","Il Kazakistan è davvero pacificato?",1645207449,[101,102,103],"http://radioblackout.org/tag/kazakistan/","http://radioblackout.org/tag/prezzo-del-gas/","http://radioblackout.org/tag/rivolta/",[24,30,16],{"post_content":106},{"matched_tokens":107,"snippet":108,"value":109},[26],"internazionali parlano di pacificazione del \u003Cmark>Kazakhstan\u003C/mark> ma proprio per la dimensione","Il tema dell'aumento dei prezzi del gas e delle materie prime è diventato centrale e trasversale geograficamente negli ultimi tempi.\r\n\r\nIn Kazakistan qualche mese fa alcune proteste sono scoppiate proprio per questa ragione ed avevano portato a un bilancio di 164 morti tra i dimostranti e 18 tra le forze dell’ordine, oltre 8000 arresti, oltre tre miliardi di danni economici dovuti agli scioperi, al blocco delle comunicazioni e dei trasporti e per i danneggiamenti. Dopo agitazioni e rivolte durate quasi una settimana – soprattutto grazie all’intervento delle truppe dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Csto) – il presidente Qasym-Jomart Toqaev è riuscito a riprendere il controllo della situazione e ha promesso anzi che entro la fine del mese di gennaio quest’ultime verranno ritirate completamente dal paese.\r\n\r\nAd oggi le testate internazionali parlano di pacificazione del \u003Cmark>Kazakhstan\u003C/mark> ma proprio per la dimensione di questi eventi e per la loro interconnessione geopolitica, ci chiediamo se sia davvero possibile parlare di pacificazione e in che termini, se sia corretto identificare queste lotte come di una classe operaia che si è ribellata e se la forte presenza femminile all'interno della manodopera kazaka abbia avuto un ruolo importante nell'impedire la proliferazione del fondamentalismo islamico. \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Maurizio, ricercatore sul Kazakistan.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/maurizio-kazakistan-_2022.02.17-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]",[111],{"field":79,"matched_tokens":112,"snippet":108,"value":109},[26],578730123365187700,{"best_field_score":115,"best_field_weight":116,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":117,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":119,"highlight":137,"highlights":142,"text_match":113,"text_match_info":145},{"cat_link":120,"category":121,"comment_count":43,"id":122,"is_sticky":43,"permalink":123,"post_author":46,"post_content":124,"post_date":125,"post_excerpt":49,"post_id":122,"post_modified":126,"post_thumbnail":127,"post_thumbnail_html":128,"post_title":129,"post_type":52,"sort_by_date":130,"tag_links":131,"tags":136},[40],[42],"6553","http://radioblackout.org/2012/02/susa-alla-sbarra-tre-antinuclearisti/","Oggi si è aperto a Susa, il processo contro tre antinuclearisti, che il 7 febbraio del 2011, manifestarono davanti alla stazione di Condove-Chiusa San Michele contro il passaggio di un treno contenente scorie radioattive e diretto in Francia.\r\nIl processo è stato rimandato all'11 luglio. Ricordiamo in breve la vicenda.\r\n\r\nIl treno era il primo di 12 trasporti nucleari, partiti dal deposito di Saluggia per il sito di riprocessamento di La Hague.\r\nQuella sera, una violenta carica dei Carabinieri, al grido di: “avanti, avanti, massacrateli tutti...” sgomberò il presidio.\r\nDue mesi dopo una protesta analoga si svolse alla stazione di Avigliana: gli antinuclearisti si distesero sui binari e vennero portati via di peso da poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa.\r\n\r\nDopo non ci sono stati altri treni.\r\nLa situazione in Val Susa era diventata incandescente per l'occupazione militare della Maddalena e al ministero dell'Interno hanno preferito far passare del tempo. Contemporaneamente il gravissimo incidente di Fukushima aveva acceso le luci di allarme sulla pericolosità del nucleare, rendendo inopportuno insistere nei viaggi.\r\nI due trasporti sono stati fatti senza informare le popolazioni interessate dal passaggio dei treni pieni di scorie, alla faccia della legge regionale che prescrive che chi abita nell'arco di tre chilometri dalla ferrovia venga informato, siano fatte delle prove di evacuazione in caso di incidente nucleare.\r\nLe radiazioni ionizzanti sono molto pericolose perché penetrano oltre gli involucri per decine di metri intorno al treno.\r\n\r\nL’85% delle scorie radioattive prodotte in Italia si trovano in Piemonte, tra Saluggia, Trino vercellese e Bosco Marengo. Dopo venticinque anni dalla chiusura delle centrali nucleari italiane la questione delle scorie non è stata risolta. E non lo sarà mai, perché le scorie restano pericolosissime per la salute umana e per l’ambiente per decine di migliaia di anni.\r\nIn nessun paese al mondo c’è un sito per lo stoccaggio. Costi altissimi e l’opposizione delle popolazioni coinvolte ha fatto sì che le scorie rimanessero nei pressi delle centrali.\r\nLe scorie trasportate dai due treni nucleari vanno nell’impianto di La Hague, dove vengono “riprocessate” e poi rimandate in Piemonte. Radioattive e pericolose come prima, perché a La Hague si limitano estrarre il Mox, un combustibile per le centrali, e il plutonio. Il plutonio serve ad una sola cosa: fare le bombe atomiche.\r\nIl sito di Saluggia non è sicuro: nell’ultima alluvione le falde sono state contaminate.\r\nDopo decenni continuano a raccontare la favola che l’energia nucleare costa meno. Mentono. Non calcolano i costi di smaltimento delle scorie, la “messa in sicurezza” delle vecchie centrali, i militari e poliziotti che sorvegliano impianti che sono come bombe atomiche.\r\nL’incidente di Fukushima è stato classificato tra i più gravi della storia. Dicono che si tratta di fatti eccezionali e imprevedibili: possibile che la nostra vita sia affidata a gente che si basa sulle statistiche? Come si fa a definire eccezionali eventi che si sono verificati ogni 10 anni? Negli ultimi trent’anni vi sono stati ben tre incidenti gravissimi: Tree Miles Island (USA), Cernobyl (URSS), Fukushima (Giappone).\r\nLe miniere di uranio tra 50/60 anni si esauriranno. Ben diversamente dalle fonti energetiche “alternative”.\r\nI politici parlano di indipendenza energetica. Un’altra menzogna. Le miniere si trovano in Australia, Canada, Kazakhstan, Namibia, Niger e Russia; l’85% dei giacimenti è controllato da sette compagnie.\r\nSe uno dei treni diretti in Francia deragliasse, se qualcuno lo scegliesse come obiettivo e lo facesse saltare, se ci fosse una scossa di terremoto – anche lieve – mentre attraversa Torino, migliaia di persone dovrebbero essere evacuate e tutti rischieremmo la vita.\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/luca_treno_nucleare.mp3\"]\r\n\r\nScarica il podcast\r\n\r\nAscolta l'intervista con Lorenzo Bianco, antinuclearista\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/lorenzo_treno_nucleare.mp3\"]\r\n\r\nScarica il podcast\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","15 Febbraio 2012","2025-09-24 22:01:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/treno-scorie-nucleari-foto-raggi-infrarossi-4-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"223\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/treno-scorie-nucleari-foto-raggi-infrarossi-4-300x223.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/treno-scorie-nucleari-foto-raggi-infrarossi-4-300x223.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/treno-scorie-nucleari-foto-raggi-infrarossi-4.jpg 598w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Susa: alla sbarra tre antinuclearisti",1329308531,[132,133,134,135],"http://radioblackout.org/tag/condove/","http://radioblackout.org/tag/processo/","http://radioblackout.org/tag/treni-nucleari/","http://radioblackout.org/tag/val-susa/",[18,22,28,20],{"post_content":138},{"matched_tokens":139,"snippet":140,"value":141},[26],"si trovano in Australia, Canada, \u003Cmark>Kazakhstan\u003C/mark>, Namibia, Niger e Russia; l’85%","Oggi si è aperto a Susa, il processo contro tre antinuclearisti, che il 7 febbraio del 2011, manifestarono davanti alla stazione di Condove-Chiusa San Michele contro il passaggio di un treno contenente scorie radioattive e diretto in Francia.\r\nIl processo è stato rimandato all'11 luglio. 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Il ministro degli Esteri Bonino e quello dell'Interno Alfano hanno fatto lo scaricabarile e non è certo il ritiro del decreto di espulsione a modificare la situazione.\r\nOrmai la donna e sua figlia sono nelle mani dell'autocrate kazako Nazarbayev, che difficilmente mollerà i due ostaggi che lo Stato italiano gli ha consegnato.\r\nI fragili equilibri nella grosse coalition all’italiana si sono ulteriormente incrinati, con il pressing nei confronti di Alfano da parte del PD. Sapremo nelle prossime ore se la testa Procaccini, il capo di Gabinetto del vice premier, dimessosi oggi basterà a chiudere la vicenda o se sarà solo l’innesco di una crisi che è ormai nell’aria da giorni. L’accelerazione l’ha data il mini aventino del PDL che si è arroccato in difesa di Berlusconi, cui la Cassazione potrebbe comminare in via definitiva l’interdizione dai pubblici uffici.\r\nUn fatto è certo. Questa vicenda poteva rimanere tra le tante denunce nel deserto di blog e siti di informazione di nicchia. Invece ha fatto irruzione sui principali quotidiani, che, con La Stampa, in prima fila, mantengono viva l’attenzione sul caso.\r\nSe a questo si aggiunge la pressione della governance economica a livello mondiale, che ha mal gradito la decisione di far slittare l’aumento dell’IVA e la questione dell’IMU a settembre, si ha un quadro che ricorda i giorni precedenti la caduta di Berlusconi e la nascita del governo Monti.\r\nDifficile tuttavia che in questo caso sia ipotizzabile un nuovo governo senza ricorso alle urne. D’altra parte l’indebolimento del paggio del Cavaliere potrebbe essere un obiettivo sufficiente a soddisfare la compagine guidata da Epifani.\r\nSu ben altro piano la vicenda dell’espulsione a tempo di record di Alma Slalabayeva dovrebbe indurre ad una riflessione sulla legislazione nei confronti degli immigrati nel nostro paese, che invece nessuno fa.\r\nLe norme che regolano l'espulsione degli stranieri senza documenti consentono ogni sorta di arbitrio. Uomini e donne possono essere rinchiusi nei CIE sino a 18 mesi solo per verificarne l'identità. Di fatto si tratta di una pena detentiva comminata per via amministrativa come strumento di punizione nei confronti degli immigrati che vi vengono rinchiusi e di minaccia a tutti gli altri. All'occorrenza le procedure possono essere rapidissime. I giudici di pace convalidano quasi sempre e in poche ore ci si può ritrovare all'altro capo del pianeta.\r\nCapita ogni giorno a uomini e donne senza storia, tritati da una macchina oliata negli anni per funzionare senza inceppi.\r\nUna macchina usata anche per questa espulsione eccellente, nei confronti di una donna che viveva con la figlia, il cognato e vari domestici in una villa a Casalpalocco.\r\nD'altra parte il dissidente Ablyazov è una figura tipica del panorama post sovietico: un imprenditore dai modi spicci e dall'attitudine a sostituire nel suo ruolo il primo ed unico presidente del Kazachstan indipendente.\r\nNei prossimi giorni capiremo le reali ripercussioni di questa vicenda sul governo, che gioca a scaricabarile, sperando che qualcuno possa bersi la storiella di un’operazione condotta da funzionari senza consultare il ministro.\r\n\r\nLa domanda che ci siamo posti noi è invece semplice. Perché? Perché il governo italiano ha condotto quest'operazione? Perché tanta fretta?\r\nLa risposta è altrettanto semplice: la trovate sul sito dell'ENI, i cui interessi sul gas e il petrolio kazako sono stati garantiti negli anni prima dal governo Prodi, poi, in successione, da Berlusconi Monti e Letta. Uno dei maggiori investimenti del colosso energetico italiano, dovrebbe cominciare a dare i primi frutti proprio quest'anno: è una gigantesca piattaforma off shore di pompaggio del greggio nel mare Caspio.\r\n\r\nAbbiamo cercato di capirne di più parlandone con Marco Tafel, che da molti anni si occupa di questioni energetiche e degli enormi interessi che le accompagnano.\r\nAscolta il suo intervento:\r\n2013 07 12 tafel kazachstan\r\n\r\nIl primo e unico capo di Stato dell’ex repubblica sovietica ha improntato la sua politica di sviluppo economico e commerciale, con un nucleo centrale costituito dalla risorse energetiche, uno esterno rappresentato da infrastrutture, tecnologia e know-how. Con l’Italia vi è un rapporto privilegiato che risale ai primi anni dopo l’indipendenza nel 1990.\r\nIl paese ha registrato negli ultimi vent’anni un tasso di crescita medio tra i più dinamici al mondo, circa l’8%, secondo soltanto alla Cina e al Qatar. A rendere attraente il Kazakhstan è la posizione strategica, l’ampiezza del territorio - il nono del Pianeta - e la grande ricchezza del sottosuolo. Occupa il 12 esimo posto al mondo per le riserve di petrolio e il 14 esimo per quelle di gas. Non guasta la stabilità politica garantita da una dittatura travestita da democrazia.\r\nDal 1992 in poi i rapporti tra Italia e Kazakhstan si sono rafforzati progressivamente in particolare con il Trattato di partenariato strategico firmato in occasione della visita a Roma di Nazarbaev, nel novembre 2009. In base ai dati kazaki, l’Italia è il secondo Paese destinatario dell’export (petrolio in larghissima parte), con una quota del 18% sul suo interscambio totale, seconda solo alla Cina. I dati del ministero degli Esteri la confermano al secondo posto come Paese esportatore in Kazakhstan - dopo la Germania - in ambito Ue, ed il sesto in assoluto, con oltre 900 milioni di euro nel 2012 (oltre il 70% di tutta l’Asia Centrale), ovvero cinque volte rispetto a dieci anni fa. Inoltre l’Unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan, offre all’Italia opportunità per 34 miliardi di euro. L’Italia ha in Kazakhstan un ruolo centrale. La parte del leone l’ha recitata l’ENI. Il colosso degli idrocarburi è co-operatore del giacimento in produzione di Karachaganak, e partecipa al consorzio North Caspian Sea Psa per lo sviluppo del giacimento Kashagan. \r\n«Il Kazakhstan è per noi un impegno prioritario di lungo termine, dal punto di vista degli investimenti e della produzione futura - spiega Claudio Descalzi, direttore generale del settore Esplorazioni e Produzione -».\r\nDietro all’ Eni in Kazakhstan sono arrivate anche molte e piccole e medie imprese del settore «oil and gas», e in seguito, aziende del settore infrastrutturale o impegnate nelle costruzioni come Salini-Todini, Impregilo, Italcementi, Renco ed altre ancora. Sono 53 le società italiane con sede in Kazakhstan, secondo le stime 2013 dell’Ice, la maggior parte ad Almaty e Astana, oltre a un centinaio di joint-venture italo-kazake. Dal 2007 c’é anche Unicredit che controlla la quinta banca del Paese.\r\nIn prospettiva altri fronti di interscambio potrebbero aprirsi con la collaborazione tra Milano Expo 2015 e Astana 2017 per lo scambio di know-how italiano. Potrebbe registrarsi una crescita di esportazioni nei settori abbigliamento, lusso e arredo.\r\nIn questo quadro i diritti umani della moglie e della figlia di Mukhtar Ablyazov, il capitalista kazako, prima alleato e poi avversario acerrimo di Nazarbayev, contano davvero poco.","16 Luglio 2013","2018-10-17 22:10:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/07/eni-kasakistan-copy-200x110.jpg","Italia/Kazakhstan. Petrolio e diritti umani","podcast",1374003213,[180,55,56,181],"http://radioblackout.org/tag/eni/","http://radioblackout.org/tag/petrolio/",[159,14,26,162],{"post_content":184,"tags":188},{"matched_tokens":185,"snippet":186,"value":187},[26],"Qatar. 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Uomini e donne possono essere rinchiusi nei CIE sino a 18 mesi solo per verificarne l'identità. Di fatto si tratta di una pena detentiva comminata per via amministrativa come strumento di punizione nei confronti degli immigrati che vi vengono rinchiusi e di minaccia a tutti gli altri. All'occorrenza le procedure possono essere rapidissime. 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Con l’Italia vi è un rapporto privilegiato che risale ai primi anni dopo l’indipendenza nel 1990.\r\nIl paese ha registrato negli ultimi vent’anni un tasso di crescita medio tra i più dinamici al mondo, circa l’8%, secondo soltanto alla Cina e al Qatar. A rendere attraente il \u003Cmark>Kazakhstan\u003C/mark> è la posizione strategica, l’ampiezza del territorio - il nono del Pianeta - e la grande ricchezza del sottosuolo. Occupa il 12 esimo posto al mondo per le riserve di petrolio e il 14 esimo per quelle di gas. Non guasta la stabilità politica garantita da una dittatura travestita da democrazia.\r\nDal 1992 in poi i rapporti tra Italia e \u003Cmark>Kazakhstan\u003C/mark> si sono rafforzati progressivamente in particolare con il Trattato di partenariato strategico firmato in occasione della visita a Roma di Nazarbaev, nel novembre 2009. In base ai dati kazaki, l’Italia è il secondo Paese destinatario dell’export (petrolio in larghissima parte), con una quota del 18% sul suo interscambio totale, seconda solo alla Cina. I dati del ministero degli Esteri la confermano al secondo posto come Paese esportatore in \u003Cmark>Kazakhstan\u003C/mark> - dopo la Germania - in ambito Ue, ed il sesto in assoluto, con oltre 900 milioni di euro nel 2012 (oltre il 70% di tutta l’Asia Centrale), ovvero cinque volte rispetto a dieci anni fa. Inoltre l’Unione doganale tra Russia, Bielorussia e \u003Cmark>Kazakhstan\u003C/mark>, offre all’Italia opportunità per 34 miliardi di euro. L’Italia ha in \u003Cmark>Kazakhstan\u003C/mark> un ruolo centrale. La parte del leone l’ha recitata l’ENI. Il colosso degli idrocarburi è co-operatore del giacimento in produzione di Karachaganak, e partecipa al consorzio North Caspian Sea Psa per lo sviluppo del giacimento Kashagan. \r\n«Il \u003Cmark>Kazakhstan\u003C/mark> è per noi un impegno prioritario di lungo termine, dal punto di vista degli investimenti e della produzione futura - spiega Claudio Descalzi, direttore generale del settore Esplorazioni e Produzione -».\r\nDietro all’ Eni in \u003Cmark>Kazakhstan\u003C/mark> sono arrivate anche molte e piccole e medie imprese del settore «oil and gas», e in seguito, aziende del settore infrastrutturale o impegnate nelle costruzioni come Salini-Todini, Impregilo, Italcementi, Renco ed altre ancora. Sono 53 le società italiane con sede in \u003Cmark>Kazakhstan\u003C/mark>, secondo le stime 2013 dell’Ice, la maggior parte ad Almaty e Astana, oltre a un centinaio di joint-venture italo-kazake. Dal 2007 c’é anche Unicredit che controlla la quinta banca del Paese.\r\nIn prospettiva altri fronti di interscambio potrebbero aprirsi con la collaborazione tra Milano Expo 2015 e Astana 2017 per lo scambio di know-how italiano. Potrebbe registrarsi una crescita di esportazioni nei settori abbigliamento, lusso e arredo.\r\nIn questo quadro i diritti umani della moglie e della figlia di Mukhtar Ablyazov, il capitalista kazako, prima alleato e poi avversario acerrimo di Nazarbayev, contano davvero poco.",[189,191,193,195],{"matched_tokens":190,"snippet":159,"value":159},[],{"matched_tokens":192,"snippet":14,"value":14},[],{"matched_tokens":194,"snippet":69,"value":69},[26],{"matched_tokens":196,"snippet":162,"value":162},[],[198,204],{"field":31,"indices":199,"matched_tokens":200,"snippets":202,"values":203},[85],[201],[26],[69],[69],{"field":79,"matched_tokens":205,"snippet":186,"value":187},[26],{"best_field_score":83,"best_field_weight":84,"fields_matched":85,"num_tokens_dropped":43,"score":86,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},6652,{"collection_name":177,"first_q":26,"per_page":148,"q":26},{"title":210,"slug":211},"Bobina","bobina-intelligente",["Reactive",213],{},["Set"],["ShallowReactive",216],{"$f_gHogzgsXwyL7KBO1jhzKvSrPuXuDt76udnDdqtTLrs":-1,"$f4ZN7EWWJS75bK6GiMN2czcYFTYIYG_7XMlDEsq_nyiI":-1},true,"/search?query=Kazakhstan"]