","A dieci anni dal crollo del Rana Plaza","post",1682423847,[61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/bangla-desh/","http://radioblackout.org/tag/catena-del-fashion/","http://radioblackout.org/tag/crollo/","http://radioblackout.org/tag/rana-plaza/","http://radioblackout.org/tag/sfruttamento/",[22,28,18,15,67],"sfruttamento",{"post_content":69,"post_title":75,"tags":78},{"matched_tokens":70,"snippet":73,"value":74},[71,72],"Rana","Plaza","anni fa il crollo del \u003Cmark>Rana\u003C/mark> \u003Cmark>Plaza\u003C/mark> con le fabbriche tessili: Era","Lavoro, dieci anni fa il crollo del \u003Cmark>Rana\u003C/mark> \u003Cmark>Plaza\u003C/mark> con le fabbriche tessili: Era il 24 aprile 2013 quando in Bangladesh, a Savar, il RanaPlaza, un edificio di otto piani che ospitava cinque fabbriche tessili dove si producevano capi d’abbigliamento per diversi grandi marchio occidentali (da Zara a Benetton, passando per Walmart e tanti altri), per il sistema della Fast Fashion, crollò.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nNello stabilimento lavoravano circa 5mila persone per diversi marchi d’abbigliamento tra cui Benetton, Camaieu, H&M, Index (Zara, Bershka, Pull and Bear, Oysho, Stradivarius), Primark e Walmart. Sotto le macerie persero la vita in 1.138, altre 2.500 rimasero ferite. Il giorno prima del collasso erano state segnalate delle crepe nei muri e per questo i negozi e la banca presenti ai piani inferiori furono chiusi, mentre i lavoratori e le lavoratrici delle cinque fabbriche tessili attive si ritrovarono obbligati a tornare, alcuni anche minacciati di perdere lo stipendio del mese se si fossero rifiutati.\r\n\r\nNe parliamo con Deborah Lucchetti coordinatrice della campagna abiti puliti.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/RANA-PLAZA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",{"matched_tokens":76,"snippet":77,"value":77},[71,72],"A dieci anni dal crollo del \u003Cmark>Rana\u003C/mark> \u003Cmark>Plaza\u003C/mark>",[79,81,83,85,89],{"matched_tokens":80,"snippet":22},[],{"matched_tokens":82,"snippet":28},[],{"matched_tokens":84,"snippet":18},[],{"matched_tokens":86,"snippet":88},[71,87],"plaza","\u003Cmark>Rana\u003C/mark> \u003Cmark>plaza\u003C/mark>",{"matched_tokens":90,"snippet":67},[],[92,98,101],{"field":35,"indices":93,"matched_tokens":95,"snippets":97},[94],3,[96],[71,87],[88],{"field":99,"matched_tokens":100,"snippet":77,"value":77},"post_title",[71,72],{"field":102,"matched_tokens":103,"snippet":73,"value":74},"post_content",[71,72],1157451471441625000,{"best_field_score":106,"best_field_weight":107,"fields_matched":94,"num_tokens_dropped":47,"score":108,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"2211897868544",13,"1157451471441625195",{"document":110,"highlight":134,"highlights":154,"text_match":104,"text_match_info":163},{"cat_link":111,"category":112,"comment_count":47,"id":113,"is_sticky":47,"permalink":114,"post_author":50,"post_content":115,"post_date":116,"post_excerpt":117,"post_id":113,"post_modified":118,"post_thumbnail":119,"post_thumbnail_html":120,"post_title":121,"post_type":58,"sort_by_date":122,"tag_links":123,"tags":130},[44],[46],"30297","http://radioblackout.org/2015/06/lindia-specchiata-nella-vetrina-dei-negozi-occidentali/","Intorno all'anniversario della presa di potere di Narendra Modi, il nazionalista di destra noto per le stragi interconfessionali in Gujarat del 2003, con Anna Nadotti abbiamo tentato un sintetico excursus dei molti argomenti relativi al subcontinente indiano in questo periodo di molteplici eventi e anniversari, del tutto ignorati dalla informazione mainstream occidentale che accende i riflettori su quella remota area geografica soltanto nel caso di calamità (come il terremoto in Nepal, ora dimenticato), oppure se palazzi fatiscenti fanno strage di lavoratori sottopagati, come nel caso del Rana Plaza in Bangladesh (proprio in questi giorni s'inizia il processo contro il proprietario Sohel Rana per omicidio aggravato di 1250 lavoratori, evento oscurato completamente da noi), ma senza approfondire quale sia il business che sfrutta e uccide quei lavoratori e che deriva dalla futile domanda occidentale di capi d'abbigliamento di quel tipo, per cui ci si dovrebbe sempre chiedere quante volte vengono indossati e se la risposta è un numero superiore a 30, allora forse andrebbero pagati adeguatamente, ma se invece sono inferiori a 5 non è il caso di comprarli, come si dice nel film The True Cost (http://blandonware.com/movietri/play/id129488814/), per bloccare la supply chain della offerta globale.\r\n\r\nAbbiamo iniziato la chiacchierata con Anna traendo spunto da un altro documentario di Ursula Biemann, Global Snapshot, che analizzava le ripercussioni sulle zone climatiche del riscaldamento globale indotto dall'Occidente, perché anche nel caso delle morti per il caldo di questi giorni nella regione di Dehli il First Post commentava i ritardi nella distribuzione dell'acqua come \"tardiva risposta all'attenzione sollevata dai media stranieri\", senza considerare quanto sia preziosa l'acqua in quel paese. Appunto: sempre mantenendo un approccio che parte dal punto di vista occidentale.\r\n\r\nDa qui poi il flusso di analisi e informazioni ha toccato il sistema di dighe che mutano le condizioni agricole di intere regioni (la protesta ignorata dai media mainstream di interi villaggi in sciopero della fame immersi per giorni nelle acque dei bacini artificiali delle dighe il cui innalzamento mette a rischio la loro sopravvivenza); semi Monsanto imposti a contadini costretti a indebitarsi quando il raccolto va perduto (e si sono registrati 250 mila casi di suicidio da parte di queste persone che nella tradizione sopravvivevano con un duro lavoro e che ora sono in balia dei costi di approviggionamento dei semi presso la multinazionale degli Ogm)...\r\n\r\nPotete ascoltare questo e molto altro in questo podcast:\r\n\r\nanna_india","4 Giugno 2015","","2015-06-13 00:02:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/P1020363-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/P1020363-225x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/P1020363-225x300.jpg 225w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/P1020363.jpg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />","L'India specchiata nella vetrina dei negozi occidentali",1433424236,[124,125,126,127,128,129,64],"http://radioblackout.org/tag/cotone-monsanto/","http://radioblackout.org/tag/dighe/","http://radioblackout.org/tag/gujarat/","http://radioblackout.org/tag/india/","http://radioblackout.org/tag/modi/","http://radioblackout.org/tag/nazionalismo-e-colonialismo/",[26,131,20,132,133,34,15],"dighe","india","Modi",{"post_content":135,"tags":139},{"matched_tokens":136,"snippet":137,"value":138},[71,72],"sottopagati, come nel caso del \u003Cmark>Rana\u003C/mark> \u003Cmark>Plaza\u003C/mark> in Bangladesh (proprio in questi","Intorno all'anniversario della presa di potere di Narendra Modi, il nazionalista di destra noto per le stragi interconfessionali in Gujarat del 2003, con Anna Nadotti abbiamo tentato un sintetico excursus dei molti argomenti relativi al subcontinente indiano in questo periodo di molteplici eventi e anniversari, del tutto ignorati dalla informazione mainstream occidentale che accende i riflettori su quella remota area geografica soltanto nel caso di calamità (come il terremoto in Nepal, ora dimenticato), oppure se palazzi fatiscenti fanno strage di lavoratori sottopagati, come nel caso del \u003Cmark>Rana\u003C/mark> \u003Cmark>Plaza\u003C/mark> in Bangladesh (proprio in questi giorni s'inizia il processo contro il proprietario Sohel \u003Cmark>Rana\u003C/mark> per omicidio aggravato di 1250 lavoratori, evento oscurato completamente da noi), ma senza approfondire quale sia il business che sfrutta e uccide quei lavoratori e che deriva dalla futile domanda occidentale di capi d'abbigliamento di quel tipo, per cui ci si dovrebbe sempre chiedere quante volte vengono indossati e se la risposta è un numero superiore a 30, allora forse andrebbero pagati adeguatamente, ma se invece sono inferiori a 5 non è il caso di comprarli, come si dice nel film The True Cost (http://blandonware.com/movietri/play/id129488814/), per bloccare la supply chain della offerta globale.\r\n\r\nAbbiamo iniziato la chiacchierata con Anna traendo spunto da un altro documentario di Ursula Biemann, Global Snapshot, che analizzava le ripercussioni sulle zone climatiche del riscaldamento globale indotto dall'Occidente, perché anche nel caso delle morti per il caldo di questi giorni nella regione di Dehli il First Post commentava i ritardi nella distribuzione dell'acqua come \"tardiva risposta all'attenzione sollevata dai media stranieri\", senza considerare quanto sia preziosa l'acqua in quel paese. 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Una vittoria senz'altro importante per i 4 milioni e mezzo di tessili (al 90 per cento donne), anche se l'aumento salariale è di pochi centesimi, perché i miglioramenti delle condizioni di lavoro arrivano dopo una lotta intensa, durata anni (siamo a sei anni dal crollo del Rana Plaza che fece più di 1100 morti), ma intensificatasi nel 2019, quando 8 giorni di sciopero consecutivi e decise azioni represse dalla polizia hanno portato in piazza sia i lavoratori più giovani che avevano beneficiato maggiormente degli aumenti, che non erano così significativi per i lavoratori con maggiore anzianità. Questo è l'aspetto che ha fatto la differenza: il tentativo di dividere i lavoratori non è riuscito e tutti hanno lottato insieme. Si è ottenuta una vittoria costata a caro prezzo, visto che – come sentite dalle parole di Giuliano Battiston, che è ancora nel paese asiatico – subito dopo sono cominciati i licenziamenti senza giusta causa, arresti in massa, vendette contro chi non si è fatto intimidire nemmeno dai mazzieri, usati dai produttori ed esportatori complici delle grandi griffe occidentali, taroccatori di marchi ma anche di dati che vedono 7000 aziende lavorare in subappalto rispetto alle 3600 ufficiali, in condizioni di totale insicurezza.\r\n\r\nI padroni hanno dovuto accettare gli accordi imposti da Sheikh Hasina, la leader dell'Awami League (al potere dal 2009), che ha vinto le elezioni del 30 dicembre attraverso intimidazioni, arresti, minacce, brogli e repressione, ma che non poteva permettersi una ipervisibilità internazionale che le dimostrazioni accentuavano: meglio concedere subito accordi che garantirebbero la possibilità di svolgere ispezioni in centinaia di fabbriche aggiuntive e metterle in sicurezza... per poi reprimere a riflettori spenti.\r\n\r\nE così sta capitando in un paese militarizzato ogni giorno di più, con la premier che sembra ripetere il mantra sovranista che ferocemente risponde ai detrattori, respingendo le accuse di ferocia mosse dal partito nazionalista di opposizione e rivendicando una ripresa economica reale, la quale le fa dire che i diritti umani sono quelli che premettono i cittadini bengalesi innanzitutto (sembra di sentirla pronunciare slogan come: \"Prima i bengalesi\"), descrivendo i rohingya come spacciatori, pericolosi delinquenti; anche i sindacati per potersi mantenere gli angusti spazi di manovra che portano a quelle vittorie su vertenze particolarmente sentite, evitano di appoggiare creazioni di fronti politici d'opposizione, nonostante una parte dei bengalesi – musulmani come i fuggitivi – pensi che sia giusto aiutare una popolazione perseguitata dai vicini birmani buddisti ufficialmente per motivi religiosi, anche se la motivazione principale è il land grabbing.\r\n\r\n\r\n\r\nPeraltro è difficile trovare appigli anche a livello internazionale, visto che l'accoglienza di 700mila rohingya in fuga dal pogrom birmano hanno accreditato a Hasina un riconoscimento ammantato di peloso umanitarismo, dietro a cui si nasconde il sollievo per una nuova emergenza migranti mondiale, ma che sta producendo insofferenza e episodi di razzismo. Ma la soluzione sembra emergere come un incubo, perché 100mila di quei perseguitati sembrano destinati a un asorta di apartheid su un'isola creata dai detriti della foce del fiume Meghna, esposta ai cicloni, per metà sommersa: un luogo inospitale, dove non c'è nulla e non esistono risorse o attività possibili.\r\n\r\nL'isola di concentramento non è ancora attiva in questa funzione: la stanno allestendo ditte sino-bengalesi al riparo da sguardi indiscreti (nessuno può accedervi, tantomeno ficcanaso giornalisti stranieri) mentre la maggior parte dei rohingya si trovano in campi profughi nell'area di Cox Bazaar. D'altronde la situazione sta precipitando, perché New Delhi sta respingendo rohingya e in 1300 stanno già per premere sui confini bengalesi, arrivando dal lontano Kashmir indiano – e rischiano il rischiosissimo rimpatrio, dopo essere fuggiti alle persecuzioni del Myanmar.\r\n\r\n\r\n\r\nMa tutto questo complesso groviglio di conquiste operaie, repressione, militarizzazione, apartheid ci viene spiegato meglio da Giuliano Battiston, reporter freelance, esperto di Est asiatico.\r\n\r\n \r\n\r\nBangladesh tra lotte operaie e apartheid dei rohingya","20 Gennaio 2019","2019-01-20 01:46:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/bangladesh_Tessili-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/bangladesh_Tessili-300x168.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/bangladesh_Tessili-300x168.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/bangladesh_Tessili-768x430.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/bangladesh_Tessili-1024x573.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/bangladesh_Tessili.jpg 1300w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Bangladesh tra solidarietà operaia e deportazione dei rohingya",1547946974,[179,180,181,182,183,184],"http://radioblackout.org/tag/apartheid/","http://radioblackout.org/tag/bangladesh/","http://radioblackout.org/tag/lotta-operai-tessili/","http://radioblackout.org/tag/rohingya/","http://radioblackout.org/tag/sheikh-hasina/","http://radioblackout.org/tag/solidarieta-operaia/",[186,187,32,188,24,30],"apartheid","Bangladesh","Rohingya",{"post_content":190},{"matched_tokens":191,"snippet":192,"value":193},[71,72],"sei anni dal crollo del \u003Cmark>Rana\u003C/mark> \u003Cmark>Plaza\u003C/mark> che fece più di 1100","Sfruttamento, orari e condizioni di lavoro possono sembrare d'altri tempi per l'Occidente – e non è detto che non tornino anche qui, ma è più facile che si completi la deindustrializzazione – ma anche le forme di solidarietà e di rivendicazione di condizioni di lavoro migliori e aumenti salariali sembrano per noi appartenere a un tempo glorioso ormai irrimediabilmente trascorso delle lotte operaie, che infatti a metà gennaio 2019 a Dhaka hanno ottenuto un risultato, seppur minimo in un settore che produce proventi per 30 miliardi di dollari l'anno, il secondo paese al mondo per esportazione di capi di vestiario dopo la Cina. 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Altre volte entri alle 6. Non sai ancora se alle 11 ti diranno di andare a casa o se andrai avanti fino al pomeriggio. Il giorno dopo magari fai il turno di notte: entri a mezzanotte per uscire alle sei del mattino, ma forse anche a mezzogiorno.\"\r\n\r\nInizia così il reportage di Marina Forti sulle condizioni delle lavoratrici dello stabilimento XpoLogistics, un’azienda del polo logistico di Stradella, in provincia di Pavia, un insieme di capannoni in posizione strategica proprio accanto all’uscita dell’autostrada Piacenza-Torino. Qui si gestisce il commercio online per H&M che commissiona a XpoLogistics la distribuzione just in time dei suoi prodotti. XpoLogistics è una delle maggiori aziende della logistica internazionale e offre supporto logistico per ogni attività che implichi “movimentare” merci. Le lavoratrici non sono però assunte neanche da XpoLogistics ma dalla cooperativa Easy Coop che si impegna a fornire manodopera, anch'essa just in time, per i magazzini di Stradella. Ed è proprio nel meccanismo di commissioni che è possibile trovare il punto di somiglianza tra lo sfruttamento produttivo in zone come il Bangladesh ( come non ricordare la tragedia del Rana Plaza, l’edificio di otto piani crollato il 24 aprile del 2013, sede di numerose aziende di abbigliamento tra cui H&M che ha sepolto sotto le macerie quasi 1200 lavoratori, per lo più donne ) e i capannoni dello smistamento merci del pavese: deresponsabilizzazione totale del marchio committente, scaricamento dei costi e dei rischi sui lavoratori, compressione dei salari e iperflessibilità sono solo alcuni aspetti che accomunano i due poli dell'industria globale dell'abbigliamento.\r\n\r\nIl motore di tutto sta nel concetto di competitività; nel suo nome si delocalizza, si esternalizza, si appalta e si sfrutta. E se le lavoratrici quest'estate hanno incrociato le braccia stanche, letteralmente, dei turni massacranti, degli orari flessibili e del preavviso minimo, la loro lotta ha evidenziato come alcuni aspetti delle condizioni di lavoro non possano in alcun modo essere cambiati. Infatti le lavoratrici sono riuscite a ottenere modifiche contrattuali, un migliore inquadramento e i ticket mensa. Quello che invece non riusciranno ad ottenere sono i miglioramenti legati al modo di lavorare, i turni, gli orari, perché strutturalmente sono questi aspetti a rendere più o meno competitiva un'azienda all'interno del comparto logistico. Se XpoLogistics si è quindi resa disponibile, nonostante le lavoratrici non siano sue dipendenti, a intervenire sui contratti, nulla può di fronte all'esigenza di fornire al committente un servizio il più veloce ed economico possibile, pena la perdita della commessa stessa.\r\n\r\nUna logica spietata che costringe sempre più lavoratori anche in Italia a sottostare a livelli di sfruttamento altissimi e a una flessibilità totale senza riuscire a migliorare significativamente la qualità della propria vita ma anzi sopravvivere appena.\r\n\r\nE se ad essa si aggiunge la tendenza all'investire nell'automazione di certe parti degli snodi logistici, quali ad esempio i magazzini, lo scenario che si prospetta risulta decisamente cupo con la possibilità, che si sta già facendo reale in alcune parti di mondo, della perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro.\r\n\r\nNe abbiamo parlato direttamente con Marina, autrice del reportage pubblicato sul sito \"Internazionale\".\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\noperaiestradella","4 Novembre 2016","2016-11-08 23:27:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/stradella-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/stradella-300x168.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Dalle fabbriche del Bangladesh ai magazzini di Stradella: la filiera dello sfruttamento nell'industria globale dell'abbigliamento",1478283178,[],[],{"post_content":218},{"matched_tokens":219,"snippet":220,"value":221},[71,72],"non ricordare la tragedia del \u003Cmark>Rana\u003C/mark> \u003Cmark>Plaza\u003C/mark>, l’edificio di otto piani crollato","\"Un giorno ti alzi alle 2 del mattino per arrivare al lavoro alle 4. Altre volte entri alle 6. Non sai ancora se alle 11 ti diranno di andare a casa o se andrai avanti fino al pomeriggio. Il giorno dopo magari fai il turno di notte: entri a mezzanotte per uscire alle sei del mattino, ma forse anche a mezzogiorno.\"\r\n\r\nInizia così il reportage di Marina Forti sulle condizioni delle lavoratrici dello stabilimento XpoLogistics, un’azienda del polo logistico di Stradella, in provincia di Pavia, un insieme di capannoni in posizione strategica proprio accanto all’uscita dell’autostrada Piacenza-Torino. Qui si gestisce il commercio online per H&M che commissiona a XpoLogistics la distribuzione just in time dei suoi prodotti. XpoLogistics è una delle maggiori aziende della logistica internazionale e offre supporto logistico per ogni attività che implichi “movimentare” merci. Le lavoratrici non sono però assunte neanche da XpoLogistics ma dalla cooperativa Easy Coop che si impegna a fornire manodopera, anch'essa just in time, per i magazzini di Stradella. Ed è proprio nel meccanismo di commissioni che è possibile trovare il punto di somiglianza tra lo sfruttamento produttivo in zone come il Bangladesh ( come non ricordare la tragedia del \u003Cmark>Rana\u003C/mark> \u003Cmark>Plaza\u003C/mark>, l’edificio di otto piani crollato il 24 aprile del 2013, sede di numerose aziende di abbigliamento tra cui H&M che ha sepolto sotto le macerie quasi 1200 lavoratori, per lo più donne ) e i capannoni dello smistamento merci del pavese: deresponsabilizzazione totale del marchio committente, scaricamento dei costi e dei rischi sui lavoratori, compressione dei salari e iperflessibilità sono solo alcuni aspetti che accomunano i due poli dell'industria globale dell'abbigliamento.\r\n\r\nIl motore di tutto sta nel concetto di competitività; nel suo nome si delocalizza, si esternalizza, si appalta e si sfrutta. 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È coordinatrice della Campagna Abiti Puliti (www.abitipuliti.org), sezione italiana della Clean Clothes Campaign, coalizione internazionale che da decenni promuove i diritti del lavoro nell’industria tessile globale, ed è stata diverse volte in Bangladesh.\r\n\r\nIn Bangladesh milioni di lavoratori sono impiegati nelle manifatture tessili, con salari bassissimi e condizioni di lavoro pessime. Germania, Gran Bretagna, Spagna, Italia sono tra i paesi europei di cui un maggior numero di industrie tessili e di abbigliamento operano in questo paese. Dopo la strage del Rana Plaza, edificio di nove piani crollato il 24 aprile 2013 causando la morte di oltre 1100 lavoratrici e lavoratori, in larga parte donne, molte multinazionali hanno sottoscritto degli accordi per migliorare le condizioni di lavoro, ma non li applicano concretamente.\r\n\r\nE' quindi molto importante la pressione di associazioni e altre realtà solidali in collaborazione con i sindacati bengalesi, per migliorare la situazione del popolo; in caso contrario è facile che il radicalismo islamico diventi la via privilegiata di ribellione contro gli odiati sfruttatori \"occidentali\", coinvolgendo anche appartenenti alla borghesia locale come è il caso del commando autore dell'attacco del 2 luglio.\r\n\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\nUnknown","4 Luglio 2016","2016-07-06 12:40:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/bangladesh_lavoratrici-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/bangladesh_lavoratrici-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/bangladesh_lavoratrici-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/bangladesh_lavoratrici.jpg 470w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il Bangladesh e lo sfruttamento della manodopera tessile",1467639645,[],[],{"post_content":242},{"matched_tokens":243,"snippet":244,"value":245},[71,72],"paese. 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Rigettando le riduzionistiche declinazioni economiciste del concetto, in questo senso l’estrattivismo nomina il sostrato materiale di tutto il sistema capitalista globale e il suo legame strutturale e indissolubile con la crescente vampirizzazione del mondo (non soltanto quello definito come “naturale”), oggettificato in quanto \"risorsa\".\r\n\r\nLa dimensione materiale e distruttiva del capitalismo termoindustriale viene allo stesso tempo costantemente mistificata, tanto da costituirne un rimosso tale da raggiungere esiti estremi. Come nel caso di Kiruna, in Svezia, nella provincia della Lapponia, che si trova a 150 chilometri a nord del circolo polare artico. Dall'inizio di dicembre, per lunghe settimane, la città è avvolta dalla notte polare. In inverno, la temperatura media è di – 14 °C. Per molto tempo, solo i Saamis hanno popolato queste lande. A seguito della scoperta di un giacimento di ferro, nel 1890, vi si stabilì una società mineraria. La città di Kiruna si è sviluppata vicino alla miniera nel 1903 e oggi ospita più di ventimila persone. La ricchezza del suolo è considerata straordinaria. Ancora lontana dall'essere esaurita, la miniera ha già prodotto più di un miliardo di tonnellate di minerale. La vena del giacimento così prolifico, però, penetra nel terreno con un'inclinazione di 60 gradi, il che la conduce direttamente sotto la città, che viene poco a poco inghiottita dalla miniera. Questa esercita una tale presa sugli abitanti di Kiruna che quando la società mineraria statale che la gestisce ha proposto di spostare la città di 3 km, non ha incontrato alcuna resistenza. Gli abitanti sembrano aver normalizzato il fatto che la miniera, come un Moloch moderno, inghiottisce le loro case, le loro strade, i loro spazi di vita.\r\n\r\nE' di questo rimosso, e del suo nesso con il fondamento ed orizzonte bellico del mondo in cui viviamo, che parliamo nelle due puntate di aprile di Happy Hour, insieme ad una compagna del Collettivo Escombrera, autore del libro \"Il rimosso della miniera. 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Gli abitanti sembrano aver normalizzato il fatto che la miniera, come un Moloch moderno, inghiottisce le loro case, le loro strade, i loro spazi di vita.\r\n\r\nE' di questo rimosso, e del suo nesso con il fondamento ed orizzonte bellico del mondo in cui viviamo, che parliamo nelle due puntate di aprile di Happy Hour, insieme ad una compagna del Collettivo Escombrera, autore del libro \"Il rimosso della miniera. La nuova febbre dell'oro nell'Europa in guerra\" (OGzero, 2024).\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/HAPPY-HOUR-ESTRATTIVISMOpt1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n_prima puntata_7.04.24_\r\n00:00 - a cosa serve l'Energia?\r\n08:19 - addentrarsi nella \"materia\": materie prime critiche, strategiche, terre rare\r\n14:50 - riconfigurazione delle catene di approvvigionamento nella guerra mondiale \"a pezzi\"\r\n22:00 - utilità della miniera: militare, nucleare, AI, medicina, agroindustria, finanza, automotive, rinnovabili...\r\n27:30 - fronti di guerra: i progetti strategici europei e italiani del Critical Raw Material Act, l'Ucraina, la Serbia, Panama, l'Artico\r\n57:45- la realtà estrattiva protoindustriale, la produzione della \"natura a buon mercato\"\r\n1:03:30 - Estratti da \"L'invenzione della tradizione del cavar marmi\" nelle Alpi Apuane (Cheddite?, 2021)\r\n1:07:27 - il caso delle Alpi occidentali, le lingere di galleria\r\n1:16:12 - colonialismo interno ed esterno: il Regio Editto Savoia sulla proprietà del sottosuolo del 1840, applicato in Sardegna nel 1848\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/HAPPY-HOUR-ESTRATTIVISMOpt2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n_seconda puntata_14.04.24_\r\n00:00 - il rapporto metabolico tra Capitale e \"natura\" si dà in relazione all'intreccio tra Scienza e Tecnica\r\n7:10 - il ruolo dello Stato e del capitalismo finanziario transnazionale: il caso di ISPRA e Altamin Ldt\r\n19:40 - genealogia del concetto di \"estrattivismo\", lottare contro le forze che rendono sacrificabili alcuni luoghi di vita\r\n27:50 - intrecci: processi di accumulazione originaria in Europa come nel \"Sud globale\"\r\n36:40 - Zonizzazione e militarizzazione: che mondo produce la miniera?\r\n41:20 - Materie prime \"di carta\": il ruolo della finanza\r\n43:45 - \"Ecologia di guerra\", la mitologia green dell'autonomia energetica nello scenario bellico europeo\r\n48:12 - Chi non può essere cooptato, deve essere silenziato: il dispositivo Nimby\r\n\r\n \r\n\r\n_intermezzi musicali_\r\n\r\nTerra, Caetano Veloso\r\n\r\nLa lingera di galleria, canzone dei minatori\r\n\r\nLes mines de charbon, Claude Nougaro\r\n\r\nOcchi di \u003Cmark>rana\u003C/mark>, Kina\r\n\r\nIndecifrabile, Arturo\r\n\r\nWorking in the coal mine, Lee Dorsey",[311],{"field":102,"matched_tokens":312,"snippet":308,"value":309},[307],578730123365187700,{"best_field_score":315,"best_field_weight":200,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":17,"score":316,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},"1108091338752","578730123365187697",{"document":318,"highlight":343,"highlights":348,"text_match":313,"text_match_info":351},{"comment_count":47,"id":319,"is_sticky":47,"permalink":320,"podcastfilter":321,"post_author":322,"post_content":323,"post_date":324,"post_excerpt":117,"post_id":319,"post_modified":325,"post_thumbnail":326,"post_title":327,"post_type":298,"sort_by_date":328,"tag_links":329,"tags":341},"92524","http://radioblackout.org/podcast/10-9-24-andiamo-a-grani-live-a-bologna-pallido-fango/",[257],"outsidermusic","??????? ? ????? - ???? ?? ???????, ?? ?????? ???????:\r\narsider live hosting + live show samplewrap\r\nfield recordings from F.Carella brain archive ket induced dreams\r\nCristal Pussy - live @freakout club - metallaro bolognese edit\r\nGiovanni Rana mandante del sequestro di Aldo Moro (arsider remix)\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Bolo_live_andiamo_a_grani_19102024.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n�? ?????? ???????: ? ?????? ?? ??? ???????????? ??????????? ??? ???? ??? ???????\r\n\r\nIn questo episodio analizziamo una delle trasmissioni radiofoniche dal vivo che meglio riflette le contraddizioni del presente, con un focus sui rischi associati all’adozione di formati estremi nel contesto aziendale. Arsider ha scelto di investire in un format radiofonico audace, caratterizzato da contenuti provocatori e dalla partecipazione diretta del pubblico. Sebbene questo approccio abbia inizialmente attirato un vasto seguito, l'esposizione a tematiche controverse e il tono spesso polemico hanno sollevato significative questioni reputazionali.\r\n\r\nL'analisi spettrometrica dell'ascolto ed il posizionamento LUFS sulla parte apicale della banda frequenze, evidenziano chiaramente come la scelta di formati estremi possa rappresentare sia un'opportunità per l'espansione dei transienti, sia in termini di volume che di visibilità e differenziazione, ma anche un rischio in termini di gestione della reputazione, stabilità del brand e possibili reazioni, da parte del pubblico e degli investitori. L'instabilità dell'audience, i costi imprevisti di gestione delle crisi e l'incapacità di mantenere una coerenza nel posizionamento sono stati fattori determinanti per le criticità incontrate.\r\n\r\nCome spesso suggerisce l'esperienza è fondamentale una pianificazione strategica più attenta, che ponga particolare enfasi sulla gestione del rischio reputazionale e sulla maggiore flessibilità nella risposta alle dinamiche imprevedibili tipiche dei format estremi.","11 Ottobre 2024","2024-10-11 14:03:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Screenshot-2024-10-11-at-14-00-34-ARSIDER-@arsider_cam-•-Foto-e-video-di-Instagram-200x110.png","10/9/24 | ANDIAMO A GRANI | LIVE A BOLOGNA | PALLIDO FANGO",1728655401,[330,331,332,333,334,335,336,337,338,339,340],"http://radioblackout.org/tag/a-grani/","http://radioblackout.org/tag/blast/","http://radioblackout.org/tag/eroina/","http://radioblackout.org/tag/hardcore/","http://radioblackout.org/tag/harsh/","http://radioblackout.org/tag/ketamina/","http://radioblackout.org/tag/merda/","http://radioblackout.org/tag/merda-elettronica/","http://radioblackout.org/tag/merdapura/","http://radioblackout.org/tag/noise/","http://radioblackout.org/tag/smerdificato/",[273,269,271,277,267,275,265,283,279,342,281],"noise",{"post_content":344},{"matched_tokens":345,"snippet":346,"value":347},[71],"club - metallaro bolognese edit\r\nGiovanni \u003Cmark>Rana\u003C/mark> mandante del sequestro di Aldo","??????? ? ????? - ???? ?? ???????, ?? ?????? ???????:\r\narsider live hosting + live show samplewrap\r\nfield recordings from F.Carella brain archive ket induced dreams\r\nCristal Pussy - live @freakout club - metallaro bolognese edit\r\nGiovanni \u003Cmark>Rana\u003C/mark> mandante del sequestro di Aldo Moro (arsider remix)\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Bolo_live_andiamo_a_grani_19102024.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n�? ?????? ???????: ? ?????? ?? ??? ???????????? ??????????? ??? ???? ??? ???????\r\n\r\nIn questo episodio analizziamo una delle trasmissioni radiofoniche dal vivo che meglio riflette le contraddizioni del presente, con un focus sui rischi associati all’adozione di formati estremi nel contesto aziendale. 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