","Schengen. Al capolinea","post",1453837045,[63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/controllo-alle-frontiere/","http://radioblackout.org/tag/frontiere/","http://radioblackout.org/tag/libera-circolazione/","http://radioblackout.org/tag/schengen/",[68,17,69,15],"controllo alle frontiere","libera circolazione",{"post_content":71,"post_title":76,"tags":79},{"matched_tokens":72,"snippet":74,"value":75},[73],"Schengen","dell'articolo 26 nell'ambito del codice \u003Cmark>Schengen\u003C/mark>\". L'articolo prevede la possibilità per","Il trattato sulla libera circolazione all’interno dei paesi dell’Unione Europea verrà sospeso per due anni. Dopo mesi di trattative e rotture, l’accoglienza dei profughi in fuga dalle guerre ha fatto saltare il tappo di una pentola ad altissima pressione.\r\n\r\nIl tema ha investito, sia pure informalmente, il vertice Ue. 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Le vecchie regole del gioco su migranti e profughi non hanno retto l’impatto delle ultime migrazioni.\r\nAnche le norme dei trattati di Dublino sono ormai carta straccia.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alessandro Dal Lago.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-01-26-schengen-dal-lago",{"matched_tokens":77,"snippet":78,"value":78},[73],"\u003Cmark>Schengen\u003C/mark>. 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Gli accordi, nel dettaglio, non sono ancora chiari ma si andranno a colpire di nuovo il lavoro, le condizioni di welfare dei lavoratori stranieri (che provengano o meno da paesi all'interno di Schengen), vengono mantenuti i privilegi finanziari di imprese e multinazionali che hanno sede nel paese. 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Lo sgretolarsi del trattato di Schengen, ancora in vigore, ma di fatto disdetto da sei paesi dell'Unione, è solo il punto di approdo dello scontro sull'accoglienza e gestione dei profughi di guerra che da mesi si stanno muovendo verso i paesi più ricchi dell'Europa del nord.\r\nLa trattativa tra Gran Bretagna e UE per evitare la Brexit, ha al centro il taglio del welfare per gli immigrati, e allude alla possibilità di una chiusura delle frontiere anche per i lavoratori “interni” allo spazio di Schengen, una prospettiva entrata da mesi nel dibattito interno al Regno Unito.\r\nI paletti imposti dal'UE per il pareggio di bilancio sono sempre più scomodi, la fila dei paesi in difficoltà si sta allungando dal Portogallo alla Finlandia. Molto dipenderà dalla capacità della leadership franco-tedesca di tenere di fronte alla pressione di chi si chiede perché la Germania possa avere una Bad Bank mentre all'Italia è negata.\r\nLa stessa moneta unica, sotto attacco dei populisti quasi ad ogni latitudine del continente, potrebbe divenire meno allettante anche a formazioni oggi schierate sul fronte europeista.\r\nOskar Lafontaine, in un recente dibattito, ha sostenuto che ormai la prospettiva è il ritorno ad un sistema regolato di fluttuazioni tra monete locali, come avveniva prima dell'euro.\r\nLo stesso scontro di Renzi con la Commissione, recalcitrante a concedere per la rotta nel sud del Mediterrano le stesse condizioni – sottrazione del computo del deficit – già offerte per quella nell'Egeo, è lo specchio di una compagine in cui ciascuno va per la propria strada, tentando di scaricare profughi e spese sulle spalle del vicino.\r\nNe abbiamo parlato con Salvo Vaccaro, ordinario di filosofia politica all'università di Palermo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-02-02-europa-vaccaro","2 Febbraio 2016","2016-02-04 12:56:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/EUROPA-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/EUROPA-300x169.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/EUROPA-300x169.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/EUROPA.png 454w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Verso la fine dell'Unione Europea?",1454431286,[192,193,194,66,129],"http://radioblackout.org/tag/euro/","http://radioblackout.org/tag/populismo/","http://radioblackout.org/tag/profughi/",[196,197,20,15,137],"euro","populismo",{"post_content":199,"tags":203},{"matched_tokens":200,"snippet":201,"value":202},[73],"Lo sgretolarsi del trattato di \u003Cmark>Schengen\u003C/mark>, ancora in vigore, ma di","I segnali ci sono tutti. 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Oggi ospita un vertice, che di fatto è nuovamente un mercato in cui l’UE tratta con diversi paesi africani il contrasto dei flussi migratori, di fatto l’ennesimo tentativo di esternalizzazione della repressione.\r\n\r\nL’11 e 12 novembre a Malta l’Unione europea incontra i leader africani per convincerli a fermare i migranti. La Slovenia ha annunciato di voler costruire un muro di filo spinato ai confini con per fermare il flusso di migranti. La Germania intende ripristinare il regolamento di Dublino anche per i profughi siriani, che potrebbero essere rispediti nel primo paese in cui sono sbarcati.\r\nIl vertice di Malta tra Ue e Paesi africani dovrebbe, nelle speranze di Bruxelles, riuscire a trovare un accordo su un piano basato principalmente su due punti: fermare le partenze dai paesi di origine e accelerare il rimpatrio dei migranti giunti in Europa. Obiettivi che Bruxelles conta di raggiungere mettendo su piatto 1,5 miliardi di euro destinati alla cooperazione (a fronte di 9,2 miliardi per gestire l’emergenza alle frontiere) ma anche favorendo, a partire dai primi mesi del 2016, missioni di funzionari africani in Europa proprio per facilitare le operazioni di identificazione e quindi i rimpatri.\r\nA La Valletta si ritroveranno 63 capi di Stato e di governo dell’Ue e africani, compresi i rappresentanti di dittature come l’Eritrea con i quali Bruxelles ha scelto di dialogare.\r\nIl nodo resta la tenuta sempre più improbabile di un’Europa sempre più divisa. Il sistema di Shengen è già saltato nei fatti. I tecnocrati di Bruxelles non vogliono ulteriori tentennamenti politici sulle misure d’emergenza per la gestione dei flussi migratori: sistema hotspot e implementazione dei progetti più tecnologicamente sofisticati per il monitoraggio dei confini sotto la supervisione dell’agenzia Frontex. Così protagonista del vertice di oggi sarà una bozza di interventi pre-selezionati, tre paginette e 18 punti diffusa ieri dal sito di controinformazione StateWatch. Al primo punto si prevede una rapida partenza — entro il 16 novembre — degli hotspot in Grecia e Italia (oltre a Lampedusa, l’unico già pronto, in Italia mancano ancora Pozzallo, Porto Empedocle, Augusta, Taranto e Trapani mentre in Grecia si devono attivare Lesbo, Chios, Samos, Lekos e Kos). In questi punti-caldi i «facilitatori» di Frontex e dell’ Easo dovranno mettere in funzione i macchinari per il rilevamento digitale delle impronte e utilizzare le procedure integrate di identificazione e scambio di informazioni di intelligence.\r\nL’UE vorrebbe stabilire clausole per il rimpatrio dei migranti in cambio di incentivi economici. I primi paesi interessati da questi corridoi disumani saranno: Afganistan, Marocco, Nigeria, Pakistan, Tunisia e Turchia. In una seconda fase, entro gennaio, dovrebbero poi essere definiti gli accordi migranti-in-cambio-di-denaro con Etiopia, Niger, nuovamente con il Pakistan, e con la Serbia, paesi con i quali, si dice, sono già stati avviati i primi contatti. Sempre nella logica del do ut des alla Turchia, investita da un ruolo cardine nell’intero sistema di gestione dei flussi, si riconosce la liberalizzazione dei visti d’ingresso nei 28 paesi dell’Ue per i suoi cittadini nel contesto di accordi di cooperazione rafforzata.\r\nNel documento preparato dagli alti burocrati si sottolinea l’esigenza di estendere progressivamente il ruolo dei funzionari di Frontex alle frontiere europee fino al dispiegamento di squadre denominate «Rabit», acronimo di rapid border intervention teams. Il nome è meno fantasioso di ciò che appare: «Jo Rabit» era il nome della missione 2010–2011 per la costruzione del muro anti-immigrazione lungo il fiume Evros tra Grecia e Turchia, considerata da Frontex come il suo più grande successo, incluso la gestione di oltre 100 giornalisti e le accuse di violazione dei diritti umani. Allora in quattro mesi di supporto alle guardie di frontiera turche e greche con 576 funzionari di Frontex, il costo fu 5,5 milioni di euro. I costi umani, nel report finale, non sono menzionati.\r\nOra con team simili, in tandem con l’agenzia Eurojust, si studia la realizzazione di hotspot anche ai confini dei Balcani, insieme a percorsi-chiave per incanalare i profughi. La pressione dei migranti alle frontiere è prevista costante, visto che il piano è quinquennale, fino al 2020. 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Ma — e questo sarà probabilmente il nodo della discussione a La Valletta – nell’agenda precompilata si prevede anche un periodo di sospensione dell’accordo di \u003Cmark>Schengen\u003C/mark>: l’estate prossima, tra il 1 maggio e il 31 ottobre, verrebbero ripristinati i controlli anche alle frontiere interne.\r\n\r\nLa rete No Border ha lanciato un appello a due giorni di informazione e lotta in occasione del vertice di Malta.\r\n\r\nQui potete leggere l’appello “voi crescete recinzioni, noi cresciamo tenaglie”\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Elodie della rete No Border.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-11-10-elodie-malta",[250,252,254,256],{"matched_tokens":251,"snippet":241},[],{"matched_tokens":253,"snippet":242},[],{"matched_tokens":255,"snippet":88},[15],{"matched_tokens":257,"snippet":243},[],[259,264],{"field":37,"indices":260,"matched_tokens":261,"snippets":263},[31],[262],[15],[88],{"field":99,"matched_tokens":265,"snippet":247,"value":248},[73],{"best_field_score":103,"best_field_weight":104,"fields_matched":31,"num_tokens_dropped":49,"score":177,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":49},{"document":268,"highlight":290,"highlights":310,"text_match":101,"text_match_info":318},{"cat_link":269,"category":270,"comment_count":49,"id":271,"is_sticky":49,"permalink":272,"post_author":52,"post_content":273,"post_date":274,"post_excerpt":55,"post_id":271,"post_modified":275,"post_thumbnail":276,"post_thumbnail_html":277,"post_title":278,"post_type":60,"sort_by_date":279,"tag_links":280,"tags":285},[46],[48],"30469","http://radioblackout.org/2015/06/profughi-sgombero-a-ventimiglia/","Ponte San Ludovico, confine fatto di nulla tra l'Italia e la Francia, in un litorale tutto uguale, stesse case, stesse facce. Un confine che l'Europa avrebbe cancellato, ma torna con il suo carico di gendarmi e poliziotti ogni volta che l'Europa della libera circolazione, si chiude di fronte a profughi, immigrati, manifestanti.\r\nDa oltre dieci giorni centinaia di immigrati premono sul confine, non vogliono restare intrappolati in Italia, se ne infischiano di Schengen e di Dublino e delle regole, che il ministro dell'Interno francese Cazeuneve e il suo collega tedesco De Maiziere, hanno ricordato al primo ministro italiano Renzi.\r\nRenzi, il nuovismo fatto ragion politica, fa come chi l'ha preceduto. Ha provato, senza successo, a giocare la carta dello scaricabarile, facendo leva sul desiderio dei profughi di andare in altri paesi europei.\r\nMolti sono diretti oltre la Francia, verso la Scandinavia o la Gran Bretagna, dove già vivono parenti e compaesani. Arrivano dall'Eritrea in guerra, arrivano dal Sudan da anni squassato dalla guerra civile. Renzi lavora alle spalle, tenta di fermare i profughi alla partenze, tratta con il macellaio eritreo Afewerki, prova a stringere un'alleanza, promettendo armi. Come ai tempi di Gheddafi con la Libia.\r\n\r\nA Ventimiglia molti profughi stanno sugli scogli, lungo la linea del confine, sperando di riuscire a bruciare la frontiere, continuando il viaggio.\r\n\r\nUna quarantina di uomini e donne trascorre la notte nelle aiuole, nell'area dei Balzi Rossi. Durante la notte la polizia ha tentato invano di farli fuggire con l'intimidazione.\r\n\r\nAlle prime ore dell'alba è scattato il blitz.\r\nLa polizia prova a sgomberare: i migranti non ci stanno, oppongono resistenza passiva, e vengono portati via di peso in un clima di grande tensione. Nei tafferugli alcuni vengono feriti. Autobus della Croce Rossa li caricano diretti, forse, alla stazione di Ventimiglia.\r\nResistono ancora sugli scogli un'ottantina di immigrati. 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I video che accompagnavano le segnalazioni mostravano due di loro sdraiati, privi di sensi, sulla neve. Abbiamo chiamato il numero di emergenza 112 numerose volte, chiedendo assistenza immediata. Allo stesso tempo ci siamo mossi per cercare di raggiungere i ragazzini ben sapendo per esperienza che la polizia di frontiera è solita omettere il soccorso dei migranti o respingerli in Turchia». Dopo essere stati fermati e minacciati più volte dalla polizia bulgara racconta Simone «Alla fine quando li abbiamo raggiunti i ragazzi erano già morti. Potevano essere salvati, accanto ai corpi c’erano impronte degli scarponi della polizia e i cadaveri erano visibili dal sentiero». Sulle risposte delle autorità sembrano esserci due sole spiegazioni possibili: o hanno visto e abbandonato le persone moribonde dopo averle trovate, oppure non hanno mai raggiunto le loro posizioni, pur avendo chiare indicazioni. Distinte impronte di stivali militari sulla neve intorno a uno dei corpi – poi cancellate quando la polizia di frontiera ha dovuto recuperare il corpo – suggeriscono che degli agenti erano presenti nelle ore precedenti, ma non hanno soccorso la persona, forse quando poteva ancora essere salvata.\r\n\r\n\r\nLe politiche migratorie europee stanno trasformando le frontiere di terra e di mare in veri e propri tritacarne autorizzati, che mettono le persone in pericolo e poi ne omettono il soccorso, rendendosi di fatto dirette responsabili della loro morte. Queste politiche hanno ucciso Ali, Samir e Yasser, così come decine di migliaia di individui alle frontiere europee negli ultimi vent’anni, e ne uccideranno molti altri se non verranno fermate. Non sono fallimenti delle politiche, ma le politiche stesse. Come premio per tutto ciò, alla Bulgaria è stato appena concesso l’accesso all’area Schengen.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/SIMONE-ROTTE-BALCANICHE-BASIONI-16012025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Lorenzo Forlani ,giornalista e analista freelance che vive a Beirut ,parliamo delle prospettive politiche libanesi dopo l'elezione del presidente della repubblica il generale ex capo dell'esercito Joseph Aoun e la designazione del primo ministro Nawaf Salam ,ex presidente della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazione Unite. Entrambi uomini di riconosciuta esperienza politica ,le nomine sono frutto di una mediazione con la volontà di Hezbollah ,che sia pur ridimensionato dal punto di vista militare dall'offensiva sionista e la perdita del corridoio siriano,ha ancora un notevole potere d'interdizione negli equilibri politici libanesi. Le nomine sono frutto anche della rinnovata influenza delle forze filoisraeliane e dell'ingerenza americana ,un Libano indebolito ulteriormente in cui le forze reazionarie acarezzassero il malsano progetto di isolare la comunità scita esasperando la frammnetazione etnico confessionale ,farebbe comodo ad Israele che vorrebe trasferire nel paese dei cedri il modello applicato in Cisgiordania . La perdita di Nasrallah ,sostituito dal poco carismatico Quassem ,depaupera dal punto di vista politico Hezbollah ,costringendolo a rivedere la sua proiezione regionale concentrandosi sugli equilibri interni . Gli enormi costi della ricostruzione e il finanziamento dell'esercito condizioneranno la politica libanese sempre più dipendente da attori esterni.La crisi economica e di senso che sta attraversando il paese ,soprattutto dopo l'esplosione nel porto di Beirut, costringe il Libano a ripensarsi oltre il consociativismo confessionale e a fare i conti con la mancata riconciliazione nazionale dopo la guerra civile durata dal 1975 al 1990.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/FORLANI-LIBANO-BASTIONI-16012025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Sara De Simone ,analista dell'ISPI , parliamo della guerra in Sudan dopo la conquista da parte dell'esercito di Burham della città di Wad Madani ,capitale dello stato di El Gezir ed importante nodo strategico di comunicazione a 200km dalla capitale. Si susseguono notizie di torture ed uccisioni extragiudiziarie contro le comunità accusate di collaborare con le RSF ,gli Stati Uniti hanno adottato delle sanzioni contro il leader delle Forze di Supporto Rapido Hemmeti ma anche contro sette imprese emiratine accusate di essere coinvolte in operazioni finanziarie con le RSF. Successivamente gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni al leader sudanese e capo dell’esercito Al Bhuram, accusandolo di aver scelto la via della guerra invece della negoziazione per porre fine al conflitto che ha causato decine di migliaia di morti e milioni di sfollati. Il Dipartimento del Tesoro statunitense ha dichiarato che sotto la guida di Al Burham, l’esercito sudanese ha adottato tattiche belliche che includono bombardamenti indiscriminati di infrastrutture civili, attacchi a scuole, mercati e ospedali, oltre a esecuzioni extragiudiziali. Questo equilibrismo sanzionatorio ha come scopo quello di segnalare la continua violazione di diritti umani da parte di entrambi gli schieramenti in una guerra brutale che non risparmia i civili e che ha provocato quasi 12 milioni di profughi e una crisi alimentari fra le più gravi del mondo .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/SARA-DE-SIMONE-SUDAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","20 Gennaio 2025","2025-01-20 15:32:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 16/01/2025-AL CONFINE BULGARO DELLA FORTEZZA EUROPA CONTINUA LA STRAGE DI MIGRANTI- LIBANO, ISRAELE E STATI UNITI PUNTANO ALLA DESTABILIZZAZIONE CERCANDO DI EMARGINARE HEZBOLLAH-SUDAN, L'ESERCITO CONQUISTA POSIZIONI MENTRE LA GUERRA NON SI FERMA.",1737387136,[481],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[483],"Bastioni di Orione",{"post_content":485},{"matched_tokens":486,"snippet":487,"value":488},[73],"stato appena concesso l’accesso all’area \u003Cmark>Schengen\u003C/mark>.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/SIMONE-ROTTE-BALCANICHE-BASIONI-16012025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r","Simone del collettivo \"Rotte balcaniche\" ci racconta la terribile esperienza vissuta al confine tra Bulgaria e Turchia.E' stato arrestato il 21 dicembre insieme a due compagne per aver soccorso dei migranti nel sud-est della Bulgaria, subendo un trattamento brutale da parte della polizia bulgara che si è di fatto rifiutata d'intervenire a soccorso dei migranti in difficoltà.\r\n\r\nRacconta Simone «Ci sono arrivate segnalazioni di tre minorenni soli e a rischio immediato di morte, probabilmente per ipotermia, vicino alla città di Burgas, nel sud-est della Bulgaria. 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Nonostante i tentativi delle guardie di tenere lontane le persone dalle finestre e i trasferimenti di prima mattina per svuotare le stanze da cui si sarebbe più facilmente potuto comunicare con l’esterno, da dentro hanno potuto sentirci, seguirci e contattarci. E’ stata una boccata d’aria fresca nel soffocante silenzio che circonda i lager bulgari per persone immigrate, di cui solo ora si inizia a parlare, grazie alle lotte da dentro e alla solidarietà da fuori.\r\n\r\nIl presidio è stato organizzato in solidarietà alle numerose proteste nei centri di detenzione e di accoglienza bulgari dell’ultimo mese. A Busmantsi (il centro di detenzione nella periferia della capitale), le persone hanno protestato contro nuove arbitrarie restrizioni sulle visite e sui pacchi e si sono rifiutate per qualche ora di entrare nelle loro stanze in segno di protesta. Nei giorni successivi, a molte persone sono stati sequestrati i telefoni cellulari (che possono regolarmente avere, a patto che siano senza fotocamera).\r\nNel centro di accoglienza di Harmanli, che si trova nel sud del paese e vicino al confine con la Turchia, i rifugiati siriani stanno protestando da settimane contro i respingimenti di massa delle loro richiesta di asilo. Nel centro ci sono attualmente circa 900-1000 persone che, dopo aver fatto richiesta di asilo, sono in attesa dei colloqui e di ricevere una decisione sulla loro domanda. Tra settembre e ottobre però sono state respinte la maggior parte delle richieste asilo degli uomini soli. Solo le famiglie continuano (a stento) a ricevere la protezione internazionale. Il 18 ottobre hanno iniziato una protesta e dichiarato uno sciopero della fame.\r\nLa risposta dell’amministrazione è stata che ora la Siria è un Paese sicuro, con riferimento al fatto che chi fugge dai bombardamenti israeliani nel sud del Libano si rifugia in Siria. Questa logica perversa e nuova preoccupante tendenza non è ovviamente solo una sadica invenzione dell’Agenzia di Stato bulgara per i rifugiati: negli ultimi anni anche altri Paesi europei stanno iniziando a respingere chi proviene dalla Siria come già fanno sistematicamente con le persone provenienti da altre aree devastate dalla guerra.\r\n\r\nDa Busmantsi ci è invece arrivata una lettera aperta che recita: “76 siriani, tra cui 8 bambini, stanno soffrendo condizioni dure durante la loro detenzione a Sofia. Sono state date loro due opzioni: Un anno e mezzo di prigione per aver minacciato la sicurezza nazionale della Bulgaria, oppure firmare un ordine di deportazione in Siria. Un rappresentante dell’ambasciata siriana li ha già visitati minacciando di deportarli entro 21 giorni una volta che il numero di persone che accettano di essere deportate sarà pieno *(probabilmente, quando ci saranno abbastanza persone per organizzare una deportazione di massa)*.\r\nI rifugiati vivono in condizioni di vita difficili, non hanno accesso alle cure mediche e si vedono negare le più elementari necessità della vita quotidiana. Sono sfruttati dalle guardie del campo, perché sono costretti a pagare grandi somme di denaro per piccole quantità di cibo; pagano fino a 100 euro per una piccola quantità di verdure”. Notizie simili ci arrivano dall’altro centro di detenzione bulgaro, a Lyubimets.\r\n\r\nLe terribili condizioni di vita all’interno dei campi aperti e chiusi per migranti in Bulgaria sono oggetto di rapporti e dibattiti a livello europeo da anni ormai.\r\n\r\nA settembre, una delegazione del Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa ha effettuato una visita ad hoc in Bulgaria, a causa delle preoccupazioni “legate alle inadeguate condizioni materiali, alle attività e all’assistenza sanitaria, nonché alla mancanza di informazioni sui diritti e di accesso all’interpretazione”.\r\n\r\nNon abbiamo bisogno di queste inutili mascherate, che fanno finta che ci sia uno standard da raggiungere, affinché le persone in questi lager possano vivere decentemente. Al presidio è stato gridato in ogni lingua: i centri di Busmantsi e Lyubimets non sono “Case speciali per la sistemazione temporanea degli stranieri”. Sono prigioni a tutti gli effetti, il cui scopo è controllare, reprimere e sfruttare le persone immigrate in transito in Bulgaria.\r\nNe è dimostrazione il fatto che una parte delle persone è detenuta con l’accusa di costituire una “minaccia alla sicurezza nazionale”. Questo è il pretesto per detenere ed espellere gli individui scomodi, come molti curdi provenienti dalla Turchia e ricercati dal regime di Erdogan, o i dissidenti politici in fuga da Iran, Bielorussia, Russia. C’è anche chi, come il nostro amico Nidal Hassan, è sopravvissuto al genocidio in corso a Gaza e ora si trova detenuto in Europa. Lo stesso pretesto con cui il nostro compagno e dissidente saudita Abdulrahman Al-Khalidi è detenuto da quattro anni. Quattro anni di ricorsi e tribunali per ricevere la protezione internazionale che non arriva mai a causa delle pressioni dell’Arabia Saudita, che ne chiede l’estradizione per poterlo punire per i suoi crimini d’opinione contro il regime.\r\n\r\nAnche la criminalizzazione delle persone immigrate è una politica a impronta UE che lo Stato bulgaro applica con zelo, senza preoccuparsi troppo delle superficiali accuse di non rispettare le convenzioni sui diritti umani. Era la moneta di scambio per entrare nell’UE e ora per entrare nell’area Schengen. Di conseguenza, la detenzione amministrativa assume tutte le forme di quella penale. Formalmente è una detenzione temporanea finalizzata all’identificazione e all’espulsione. In realtà, è una punizione.\r\nNon vogliamo rimanere in silenzio di fronte a questa vergogna, come fanno tutti i media mainstream in questo Paese. Continueremo a sostenere le spinte verso la libertà di chi sta fuori e dentro i centri di detenzione e di accoglienza, alle frontiere e per le strade delle nostre città.\r\n\r\nAscolta qui il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/Bulgaria.mp3\"][/audio]","13 Dicembre 2024","2024-12-13 00:06:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/bulgaria-300x111-1-200x110.jpg","Bulgaria – Solidarietà alle proteste in corso nei lager per persone in transito",1734048405,[],[],{"post_content":507},{"matched_tokens":508,"snippet":509,"value":510},[73],"e ora per entrare nell’area \u003Cmark>Schengen\u003C/mark>. Di conseguenza, la detenzione amministrativa"," \r\n\r\n\r\n\r\nDomenica scorsa, per la prima volta dopo anni, un nutrito presidio davanti al centro di detenzione di Sofia-Busmantsi ha rotto per un pomeriggio l’isolamento dei e delle detenute immigrate che lì sono recluse. 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Il 18 ottobre hanno iniziato una protesta e dichiarato uno sciopero della fame.\r\nLa risposta dell’amministrazione è stata che ora la Siria è un Paese sicuro, con riferimento al fatto che chi fugge dai bombardamenti israeliani nel sud del Libano si rifugia in Siria. Questa logica perversa e nuova preoccupante tendenza non è ovviamente solo una sadica invenzione dell’Agenzia di Stato bulgara per i rifugiati: negli ultimi anni anche altri Paesi europei stanno iniziando a respingere chi proviene dalla Siria come già fanno sistematicamente con le persone provenienti da altre aree devastate dalla guerra.\r\n\r\nDa Busmantsi ci è invece arrivata una lettera aperta che recita: “76 siriani, tra cui 8 bambini, stanno soffrendo condizioni dure durante la loro detenzione a Sofia. Sono state date loro due opzioni: Un anno e mezzo di prigione per aver minacciato la sicurezza nazionale della Bulgaria, oppure firmare un ordine di deportazione in Siria. 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Sono prigioni a tutti gli effetti, il cui scopo è controllare, reprimere e sfruttare le persone immigrate in transito in Bulgaria.\r\nNe è dimostrazione il fatto che una parte delle persone è detenuta con l’accusa di costituire una “minaccia alla sicurezza nazionale”. Questo è il pretesto per detenere ed espellere gli individui scomodi, come molti curdi provenienti dalla Turchia e ricercati dal regime di Erdogan, o i dissidenti politici in fuga da Iran, Bielorussia, Russia. C’è anche chi, come il nostro amico Nidal Hassan, è sopravvissuto al genocidio in corso a Gaza e ora si trova detenuto in Europa. Lo stesso pretesto con cui il nostro compagno e dissidente saudita Abdulrahman Al-Khalidi è detenuto da quattro anni. 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Continueremo a sostenere le spinte verso la libertà di chi sta fuori e dentro i centri di detenzione e di accoglienza, alle frontiere e per le strade delle nostre città.\r\n\r\nAscolta qui il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/Bulgaria.mp3\"][/audio]",[512],{"field":99,"matched_tokens":513,"snippet":509,"value":510},[73],{"best_field_score":465,"best_field_weight":466,"fields_matched":106,"num_tokens_dropped":49,"score":467,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":49},{"document":516,"highlight":535,"highlights":541,"text_match":463,"text_match_info":544},{"comment_count":49,"id":517,"is_sticky":49,"permalink":518,"podcastfilter":519,"post_author":520,"post_content":521,"post_date":522,"post_excerpt":55,"post_id":517,"post_modified":523,"post_thumbnail":524,"post_title":525,"post_type":446,"sort_by_date":526,"tag_links":527,"tags":531},"90906","http://radioblackout.org/podcast/quel-che-resta-della-notte-30-06-2024/",[399],"jenenellanotte","Questa notte abbiamo il piacere di presentare STANZE FREDDE, nuova label DIY torinese\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/QCRDN_podcast_STANZEFREDDE_2024.06.30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\" Stanze Fredde is a cold and independent label created in Turin.\r\nWe aim to bring together all the cold youth who express their emotions on synthesizers!\r\nOur philosophy is DIY. Profit is not important!\r\nThis is a call for humanity that feels the cold intensely and needs to express what it feels...\"\r\n\r\nstanzefredderecords.bandcamp.com\r\n\r\ncon: Marion Coutard, Maria Violenza, Holiday Inn, Kim Gordon, \r\n\r\nSTANZE FREDDE djset:\r\n1. RADIOKLUB - MANIFESTO (I DEFINE MYSELF)\r\n2. WERNEL KARLOFF - TELEMECHANIC ALARM\r\n3.OLGHA - I TAK ZAPOMNE\r\n4. BRIGADE ROSSE - ALLES AUF KOMA\r\n5. RUHR - KONTROLLE\r\n6. BLOCCO SCHENGEN - RADIO TRISTEZZA\r\n7.EQUINOXIOUS - DERRIBAR\r\n8. HOLLOW REFLECTION - Изгаряш (YOU BURN)\r\n9. CHAOS INTERNATIONAL - A DEATHLY HUNGER FOR WAR\r\n10. EL OJO Y LA NAVAJA - UNA SOGA EN MI CUELLO\r\n11. ALEX SPEKTRUM - PRINCIPIO Y FIN\r\n12. CONVEX MODEL - AND IT'S GETTING COLD (DECEIVING TIME)\r\n13. LOVE OF CONSOLATION - UN HOMME QUI DORT\r\n14. BLACK SNOW IN SUMMER - LOST FEELINGS\r\n15. CHAOS INTERNATIONAL - NEW DIRECTION\r\n16. RUHR - SYMMETRIE\r\n17. MEDIO MUTANTE - BOMB IN MY HEAD\r\n18. ALEXZANDRA - SHADOWDANCE\r\n19. NEON LIES - KILL US (2024)\r\n20. CHAOS INTERNATIONAL - FOUR WHITE WALLS\r\n21. RUHR - FAITH\r\n22. PLEASURE VICTIM - PANOPTICON PRISON (ROUGH EDIT)\r\n23. WARD OF CAUSE-MIRO\r\n\r\nLametia, Tropicantesimo, Trystero, Throbbing Gristle, Brian Jonestown Massacre, The Cure, Bauhaus, Cindy Lee, Carlos Casas, Katalin Ladik, P.I.L., Giulia Rae\r\n\r\n \r\n\r\n ","24 Luglio 2024","2024-07-24 09:17:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stanze-fredde-200x110.jpeg","QUEL CHE RESTA DELLA NOTTE - 30/06/2024",1721812679,[528,529,530],"http://radioblackout.org/tag/diy/","http://radioblackout.org/tag/quel-che-resta-della-notte/","http://radioblackout.org/tag/stanze-fredde/",[532,533,534],"DIY","quel che resta della notte","stanze fredde",{"post_content":536},{"matched_tokens":537,"snippet":539,"value":540},[538],"SCHENGEN","5. RUHR - KONTROLLE\r\n6. 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Gerstein, Noisebrigade, Dr. Cancer, etc. che va in onda su Radio Blackout 105.250 il martedì dalle 23 fino a mezzanotte.\r\nPer un’ora verrete condotti attraverso un percorso trasversale fatto da sonorità che non si fermano ad un genere: si può passare dall’industrial alla wave, facendo una fermata nel punk, nel death metal, nell’electro oppure anche nel math rock.\r\nSeguiremo le storie di chi ha fatto dei suoni non convenzionali l’espressione della propria persona con ascolti ed alle volte con interviste.\r\nCi sarà uno spazio per le novità e per improvvisazioni varie.\r\nSpegnete la luce, la musica inizia…\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/2024_06_18_MusickToPlayInTheDark.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPLAYLIST\r\n\r\n01 LiTeZ \"Rapproche\" da \"Tout Vient De Là\" CD\r\n02 Clock DVA \"Thinking Mirrors\" da \"EXT Vol.1\" CD\r\n03 Rolltreppe \"Mietenlied\" da \"Es Geht Bergab\" K7/DIG\r\n04 Plexi Stad \"Stand-by (Stuck on)\" da \"Siren Dance\" 7\"/DIG\r\n05 DBR \"On You\" da \"DBR\" K7/DIG\r\n06 Chaos International \"Provos\" da \"Chaos International\" CD\r\n07 Ruhr \"Kontrolle\" da \"Live Rough Tracks\" CD\r\n08 Werner Karloff \"Telemechanic Alarm\" da Stanze Fredde Vol. 1 2CD\r\n09 Blocco Schengen \"Radio Tristezza\" Stanze Fredde Vol. 1 2CD\r\n10 Equinoxious -\"Derribar\" da Stanze Fredde Vol. 1 2CD\r\n11 Elena M. 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Le sue radici affondano nella costituzione dello spazio di libera circolazione all’interno dei confini dell’Unione Europea per cittadini e merci, fondazione legata all’attuale politica di sicurezza dei confini dell’accordo di Schengen del 1985. Questo assetto normativo ha operato la graduale apertura dei confini interni nel territorio comune degli stati partecipanti (resa esecutiva dal 1990) e il correlato irrigidirsi del controllo sui confini esterni. L’erosione dei confini interni e la creazione di una struttura sovranazionale quale l’Unione Europea hanno determinato la creazione di quelle che vengono definite “misure compensatorie”: ossia la chiusura dei confini esterni e la creazione di una forte alterità con lo spazio al di fuori. 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