","Bravi Ragazzi per un pogrom. Alle radici del razzismo contro i rom","post",1341308675,[56,57,58,59,60,61],"http://radioblackout.org/tag/bravi-ragazzi/","http://radioblackout.org/tag/continassa/","http://radioblackout.org/tag/pogrom/","http://radioblackout.org/tag/rom/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/ultras-juve/",[29,23,21,15,19,25],{"post_content":64,"post_title":70,"tags":73},{"matched_tokens":65,"snippet":68,"value":69},[66,67],"Bravi","Ragazzi","due arrestati sono del gruppo \"\u003Cmark>Bravi\u003C/mark> \u003Cmark>Ragazzi\u003C/mark>\", una delle poche formazioni ultas","Nei giorni scorsi la polizia ha arrestato due ultras juventini accusandoli per il pogrom che lo scorso dicembre mandò in fumo le miserabili baracche dove vivevano i rom nel quartiere Le Vallette di Torino.\r\nI due arrestati sono del gruppo \"\u003Cmark>Bravi\u003C/mark> \u003Cmark>Ragazzi\u003C/mark>\", una delle poche formazioni ultas juventine di sinistra.\r\n\r\nRicordiamo i fatti.\r\nL’attacco incendiario che il 17 dicembre ha mandato in fumo il campo rom della Continassa a Torino è l’emblema del disprezzo diffuso verso stranieri e immigrati poveri che si allarga ogni giorno di più. Spesso a farne le spese sono i rom.\r\nSiamo alle Vallette. Un quartiere popolare, di quelli dove campare la vita non è mai stato facile. Da un lato il carcere, la discarica sociale dove tanti nati qui finiscono con trascorrere pezzi di vita; dall’altra parte c’è il nuovo stadio della Juve, dove le tensioni sociali si stemperano tra tifo e ginnastica ultrà.\r\nIn questo quartiere si è consumato un pogrom.\r\nUna \u003Cmark>ragazzi\u003C/mark>na racconta un bugia, uno stupro mai avvenuto, punta il dito su due rom, i rom che vivono in baracche fatiscenti tra le rovine della cascina della Continassa.\r\nIn questa bugia è il nocciolo di un male profondo. Una famiglia ossessionata dalla verginità della figlia sedicenne, al punto di sottoporla a continue visite ginecologiche, incarna un retaggio patriarcale che stritola la vita di una ragazza. Lei, per timore dei suoi, indica nel rom, brutto, sporco, puzzolente, con una cicatrice sul viso l’inevitabile colpevole.\r\nIn pochi giorni nel quartiere cominciano a girare i soliti volantini anonimi dei “cittadini indignati”. Da anni in città i comitati più o meno spontanei animati da fascisti, postfascisti e leghisti, soffiano sul fuoco, promovendo marce per la legalità, contro lo spaccio, contro gli zingari. Tutte manifestazioni dalla cui trama sottile emerge la xenofobia, la voglia di forca .\r\nLa segretaria dei Democratici torinesi, Brangantini, ha preso le distanze dal corteo indetto per “ripulire” la Continassa, ma quella sera sfilava in prima fila. Con lei c’era tanta “brava gente” accecata dall’odio razzista.\r\nAll’arrivo dei vigili del fuoco la folla inferocita li ha fermati a lungo. Ci hanno impiegato tutta la notte a spegnere le fiamme che hanno distrutto il campo.\r\n\r\nQuando si punta il dito su un intero popolo, quando tutti sono colpevoli perché due sono sospettati di aver stuprato una ragazza, il passo successivo sono le deportazioni, i lager, le camere a gas. La pulizia etnica. Se sei diverso e povero la tua vita diventa sempre più difficile.\r\nL’estendersi del razzismo e della xenofobia allarga una frattura sociale sulla quale si incardina il consenso verso leggi che annullano anche nella forma l’assunto liberale dell’eguaglianza.\r\nI media fanno la loro parte nel creare un clima di emergenza permanente, accendendo i riflettori sugli immigrati, cui cuciono addosso lo stereotipo del criminale.\r\nI fascisti sguazzano in questo pantano, consolidando la propria presenza attiva, specie in certe zone del paese, ma sarebbe miope non vedere che il male, nella sua terrificante banalità, è ben più profondo. 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Il glorioso Grand Old Party non ha resistito all'improbabile verve comica, al limite del buffonesco, di questo attempato miliardario dalla capigliatura impossibile. Già, sembrava proprio una macchietta, un elemento di folclore permettere un po' di sale alle cose serie della politica che poi sarebbero andate avanti ad occuparsi di sé stesse senza di lui. Invece i conti non erano stati fatti a dovere. E di comico resta solo il fatto che il candidato che tutti consideravano improbabile è l'unico ad avere un preciso blocco sociale di riferimento. Il ceto medio bianco impoverito o che va rapidamente impoverendosi. Un ceto medio che sogna gli anni ottanta. L'arricchimento e il consumismo. Senza il Vietnam però. Senza le missioni militari nelle quali muoiono poi i nostri \"bravi ragazzi\". Certo molte analisi delle settimane scorse avevano più un carattere performativo, un indirizzo al voto potremmo dire, perché è difficile credere che tutti avessero sottovalutato un uomo tanto abile nella comunicazione e tanto amato quanto odiato. I paragoni con Berlusconi si sprecano e fino a un certo punto reggono anche bene. Trump per molta sinistra resta un'enigma e l'impressione è che si tratti, mutatis mutandis, della stessa sinistra perbenista che ancora si interroga sul fenomeno Berlusconi. Forse la differenza vera è che se a Berlusconi restavano molte cartucce da sparare, fino a poco prima della destituzione, quando si è reso evidente che l'establishment finanziario globale non avrebbe accettato più deviazionismi di sorta, Trump è un cavallo zoppo già alla partenza, avendo a disposizione un bagaglio di armi spuntate dalla Federal Reserve e dall'incasinamento sistemico mediorientale.\r\n\r\nAbbiamo affrontato questi argomenti e altri con Paolo Mossetti, blogger e giornalista residente a New York\r\n\r\nPaolo","2 Marzo 2016","","2016-03-05 01:15:07","Un supercafone all'attacco del GOP",1456958269,[118,119],"http://radioblackout.org/tag/supertuesday/","http://radioblackout.org/tag/trump/",[27,17],{"post_content":122},{"matched_tokens":123,"snippet":126,"value":127},[124,125],"bravi","ragazzi","quali muoiono poi i nostri \"\u003Cmark>bravi\u003C/mark> \u003Cmark>ragazzi\u003C/mark>\". 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Queste fecce vorrebbero confondersi anche tra chi si batte contro ogni forma di oppressione, ma i loro comportamenti si basano sull’odio, l’intolleranza e la violenza.\r\n\r\nOggi, i neofascisti hanno due facce: da una parte si mascherano da “bravi ragazzi”, strumentalizzano vari tipi di lotte (animaliste, ambientaliste, per la casa, il diritto allo studio, contro la “crisi” ecc) utilizzando discorsi populisti e facendo leva sia sul diffuso malcontento che sull’indifferenza verso la loro vera identità. Dall’altra parte non cessano di prendere di mira, pestare ed accoltellare chi li contrasta e/o chi considerano diversx (migranti, persone trans, lesbiche, gay e persone dal look “alternativo”). Fanno quindi il gioco dello Stato nel creare ulteriori divisioni tra le persone sfruttate da questo sistema economico, che così può controllarle meglio.\r\nNON DIMENTICHIAMO, NON PERDONIAMO – CLEMENT VIVE!\r\n\r\nPER LA LIBERAZIONE TOTALE\r\nCONTRO FASCISMO, RAZZISMO E OGNI FORMA DI OPPRESSIONE!","10 Luglio 2014","2019-01-31 12:57:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/07/logo_antispefa_quasidef6-200x110.jpg","Un anno dall'omicidio di Clement: intervista ad un'attivista Antispefa di ritorno da Parigi (puntata 10.6.14)","podcast",1405032663,[190,191,192,193,194],"http://radioblackout.org/tag/antifascismo/","http://radioblackout.org/tag/antirazzismo/","http://radioblackout.org/tag/antisessismo/","http://radioblackout.org/tag/antispecismo/","http://radioblackout.org/tag/antispefa/",[166,164,162,160,154],{"post_content":197},{"matched_tokens":198,"snippet":200,"value":201},[124,199],"ragazzi”","una parte si mascherano da “\u003Cmark>bravi\u003C/mark> \u003Cmark>ragazzi”\u003C/mark>, strumentalizzano vari tipi di lotte","A distanza di qualche giorno dal vile accoltellamento di un compagno per mano fascista nella nostra città, a Parigi correva l'anniversario dell'omicidio di Clement, per mano neonazista. 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È la prima occupazione di questo tipo a Torino.\r\nQuelli della Giovane Italia si erano distinti per una campagna razzista in Barriera di Milano. In occasione delle elezioni avevano aperto un ufficio di fronte ai giardinetti di via Montanaro, un’area densamente abitata da immigrati. La loro iniziativa principale fu una raccolta firme per dare “la casa agli italiani”. Tra il 25 aprile e il 2 maggio del 2011 trovarono sulla loro strada un po’ di anarchici decisi a contrastare l’ennesimo tentativo di soffiare sul fuoco della guerra tra poveri.\r\nIl loro tentativo di penetrare tra gli strati più poveri di Barriera di Milano fallì miseramente.\r\nDi qui probabilmente la scelta di muoversi tra dormitori e gente dei cartoni, per assemblare la truppa per la loro iniziativa.\r\nSin qui la cronaca. Sul piano dell'analisi politica e sociale resta aperta la questione della costruzione di legami solidali tra italiani ed immigrati, che facciano da argine alle iniziative della destra sociale.\r\nSignificativa e certo non casuale la scelta di far partire l'occupazione a ridosso del 25 aprile.\r\nNell'affrontare la questione ci è parso utile ricostruire la lunga storia della destra sociale e del suo sdoganamento da parte del Partito Comunista.\r\nIl revisionismo storico, che ha condotto ad una sorta di equiparazione tra i partigiani e i torturatori ed assassini della Repubblica di Salò, ha radici molto profonde e lontane.\r\nSignificativo che parte della sinistra istituzionale sia stata tra i protagonisti di quest’operazione.\r\nAlle radici di questa rilettura della dittatura fascista e degli anni della guerra e dell’occupazione tedesca dell’Italia è il mancato riconoscimento collettivo dei crimini del fascismo, troppo spesso opposto al nazismo, tramite una grande operazione di negazione della ferocia del colonialismo italiano in Libia come nel corno d'Africa, del totale misconoscimento degli inenarrabili orrori che hanno segnato l'occupazione italiana della Jugoslavia e della Grecia, della crudezza del regime verso gli oppositori politici.\r\nUna rimozione collettiva retta da un mito tanto tenace quanto falso, quello degli \"italiani brava gente\". Sempre innocenti, anche nello scontro feroce della guerra civile. Tutti uguali, partigiani e repubblichini, divisi negli “ideali”, ma tutti bravi ragazzi.\r\nChi si è schierato con la dittatura e chi ha lottato per liberarsene viene rappresentato allo stesso modo: vittima della guerra e della sua follia. Una lunga notte dove i colori scompaiono: restano solo ombre indistinguibili.\r\nSin dal dopoguerra il quadro delle alleanze internazionali e la real politik di Togliatti impedì una defascistizzazione reale. L’amnistia che liberò i fascisti, compresi quelli che si erano macchiati di torture e crimini, mise una pietra tombale su ogni possibilità di fare i conti con la realtà della dittatura.\r\nIl flirt tra esponenti del Partito Comunista Italiano e i ragazzi si Salò é testimoniato dagli scritti di Giancarlo Pajetta, che nel 1945 sosteneva dalle pagine de L'Unità che era giunto il momento di «riconquistare alla patria quei giovani disorientati e delusi dal regime»; ancora più esplicito, Ugo Pecchioli parlò di «necessaria chiarificazione con i coetanei che avevano scelto la Rsi perché frastornati dalla propaganda»; lo stesso Ingrao affermava su Pattuglia, rivista della Fgci, di non ritenere più utile guardare al passato degli ex fascisti, essendo molto meglio «guardare all' oggi».\r\nSe si pensa che queste posizioni vennero sostenute a pochi mesi dall'insurrezione popolare del 25 aprile, a pochi mesi dalla chiusura dei luoghi di tortura dove i partigiani venivano fatti a pezzi dai repubblichini, si può comprendere come alcuni decenni dopo Luciano Violente, neoeletto presidente della Camera dei deputati, potesse pronunciare un discorso all'insegna della pacificazione nazionale.\r\nQuel che colpisce oggi chi affronta quelle lontane vicende è la genesi di un percorso che affonda le proprie radici già nel pieno del fascismo. Sono del 1936 - è appena iniziata la rivoluzione in Spagna, l'Italia sta conquistando nel sangue e negli orrori, il proprio impero nel Corno d'Africa - gli scritti di Togliatti dal dorato esilio sovietico. Nella rivista «Lo Stato operaio» comparve un editoriale intitolato «Largo ai giovani» (slogan fascista), dove i comunisti salutavano nei giovani littori un certo «anticapitalismo, per quanto vago e contraddittorio», segno di una nuova coscienza che andava maturando nella società italiana. 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Ma proprio qui sta la chiave per capire lo scopo della nuova strategia.\r\nAssumendo la difesa aperta dei valori patriottici, Togliatti mirava a trasformare il vecchio partito d'avanguardia, internazionalista, classista e tutto sommato elitario, in un partito di massa, capace di ricongiungersi alla specifica tradizione nazionale, recuperando le masse fasciste e immaginando alleanze sempre più ampie.\r\nUna scelta che ben si incuneava con l'accettazione acritica della spartizione delle zone di influenza decisa a Yalta. I primi passi verso la costituzione di un partito nazional popolare, che finita l'epoca delle «ideologie» si unirà con gli eredi della Democrazia Cristiana. Oggi, con la nascita del governo Letta, cala una notte dove tutto trascolora e nulla ha più identità, se non quella, in fondo sempre uguale, segnata dal gioco del potere. 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Sulla destra sociale, quella che occupa le case per gli italiani",1367168290,[218,219,220,221,222],"http://radioblackout.org/tag/destra-sociale/","http://radioblackout.org/tag/giovane-italia/","http://radioblackout.org/tag/occupazione-fascista/","http://radioblackout.org/tag/senzatetto/","http://radioblackout.org/tag/stalinismo/",[170,168,172,158,156],{"post_content":225},{"matched_tokens":226,"snippet":227,"value":228},[124,125],"e repubblichini, divisi negli “ideali”, ma tutti \u003Cmark>bravi\u003C/mark> \u003Cmark>ragazzi\u003C/mark>.\r\nChi si è schierato con","Alla vigilia del 25 aprile un gruppo di militanti della Giovane Italia hanno sostenuto attivamente l’occupazione abitativa di una decina di senzatetto italiani. È la prima occupazione di questo tipo a Torino.\r\nQuelli della Giovane Italia si erano distinti per una campagna razzista in Barriera di Milano. In occasione delle elezioni avevano aperto un ufficio di fronte ai giardinetti di via Montanaro, un’area densamente abitata da immigrati. La loro iniziativa principale fu una raccolta firme per dare “la casa agli italiani”. Tra il 25 aprile e il 2 maggio del 2011 trovarono sulla loro strada un po’ di anarchici decisi a contrastare l’ennesimo tentativo di soffiare sul fuoco della guerra tra poveri.\r\nIl loro tentativo di penetrare tra gli strati più poveri di Barriera di Milano fallì miseramente.\r\nDi qui probabilmente la scelta di muoversi tra dormitori e gente dei cartoni, per assemblare la truppa per la loro iniziativa.\r\nSin qui la cronaca. Sul piano dell'analisi politica e sociale resta aperta la questione della costruzione di legami solidali tra italiani ed immigrati, che facciano da argine alle iniziative della destra sociale.\r\nSignificativa e certo non casuale la scelta di far partire l'occupazione a ridosso del 25 aprile.\r\nNell'affrontare la questione ci è parso utile ricostruire la lunga storia della destra sociale e del suo sdoganamento da parte del Partito Comunista.\r\nIl revisionismo storico, che ha condotto ad una sorta di equiparazione tra i partigiani e i torturatori ed assassini della Repubblica di Salò, ha radici molto profonde e lontane.\r\nSignificativo che parte della sinistra istituzionale sia stata tra i protagonisti di quest’operazione.\r\nAlle radici di questa rilettura della dittatura fascista e degli anni della guerra e dell’occupazione tedesca dell’Italia è il mancato riconoscimento collettivo dei crimini del fascismo, troppo spesso opposto al nazismo, tramite una grande operazione di negazione della ferocia del colonialismo italiano in Libia come nel corno d'Africa, del totale misconoscimento degli inenarrabili orrori che hanno segnato l'occupazione italiana della Jugoslavia e della Grecia, della crudezza del regime verso gli oppositori politici.\r\nUna rimozione collettiva retta da un mito tanto tenace quanto falso, quello degli \"italiani brava gente\". Sempre innocenti, anche nello scontro feroce della guerra civile. Tutti uguali, partigiani e repubblichini, divisi negli “ideali”, ma tutti \u003Cmark>bravi\u003C/mark> \u003Cmark>ragazzi\u003C/mark>.\r\nChi si è schierato con la dittatura e chi ha lottato per liberarsene viene rappresentato allo stesso modo: vittima della guerra e della sua follia. Una lunga notte dove i colori scompaiono: restano solo ombre indistinguibili.\r\nSin dal dopoguerra il quadro delle alleanze internazionali e la real politik di Togliatti impedì una defascistizzazione reale. L’amnistia che liberò i fascisti, compresi quelli che si erano macchiati di torture e crimini, mise una pietra tombale su ogni possibilità di fare i conti con la realtà della dittatura.\r\nIl flirt tra esponenti del Partito Comunista Italiano e i \u003Cmark>ragazzi\u003C/mark> si Salò é testimoniato dagli scritti di Giancarlo Pajetta, che nel 1945 sosteneva dalle pagine de L'Unità che era giunto il momento di «riconquistare alla patria quei giovani disorientati e delusi dal regime»; ancora più esplicito, Ugo Pecchioli parlò di «necessaria chiarificazione con i coetanei che avevano scelto la Rsi perché frastornati dalla propaganda»; lo stesso Ingrao affermava su Pattuglia, rivista della Fgci, di non ritenere più utile guardare al passato degli ex fascisti, essendo molto meglio «guardare all' oggi».\r\nSe si pensa che queste posizioni vennero sostenute a pochi mesi dall'insurrezione popolare del 25 aprile, a pochi mesi dalla chiusura dei luoghi di tortura dove i partigiani venivano fatti a pezzi dai repubblichini, si può comprendere come alcuni decenni dopo Luciano Violente, neoeletto presidente della Camera dei deputati, potesse pronunciare un discorso all'insegna della pacificazione nazionale.\r\nQuel che colpisce oggi chi affronta quelle lontane vicende è la genesi di un percorso che affonda le proprie radici già nel pieno del fascismo. Sono del 1936 - è appena iniziata la rivoluzione in Spagna, l'Italia sta conquistando nel sangue e negli orrori, il proprio impero nel Corno d'Africa - gli scritti di Togliatti dal dorato esilio sovietico. Nella rivista «Lo Stato operaio» comparve un editoriale intitolato «Largo ai giovani» (slogan fascista), dove i comunisti salutavano nei giovani littori un certo «anticapitalismo, per quanto vago e contraddittorio», segno di una nuova coscienza che andava maturando nella società italiana. Un mese dopo, nell' agosto 1936, sullo stesso foglio Togliatti lanciava esplicitamente un appello ai «fratelli in camicia nera», intitolato «Per la salvezza dell'Italia riconciliazione del popolo italiano!».\r\nTogliatti si rivolgeva anche ai lavoratori cattolici e a tutte le forze liberali e democratiche, richiamandosi al Risorgimento e trasferendo il mito nazionale nel corpus ideologico del partito.\r\nCome sarebbe apparso ancora più evidente dopo la guerra nel dialogo con i «fascisti di sinistra» e gli ex repubblichini, il discorso ruotava attorno alle idee di patria e di nazione, ben lungi dalla tradizione leninista. Ma proprio qui sta la chiave per capire lo scopo della nuova strategia.\r\nAssumendo la difesa aperta dei valori patriottici, Togliatti mirava a trasformare il vecchio partito d'avanguardia, internazionalista, classista e tutto sommato elitario, in un partito di massa, capace di ricongiungersi alla specifica tradizione nazionale, recuperando le masse fasciste e immaginando alleanze sempre più ampie.\r\nUna scelta che ben si incuneava con l'accettazione acritica della spartizione delle zone di influenza decisa a Yalta. I primi passi verso la costituzione di un partito nazional popolare, che finita l'epoca delle «ideologie» si unirà con gli eredi della Democrazia Cristiana. Oggi, con la nascita del governo Letta, cala una notte dove tutto trascolora e nulla ha più identità, se non quella, in fondo sempre uguale, segnata dal gioco del potere. A tutti i costi.\r\nNe abbiamo parlato con Pietro Stara, autore de \"La comunità escludente\" edizioni Zero in Condotta\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n2013 04 26 stara destra sociale comunisti",[230],{"field":89,"matched_tokens":231,"snippet":227,"value":228},[124,125],{"best_field_score":133,"best_field_weight":134,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":42,"score":135,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":42},{"document":234,"highlight":247,"highlights":252,"text_match":255,"text_match_info":256},{"comment_count":42,"id":235,"is_sticky":42,"permalink":236,"podcastfilter":237,"post_author":238,"post_content":239,"post_date":240,"post_excerpt":113,"post_id":235,"post_modified":241,"post_thumbnail":242,"post_title":243,"post_type":187,"sort_by_date":244,"tag_links":245,"tags":246},"65356","http://radioblackout.org/podcast/macerie-su-macerie-14-12-2020-trap-periferia-e-prigione/",[148],"macerie su macerie","Si susseguono presidi e incursioni per qualche saluto davanti al carcere delle Vallette da parte di parenti dei detenuti e solidali; la struttura è ancor più blindata, racchiusa dalla cortina dei dati mendaci sul contagio diffusi dal ministero e dall'amministrazione della pandemia all'interno.\r\n\r\nA Macerie su Macerie alcuni aggiornamenti riguardo alla situazione carceraria e un accompagnamento musicale che mostra sincronicità e compresenza tra alcuni pezzi di periferia e le patrie galere, la vita di chi finisce dentro non spiegata con numeri e statistiche e neppure con la cronistoria dei corpi nella trappola di un blindo, ma attraverso la voce autonoma di chi canta, o per meglio dire, trappa la propria versione della storia.\r\n\r\n\"Ancora no non ho parlato, fra di galera\r\nRaga almeno fate parlare chi dentro c'era\r\nMica questo frate che s'è fatto una sera\r\nQuando facevamo le rivolte lui dov'era\"\r\n Cella 1, Baby Gang\r\n\r\n\r\nLa Trap delle strade è un universo di parole difficile da digerire, talvolta si presenta come singulto o col ritmo cadenzato tipico del conato, come se il mondo illuminato dalle ideologie del successo, delle stories patinate dei ricchissimi venisse rivomitato nelle sue forme oscene e, in quanto tali, ricche di una verità che, ancor prima di ferire, urta. Nella Barriera di Milano c'è una letteratura sociale spuria che proprio dai ragazzi cresciuti al Ferrante viene fuori, molti sono i pezzi dedicati a una persona cara incarcerata, il padre, un fratello o un compagno di scuola e di scorribande in un confine incerto che non separa l'infanzia dall'età adulta invischiata nei casini con la legge.\r\n\r\n \r\n\"La fame dentro gli occhi di sti bravi raga,\r\nMolti stanno ancora dentro,\r\nMolti taglian' cioccolada.\r\nFanculo le manette,\r\nDentro queste popolari, una casa fa per sette\"\r\nFame I, Zeta Cooper\r\n \r\n\r\nI ragazzi che taglian' cioccolada sono gli stessi che sognano di fare i soldi come chi ha sfondato, la distinzione tra soldi facili e difficili non si pone in questo orizzonte, ma è la disillusione che sottende ogni verso e risulta più chiaro comprendere come sia il vil denaro alla fin fine a segnare la differenza tra socialmente accettabile o no, tra Sfera e chi ai Giardini Ex-Gft fa dentro e fuori da quando era poco più che un bambino. Cosa si intravede negli occhi di tanti adolescenti afrodiscendenti quando vengono fermati in periferia dalle forze dell'ordine che, oltre ai documenti, chiedono loro prepotentemente quanti soldi hanno in tasca? Difficile saperlo, eppure non si può biasimare la soddisfazione di chi un giorno può rispondere che non ha cinque euro, bensì la carta di credito.\r\n\r\n \r\n\"Tra smazzare e rubare\r\nho provato tutte le strade\r\nlavori da minore\r\ncresci dento al Ferrante\r\nQuesta vita dove nasci\r\nè solo una botta di culo\r\no sei figlio di Ronaldo\r\no sei figlio di nessuno\"\r\nKASN, Yakuza\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/14dicdef.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","15 Dicembre 2020","2020-12-15 15:22:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/ZETA-200x110.jpg","Macerie su Macerie - 14.12.2020 - TRAP, PERIFERIA E PRIGIONE",1608041024,[],[],{"post_content":248},{"matched_tokens":249,"snippet":250,"value":251},[125],"sociale spuria che proprio dai \u003Cmark>ragazzi\u003C/mark> cresciuti al Ferrante viene fuori,","Si susseguono presidi e incursioni per qualche saluto davanti al carcere delle Vallette da parte di parenti dei detenuti e solidali; la struttura è ancor più blindata, racchiusa dalla cortina dei dati mendaci sul contagio diffusi dal ministero e dall'amministrazione della pandemia all'interno.\r\n\r\nA Macerie su Macerie alcuni aggiornamenti riguardo alla situazione carceraria e un accompagnamento musicale che mostra sincronicità e compresenza tra alcuni pezzi di periferia e le patrie galere, la vita di chi finisce dentro non spiegata con numeri e statistiche e neppure con la cronistoria dei corpi nella trappola di un blindo, ma attraverso la voce autonoma di chi canta, o per meglio dire, trappa la propria versione della storia.\r\n\r\n\"Ancora no non ho parlato, fra di galera\r\nRaga almeno fate parlare chi dentro c'era\r\nMica questo frate che s'è fatto una sera\r\nQuando facevamo le rivolte lui dov'era\"\r\n Cella 1, Baby Gang\r\n\r\n\r\nLa Trap delle strade è un universo di parole difficile da digerire, talvolta si presenta come singulto o col ritmo cadenzato tipico del conato, come se il mondo illuminato dalle ideologie del successo, delle stories patinate dei ricchissimi venisse rivomitato nelle sue forme oscene e, in quanto tali, ricche di una verità che, ancor prima di ferire, urta. 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