","Strapotere jihadista in Sahel o speranze della diffusione delle lotte sudanesi?","post",1591963975,[59,60,61,62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/al-qaida-nel-maghreb/","http://radioblackout.org/tag/boko-haram/","http://radioblackout.org/tag/burundi/","http://radioblackout.org/tag/droukdel/","http://radioblackout.org/tag/libia/","http://radioblackout.org/tag/nigeria/","http://radioblackout.org/tag/nkurunziza/","http://radioblackout.org/tag/sahel/",[68,69,12,70,71,72,15,73],"al Qaida nel maghreb","Boko Haram","Droukdel","libia","nigeria","sahel",{"post_content":75},{"matched_tokens":76,"snippet":78,"value":79},[77],"Pierre","arrivare alla improvvisa morte di \u003Cmark>Pierre\u003C/mark> 'Nkourunziza, presidente del Burundi da","Negli ultimi giorni il Sahel e i territori limitrofi hanno registrato una recrudescenza di violenze quotidiane (i femminicidi in Nigeria), uccisioni (stragi e razzie attribuite a Boko Haram a Gobio nel distretto di Maidoguri), catture (Kushayb, il leader degli Janjiaweed, i diavoli a cavallo braccio armato di al Bashir in Sudan); fino ad arrivare alla improvvisa morte di \u003Cmark>Pierre\u003C/mark> 'Nkourunziza, presidente del Burundi da quasi un ventennio controllato dal suo regime, dove la sua scomparsa può apportare cambiamenti nell'area dei Grandi Laghi: o una maggiore repressione, o una qualche apertura in chiave sudanese, dove ora non vigono più sanzioni e forse lo sviluppo può passare oltre la gomma arabica.\r\n\r\nL'area, che coinvolge anche la Libia e gli interessi internazionali nascosti da quel conflitto, è in ebollizione per il fenomeno del jihadismo, rappresentato dallo scontro fortissimo tra i due macro-brand (Isis e al Qaida), che stanno pubblicizzando il covid come un'arma di Allah; e dalle contromisure di potenze globali, in primis la Francia (attivissima nell'area del Sahel – come dimostra l'uccisione in Mali di Droukdel, il leader algerino di al Qaida nel Maghreb) che ha realizzato un'alleanza per il controllo del territorio al confine tra Niger e Mali con l'Italia (operazioni militari volte a contrastare l'emigrazione); una strategia di coalizione franco-italiana in funzione antiturca nella vicina Libia, dove peraltro si trovano ufficialmente tutti ad appoggiare l'attuale vincitore Serraj.\r\n\r\nIl tutto scorre su un quadro generale che vede le popolazioni dedite ad attività che nel loro sviluppo postcoloniale sottraggono le risorse a disposizione l'una all'altra: acqua e territori sono disputati da allevatori e coltivatori e i contrasti vengono sfruttati dai differenti gruppi affiliati al jihad e in assenza di strutture di welfare le popolazioni si \"devono\" rivolgere alle differenti milizie per la loro tutela.\r\n\r\nPer condensare in un'analisi coerente tutte queste notizie differenti ci siamo rivolti ad Angelo Ferrari, giornalista e scrittore esperto di Africa:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/2020_06_11_Ferrari-jihad-africana.mp3\"][/audio]",[81],{"field":82,"matched_tokens":83,"snippet":78,"value":79},"post_content",[77],578730123365187700,{"best_field_score":86,"best_field_weight":87,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":17,"score":88,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":45},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":90,"highlight":104,"highlights":109,"text_match":84,"text_match_info":112},{"cat_link":91,"category":92,"comment_count":45,"id":93,"is_sticky":45,"permalink":94,"post_author":48,"post_content":95,"post_date":96,"post_excerpt":51,"post_id":93,"post_modified":97,"post_thumbnail":98,"post_thumbnail_html":99,"post_title":100,"post_type":56,"sort_by_date":101,"tag_links":102,"tags":103},[42],[44],"45345","http://radioblackout.org/2018/01/debito-pubblico-si-puo-uscire-dalla-spirale/","Appena la campagna elettorale ha toccato tangentemente l’unico punto di una certa centralità politica, il debito pubblico, abbiamo assistito a una levata di scudi da parte dei palazzi che contano, quelli dell’UE. Alla timida proposta del candidato premier del M5S di sforare il sacro tetto del 3%, il commissario Pierre Moscovici è subito accorso a puntare il dito contro proposte “irresponsabili”. Nonostante ciò la necessità di alleggerire i vincoli di bilancio sembra costituire un’idea che si fa strada in maniera sempre più insistente. Le politiche “keynesiane”, ossia lo stimolo della domanda interna grazie agli investimenti pubblici, fanno consenso a destra come a sinistra: ma alternare fasi di sbornia debitoria con hangover di tagli e austerità costituisce veramente una soluzione? Sarebbe possibile affrontare la questione del debito in maniera un po più radicale?\r\n\r\n\r\n\r\nLo abbiamo chiesto a Giulio Palermo, ricercatore di economia all’università di Brescia\r\n\r\ngiulioPalermo_debito","18 Gennaio 2018","2018-01-21 10:08:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/37-spirali-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"190\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/37-spirali-300x190.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/37-spirali-300x190.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/37-spirali.png 526w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Debito pubblico: si può uscire dalla spirale?",1516286503,[],[],{"post_content":105},{"matched_tokens":106,"snippet":107,"value":108},[77],"tetto del 3%, il commissario \u003Cmark>Pierre\u003C/mark> Moscovici è subito accorso a","Appena la campagna elettorale ha toccato tangentemente l’unico punto di una certa centralità politica, il debito pubblico, abbiamo assistito a una levata di scudi da parte dei palazzi che contano, quelli dell’UE. 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Dopo mesi in cui nelle piazze si gridava \"Tout le monde deteste la police\", la Reazione si fa quindi corpo materiale nell'entusiasmo mediatico e nella compiacenza dei rappresentanti politici. Qual è il ruolo della polizia e delle forze dell'ordine al tempo della crisi e delle nuove forme di sfruttamento? Ad una parte nuovi percorsi di autonomizzazione e livelli di sindacalizzazione mai raggiunti prima, dall'altra un progressivo affievolirsi del ruolo di cani da guardia del potere e di corpo separato in favore di un ruolo di repressione ma anche mediazione e ricomposizione dei conflitti (\"poliziotto di quartiere\") in cui la cittadinanza si rende più attiva (e più complice) e il poliziotto finisce a essere piuttosto baluardo dei \"cittadini\" contro gli esclusi piuttosto che il presidio visibile degli interessi delle classi dirigenti. Naturalmente dove il conflitto si palesa nella sua dimensione sociale la suddetta funzione (che si è prodotta diacronicamente nel passaggio dalla prima società industriale alla nostra cosiddetta postmodernità) s'indebolisce e sfuma sino a una dimensione in cui sincronicamente la polizia incarna entrambe queste funzioni.\r\n\r\nIl nostro sguardo ha interessato sia la realtà statunitense che quella francese.\r\n\r\nAbbiamo dunque raggiunto Oakland, California, dove il prof. Alessandro De Giorgi, che insegna criminologia all'università statale San Josè e che ha diversi futuri poliziotti tra i suoi allievi, ha risposto ad alcune nostre domande.\r\n\r\nAbbiamo iniziato proprio dal famoso ammutinamento di buona parte della polizia newyorchese nei confronti del sindaco De Blasio, reo secondo loro di aver delegittimato la polizia ( e la sua violenza) dopo l'uccisione di due agenti da parte di un pregiudicato nero che desiderava vendicare i troppi morti afroamericani per mano della polizia cittadina.\r\n\r\n2016-11-01 18-49-16_SkypeCall_\r\n\r\nLe cifre dunque, come il professor De Giorgi stesso ci ha raccontato, dicono che la polizia rischia molto meno di un tempo. La pressione della criminalità è minore e gli omicidi dei poliziotti si sono dimezzati. Perché allora la polizia è meno disposta a rischiare la vita di un tempo? Si percepiscono davvero come lavoratori tra gli altri? Peraltro muoiono moto meno di altri lavoratori.\r\n\r\n2016-11-01 18-49-16_SkypeCall_\r\n\r\n \r\n\r\nL'ultima questione riguarda il rapporto tra crisi del debito, crisi fiscale e fondi spesi per la sicurezza e le forze dell'ordine. Il malcontento ha in qualche modo a che fare con tagli e misure che hanno colpito le forze dell'ordine in particolare? Come funziona negli Usa il finanziamento alle forze di sicurezza nelle loro varie sfumature (federale, nazionale, conteale).\r\n\r\n2016-11-01 18-49-16_SkypeCall_\r\n\r\n \r\n\r\nAbbiamo montato in un unico contributo audio le due interviste a Pierre, compagno di Nantes attivo durante le manifestazioni contro la Loi Travail e a Mathieu Rigouste, ricercatore indipendente già autore de \"La dominazione della polizia. Una violenza industriale\".\r\n\r\nradiopolizia1-17_11_16-00-58","18 Novembre 2016","2016-12-04 10:18:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/polizia-protesta-660x330-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"150\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/polizia-protesta-660x330-300x150.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/polizia-protesta-660x330-300x150.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/polizia-protesta-660x330.jpg 660w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La polizia all'epoca della crisi economica",1479491541,[127,128,129,130,131,132],"http://radioblackout.org/tag/black-lives-matter/","http://radioblackout.org/tag/loi-travail/","http://radioblackout.org/tag/polizia/","http://radioblackout.org/tag/polizia-postmoderna/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/sindacati-di-polizia/",[134,135,136,28,137,30],"black lives matter","Loi Travail","polizia","repressione",{"post_content":139},{"matched_tokens":140,"snippet":141,"value":142},[77],"audio le due interviste a \u003Cmark>Pierre\u003C/mark>, compagno di Nantes attivo durante","Il senso dei contributi che seguono va colto a partire dalle note manifestazioni di Parigi, quando a inizio ottobre dopo un fatto di cronaca nella regione parigina centinaia di poliziotti armati e mascherati scendono in piazza per chiedere soldi e impunità. 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Il ministro gambiano dell’Informazione Sherif Bojang ha quindi avuto buon gioco ad accusare la Corte di aver ignorato i crimini di guerra occidentali.\r\n\r\n \r\n\r\nOccasione dunque per un'emancipazione tardiva dalle impostazioni dei codici occidentali, o scappatoia per evitare di essere incriminati internazionalmente? Velleità di licenza di uccidere e restare impuniti, oppure affrancamento dell'Africa per via giuridica, chiamandosi fuori dalle discriminazioni coloniali, che non colpiscono il reo confesso Blair ma si accaniscono su altrettanto sanguinari autocrati africani?\r\n\r\nProbabilmente entrambe le cose, ovvero: forse si dà questa possibilità di rifiutare l'imposizione di una Corte penale postcoloniale pronta a giudicare e sanzionare soltanto despoti africani, perché questi ultimi, dopo aver affamato le loro popolazioni, pretendono anche l'impunità e ulteriori mandati extracostituzionali.\r\n\r\n \r\n\r\nComunque lo spirito del tempo conduce a questi rifiuti ormai estesi di sottostare a regole create apposta per mantenere sotto il giogo europeo i paesi africani; e contemporaneamente queste manovre servono ai regimi sanguinari per perpetuarsi: è il caso del Burundi, come del Gambia... un po' diverso quello sudafricano, ma sempre ispirato dalla difesa della leadership, a tutti i costi. Ufficialmente il governo gambiano accusa il tribunale di non essere equo e di perseguire solo i capi di Stato africani. In realtà Yahya Jammeh (al potere dal 1996, guida uno dei regimi più oppressivi al mondo, con arresti ed esecuzioni sommarie all’ordine del giorno, che si sono moltiplicate in vista del voto di dicembre, dove si è candidato per un quinto mandato), come anche Pierre Nkurunziza, teme l’apertura di indagini a suo carico con il rischio di essere incriminato per reati gravissimi. La sua condotta potrebbe infatti giustificare l’accusa di violazione dei diritti umani e crimini contro l’umanità. Se il Gambia e il Burundi sono due piccoli Stati, il Sudafrica è invece una nazione di grande rilevanza nel continente. In questo caso, i politici sudafricani non corrono il rischio di essere incriminati, ma la leadership di Pretoria non vuole essere costretta dalla Cpi a perseguire i propri alleati (l’anno scorso, lungi dal far scattare le manette, Zuma ha accolto a braccia aperte a Pretoria il presidente sudanese Omar Bashir, su cui pende dal 2009 un mandato di cattura per crimini contro l’umanità). Desmond Tutu ha bollato queste manovre come pretesa di avere la licenza di uccidere... Gli accordi prevedono un anno dalla dichiarazione di volontà di uscita dalla Corte prima che questa sia esecutiva: il 2017 potrebbe prospettarsi come l'anno della dissoluzione della Corte Penale Internazionale come organismo neocoloniale?\r\n\r\n \r\n\r\nAbbiamo interpellato Marta Mosca, anropologa esperta della regione dei Grandi Lghi per capirne qualcosa in più.\r\n\r\nburundi-e-cpi","29 Ottobre 2016","2016-10-31 12:29:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016_10_28-cpi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"288\" height=\"162\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016_10_28-cpi.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","2017: Fuga dalla Corte penale internazionale",1477730754,[161,162,163,164],"http://radioblackout.org/tag/burundi-gambia-sudafrica/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo-e-neocolonialismo/","http://radioblackout.org/tag/corte-penale-internazionale/","http://radioblackout.org/tag/despoti-africani/",[32,166,167,26],"colonialismo e neocolonialismo","Corte Penale Internazionale",{"post_content":169},{"matched_tokens":170,"snippet":171,"value":172},[77],"un quinto mandato), come anche \u003Cmark>Pierre\u003C/mark> Nkurunziza, teme l’apertura di indagini","Dopo il Burundi e il Sudafrica, anche il Gambia ha annunciato di voler uscire dalla Corte penale internazionale (Cpi), che è nata nel 2002, dopo essere stata prevista dallo Statuto di Roma ratificato da 123 Paesi, ha visto incriminare solo politici africani. 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La sua decisione di correre per il terzo mandato consecutivo aveva innescato numerose proteste pubbliche, contraddistinte dal carattere politico delle rivendicazioni e da una composizione eterogenea e trasversale delle piazze- ben al di là delle comuni distinzioni \"etniche\" hutu/tutsi, sempre utilizzate dai media internazionali. Il conto delle vittime, a pochi mesi dalla rielezione, è salito a più di 400 persone, in un'escalation di violenza che non accenna a rallentare. Di fronte al pericolo di nuovi sollevamenti dal basso della popolazione, membri del governo, composto dalla maggioranza hutu, non esitano a rispolverare concetti e parole d'ordine che riportano alla mente lo spettro del genocidio. Eppure,come ci ha confermato Marta,e a dispetto dei titoli \"terroristici\" dei media, non siamo oggi sull'orlo di un nuovo genocidio. La classe politica dominante del paese utilizza lo spauracchio del conflitto etnico e la polarizzazione binaria hutu/tutsi per neutralizzare la portata politica e sociale della situazione. In ciò riproducendo la \"ragione coloniale\", che- complice un'antropologia allora ancella degli interessi europei e della spartizione del continente cominciata a cavallo tra il XIX e il XX secolo- inventò la categoria di \"etnia\" per meglio dividere e governare le popolazioni sottomesse.Una tassonomia del potere coloniale, dunque... Basti ricordare come, originariamente, quelle di hutu e tutsi, non erano affatto categorie razziali nè etniche distinte, ma indicavano gruppi socio-politici a loro volta caratterizzati da un'intensa stratificazione interna. Un'occasione infine, quella della diretta di oggi, per esercitare una volta di più l'attitudine critica nei confronti dei concetti e degli scenari mobilitati dai media mainstream.\r\n\r\nAscolta la diretta con Marta:\r\n\r\nUnknown","9 Maggio 2016","2016-05-12 12:23:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/burundi-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"150\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/burundi-300x150.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/burundi-300x150.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/burundi.jpeg 318w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Burundi. Non è genocidio, è la politica, Bellezza...",1462802499,[],[],{"post_content":193},{"matched_tokens":194,"snippet":195,"value":196},[77],"dai principi costituzionali, dell'attuale presidente \u003Cmark>Pierre\u003C/mark> Nkurunziza. 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Di fronte al pericolo di nuovi sollevamenti dal basso della popolazione, membri del governo, composto dalla maggioranza hutu, non esitano a rispolverare concetti e parole d'ordine che riportano alla mente lo spettro del genocidio. Eppure,come ci ha confermato Marta,e a dispetto dei titoli \"terroristici\" dei media, non siamo oggi sull'orlo di un nuovo genocidio. La classe politica dominante del paese utilizza lo spauracchio del conflitto etnico e la polarizzazione binaria hutu/tutsi per neutralizzare la portata politica e sociale della situazione. In ciò riproducendo la \"ragione coloniale\", che- complice un'antropologia allora ancella degli interessi europei e della spartizione del continente cominciata a cavallo tra il XIX e il XX secolo- inventò la categoria di \"etnia\" per meglio dividere e governare le popolazioni sottomesse.Una tassonomia del potere coloniale, dunque... 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C. Platone scrisse l’opera “I dialoghi” in cui immagina che nel 421 a. C. Solone avesse compiuto un viaggio in Egitto. I sacerdoti egizi gli raccontarono che 9000 anni prima esisteva al di là delle colonne d’Ercole una grande isola chiamata Atlantide con uno splendido e potente regno che fu inghiottito dall’oceano in uno solo giorno e una sola notte. Da allora furono scritte milioni di pagine per dimostrare che Atlantide esistette davvero e altrettante per dimostrare che era solo un mito. I fautori della reale esistenza a loro volta si dividono sull’esatta collocazione, dall’oceano Atlantico (in linea con Platone) a Creta, la Sardegna, il mar Baltico, il Sahara e tante altre. Poi arrivarono le opere di fantasia, e Atlantide fece la sua apparizione in romanzi, film e fumetti. Nel 1919 lo scrittore francese Pierre Benoit scrive “L’Atlantide” che diventa un best-seller. Il tenente André de Saint-Avit racconta in prima persona il suo viaggio insieme al capitano François Morhange nella ragione desertica dell’Hoggar. Qui trova una città antichissima dove tre uomini passano indolentemente il tempo discutendo di politica e filosofia, giocando a carte e ubriacandosi. Sono il professor Le Mesge, il reverendo Spardek e il conte Bielowsky. In una sala di marmo rosso ci sono delle nicchie che ospitano statue di in oricalco, ognuna con un nome, una data di nascita e una di morte. Le Mesge spiega all’inorridito Saint-Avit che si tratta di uomini di diverse nazioni che sono arrivati in quel luogo, si sono innamorati di Antinea, ultima regina di Atlantide, che dopo pochi mesi si è stancata ed essi si sono suicidati perché “chi la in incontra dimentica tutto, famiglia patria, onore”. Lo stesso Le Mesge racconta che Atlantide si trovava al centro del Sahara che allora era un mare, ma un giorno le acque si ritirarono e la splendida città si trovò circondata dalla sabbia come si trova ora. Finalmente Saint-Avit incontra la misteriosa regina, affiancata dalle sue quattro ancelle con il suo ghepardo. Antinea vuole vendicare le antiche regine e principesse come Cleopatra, Didone, Medea e Arianna, che furono tradite e deluse dagli altezzosi uomini giunti dall’Europa. Antinea vuole Morhange che, primo tra tutti, la respinge, e allora lei induce Saint-Avit a ucciderlo. Dopo l’omicidio Saint-Avit riesce a fuggire aiutato dall’ancella Tanit-Zerga, che muore durante la traversata del deserto, e a raggiungere Tombouctou. L’inchiesta sulla morte di Morhange non conclude nulla e il tenente riprende servizio. Qui finisce il suo racconto. Ma da allora (come aveva detto Le Mesge) non è più riuscito dimenticare Antinea, e un giorno decide di ripartire per tornare da lei pur sapendo che il suo destino è la nicchia nella sala di marmo rosso. Antinea apparve nel cinema otto volte, di cui una in parodia con “Totò sceicco” del 1950. L’antica e misteriosa regina era un tema ricorrente della narrativa avventurosa dell’epoca, tra le tante c’è La, regina e sacerdotessa del regno di Opar, nascosto nel folto della jungla africana, che apparve in cinque romanzi di Tarzan tra il 1913 e il 1936. Tra i fumetti su/con Atlantide (senza Antinea) il migliore resta “L’enigma di Atlantide” realizzato nel 1955 dal belga Edgar Jacobs i cui protagonisti, il colonnello Francis Blake e il professor Angus Mortimer, ritrovano Atlantide sopravvissuta fino ai nostri giorni all’insaputa del mondo. 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