comunali bolognesi fanno pulizia (etnica) all’ospedale di Bologna, Maroni fa finta di non essere stato al governo sino a ieri.\r\nUn miraggio è meglio del conto dal droghiere, delle bollette da pagare, del lavoro che non c’è, della precarietà che è meglio del nulla.\r\nPer gli ammalati di nuovismo, forse la più grave delle malattie novecentesche, l’offerta varia tra giustizialisti populisti e giustizialisti d’antan.\r\nIl Grillo urlante sogna un Berlusconi/Pinocchio trascinato via dai carabinieri, a Ingroia i panni del giudice stanno sin troppo bene: non deve certo far fatica a entrare nel personaggio.\r\nSin qui il marketing. Ossia il 90% di quello che c’é.\r\n\r\nChi scrive non sa come andranno le elezioni, ma sa già chi è il vincitore morale di questa partita elettorale.\r\nQuando si dimise, poco più di un anno fa, diversi editorialisti scrissero che era finita un’epoca, che il berlusconismo era morto. Un anno dopo, persino se dovesse perdere malamente le elezioni, Berlusconi avrebbe vinto, perché la sua Italia è più viva che mai.\r\nSe la Milano di Craxi era da bere, l’Italia di Berlusconi è da mangiare, digerire, sputare per poi affondare nuovamente i denti nella carne viva.\r\nA tanti anni da tangentopoli, quando gli ingenui pensarono che le inchieste del pool di “mani pulite” avrebbero creato la via giudiziaria al rinnovamento morale, sappiamo che quelle inchieste furono lo strumento per esodare in fretta e furia un blocco politico che, caduto il muro di Berlino, aveva perso ogni ragion d’essere. Il Novecento era finito, i partiti novecenteschi, fatti di grandi apparati, di amici/compagni/camerati, di strutture pesanti e idee che plasmavano di se il mondo non servivano più. La nuova Italia era stata svezzata ed era pronta a fare il salto nell’era del just in time, delle televendite, della libertà fatta di casalinghe che si calavano le mutande in TV, dei sogni confezionati da specialisti dell’immagine e consumati in un minuto.\r\nVolgare, grezzo, ma vitale, Berlusconi inaugurò uno stile politico che si confondeva, a volte persino anticipava l’Italia gridata e scorreggiona che esplose in televisione.\r\nI politici della prima repubblica parlavano e vestivano come mummie in grigio, solo ai sindacalisti era concesso togliere la giacca, gridare, mostrare l’ascella pezzata.\r\nIl corpo, negato, ingessato, smaterializzato, dimenticato fa irruzione nella scena politica mutandola di segno. Persino il papa si adegua, inaugurando l’anno santo del 2000 con una mantellina da arlecchino con gli strass.\r\nNella concretezza dello scontro di classe l’era Berlusconiana porta a termine il regolamento di conti intrapreso da Bettino Craxi, l’unico leader della Prima Repubblica che si lascia alle spalle la questione della mediazione politica tra le “parti sociali”.\r\nGli ammortizzatori servono quando il conflitto sociale è tanto forte da mettere in gioco l’esistenza stessa di un sistema politico e sociale basato sul diritto alla proprietà privata. In un mondo diviso in blocchi, con un partito comunista forte come il PCI, la socialdemocrazia era la miglior garanzia di mantenimento del capitalismo. Ma. La socialdemocrazia costa e ai padroni non piace spendere per\r\ntenere buoni i lavoratori: appena possibile passano all’attacco.\r\n\r\nCome tutti sanno Berlusconi non ha regnato ininterrottamente, perché una legislatura e mezza se l’è fatta anche il centro-sinistra. Peccato che i più non si siano accorti della differenza, al di là dei circoli ristretti dove si spartiscono nomine e benefici.\r\nBerlusconi viene obbligato ad abdicare perché il mantenimento del blocco sociale che lo sostiene non consente la rapida attuazione di politiche di contenimento del debito pubblico, che oltre a colpire i salariati, stringano in una morsa anche la parte bassa del ceto medio. Berlusconi non poteva permettersi di reintrodurre la tassa sulla casa o di toccare ancora le pensioni. Monti, l’uomo delle banche, invece sì. Il partito democratico si accoda nella speranza di poter andare al governo, facendo fare ad altri il lavoro sporco.\r\nNel gioco delle tre carte che ciascuno fa credendo di sapere dove sia quella giusta, esce fuori il Jolly che le scompagina. Mario Monti si butta e prova a scavarsi un proprio ambito di potere, muovendosi con accortezza, per fungere da ago della bilancia.\r\nMonti, come Bersani, Ingroia e, in parte, anche Maroni, sono comunque irretiti dalla tela di ragno di una strategia di marketing politico che ha bisogno del corpo dei leader per poter incarnare i sogni e le favole che vende. Oggi sarebbe impossibile immaginare un manifesto con il simbolo del partito e uno slogan, come ai tempi della prima repubblica.\r\nOggi serve una faccia, un corpo, che riempia di se la scena vuota di un’agire politico che si riproduce eguale da una legislatura all’altra.\r\nÈ il trionfo del berlusconismo, dello spettacolo che si fa politica.\r\nChi poteva interpretare meglio questa parte di un attore? Negli Stati Uniti negli anni ottanta ne scelsero uno serioso e di second’ordine come Ronald Reagan.\r\nIn Italia il ruolo tocca ad un comico. L’unico capace di riempire la scena saturandola di se, facendone un tutt’uno con se stesso. Nei manifesti dell’M5S il suo faccione deborda, il suo grido esplode in faccia a chi guarda.\r\nGrillo è come il vinile, ricercato come i mobili di legno della nonna dopo l’overdose dei ripiani di formica e delle sedie di plastica. Guida spirituale, guru, caudillo, Grillo “ha sempre ragione”, come un padre amoroso che consiglia, incoraggia, sorregge, protegge i suoi figli. Finché obbediscono. Poi sono schiaffoni, e, nei casi estremi, la cacciata dalla famiglia.\r\nGrillo, una sorta di Juan Peron post moderno, rappresenta l’apoteosi della politica post ideologica, mettendo insieme illusione partecipativa e il dirigismo più esasperato, corteggia i movimenti localisti e fa dichiarazioni razziste, vuole moralizzare la politica, tagliando stipendi e privilegi, ma gioca il proprio ruolo di garante per decidere, senza confronto alcuno, la linea politica del “suo” movimento.\r\nQuando parla le piazze si riempiono di spettatori, che vanno via appena prendono la parola i candidati, meri fantocci all’ombra del conducator.\r\nLa sinistra che ama la democrazia partecipativa, il commercio equo, che guevara sulle magliette, la fiom e la mamma ha provato a giocare la carta della costruzione dal basso di un “soggetto politico nuovo” sin dalla scorsa primavera, quando nacque il cartello di A.L.B.A. Lo scopo era contrastare il M5S sul terreno della giustizia e della democrazia dal basso. L’operazione ha mostrato la sua povertà quando dalle chiacchiere si è passati alle liste. L’accozzaglia dei vari Ferrero, Diliberto, Di Pietro ha riproposto sotto altra veste gli stessi partiti che avevano sostenuto le scelte più antipopolari del governo Prodi. Le anime più sensibili di Alba si sono sfilate dall’operazione “Rivoluzione civile”, il gioco delle poltrone è andato avanti.\r\n\r\nPresto la campagna elettorale finirà. Non ci vuole una sfera di cristallo per indovinare che il nuovo governo, chiunque vinca e persino se non vincesse nessuno, metterà in campo altri tagli ai servizi ed un ulteriore affondo sul fronte del lavoro, riaprendo l’agenda nel medesimo punto dove l’ha chiusa Monti.\r\nOggi più che mai la partita vera o si gioca altrove o non si gioca. La scommessa della partecipazione diretta, dell’apertura di spazi politici non statali, si pratica nella materialità delle lotte. Quando il dominio si palesa in tutta la propria crudezza o si fugge o si resiste. Nella resistenza si apre la possibilità di costruire spazi per una ri-appropriazione dal basso della politica. Lì nascono assemblee permanenti, libere repubbliche, zone temporaneamente autonome dove si sperimenta la una sottrazione dall’istituito che non è esodo, né marginalità ma concreta, seppur parziale, secessione simbolica e materiale dal controllo dello Stato e dalla logica feroce del profitto.","20 Febbraio 2013","2018-10-17 23:00:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/02/Yo-no-voto-590x400-color-200x110.jpg","Grillo, Pinocchio e gli altri",1361386260,[922,923,924,925],"http://radioblackout.org/tag/autogestione/","http://radioblackout.org/tag/autogoverno/","http://radioblackout.org/tag/elezioni/","http://radioblackout.org/tag/no-voto/",[927,928,929,930],"autogestione","autogoverno","elezioni","no voto",{"post_content":932},{"matched_tokens":933,"snippet":934,"value":935},[73,74],"regolamento di conti intrapreso da \u003Cmark>Bettino\u003C/mark> \u003Cmark>Craxi\u003C/mark>, l’unico leader della Prima Repubblica","Tra lo spettacolo della politica e la politica spettacolo si sta consumando l'ultima campagna elettorale.\r\nAnarres l'ha seguita con tre lunghe chiacchierate realizzate in altrettante puntate della trasmissione.\r\nVe le proponiamo assieme ad un articolo di prossima uscita sul settimanale Umanità Nova.\r\nAscolta l'intervento di Pietro: 2013 01 13 stara elezioni\r\n\r\nQuello di Stefano: 2013 02 08 capello grillo \r\n\r\ne di Francesco: 2013 02 15 elezioni\r\n\r\nMonti ha chiamato l’esperto di immagine di Barack Obama per una consulenza sulla propria campagna elettorale. Da allora lo stile del professore è cambiato: messe da parte le vesti del tecnico autorevole e pacato, ha indossato i panni del leader responsabile ma deciso, che ha un percorso proprio e nessuna alleanza precostituita.\r\nCon buona pace del PD che ha finito con il recitare la parte del fidanzato cornuto e geloso che non può fare a meno dell’amata. Un stile che non attira certo i voti. L’esperto di comunicazione di Bersani non è certo all’altezza di quelli di Monti. I manifesti elettorali in stile vecchio apparatnik su sfondo grigio topo portano sfiga solo a vederli.\r\nMeglio, decisamente meglio, Berlusconi, che tira fuori tutto il proprio repertorio di gag, frizzi e lazzi, sparandole sempre più grosse ma toccando in una frase il cuore di tanti. La restituzione dell’IMU è come la lotteria: tutti sanno che vincere è improbabile, ma la sola possibilità fa vendere milioni di biglietti.\r\nMaroni e i suoi arrancano ma non sono da meno. Hanno riaperto i cassetti e sparato tutte le vecchie cartucce. Promettono di tagliare le tasse e di aumentare le pensioni, rispolverano il federalismo fiscale hard. Fanno una campagna vecchio stile. I consiglieri comunali bolognesi fanno pulizia (etnica) all’ospedale di Bologna, Maroni fa finta di non essere stato al governo sino a ieri.\r\nUn miraggio è meglio del conto dal droghiere, delle bollette da pagare, del lavoro che non c’è, della precarietà che è meglio del nulla.\r\nPer gli ammalati di nuovismo, forse la più grave delle malattie novecentesche, l’offerta varia tra giustizialisti populisti e giustizialisti d’antan.\r\nIl Grillo urlante sogna un Berlusconi/Pinocchio trascinato via dai carabinieri, a Ingroia i panni del giudice stanno sin troppo bene: non deve certo far fatica a entrare nel personaggio.\r\nSin qui il marketing. Ossia il 90% di quello che c’é.\r\n\r\nChi scrive non sa come andranno le elezioni, ma sa già chi è il vincitore morale di questa partita elettorale.\r\nQuando si dimise, poco più di un anno fa, diversi editorialisti scrissero che era finita un’epoca, che il berlusconismo era morto. Un anno dopo, persino se dovesse perdere malamente le elezioni, Berlusconi avrebbe vinto, perché la sua Italia è più viva che mai.\r\nSe la Milano di \u003Cmark>Craxi\u003C/mark> era da bere, l’Italia di Berlusconi è da mangiare, digerire, sputare per poi affondare nuovamente i denti nella carne viva.\r\nA tanti anni da tangentopoli, quando gli ingenui pensarono che le inchieste del pool di “mani pulite” avrebbero creato la via giudiziaria al rinnovamento morale, sappiamo che quelle inchieste furono lo strumento per esodare in fretta e furia un blocco politico che, caduto il muro di Berlino, aveva perso ogni ragion d’essere. Il Novecento era finito, i partiti novecenteschi, fatti di grandi apparati, di amici/compagni/camerati, di strutture pesanti e idee che plasmavano di se il mondo non servivano più. La nuova Italia era stata svezzata ed era pronta a fare il salto nell’era del just in time, delle televendite, della libertà fatta di casalinghe che si calavano le mutande in TV, dei sogni confezionati da specialisti dell’immagine e consumati in un minuto.\r\nVolgare, grezzo, ma vitale, Berlusconi inaugurò uno stile politico che si confondeva, a volte persino anticipava l’Italia gridata e scorreggiona che esplose in televisione.\r\nI politici della prima repubblica parlavano e vestivano come mummie in grigio, solo ai sindacalisti era concesso togliere la giacca, gridare, mostrare l’ascella pezzata.\r\nIl corpo, negato, ingessato, smaterializzato, dimenticato fa irruzione nella scena politica mutandola di segno. Persino il papa si adegua, inaugurando l’anno santo del 2000 con una mantellina da arlecchino con gli strass.\r\nNella concretezza dello scontro di classe l’era Berlusconiana porta a termine il regolamento di conti intrapreso da \u003Cmark>Bettino\u003C/mark> \u003Cmark>Craxi\u003C/mark>, l’unico leader della Prima Repubblica che si lascia alle spalle la questione della mediazione politica tra le “parti sociali”.\r\nGli ammortizzatori servono quando il conflitto sociale è tanto forte da mettere in gioco l’esistenza stessa di un sistema politico e sociale basato sul diritto alla proprietà privata. In un mondo diviso in blocchi, con un partito comunista forte come il PCI, la socialdemocrazia era la miglior garanzia di mantenimento del capitalismo. Ma. La socialdemocrazia costa e ai padroni non piace spendere per\r\ntenere buoni i lavoratori: appena possibile passano all’attacco.\r\n\r\nCome tutti sanno Berlusconi non ha regnato ininterrottamente, perché una legislatura e mezza se l’è fatta anche il centro-sinistra. Peccato che i più non si siano accorti della differenza, al di là dei circoli ristretti dove si spartiscono nomine e benefici.\r\nBerlusconi viene obbligato ad abdicare perché il mantenimento del blocco sociale che lo sostiene non consente la rapida attuazione di politiche di contenimento del debito pubblico, che oltre a colpire i salariati, stringano in una morsa anche la parte bassa del ceto medio. Berlusconi non poteva permettersi di reintrodurre la tassa sulla casa o di toccare ancora le pensioni. Monti, l’uomo delle banche, invece sì. Il partito democratico si accoda nella speranza di poter andare al governo, facendo fare ad altri il lavoro sporco.\r\nNel gioco delle tre carte che ciascuno fa credendo di sapere dove sia quella giusta, esce fuori il Jolly che le scompagina. Mario Monti si butta e prova a scavarsi un proprio ambito di potere, muovendosi con accortezza, per fungere da ago della bilancia.\r\nMonti, come Bersani, Ingroia e, in parte, anche Maroni, sono comunque irretiti dalla tela di ragno di una strategia di marketing politico che ha bisogno del corpo dei leader per poter incarnare i sogni e le favole che vende. Oggi sarebbe impossibile immaginare un manifesto con il simbolo del partito e uno slogan, come ai tempi della prima repubblica.\r\nOggi serve una faccia, un corpo, che riempia di se la scena vuota di un’agire politico che si riproduce eguale da una legislatura all’altra.\r\nÈ il trionfo del berlusconismo, dello spettacolo che si fa politica.\r\nChi poteva interpretare meglio questa parte di un attore? Negli Stati Uniti negli anni ottanta ne scelsero uno serioso e di second’ordine come Ronald Reagan.\r\nIn Italia il ruolo tocca ad un comico. L’unico capace di riempire la scena saturandola di se, facendone un tutt’uno con se stesso. Nei manifesti dell’M5S il suo faccione deborda, il suo grido esplode in faccia a chi guarda.\r\nGrillo è come il vinile, ricercato come i mobili di legno della nonna dopo l’overdose dei ripiani di formica e delle sedie di plastica. Guida spirituale, guru, caudillo, Grillo “ha sempre ragione”, come un padre amoroso che consiglia, incoraggia, sorregge, protegge i suoi figli. Finché obbediscono. Poi sono schiaffoni, e, nei casi estremi, la cacciata dalla famiglia.\r\nGrillo, una sorta di Juan Peron post moderno, rappresenta l’apoteosi della politica post ideologica, mettendo insieme illusione partecipativa e il dirigismo più esasperato, corteggia i movimenti localisti e fa dichiarazioni razziste, vuole moralizzare la politica, tagliando stipendi e privilegi, ma gioca il proprio ruolo di garante per decidere, senza confronto alcuno, la linea politica del “suo” movimento.\r\nQuando parla le piazze si riempiono di spettatori, che vanno via appena prendono la parola i candidati, meri fantocci all’ombra del conducator.\r\nLa sinistra che ama la democrazia partecipativa, il commercio equo, che guevara sulle magliette, la fiom e la mamma ha provato a giocare la carta della costruzione dal basso di un “soggetto politico nuovo” sin dalla scorsa primavera, quando nacque il cartello di A.L.B.A. Lo scopo era contrastare il M5S sul terreno della giustizia e della democrazia dal basso. L’operazione ha mostrato la sua povertà quando dalle chiacchiere si è passati alle liste. L’accozzaglia dei vari Ferrero, Diliberto, Di Pietro ha riproposto sotto altra veste gli stessi partiti che avevano sostenuto le scelte più antipopolari del governo Prodi. Le anime più sensibili di Alba si sono sfilate dall’operazione “Rivoluzione civile”, il gioco delle poltrone è andato avanti.\r\n\r\nPresto la campagna elettorale finirà. Non ci vuole una sfera di cristallo per indovinare che il nuovo governo, chiunque vinca e persino se non vincesse nessuno, metterà in campo altri tagli ai servizi ed un ulteriore affondo sul fronte del lavoro, riaprendo l’agenda nel medesimo punto dove l’ha chiusa Monti.\r\nOggi più che mai la partita vera o si gioca altrove o non si gioca. La scommessa della partecipazione diretta, dell’apertura di spazi politici non statali, si pratica nella materialità delle lotte. Quando il dominio si palesa in tutta la propria crudezza o si fugge o si resiste. Nella resistenza si apre la possibilità di costruire spazi per una ri-appropriazione dal basso della politica. Lì nascono assemblee permanenti, libere repubbliche, zone temporaneamente autonome dove si sperimenta la una sottrazione dall’istituito che non è esodo, né marginalità ma concreta, seppur parziale, secessione simbolica e materiale dal controllo dello Stato e dalla logica feroce del profitto.",[937],{"field":93,"matched_tokens":938,"snippet":934,"value":935},[73,74],{"best_field_score":102,"best_field_weight":103,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":44,"score":136,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":44},{"document":941,"highlight":954,"highlights":960,"text_match":963,"text_match_info":964},{"comment_count":44,"id":942,"is_sticky":44,"permalink":943,"podcastfilter":944,"post_author":945,"post_content":946,"post_date":947,"post_excerpt":50,"post_id":942,"post_modified":948,"post_thumbnail":949,"post_title":950,"post_type":218,"sort_by_date":951,"tag_links":952,"tags":953},"28737","http://radioblackout.org/podcast/pour-tous-par-tous-avec-tout-e-partout-rpt-destruction-party-e-altre-gioie-di-puro-nichilismo-sperimentale/",[],"outsidermusic","\"Pour tous, par tous, avec tout e partout\"\r\nC'era una volta la musica \"ruock\". Chitarra, basso e batteria. il palco, il pubblico, il pezzo, gli applausi, bene, bravo bis.\r\nPoi venne il ventesimo secolo, guerra, confusione, vapori e umori. Masse ineducate iniziano a smontare ogetti elettronici per il puro gusto dell'avventura. E fu il cappotto. Piano piano anche la musica ha posizionato sè stessa su vari gradini della scala sociale. Così quella colta e apprezzata dalle avanguardie più intellettuali ha scalato i primi posti, seguita dal jazz e via via a scalare verso gli inferi, nei gradi più bassi della mimesi performativa. Fuori dalla claustrofobia delle esecuzioni pilotate, dello spartito, del tra-la-la.\r\nVerso l'inizio del XX secolo si inizia a smanettare, modificare, spippolare, rendere anti-convenzionale l'uso di normali apparati per la produzione di suoni. Rpt party è una situazione figlia della Parigi sperimentale ed elettroacustica che si è caricata sulle spalle tutto il fardello delle musiche rumorose, incomprensibili. Rpt party ha limato con la forza di un disco flessibile elettrico la stessa nozione di band: Lo dice il motto: per tutti, da tutti, con tutte e ovunque: Chiunque può combinarsi con chiunque. E quello sarà il gruppo. Questa idea orizzontale e osmotica ha scoperchiato tombini a Copenhagen, fatto bollire pentole sonore Aarhus, distrutto tastiere di plastica a torino. Per non parlare di quando RPT diventa destruction night...\r\n[embed]https://vimeo.com/84856378[/embed]\r\nRPT è un gruppo che nasce a Nancy come laboratorio/collettivo di noisers per poi espandersi a Berlino e Copenhagen e pian piano oltre. Alla sua nascita, si definisce spurio e sempre aperto. Accetta chiunque possa produrre un qualsiasi rumore, spetezzo, urlo o barbarismo e sia disposto a condividerlo con altri, in incontri e combinazioni aleatorie e sconosciute fino all'ultimo momento.\r\nE' un passaggio dalla musica improvvisata o improvvisa ad un vero e proprio Mahyem, in grado di restituire in cambio la multi-polarità di questo sotto-mondo non domato, irregimentato o chiuso nelle scatole categoriali dell'industria musicale.\r\nNessun musicista può parteciparvi: c'è musica ma privata della sua dimensione da \"dizionario\".\r\nIn una serata si possono sfidare terzo-mondisti e nuovi tecnologi, bordate noise senza senso, lacrime e risa. E nessuno sa nè dove si sposterà domani, nè chi sarà il prossimo Reaction Power Trio.\r\n[embed]https://vimeo.com/84856498[/embed]\r\nRpt, appunto significa Reaction power trio e così ritorniamo al punto di partenza, come nel giuoco dell'oca. 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Sono improbabili esperimenti di non professionisti che oscillano tra il tutto e il niente.\r\nA rpt party puoi venire con il tuo microfono a contatto, infilartelo in gola e sputare via l'anima attraverso un distorsore che ti farà sembrare un growler.\r\nVenerdì 27 marzo, rpt scende in città. per la seconda volta, benefit detenuti all'asilo okkupato.\r\n\r\n\r\nE chi suonerà:\r\n\r\nPASTAFISSAN.. (primitive impro) A me piace l'impro, quella animalesca, giocosa, impossibile. Quella che \"lo saprebbe fare un bambino\", quella che batte, picchia, sbotta, rotola. Musica primitive direttamente da ciò che la musico-terapia non vi ha mai detto.\r\n\r\nBURST..(tritacarne)\r\nun allegro duo torinese direttamente da minus-domine. E' come se giocassero a tennis, solo che la pallina la metti tu che ascolti. 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