","Anche la pioggia è No Tav",1369050128,[64,67],[15,37],{"post_content":142,"tags":146},{"matched_tokens":143,"snippet":144,"value":145},[84],"Dalla \u003Cmark>Val\u003C/mark> Susa Nicoletta ci racconta la","Dalla \u003Cmark>Val\u003C/mark> Susa Nicoletta ci racconta la tre giorni No Tav in cui non è stato possibile realizzare un vero e proprio campeggio com'era previsto. Vista la pioggia degli ultimi giorni, che non ha concesso tregue, sono state comunque organizzate molte iniziative nei presidi e al cantiere, per continuare a fare pressione alle reti e ai \"lavori\" - nel frattempo assolutamenti bloccati proprio dalla pioggia - che continuano a devastare la zona della \u003Cmark>Clarea\u003C/mark> e a tagliare i suoi alberi. La pioggia non ha certo fermato le iniziative e l'energia dei No Tav mentre ha allagato lo spazio occupato dalle truppe e dai mezzi usati per contrastare il movimento...anche la pioggia è No Tav!!!\r\n\r\nnicoletta valle",[147,149],{"matched_tokens":148,"snippet":15},[],{"matched_tokens":150,"snippet":101},[84,79],[152,158],{"field":38,"indices":153,"matched_tokens":155,"snippets":157},[154],1,[156],[84,79],[101],{"field":118,"matched_tokens":159,"snippet":144,"value":145},[84],{"best_field_score":122,"best_field_weight":123,"fields_matched":125,"num_tokens_dropped":50,"score":161,"tokens_matched":125,"typo_prefix_score":50},"1157451471441625194",{"document":163,"highlight":185,"highlights":201,"text_match":120,"text_match_info":209},{"cat_link":164,"category":166,"comment_count":50,"id":168,"is_sticky":50,"permalink":169,"post_author":30,"post_content":170,"post_date":171,"post_excerpt":55,"post_id":168,"post_modified":172,"post_thumbnail":173,"post_thumbnail_html":174,"post_title":175,"post_type":58,"sort_by_date":176,"tag_links":177,"tags":182},[47,165],"http://radioblackout.org/category/informazione/no-tav/",[49,167],"NO TAV","11058","http://radioblackout.org/2012/11/i-notav-aspettano-la-cancellieri-ma-il-ministro-non-viene/","Doppio appuntamento in Valsusa per aspettare il ministro degli Interni Cancellieri. Già dal primo mattino centinaia di notav si sono trovati davanti al Comune di Chiomonte (in seguito occupato), un altro gruppo di notav ha invece aspettato il ministro davanti le reti in Val Clarea. La Cancellieri sarebbe dovuta venire in valle per portare solidarietà alle forze di occupazione che militarizzano la Valsusa e al sindaco di Chiomonte Pinard, ma un comunicato della segreteria del Ministero degli Interni intorno alle 12.00 rinvia l'incontro: \"la prevista visita in Val Susa del ministro Anna Maria Cancellieri non si svolgerà oggi per sopraggiunti impegni\"\r\n\r\nAscolta le dirette dalla valle:\r\n\r\nOre 9.00 davanti al Comune di Chiomonte, con Nicoletta Dosio\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/Dosio-notav1.mp3\"]\r\n\r\nAscolta l'audio\r\n\r\nOre 9.00 davanti le reti in Val Clarea, con Dana\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/Dana-notav.mp3\"]\r\n\r\nAscolta l'audio\r\n\r\nOre 10.30 dentro il Comune di Chiomonte occupato dai notav, sempre con Nicoletta Dosio\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/Dosio-notav2.mp3\"]\r\n\r\nAscolta l'audio \r\n\r\n ","12 Novembre 2012","2025-09-24 22:01:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/cancellieri-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"284\" height=\"177\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/cancellieri.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","I notav aspettano la Cancellieri, ma il ministro non arriva",1352724645,[178,179,180,67,181],"http://radioblackout.org/tag/cancellieri/","http://radioblackout.org/tag/chiomonte/","http://radioblackout.org/tag/notav/","http://radioblackout.org/tag/valsusa/",[183,184,18,37,33],"cancellieri","chiomonte",{"post_content":186,"tags":190},{"matched_tokens":187,"snippet":188,"value":189},[84,79],"ministro davanti le reti in \u003Cmark>Val\u003C/mark> \u003Cmark>Clarea\u003C/mark>. La Cancellieri sarebbe dovuta venire","Doppio appuntamento in Valsusa per aspettare il ministro degli Interni Cancellieri. Già dal primo mattino centinaia di notav si sono trovati davanti al Comune di Chiomonte (in seguito occupato), un altro gruppo di notav ha invece aspettato il ministro davanti le reti in \u003Cmark>Val\u003C/mark> \u003Cmark>Clarea\u003C/mark>. La Cancellieri sarebbe dovuta venire in valle per portare solidarietà alle forze di occupazione che militarizzano la Valsusa e al sindaco di Chiomonte Pinard, ma un comunicato della segreteria del Ministero degli Interni intorno alle 12.00 rinvia l'incontro: \"la prevista visita in \u003Cmark>Val\u003C/mark> Susa del ministro Anna Maria Cancellieri non si svolgerà oggi per sopraggiunti impegni\"\r\n\r\nAscolta le dirette dalla valle:\r\n\r\nOre 9.00 davanti al Comune di Chiomonte, con Nicoletta Dosio\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/Dosio-notav1.mp3\"]\r\n\r\nAscolta l'audio\r\n\r\nOre 9.00 davanti le reti in \u003Cmark>Val\u003C/mark> \u003Cmark>Clarea\u003C/mark>, con Dana\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/Dana-notav.mp3\"]\r\n\r\nAscolta l'audio\r\n\r\nOre 10.30 dentro il Comune di Chiomonte occupato dai notav, sempre con Nicoletta Dosio\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/Dosio-notav2.mp3\"]\r\n\r\nAscolta l'audio \r\n\r\n ",[191,193,195,197,199],{"matched_tokens":192,"snippet":183},[],{"matched_tokens":194,"snippet":184},[],{"matched_tokens":196,"snippet":18},[],{"matched_tokens":198,"snippet":101},[84,79],{"matched_tokens":200,"snippet":33},[],[202,207],{"field":38,"indices":203,"matched_tokens":204,"snippets":206},[32],[205],[84,79],[101],{"field":118,"matched_tokens":208,"snippet":188,"value":189},[84,79],{"best_field_score":122,"best_field_weight":123,"fields_matched":125,"num_tokens_dropped":50,"score":161,"tokens_matched":125,"typo_prefix_score":50},{"document":211,"highlight":234,"highlights":258,"text_match":268,"text_match_info":269},{"cat_link":212,"category":213,"comment_count":50,"id":214,"is_sticky":50,"permalink":215,"post_author":30,"post_content":216,"post_date":217,"post_excerpt":55,"post_id":214,"post_modified":218,"post_thumbnail":55,"post_thumbnail_html":55,"post_title":219,"post_type":58,"sort_by_date":220,"tag_links":221,"tags":228},[47],[49],"22306","http://radioblackout.org/2014/04/da-porto-tolle-a-vado-ligure-dalle-hawaii-alla-clarea-criminali/","A seguito della sentenza di primo grado contro i due ex amministratori delegati dell'Enel, Franco Tatò e Paolo Scaroni (attuale nababbo amministratore di Eni), abbiamo voluto sentire uno dei primi che si sono contrapposti all'impatto ambientale della centrale termoelettrica di Porto Tolle, Vanni Destro si dedica da anni a documentarsi, oltre che a contrapporsi a questo scempio nel parco del Polesine e forse con questa sentenza e quella che si attende da Vado Ligure riuscirà a vedere i risultati della sua lotta che ora si concentra a evitare la riconversione in centrale a carbone di una centrale termoelettrica che ha causato già così tanti morti. Il suo racconto di questi anni di lotte e della situazione attuale e dell'indignazione perché l'attuale amministratore delegato è andato prosciolto perché attentava alla salute a sua insaputa è lucidissimo e si dipana tra orrori e devastazioni.\r\n\r\n2014.04.02-vanni_tolle\r\n\r\nCorrelato all'argomento e - anzi - proprio a partire dalle centrali a carbone che caratterizzano il paesaggio del mare per noi torinesi quando arriviamo a Vado Ligure in autostrada, abbiamo sentito Massimo Zucchetti, docente al Politecnico di Torino, che ha avuto modo di occuparsi di tutte le nocività che le tecnologie impongono al territorio e alla quotidianità di ciascuno di noi: dall'impatto del Muos a Niscemi, alle polveri di amianto in Val Clarea... e con lui ci siamo intrattenuti sull'argomento, fino a giungere alla conclusione che l'arroganza di ammnistratori e finanza è criminale:\r\n\r\n2014.04.02-zucchetti\r\n\r\n \r\n\r\n ","2 Aprile 2014","2014-04-07 12:55:15","Da Porto Tolle a Vado Ligure, dalle Hawaii alla Clarea: \"Criminali!\"",1396446387,[222,223,224,225,64,226,227],"http://radioblackout.org/tag/clarea/","http://radioblackout.org/tag/enel/","http://radioblackout.org/tag/hawaii/","http://radioblackout.org/tag/no-muos/","http://radioblackout.org/tag/nocivita/","http://radioblackout.org/tag/porto-tolle/",[21,229,230,231,15,232,233],"enel","hawaii","no Muos","nocività","porto tolle",{"post_content":235,"post_title":239,"tags":242},{"matched_tokens":236,"snippet":237,"value":238},[84,79],"alle polveri di amianto in \u003Cmark>Val\u003C/mark> \u003Cmark>Clarea\u003C/mark>... e con lui ci siamo","A seguito della sentenza di primo grado contro i due ex amministratori delegati dell'Enel, Franco Tatò e Paolo Scaroni (attuale nababbo amministratore di Eni), abbiamo voluto sentire uno dei primi che si sono contrapposti all'impatto ambientale della centrale termoelettrica di Porto Tolle, Vanni Destro si dedica da anni a documentarsi, oltre che a contrapporsi a questo scempio nel parco del Polesine e forse con questa sentenza e quella che si attende da Vado Ligure riuscirà a vedere i risultati della sua lotta che ora si concentra a evitare la riconversione in centrale a carbone di una centrale termoelettrica che ha causato già così tanti morti. 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Ci siamo trovati in pochi in baita circondati da centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa, che affollavano la val Clarea. La situazione sembrava apparentemente sotto il controllo delle guardie, quando inaspettatamente Luca, un attivista del movimento è riuscito ad eludere i controlli salendo sul traliccio dell’alta tensione vicino alla baita. Uno dei due agenti che lo rincorrevano, è salito immediatamente, con una fretta inusuale, sconsiderata e senza nessuna messa in sicurezza sul traliccio, mentre noi siamo tenuti a distanza, isolati di fronte alla porta della baita. In quel momento Luca in diretta con radio Blackout manifesta esplicitamente ed in modo incontrovertibile la sua intenzione di resistere allo sgombero. Preoccupati per il frettoloso inseguimento verticale a cui veniva sottoposto Luca, gridavamo alle forze dell’ordine di fermarsi. La risposta è stata: “Non vi preoccupate, siamo professionisti”.\r\nPochi secondi dopo, Luca costretto a salire più in alto, per sfuggire all’agente che lo insegue, viene folgorato da una scarica elettrica da 50.000 volt. Il suo corpo privo di sensi precipita al suolo da oltre 10 metri. Risuona nella mente il “morto” annunciato nei discorsi del capo della polizia Manganelli, e dell’ex ministro dell’interno Roberto Maroni. Mentre a noi, scioccati dall’episodio veniva impedito di avvicinarci, il tempo passava senza che a Luca fossero prestate le prime cure. Solo dopo oltre mezz’ora è arrivata l’ambulanza. Nonostante vi fosse una persona in grave pericolo di vita, ferita per terra, i lavori per l’allargamento del cantiere procedevano ininterrotti, dimostrazione evidente di quali siano le priorità dei rappresentanti dello stato e degli operai presenti sul posto: la TAV prima della vita umana. Nonostante le nostre insistenze parecchio tempo è trascorso prima che ad uno di noi venisse dato il permesso di avvicinarsi a Luca che dopo oltre un’ora veniva finalmente trasportato in elicottero all’ospedale. Scriviamo questo comunicato per informare su quanto accaduto realmente durante lo sgombero della baita Clarea, smentendo così le false ricostruzioni partorite dai media di regime insieme a tutte le voci che stanno girando in questi giorni. Non ci sono state trattative da parte nostra con le guardie per far scendere Luca, non sono stati usati lacrimogeni, nessuna corda di sicurezza era stata fissata dall’agente che seguiva Luca sul traliccio, non vi è stato nessun barricamento collettivo all’interno della baita. Solo nel pomeriggio ci è stato permesso di lasciare la baita, costringendoci ad assistere allo scempio della val Clarea e alla pantomima delle deposizioni: l’ennesimo “incidente” avvenuto per motivi di ordine pubblico…\r\nL’esempio di Luca esprime quello che tutti noi abbiamo nel cuore, difendere questa terra a tutti i costi senza se e senza ma.\r\nIl lampo che lo ha colpito rimarrà inciso nella nostra memoria per sempre insieme all’indifferenza dimostrata dagli operai e dagli agenti delle forze dell’ordine di fronte ad un fatto di tale gravità.\r\nTi abbracciamo Luca aspettando di vederti tornare al più presto a lottare sulle montagne a te e a noi così care.\r\n\r\nGli ultimi ad andarsene","29 Febbraio 2012","2012-02-29 12:13:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/Baita-Clarea-27-2-2012-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/Baita-Clarea-27-2-2012-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/Baita-Clarea-27-2-2012-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/Baita-Clarea-27-2-2012.jpg 620w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Comunicato sullo sgombero della Baita Clarea",1330517639,[290],"http://radioblackout.org/tag/notav-clarea/",[292],"notav clarea",{"post_content":294,"post_title":298,"tags":301},{"matched_tokens":295,"snippet":296,"value":297},[78,79],"tenuta antisommossa, che affollavano la \u003Cmark>val\u003C/mark> \u003Cmark>Clarea\u003C/mark>. 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Quella sera Marta venne fermata, con altri 8 attivisti Notav (di cui uno minorenne) nel corso di una passeggiata notturna nel Comune di Giaglione.\r\nIeri Marta è stata assolta con una sentenza che cristallizza non solo che non ha commesso i reati per cui è stata denunciata ma che consente inoltre di ritenere, ove ve ne fosse ancora bisogno, che quanto ha denunciato pubblicamente ed in Procura, è attendibile e veritiero.\r\nE’ opportuno precisare che la richiesta di assoluzione, sia pure con formula dubitativa, è stata avanzata anche dalla pubblica accusa che ha dovuto prendere atto che gli agenti che avevano fermato Marta, e che ne avevano inizialmente connotato la condotta in termini che ne determinarono la sottoposizione a procedimento penale, avevano successivamente dichiarato di non poterle attribuire alcuna condotta illecita essendosi limitati a soccorrerla, avendola trovata sola, a terra e già ferita.\r\n\r\nUn commento a riguardo di Valeria, compagna di Marta\r\n\r\nvaleriaXmartaNotav\r\n\r\n \r\n\r\n ","19 Dicembre 2014","2015-01-08 12:34:45","Marta assolta, un'altra buona notizia NoTav",1419002345,[328,329,330,64,180,331,68],"http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/linformazione-di-blackout/","http://radioblackout.org/tag/news/","http://radioblackout.org/tag/processo/",[30,25,28,15,18,333,74],"processo",{"post_content":335,"tags":339},{"matched_tokens":336,"snippet":337,"value":338},[84,79],"per i fatti svoltisi in \u003Cmark>Val\u003C/mark> \u003Cmark>Clarea\u003C/mark> nella notte tra il 19","Si è concluso ieri il processo a carico di Marta per i fatti svoltisi in \u003Cmark>Val\u003C/mark> \u003Cmark>Clarea\u003C/mark> nella notte tra il 19 ed il 20 luglio 2013. 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Sono in carcere da oltre un anno, rinchiusi in regime di alta sicurezza, spesso isolati, lontani dai propri compagni ed affetti, la corrispondenza sottoposta a censura.\r\nHanno provato a piegarli. Non ci sono riusciti, hanno provato a mettere in ginocchio un intero movimento. Hanno fallito ancora.\r\n\r\nFacciamo un piccolo passo indietro.\r\nNella memoria della gente che si batte contro il Tav il dicembre del 2005 è una pietra miliare. Tra novembre e dicembre si consumò un’epopea di lotta entrata nei cuori di tanti. Un movimento popolare decise di resistere all’imposizione violenta di un’opera inutile e devastante e, nonostante avesse quasi tutti contro, riuscì ad assediare le truppe di occupazione, costruendo la Libera Repubblica di Venaus. Dopo lo sgombero violento il movimento per qualche giorno assunse un chiaro carattere insurrezionale: l’intera Val Susa si fece barricata contro l’invasore. L’otto dicembre era festa. 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La via dell’albergo è stata trasformata in “Via gli sbirri” con nuove targhe apposte dai manifestanti.\r\nQui il video del Fatto Quotidiano\r\n\r\nIl giorno successivo, dopo le celebrazioni del giuramento partigiano della Garda dell’8 dicembre 1943, l’appuntamento era a Giaglione e Chiomonte per una giornata alle reti del cantiere.\r\nIn Clarea il passaggio era bloccato al ponte, ma questo non ha impedito a circa un centinaio di No Tav di raggiungere, guadando alto il torrente, l’area di proprietà del movimento, dove altri erano arrivati sin dalla prima mattina.\r\nLa Questura, non paga delle recinzioni e dei cancelli che serrano via dell’Avanà a Chiomonte, ha deciso di chiudere anche il ponte con jersey e truppe con idrante. Dopo la costruzione di un albero di natale no tav fatto dai bambini, a centinaia i No Tav sono risaliti in paese, bloccando a più riprese la statale e interrompendo per una mezz’ora anche il traffico ferroviario. A fine giornata, sul ponte, la polizia ha azionato l’idrante e sparato lacrimogeni. Dai boschi petardi e fuochi d’artificio hanno illuminato la sera.\r\nIl 9 dicembre la Procura ha consegnato in carcere una nuova ordinanza di custodia cautelare a Francesco, Graziano e Lucio, i tre No Tav in carcere da luglio il sabotaggio del 14 maggio 2013, lo stesso per il quale domani sarà emessa la sentenza per gli altri quattro No Tav.\r\nSu questa nuova iniziativa della Procura Anarres ha intervistato, uno dei loro avvocati, Eugenio Losco, del foro di Milano. Con lui abbiamo parlato anche dell’attesa per la sentenza di domani\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n2014 12 12 losco terrotav più tre\r\n\r\nDomani, dopo il tribunale, che probabilmente si pronuncerà nel primo pomeriggio, l’appuntamento è alle 17,30 in piazza del mercato a Bussoleno.\r\n\r\nSe le notizie dal tribunale saranno buone sarà un giorno di festa. 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Le reti caddero e le truppe vennero richiamate.\r\nNel 2011 – dopo la dura parentesi dell’inverno delle trivelle – sono tornati, molto più agguerriti che nel 2005.\r\nLo Stato non può permettersi di perdere due volte nello stesso posto.\r\nL’apparato repressivo fatto di gas, recinzioni da lager, manganelli e torture si è dispiegato in tutta la sua forza. La magistratura è entrata in campo a gamba tesa. Non si contano i processi che coinvolgono migliaia di attivisti No Tav.\r\nGoverno e magistratura non hanno fatto i conti con la resistenza dei No Tav. Non hanno fatto i conti con un movimento che si è stretto nella solidarietà a tutti, primi tra tutti quelli che rischiano di più, i quattro attivisti accusati di attentato con finalità di terrorismo per un sabotaggio in \u003Cmark>Clarea\u003C/mark>.\r\nPer loro i PM Padalino e Rinaudo hanno chiesto nove anni e mezzo di reclusione.\r\nMercoledì 26 novembre un’assemblea popolare ha deciso un nuovo dicembre di lotta. Dopo la buona riuscita della manifestazione del 22 novembre a Torino, il movimento ha dato vita a due giorni di lotta popolare.\r\nIl 7 dicembre migliaia di No Tav hanno partecipato alla fiaccolata che si è dipanata per le vie di Susa, assediando a lungo l’hotel Napoleon, che da anni ospita le truppe di occupazione. La via dell’albergo è stata trasformata in “Via gli sbirri” con nuove targhe apposte dai manifestanti.\r\nQui il video del Fatto Quotidiano\r\n\r\nIl giorno successivo, dopo le celebrazioni del giuramento partigiano della Garda dell’8 dicembre 1943, l’appuntamento era a Giaglione e Chiomonte per una giornata alle reti del cantiere.\r\nIn \u003Cmark>Clarea\u003C/mark> il passaggio era bloccato al ponte, ma questo non ha impedito a circa un centinaio di No Tav di raggiungere, guadando alto il torrente, l’area di proprietà del movimento, dove altri erano arrivati sin dalla prima mattina.\r\nLa Questura, non paga delle recinzioni e dei cancelli che serrano via dell’Avanà a Chiomonte, ha deciso di chiudere anche il ponte con jersey e truppe con idrante. Dopo la costruzione di un albero di natale no tav fatto dai bambini, a centinaia i No Tav sono risaliti in paese, bloccando a più riprese la statale e interrompendo per una mezz’ora anche il traffico ferroviario. A fine giornata, sul ponte, la polizia ha azionato l’idrante e sparato lacrimogeni. Dai boschi petardi e fuochi d’artificio hanno illuminato la sera.\r\nIl 9 dicembre la Procura ha consegnato in carcere una nuova ordinanza di custodia cautelare a Francesco, Graziano e Lucio, i tre No Tav in carcere da luglio il sabotaggio del 14 maggio 2013, lo stesso per il quale domani sarà emessa la sentenza per gli altri quattro No Tav.\r\nSu questa nuova iniziativa della Procura Anarres ha intervistato, uno dei loro avvocati, Eugenio Losco, del foro di Milano. Con lui abbiamo parlato anche dell’attesa per la sentenza di domani\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n2014 12 12 losco terrotav più tre\r\n\r\nDomani, dopo il tribunale, che probabilmente si pronuncerà nel primo pomeriggio, l’appuntamento è alle 17,30 in piazza del mercato a Bussoleno.\r\n\r\nSe le notizie dal tribunale saranno buone sarà un giorno di festa. In caso contrario la risposta del movimento No Tav sarà forte e chiara.\r\n\r\nForte è stata l’indignazione per la sentenza che ha cancellato la dignità di migliaia di lavoratori e cittadini di Casale Monferrato, torturati a morte e uccisi dai padroni della Eternit. La giustizia dei tribunali, ancora una volta ha mostrato il suo volto di classe, assolvendo chi si è fatto ricco sulla vita dei più.\r\nQui nessuno è disposto a morire senza resistere, nessuno spera nella giustizia dei tribunali. 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Provano a seminare la paura, perché sanno bene che domani a Torino ci sarà una grande manifestazione No Tav, che si stringerà solidale ai quattro attivisti, che, esattamente cinque mesi fa, sono stati sottratti alle loro vite, ai loro affetti, alla lotta comune.\r\nDomani ci sarà una marcia popolare, aperta a tutti, giovani e meno giovani, bambini, disabili. Tutti e tutte No Tav, tutti e tutte decisi a testimoniare con la loro presenza che quella notte del 14 maggio di un anno fa, in Clarea c'eravamo tutti. Tutti sabotatori, tutti, dice la Procura \"terroristi\".\r\nTutti \"colpevoli di resistere\", ma soprattutto colpevoli di volere un mondo di libertà e giustizia sociale, colpevoli di lottare per farne una realtà.\r\nL'accanimento della Procura torinese contro i No Tav è testimoniato dalla decisione del Procuratore generale Maddalena di evacuare i locali del Palagiustizia a mezzogiorno di sabato, dalla scelta di far piazzare jersey di cemento armato e metallo intorno al Palagiustizia.\r\nCome in Clarea, nel cantiere/fortino divenuto simbolo dell'arroganza di Stato.\r\nCome in Clarea i difensori delle lobby che si contendono le nostre, vite, il nostro futuro, la nostra libertà, domani saranno asserragliati dietro a quelle reti. Come belve feroci.\r\n\r\nNoi saremo fuori, per le strade di Torino, per ricordare ai signori dei palazzi che il patto di mutuo soccorso che abbiamo stilato tra di noi, attraversa le generazioni e i territori. 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Se il dissenso diviene attivo, se si fa azione diretta, se rischia di far saltare le regole di un gioco feroce, la democrazia si dispiega come discorso del potere che ri-assume nella sua interezza l’assolutismo della regalità. Assoluta, perché sciolta da ogni vincolo, perché nega legittimità ad ogni parola altra. Ad ogni ordine che spezzi quello attuale.\r\nLo fa con la leggerezza di chi sa che l’illusione democratica è tanto forte da coprire come una coltre di nubi scure un dispositivo, che chiude preventivamente i conti con ogni forma di opposizione, che non si adatti al ruolo di mera testimonianza.\r\nIn questo dispositivo c’è anche la delega politica all’apparato giudiziario delle questioni che l’esecutivo non è in grado di affrontare.\r\nDalla legge elettorale a quella sulle droghe, sino al movimento No Tav.\r\n\r\nQuello che il potere politico non riesce a fare, quello che fanno i media senza potervi dar corpo, lo fa la magistratura.\r\nIn questi anni abbiamo assistito al progressivo incrudirsi della repressione, senza neppure la necessità di fare leggi speciali: è stato sufficiente usare in modo speciale quelle che ci sono.\r\nChi disapprova le scelte del governo, delle istituzioni locali, delle organizzazioni padronali e dei sindacati di Stato rischia sempre più di incappare nelle maglie della magistratura, perché le tutele formali e materiali che davano qualche spazio al dire e al fare, sono state poco a poco annullate.\r\nReati da tempi di guerra come \"devastazione e saccheggio\", l'utilizzo di fattispecie come \"associazione sovversiva\", \"violenza privata\", “associazione a delinquere”, \"resistenza a pubblico ufficiale\", \"vilipendio\" della sacralità delle istituzioni sono le leve potenti utilizzate per colpire chi agisce per costruire relazioni all'insegna della partecipazione, dell'eguaglianza, della libertà.\r\nNon si contano più le operazioni della magistratura nei confronti dell’opposizione politica e sociale. 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Un attentato con finalità terroriste.\r\nIl teorema dei due PM, Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, affonda le radici in un insieme di norme che danno loro amplissimo spazio di discrezionalità.\r\n\r\n14 maggio 2013. Un gruppo di No Tav compie un’azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte.\r\nQuella notte venne danneggiato un compressore. Un’azione di lotta non violenta che il movimento No Tav assume come propria.\r\nNonostante non sia stato ferito nessuno, gli attivisti sono stati accusati di aver tentato di colpire gli operai del cantiere e i militari di guardia. Una follia. una lucida follia.\r\n22 maggio 2014. Quattro attivisti verranno processati per quell’azione. L’accusa è “attentato con finalità di terrorismo”.\r\nAi quattro attivisti arrestati il 9 dicembre, viene applicato il carcere duro, in condizioni di isolamento totale o parziale, sono trasferiti in carceri lontane per rendere più difficili le visite ai parenti, i soli autorizzati a farlo.\r\nMattia e Nicolò ad Alessandria, Claudio a Ferrara, Chiara a Roma. Le condizioni di detenzione loro inflitte sono molto pesanti, più di quello che il regime duro cui sono sottoposti prevede.\r\nI riti di un potere sciolto da qualunque vincolo divengono un monito per tutti coloro che li appoggiano e potrebbero seguirne l’esempio.\r\n\r\nUsando l’articolo 270 sexies, la Procura introduce un elemento cruciale, perché chiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia di incappare nell'accusa di terrorismo.\r\nQueste ragioni oggi valgono per quattro No Tav, domani potrebbero valere per chiunque lotti contro le scelte non condivise, ma con il suggello della regalità imposto dallo Stato Italiano.\r\nFermare il Tav, costringere il governo a tornare su una decisione mai condivisa dalla popolazione locale è la ragion d’essere del movimento No Tav.\r\nOgni gesto, ogni manifestazione, ogni passeggiata con bimbi e cagnolini, non diversamente dalle azioni di assedio del cantiere, di boicottaggio delle ditte, di sabotaggio dei mezzi mira a questo scopo.\r\nCon questa logica gran parte della popolazione valsusina è costituita da terroristi. E con loro i tanti che, in ogni dove, ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nNon serve molta immaginazione per capire cosa accadrebbe se il teorema dei PM torinesi dovesse essere accolto.\r\n\r\nI protagonisti dell’inchiesta sono la premiata coppia Rinaudo&Padalino. Il primo, quando aveva in mano l’inchiesta sulle n’drine piemontesi la tenne nel cassetto dieci anni, sin sull’orlo della prescrizione. Le intercettazioni effettuate dai carabinieri di Roma all’epoca dell’affaire Moggi, che mise nei guai il direttore generale della Juventus per la compra vendita degli arbitri, dimostrano che Rinaudo cenava oltre che con Moggi, con Antonio Esposito, referente dell’n’drangheta in Val Susa e con l’avvocato difensore di Martinat, il senatore missino finito nei guai per gli appalti a Venaus.\r\nDi Padalino si conoscono bene le simpatie leghiste, che ne hanno fatto un protagonista nella persecuzione degli antirazzisti torinesi.\r\nRinaudo&Padalino vogliono provare che la vittoria dei No Tav, la cancellazione della nuova linea tra Torino e Lyon, la rinuncia al progetto possano “arrecare grave danno ad un Paese”.\r\nNel farlo scendono con ineffabile sicumera su un terreno molto scivoloso.\r\nLa nozione di “grave danno” per un intero “Paese” suppone che vi sia un “bene pubblico”, un “interesse generale” che verrebbe irrimediabilmente leso se l’opera non si facesse.\r\nQuesto significa che il Tav deve necessariamente rientrare nell’interesse generale. Ma cosa definisce l’interesse generale, cosa costituisce il bene pubblico? Per i due PM la risposta è ovvia, quasi una tautologia: quello che un governo decide, gli accordi che stringe, gli impegni che si assume in nome di tutti. Nelle carte con cui sostengono l’accusa di terrorismo fanno un lungo elenco di prese di posizione, trattati che dimostrerebbero la loro tesi.\r\nIn altre parole la ragion di Stato e il bene pubblico coincidono, chi non è d’accordo e prova a mettersi di mezzo è un terrorista, nonostante attui una pratica non violenta, contro l’imposizione violentissima di un’opera non condivisa dalla gran parte della popolazione valsusina.\r\nVent’anni di studi, informazione, conoscenza capillare del territorio e delle sue peculiarità, le analisi sull’incidenza dei tumori, sulla presenza di amianto, sull’inutilità dell’opera non hanno nessuna importanza.\r\nUn potere assoluto, sciolto da ogni vincolo di rappresentanza, foss’anche nella forma debole della democrazia delegata, prova a chiudere la partita nelle aule di tribunale.\r\nNe va della libertà di tutti. Persino della libertà di pensare ed agire secondo i propri convincimenti.\r\n\r\nLa ragion di Stato diviene il cardine che spiega e giustifica, il perno su cui si regge il discorso pubblico. La narrazione della Procura si specchia in quella offerta dai vari governi, negando spazio al dissenso.\r\nNon potrebbe essere altrimenti. Le idee che attraversano il movimento No Tav sono diventate sovversive quando i vari governi hanno compreso che non c'era margine di mediazione, che una popolazione insuscettibile di ravvedimento, avrebbe continuato a mettersi di mezzo.\r\nLa rivolta ultraventennale della Val Susa è per lo Stato un banco di prova della propria capacità di mantenere il controllo su quel territorio, fermando l’infezione che ha investito tanta parte della penisola.\r\nAllo Stato non basta vincere. Deve chiudere la partita per sempre, spargere il sale sulle rovine, condannando i vinti in modo esemplare.\r\nL’osmosi tra guerra e politica è totale. La guerra interna non è la mera prosecuzione della politica con altri mezzi, una rottura momentanea delle usuali regole di mediazione, la guerra è l'orizzonte normale. In guerra o si vince o si perde: ai prigionieri si applica la legge marziale, la legge dei tempi di guerra.\r\n\r\nIn ballo non c'è solo un treno, non più una mera questione di affari. In ballo c'é un'idea di relazioni politiche e sociali che va cancellata, negata, criminalizzata.\r\nQuando il tribunale di Torino tira in ballo la nozione di “contesto” per giustificare un'accusa di terrorismo, lo fa a ragion veduta, in Val Susa spira un vento pericoloso, un vento di sovversione e di rivolta.\r\nIntendiamoci. Lo Stato non ha paura di chi, di notte, con coraggio, entra nel cantiere e brucia un compressore. Lo Stato sa tuttavia che intorno ai pochi che sabotano c'é un'intera valle.\r\nMaria Matteo","9 Maggio 2014","2018-10-17 22:59:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/torino-10-maggiocorteo-200x110.jpg","10 maggio No Tav. Le ragioni della libertà contro la ragion di Stato",1399657322,[471,472,64,473],"http://radioblackout.org/tag/10-maggio/","http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[389,475,15,476],"corteo","torino",{"post_content":478},{"matched_tokens":479,"snippet":480,"value":481},[79],"di un anno fa, in \u003Cmark>Clarea\u003C/mark> c'eravamo tutti. Tutti sabotatori, tutti,","Negli ultimi due giorni la canea mediatica si è scatenata contro la manifestazione del 10 maggio in solidarietà con Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. 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Nelle carte con cui sostengono l’accusa di terrorismo fanno un lungo elenco di prese di posizione, trattati che dimostrerebbero la loro tesi.\r\nIn altre parole la ragion di Stato e il bene pubblico coincidono, chi non è d’accordo e prova a mettersi di mezzo è un terrorista, nonostante attui una pratica non violenta, contro l’imposizione violentissima di un’opera non condivisa dalla gran parte della popolazione valsusina.\r\nVent’anni di studi, informazione, conoscenza capillare del territorio e delle sue peculiarità, le analisi sull’incidenza dei tumori, sulla presenza di amianto, sull’inutilità dell’opera non hanno nessuna importanza.\r\nUn potere assoluto, sciolto da ogni vincolo di rappresentanza, foss’anche nella forma debole della democrazia delegata, prova a chiudere la partita nelle aule di tribunale.\r\nNe va della libertà di tutti. Persino della libertà di pensare ed agire secondo i propri convincimenti.\r\n\r\nLa ragion di Stato diviene il cardine che spiega e giustifica, il perno su cui si regge il discorso pubblico. La narrazione della Procura si specchia in quella offerta dai vari governi, negando spazio al dissenso.\r\nNon potrebbe essere altrimenti. Le idee che attraversano il movimento No Tav sono diventate sovversive quando i vari governi hanno compreso che non c'era margine di mediazione, che una popolazione insuscettibile di ravvedimento, avrebbe continuato a mettersi di mezzo.\r\nLa rivolta ultraventennale della \u003Cmark>Val\u003C/mark> Susa è per lo Stato un banco di prova della propria capacità di mantenere il controllo su quel territorio, fermando l’infezione che ha investito tanta parte della penisola.\r\nAllo Stato non basta vincere. Deve chiudere la partita per sempre, spargere il sale sulle rovine, condannando i vinti in modo esemplare.\r\nL’osmosi tra guerra e politica è totale. La guerra interna non è la mera prosecuzione della politica con altri mezzi, una rottura momentanea delle usuali regole di mediazione, la guerra è l'orizzonte normale. In guerra o si vince o si perde: ai prigionieri si applica la legge marziale, la legge dei tempi di guerra.\r\n\r\nIn ballo non c'è solo un treno, non più una mera questione di affari. In ballo c'é un'idea di relazioni politiche e sociali che va cancellata, negata, criminalizzata.\r\nQuando il tribunale di Torino tira in ballo la nozione di “contesto” per giustificare un'accusa di terrorismo, lo fa a ragion veduta, in \u003Cmark>Val\u003C/mark> Susa spira un vento pericoloso, un vento di sovversione e di rivolta.\r\nIntendiamoci. Lo Stato non ha paura di chi, di notte, con coraggio, entra nel cantiere e brucia un compressore. 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Negli ultimi giorni sono scesi in campo anche intellettuali e storici, che rileggono gli eventi di oggi con la lente distorta di una narrazione che trascolora nel mito. Il mito degli anni di “piombo”, degli “antimoderni” moti luddisti, della perdita di consenso di avanguardie che scelgono la lotta armata.\r\nScomodare un termine ingombrante come “terrorismo” è normale per tanti giornalisti e commentatori politici. Il paragone tra la lotta armata di trent’anni fa e la resistenza No Tav ne è la pietra miliare.\r\nDa quando i PM Padalino e Rinaudo il 29 luglio hanno accusato una dozzina di ragazzi di associazione a scopo terroristico, affibbiandogli l’articolo 180 del codice, gli scritti su questo tema si sono moltiplicati. Le iniziative di lotta estive li hanno scatenati. Nella loro lente deformante sono finite le passeggiate di lotta in Clarea, i sabotaggi, i blocchi, persino la marcia simbolica degli over 50, simbolo del legame tra le generazioni, del filo robusto che lega tutti gli attivisti in una lotta in cui ogni tassello si incastra nel mosaico deciso collettivamente. I sabotaggi delle ultime settimane verso ditte collaborazioniste – spesso aziende stracotte, plurifallite, in odore di mafia – li hanno scatenati definitivamente.\r\nIn piena sintonia con i media la Procura torinese ha ordinato perquisizioni e limitazioni della libertà con scadenza sempre più ravvicinata. Ultimi i tre No Tav arrestati con l’accusa di violenza privata – ma la Procura voleva infilarci anche la tentata rapina – perché, secondo Erica De Blasi, giornalista del quotidiano “la Repubblica”, avrebbero fatto parte del folto gruppo di No Tav che avevano smascherato l’inganno con cui si era infiltrata nella manifestazione degli over 50. De Blasi si era finta una manifestante ed aveva scattato foto che, per sua stessa ammissione, erano destinate alla Digos. Per quest’episodio insignificante è stata scomodata la libertà di stampa, dimenticando che questa “giornalista” era venuta meno alla sua stessa deontologia professionale, ponendosi al servizio della polizia.\r\nNella guerra mediatica scatenata contro il movimento No Tav si inserisce il dossier uscito proprio sul quotidiano “la Repubblica” il 12 settembre.\r\nLo storico Salvadori tenta una genealogia della pratica del sabotaggio, ricostruendo la vicenda del movimento che, tra il 1811 e il 1816, scosse l’Inghilterra. La pratica della distruzione delle macchine viene descritta da Salvadori come una sorta di disperata resistenza alla miseria frutto delle nuove tecnologie produttive, che riducevano il bisogno di manodopera. Salvadori liquida la rivolta, che pure durò a lungo nonostante i manifestanti uccisi dalla polizia, le deportazioni e le condanne a morte, come ultimo inutile grido di un’epoca preindustriale condannata a sparire.\r\n\r\nAnarres ne ha discusso con Cosimo Scarinzi, un sindacalista che si è occupato a fondo della pratica del sabotaggio all’interno del movimento dei lavoratori. Secondo Scarinzi la radicalità del movimento “luddista” non era una critica alle macchine, quanto la risposta alla ferocissima repressione che colpiva ogni forma di protesta. Lotte meno dure venivano sanzionate con la deportazione e la condanna a morte, non lasciando alcun margine di trattativa ai lavoratori che si ribellavano ad una miseria estrema. In questa situazione l’attacco alla macchine diviene il mezzo per tentare di piegare un padronato indisponibile a qualsiasi concessione.\r\nScarinzi esamina la pratica del sabotaggio, attraverso la storia del movimento operaio, che ne è attraversato costantemente, sia che si tratti di pratiche spontanee, che non si rivendicano come tali, sia che vengano assunte e valorizzate come uno dei tasselli della lotta contro lo sfruttamento capitalista. Nell’opuscolo “Sabotage” Emile Pouget, esponente del sindacalismo rivoluzionario di segno libertario teorizza esplicitamente l’utilizzo del sabotaggio come segno incontrovertibile dell’indisponibilità ad un compromesso con una società divisa in classi. In questo caso, al di là della materialità dell’agire, emerge la volontà di scoraggiare ogni tentativo di compromesso tra capitale e lavoro, demolendo nei fatti la propaganda che vorrebbe sfruttati e sfruttatori sulla stessa barca, con gli stessi interessi di fondo.\r\nAscolta qui la chiacchierata con Cosimo, che è proseguita con l'analisi del sabotaggio nella pratica dei lavoratori del secolo appena trascorso:\r\n2013 09 13 sabotaggio cosimo\r\n\r\nTorniamo al dossier di “la Repubblica”.\r\nNell’analisi di Salvadori, che pure prudentemente si limita alle rivolte inglesi all’epoca della cosiddetta “rivoluzione industriale”, si possono cogliere due elementi che spiegano le ragioni dell’inserimento in un paginone che si apre con un articolo di Guido Crainz dedicato ai sabotaggi contro l’alta velocità in Val Susa.\r\nIl primo elemento è il carattere antimoderno delle rivolte luddiste, il secondo è l’ineluttabilità della sconfitta di chi si batte contro un progresso inarrestabile. 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Il pezzo di Crainz si apre con l’occhiello “le polemiche recenti sulle azioni contro (la) Tav in Val di Susa riprono la questione del confine tra diritto al dissenso e forme illegali di opposizione” nel sottotitolo diventa più esplicito con un secco “quando le proteste diventano violenza”. Il pezzo si caratterizza per una continua equiparazione tra illegalità e violenza, il che dimostra, al di là dell’insistito discettare sulla lotta non violenta, la fondamentale incomprensione del senso e dei modi di questa pratica. Non tutto quel che è illegale è necessariamente anche violento, che non tutto quel che è legale è non violento. Che spaccare una ruspa e spaccare la testa di qualcuno non siano gesti equivalenti mi pare non meriti dimostrazioni di sorta. 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Crainz considera le vicende della Diaz e Bolzaneto errori di percorso da evitare di offrire argomenti a chi vorrebbe una diversa organizzazione politica e sociale. Scivoloni pericolosi perché si fanno delle gran brutte figure.\r\nL’autore, echeggiando Salvadori, sostiene che il sabotaggio è sintomo di debolezza, di sconfitta, di separazione dal movimento popolare. Crainz richiama i fantasmi del “rozzo pedagogismo giacobino ‘del gesto esemplare’ e dell’avanguardia leninista” che, per disprezzo, si sostituiscono all’azione autonoma dei cittadini.\r\nSu questa base Crainz ricostruisce le lotte degli anni Settanta, rievocando le figure dei cattivi maestri e riducendo la dinamica sociale di quegli anni ad una sorta di gigantesca cupio dissolvi culminata nella lotta armata.\r\nParte dall’assunto che le forme di lotta più radicali sono legittime contro le dittature, non certo in un regime democratico.\r\nPeccato che la democrazia reale, non quella dei libri delle scuole elementari, sia quella della Diaz e di Bolzaneto, perché la “sospensione del diritto” non è l’eccezione ma la regola. Peggio. In questi anni la sospensione del diritto si è fatta regola. 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Non sarà facile, perché le prossime amministrative rischiano ancora una volta di assorbire troppe energie a discapito dell’azione quotidiana per gettare sabbia negli ingranaggi dell’occupazione militare.\r\nLa scommessa dei prossimi mesi sarà quella di riaprire gli spazi per l’azione diretta popolare, che la repressione e la violenza del governo stanno cercando di chiudere.\r\nIl governo e la lobby del Tav non hanno troppa paura dei sabotaggi o di un manipolo di amministratori No Tav, hanno invece gran timore di una nuova rivolta popolare che renda ingovernabile il territorio.\r\nA noi tutti il compito di rendere reali le loro paure.","15 Settembre 2013","2018-10-17 22:59:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/09/haywood-sabotagewww-color-200x110.jpg","Sabotaggi, intellettuali e fiammiferi",1379283095,[498,64,499,500],"http://radioblackout.org/tag/crainz/","http://radioblackout.org/tag/sabotaggio/","http://radioblackout.org/tag/salvadori/",[383,15,502,385],"sabotaggio",{"post_content":504},{"matched_tokens":505,"snippet":506,"value":507},[79],"le passeggiate di lotta in \u003Cmark>Clarea\u003C/mark>, i sabotaggi, i blocchi, persino","Politici, imprenditori falliti, media hanno scatenato un attacco senza precedenti al movimento No Tav. 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Crainz richiama i fantasmi del “rozzo pedagogismo giacobino ‘del gesto esemplare’ e dell’avanguardia leninista” che, per disprezzo, si sostituiscono all’azione autonoma dei cittadini.\r\nSu questa base Crainz ricostruisce le lotte degli anni Settanta, rievocando le figure dei cattivi maestri e riducendo la dinamica sociale di quegli anni ad una sorta di gigantesca cupio dissolvi culminata nella lotta armata.\r\nParte dall’assunto che le forme di lotta più radicali sono legittime contro le dittature, non certo in un regime democratico.\r\nPeccato che la democrazia reale, non quella dei libri delle scuole elementari, sia quella della Diaz e di Bolzaneto, perché la “sospensione del diritto” non è l’eccezione ma la regola. Peggio. In questi anni la sospensione del diritto si è fatta regola. 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Un movimento che non può essere ingabbiato in nessuno degli schemi in cui tanti analisti hanno provato ad incasellarlo negli anni. Un movimento che cresce e si alimenta della sue tante anime, che elabora le proprie strategie attraverso un lento e, a volte difficile, confronto. Un movimento radicale e radicato nel territorio. Un movimento che ha optato per l’azione diretta, che non delega a nessuno e ha deciso di resistere attivamente all’imposizione violenta di un’opera la cui unica utilità è il drenaggio di soldi pubblici a fini privati.\r\nIl movimento No Tav ha scelto alcuni mesi fa di appoggiare la pratica del sabotaggio. Di questa decisione restano poche tracce sui media, sia tra i cronisti che tra gli analisti, perché di fronte alla volontà di un’assemblea popolare tanti teoremi si sgretolano come neve al sole.\r\nIl movimento in questi mesi dovrà affrontare una sfida complessa: mantenere radicalità e radicamento sociale. 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Il giudice gli ha ulteriormente ridotto le misure restrittive: da venerdì ha l’obbligo di dimora a Torino con coprifuoco serale e notturno. Sabato mattina è passato al presidio contro la crisi in corso Vercelli, lunedì è tornato a lavorare.\r\nSono ancora in carcere sette No Tav: Juan, Maurizio, Marcelo, Niccolò, Luca, Giorgio, Alessio.\r\nSabato pomeriggio i compagni di Giorgio, rinchiuso in semi-isolamento a Saluzzo, hanno organizzato un presidio al carcere. Di fronte alle altre carceri i presidi solidali si erano svolti contemporaneamente l’11 febbraio.\r\n\r\nAbbiamo intervistato Tobia sul suo “27 giugno”, sulla giornata di resistenza allo sgombero della Maddalena, per la quale è stato arrestato il 26 gennaio.\r\n\r\nAscolta la sua testimonianza: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-25-tobia-il-mio-27-giugno.mp3|titles=2012 03 25 tobia il mio 27 giugno]\r\n\r\nScarica il file audio \r\n\r\nGiornata nei campi di Luca\r\nDomenica 25 marzo l’appuntamento è al Cels, la frazione di Exilles dove vive e lavora Luca Abbà, il contadino folgorato su un traliccio durante lo sgombero della baita Clarea.\r\nLuca, poco a poco, si sta riprendendo ma ci vorranno lunghi mesi e tante altre sofferenze per curare le gravissime ustioni che gli hanno inciso le carni.\r\nUn folto gruppo di No Tav armato di rastrelli e altri attrezzi da lavoro pulisce i castagneti di Luca e a fa altri lavori, che oggi lui non può fare. Un segno di solidarietà concreta, che è anche la misura della irrimediabile diversità del movimento No Tav, del suo saper fondere solidarietà e resistenza, autogestione e conflitto.\r\nNel pomeriggio, dopo un pranzo condiviso, canti e balli si scende al cancello della centrale a Chiomonte. Alcuni si avviano per il sentiero, altri restano al ponte e fanno battiture e slogan. I primi riescono ad arrivare al curvone che conduce alla Maddalena prima di essere intercettati dalle truppe in assetto antisommossa e tornare indietro. Per i secondi, dopo un avvio sonnacchioso, arrivano due blindati e un lince. Vengono salutati con slogan e nuove battiture.\r\n\r\nAscolta l’intervista di Danilo di Exilles sulla giornata: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-25-danilo-mout-cels..mp3|titles=2012 03 25 danilo mout cels.]\r\n\r\nScarica il file audio\r\n\r\nVerso l’11 aprile\r\nIl 27 febbraio, il giorno dello sgombero della Baita Clarea e del gravissimo incidente a Luca, le truppe dello Stato hanno occupato un altro pezzo di terra, l’hanno cintato con reti, jersey, filo spinato. Dopo dieci mesi, senza preoccuparsi di fare le procedure per l’occupazione “temporanea” hanno fatto l’ultimo passo, la presa dei terreni, dove scavare per il tunnel geognostico.\r\nMercoledì 11 aprile vogliono che l’occupazione diventi legale. Quel giorno hanno convocato i proprietari per la procedura di occupazione “temporanea” dei terreni. Potranno entrare nel fortino solo uno alla volta, scortati dalla polizia: se qualcuno non si presenta procederanno comunque. L’importante è dare una patina di legalità all’imposizione violenta di una grande opera inutile. Da quel giorno le ditte potranno cominciare davvero i lavori.\r\nI No Tav non mancheranno certo all’appuntamento, i sindacati di base daranno copertura convocando sciopero sia nel privato che nel pubblico, per consentire a tutti, anche a chi lavora, di partecipare. L’appuntamento sarà al fortino, ma i No Tav hanno imparato la lezione: la macchina dell’occupazione militare può essere messa in panne, scegliendo di volta in volta dove e quando agire.\r\nUscire dal catino della Clarea, dalla trappola allestita dallo Stato, che vuole nascondere la militarizzazione del territorio e la resistenza dei No Tav, mette in difficoltà un avversario che usa armi da guerra e poi intesse elegie alla non violenza.\r\nLa lotta popolare ha trovato il proprio ritmo, con azioni cui possono partecipare tutti.\r\nIl movimento No Tav ha lanciato una settimana di lotta, facendo appello perché in ogni città ci siano iniziative l’11 aprile e i giorni successivi.\r\nDopo la caduta di Luca in ogni angolo d’Italia ci sono state manifestazioni, blocchi, presidi, occupazioni. Per il governo Monti non è stato un momento facile: le migliaia di uomini e donne in armi inviati in Val Susa servivano a poco, se ovunque si moltiplicavano le azioni di resistenza.\r\nLa lotta No Tav è divenuta un affare nazionale, perché l’opposizione al supertreno è lotta contro lo sperpero di denaro pubblico, spinta alla partecipazione diretta, rifiuto della delega in bianco, della logica della merce, del profitto ad ogni costo, della violenza di Stato come strumento di regolazione dei conflitti.","26 Marzo 2012"," Meno catene per Tobia, Mambo, Jacopo\r\nIn questa settimana si sono allentate le catene per alcuni dei No Tav arrestati il 26 gennaio per la resistenza allo sgombero della Maddalena.\r\nA Jacopo, che si trova ai domiciliari, è stato permesso di comunicare con l’esterno, Mambo e Gabriele sono passati dalla galera alla prigione casalinga.\r\nTobia, reduce da una settimana di ricovero in ospedale dopo la fine dello sciopero della fame, sta meglio. Il giudice gli ha ulteriormente ridotto le misure restrittive: da venerdì ha l’obbligo di dimora a Torino con coprifuoco serale e notturno. Sabato mattina è passato al presidio contro la crisi in corso Vercelli, lunedì è tornato a lavorare.\r\nSono ancora in carcere sette No Tav: Juan, Maurizio, Marcelo, Niccolò, Luca, Giorgio, Alessio.\r\nSabato pomeriggio i compagni di Giorgio, rinchiuso in semi-isolamento a Saluzzo, hanno organizzato un presidio al carcere. Di fronte alle altre carceri i presidi solidali si erano svolti contemporaneamente l’11 febbraio.\r\n\r\nAbbiamo intervistato Tobia sul suo “27 giugno”, sulla giornata di resistenza allo sgombero della Maddalena, per la quale è stato arrestato il 26 gennaio.\r\n\r\nAscolta la sua testimonianza:\r\n\r\nScarica il file audio \r\n\r\nGiornata nei campi di Luca\r\nDomenica 25 marzo l’appuntamento è al Cels, la frazione di Exilles dove vive e lavora Luca Abbà, il contadino folgorato su un traliccio durante lo sgombero della baita Clarea.\r\nLuca, poco a poco, si sta riprendendo ma ci vorranno lunghi mesi e tante altre sofferenze per curare le gravissime ustioni che gli hanno inciso le carni.\r\nUn folto gruppo di No Tav armato di rastrelli e altri attrezzi da lavoro pulisce i castagneti di Luca e a fa altri lavori, che oggi lui non può fare. Un segno di solidarietà concreta, che è anche la misura della irrimediabile diversità del movimento No Tav, del suo saper fondere solidarietà e resistenza, autogestione e conflitto.\r\nNel pomeriggio, dopo un pranzo condiviso, canti e balli si scende al cancello della centrale a Chiomonte. Alcuni si avviano per il sentiero, altri restano al ponte e fanno battiture e slogan. I primi riescono ad arrivare al curvone che conduce alla Maddalena prima di essere intercettati dalle truppe in assetto antisommossa e tornare indietro. Per i secondi, dopo un avvio sonnacchioso, arrivano due blindati e un lince. Vengono salutati con slogan e nuove battiture.\r\n\r\nAscolta l’intervista di Danilo di Exilles sulla giornata:\r\n\r\nScarica il file audio\r\n\r\nVerso l’11 aprile\r\nIl 27 febbraio, il giorno dello sgombero della Baita Clarea e del gravissimo incidente a Luca, le truppe dello Stato hanno occupato un altro pezzo di terra, l’hanno cintato con reti, jersey, filo spinato. Dopo dieci mesi, senza preoccuparsi di fare le procedure per l’occupazione “temporanea” hanno fatto l’ultimo passo, la presa dei terreni, dove scavare per il tunnel geognostico.\r\nMercoledì 11 aprile vogliono che l’occupazione diventi legale. Quel giorno hanno convocato i proprietari per la procedura di occupazione “temporanea” dei terreni. Potranno entrare nel fortino solo uno alla volta, scortati dalla polizia: se qualcuno non si presenta procederanno comunque. L’importante è dare una patina di legalità all’imposizione violenta di una grande opera inutile. Da quel giorno le ditte potranno cominciare davvero i lavori.\r\nI No Tav non mancheranno certo all’appuntamento, i sindacati di base daranno copertura convocando sciopero sia nel privato che nel pubblico, per consentire a tutti, anche a chi lavora, di partecipare. L’appuntamento sarà al fortino, ma i No Tav hanno imparato la lezione: la macchina dell’occupazione militare può essere messa in panne, scegliendo di volta in volta dove e quando agire.\r\nUscire dal catino della Clarea, dalla trappola allestita dallo Stato, che vuole nascondere la militarizzazione del territorio e la resistenza dei No Tav, mette in difficoltà un avversario che usa armi da guerra e poi intesse elegie alla non violenza.\r\nLa lotta popolare ha trovato il proprio ritmo, con azioni cui possono partecipare tutti.\r\nIl movimento No Tav ha lanciato una settimana di lotta, facendo appello perché in ogni città ci siano iniziative l’11 aprile e i giorni successivi.\r\nDopo la caduta di Luca in ogni angolo d’Italia ci sono state manifestazioni, blocchi, presidi, occupazioni. Per il governo Monti non è stato un momento facile: le migliaia di uomini e donne in armi inviati in Val Susa servivano a poco, se ovunque si moltiplicavano le azioni di resistenza.\r\nLa lotta No Tav è divenuta un affare nazionale, perché l’opposizione al supertreno è lotta contro lo sperpero di denaro pubblico, spinta alla partecipazione diretta, rifiuto della delega in bianco, della logica della merce, del profitto ad ogni costo, della violenza di Stato come strumento di regolazione dei conflitti.\r\n","2018-10-17 23:00:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2396413009_860e31c9f7_b-200x110.jpg","No Tav. Verso l’11 aprile: una primavera resistente",1332795636,[525,526,527,64,528],"http://radioblackout.org/tag/11-aprile/","http://radioblackout.org/tag/arrestati-no-tav/","http://radioblackout.org/tag/luca-abba/","http://radioblackout.org/tag/tobia/",[387,395,391,15,381],{"post_content":531},{"matched_tokens":532,"snippet":533,"value":534},[79],"durante lo sgombero della baita \u003Cmark>Clarea\u003C/mark>.\r\nLuca, poco a poco, si","Meno catene per Tobia, Mambo, Jacopo\r\nIn questa settimana si sono allentate le catene per alcuni dei No Tav arrestati il 26 gennaio per la resistenza allo sgombero della Maddalena.\r\nA Jacopo, che si trova ai domiciliari, è stato permesso di comunicare con l’esterno, Mambo e Gabriele sono passati dalla galera alla prigione casalinga.\r\nTobia, reduce da una settimana di ricovero in ospedale dopo la fine dello sciopero della fame, sta meglio. Il giudice gli ha ulteriormente ridotto le misure restrittive: da venerdì ha l’obbligo di dimora a Torino con coprifuoco serale e notturno. Sabato mattina è passato al presidio contro la crisi in corso Vercelli, lunedì è tornato a lavorare.\r\nSono ancora in carcere sette No Tav: Juan, Maurizio, Marcelo, Niccolò, Luca, Giorgio, Alessio.\r\nSabato pomeriggio i compagni di Giorgio, rinchiuso in semi-isolamento a Saluzzo, hanno organizzato un presidio al carcere. Di fronte alle altre carceri i presidi solidali si erano svolti contemporaneamente l’11 febbraio.\r\n\r\nAbbiamo intervistato Tobia sul suo “27 giugno”, sulla giornata di resistenza allo sgombero della Maddalena, per la quale è stato arrestato il 26 gennaio.\r\n\r\nAscolta la sua testimonianza: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-25-tobia-il-mio-27-giugno.mp3|titles=2012 03 25 tobia il mio 27 giugno]\r\n\r\nScarica il file audio \r\n\r\nGiornata nei campi di Luca\r\nDomenica 25 marzo l’appuntamento è al Cels, la frazione di Exilles dove vive e lavora Luca Abbà, il contadino folgorato su un traliccio durante lo sgombero della baita \u003Cmark>Clarea\u003C/mark>.\r\nLuca, poco a poco, si sta riprendendo ma ci vorranno lunghi mesi e tante altre sofferenze per curare le gravissime ustioni che gli hanno inciso le carni.\r\nUn folto gruppo di No Tav armato di rastrelli e altri attrezzi da lavoro pulisce i castagneti di Luca e a fa altri lavori, che oggi lui non può fare. Un segno di solidarietà concreta, che è anche la misura della irrimediabile diversità del movimento No Tav, del suo saper fondere solidarietà e resistenza, autogestione e conflitto.\r\nNel pomeriggio, dopo un pranzo condiviso, canti e balli si scende al cancello della centrale a Chiomonte. Alcuni si avviano per il sentiero, altri restano al ponte e fanno battiture e slogan. I primi riescono ad arrivare al curvone che conduce alla Maddalena prima di essere intercettati dalle truppe in assetto antisommossa e tornare indietro. Per i secondi, dopo un avvio sonnacchioso, arrivano due blindati e un lince. 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L’importante è dare una patina di legalità all’imposizione violenta di una grande opera inutile. Da quel giorno le ditte potranno cominciare davvero i lavori.\r\nI No Tav non mancheranno certo all’appuntamento, i sindacati di base daranno copertura convocando sciopero sia nel privato che nel pubblico, per consentire a tutti, anche a chi lavora, di partecipare. L’appuntamento sarà al fortino, ma i No Tav hanno imparato la lezione: la macchina dell’occupazione militare può essere messa in panne, scegliendo di volta in volta dove e quando agire.\r\nUscire dal catino della \u003Cmark>Clarea\u003C/mark>, dalla trappola allestita dallo Stato, che vuole nascondere la militarizzazione del territorio e la resistenza dei No Tav, mette in difficoltà un avversario che usa armi da guerra e poi intesse elegie alla non violenza.\r\nLa lotta popolare ha trovato il proprio ritmo, con azioni cui possono partecipare tutti.\r\nIl movimento No Tav ha lanciato una settimana di lotta, facendo appello perché in ogni città ci siano iniziative l’11 aprile e i giorni successivi.\r\nDopo la caduta di Luca in ogni angolo d’Italia ci sono state manifestazioni, blocchi, presidi, occupazioni. 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