","Ancora attentati nelle Filippine di Duterte","post",1549235297,[62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/attentato/","http://radioblackout.org/tag/duterte/","http://radioblackout.org/tag/filippine/","http://radioblackout.org/tag/isis/",[67,18,15,68],"attentato","isis",{"post_content":70,"post_title":74,"tags":77},{"matched_tokens":71,"snippet":72,"value":73},[18],"tv il presidente filippino Rodrigo \u003Cmark>Duterte\u003C/mark> aveva detto che sull’isola di"," \r\n\r\n\r\n\r\nDue bombe sono esplose domenica scorsa nel sud delle Filippine, causando più di 20 morti e oltre 80 feriti. Il duplice attentato è avvenuto durante la messa, davanti alla cattedrale di Nostra Signora del Monte Carmelo a Jolo City. Jolo è un arcipelago di oltre 457 isole nel sud delle Filippine, abitato prevalentemente da musulmani (il 97% della popolazione).\r\n\r\nTre giorni dopo un altro attentato viene messo a segno in una moschea a Zamboanga in una provincia a maggioranza cristiana, nella regione di Mindanao: il bilancio è di 2 morti e 4 feriti. L’attentato è avvenuto poco dopo che in tv il presidente filippino Rodrigo \u003Cmark>Duterte\u003C/mark> aveva detto che sull’isola di Jolo si è trattato di un attentato kamikaze rivendicato dall’Isis, e a meno di una settimana dallo storico referendum che ha sancito la creazione della regione autonoma musulmana di Bangsamoro (nazione dei Moro), cercando di porre fine ad un conflitto tra forze separatiste islamiche e governo centrale che dura da 50 anni e ha causato oltre 150mila morti.\r\n\r\nGli attentati possono dunque essere letti come il rigetto di una risoluzione pacifica e politica a un conflitto più che quarantennale che ha visto negli anni la formazione di diversi gruppi di guerriglia con spinte autonomiste e islamiste contro cui \u003Cmark>Duterte\u003C/mark> si è fortemente opposto.\r\n\r\nUn esempio del conflitto in corso lo dà la presa della città di Marawi nel 2017 da parte di gruppi di guerriglia locali che si ispiravano e si dichiaravano affiliati all'Isis. In quell'occasione servirono cinque mesi all'esercito regolare di Manila per riprendere la città.\r\n\r\nCon \u003Cmark>Duterte\u003C/mark> il processo di pacificazione ha avuto un'accellerazione. È stata proclamata la legge marziale per reprimere la guerriglia mentre sul piano politico si è lavorato in parlamento fino ad arrivare al referendum di qualche settimana fa.\r\n\r\nMa i due attentati appena accaduti fanno intendere che non tutti hanno intenzione di deporre le armi e che il processo di pacificazione, tentato da \u003Cmark>Duterte\u003C/mark> con una solerte repressione, non è riuscito a pieno. Sullo sfondo il rischio che quello che rimane dell'esercito dello Stato Islamico possa sconfinare nel sud est asiatico, in quelle zone dove la presenza musulmana è maggioritaria con l'intento di riorganizzarsi e trovare nuovi affiliati.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Paolo Affatato, responsabile della redazione asiatica dell'agenzia Fides\r\n\r\nFilippine",{"matched_tokens":75,"snippet":76,"value":76},[18],"Ancora attentati nelle Filippine di \u003Cmark>Duterte\u003C/mark>",[78,80,83,85],{"matched_tokens":79,"snippet":67},[],{"matched_tokens":81,"snippet":82},[18],"\u003Cmark>Duterte\u003C/mark>",{"matched_tokens":84,"snippet":15},[],{"matched_tokens":86,"snippet":68},[],[88,93,96],{"field":36,"indices":89,"matched_tokens":90,"snippets":92},[20],[91],[18],[82],{"field":94,"matched_tokens":95,"snippet":76,"value":76},"post_title",[18],{"field":97,"matched_tokens":98,"snippet":72,"value":73},"post_content",[18],578730123365712000,{"best_field_score":101,"best_field_weight":102,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":48,"score":103,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":48},"1108091339008",13,"578730123365711979",{"document":105,"highlight":125,"highlights":150,"text_match":99,"text_match_info":160},{"cat_link":106,"category":107,"comment_count":48,"id":108,"is_sticky":48,"permalink":109,"post_author":51,"post_content":110,"post_date":111,"post_excerpt":54,"post_id":108,"post_modified":112,"post_thumbnail":113,"post_thumbnail_html":114,"post_title":115,"post_type":59,"sort_by_date":116,"tag_links":117,"tags":124},[45],[47],"41161","http://radioblackout.org/2017/04/slum-di-manila-un-ottimo-osservatorio-per-capire-le-filippine-di-duterte/","Il punto di vista che offre la condizione degli urban poor, ammassati in baracche fatiscenti con una densità di 80.000 persone per ogni chilometro quadrato, getta una luce in grado di spiegare le esistenze fatiscenti vissute dalla popolazione filippina più misera che vive ai margini delle metropoli, fornendo manodopera a basso costo e voti, alimentano il sottobosco di espedienti e spaccio contro cui i primi mesi sanguinari del governo Duterte hanno scatenato una messe di esecuzioni sommarie calcolata in 7000 morti. Ma dallo sguardo sugli slum si spiegano anche – di conseguenza – le rivolte attuali, che un po' di speranza finalmente in un inizio di emancipazione e presa di coscienza di questo enorme potenziale di rivolta: lo spunto per questa diretta infatti è offerto dalla resistenza allo sgombero di un enorme squatt dove dall'Otto marzo si sono erette barricate per difendere le 5280 case occupate. Il governo ha istituito il blocco dei generi alimentari e il 10 marzo è sopravvenuto l'ultimatum di abbandonare i locali occupati entro una settimana o si sarebbe eseguito lo sfratto di massa con la forza. Per ora l'occupazione di Bulacan resiste.\r\n\r\nDall'altro lato nell'arcipelago asiatico le tensioni sono incancrenite da lotte armate di diversa ispirazione che con alti e bassi si manifestano da decenni e trovano humus in radici che affondano fin nei primi momenti del processo di decolonizzazione e vengono affrontate dall'esecutivo di Duterte che ha avviato un dialogo con la guerriglia, sia maoista, sia quella ora ispirata al Califfato, viste le tradizioni islamiche del sud del paese, nel momento in cui dall'Australia giunge un allarme per la potenziale costruzione di un Califfato nel Sud delle Filippine.\r\n\r\nPer fare il punto sulla situazione degli occupanti e delle lotte che l'uomo forte tenta di stroncare alternando ferocia e diplomazia, abbiamo sentito Paolo Affatato, cofondatore di \"Lettera22\"\r\n\r\nSfrattiFilippine\r\n\r\n ","1 Aprile 2017","2017-04-04 15:36:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/2017-03-31_Manila-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"144\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/2017-03-31_Manila-300x144.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/2017-03-31_Manila-300x144.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/2017-03-31_Manila.jpg 540w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Slum di Manila: un ottimo osservatorio per capire le Filippine di Duterte",1491044025,[118,119,63,64,120,121,122,123],"http://radioblackout.org/tag/bulacan/","http://radioblackout.org/tag/califfato-in-estremo-oriente/","http://radioblackout.org/tag/guerriglia-islamica/","http://radioblackout.org/tag/kadamay/","http://radioblackout.org/tag/slum-manila/","http://radioblackout.org/tag/urban-poor/",[23,33,18,15,31,21,27,25],{"post_content":126,"post_title":130,"tags":133},{"matched_tokens":127,"snippet":128,"value":129},[18],"primi mesi sanguinari del governo \u003Cmark>Duterte\u003C/mark> hanno scatenato una messe di","Il punto di vista che offre la condizione degli urban poor, ammassati in baracche fatiscenti con una densità di 80.000 persone per ogni chilometro quadrato, getta una luce in grado di spiegare le esistenze fatiscenti vissute dalla popolazione filippina più misera che vive ai margini delle metropoli, fornendo manodopera a basso costo e voti, alimentano il sottobosco di espedienti e spaccio contro cui i primi mesi sanguinari del governo \u003Cmark>Duterte\u003C/mark> hanno scatenato una messe di esecuzioni sommarie calcolata in 7000 morti. 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Cambogia, Laos... dove ora sono colpiti da diffusione del contagio, in particolare in Myanmar a poche settimane dalle elezioni di novembre che daranno la cifra dell'apprezzamento di Aung San Suu Kyi mentre le Nazioni unite hanno risposto massivamente alla emergenza covid scatenata nel paese birmano. E infatti abbiamo iniziato a parlare del dossier gratuito dell'Atlante delle guerre dedicato alla situazione covid nel mondo proprio dalla situazione birmana e dal coinvolgimento della diplomazia vaticana che in Asia sta svolgendo un ruolo geopolitico centrale, tanto da subire un'ingerenza da parte di Pompeo, prontamente rintuzzata dal protocollo papale.\r\n\r\nDifficile arrivare in Rakhine e solo in sporadiche città si ottiene il permesso di giungervi: Emanuele ha potuto vedere l'organizzazione e l'accesso nei campi profughi e la pulizia etnica che vi accade ancora adesso nella nazione birmana stretta alleata della Cina – che sul lento genocidio dei rohingya non è intervenuta minimamente.\r\n\r\nLe nazioni dell'area interessate da conflitti interni con le guerriglie – oltre al Myanmar, le Filippine di Duterte (alle prese con un malcontento sociale, più che con la guerriglia rosso-bruna o islamica del sud) e l'India di Modi, impegnato a nascondere i dati sui contagi – non hanno visto una tregua in periodo di covid, ma solo per l'atteggiamento degli stati centrali. Il quarto governo alle prese con manifestazioni di massa in questo periodo turbolento in cui il covid è usato per impedire manifestazioni è la Thailandia che ha visto l'inaspettata insurrezione soprattutto giovanile contro lo status quo monarchico, una sorta di assolutismo inamovibile e incontestabile che si trova invece sotto accusa da parte inizialmente da studenti, allargandosi poi allo sciopero generale in tutto il paese; e infine il manifesto degli studenti è stato consegnato a una polizia prudente.\r\n\r\nE poi l'Iran e l'Afghanistan, due altre nazioni duramente colpite dall'epidemia... e dagli accordi di Doha, in svolgimento senza nessun cessate il fuoco in corso; e agli americani interessa soltanto mantenere le basi ai confini con Russia, Iran e Cina.\r\n\r\nLast but not least: l'Indonesia ha avuto una crisi pandemica soprattutto a Giava, dove è in corso una mobilitazione di massa che fa particolarmente ben sperare, scatenata da un progetto di legge che muta le condizioni di lavoro, favorendo gli investimenti ma penalizzando i lavoratori.\r\n\r\nQuesta la chiacchierata intessuta con Emanuele Giordana:\r\n\r\nDossier Covid e Sudest asiatico in ribollizione","11 Ottobre 2020","2020-10-11 18:04:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/Indonesia_omnibus-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"180\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/Indonesia_omnibus-300x180.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/Indonesia_omnibus-300x180.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/Indonesia_omnibus-1024x614.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/Indonesia_omnibus-768x461.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/Indonesia_omnibus.jpg 1240w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il Sudest asiatico traversato da covid e sollevazioni popolari",1602438053,[175,176,177,178,179,180,181,182,183],"http://radioblackout.org/tag/afghanistan-e-doha/","http://radioblackout.org/tag/decreto-omnibus/","http://radioblackout.org/tag/golfo-del-bengala/","http://radioblackout.org/tag/india/","http://radioblackout.org/tag/indonesia/","http://radioblackout.org/tag/myanmar/","http://radioblackout.org/tag/rakhine/","http://radioblackout.org/tag/sudest-asiatico/","http://radioblackout.org/tag/thailandia/",[185,186,187,188,189,190,191,192,193],"Afghanistan e Doha","decreto omnibus","Golfo del Bengala","india","indonesia","myanmar","Rakhine","Sudest asiatico","thailandia",{"post_content":195},{"matched_tokens":196,"snippet":197,"value":198},[18],"al Myanmar, le Filippine di \u003Cmark>Duterte\u003C/mark> (alle prese con un malcontento","Rientrato da 7 mesi in Asia, dove era rimasto bloccato per la chiusura delle frontiere postpandemiche, da dove ha osservato l'Occidente in lockdown. 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Con un occhio al caso Huawei.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche, economista, autore di un artciolo uscito sull’ultimo numero di Umanità Nova\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/2019-05-21-guerra-dazi-fricche.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDi seguito l’articolo:\r\n\r\nDall'inizio del 2019 va di moda, sui giornali economici, una nuova parola: \"slowbalization\". E' una crasi (per le persone che non mangiano pane e vocabolario, vuol dire unione tra due parole) tra i termini inglesi \"slow\", che significa \"lento\" e \"globalization\" che significa \"globalizzazione\". 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Il peso degli investimenti diretti esteri (si tratta degli investimenti \"durevoli\" come l'acquisizione del controllo di una società estera o la creazione di una filiale in un altro paese) è aumentato rispetto al 2007, mentre tutte le altre componenti finanziarie sono diminuite moltissimo.\r\nIl commercio estero complessivo dal 2007 è rimasto costante (anche se, nel 2017, ha avuto un incremento inatteso e non ci sono ancora i dati del 2018), ma è aumentato molto quello all'interno di aree omogenee di scambio (come l'Unione Europea o il Mercosur), il che significa che è diminuito quello tra aree diverse. E' anche cambiato il modo di produzione. La maggior parte delle esportazioni è costituita da semilavorati, non più da prodotti finiti. La componente dei \"servizi\", soprattutto quelli legati al digitale, è invece aumentata.\r\nLa globalizzazione ha comportato un problema sociale gigantesco, di cui la maggior parte delle persone si sta rendendo conto sulla propria pelle: alcuni si sono arricchiti tantissimo e la maggior parte delle persone si è impoverita. Cinque anni fa 62 persone possedevano quanto la metà degli abitanti del pianeta (3.7 miliardi di persone), oggi solo 26 persone possiedono quanto la metà degli abitanti della terra (3,8 miliardi di persone). La risposta politica apparentemente prevalente all'interno dei vari paesi è il populismo con venature nazionaliste, sessiste, razziste, discriminatorie, omologatrici.\r\nE' un problema non soltanto europeo: Trump, Putin, Xi Jinping (ma anche Erdogan, Balsonaro, Duterte, Narendra Modi e tutti gli altri aspiranti dittatoruncoli) usano la concezione dell'uomo forte, dello stato nazione e della prevalenza degli abitanti purosangue (wasp, russi, han, turchi, brasiliani, filippini, hindù che siano) naturalmente \"superiori\" agli altri per giustificare la repressione del \"diverso\" (comunque si manifesti e qualsiasi cosa significhi).\r\nNella sua declinazione statunitense questo significa riaffermare il primato, militare ed economico, degli USA sul resto del mondo. Gli USA sono ancora il primo paese al mondo per il Prodotto Interno Lordo: il valore dei beni e servizi prodotti in un anno negli USA è superiore a quello di qualsiasi altro stato. Gli USA producono per 20.500 miliardi di dollari l'anno, la Cina per 13.100 miliardi. Il terzo, il Giappone per poco più di 5.000 miliardi. L'Italia è ottava con poco più di 2.000 miliardi.\r\nC’è però un problema. Il Prodotto Interno Lordo viene calcolato in base al valore di mercato dei beni. Per cui, se un chilo di riso costa 1 dollaro negli USA e 5 centesimi in Cina, questo contribuirà al PIL per 1 dollaro negli USA e per 5 centesimi in Cina. Se invece, visto che sempre un chilo di riso è, gli si dà lo stesso valore, cioè si calcola il PIL a parità di potere d'acquisto, la Cina ha sorpassato gli USA. Il PIL cinese varrebbe 17.600 miliardi, quello degli USA solo 17.400 miliardi. L'India sarebbe terza con 7.350 miliardi e l'Italia decima con 2.121 miliardi.\r\nGli USA hanno un deficit commerciale strutturale con la Cina: importano dalla Cina molti più beni di quanti ne esportino. La Cina con i dollari che guadagna ci compra i \"bond\", i titoli del tesoro USA (e mantiene in questo modo sottovalutato lo yuan) e, fino ad adesso, questa modalità andava bene a tutti e due gli stati. Sennonché la Cina, che comunque sta sorpassando gli USA anche nel PIL nominale, si sta proponendo come paese imperialista, esportando capitali oltre che merci e sta ampliando la propria sfera d’azione anche al campo militare.\r\nAll’inizio del 2018, il 22 gennaio, Trump ha deciso, per questo motivo, di aprire una guerra commerciale con la Cina. Ha deciso di utilizzare un’arma che, in tempi di globalizzazione, è stata fortemente combattuta proprio dagli USA: ha messo dei dazi. Si tratta di imposte che devono essere pagate, in percentuale, sul valore sulle merci importate. All’inizio ha colpito solo i pannelli solari e lavatrici cinesi per un valore di totale di 10 miliardi di importazioni.\r\nA marzo 2018 Trump ha rilanciato, ricorrendo a una legge utilizzata in tempo di guerra (fredda o calda che fosse) per salvaguardare la produzione bellica nazionale, e si è appellato alla “sicurezza nazionale” per imporre dei dazi alle importazioni di acciaio e alluminio. Che fosse una scusa è stato chiaro da subito: uno può anche dire \"io devo salvaguardare la produzione di acciaio USA perché, se devo produrre i carri armati, non posso doverlo comprare dalla Cina a cui magari devo fare guerra\", ma quando poi la maggior parte dell'acciaio lo compri dal Canada e dall'Europa, è evidente la pretestuosità della scelta.\r\nA settembre 2018 ha imposto nuovi dazi ai prodotti cinesi (per un valore di 200 miliardi di dollari) prima al 10% e, da qualche settimana, al 25%.\r\nAdesso ci sono dazi al 25% su 250 miliardi di merci cinesi importate negli Stati Uniti (su 500 miliardi di importazioni totali). La Cina ha tassato, per ritorsione, 50 miliardi di merci americane al 25% ed altri 60 miliardi all’8% (su 130 miliardi di merci statunitensi importate in Cina nel 2017).\r\nNonostante i dazi, la bilancia commerciale degli USA ha continuato a peggiorare. Il saldo negativo è aumentato del 12% rispetto al 2017. Sono aumentate le esportazioni, anche se in molti casi si tratta di acquisti fatti per aumentare le scorte in previsione dei dazi che gli altri paesi avrebbero messo per ritorsione sulle merci americane. Sono aumentate però di più le importazioni. Si è arrivati al record assoluto di importazioni di beni (gli USA hanno da sempre un saldo attivo nel commercio dei servizi).\r\nIl deficit commerciale con la Cina è arrivato nel 2018 al massimo storico di 323 miliardi di dollari, il 17% in più dell’anno prima.\r\nTutto questo nonostante gli USA avessero già messo i dazi sulle importazioni (non solo cinesi ma anche di altri paesi) e gli altri paesi, Cina compresa, li avessero solo annunciati. Che era successo? Una delle regole base in economia è che i dazi hanno successo se tu sei in grado di produrti da solo, allo stesso prezzo, quello che importi. Altrimenti, se quello che importi ti serve per fabbricare qualcosa, poi, quello che hai realizzato, lo devi vendere a un prezzo più alto. Bisogna anche sapere che la FED (la banca centrale statunitense) ha aumentato i tassi di interesse, con una conseguente rivalutazione del dollaro. Recentemente ha annunciato che non li avrebbe aumentati più, ma questo non ha fermato la corsa del dollaro su tutte le altre monete.\r\nInsomma gli USA si sono trovati a vendere al resto del mondo cose che costavano di più, sia per l'aumento dei costi di produzione sia per la rivalutazione del dollaro. La cosa strana è perciò che siano aumentate le esportazioni, non che sia aumentato il disavanzo commerciale.\r\nNell’ultimo anno, lo Yuan cinese si è svalutato del 7% rispetto al dollaro. Questo ha comportato che i cinesi potessero quasi annullare la differenza di prezzo con dazi USA al 10%: gli Yuan che guadagnavano con le vendite negli USA erano poco meno di prima dei dazi.\r\nC’è poi un altro aspetto di cui tenere conto quando si ragiona di dazi su specifiche tipologie di merci. Siccome le categorie merceologiche negli USA sono 18.927 diventa difficile distinguere due categorie simili tra loro quando una è colpita da dazi e l’altra no. Siccome, anche se sono parecchi, non tutti i furbi del mondo guidano la macchina in mezzo al traffico di Roma e qualcuno c’è anche in Cina, ecco che le lastre d’alluminio, colpite da dazi, sono magicamente diventate “componenti per turbine” con il risultato che l’importazione negli USA di lastre di alluminio è diminuita dell’11% e l’importazione di componenti per turbine è aumentata del 121%. Il “compensato di legno duro” è stato colpito da sanzioni e l’importazione è diminuita del 20%, nello stesso periodo il “compensato di legno tenero” ha visto aumentare le importazioni del 549%. Quando gli USA hanno aumentato ulteriormente il dazio sul compensato di legno duro, l’importazione di quello di legno tenero è aumentata ancora al 983%.\r\nBisogna infine considerare che alcuni paesi sono stati esentati dai dazi ed hanno operato importando merci dai paesi soggetti a restrizioni, facendo lavorazioni di facciata e rivendendo le merci come se fossero prodotte da loro.\r\nNonostante lo scompenso della bilancia commerciale il PIL USA nel 2018 è cresciuto molto: in termini reali del 2.9%, la percentuale più alta degli ultimi 13 anni. La crescita è stata finanziata dall’aumento del deficit di bilancio (-17% nel 2018). I soldi sono stati usati per la riduzione delle tasse (con un aumento dei consumi della classe media) e per l’incremento delle spese militari (aumentate del 3.4%, il massimo da 9 anni).\r\nLa disoccupazione USA, per questo motivo, è ai minimi storici e seguita a scendere: adesso è al 3.6%. Negli USA si fatica a trovare un disoccupato: le aziende stanno assumendo anche ex detenuti e persone fuori dal mercato del lavoro da più di due anni, categorie che prima avevano molte poche possibilità di trovare un lavoro.\r\nLa Cina ha reagito anche in un altro modo: ha disertato le aste dei titoli di stato statunitensi ed ha rivenduto una parte di quelli in suo possesso. La Cina è infatti il maggior detentore mondiale di titoli di stato USA: a marzo 2019 ne possedeva 1.120 miliardi pur non avendo partecipato a nessuna delle ultime aste. Va tenuto presente però che alla Cina non conviene che i Bond USA divengano carta straccia, perché altrimenti perderebbero valore anche quelli in suo possesso. Per questo motivo alcune di queste manovre sono di facciata. Spesso si tratta di vendite che vengono compensate dagli acquisti fatti da fondi sovrani cinesi localizzati all’estero. Tra il 2013 e il 2015 il debito americano controllato dal Belgio è aumentato del 300% a fronte della vendita, nello stesso periodo, da parte dei cinesi, di titoli per pari ammontare di quelli acquistati in Belgio. Anche nel 2018 il Belgio ha acquistato 60 miliardi di Bond a fronte della vendita cinese di 67 miliardi. Nei bar del Prenestino dicono che c’è un fondo cinese che opera dal Belgio e mi sa che hanno ragione.\r\nCon questa strategia di politica economica e commerciale Trump sta riscuotendo consenso ed è difficile che modifichi la propria strategia prima delle elezioni presidenziali del prossimo anno. Probabilmente metterà dei dazi anche sui prodotti cinesi che non sono stati ancora colpiti, ma non si può dire se sia una strategia solo elettorale o sia cambiato il modello di commercio che gli USA vogliono imporre al mondo.\r\nInsomma, ancora non si sa come andrà a finire e se si passerà dal mondo unipolare controllato dagli USA ad un mondo bipolare con gli USA e la Cina a combattere per il primato.\r\nProprio perché non è possibile fare previsioni certe si usa la parola “slowbalization”: dire “nonlosobalization” era troppo lungo.","21 Maggio 2019","2019-05-21 16:13:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/o.468298-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/o.468298-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/o.468298-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/o.468298-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/o.468298-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/o.468298.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La guerra dei dazi. 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Con un occhio al caso Huawei.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche, economista, autore di un artciolo uscito sull’ultimo numero di Umanità Nova\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/2019-05-21-guerra-dazi-fricche.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDi seguito l’articolo:\r\n\r\nDall'inizio del 2019 va di moda, sui giornali economici, una nuova parola: \"slowbalization\". E' una crasi (per le persone che non mangiano pane e vocabolario, vuol dire unione tra due parole) tra i termini inglesi \"slow\", che significa \"lento\" e \"globalization\" che significa \"globalizzazione\". Si può tradurre con \"rallentamento della globalizzazione\".\r\nLa parola è stata inventata da un olandese, Adjiedj Bakas, ma è diventata famosa con una mossa (a Roma diremmo \"paracula\") dell'Economist, che ha dedicato all'argomento la copertina del giornale pochi giorni prima del \"World Economic Forum\" di Davos del gennaio scorso dove tutti i presenti, per darsi il tono di chi sta sul pezzo e conosce le ultime notizie, hanno dissertato sul neologismo. Da allora i giornalisti economici hanno cominciato ad usarla quando parlano di come sta andando l'economia nel mondo.\r\nIn realtà la parola descrive un fenomeno, il rallentamento della globalizzazione, che non si riesce ancora a capire se indichi il suo crepuscolo o un assestamento.\r\nSono diminuiti, dopo la crisi economica del 2007, i flussi finanziari nel mondo: si tratta dei soldi che vengono investiti (per diversi motivi: prestiti, acquisto di azioni e obbligazioni, investimenti, acquisto di titoli di stato, ecc.) da un paese all'altro. In una decina d'anni si sono ridotti a un terzo: nel 2007 erano 12,4 trilioni di dollari, nel 2016 erano 4,3 trilioni (per chi fosse troppo povero per saperlo: i trilioni sono miliardi di miliardi). Calcolati come percentuale del PIL mondiale, danno un valore che c'era negli anni '90, prima dell'esplosione della globalizzazione. All'interno di questo dato ci sono però tendenze diverse. Il peso degli investimenti diretti esteri (si tratta degli investimenti \"durevoli\" come l'acquisizione del controllo di una società estera o la creazione di una filiale in un altro paese) è aumentato rispetto al 2007, mentre tutte le altre componenti finanziarie sono diminuite moltissimo.\r\nIl commercio estero complessivo dal 2007 è rimasto costante (anche se, nel 2017, ha avuto un incremento inatteso e non ci sono ancora i dati del 2018), ma è aumentato molto quello all'interno di aree omogenee di scambio (come l'Unione Europea o il Mercosur), il che significa che è diminuito quello tra aree diverse. E' anche cambiato il modo di produzione. La maggior parte delle esportazioni è costituita da semilavorati, non più da prodotti finiti. La componente dei \"servizi\", soprattutto quelli legati al digitale, è invece aumentata.\r\nLa globalizzazione ha comportato un problema sociale gigantesco, di cui la maggior parte delle persone si sta rendendo conto sulla propria pelle: alcuni si sono arricchiti tantissimo e la maggior parte delle persone si è impoverita. Cinque anni fa 62 persone possedevano quanto la metà degli abitanti del pianeta (3.7 miliardi di persone), oggi solo 26 persone possiedono quanto la metà degli abitanti della terra (3,8 miliardi di persone). La risposta politica apparentemente prevalente all'interno dei vari paesi è il populismo con venature nazionaliste, sessiste, razziste, discriminatorie, omologatrici.\r\nE' un problema non soltanto europeo: Trump, Putin, Xi Jinping (ma anche Erdogan, Balsonaro, \u003Cmark>Duterte\u003C/mark>, Narendra Modi e tutti gli altri aspiranti dittatoruncoli) usano la concezione dell'uomo forte, dello stato nazione e della prevalenza degli abitanti purosangue (wasp, russi, han, turchi, brasiliani, filippini, hindù che siano) naturalmente \"superiori\" agli altri per giustificare la repressione del \"diverso\" (comunque si manifesti e qualsiasi cosa significhi).\r\nNella sua declinazione statunitense questo significa riaffermare il primato, militare ed economico, degli USA sul resto del mondo. Gli USA sono ancora il primo paese al mondo per il Prodotto Interno Lordo: il valore dei beni e servizi prodotti in un anno negli USA è superiore a quello di qualsiasi altro stato. Gli USA producono per 20.500 miliardi di dollari l'anno, la Cina per 13.100 miliardi. Il terzo, il Giappone per poco più di 5.000 miliardi. L'Italia è ottava con poco più di 2.000 miliardi.\r\nC’è però un problema. Il Prodotto Interno Lordo viene calcolato in base al valore di mercato dei beni. Per cui, se un chilo di riso costa 1 dollaro negli USA e 5 centesimi in Cina, questo contribuirà al PIL per 1 dollaro negli USA e per 5 centesimi in Cina. Se invece, visto che sempre un chilo di riso è, gli si dà lo stesso valore, cioè si calcola il PIL a parità di potere d'acquisto, la Cina ha sorpassato gli USA. Il PIL cinese varrebbe 17.600 miliardi, quello degli USA solo 17.400 miliardi. L'India sarebbe terza con 7.350 miliardi e l'Italia decima con 2.121 miliardi.\r\nGli USA hanno un deficit commerciale strutturale con la Cina: importano dalla Cina molti più beni di quanti ne esportino. La Cina con i dollari che guadagna ci compra i \"bond\", i titoli del tesoro USA (e mantiene in questo modo sottovalutato lo yuan) e, fino ad adesso, questa modalità andava bene a tutti e due gli stati. Sennonché la Cina, che comunque sta sorpassando gli USA anche nel PIL nominale, si sta proponendo come paese imperialista, esportando capitali oltre che merci e sta ampliando la propria sfera d’azione anche al campo militare.\r\nAll’inizio del 2018, il 22 gennaio, Trump ha deciso, per questo motivo, di aprire una guerra commerciale con la Cina. Ha deciso di utilizzare un’arma che, in tempi di globalizzazione, è stata fortemente combattuta proprio dagli USA: ha messo dei dazi. Si tratta di imposte che devono essere pagate, in percentuale, sul valore sulle merci importate. All’inizio ha colpito solo i pannelli solari e lavatrici cinesi per un valore di totale di 10 miliardi di importazioni.\r\nA marzo 2018 Trump ha rilanciato, ricorrendo a una legge utilizzata in tempo di guerra (fredda o calda che fosse) per salvaguardare la produzione bellica nazionale, e si è appellato alla “sicurezza nazionale” per imporre dei dazi alle importazioni di acciaio e alluminio. Che fosse una scusa è stato chiaro da subito: uno può anche dire \"io devo salvaguardare la produzione di acciaio USA perché, se devo produrre i carri armati, non posso doverlo comprare dalla Cina a cui magari devo fare guerra\", ma quando poi la maggior parte dell'acciaio lo compri dal Canada e dall'Europa, è evidente la pretestuosità della scelta.\r\nA settembre 2018 ha imposto nuovi dazi ai prodotti cinesi (per un valore di 200 miliardi di dollari) prima al 10% e, da qualche settimana, al 25%.\r\nAdesso ci sono dazi al 25% su 250 miliardi di merci cinesi importate negli Stati Uniti (su 500 miliardi di importazioni totali). La Cina ha tassato, per ritorsione, 50 miliardi di merci americane al 25% ed altri 60 miliardi all’8% (su 130 miliardi di merci statunitensi importate in Cina nel 2017).\r\nNonostante i dazi, la bilancia commerciale degli USA ha continuato a peggiorare. Il saldo negativo è aumentato del 12% rispetto al 2017. Sono aumentate le esportazioni, anche se in molti casi si tratta di acquisti fatti per aumentare le scorte in previsione dei dazi che gli altri paesi avrebbero messo per ritorsione sulle merci americane. Sono aumentate però di più le importazioni. Si è arrivati al record assoluto di importazioni di beni (gli USA hanno da sempre un saldo attivo nel commercio dei servizi).\r\nIl deficit commerciale con la Cina è arrivato nel 2018 al massimo storico di 323 miliardi di dollari, il 17% in più dell’anno prima.\r\nTutto questo nonostante gli USA avessero già messo i dazi sulle importazioni (non solo cinesi ma anche di altri paesi) e gli altri paesi, Cina compresa, li avessero solo annunciati. Che era successo? Una delle regole base in economia è che i dazi hanno successo se tu sei in grado di produrti da solo, allo stesso prezzo, quello che importi. Altrimenti, se quello che importi ti serve per fabbricare qualcosa, poi, quello che hai realizzato, lo devi vendere a un prezzo più alto. Bisogna anche sapere che la FED (la banca centrale statunitense) ha aumentato i tassi di interesse, con una conseguente rivalutazione del dollaro. Recentemente ha annunciato che non li avrebbe aumentati più, ma questo non ha fermato la corsa del dollaro su tutte le altre monete.\r\nInsomma gli USA si sono trovati a vendere al resto del mondo cose che costavano di più, sia per l'aumento dei costi di produzione sia per la rivalutazione del dollaro. La cosa strana è perciò che siano aumentate le esportazioni, non che sia aumentato il disavanzo commerciale.\r\nNell’ultimo anno, lo Yuan cinese si è svalutato del 7% rispetto al dollaro. Questo ha comportato che i cinesi potessero quasi annullare la differenza di prezzo con dazi USA al 10%: gli Yuan che guadagnavano con le vendite negli USA erano poco meno di prima dei dazi.\r\nC’è poi un altro aspetto di cui tenere conto quando si ragiona di dazi su specifiche tipologie di merci. Siccome le categorie merceologiche negli USA sono 18.927 diventa difficile distinguere due categorie simili tra loro quando una è colpita da dazi e l’altra no. Siccome, anche se sono parecchi, non tutti i furbi del mondo guidano la macchina in mezzo al traffico di Roma e qualcuno c’è anche in Cina, ecco che le lastre d’alluminio, colpite da dazi, sono magicamente diventate “componenti per turbine” con il risultato che l’importazione negli USA di lastre di alluminio è diminuita dell’11% e l’importazione di componenti per turbine è aumentata del 121%. Il “compensato di legno duro” è stato colpito da sanzioni e l’importazione è diminuita del 20%, nello stesso periodo il “compensato di legno tenero” ha visto aumentare le importazioni del 549%. Quando gli USA hanno aumentato ulteriormente il dazio sul compensato di legno duro, l’importazione di quello di legno tenero è aumentata ancora al 983%.\r\nBisogna infine considerare che alcuni paesi sono stati esentati dai dazi ed hanno operato importando merci dai paesi soggetti a restrizioni, facendo lavorazioni di facciata e rivendendo le merci come se fossero prodotte da loro.\r\nNonostante lo scompenso della bilancia commerciale il PIL USA nel 2018 è cresciuto molto: in termini reali del 2.9%, la percentuale più alta degli ultimi 13 anni. La crescita è stata finanziata dall’aumento del deficit di bilancio (-17% nel 2018). I soldi sono stati usati per la riduzione delle tasse (con un aumento dei consumi della classe media) e per l’incremento delle spese militari (aumentate del 3.4%, il massimo da 9 anni).\r\nLa disoccupazione USA, per questo motivo, è ai minimi storici e seguita a scendere: adesso è al 3.6%. Negli USA si fatica a trovare un disoccupato: le aziende stanno assumendo anche ex detenuti e persone fuori dal mercato del lavoro da più di due anni, categorie che prima avevano molte poche possibilità di trovare un lavoro.\r\nLa Cina ha reagito anche in un altro modo: ha disertato le aste dei titoli di stato statunitensi ed ha rivenduto una parte di quelli in suo possesso. La Cina è infatti il maggior detentore mondiale di titoli di stato USA: a marzo 2019 ne possedeva 1.120 miliardi pur non avendo partecipato a nessuna delle ultime aste. Va tenuto presente però che alla Cina non conviene che i Bond USA divengano carta straccia, perché altrimenti perderebbero valore anche quelli in suo possesso. Per questo motivo alcune di queste manovre sono di facciata. Spesso si tratta di vendite che vengono compensate dagli acquisti fatti da fondi sovrani cinesi localizzati all’estero. Tra il 2013 e il 2015 il debito americano controllato dal Belgio è aumentato del 300% a fronte della vendita, nello stesso periodo, da parte dei cinesi, di titoli per pari ammontare di quelli acquistati in Belgio. Anche nel 2018 il Belgio ha acquistato 60 miliardi di Bond a fronte della vendita cinese di 67 miliardi. Nei bar del Prenestino dicono che c’è un fondo cinese che opera dal Belgio e mi sa che hanno ragione.\r\nCon questa strategia di politica economica e commerciale Trump sta riscuotendo consenso ed è difficile che modifichi la propria strategia prima delle elezioni presidenziali del prossimo anno. Probabilmente metterà dei dazi anche sui prodotti cinesi che non sono stati ancora colpiti, ma non si può dire se sia una strategia solo elettorale o sia cambiato il modello di commercio che gli USA vogliono imporre al mondo.\r\nInsomma, ancora non si sa come andrà a finire e se si passerà dal mondo unipolare controllato dagli USA ad un mondo bipolare con gli USA e la Cina a combattere per il primato.\r\nProprio perché non è possibile fare previsioni certe si usa la parola “slowbalization”: dire “nonlosobalization” era troppo lungo.",[241],{"field":97,"matched_tokens":242,"snippet":238,"value":239},[18],{"best_field_score":204,"best_field_weight":205,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":206,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":48},{"document":245,"highlight":261,"highlights":266,"text_match":202,"text_match_info":269},{"cat_link":246,"category":247,"comment_count":48,"id":248,"is_sticky":48,"permalink":249,"post_author":51,"post_content":250,"post_date":251,"post_excerpt":54,"post_id":248,"post_modified":252,"post_thumbnail":253,"post_thumbnail_html":254,"post_title":255,"post_type":59,"sort_by_date":256,"tag_links":257,"tags":260},[45],[47],"40234","http://radioblackout.org/2017/02/decenni-di-antimperialismo-la-narrazione-di-asterio-palima/","Asterio Palima ci racconta un fronte popolare che dura da decenni nelle Filippine, esprimendosi in una guerriglia caratterizzata da manifestazioni sia urbane, sia nelle campagne con modalità diverse; immerso in una realtà congelata dalle grandi famiglie che gestiscono il paese dalla fine della Seconda guerra mondiale, ma soprattutto con quei clan al soldo degli Usa, potenza colonizzatrice dalla fine dell'Ottocento quando gli yankee si sostituirono agli spagnoli.\r\n\r\nGli afflati sono comuni a quelli che diedero vigore ai movimenti degli anni Sessanta, conditi di maoismo, attenti a ottenere il benessere delle classi popolari e per questo pronti a più riprese a dialogare con il potere costituito, persino quando questo era in mano a Cory Aquino... ma sempre, a un passo dalla soluzione, la coerenza degli intenti o il mancato appoggio popolare impedivano la pacificazione e quindi si tornava a riprendere le armi. Come ora, forse.\r\n\r\nMa soprattutto suonano particolari, forse addirittura idealiste, le parole di Asterio Palima, pacato ultrasettantenne del National Democratic Front of the Philippines in esilio da anni con guizzi negli occhi quando si ventila la possibilità che questa ultima, ennesima, rottura dei dialoghi di pace – capitata solo ieri, 2 febbraio, dopo sei mesi di contatti e accordi, a un passo dalla firma e dall'ingresso al potere nel governo del controverso Duterte, in gioventù anche lui facente parte del partito comunista di ispirazione maoista e ora anche un macellaio giustizialista contro cui la guerriglia continuerà a combattere, riconoscendo la continuità, dopo le prime dichiarazioni antimperialiste –, questa sospensione della tregua a partire dal 10 febbraio, possa essere una strategia per ottenere di più: si intuisce l'ideale a lungo perseguito dall'ispirazione sognante del vecchio guerrigliero in esilio che continua a credere nella applicazione di accordi sul welfare del popolo e poi nello scardinamento capitalista del sistema attraverso la resistenza anche armata ma mantenendo presente il suo obiettivo pragmatico di liberazione, decolonizzazione e ripresa del proprio futuro: sembra una figura carica di significati che arrivano dritti dalla Storia.\r\n\r\nGuerrigliaFilippina","3 Febbraio 2017","2017-02-06 12:06:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/palima-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/palima-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/palima-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/palima.jpg 630w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Decenni di antimperialismo: la narrazione di Asterio Palima",1486160582,[258,64,259],"http://radioblackout.org/tag/asterio-palima/","http://radioblackout.org/tag/national-democratic-front-of-the-philippines/",[29,15,35],{"post_content":262},{"matched_tokens":263,"snippet":264,"value":265},[18],"potere nel governo del controverso \u003Cmark>Duterte\u003C/mark>, in gioventù anche lui facente","Asterio Palima ci racconta un fronte popolare che dura da decenni nelle Filippine, esprimendosi in una guerriglia caratterizzata da manifestazioni sia urbane, sia nelle campagne con modalità diverse; immerso in una realtà congelata dalle grandi famiglie che gestiscono il paese dalla fine della Seconda guerra mondiale, ma soprattutto con quei clan al soldo degli Usa, potenza colonizzatrice dalla fine dell'Ottocento quando gli yankee si sostituirono agli spagnoli.\r\n\r\nGli afflati sono comuni a quelli che diedero vigore ai movimenti degli anni Sessanta, conditi di maoismo, attenti a ottenere il benessere delle classi popolari e per questo pronti a più riprese a dialogare con il potere costituito, persino quando questo era in mano a Cory Aquino... ma sempre, a un passo dalla soluzione, la coerenza degli intenti o il mancato appoggio popolare impedivano la pacificazione e quindi si tornava a riprendere le armi. 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L'acquisizione è avvenuta di concerto con l'amministrazione americana che reclama il controllo del canale .Trump ha esplicitamente chiesto al Pentagono di fornigli delle opzioni militari per un eventuale intervento a Panama ,non sarebbe la prima volta che i marines intervengono , l'ultima fu nel 1989 contro Noriega. Trump lamenta la mancanza di riconoscimento da parte del Panama per il contributo degli americani nella costruzione del canale ,ma il Panama si staccò dalla Colombia proprio nel 1903 quando iniziò la costruzione del canale su istigazione degli U.S.A. Trump vuole diminuire l'influenza cinese nella regione in un contesto di guerra commerciale aperta con Pechino che ha costruito negli ultimi anni una serie di infrastrutture strategiche in America Latina ,ultima il grande porto di Chancay ad 80 km da Lima. Secondo gli accordi del 1999 non avendo Panama un esercito ,la sua sicurezza è garantita dagli Stati Uniti che sono già presenti militarmente sul posto allo scopo di garantire il passaggio sicuro e a basso costo alle navi statunitensi.\r\n\r\nIn America Latina si stanno sfaldando le alleanze che facevano riferimento ai governi progressisti ,in Colombia Petro si trova di fronte ad una grave crisi di credibilità ,in Brasile Lula è indebolito dalle alleanze parlamentari con i partiti centristi ,in Cile Boric si confronta con una destra montante e con il disincanto dei movimenti che lo hanno portatro alla presidenza. E' in crisi una linea comune contro le politiche imperiali degli Stati Uniti e si registra nel continente un arretramento delle condizioni di vita delle classi popolari a causa delle politiche iperliberiste ,come nell'Argentina di Milei e ad un restringimento delle libertà civili.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-13032025-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Andrea Fumagalli ,economista e docente universitario, parliamo delle conseguenze dell'imposizione dei dazi e della politica economica dell'amministrazione Trump. La politica dei dazi è strettamente legata al debito \"monstre\" degli Stati Uniti ,un deficit commerciale negativo causato dall'elevato valore del dollaro in quanto valuta di riferimento per gli scambi commerciali, che ha sempre penalizzato le esportazioni americane e favorito le importazioni da altri paesi.\r\n\r\nAl debito estero si è aggiunto un debito interno che ammonta quasi al 110% del PIL ,causato anche dalle politiche espansive di Biden per affrontare la recessione post pandemia. Con i dazi Trump vuole ridurre la portata delle importazioni ,ma penalizzando i prodotti essenziali per l'industria americana come l'alluminio e l'acciaio ,rischia una spirale inflattiva causata dall'aumento dei prezzi. Non è impresa facile sostituire le importazioni con un aumento della produzione interna perchè la produzione manifatturiera negli anni della globalizzazione si è delocalizzata, le catene del valore si sono diluite localizzandosi in diversi paesi. Finchè il dollaro rimane alto e i capitali affluiscono sui titoli di stato americani e sulle borse i flussi di capitale compensano il disavanzo commerciale ,ma se i creditori che pagano il debito americano ,Giappone Cina ,Europa ,Messico e Canada smettono di comprare dollari allora l'economia statunitense entrerebbe in una spirale recessiva. I dazi sono usati come un arma di pressione per continuare ad attrarre capitali dall'estero e mantenere l'egemonia del dollaro ,minacciando la chiusura del mercato americano ai prodotti dei creditori o negando, come accade per l'Europa ,l'ombrello protettivo militare . Trump cerca di far recuperare alle corporations il terreno perso nella competizione con la Cina ,il campo di battaglia è il mercato dei semiconduttori e dei microchip e di ritardare il più possibile l'inevitabile declino dell'egemonia americana .Il fardello del debito sta inceppando il meccanismo egemonico e la sua proiezione imperiale e militare ,le politiche di Trump rischiano di fratturare il blocco sociale che lo sta sostenendo, importando inflazione ,innestando processi recessivi che gli impediranno di portare a termine le promesse di ulteriore detassazione dei profitti scontentando la base che lo ha votato.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-13032025-FUMAGALLI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Paolo Affatato , giornalista ed esperto conoscitore delle Filippine , parliamo dell'ex presidente delle Filippine Rodrigo Duterte che è stato arrestato e trasferito all'Aia dove sarà processato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità e violazione dei diritti umani. L’accusa riguarda la campagna violenta per estirpare il traffico di droga che promosse nei suoi anni da presidente, tra il 2016 e il 2022: nella dura repressione che ordinò, migliaia di persone furono uccise dalla polizia o dagli squadroni della morte al servizio della polizia stessa ,si parla di 6000 vittime ma secondo le ONG circa 20000 . Le vittime furono uccise dalla polizia che faceva irruzione nei quartieri poveri sparando contro gli abitanti ,avvalendosi dell'impunità garantita per legge e affiancata da veri e propri squadroni della morte informali al soldo del governo. Una rete di associazioni che sostengono le vittime della repressione hanno sporto denuncia alla Corte penale internazionale ,le Filippine sono uscite dal trattato fondativo della corte nel 2019 ,ma una procuratrice ha stabilito che Duterte è perseguibile per i reati commessi fino a quel momento. L'arresto di Duterte s'inseriscce in una guerra fra le potenti dinastie di Marcos e Duterte , famiglie che dominano la politica filippina controllando l'economia e l'esercito .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-13032025-AFFATATO.mp3\"][/audio]","15 Marzo 2025","2025-03-15 23:39:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 13/03/2025-PANAMA,BLACKROCK E L'AMERICA LATINA SECONDO TRUMP-STATI UNITI : IL FARDELLO DEL DEBITO -FILIPPINE : DUTERTE ALLA CORTE PENALE DELL'AIA PER I MASSACRI DELLA SUA GUERRA AI POVERI ...","podcast",1742081949,[325],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[289],{"post_content":328,"post_title":332},{"matched_tokens":329,"snippet":330,"value":331},[18],"dell'ex presidente delle Filippine Rodrigo \u003Cmark>Duterte\u003C/mark> che è stato arrestato e","Bastioni di Orione in questa puntata con Diego Battistessa ,reporter e analista politico esperto di America Latina, guardiamo a Panama e alll'acquisizione da parte del gigante finanziario Blackrock che controlla quasi 11000 miliardi di dollari di asset ,dei porti d'ingresso e d'uscita del canale dalla compagnia di Hong Kong Ck Huttchinson. 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Ne parliamo con Sabrina Moles collaboratrice di China Files con cui affrontiamo i riflessi dell'esito elettorale nell' area dell'indo pacifico, l'abile operazione mediatica del neo presidente che ha spacciato il periodo della dittatura di Marcos come una fase di stabilità e progresso,la mancanza di memoria storica ,la nefasta eredità della presidenza Duterte.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/bastioni-19052022-sabrina.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAltre elezioni in Colombia ,ne parliamo con Diego Battistessa da Bogotà con cui approfondiamo lo scenario elettorale che nei sondaggi vede favorito Gustavo Preto della coalizione di sinistra , le tensioni che agitano la campagna elettorale con rischio di attentati e voci di golpe ,il ruolo della candidata vicepresidente Francia Marquez afrodiscendente e proveniente da una delle zone più povere del paese, il declino della pressione nordamericana sull'area fra problemi interni , guerra in Europa e confronto con la Cina.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/BASTIONI-19052022-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","21 Maggio 2022","2022-05-21 23:57:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 19/05/2022- FILIPPINE : A VOLTE RITORNANO ANCORA LA FAMIGLIA MARCOS AL POTERE -COLOMBIA LA PAURA DEI \"PODERES FACTICOS\"DI FRONTE ALLA POSSIBILE VITTORIA ELETTORALE DELLA SINISTRA.",1653177341,[325],[289],{"post_content":358},{"matched_tokens":359,"snippet":360,"value":361},[18],"la nefasta eredità della presidenza \u003Cmark>Duterte\u003C/mark>.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/bastioni-19052022-sabrina.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r"," \r\n\r\nBastioni di Orione racconta dell'esito delle elezioni nelle Filippine dove si è affermato il figlio di Marcos ,il dittatore che governo' il paese per piu' di 20 anni con la repressione, al soldo degli interessi nordamericani arrichendosi in modo osceno . Ne parliamo con Sabrina Moles collaboratrice di China Files con cui affrontiamo i riflessi dell'esito elettorale nell' area dell'indo pacifico, l'abile operazione mediatica del neo presidente che ha spacciato il periodo della dittatura di Marcos come una fase di stabilità e progresso,la mancanza di memoria storica ,la nefasta eredità della presidenza \u003Cmark>Duterte\u003C/mark>.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/bastioni-19052022-sabrina.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAltre elezioni in Colombia ,ne parliamo con Diego Battistessa da Bogotà con cui approfondiamo lo scenario elettorale che nei sondaggi vede favorito Gustavo Preto della coalizione di sinistra , le tensioni che agitano la campagna elettorale con rischio di attentati e voci di golpe ,il ruolo della candidata vicepresidente Francia Marquez afrodiscendente e proveniente da una delle zone più povere del paese, il declino della pressione nordamericana sull'area fra problemi interni , guerra in Europa e confronto con la Cina.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/BASTIONI-19052022-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[363],{"field":97,"matched_tokens":364,"snippet":360,"value":361},[18],{"best_field_score":204,"best_field_weight":205,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":206,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":48},{"document":367,"highlight":386,"highlights":391,"text_match":202,"text_match_info":394},{"comment_count":48,"id":368,"is_sticky":48,"permalink":369,"podcastfilter":370,"post_author":371,"post_content":372,"post_date":373,"post_excerpt":54,"post_id":368,"post_modified":374,"post_thumbnail":375,"post_title":376,"post_type":322,"sort_by_date":377,"tag_links":378,"tags":384},"50469","http://radioblackout.org/podcast/bello-come-una-prigione-che-brucia-la-puntata-del-29-ottobre/",[283],"dj","Nella puntata di oggi oltre ad alcune notizie dall'Italia cercheremo di dare spazio all'approfondimento di una tendenza osservabile su scala globale che riguarda un prepotente ritorno sullo scenario politico di istanze ultra-autoritarie che sul piano repressivo e punitivo rimandano ad un approccio di violenza statale da regime dittatoriale, come in Brasile che elegge come presidente il candidato nazi-evangelico Bolsonaro, ma che in realtà si può sovrapporre ad altre opzioni politiche, seppur con gradi di intensità diversi, che possiamo osservare negli USA di Trump, nell'India di Modi, nell'Egitto di Al Sisi e nella Turchia di Erdogan o le Filippine di Duterte e via dicendo.\r\n\r\nIn tutti i paesi elencati, e in modo meno evidente ma anche in Italia, la propaganda incentrata sulla Tolleranza Zero e su temi securitari, in qualche modo seduce e stordisce (a seconda dei casi) pezzi di elettorato e di popolazione, ma allo stesso tempo distrae dalle politiche economiche incentrate su massicce privatizzazioni, detassazioni, deregolamentazioni e via 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Duterte, una biografia ufficiale da ex capo di un clan di spacciatori, una biografia ufficiosa in una famiglia sempre all'ombra del potere, un populista feroce.\r\nDa noi se ne è parlato solo per le male parole rivolte al suo collega statunitense Barack Obama.\r\nNe abbiamo discusso con Robertino, autore di un pezzo che uscirà sul prossimo numero del settimanale Umanità Nova.\r\n\r\nL’anarchia. I mezzi, i fini: la scommessa della coerenza, lo stretto intreccio tra processo rivoluzionario e evento insurrezionale, il vicolo chiuso del nichilismo. Una riflessione sulla rivoluzione ai tempi della peste.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo.\r\n\r\nVeleno e vecchi merletti. 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