","Profughi. Prigioni e filo spinato: il sapore dell'Europa","post",1458673474,[60,61,62],"http://radioblackout.org/tag/accordo-ue-turchia/","http://radioblackout.org/tag/hotspot/","http://radioblackout.org/tag/profughi/",[29,17,23],{"post_content":65,"tags":70},{"matched_tokens":66,"snippet":68,"value":69},[67],"Turchia","alla prova dei fatti. La \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> si trasformerà in un gigantesco","L'accordo appena stipulato tra l'Unione Europea e il governo turco sul respingimento dei profughi è oggi alla prova dei fatti. La \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> si trasformerà in un gigantesco campo di concentramento per i profughi di guerra e i migranti rimasti intrappolati all'ombra della Mezzaluna, dopo la chiusura del mercato di carne umana aperto dall'Europa dei diritti e delle libertà.\r\nErdogan farà il lavoro sporco. I profughi, con il loro carico di bambini, anziani e disabili non premeranno più alle frontiere. Quelli rimasti in Grecia li stanno chiudendo negli hotspot, che nei fatti e nelle intenzioni saranno veri centri di detenzione.\r\nDifficile tuttavia che davvero chi ha varcato una frontiera voglia tornare indietro, chi è in viaggio vuole andare avanti. Costi quel che costi. Nuove rotte, nuovi mercati, nuovi morti in mare.\r\nMa nulla di nuovo in questa Europa fatta di filo spinato e frontiere.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat, blogger e mediattivista di origine turca.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-03-22-murat-accordiueturchia",[71,77,79],{"matched_tokens":72,"snippet":76},[73,74,75],"accordo","ue","turchia","\u003Cmark>accordo\u003C/mark> \u003Cmark>ue\u003C/mark> \u003Cmark>turchia\u003C/mark>",{"matched_tokens":78,"snippet":17},[],{"matched_tokens":80,"snippet":23},[],[82,87],{"field":34,"indices":83,"matched_tokens":84,"snippets":86},[46],[85],[73,74,75],[76],{"field":88,"matched_tokens":89,"snippet":68,"value":69},"post_content",[67],1736172819517538300,{"best_field_score":92,"best_field_weight":93,"fields_matched":94,"num_tokens_dropped":46,"score":95,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"3315704398080",13,2,"1736172819517538410",{"document":97,"highlight":116,"highlights":137,"text_match":149,"text_match_info":150},{"cat_link":98,"category":99,"comment_count":46,"id":100,"is_sticky":46,"permalink":101,"post_author":49,"post_content":102,"post_date":103,"post_excerpt":52,"post_id":100,"post_modified":104,"post_thumbnail":105,"post_thumbnail_html":106,"post_title":107,"post_type":57,"sort_by_date":108,"tag_links":109,"tags":115},[43],[45],"34623","http://radioblackout.org/2016/03/turchia-il-gruppo-tak-rivendica-lattacco-ad-ankara/","E’ arrivata nella notte la rivendicazione da parte del gruppo Tak, “Falchi del Kurdistan per la Libertà”, dell’attentato che domenica ha colpito Ankara nei pressi di un check point della polizia turca. La stessa organizzazione aveva rivendicato anche l’attacco contro un convoglio militare avvenuto lo scorso 17 febbraio sempre nel centro della capitale turca. I Tak specificano che si tratta di una risposta alla sanguinosa guerra che il governo di Erdogan sta portando contro il popolo curdo nel sud-est del paese.\r\nNel frattempo a Bruxelles è in corso il Consiglio dell’Unione Europea con al centro la discussione del negoziato per un accordo proprio tra Ue e Turchia sulla gestione dei flussi migratori, diretto a scoraggiare il passaggio di migranti dalla Turchia verso la Grecia e gli altri paesi dell’Unione tramite l’introduzione di un’ulteriore stretta sui controlli, identificazioni, schedature ed espulsioni. Un accordo da tre miliardi di euro con il quale il governo di Erdogan sta di fatto negoziando il suo ingresso nell’Unione sulla pelle dei migranti, con il beneplacito dell’Europa che, al di là di ipocrite condanne di facciata, ha interesse a mantenere accordi strategici con il governo turco.\r\nDi tutto questo abbiamo parlato con Ferrat del Centro Culturale Curdo Med:\r\nferat_med","17 Marzo 2016","2016-03-22 17:42:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/index-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"299\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/index.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Turchia. Il gruppo Tak rivendica l'attacco ad Ankara",1458222990,[110,111,112,113,114],"http://radioblackout.org/tag/falchi-del-kurdistan-per-la-liberta/","http://radioblackout.org/tag/centro-culturale-curdo-med/","http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/tak/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[33,31,19,15,67],{"post_content":117,"post_title":122,"tags":125},{"matched_tokens":118,"snippet":120,"value":121},[73,119,67],"Ue","discussione del negoziato per un \u003Cmark>accordo\u003C/mark> proprio tra \u003Cmark>Ue\u003C/mark> e \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> sulla gestione dei flussi migratori,","E’ arrivata nella notte la rivendicazione da parte del gruppo Tak, “Falchi del Kurdistan per la Libertà”, dell’attentato che domenica ha colpito Ankara nei pressi di un check point della polizia turca. La stessa organizzazione aveva rivendicato anche l’attacco contro un convoglio militare avvenuto lo scorso 17 febbraio sempre nel centro della capitale turca. 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Oggi ospita un vertice, che di fatto è nuovamente un mercato in cui l’UE tratta con diversi paesi africani il contrasto dei flussi migratori, di fatto l’ennesimo tentativo di esternalizzazione della repressione.\r\n\r\nL’11 e 12 novembre a Malta l’Unione europea incontra i leader africani per convincerli a fermare i migranti. La Slovenia ha annunciato di voler costruire un muro di filo spinato ai confini con per fermare il flusso di migranti. La Germania intende ripristinare il regolamento di Dublino anche per i profughi siriani, che potrebbero essere rispediti nel primo paese in cui sono sbarcati.\r\nIl vertice di Malta tra Ue e Paesi africani dovrebbe, nelle speranze di Bruxelles, riuscire a trovare un accordo su un piano basato principalmente su due punti: fermare le partenze dai paesi di origine e accelerare il rimpatrio dei migranti giunti in Europa. Obiettivi che Bruxelles conta di raggiungere mettendo su piatto 1,5 miliardi di euro destinati alla cooperazione (a fronte di 9,2 miliardi per gestire l’emergenza alle frontiere) ma anche favorendo, a partire dai primi mesi del 2016, missioni di funzionari africani in Europa proprio per facilitare le operazioni di identificazione e quindi i rimpatri.\r\nA La Valletta si ritroveranno 63 capi di Stato e di governo dell’Ue e africani, compresi i rappresentanti di dittature come l’Eritrea con i quali Bruxelles ha scelto di dialogare.\r\nIl nodo resta la tenuta sempre più improbabile di un’Europa sempre più divisa. Il sistema di Shengen è già saltato nei fatti. I tecnocrati di Bruxelles non vogliono ulteriori tentennamenti politici sulle misure d’emergenza per la gestione dei flussi migratori: sistema hotspot e implementazione dei progetti più tecnologicamente sofisticati per il monitoraggio dei confini sotto la supervisione dell’agenzia Frontex. Così protagonista del vertice di oggi sarà una bozza di interventi pre-selezionati, tre paginette e 18 punti diffusa ieri dal sito di controinformazione StateWatch. Al primo punto si prevede una rapida partenza — entro il 16 novembre — degli hotspot in Grecia e Italia (oltre a Lampedusa, l’unico già pronto, in Italia mancano ancora Pozzallo, Porto Empedocle, Augusta, Taranto e Trapani mentre in Grecia si devono attivare Lesbo, Chios, Samos, Lekos e Kos). In questi punti-caldi i «facilitatori» di Frontex e dell’ Easo dovranno mettere in funzione i macchinari per il rilevamento digitale delle impronte e utilizzare le procedure integrate di identificazione e scambio di informazioni di intelligence.\r\nL’UE vorrebbe stabilire clausole per il rimpatrio dei migranti in cambio di incentivi economici. I primi paesi interessati da questi corridoi disumani saranno: Afganistan, Marocco, Nigeria, Pakistan, Tunisia e Turchia. In una seconda fase, entro gennaio, dovrebbero poi essere definiti gli accordi migranti-in-cambio-di-denaro con Etiopia, Niger, nuovamente con il Pakistan, e con la Serbia, paesi con i quali, si dice, sono già stati avviati i primi contatti. Sempre nella logica del do ut des alla Turchia, investita da un ruolo cardine nell’intero sistema di gestione dei flussi, si riconosce la liberalizzazione dei visti d’ingresso nei 28 paesi dell’Ue per i suoi cittadini nel contesto di accordi di cooperazione rafforzata.\r\nNel documento preparato dagli alti burocrati si sottolinea l’esigenza di estendere progressivamente il ruolo dei funzionari di Frontex alle frontiere europee fino al dispiegamento di squadre denominate «Rabit», acronimo di rapid border intervention teams. Il nome è meno fantasioso di ciò che appare: «Jo Rabit» era il nome della missione 2010–2011 per la costruzione del muro anti-immigrazione lungo il fiume Evros tra Grecia e Turchia, considerata da Frontex come il suo più grande successo, incluso la gestione di oltre 100 giornalisti e le accuse di violazione dei diritti umani. Allora in quattro mesi di supporto alle guardie di frontiera turche e greche con 576 funzionari di Frontex, il costo fu 5,5 milioni di euro. I costi umani, nel report finale, non sono menzionati.\r\nOra con team simili, in tandem con l’agenzia Eurojust, si studia la realizzazione di hotspot anche ai confini dei Balcani, insieme a percorsi-chiave per incanalare i profughi. La pressione dei migranti alle frontiere è prevista costante, visto che il piano è quinquennale, fino al 2020. Ma — e questo sarà probabilmente il nodo della discussione a La Valletta – nell’agenda precompilata si prevede anche un periodo di sospensione dell’accordo di Schengen: l’estate prossima, tra il 1 maggio e il 31 ottobre, verrebbero ripristinati i controlli anche alle frontiere interne.\r\n\r\nLa rete No Border ha lanciato un appello a due giorni di informazione e lotta in occasione del vertice di Malta.\r\n\r\nQui potete leggere l’appello “voi crescete recinzioni, noi cresciamo tenaglie”\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Elodie della rete No Border.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-11-10-elodie-malta","11 Novembre 2015","2015-11-12 13:04:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/no-fences-no-borders_0-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"188\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/no-fences-no-borders_0-188x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/no-fences-no-borders_0-188x300.jpg 188w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/no-fences-no-borders_0.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 188px) 100vw, 188px\" />","Malta. 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Può apparire forzata o arzigogolata e viene contestualizzato più facilmente l'apporto della petromonarchia nel discorso sviluppato da Laura Silvia Battaglia, perché il territorio che ospitava la base americana bombardata per scherzo telefonato dai pasdaran era ospitata nel sultanato di Al-Thani, e non solo perché l'argomento era adiacente alla analisi della messinscena tra grandi potenze per far accettare al resto del mondo il nuovo assetto del Sudovest asiatico voluto dagli Accordi di Abramo, escludendo l'Iran e i suoi proxy e la Turchia per creare una supply chain alternativa alla Belt Road Initiative; però anche in ambito centrafricano – come ci racconta Massimo Zaurrini – Doha ha ospitato i negoziati tra Repubblica democratica del Congo (Rdc) e Alleanza del fiume Congo (Afc-M23), ed è il terminale delle transazioni finanziarie derivanti dallo sfruttamento delle risorse dei Grandi Laghi, che ora vedranno gli Usa di Trump ergersi a gestori diretti delle miniere di cobalto e terre rare, che prima erano rubate alla lontana Kinshasa solo da Kagame, alleato delle potenze occidentali, attraverso le sue milizie antihutu. Peraltro anche Tsishekedi è un fiancheggiatore e grande amico di Israele, i cui imprenditori più spregiudicati hanno già operato in Rdc. Insomma affari tra autocrati, piazzisti, teocrati e fascisti in genere che pagano le popolazioni malauguratamente abitanti territori contesi tra potenti.\r\nQuindi ci troviamo di fronte a due Corridoi di merci, il cui progetto faraonico intende variare l'asse commerciale impostato da decenni, spostando i flussi che tagliano l'Africa a metà, congiungendo il porto angolano di Lobito con Beira in Mozambico o Dar es Salaam in Tanzania, Oceano Atlantico con Oceano Indiano; ma anche spostando le direttrici commerciali tra Oriente e Mediterraneo all'interno della Penisola arabica aggirando i flussi impostati un po' più a nord da Pechino e inserendo i territori controllati da Israele. 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La causa scatenante – il nucleare iraniano – sembra poco o nulla interessante persino nei suoi risultati (basta la narrazione presidenziale attraverso Truth, che non può essere messa in discussione), perché forse l’obiettivo vero è probabilmente un altro (magari Teheran uscirà dalla non proliferazione nucleare e non ci saranno più controlli).\r\nIl primo elemento che salta agli occhi è la centralità del Qatar, per la sua vicinanza all’Iran, per il suo coinvolgimento in ogni trattativa mondiale (Afghanistan, Palestina… Kivu), Al-Thani sempre attivo diplomaticamente e con la potenza mediatica sul mondo arabo, eppure è stato emblematicamente il primo a essere colpito dalla rappresaglia teatrale dei Turbanti. Il Qatar dipende integralmente da acquisti dall’estero, non produce nulla e la chiusura dello Stretto di Ormuz lo avrebbe soffocato.\r\nIl regime change a Tehran è nei piani israeliani (non in quelli trumpiani), ma il piano di riportare la dinastia Pahlavi al potere non potrebbe essere accettata dalla nazione civile iraniana che vive in un mondo parallelo a quello del potere detenuto che fa giochi internazionali, il potere è detenuto dai pasdaran e le città centrali sono omogenee etnicamente, ma la nazione è estesa enormemente, con un’orografia che non permette di certo un’invasione di stampo iracheno, difficile anche la frammentazione su base etnico-religiosa. La sostituzione dell’attuale regime non si riesce a immaginare da chi possa essere incarnato, perciò è difficile creare un’entità artificiale che sostituisca l’attuale sistema persiano. Benché esista una fronda interna, che però forse non è controllabile dall’esterno, o non ha ancora i mezzi e la mentalità per mettere in atto una rivolta. Solo se le forze di sicurezza solidarizzano con i rivoltosi si potrà avere un successo per il cambiamento. La stretta repressiva svilupperà nuove proteste?\r\nForse in questa tabula rasa dei paesi nemici di Israele e antagonisti dei sauditi la Turchia si può affrancare perché è un paese Nato e per l’abilità a fungere da cerniera tra mondi, appartenendo sia al mondo Brics che alla Nato, proponendosi come mediatore e mantenendo relazioni con tutti i protagonisti.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/4PFSoUBf2ZZ8hb79FwbPk0?si=4fbc4626a1f247f9\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/TrumpShowStayTuneOnMiddleEast.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPrecedenti trasmissioni attinenti a questo argomento si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nCon Massimo Zaurrini, direttore di “Africa&Affari”, affrontiamo lo spostamento dell’asse commerciale dell’Africa centrale in seguito al nuovo interesse statunitense per le risorse africane in funzione anticinese.\r\nIn questo quadro si inserisce l’ennesima sceneggiata dell’amministrazione Trump che pretende di imporre una pace nel Nordest del Congo su basi e impegni uguali a quelli che da 20 anni sono divenuti carta straccia nel breve volgere di tempo, l’unica differenza è che Tshisekedi – molto legato alla finanza israeliana – ha “svenduto” il controllo delle risorse del territorio dei Grandi Laghi agli Usa in cambio della risoluzione della guerra con l’M23 e l’Alleanza del Fiume Congo, emanazione del Ruanda, alleato e partner degli anglo-americani. Quindi agli americani interessa in particolare poter sfruttare le miniere in qualche modo e dunque hanno scelto di mettere in sicurezza… i loro investimenti nella regione. Il Qatar è l'hub di arrivo delle merci e degli investimenti e per questo è coinvolto in questo quadro di tregua, essendo ormai Doha la capitale di qualunque accordo internazionale da quello siglato dal Trump.01 con i talebani.\r\nAttorno alla Repubblica democratica del Congo e alle sue ricchezze si sviluppano nuove infrastrutture utili alle nazioni africane che stano tentando di innescare uno sviluppo pieno di promesse e anche pericoli innanzitutto ambientali, ma quanto è l’interesse per gli affari occidentali? Salta all’occhio quel corridoio che, adoperando come terminal il porto angolano di Lobito, ambisce a tracciare supply chain che uniscono Oceano Indiano e Atlantico, fulcro della disputa Cina/Usa sulle merci africane, che il 26 giugno ha appena ricevuto 250 milioni ulteriori per la sua creazione da parte della UE, dopo il mezzo miliardo stanziato da Biden nel suo ultimo viaggio da presidente. Il corridoio di Lobito è bloccato dalla disputa nel Kivu migliaia di chilometri a nord del confine congoloese con lo Zambia, per cui si è operata una variante al progetto iniziale che coinvolgeva il Katanga.\r\nDella strategia fa parte anche il taglio agli USAid, alla Banca africana di sviluppo… il tutto per incentivare gli accordi bilaterali in cui Trump, il mercante, può ricattare, strappare il miglior prezzo, taglieggiare, smaramaldeggiare… gettare fumo negli occhi con la promessa di sviluppo attraverso la Dfc (U.S. Development Finance Corporation); e se si dovesse finalmente spuntare la possibilità di lavorare in loco i materiali grezzi, la devastazione ambientale sarebbe inevitabile.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/business-summit-il-mercato-africano-apprezza-le-trattative-senza-condizioni-etico-politiche-di-trump--66772324\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Lobito-Katanga_corridoi-infrastrutturali-spostano-assi-regionali.mp3\"][/audio]\r\n\r\nI precedenti appuntamenti con la geopolitica africana si trovano qui","28 Giugno 2025","2025-06-28 17:52:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 26/06/2025 - COSA C’ENTRA IL CORRIDOIO DI LOBITO CON LA TREGUA IN KIVU FIRMATA A WASHINGTON E COSA C’ENTRA IL CORRIDOIO DI ABRAMO CON IL NUCLEARE IRANIANO?","podcast",1751129989,[219],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[203],{"post_content":222},{"matched_tokens":223,"snippet":224,"value":225},[67],"i suoi proxy e la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> per creare una supply chain","Può apparire strano, ma la risposta alla domanda del titolo è Qatar. Può apparire forzata o arzigogolata e viene contestualizzato più facilmente l'apporto della petromonarchia nel discorso sviluppato da Laura Silvia Battaglia, perché il territorio che ospitava la base americana bombardata per scherzo telefonato dai pasdaran era ospitata nel sultanato di Al-Thani, e non solo perché l'argomento era adiacente alla analisi della messinscena tra grandi potenze per far accettare al resto del mondo il nuovo assetto del Sudovest asiatico voluto dagli Accordi di Abramo, escludendo l'Iran e i suoi proxy e la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> per creare una supply chain alternativa alla Belt Road Initiative; però anche in ambito centrafricano – come ci racconta Massimo Zaurrini – Doha ha ospitato i negoziati tra Repubblica democratica del Congo (Rdc) e Alleanza del fiume Congo (Afc-M23), ed è il terminale delle transazioni finanziarie derivanti dallo sfruttamento delle risorse dei Grandi Laghi, che ora vedranno gli Usa di Trump ergersi a gestori diretti delle miniere di cobalto e terre rare, che prima erano rubate alla lontana Kinshasa solo da Kagame, alleato delle potenze occidentali, attraverso le sue milizie antihutu. Peraltro anche Tsishekedi è un fiancheggiatore e grande amico di Israele, i cui imprenditori più spregiudicati hanno già operato in Rdc. Insomma affari tra autocrati, piazzisti, teocrati e fascisti in genere che pagano le popolazioni malauguratamente abitanti territori contesi tra potenti.\r\nQuindi ci troviamo di fronte a due Corridoi di merci, il cui progetto faraonico intende variare l'asse commerciale impostato da decenni, spostando i flussi che tagliano l'Africa a metà, congiungendo il porto angolano di Lobito con Beira in Mozambico o Dar es Salaam in Tanzania, Oceano Atlantico con Oceano Indiano; ma anche spostando le direttrici commerciali tra Oriente e Mediterraneo all'interno della Penisola arabica aggirando i flussi impostati un po' più a nord da Pechino e inserendo i territori controllati da Israele. A tanto ci ha portato aprire il vaso di Pandora della Guerra dei 12 giorni da un lato e la sbandierata tregua (supposta) tra Congo e Ruanda...\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nA Laura Silvia Battaglia, voce di \"Radio3Mondo\" e raffinata esperta della cultura dei paesi del Sudovest asiatico, abbiamo chiesto di inquadrare nell’ottica dei Paesi del Golfo il giudizio sulla strategia che ispira il rivolgimento dell’equilibrio nell’area: l’escalation sionista mette in scena un superamento del Diritto internazionale e del concetto di democrazia per imporre una configurazione del Vicino Oriente e dei suoi corridoi commerciali alternativi alla Bri cinese come illustrato tempo fa dallo stesso Netanyahu: annientamento dei proxy iraniani e ridimensionamento della Repubblica islamica stessa a favore della penisola arabica, alleata e complice con gli accordi di Abramo, con regimi autoritari e in funzione anticinese. La causa scatenante – il nucleare iraniano – sembra poco o nulla interessante persino nei suoi risultati (basta la narrazione presidenziale attraverso Truth, che non può essere messa in discussione), perché forse l’obiettivo vero è probabilmente un altro (magari Teheran uscirà dalla non proliferazione nucleare e non ci saranno più controlli).\r\nIl primo elemento che salta agli occhi è la centralità del Qatar, per la sua vicinanza all’Iran, per il suo coinvolgimento in ogni trattativa mondiale (Afghanistan, Palestina… Kivu), Al-Thani sempre attivo diplomaticamente e con la potenza mediatica sul mondo arabo, eppure è stato emblematicamente il primo a essere colpito dalla rappresaglia teatrale dei Turbanti. Il Qatar dipende integralmente da acquisti dall’estero, non produce nulla e la chiusura dello Stretto di Ormuz lo avrebbe soffocato.\r\nIl regime change a Tehran è nei piani israeliani (non in quelli trumpiani), ma il piano di riportare la dinastia Pahlavi al potere non potrebbe essere accettata dalla nazione civile iraniana che vive in un mondo parallelo a quello del potere detenuto che fa giochi internazionali, il potere è detenuto dai pasdaran e le città centrali sono omogenee etnicamente, ma la nazione è estesa enormemente, con un’orografia che non permette di certo un’invasione di stampo iracheno, difficile anche la frammentazione su base etnico-religiosa. La sostituzione dell’attuale regime non si riesce a immaginare da chi possa essere incarnato, perciò è difficile creare un’entità artificiale che sostituisca l’attuale sistema persiano. Benché esista una fronda interna, che però forse non è controllabile dall’esterno, o non ha ancora i mezzi e la mentalità per mettere in atto una rivolta. Solo se le forze di sicurezza solidarizzano con i rivoltosi si potrà avere un successo per il cambiamento. La stretta repressiva svilupperà nuove proteste?\r\nForse in questa tabula rasa dei paesi nemici di Israele e antagonisti dei sauditi la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark> si può affrancare perché è un paese Nato e per l’abilità a fungere da cerniera tra mondi, appartenendo sia al mondo Brics che alla Nato, proponendosi come mediatore e mantenendo relazioni con tutti i protagonisti.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/4PFSoUBf2ZZ8hb79FwbPk0?si=4fbc4626a1f247f9\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/TrumpShowStayTuneOnMiddleEast.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPrecedenti trasmissioni attinenti a questo argomento si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nCon Massimo Zaurrini, direttore di “Africa&Affari”, affrontiamo lo spostamento dell’asse commerciale dell’Africa centrale in seguito al nuovo interesse statunitense per le risorse africane in funzione anticinese.\r\nIn questo quadro si inserisce l’ennesima sceneggiata dell’amministrazione Trump che pretende di imporre una pace nel Nordest del Congo su basi e impegni uguali a quelli che da 20 anni sono divenuti carta straccia nel breve volgere di tempo, l’unica differenza è che Tshisekedi – molto legato alla finanza israeliana – ha “svenduto” il controllo delle risorse del territorio dei Grandi Laghi agli Usa in cambio della risoluzione della guerra con l’M23 e l’Alleanza del Fiume Congo, emanazione del Ruanda, alleato e partner degli anglo-americani. Quindi agli americani interessa in particolare poter sfruttare le miniere in qualche modo e dunque hanno scelto di mettere in sicurezza… i loro investimenti nella regione. Il Qatar è l'hub di arrivo delle merci e degli investimenti e per questo è coinvolto in questo quadro di tregua, essendo ormai Doha la capitale di qualunque \u003Cmark>accordo\u003C/mark> internazionale da quello siglato dal Trump.01 con i talebani.\r\nAttorno alla Repubblica democratica del Congo e alle sue ricchezze si sviluppano nuove infrastrutture utili alle nazioni africane che stano tentando di innescare uno sviluppo pieno di promesse e anche pericoli innanzitutto ambientali, ma quanto è l’interesse per gli affari occidentali? Salta all’occhio quel corridoio che, adoperando come terminal il porto angolano di Lobito, ambisce a tracciare supply chain che uniscono Oceano Indiano e Atlantico, fulcro della disputa Cina/Usa sulle merci africane, che il 26 giugno ha appena ricevuto 250 milioni ulteriori per la sua creazione da parte della \u003Cmark>UE\u003C/mark>, dopo il mezzo miliardo stanziato da Biden nel suo ultimo viaggio da presidente. 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Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/2024-05-17-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLa Fortezza Europa: muri più alti\r\nIl nuovo accordo sulle migrazioni, dopo mesi di trattative e l’opposizione di Polonia e Ungheria, è arrivato in porto.\r\nIl vecchio trattato di Dublino va in soffitta sostituito da norme ancora più restrittive di quelle precedenti.\r\nIn sintesi, il patto prevede norme sull’accoglienza più severe soprattutto per le persone migranti che arrivano in Europa dai paesi considerati “sicuri”: sono le persone che già oggi hanno meno possibilità che la loro richiesta di protezione internazionale sia approvata. Con il nuovo patto sarà ancora più facile espellerle. La nozione di paese “sicuro” è il grimaldello che viene usato per scardinare definitivamente la cassaforte in cui sarebbero custoditi i cosiddetti “diritti universali”. L’universale torna a restringersi senza essere mai stato realmente tale.\r\nIl Nuovo Patto si basa su dieci leggi. C’è una modifica radicale nei percorsi di richiesta di asilo. Ne sono possibili solo due: la procedura tradizionale, che di solito richiede diversi mesi per essere completata, o una procedura accelerata che avviene alla frontiera e che dovrebbe durare al massimo 12 settimane, durante le quali le persone migranti saranno trattenuti in strutture apposite.\r\nI richiedenti asilo non possono scegliere quale dei due percorsi seguire, ma vengono divisi in base al loro profilo, stilato attraverso un nuovo e uniforme regolamento di screening. 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Prigione amministrativa ed espulsione per chi lotta\r\nIn questi anni tanti europei si sono trasferiti ad Atene per vivere, studiare, lavorare. Alcuni di loro partecipano attivamente alle lotte politiche e sociali del paese.\r\nDopo lo sgombero delle università occupate per cercare di porre un freno all’invasione di Rafah, una settantina di attivisti sono stati fermati e portati in questura. Tutti gli occupanti sono stati denunciati a piede libero. I greci sono stati tutti rilasciati, 9 compagn* di varie nazionalità europee sono stati rinchiusi in un centro di detenzione per stranieri a 50 chilometri da Atene. Hanno cinque giorni per fare ricorso prima di essere espulsi.\r\nNei loro confronti è stata applicata una misura di carattere amministrativo, in base ad una generica rilevazione di “pericolosità sociale”.\r\nDa qualche tempo, la detenzione amministrativa e l’espulsione degli indesiderabili, non è solo applicata ai non europei, ma si estende anche ai cittadini dell’UE.\r\nEsempi simili si sono registrati di recente in Francia. 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Di fronte all'escalation bellica vogliono gente assuefatta e disponibile alla concreta possibilità di un coinvolgimento diretto sempre maggiore.\r\nNon per caso il processo di militarizzazione investe le nostre città, le nostre scuole, i principali mezzi di comunicazione e le istituzioni culturali.\r\nGuerra interna e guerra esterna sono le due facce della stessa medaglia, quella della guerra ai poveri per il controllo delle risorse, delle coscienze, delle vie di approvvigionamento e dei flussi informativi.\r\nComprendere le dinamiche della guerra globale, cogliere gli elementi di resistenza, disfattismo, diserzione è necessario per rinforzare le reti antimilitariste ed internazionaliste di opposizione alla guerra.\r\n\r\nIn occasione della serata verrà fatta una raccolta fondi per sostenere gli anarchici sudanesi. 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La compagna Sarah è stata violentata e uccisa.\r\n\r\nSenzapatria \r\nSabato 1 e domenica 2 giugno\r\nGiornate di lotta al militarismo\r\nContro la guerra, l’occupazione militare delle periferie, la produzione bellica, il nazionalismo!\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!\r\nCon i disertori di tutte le guerre!\r\n\r\nSabato 1 giugno\r\nVia i militari dalle strade!\r\nore 15,30 corso Palermo angolo via Sesia (se piove in piazza Crispi)\r\nDistro, interventi, musica, giri per il quartiere militarizzato.\r\nAlba e Carenza 503 nel canzoniere antimilitarista, la Clown Army pattuglierà l’area per l’intera giornata. \r\n\r\nDomenica 2 giugno\r\nAntimilitaristi per i quartieri di Torino\r\nSmilitarizziamo la città!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\n\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","23 Maggio 2024","2024-05-23 19:51:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/EUtrippingrefugee-200x110.jpg","Anarres del 17 maggio. 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Questo regolamento esclude l’esame delle singole posizioni, perché prevede che questa “procedura di frontiera” venga usata principalmente per i richiedenti asilo considerati un “pericolo” per i paesi dell’Unione, per coloro che provengono dai paesi considerati “sicuri” e per chi proviene da paesi che, anche per altri motivi, hanno un tasso molto basso (sotto il 20 per cento) di domande d’asilo accolte.\r\nSe la loro richiesta verrà rifiutata, come è molto probabile in questi casi, i migranti dovranno essere espulsi verso il loro paese d’origine o un cosiddetto “paese terzo”, fra cui ci sono anche quelli da cui spesso partono per raggiungere i paesi europei: Tunisia, Libia, \u003Cmark>Turchia\u003C/mark>.\r\nI paesi dell’UE hanno due anni per recepire nella loro legislazione le nuove norme \u003Cmark>UE\u003C/mark>.\r\nUn nuovo capitolo della guerra ai migranti è stato scritto.\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele\r\n\r\nGrecia. 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Hanno cinque giorni per fare ricorso prima di essere espulsi.\r\nNei loro confronti è stata applicata una misura di carattere amministrativo, in base ad una generica rilevazione di “pericolosità sociale”.\r\nDa qualche tempo, la detenzione amministrativa e l’espulsione degli indesiderabili, non è solo applicata ai non europei, ma si estende anche ai cittadini dell’UE.\r\nEsempi simili si sono registrati di recente in Francia. 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La spirale pare inarrestabile: il conflitto Russia Ucraina rischia di deflagrare in tutta Europa.\r\nL'Italia è direttamente coinvolta con le proprie truppe e con il proprio apparato militare industriale. È in prima fila in conflitti in cui gioca in proprio e in varie alleanze a geografia variabile.\r\nLa crisi mondiale, le pericolose convulsioni dell'impero statunitense e della Russia in un pianeta multipolare, le aspirazioni imperialiste concorrenti di potenze regionali come la \u003Cmark>Turchia\u003C/mark>, il grande saccheggio dell'Africa, l'imporsi inarrestabile della Cina rendono la china verso il peggio sempre più scivolosa.\r\nL'intersecarsi di pulsioni nazionaliste, guerre di religione e di interesse mira a rendere complici dei massacri le popolazioni più direttamente colpite.\r\nNon solo. Nel nostro paese il governo sta facendo una campagna di arruolamento permanente. Di fronte all'escalation bellica vogliono gente assuefatta e disponibile alla concreta possibilità di un coinvolgimento diretto sempre maggiore.\r\nNon per caso il processo di militarizzazione investe le nostre città, le nostre scuole, i principali mezzi di comunicazione e le istituzioni culturali.\r\nGuerra interna e guerra esterna sono le due facce della stessa medaglia, quella della guerra ai poveri per il controllo delle risorse, delle coscienze, delle vie di approvvigionamento e dei flussi informativi.\r\nComprendere le dinamiche della guerra globale, cogliere gli elementi di resistenza, disfattismo, diserzione è necessario per rinforzare le reti antimilitariste ed internazionaliste di opposizione alla guerra.\r\n\r\nIn occasione della serata verrà fatta una raccolta fondi per sostenere gli anarchici sudanesi. In un anno di guerra civile quest* compagn*, oppositor* del passato regime e dei due signori della guerra che si contendono il paese, hanno attuato numerose iniziative di lotta e di solidarietà con la popolazione stremata dalla guerra. Oggi stanno subendo una durissima repressione. Alcuni sono stati arrestat* e torturat*. La compagna Sarah è stata violentata e uccisa.\r\n\r\nSenzapatria \r\nSabato 1 e domenica 2 giugno\r\nGiornate di lotta al militarismo\r\nContro la guerra, l’occupazione militare delle periferie, la produzione bellica, il nazionalismo!\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!\r\nCon i disertori di tutte le guerre!\r\n\r\nSabato 1 giugno\r\nVia i militari dalle strade!\r\nore 15,30 corso Palermo angolo via Sesia (se piove in piazza Crispi)\r\nDistro, interventi, musica, giri per il quartiere militarizzato.\r\nAlba e Carenza 503 nel canzoniere antimilitarista, la Clown Army pattuglierà l’area per l’intera giornata. \r\n\r\nDomenica 2 giugno\r\nAntimilitaristi per i quartieri di Torino\r\nSmilitarizziamo la città!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\n\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[249],{"field":88,"matched_tokens":250,"snippet":246,"value":247},[73],{"best_field_score":184,"best_field_weight":152,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":185,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},6637,{"collection_name":216,"first_q":29,"per_page":188,"q":29},["Reactive",255],{},["Set"],["ShallowReactive",258],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fWcXCcBr2YZM4p8ZDwpRoXlGKuKP36id-Dzul42jNghM":-1},true,"/search?query=accordo+ue+turchia"]