","La razza al lavoro: sfruttamento, falsa \"accoglienza\" e repressione da Rosarno a Foggia","post",1453136492,[61,62,63,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73],"http://radioblackout.org/tag/accoglienza/","http://radioblackout.org/tag/affari-sui-migranti/","http://radioblackout.org/tag/baraccopoli/","http://radioblackout.org/tag/bracciantato/","http://radioblackout.org/tag/braccianti/","http://radioblackout.org/tag/campagne-in-lotta/","http://radioblackout.org/tag/foggia/","http://radioblackout.org/tag/ghetti/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati/","http://radioblackout.org/tag/rosarno/","http://radioblackout.org/tag/sfruttamento/","http://radioblackout.org/tag/sgomberi/",[75,30,76,77,78,79,80,81,15,82,83,84,85],"accoglienza","baraccopoli","bracciantato","braccianti","campagne in lotta","Foggia","ghetti","rifugiati","rosarno","sfruttamento","Sgomberi",{"post_content":87,"tags":91},{"matched_tokens":88,"snippet":89,"value":90},[15],"Che cosa succede ai lavoratori \u003Cmark>migranti\u003C/mark>, più o meno \"regolari\" per","Che cosa succede ai lavoratori \u003Cmark>migranti\u003C/mark>, più o meno \"regolari\" per quanto riguarda i documenti, ma sistematicamente sfruttati nelle campagne di Rosarno? Cosa accadrà a braccianti e lavoratori disoccupati nelle campagne di Foggia dove si moltiplicano baraccopoli e ghetti e dove l'amministrazione regionale è pronta a mettere in campo nuovi costosi progetti di \"accoglienza\" e gestione umanitaria cavalcando il solito tema dell'emergenza?\r\n\r\nNel dicembre scorso si sono verificate varie aggressioni a braccianti originari del Burkina Faso e del Mali che rientravano dal lavoro. La stessa auto si è avvicinata in più occasioni a lavoratori che tornavano dal lavoro in bicicletta: alcuni di loro sono stati presi a sprangate e sono stati ricoverati in ospedale riportando un trauma cranico. Episodi di estrema violenza contro lavoratori \u003Cmark>migranti\u003C/mark> a Rosarno sembrano ripetersi ed addirittura aumentare, creando un clima simile a quello del 2010. Quell'anno avvenne la famosa \"rivolta di Rosarno\" che scosse tutto il paese ed infranse finalmente l'ipocrisia di media e quella dell'opinione pubblica, facendo quanto meno \"intuire\" quali fossero le reali condizioni di oppressione e sfruttamento in cui vivevano migliaia di lavoratori precari e \u003Cmark>migranti\u003C/mark> in tutte le campagne del territorio nazionale, da anni.\r\n\r\nCon il passaggio al nuovo anno e nuove elezioni amministrative alle porte, in Puglia si gioca sull'abusato discorso democratico. In modo ossessivo si associa il solito mantra intorno alla \"legalità\" a pratiche sempre più violente di controllo e repressione, per quel che riguarda la \"gestione\" sempre redditizia dello sgombero forzato di campi \"abusivi\", baraccopoli, ghetti di ogni forma, in cui vivono lavoratori \u003Cmark>migranti\u003C/mark> e stagionali, non solo nel sud Italia. Negli ultimi anni, inoltre, la realtà mostra come moltissimi rifugiati e richiedenti asilo si ritrovino a vivere in quegli stessi ghetti, campi e casolari diroccati, perché espulsi dai circuiti della prima accoglienza che, nel migliore dei casi, dura solamente pochi mesi, dato che poi si deve far spazio ai \"nuovi arrivi\" attraverso progetti e gestione di strutture, su cui ci lucra buona parte del terzo settore e non solo.\r\n\r\nIn entrambi i casi - che si parli delle aggressioni contro braccianti e \u003Cmark>migranti\u003C/mark> a Rosarno o degli sgomberi (più volte annunciati nel corso degli ultimi due anni) di baraccopoli e ghetti più o meno estesi in provincia di Foggia - si evita accuratamente da parte di politicanti e autorità varie di parlare di altre questioni, costantemente rimosse perché evidentemente fondamentali per oliare l'economia ed i profitti di imprenditori, associazioni di settore e GDO nelle campagne italiane. I temi sono sempre gli stessi: le condizioni strutturali di abuso, sfruttamento e ricatto per quel che riguarda il lavoro, la mancanza di documenti o la difficoltà di rinnovare il permesso di soggiorno a causa della Bossi-Fini ancora in vigore, le indecenti condizioni \"abitative\" in cui si ritrova a vivere la stragrande maggioranza di braccianti e lavoratori disoccupati nel sud come nel nord Italia, i quali si spostano strutturalmente tra campi e ghetti, in cui ormai \"risiede\" una quantità crescente di persone che ha titolo di protezione internazionale.\r\n\r\nQuesta mattina abbiamo parlato di questi temi e di molto altro con Irene, attivista di Campagne in Lotta, che segue in particolare le situazioni di Rosarno e Foggia da parecchi anni.\r\n\r\nAscolta il contributo:\r\n\r\nirene",[92,94,99,101,103,105,107,109,111,114,116,118,120],{"matched_tokens":93,"snippet":75},[],{"matched_tokens":95,"snippet":98},[96,97,15],"affari","sui","\u003Cmark>affari\u003C/mark> \u003Cmark>sui\u003C/mark> \u003Cmark>migranti\u003C/mark>",{"matched_tokens":100,"snippet":76},[],{"matched_tokens":102,"snippet":77},[],{"matched_tokens":104,"snippet":78},[],{"matched_tokens":106,"snippet":79},[],{"matched_tokens":108,"snippet":80},[],{"matched_tokens":110,"snippet":81},[],{"matched_tokens":112,"snippet":113},[15],"\u003Cmark>migranti\u003C/mark>",{"matched_tokens":115,"snippet":82},[],{"matched_tokens":117,"snippet":83},[],{"matched_tokens":119,"snippet":84},[],{"matched_tokens":121,"snippet":85},[],[123,131],{"field":35,"indices":124,"matched_tokens":127,"snippets":130},[125,126],1,8,[128,129],[96,97,15],[15],[98,113],{"field":132,"matched_tokens":133,"snippet":89,"value":90},"post_content",[15],1736172819517538300,{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":138,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"3315704398080",13,"1736172819517538410",{"document":140,"highlight":172,"highlights":200,"text_match":134,"text_match_info":210},{"cat_link":141,"category":142,"comment_count":47,"id":143,"is_sticky":47,"permalink":144,"post_author":50,"post_content":145,"post_date":146,"post_excerpt":53,"post_id":143,"post_modified":147,"post_thumbnail":148,"post_thumbnail_html":149,"post_title":150,"post_type":58,"sort_by_date":151,"tag_links":152,"tags":162},[44],[46],"30840","http://radioblackout.org/2015/07/in-egitto-aumenta-la-stretta-repressiva/","In Egitto, dopo l'attentato al consolato italiano al Cairo dell'altro ieri, la situazione è di forte tensione: l'attentato segna un colpo grave contro il regime militare del generale Al-Sisi. L'episodio è sicuramente collegato all'anniversario del golpe nel luglio di due anni fa, che ha visto salire al potere il generale, voluto e fortemente \"favorito\" dai governi occidentali, come baluardo anti stato islamico nella regione. Al-Sisi dopo sabato ha colto l'occasione per una nuova stretta repressiva nei confronti di oppositori interni e giornalisti non allineati con il regime (egiziani o stranieri). Questa mattina abbiamo parlato con Giuseppe Acconcia - scrittore e giornalista del Manifesto - della situazione in cui si muove il regime violento e repressivo del generale, che ha sostituito il governo del presidente Morsi e dei Fratelli Musulmani dal 2013: dopo arresti, processi e centinaia di condanne a morte o all'ergastolo di ex-esponenti del governo ma anche di attivisti e militanti dell'opposizione laica, di centro o estrema sinistra, la mano dura di polizia, magistratura e censura si è abbattuta anche su giornalisti che sono stati improgionati o espulsi dal paese.\r\n\r\nDiviene quindi imprescindibile di fronte ai livelli di intensità crescenti dei diversi conflitti presenti nella zona - la lunga e logorante guerra in Siria, la situazione esplosiva in Sinai che ha causato pochi giorni fa circa 200 morti e il zoppicante accordo tra Onu e governo libico di Tobruk rappresentato, di fatto, solo dalla figura del generale Haftar - inserire l'azione di Al-Sisi e dei suoi sostenitori internazionali in un quadro più ampio di interessi e conflitti regionali. Prima di tutto partendo dalla guerra in Libia, dal controllo dei confini con Egitto e Tunisia, da una partita enorme di profitti e traffici giocata principalmente sulla pelle di migliaia di richiedenti asilo e migranti che cercano, malgrado tutto e in ogni modo, di raggiungere il Mediterraneo.\r\n\r\nAscolto l'interessante contributo\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n ","13 Luglio 2015","2015-07-20 13:25:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"190\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize-300x190.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize-300x190.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize.jpg 672w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","In Egitto aumenta la stretta repressiva",1436792504,[62,153,154,155,156,157,158,69,159,160,161],"http://radioblackout.org/tag/attentati/","http://radioblackout.org/tag/confini/","http://radioblackout.org/tag/controllo-dei-confini/","http://radioblackout.org/tag/egitto/","http://radioblackout.org/tag/guerra-in-libia/","http://radioblackout.org/tag/il-cairo/","http://radioblackout.org/tag/regime-militare-al-sisi/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/tunisia/",[30,163,164,165,166,167,168,15,169,170,171],"attentati","confini","controllo dei confini","Egitto","guerra in Libia","Il Cairo","regime militare Al-Sisi","repressione","tunisia",{"post_content":173,"tags":177},{"matched_tokens":174,"snippet":175,"value":176},[15],"migliaia di richiedenti asilo e \u003Cmark>migranti\u003C/mark> che cercano, malgrado tutto e","In Egitto, dopo l'attentato al consolato italiano al Cairo dell'altro ieri, la situazione è di forte tensione: l'attentato segna un colpo grave contro il regime militare del generale Al-Sisi. 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Una fabbrica di morte nel cuore della città, scelta anche dalla NATO per ospitare uno dei nove acceleratori di innovazione del progetto D.I.A.N.A.\r\n\r\nIl futuro di Torino come città delle armi è stato anticipato dal presidente di Confindustria Bonomi sin dallo scorso autunno, quando è stato ufficialmente presentato il progetto di ampliamento dell’industria bellica in città.\r\nIl netto rifiuto di questa prospettiva è stata la linea guida dei tanti interventi che si sono susseguiti.\r\nGrande rilievo anche al recente vertice NATO di Madrid, dove è stata avviata la procedura per l’allargamento dell’Alleanza Atlantica alla Svezia ed alla Finlandia, dopo la caduta del veto della Turchia, che ha chiesto ed ottenuto l’impegno alla consegna di attivisti curdi che hanno lottato per il Confederalismo democratico in Siria e in Turchia.\r\nE non solo. Il vertice ha deciso un ampliamento della presenza di uomini in armi in Europa ai confini con la Russia, aumentando ulteriormente il rischio, già forte, di un’escalation bellica. Il prezzo di queste scelte lo pagheranno i poveracci di ogni dove, che dovranno fare i conti con inflazione, erosione delle tutele, riduzione dei salari e delle spese sociale e favore di un prevedibile ulteriore incremento delle spese militari.\r\nNon poteva mancare un intervento specifico sul ruolo della Turchia che si pone come ponte tra la Russia e il resto della NATO, mentre approfitta della ghiotta occasione per sferrare un ulteriore attacco alle autonomie in Siria del Nord e in Iraq.\r\nLe fanfare della Taurinense in giro per la città per festeggiare con due anni di ritardo il centenario della brigata torinese degli alpini sono state occasione per ricordare il ruolo delle truppe di montagna nelle guerre del passato e del presente dall’invasione della Russia sino alle campagne degli ultimi anni in Iraq, Afganistan e, più di recente, in Lettonia.\r\n\r\nUn altro tema forte è quello della guerra interna, che vede i militari a fianco della polizia nella guerra alla frontiere, che in questi anni ha mietuto decine di migliaia di vittime.\r\nUn gruppetto di suonatori in divisa ha provato ad avvicinarsi ma il rapido intervento degli antimilitaristi ed il rombo dei tamburi della Murga li hanno indotti ad una veloce ritirata.\r\nLa Murga con danze e tamburi ha fatto numerosi interventi di piazza e messo in scena una performance centrata sull’aumento a 104 milioni di euro al giorno della spesa militare.\r\nUn’esplicita denuncia degli orrori della narrazione nazionalista della guerra con un focus sulle guerre tricolori, è stata al centro dell’efficace azione teatrale di Salvatore.\r\nL’assemblea antimilitarista ha proposto “Quello che resta”, un’azione di piazza dove abiti, giocattoli, passeggini, pentole, scarpe sono il segno di quello che è stato, della vita cancellata dalle bombe. Bombe sganciate in ogni dove anche da cacciabombardieri progettati a Torino e costruiti nello stabilimento di Leonardo di Caselle Torinese.\r\n\r\nLa giornata si è conclusa con l’impegno a mettersi di mezzo per impedire la nascita della città delle armi, per fermare l’arrivo a Torino della NATO.\r\nUn impegno concreto contro tutte le guerre, gli eserciti, le frontiere.\r\n\r\nNe abbiamo parlato on Alba dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/2022-07-05-alba-2-luglio-antimili.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito il testo analitico di indizione dell’iniziativa promossa dal Coordinamento contro la guerra e chi la arma:\r\n\r\n“No alla città delle armi! No alla NATO a Torino\r\nContro la guerra e chi la arma\r\nTorino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte. Torino è già oggi uno dei maggiori centri dell’industria bellica aerospaziale. Sono 350 le aziende grandi e piccole con un fatturato di circa 7 miliardi di euro.\r\nSempre a Torino sta per partire la costruzione della Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio, che sorgerà tra corso Francia e corso Marche, ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.\r\nQuesto progetto, partito nel giugno 2021 a Bruxelles, si inserisce nel programmi di innovazione tecnologica della NATO per il 2030. Compito del polo di Torino sarà quello di coordinare e gestire, attraverso bandi e fondi messi a disposizione dai Paesi alleati, la rete delle aziende e degli acceleratori di tecnologia italiani, per metterli a servizio delle necessità dell’Alleanza. In attesa della costruzione della Città dell’aerospazio l’acceleratore di innovazione avrà sede alle OGR.\r\nIn questo progetto la NATO investe un miliardo di dollari. Una montagna di soldi che verranno utilizzati per produrre tecnologie sempre più sofisticate, sempre più mortali.\r\nL’industria bellica è il motore di tutte le guerre. La Città dell’Aerospazio e l’acceleratore di innovazione della NATO sono sostenute attivamente dal governo della città, da quello della Regione e da Confindustria. \r\nGiocano la carta del ricatto occupazionale, in una città sempre più povera, dove arrivare a fine mese è sempre più difficile, dove salute, istruzione, trasporti sono sempre più un privilegio per chi può pagare.\r\nI poveri del nostro paese, ogni volta che vanno a fare la spesa, portano a casa sempre meno cibo, abiti, medicine, perché l’aumento dei prezzi dell’energia e dei beni di prima necessità sta rendendo ancora più precarie le vite di noi tutti.\r\nIn questi mesi di guerra in Ucraina, migliaia di persone sono state uccise, torturate e stuprate, altre hanno perso la casa e preso la via dell’esilio. Il governo italiano ha inviato armi in Ucraina, moltiplicato il numero di militari impiegati ai confini con l’Ucraina e il Mar Nero, aumentato la spesa bellica.\r\nI riflettori sull’Ucraina non devono distoglierci dalle altre 55 guerre che insanguinano il pianeta lontano dai riflettori dei media. \r\nL’Italia è impegnata in ben 40 missioni militari all’estero, di cui 18 in Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra ai migranti e difendono gli interessi di colossi come l’ENI.\r\nProvate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità si potrebbero finanziare se le la ricerca e la produzione venissero usate per la vita di noi tutti, per la Cura invece che per la guerra.\r\n\r\n\r\nBloccare la nascita di un nuovo polo di ricerca, progettazione e costruzione di ordigni bellici, impedire che la\r\n\r\nNATO abbia una sua base a Torino è un impegno concreto contro la guerra. Contro tutte le guerre.\r\nLe armi che uccidono donne, uomini e bambini in ogni angolo del pianeta sono costruite anche a due passi dalle nostre case, a due passi dal giardinetti dove giocano i nostri bambini e bambine.\r\nPer fermare le guerre non basta un no, non bastano le bandiere arcobaleno: urge mettersi di mezzo per chiudere e riconvertire le industrie di morte, per opporsi all’aumento della spesa militare, per bloccare l’invio di armi sui fronti di guerra. \r\n\r\nOggi ci vorrebbero tutti arruolati nella guerra imperialista tra la Russia e l’Ucraina. Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche.\r\nSiamo a fianco della gente che muore sotto le bombe in Ucraina, siamo a fianco di chi, in Russia, subisce carcere e repressione per essersi opposto all’invasione dell’Ucraina.\r\nSiamo a fianco dei lavorator* ucraini che una nuova legge obbliga a 12 ore di lavoro al giorno, mentre i padroni possono anche differire i salari. Siamo contro l’economia di guerra qui e ovunque. \r\nSiamo a fianco di chi, in ogni dove, diserta la guerra tra gli stati, che si contendono il dominio imperiale sui territori, le risorse, le vite di donne, uomini e bambin*.\r\nSiamo contro la guerra e chi la arma, a partire dal colosso armiero Leonardo, che fa buoni affari con tutti e sta per costruire a Torino la città dell’aerospazio.\r\nVogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra. \r\nCoordinamento contro la guerra e chi la arma”","6 Luglio 2022","2022-07-06 13:16:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/0000-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/0000-300x225.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/0000-300x225.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/0000-1024x768.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/0000-768x576.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/0000-1536x1152.jpeg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/0000.jpeg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","2 luglio. 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Una fabbrica di morte nel cuore della città, scelta anche dalla NATO per ospitare uno dei nove acceleratori di innovazione del progetto D.I.A.N.A.\r\n\r\nIl futuro di Torino come città delle armi è stato anticipato dal presidente di Confindustria Bonomi sin dallo scorso autunno, quando è stato ufficialmente presentato il progetto di ampliamento dell’industria bellica in città.\r\nIl netto rifiuto di questa prospettiva è stata la linea guida dei tanti interventi che si sono susseguiti.\r\nGrande rilievo anche al recente vertice NATO di Madrid, dove è stata avviata la procedura per l’allargamento dell’Alleanza Atlantica alla Svezia ed alla Finlandia, dopo la caduta del veto della Turchia, che ha chiesto ed ottenuto l’impegno alla consegna di attivisti curdi che hanno lottato per il Confederalismo democratico in Siria e in Turchia.\r\nE non solo. Il vertice ha deciso un ampliamento della presenza di uomini in armi in Europa ai confini con la Russia, aumentando ulteriormente il rischio, già forte, di un’escalation bellica. Il prezzo di queste scelte lo pagheranno i poveracci di ogni dove, che dovranno fare i conti con inflazione, erosione delle tutele, riduzione dei salari e delle spese sociale e favore di un prevedibile ulteriore incremento delle spese militari.\r\nNon poteva mancare un intervento specifico sul ruolo della Turchia che si pone come ponte tra la Russia e il resto della NATO, mentre approfitta della ghiotta occasione per sferrare un ulteriore attacco alle autonomie in Siria del Nord e in Iraq.\r\nLe fanfare della Taurinense in giro per la città per festeggiare con due anni di ritardo il centenario della brigata torinese degli alpini sono state occasione per ricordare il ruolo delle truppe di montagna nelle guerre del passato e del presente dall’invasione della Russia sino alle campagne degli ultimi anni in Iraq, Afganistan e, più di recente, in Lettonia.\r\n\r\nUn altro tema forte è quello della guerra interna, che vede i militari a fianco della polizia nella guerra alla frontiere, che in questi anni ha mietuto decine di migliaia di vittime.\r\nUn gruppetto di suonatori in divisa ha provato ad avvicinarsi ma il rapido intervento degli antimilitaristi ed il rombo dei tamburi della Murga li hanno indotti ad una veloce ritirata.\r\nLa Murga con danze e tamburi ha fatto numerosi interventi di piazza e messo in scena una performance centrata sull’aumento a 104 milioni di euro al giorno della spesa militare.\r\nUn’esplicita denuncia degli orrori della narrazione nazionalista della guerra con un focus sulle guerre tricolori, è stata al centro dell’efficace azione teatrale di Salvatore.\r\nL’assemblea antimilitarista ha proposto “Quello che resta”, un’azione di piazza dove abiti, giocattoli, passeggini, pentole, scarpe sono il segno di quello che è stato, della vita cancellata dalle bombe. Bombe sganciate in ogni dove anche da cacciabombardieri progettati a Torino e costruiti nello stabilimento di Leonardo di Caselle Torinese.\r\n\r\nLa giornata si è conclusa con l’impegno a mettersi di mezzo per impedire la nascita della città delle armi, per fermare l’arrivo a Torino della NATO.\r\nUn impegno concreto contro tutte le guerre, gli eserciti, le frontiere.\r\n\r\nNe abbiamo parlato on Alba dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/2022-07-05-alba-2-luglio-antimili.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito il testo analitico di indizione dell’iniziativa promossa dal Coordinamento contro la guerra e chi la arma:\r\n\r\n“No alla città delle armi! No alla NATO a Torino\r\nContro la guerra e chi la arma\r\nTorino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte. Torino è già oggi uno dei maggiori centri dell’industria bellica aerospaziale. Sono 350 le aziende grandi e piccole con un fatturato di circa 7 miliardi di euro.\r\nSempre a Torino sta per partire la costruzione della Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio, che sorgerà tra corso Francia e corso Marche, ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.\r\nQuesto progetto, partito nel giugno 2021 a Bruxelles, si inserisce nel programmi di innovazione tecnologica della NATO per il 2030. Compito del polo di Torino sarà quello di coordinare e gestire, attraverso bandi e fondi messi a disposizione dai Paesi alleati, la rete delle aziende e degli acceleratori di tecnologia italiani, per metterli a servizio delle necessità dell’Alleanza. In attesa della costruzione della Città dell’aerospazio l’acceleratore di innovazione avrà sede alle OGR.\r\nIn questo progetto la NATO investe un miliardo di dollari. Una montagna di soldi che verranno utilizzati per produrre tecnologie sempre più sofisticate, sempre più mortali.\r\nL’industria bellica è il motore di tutte le guerre. La Città dell’Aerospazio e l’acceleratore di innovazione della NATO sono sostenute attivamente dal governo della città, da quello della Regione e da Confindustria. \r\nGiocano la carta del ricatto occupazionale, in una città sempre più povera, dove arrivare a fine mese è sempre più difficile, dove salute, istruzione, trasporti sono sempre più un privilegio per chi può pagare.\r\nI poveri del nostro paese, ogni volta che vanno a fare la spesa, portano a casa sempre meno cibo, abiti, medicine, perché l’aumento dei prezzi dell’energia e dei beni di prima necessità sta rendendo ancora più precarie le vite di noi tutti.\r\nIn questi mesi di guerra in Ucraina, migliaia di persone sono state uccise, torturate e stuprate, altre hanno perso la casa e preso la via dell’esilio. 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Il DAP è uno dei centri propulsori della industria di guerra nella nostra Regione, destinata nei prossimi mesi ad ospitare uno dei nove acceleratori di innovazione previsti in Europa all’interno del progetto D.I.A.N.A. della Nato, che punta ad aumentare l’efficienza tecnologica dell’Alleanza Atlantica. L’acceleratore avrà sede provvisoria alle OGR, in attesa del completamento della Città dell’aerospazio, che nell’area tra corso Francia, corso Marche e la tangenziale verso Collegno, diventerà un enorme polo di ricerca, progettazione e realizzazione di sempre più sofisticati ordigni bellici.\r\nSabato due luglio ore 16\r\nNo alla Città dell’aerospazio! No alla Nato a Torino\r\ngiornata di informazione e lotta in via Roma 100 di fronte alla galleria San Federico, sede del distretto aerospaziale del Piemonte.\r\n\r\nAscolta l'approfondimento curato in studio dall'info:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/2022-06-28-due-luglio-dap.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito la presentazione dell'iniziativa promossa dal Coordinamento contro la guerra e chi la arma\r\n\"Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte. 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La Città dell’Aerospazio e l’acceleratore di innovazione della NATO sono sostenute attivamente dal governo della città, da quello della Regione e da Confindustria. \r\nGiocano la carta del ricatto occupazionale, in una città sempre più povera, dove arrivare a fine mese è sempre più difficile, dove salute, istruzione, trasporti sono sempre più un privilegio per chi può pagare.\r\nI poveri del nostro paese, ogni volta che vanno a fare la spesa, portano a casa sempre meno cibo, abiti, medicine, perché l’aumento dei prezzi dell’energia e dei beni di prima necessità sta rendendo ancora più precarie le vite di noi tutti.\r\nIn questi mesi di guerra in Ucraina, migliaia di persone sono state uccise, torturate e stuprate, altre hanno perso la casa e preso la via dell’esilio. 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Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche.\r\nSiamo a fianco della gente che muore sotto le bombe in Ucraina, siamo a fianco di chi, in Russia, subisce carcere e repressione per essersi opposto all’invasione dell’Ucraina.\r\nSiamo a fianco dei lavorator* ucraini che una nuova legge obbliga a 12 ore di lavoro al giorno, mentre i padroni possono anche differire i salari.\r\nSiamo contro l’economia di guerra qui e ovunque. \r\nSiamo a fianco di chi, in ogni dove, diserta la guerra tra gli stati, che si contendono il dominio imperiale \u003Cmark>sui\u003C/mark> territori, le risorse, le vite di donne, uomini e bambin*.\r\nSiamo contro la guerra e chi la arma, a partire dal colosso armiero Leonardo, che fa buoni \u003Cmark>affari\u003C/mark> con tutti e sta per costruire a Torino la città dell’aerospazio.\r\nVogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.\r\n\r\nSabato 2 luglio ore 16\r\nmanifestazione in via Roma\r\ndi fronte all’ingresso di Galleria San Federico, dove ha sede il DAP – Distretto Aerospaziale Piemontese\r\n\r\nCoordinamento contro la guerra e chi la arma\"\r\n\r\n ",[350],{"field":132,"matched_tokens":351,"snippet":312,"value":348},[15],{"best_field_score":319,"best_field_weight":320,"fields_matched":125,"num_tokens_dropped":47,"score":321,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},{"document":354,"highlight":376,"highlights":381,"text_match":317,"text_match_info":384},{"cat_link":355,"category":356,"comment_count":47,"id":357,"is_sticky":47,"permalink":358,"post_author":50,"post_content":359,"post_date":360,"post_excerpt":53,"post_id":357,"post_modified":361,"post_thumbnail":362,"post_thumbnail_html":363,"post_title":364,"post_type":58,"sort_by_date":365,"tag_links":366,"tags":371},[44],[46],"74506","http://radioblackout.org/2022/03/milano-2-aprile-corteo-contro-le-guerre-e-le-politiche-guerrafondaie-delleni/","Il prossimo sabato l’assemblea antimilitarista ha lanciato una manifestazione con un focus sulla guerra e sulle missioni militari italiane all’estero.\r\nBen 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali.\r\nAppuntamento in piazza degli affari alle 14,30\r\nNe abbiamo parlato con Massimo dell’assemblea antimilitarista\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-29-massimo-2-aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\ndi seguito il testo di indizione completo:\r\n\r\n2 Aprile Milano\r\n\r\n\r\nMANIFESTAZIONE\r\n\r\nContro tutte le guerre e chi le arma\r\n\r\nContro le politiche guerrafondaie dell'ENI\r\n\r\nL’Italia è in guerra. I governi che si sono succeduti hanno coperto le operazioni belliche tricolori sotto un manto di ipocrisia. Missioni umanitarie, operazioni di polizia internazionali hanno travestito l’invio di truppe sui fronti di guerra in Somalia, Libano, Serbia, Iraq, Afganistan, Libia. Quest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente le avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia. Ben 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali insieme ai loro strapagati consulenti. Sono loro che lasciano ad altri il “lavoro sporco” mentre pianificano una guerra invisibile, che apparentemente non distrugge, non sparge sangue. Il fronte non è solo sui campi di battaglia ma passa attraverso le nostre città e le nostre vite. Un fronte invisibile, solo apparentemente silenzioso, ma che ogni giorno presenta il bollettino di caduti che hanno tanti volti. Il volto della classe lavoratrice, con il carovita e il progressivo prelievo dai salari per finanziare le spese militari ormai senza limite. Il volto delle giovani generazioni ripagate con la precarietà, con salari che bastano solo a sopravvivere. Il volto dell’ambiente devastato per alimentare la macchina della produzione. Essere in piazza significa denunciare tutto questo e lottare per una trasformazione sociale radicale che investa tutte e tutti, umani e non umani, per costruire un presente ed un futuro senza sfruttamento, oppressione, guerre e saccheggio dell’ambiente. Contro informare, organizzarci e lottare sono le nostre armi. Le armi della dignità delle persone e della coscienza antiautoritaria di classe. Il conflitto imperialista tra la NATO, che mira a continuare l’espansione ad est cominciata dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, e la Russia, che, dopo decenni di arretramento, ha deciso di passare al contrattacco occupando l’Ucraina, ha causato un grande balzo in avanti della propaganda militarista. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO. 500 militari, scelti tra gli incursori della Marina, Col Moschin, Forze speciali dell'Aeronautica e Task Force 45, si vanno ad aggiungere ai 240 alpini in Lettonia e i 138 uomini dell'Aeronautica in Romania. Nel Mar Nero ci sono la fregata FREMM “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con i cacciabombardieri F-35. Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica e nazionalista, diretta emanazione della logica patriarcale, come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche.\r\n\r\nL’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove. Opporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi, ai migranti e ai disertori è un concreto ed urgente fronte di lotta.\r\n\r\nIl 2 aprile saremo quindi in piazza a denunciare le guerre scaturite dagli interessi delle multinazionali energetiche, dal mantenimento di apparati militari sempre più costosi e dalla devastazione dell’ambiente schiacciato dalla logica feroce del profitto. Per indicare in modo chiaro i responsabili manifesteremo nelle piazze del potere finanziario da Piazza Affari a Piazza della Scala.\r\n\r\nContro le banche, i veri padroni del sistema energetico, i responsabili della rapina ambientale e del finanziamento dell’apparato industriale militare. Per fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. 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Per vederci bene serve la luce, se la luce è troppa si rischia di restare abbagliati, di non vedere quello che conta. E’ il caso delle recenti inchieste sugli intrallazzi miliardari che hanno coinvolto l’amministrazione comunale romana, l’ex sindaco (post)fascista Alemanno, e un giro trasversale di politici, malavitosi e coop rosse, dall’ex Nar/banda della Magliana Carminati al democratico Buzzi. \r\nIl colore dei soldi unisce più di quello della politica. \r\nL’inchiesta ha dato visibilità ad un malaffare diffuso, capillare, sistemico, chiarendo quale grosso e lucroso affare sia la gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo o “l’integrazione” di rom e sinti. Occorre tuttavia guardare oltre il dito che indica la luna. 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Questa regola vale per l’edilizia, assistenza o qualsiasi altro ambito. \r\nI meccanismi che regolano i contributi per l'assistenza a rom e richiedenti asilo sono diversi ma con vari aspetti in comune e stesse tecniche per poterne ricavare ingenti somme. Se per i rom una buona parte dei contributi viene dall'Unione Europea, per “l'emergenza dei richiedenti asilo” i soldi vengono tutti dal ministero dell'interno. \r\nVogliamo capirne di più. Per questa ragione abbiamo sentito Federico, un compagno di Trieste che conosce bene la questione. \r\nAscolta la diretta con Federico:\r\n\r\n2014 12 19 denitto business rifugiati\r\n\r\n\r\nVale la pena fare un passo indietro.\r\nTutto comincia nel 2011: la guerra civile in Libia e la fuga di migliaia di persone che si dirigono nel nostro paese sono all’origine di una ennesima, sin troppo prevedibile, “emergenza”. La prassi adottata ancora oggi è stata elaborata e sperimentata in quell’occasione. Le prefetture, tramite i comuni, individuano nei vari territori soggetti terzi (consorzi, cooperative, enti caritatevoli, ecc) disposti a prendersi in carico (in strutture proprie o dei comuni stessi) un certo numero di richiedenti asilo. Con questi soggetti terzi vengono stipulate convenzioni. Niente gara di appalto al ribasso come nei CIE, ma un’assegnazione diretta, che di fatto molto spesso ricade su cordate amiche. Chi entra nell’affare riceve, per ogni giorno di permanenza nelle strutture, un quota fissa di 35 euro a persona. Con questa quota devono essere garantiti una serie di servizi: vitto, abbigliamento, spese sanitarie, assistenza legale, mediazione culturale e interpreti, corsi di italiano, ecc ed ovviamente le paghe agli operatori che seguono le persone prese in carico. Di questi 35 euro ai richiedenti asilo rimangono in mano solamente 2,50 euro al giorno (il cosiddetto pocket money) che in genere viene dato a cadenza mensile.\r\nÈ un meccanismo con numerosi punti critici. Ecco i principali.\r\nLa scelta dei soggetti terzi a cui affidare le convenzioni e quali servizi siano poi effettivamente effettuati. È abbastanza evidente che una cosa è affidare l'assistenza a soggetti che - nel bene e nel male e pur con mille limiti e criticità - sono nati ed hanno esperienza nel lavorare coi migranti e in particolare coi richiedenti asilo (pensiamo ad esempio a piccoli consorzi o associazioni di base locali slegati dai grandi carrozzoni nazionali tipo Caritas) e altro è darlo a cooperative o associazioni “amiche” che normalmente fanno tutt'altro e che si improvvisano gestori di strutture di accoglienza. Da questo al business sulla pelle dei migranti il passo è breve. Perché - e qui veniamo al secondo punto - il lucro si costruisce su quanti e quali servizi vengono effettivamente forniti ai richiedenti asilo e sulle paghe degli operatori che vi lavorano. Il cibo scadente costa meno di pasti dignitosi, come i corsi di italiano da burla, l’assistenza legale fittizia. E la lista degli esempi si potrebbe ancora allungare. È ovvio che pagare un operatore 700 euro al mese non è la stessa cosa che pagarlo 1300. La quota erogata è sempre la stessa e non ci sono controlli: i margini per guadagnarci sopra sono enormi. \r\nIl meccanismo partito nel 2011 non si esaurito con la fine di quel flusso di profughi (le convenzioni si sono chiuse quasi tutte a fine 2013) ma è stato riproposto pari pari con l'ondata iniziata nel 2013 di persone provenienti soprattutto da Pakistan, Afganistan e Siria. Una nuova “emergenza”, un nuovo enorme business.\r\nUna macchina che rende ricco chi la manovra, stritola le vite di chi già è fuggito a guerre e persecuzioni.\r\nIn questi giorni hanno avuto una certa eco i dati diffusi dall’agenzia delle Nazioni Unite sui morti nel Mediterraneo, che, alla faccia di Mare Nostrum, nel 2014 sono state più che nei tre anni precedenti. \r\nNei primi 10 mesi dell’anno sono arrivati sulle coste italiane circa 150mila migranti, più del triplo rispetto al 2013, soprattutto eritrei e siriani.\r\nL’accoglienza dei profughi in Italia è trattata da media e politici come eterna “emergenza”, per consentire operazioni “tappabuchi” dove la grande abbuffata di soldi pubblici possa proseguire senza grossi intoppi.\r\nLa Svezia, paese molto meno popoloso dell’Italia ha accolto molti più rifugiati dell’Italia. In un solo weekend di ottobre, quando era al culmine la crisi di Kobane, sono arrivati in Turchia oltre 150mila profughi, più di quanti ne abbia accolti l’intera Unione europea dall’inizio del conflitto a Damasco. Cifre che la dicono lunga sulle frontiere serrate dell’Unione Europea. \r\nLe cifre di chi non arriva ci raccontano di una strage i cui responsabili siedono nei parlamenti e nei governi dell’UE. In prima fila l’Italia. \r\nOltre 3400 morti in mare. Una catastrofe umanitaria destinata ad aumentare ancora: I rifugiati sono più del 60% di chi approda nel nostro paese. L’acuirsi e moltiplicarsi di conflitti, in cui spesso il nostro paese è impegnato direttamente, rende facile prevedere che sempre più persone cercheranno rifugio in Europa. Molti, sempre più non arriveranno. La sostituzione di Mare Nostrum con Triton, la missione UE con meno mezzi e meno soldi, non potrà che far crescere la lista di chi affoga. \r\nMare Nostrum fu la risposta alla strage del 3 ottobre 2013 di fronte a Lampedusa, quando le acque del Mediterraneo inghiottirono 366 uomini, donne, bambini. \r\nUna risposta umanitaria – 150.000 persone intercettate – una risposta di polizia: il nome stesso della “missione” ce lo racconta. \r\nCon Triton, 2,9 milioni mensili di budget contro i 9 di Mare Nostrum, ed il compito di pattugliare entro le trenta miglia dalla nostra costa, resta solo la polizia. E non avrebbe potuto essere altrimenti: Triton è una missione di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere. \r\nChi affoga in mezzo al mare lascerà traccia di se solo nei cuori chi lo ha visto partire senza più dare notizie. Chi passa e viene immesso nel programma per i rifugiati si apre la strada dell’accoglienza made in Italy. Tanti soldi per chi gestisce, un lungo limbo per chi resta intrappolato in un paese dove pochi vorrebbero restare. \r\nLungo una frontiera fatta di nulla si consuma un’idea di civiltà fatta di sopraffazione, guerra, di sfruttamento selvaggio. \r\nMentre scriviamo qualcuno muore in carcere, sul filo spinato di un confine, qualcuno chiude gli occhi senza aver mai mangiato a sufficienza, altri vivono raspando tra i rifiuti di una discarica, qualcuno nasce in una baracca ed ha già il destino segnato. \r\nSu quella baracca non c’è nessuna buona stella.\r\nOggi i cristiani festeggiano l’anniversario della nascita di un dio che si è fatto uomo e da uomo si è fatto torturare ed uccidere per una salvezza che non è di questa terra.\r\nNoi che abitiamo la terra e il tempo che ci è capitato, sappiamo che quel poco di bene che potremo ottenere, dipende da ciascuno di noi. \r\nUn mondo senza padroni, governanti, galere, sfruttamento, eserciti è possibile.\r\nUn buon anno di lotta e libertà a tutti e a tutte.","25 Dicembre 2014","2018-10-17 22:59:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/morti-in-mare-200x110.jpg","Anarres-info. 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E’ il caso delle recenti inchieste sugli intrallazzi miliardari che hanno coinvolto l’amministrazione comunale romana, l’ex sindaco (post)fascista Alemanno, e un giro trasversale di politici, malavitosi e coop rosse, dall’ex Nar/banda della Magliana Carminati al democratico Buzzi. \r\nIl colore dei soldi unisce più di quello della politica. \r\nL’inchiesta ha dato visibilità ad un malaffare diffuso, capillare, sistemico, chiarendo quale grosso e lucroso affare sia la gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo o “l’integrazione” di rom e sinti. Occorre tuttavia guardare oltre il dito che indica la luna. Quando le assegnazioni sono fatte seguendo le regole, i rifugiati e i rom sono comunque un buon affare per chi gestisce l’accoglienza. \r\nBen poco, a volte nulla, di quello che dovrebbe essere garantito viene davvero offerto a chi fugge guerre e persecuzioni ed approda nel nostro paese per cercare di ottenere asilo. \r\nIl business sulla pelle degli immigrati, dei richiedenti asilo, delle comunità rom e sinti è enorme. L'attenzione mediatica si è concentrata sulle tangenti versate per accaparrarsi i fondi destinati all'accoglienza, ma pochissimi si sono interrogati su quali siano i meccanismi che permettono questi enormi \u003Cmark>affari\u003C/mark> sulle spalle dei \u003Cmark>migranti\u003C/mark> e di noi tutti. \r\nPartiamo da una considerazione banale ma importante: qualsiasi spesa pubblica di grossa entità - in particolare ma non solo, se affidata a enti esterni – ha un corollario di speculazioni, ingordo appetito di individui privi di scrupoli, corruzione... Questa regola vale per l’edilizia, assistenza o qualsiasi altro ambito. \r\nI meccanismi che regolano i contributi per l'assistenza a rom e richiedenti asilo sono diversi ma con vari aspetti in comune e stesse tecniche per poterne ricavare ingenti somme. Se per i rom una buona parte dei contributi viene dall'Unione Europea, per “l'emergenza dei richiedenti asilo” i soldi vengono tutti dal ministero dell'interno. \r\nVogliamo capirne di più. Per questa ragione abbiamo sentito Federico, un compagno di Trieste che conosce bene la questione. \r\nAscolta la diretta con Federico:\r\n\r\n2014 12 19 denitto business rifugiati\r\n\r\n\r\nVale la pena fare un passo indietro.\r\nTutto comincia nel 2011: la guerra civile in Libia e la fuga di migliaia di persone che si dirigono nel nostro paese sono all’origine di una ennesima, sin troppo prevedibile, “emergenza”. La prassi adottata ancora oggi è stata elaborata e sperimentata in quell’occasione. Le prefetture, tramite i comuni, individuano nei vari territori soggetti terzi (consorzi, cooperative, enti caritatevoli, ecc) disposti a prendersi in carico (in strutture proprie o dei comuni stessi) un certo numero di richiedenti asilo. Con questi soggetti terzi vengono stipulate convenzioni. Niente gara di appalto al ribasso come nei CIE, ma un’assegnazione diretta, che di fatto molto spesso ricade su cordate amiche. Chi entra nell’affare riceve, per ogni giorno di permanenza nelle strutture, un quota fissa di 35 euro a persona. Con questa quota devono essere garantiti una serie di servizi: vitto, abbigliamento, spese sanitarie, assistenza legale, mediazione culturale e interpreti, corsi di italiano, ecc ed ovviamente le paghe agli operatori che seguono le persone prese in carico. Di questi 35 euro ai richiedenti asilo rimangono in mano solamente 2,50 euro al giorno (il cosiddetto pocket money) che in genere viene dato a cadenza mensile.\r\nÈ un meccanismo con numerosi punti critici. Ecco i principali.\r\nLa scelta dei soggetti terzi a cui affidare le convenzioni e quali servizi siano poi effettivamente effettuati. È abbastanza evidente che una cosa è affidare l'assistenza a soggetti che - nel bene e nel male e pur con mille limiti e criticità - sono nati ed hanno esperienza nel lavorare coi \u003Cmark>migranti\u003C/mark> e in particolare coi richiedenti asilo (pensiamo ad esempio a piccoli consorzi o associazioni di base locali slegati dai grandi carrozzoni nazionali tipo Caritas) e altro è darlo a cooperative o associazioni “amiche” che normalmente fanno tutt'altro e che si improvvisano gestori di strutture di accoglienza. Da questo al business sulla pelle dei \u003Cmark>migranti\u003C/mark> il passo è breve. Perché - e qui veniamo al secondo punto - il lucro si costruisce su quanti e quali servizi vengono effettivamente forniti ai richiedenti asilo e sulle paghe degli operatori che vi lavorano. Il cibo scadente costa meno di pasti dignitosi, come i corsi di italiano da burla, l’assistenza legale fittizia. E la lista degli esempi si potrebbe ancora allungare. È ovvio che pagare un operatore 700 euro al mese non è la stessa cosa che pagarlo 1300. La quota erogata è sempre la stessa e non ci sono controlli: i margini per guadagnarci sopra sono enormi. \r\nIl meccanismo partito nel 2011 non si esaurito con la fine di quel flusso di profughi (le convenzioni si sono chiuse quasi tutte a fine 2013) ma è stato riproposto pari pari con l'ondata iniziata nel 2013 di persone provenienti soprattutto da Pakistan, Afganistan e Siria. Una nuova “emergenza”, un nuovo enorme business.\r\nUna macchina che rende ricco chi la manovra, stritola le vite di chi già è fuggito a guerre e persecuzioni.\r\nIn questi giorni hanno avuto una certa eco i dati diffusi dall’agenzia delle Nazioni Unite \u003Cmark>sui\u003C/mark> morti nel Mediterraneo, che, alla faccia di Mare Nostrum, nel 2014 sono state più che nei tre anni precedenti. \r\nNei primi 10 mesi dell’anno sono arrivati sulle coste italiane circa 150mila \u003Cmark>migranti\u003C/mark>, più del triplo rispetto al 2013, soprattutto eritrei e siriani.\r\nL’accoglienza dei profughi in Italia è trattata da media e politici come eterna “emergenza”, per consentire operazioni “tappabuchi” dove la grande abbuffata di soldi pubblici possa proseguire senza grossi intoppi.\r\nLa Svezia, paese molto meno popoloso dell’Italia ha accolto molti più rifugiati dell’Italia. In un solo weekend di ottobre, quando era al culmine la crisi di Kobane, sono arrivati in Turchia oltre 150mila profughi, più di quanti ne abbia accolti l’intera Unione europea dall’inizio del conflitto a Damasco. Cifre che la dicono lunga sulle frontiere serrate dell’Unione Europea. \r\nLe cifre di chi non arriva ci raccontano di una strage i cui responsabili siedono nei parlamenti e nei governi dell’UE. In prima fila l’Italia. \r\nOltre 3400 morti in mare. Una catastrofe umanitaria destinata ad aumentare ancora: I rifugiati sono più del 60% di chi approda nel nostro paese. L’acuirsi e moltiplicarsi di conflitti, in cui spesso il nostro paese è impegnato direttamente, rende facile prevedere che sempre più persone cercheranno rifugio in Europa. Molti, sempre più non arriveranno. La sostituzione di Mare Nostrum con Triton, la missione UE con meno mezzi e meno soldi, non potrà che far crescere la lista di chi affoga. \r\nMare Nostrum fu la risposta alla strage del 3 ottobre 2013 di fronte a Lampedusa, quando le acque del Mediterraneo inghiottirono 366 uomini, donne, bambini. \r\nUna risposta umanitaria – 150.000 persone intercettate – una risposta di polizia: il nome stesso della “missione” ce lo racconta. \r\nCon Triton, 2,9 milioni mensili di budget contro i 9 di Mare Nostrum, ed il compito di pattugliare entro le trenta miglia dalla nostra costa, resta solo la polizia. E non avrebbe potuto essere altrimenti: Triton è una missione di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere. \r\nChi affoga in mezzo al mare lascerà traccia di se solo nei cuori chi lo ha visto partire senza più dare notizie. Chi passa e viene immesso nel programma per i rifugiati si apre la strada dell’accoglienza made in Italy. 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Il corteo, promosso dall’Assemblea Antimilitarista, ha l’obiettivo di far uscire dall’opacità il grande mercato delle armi da guerra aerospaziali che si terrà all’Oval a fine mese, quando le maggiori industrie del settore a livello mondiale, i rappresentanti di governi, forze armate e compagnie di contractor faranno buoni \u003Cmark>affari\u003C/mark>, in una serie di incontri rigorosamente chiusi al pubblico. 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Un’economia di guerra produce solo altra guerra.\r\nNon è difficile immaginare quanto migliori sarebbero le nostre vite se la ricerca e la produzione venissero usate per la cura invece che per la guerra.\r\nContrastare la nascita del nuovo polo bellico a Torino non è mera opposizione etica alle guerre capitaliste ed imperialiste, ma anche un passaggio necessario a ripensare lo spazio urbano e chi ci vive, come luogo di negazione delle dinamiche gerarchiche sottese all’opaca città dell’aerospazio ed alla scintillante vetrina dei grandi eventi.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nSabato 18 novembre\r\nDisertiamo la guerra!\r\nOre 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nCorteo Antimilitarista\r\n\r\n- No all'aerospace and defence meetings!\r\n- No all’industria bellica\r\n- No alla Città dell’aerospazio!\r\n- No alla Nato a Torino!\r\n- No alla guerra e all'economia di guerra\r\n- Siamo e saremo ovunque a fianco delle popolazioni vittime delle guerra\r\n- Contro tutti gli imperialismi: né con la Russia né con la NATO.\r\n- Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori\r\n- No all’invio di armi!\r\n- Contro la guerra a profughi e \u003Cmark>migranti\u003C/mark> in mare e in montagna.\r\n- Distruggiamo le frontiere!\r\n- No alle missioni militari all’estero\r\n- No alle spese militari e alla militarizzazione delle nostre città\r\n- Contestiamo la propaganda militarista, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma\r\n- Contro tutti gli eserciti per un mondo senza frontiere.\r\nAssemblea Antimilitarista\r\n\r\nMartedì 28 novembre\r\nore 12\r\nPresidio all'Oval in via Matté Trucco 70\r\nNo ai mercanti d’armi! No al Polo Bellico!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",{"matched_tokens":486,"snippet":487,"value":487},[15],"Anarres del 17 novembre. Più galera per i poveri e per chi lotta. Corteo antimilitarista del 18/11. Guerra ai \u003Cmark>migranti\u003C/mark>. Antimilitarismo e questione sociale...",[489,491],{"field":132,"matched_tokens":490,"snippet":483,"value":484},[97],{"field":265,"matched_tokens":492,"snippet":487,"value":487},[15],{"best_field_score":319,"best_field_weight":320,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":494,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"1731669220158079090",{"document":496,"highlight":508,"highlights":517,"text_match":317,"text_match_info":522},{"comment_count":47,"id":497,"is_sticky":47,"permalink":498,"podcastfilter":499,"post_author":393,"post_content":500,"post_date":501,"post_excerpt":53,"post_id":497,"post_modified":502,"post_thumbnail":503,"post_title":504,"post_type":430,"sort_by_date":505,"tag_links":506,"tags":507},"53165","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-15-marzo-la-discarica-globale-roma-23-marzo-per-il-clima-e-contro-le-grandi-opere-le-nuove-frontiere-del-capitale-il-business-dei-migranti-il-controllo-del-territorio-la-storia-di-t/",[393],"Come ogni venerdì abbiamo fatto fatto il nostro viaggio settimanale sul pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/2019-03-15-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, appuntamenti:\r\n\r\nLa discarica globale. Le conseguenze del cambiamento climatico e della mancata tutela del territorio fanno morti e feriti a ogni temporale, ad ogni mareggiata, ad ogni incendio. Cementificazione, deforestazione, inquinamento dell’aria e dell’acqua producono devastazioni su scala globale.\r\nLe chiamano “catastrofi naturali”, ma la loro origine è umana, sin troppo umana, ma non colpiscono tutti allo stesso modo. Un capitalismo cieco e sordo ci conduce diritto sino alla catastrofe. Chi governa e chi lucra sulle vite altrui ha uno sguardo ancorato al presente, con una progettualità che si limita ad una proiezione elettorale o ad un’indagine stagionale di marketing.\r\nIl prezzo del cambiamento climatico e dell’abbandono dei territori viene pagato soprattutto dai più poveri.\r\nI profughi climatici, quelli che fuggono da intere aree del pianeta, dove l’avanzare della desertificazione chiude ogni possibilità di sopravvivenza, sono in costante aumento.\r\nMiliardi di esseri umani vivono nelle discariche, sulle discariche, con le discariche. La montagna di rifiuti è l’emblema del nostro tempo, il monumento ad un’idea di progresso che ha ingoiato milioni di vite.\r\nNe abbiamo parlato con Fabrizio Eva, geografo, autore di numerosi studi, docente all’università Cà Foscari di Venezia\r\n\r\nIl nostro modello di sviluppo? Autogestione dappertutto!\r\nRoma 23 marzo. In marcia per fermare il cambiamento climatico e le grandi opere\r\n\r\nAnatomia di un’intelligenza artificiale. Le nuove frontiere del capitale, tra sfruttamento e controllo.\r\nNe abbiamo discusso con Lorenzo Coniglione che in serata ha tenuto una conferenza alla FAT. La settimana precedente avevamo affrontato il tema dei robot domestici, governanti/spia che raccontano le nostre abitudini e le nostre scelte a chi drena informazioni per fare affari. Come facebook ma più nel profondo.\r\nVenerdì 15 abbiamo ragionato della materialità dell’economia virtuale, di ciò che ne permette la concreta realizzazione. In Congo i minatori che estraggono i minerali per la produzione di circuiti integrati lavorano da schiavi.\r\nE alle nostre latitudini milioni di persone perderanno il lavoro o lavoreranno in condizioni di precarietà estrema.\r\nL’automazione sotto il capitalismo può solo disciplinare il lavoro umano, non abolirlo.\r\nDai braccialetti usati nei centri logistici di Amazon alle gabbie/esoscheletro progettate per aumentare la produttività del lavoro, e aumentare i profitti dei padroni.\r\n\r\nIl business dei migranti, il controllo del territorio\r\nIl 25 aprile di due anni fa la notizia di scritte sul basamento di cemento del monumento ai partigiani di Bertolla suscitò indignazione tra gli antifascisti imbalsamati nella retorica della resistenza. Molti meno si indignarono per i fatti di cui narravano le scritte: il gigantesco business sulla pelle dei rom di lungo Stura Lazio, sgomberati e buttati in strada mentre le associazione amiche della giunta Fassino intascavano 5 milioni di euro.\r\nUn’inchiesta diede qualche guaio ad alcune associazioni, tra cui Terra del Fuoco. Oggi Terra del Fuoco si è inabissata, ma non i suoi animatori, che sono risorti dalle ceneri come Babel\r\nVi abbiamo parlato di Babel (Terra del fuoco) ossia delle metamorfosi della gang Alotto, tra agrobusiness e gestione dello sgombero all’ex Moi\r\n\r\nDiretta con una compagna dopo un'incursione solidale negli uffici dell'assessorato del comune alla sanità, assistenza, migranti etc. Un modo per sostenere lo sciopero della fame di Tomi, un ragazzo algerino in sciopero della fame da 40 giorni.\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nSabato 23 marzo\r\nCorteo contro le grandi opere e il cambiamento climatico\r\nRoma ore 14,30\r\n\r\nMercoledì 27 marzo\r\nCinePalermo presenta il cineforum dell’assemblea antimilitarista\r\nOrizzonti di gloria di Stanley Kubrick\r\nore 21 corso Palermo 46\r\n\r\nLunedì 1 aprile\r\nore 10,30/13\r\npunto info\r\nsu pacchetto sicurezza, leggi di guerra e truffa di quota 100 e reddito di schiavitù\r\nal mercato di corso Palestro (angolo via Cernaia)\r\n\r\nVenerdì 5 aprile\r\nCena sovversiva veg-vegan\r\nbenefit lotte sociali\r\nore 20 alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nMercoledì 10 aprile\r\nCinePalermo presenta il cineforum dell’assemblea antimilitarista\r\nIl dottor Stranamore di Stanley Kubrick\r\nore 21 corso Palermo 46\r\n\r\nMercoledì 17 aprile\r\nCinePalermo presenta il cineforum dell’assemblea antimilitarista\r\nFull metal jacket di Stanley Kubrick\r\nore 21 corso Palermo 46\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","19 Marzo 2019","2019-03-20 16:17:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/clima-200x110.jpeg","Anarres del 15 marzo. 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Immagino che almeno il 93 % degli elettori attivi francesi abbiano capito; gli altri circa 30 % lo avevano già compreso.\r\n\r\nDedollarizzazione\r\n\r\n- https://www.analisidifesa.it/2024/07/decade-laccordo-fra-stati-uniti-e-arabia-saudita-per-il-pagamento-del-petrolio-in-dollari/\r\n\r\n-fa il paio con l'accelerazione dei pagamenti in renmimbi richiesta dai cinesi\r\n\r\n- Turchia chiede di entrare nei Brics e intanto tieni i piedi in due scarpe anche nel conflitto mediorientale: Arrestato in Turchia un alto funzionario del Mossad operativo ad Ankara. È il responsabile finanziario della rete spionistica israeliana in Turchia. Liridon Rexhepi è un cittadino kosovaro. L'agenzia dell'intelligence turca (Mit) ha rilevato irregolarità nei suoi conti finanziari. Secondo le informazioni pubblicate dalla stampa turca l’agente trasferiva il denaro ricevuto in Turchia ai suoi collaboratori in Siria, pagandoli con criptovalute.\r\n\r\n Visita ieri ad Ankara del presidente egiziano El-Sisi. È la prima da 12 anni, quando le relazioni diplomatiche tra i due paesi si erano interrotte a causa del sostegno della Turchia alla Fratellanza Musulmana, repressa nel sangue dall’esercito egiziano dopo il rovesciamento di Morsi. Un riavvicinamento dettato da ragioni economiche e strategiche nell’area mediorientale. Da diversi anni lo scambio commerciale tra i due paesi è salito a diversi miliardi di dollari all’anno, malgrado lo scontro ideologico e politico. Ma già ai mondiali di Doha si erano parlati i due raiss ed era iniziato il disgelo.\r\n\r\nGenerazione Z:\r\n\r\nDacca, 39 giovani bangalì uccisi intorno al 18 luglio contro la legge che privilegia i discendenti della guerra d'indipendenza dei primi anni Settanta per accedere a impieghi pubblici. L'8 agosto è nominato Yunus premier (Seconda indipendenza)\r\n\r\nSheikh Hasina scappata il 5 agosto si è lasciata dietro migliaia di morti\r\n\r\nhttps://pagineesteri.it/2024/08/20/asia/bangladesh-i-morti-nella-repressione-sono-almeno-650/\r\n\r\nNairobi, Kenya: 50 morti a metà luglio sulla scia della repressione di giugno\r\n\r\nUganda: arrestati 40 dimostranti contro la corruzione\r\n\r\nNigeria: il 6 agosto Trovato ha dedicato un editoriale alla rabbia dei giovani africani\r\n\r\nhttps://www.africarivista.it/estate-di-lotte-e-di-cortei-in-africa-scoppia-la-rabbia-dei-giovani/233586/\r\n\r\nEnergia:\r\n\r\nSerbia: il 10 agosto decine di migliaia in piazza per bloccare le miniere di Litio a Jadar, già oggetto di lotte nel 2021 e ora di nuovo progetti del governo per favorire la Rio Tinto\r\n\r\nhttps://apnews.com/world-news/general-news-687098f4c79c0849e29ca1ec9abf7252\r\n\r\nhttps://www.lindipendente.online/2024/08/10/in-serbia-si-intensifica-la-lotta-di-cittadini-e-agricoltori-contro-le-miniere-di-litio/\r\n\r\nBolivia: guarda caso scoperto il più grosso giacimento di gas e Arce gongola\r\n\r\nVenezuela: solita manfrina di ogni elezione? con il gioco ancora più scoperto relativo ai giacimenti petroliferi, perché farebbero pendere il controllo della produzione dal lato occidentale\r\n\r\nAltro eterno ritorno della reazione fascista in america latina è quanto si sta preparando in Colombia con il solito sciopero dei camionisti che ricordano Allende da 50 anni a questa parte. Petro invita alla vigilanza, come facevano i partigiani negli anni Settanta\r\n\r\nhttps://www.farodiroma.it/colombia-gustavo-petro-ha-invitato-la-classe-operaia-a-difendere-il-paese-dallo-sciopero-dei-camionisti-che-sono-spesso-padroncini-manovrabili-dalla-destra-di-uribe-i-smirnova/\r\n\r\nLibia: Haftar attacca Gadames, snodo essenziale della tratta di migranti e anche di droga e armi. Un altro elemento del disequilibrio globale... un aereo militare italiano atterra in territorio Haftar. Chissà cosa scaricava, e perché?\r\n\r\nhttps://pagineesteri.it/2024/08/21/mediterraneo/escalation-del-conflitto-libico-marina-militare-usa-e-forze-armate-italiane-in-prima-linea/\r\n\r\ncomunque 2 settimane dopo (il 27 agosto) Haftar blocca le esportazioni di petrolio\r\n\r\nOggi invece inizia il summit Sinoafricano: una mappa dei minerali spiega meglio di qualsiasi analisi la febbre estrattivista di Pechino\r\n\r\nhttps://www.ispionline.it/it/pubblicazione/vertice-cina-africa-la-posta-in-gioco-183154\r\n\r\nma non è solo Pechino a riconoscersi estrattivista, c'è anche il Green Deal europeo (e il New green deal americano)\r\n\r\nhttps://www.ispionline.it/it/pubblicazione/materie-prime-strategiche-i-piani-dei-big-four-dellue-179571\r\n\r\nCon l'Australia che fa ponti di Litio all'Europa\r\n\r\nhttps://www.ispionline.it/it/pubblicazione/australia-ponte-di-litio-per-lue-179738\r\n\r\n- e pure la Serbia si scopre estrattivista e amante del litio a Jadar. Tassello della trattativa sui Rafale?\r\n\r\nhttps://www.eastjournal.net/archives/138125\r\n\r\nEquilibrio globale:\r\n\r\n_ Morte di Nguyen: in che direzione va il Vietnam...\r\n\r\nhttps://www.china-files.com/vietnam-che-cosa-significa-la-morte-di-nguyen-phu-trong/\r\n\r\n_ ... dopo il plenum del partito cinese?\r\n\r\nIndia-Russia Ties, China-Myanmar Talks\r\n\r\n-L'India e la Russia cercheranno di riequilibrare il loro commercio bilaterale, che attualmente è fortemente inclinato a favore di Mosca, ha dichiarato il Ministro del Commercio indiano Sunil Barthwal dopo un incontro con funzionari russi. Barthwal ha aggiunto che si è discusso anche di come facilitare i pagamenti nelle rispettive valute nazionali e ridurre le barriere non tariffarie al commercio.\r\n\r\n- La Mongolia intanto non a arrestato Putin che era andato lì per discutere del secondo braccio del gasdotto che unirà Cina e Russia passando dalla Mongolia che vede il 95% della sua bilancia commerciale dipendere da Mosca.\r\n\r\nma l'occasione era la commemorazione di una battaglia di Zukov che decise i giapponesi a rivolgersi definitivamente a sud e a non avvicinarsi mai più alla Siberia\r\n\r\n- Afghanistan: ora non possono cantare, oltre a non poter parlare o camminare in giro, ma sarà normale anche quando sarà impedito pure bere acqua o cagare alle donne afgane\r\n\r\nhttps://www.ispionline.it/it/pubblicazione/afghanistan-il-silenzio-delle-innocenti-182800#g1\r\n\r\nInteressante che la coalizione semaforo tedesca colga l’occasione per rimpatriare 28 afgani che erano riusciti a scappare dai talebani; rendendo sempre più centrale Doha, assurta a luogo topico e focale per ogni prassi di ambigua e ipocrita diplomazia mediorientalista\r\n\r\nhttps://www.lettera22.it/germania-afghanistan-i-rimpatri-e-lipocrisia-europea/\r\n\r\n_ altri passi diplomatici russi avvengono in Azerbaijan nell'anniversario della guerra lampo che ha cacciato gli armeni dal Nagorno\r\n\r\nhttps://geopoliticalfutures.com/azerbaijans-role-in-russian-strategy/\r\n\r\n_ 13 agosto: il ministro degli esteri cinese incontra il capo della giunta birmana\r\n\r\nIntanto a ferragosto, dopo un’offenisva di una settimana che probabilmente ha messo in allarme i cinesi, la resistenza shan e kachin sta prendendo in una morsa Mandalay (e c’è anche un risvolto relativo alle armi, che come sempre coinvolgono aziende italiane: l’acciaieria No 1 è stata distrutta da colpi di mortaio da 60 mm. – gli stessi che Idf ha comprato da Oto Melara via Pentagono – l’acciaieria è stata impiantata dall’amicizia russa, ma riattivata dalla Danieli di Udine. Di nuovo nulla di nuovo, se non il fatto che la giunta stavolta prende delle bordate non da poco)\r\n\r\nhttps://www.lettera22.it/myanmar-ora-la-resistenza-birmana-attacca-dal-lato-sud/\r\n\r\n-Contemporaneamente i soliti Rohingya scappano dalla Birmania come 7 anni fa (sotto il governo di Auung) attraversando il confine con il Bangladesh liberato da Hasina, mentre Yunus giurava, perché la giunta di Naypidaw bombardava il Rakhine, uccidendo 150 civili (avete sentito o visto questa notizia nel sonnacchioso agosto balneare?) nella strenua lotta contro l’esercito etnico dell’Arakan, che ha incendiato 40 villaggi rohingya (chiunque prevalga l’intento genocida verso i Rohingya è uguale). Per ora Yunus non sta facendo niente per l’etnia perseguitata\r\n\r\nhttps://www.lettera22.it/rohingya-rischio-nuova-pulizia-etnica/\r\n\r\n_ il 21 l'anniversario 120 di Deng avvia il dibattito sulla svolta rispetto alla sua indicazione in un periodo di contrazione del pil e delle nascite e sul ruolo della leadership del Partito?\r\n\r\n- fine agosto: ulteriore spinta al decoupling con la mossa della Cina di affidarsi il più possibile al renminbi per le transazioni internazionali (casualmente poco dopo Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza, si è incontrato con Xi); proprio mentre si parlava di Latticework approach\r\n\r\nhttps://us8.campaign-archive.com/?u=36b7a9702ea86a9f69b819156&id=de22501dd6\r\n\r\ne al proposito salta fuori un piano “Nuclear employment guidance” per riorientare per la prima volta la strategia di deterrenza nucleare americana e concentrarsi sulla rapida espansione dell’arsenale della Cina\r\n\r\nhttps://www.china-files.com/la-nuova-strategia-nucleare-anti-cina-degli-usa/\r\n\r\n- movimenti nell'area indopacifica intorno al Giappone: Usa cercano di creare diverse coalizioni e alleanze la Cina fa incontri, ma poi sorvola isole disabitate giapponesi con aerei da guerra\r\n\r\n- intanto continuano a collidere navi cinesi e filippine, non so se vanno su Segugio a scegliere la compagnia di assicurazione; difficile un decoupling dell’economia filippina da quella cinese che è il suo maggior partner come per gli altri 7 dell’Asean, in mezzo ai consueti annosi accordi ed esercitazioni con gli Usa e il Giappone. Il 30 luglio c’è stato un bilaterale tra Usa e Filippine con Blinken e Austin (500 milioni di dollari di aiuti militari)\r\n\r\nhttps://iari.site/2024/09/04/il-ruolo-storico-delle-filippine-in-asia-orientale/\r\n\r\n- oggi inizia a Beijing il summit triennale tra Cina e Africa... altro che piano Mattei e proattività meloniana che conduce in indopacifico\r\n\r\n(l'altro paese che periodicamente raduna i paesi africani per implementare affari e \"colonizzare\" è la Turchia, che non a caso vuole entrare nei Brics al summit del prossimo mese) qui sono i brics che vanno direttamente al Sud del mondo e si accreditano nella Cina come leader delle nazioni non occidentali\r\n\r\n_ 14 agosto il primo ministro thai Srettha Thaivisin dimesso d'ufficio dalla Corte costituzionale per una roba alla Sangiuliano, ma tanto il lavoro sporco lo aveva finito\r\n\r\nhttps://cnnespanol.cnn.com/2024/08/14/primer-ministro-tailandia-srettha-thavisin-destituido-decision-judicial-impactante-trax/#0\r\n\r\nTorna la dinastia Shinawatra:\r\n\r\nhttps://www.lettera22.it/e-giovane-abile-e-dinastica-la-nuova-premier-del-regno-thai/\r\n\r\nThailandia, inizio agosto: costituito il People's Party, provocatorio nome per l'ex MoveForward sciolto dai patriarchi monarchicio-militari\r\n\r\ne poi il 16 agosto nomina della figlia di shinawatra, il tycoon\r\n\r\nIndonesia sull'orlo di una crisi costituzionale\r\n\r\nhttps://www.geopolitica.info/indonesia-sullorlo-di-una-crisi-costituzionale/\r\n\r\n_ non cambia nulla: il figlio del Chapo ha impiegato poche settimane di carcere per pentirsi e collaborare... il fentanyl è prodotto su brevetto cinese, ma i messicani hanno la tecnologia e la rete per distribuirlo nelle vene dell'America; ma la war on drugs serve a entrambi i campi, come la guerra per Hamas e Israele, e non finirà mai\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BASTIONI-05092024.mp3\"][/audio]","6 Settembre 2024","2024-09-06 16:12:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 05/09/2024- NON E' SUCCESSO NIENTE ANTEPRIMA.",1725639128,[536],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[538],"Bastioni di Orione",{"post_content":540},{"matched_tokens":541,"snippet":542,"value":543},[97],"dimostrarlo, andando a volo d'uccello \u003Cmark>sui\u003C/mark> fatti di questi due mesi...","Non è successo nulla e cercheremo di dimostrarlo, andando a volo d'uccello \u003Cmark>sui\u003C/mark> fatti di questi due mesi... nulla di nuovo su qualsiasi fronte direbbe Eric Maria Remarque.\r\n\r\nEmblematico in questo senso di mancanza di cambiamento è l’annuncio di oggi di Macron, che ha nominato Michele Barnier primo ministro, un 73enne repubblicano più volte commissario europeo che rappresenta il 7% dell’elettorato; ha vinto il Nuovo fronte popolare, ergendosi a baluardo contro i fascisti (che sono disponibili a una fiducia verso il governo del gollista di destra), e un autocrate decide di evidenziare palesemente la truffa di accettare la competizione elettorale. Immagino che almeno il 93 % degli elettori attivi francesi abbiano capito; gli altri circa 30 % lo avevano già compreso.\r\n\r\nDedollarizzazione\r\n\r\n- https://www.analisidifesa.it/2024/07/decade-laccordo-fra-stati-uniti-e-arabia-saudita-per-il-pagamento-del-petrolio-in-dollari/\r\n\r\n-fa il paio con l'accelerazione dei pagamenti in renmimbi richiesta dai cinesi\r\n\r\n- Turchia chiede di entrare nei Brics e intanto tieni i piedi in due scarpe anche nel conflitto mediorientale: Arrestato in Turchia un alto funzionario del Mossad operativo ad Ankara. È il responsabile finanziario della rete spionistica israeliana in Turchia. Liridon Rexhepi è un cittadino kosovaro. L'agenzia dell'intelligence turca (Mit) ha rilevato irregolarità nei suoi conti finanziari. Secondo le informazioni pubblicate dalla stampa turca l’agente trasferiva il denaro ricevuto in Turchia ai suoi collaboratori in Siria, pagandoli con criptovalute.\r\n\r\n Visita ieri ad Ankara del presidente egiziano El-Sisi. È la prima da 12 anni, quando le relazioni diplomatiche tra i due paesi si erano interrotte a causa del sostegno della Turchia alla Fratellanza Musulmana, repressa nel sangue dall’esercito egiziano dopo il rovesciamento di Morsi. Un riavvicinamento dettato da ragioni economiche e strategiche nell’area mediorientale. Da diversi anni lo scambio commerciale tra i due paesi è salito a diversi miliardi di dollari all’anno, malgrado lo scontro ideologico e politico. Ma già ai mondiali di Doha si erano parlati i due raiss ed era iniziato il disgelo.\r\n\r\nGenerazione Z:\r\n\r\nDacca, 39 giovani bangalì uccisi intorno al 18 luglio contro la legge che privilegia i discendenti della guerra d'indipendenza dei primi anni Settanta per accedere a impieghi pubblici. L'8 agosto è nominato Yunus premier (Seconda indipendenza)\r\n\r\nSheikh Hasina scappata il 5 agosto si è lasciata dietro migliaia di morti\r\n\r\nhttps://pagineesteri.it/2024/08/20/asia/bangladesh-i-morti-nella-repressione-sono-almeno-650/\r\n\r\nNairobi, Kenya: 50 morti a metà luglio sulla scia della repressione di giugno\r\n\r\nUganda: arrestati 40 dimostranti contro la corruzione\r\n\r\nNigeria: il 6 agosto Trovato ha dedicato un editoriale alla rabbia dei giovani africani\r\n\r\nhttps://www.africarivista.it/estate-di-lotte-e-di-cortei-in-africa-scoppia-la-rabbia-dei-giovani/233586/\r\n\r\nEnergia:\r\n\r\nSerbia: il 10 agosto decine di migliaia in piazza per bloccare le miniere di Litio a Jadar, già oggetto di lotte nel 2021 e ora di nuovo progetti del governo per favorire la Rio Tinto\r\n\r\nhttps://apnews.com/world-news/general-news-687098f4c79c0849e29ca1ec9abf7252\r\n\r\nhttps://www.lindipendente.online/2024/08/10/in-serbia-si-intensifica-la-lotta-di-cittadini-e-agricoltori-contro-le-miniere-di-litio/\r\n\r\nBolivia: guarda caso scoperto il più grosso giacimento di gas e Arce gongola\r\n\r\nVenezuela: solita manfrina di ogni elezione? con il gioco ancora più scoperto relativo ai giacimenti petroliferi, perché farebbero pendere il controllo della produzione dal lato occidentale\r\n\r\nAltro eterno ritorno della reazione fascista in america latina è quanto si sta preparando in Colombia con il solito sciopero dei camionisti che ricordano Allende da 50 anni a questa parte. Petro invita alla vigilanza, come facevano i partigiani negli anni Settanta\r\n\r\nhttps://www.farodiroma.it/colombia-gustavo-petro-ha-invitato-la-classe-operaia-a-difendere-il-paese-dallo-sciopero-dei-camionisti-che-sono-spesso-padroncini-manovrabili-dalla-destra-di-uribe-i-smirnova/\r\n\r\nLibia: Haftar attacca Gadames, snodo essenziale della tratta di \u003Cmark>migranti\u003C/mark> e anche di droga e armi. Un altro elemento del disequilibrio globale... un aereo militare italiano atterra in territorio Haftar. Chissà cosa scaricava, e perché?\r\n\r\nhttps://pagineesteri.it/2024/08/21/mediterraneo/escalation-del-conflitto-libico-marina-militare-usa-e-forze-armate-italiane-in-prima-linea/\r\n\r\ncomunque 2 settimane dopo (il 27 agosto) Haftar blocca le esportazioni di petrolio\r\n\r\nOggi invece inizia il summit Sinoafricano: una mappa dei minerali spiega meglio di qualsiasi analisi la febbre estrattivista di Pechino\r\n\r\nhttps://www.ispionline.it/it/pubblicazione/vertice-cina-africa-la-posta-in-gioco-183154\r\n\r\nma non è solo Pechino a riconoscersi estrattivista, c'è anche il Green Deal europeo (e il New green deal americano)\r\n\r\nhttps://www.ispionline.it/it/pubblicazione/materie-prime-strategiche-i-piani-dei-big-four-dellue-179571\r\n\r\nCon l'Australia che fa ponti di Litio all'Europa\r\n\r\nhttps://www.ispionline.it/it/pubblicazione/australia-ponte-di-litio-per-lue-179738\r\n\r\n- e pure la Serbia si scopre estrattivista e amante del litio a Jadar. Tassello della trattativa \u003Cmark>sui\u003C/mark> Rafale?\r\n\r\nhttps://www.eastjournal.net/archives/138125\r\n\r\nEquilibrio globale:\r\n\r\n_ Morte di Nguyen: in che direzione va il Vietnam...\r\n\r\nhttps://www.china-files.com/vietnam-che-cosa-significa-la-morte-di-nguyen-phu-trong/\r\n\r\n_ ... dopo il plenum del partito cinese?\r\n\r\nIndia-Russia Ties, China-Myanmar Talks\r\n\r\n-L'India e la Russia cercheranno di riequilibrare il loro commercio bilaterale, che attualmente è fortemente inclinato a favore di Mosca, ha dichiarato il Ministro del Commercio indiano Sunil Barthwal dopo un incontro con funzionari russi. Barthwal ha aggiunto che si è discusso anche di come facilitare i pagamenti nelle rispettive valute nazionali e ridurre le barriere non tariffarie al commercio.\r\n\r\n- La Mongolia intanto non a arrestato Putin che era andato lì per discutere del secondo braccio del gasdotto che unirà Cina e Russia passando dalla Mongolia che vede il 95% della sua bilancia commerciale dipendere da Mosca.\r\n\r\nma l'occasione era la commemorazione di una battaglia di Zukov che decise i giapponesi a rivolgersi definitivamente a sud e a non avvicinarsi mai più alla Siberia\r\n\r\n- Afghanistan: ora non possono cantare, oltre a non poter parlare o camminare in giro, ma sarà normale anche quando sarà impedito pure bere acqua o cagare alle donne afgane\r\n\r\nhttps://www.ispionline.it/it/pubblicazione/afghanistan-il-silenzio-delle-innocenti-182800#g1\r\n\r\nInteressante che la coalizione semaforo tedesca colga l’occasione per rimpatriare 28 afgani che erano riusciti a scappare dai talebani; rendendo sempre più centrale Doha, assurta a luogo topico e focale per ogni prassi di ambigua e ipocrita diplomazia mediorientalista\r\n\r\nhttps://www.lettera22.it/germania-afghanistan-i-rimpatri-e-lipocrisia-europea/\r\n\r\n_ altri passi diplomatici russi avvengono in Azerbaijan nell'anniversario della guerra lampo che ha cacciato gli armeni dal Nagorno\r\n\r\nhttps://geopoliticalfutures.com/azerbaijans-role-in-russian-strategy/\r\n\r\n_ 13 agosto: il ministro degli esteri cinese incontra il capo della giunta birmana\r\n\r\nIntanto a ferragosto, dopo un’offenisva di una settimana che probabilmente ha messo in allarme i cinesi, la resistenza shan e kachin sta prendendo in una morsa Mandalay (e c’è anche un risvolto relativo alle armi, che come sempre coinvolgono aziende italiane: l’acciaieria No 1 è stata distrutta da colpi di mortaio da 60 mm. – gli stessi che Idf ha comprato da Oto Melara via Pentagono – l’acciaieria è stata impiantata dall’amicizia russa, ma riattivata dalla Danieli di Udine. Di nuovo nulla di nuovo, se non il fatto che la giunta stavolta prende delle bordate non da poco)\r\n\r\nhttps://www.lettera22.it/myanmar-ora-la-resistenza-birmana-attacca-dal-lato-sud/\r\n\r\n-Contemporaneamente i soliti Rohingya scappano dalla Birmania come 7 anni fa (sotto il governo di Auung) attraversando il confine con il Bangladesh liberato da Hasina, mentre Yunus giurava, perché la giunta di Naypidaw bombardava il Rakhine, uccidendo 150 civili (avete sentito o visto questa notizia nel sonnacchioso agosto balneare?) nella strenua lotta contro l’esercito etnico dell’Arakan, che ha incendiato 40 villaggi rohingya (chiunque prevalga l’intento genocida verso i Rohingya è uguale). Per ora Yunus non sta facendo niente per l’etnia perseguitata\r\n\r\nhttps://www.lettera22.it/rohingya-rischio-nuova-pulizia-etnica/\r\n\r\n_ il 21 l'anniversario 120 di Deng avvia il dibattito sulla svolta rispetto alla sua indicazione in un periodo di contrazione del pil e delle nascite e sul ruolo della leadership del Partito?\r\n\r\n- fine agosto: ulteriore spinta al decoupling con la mossa della Cina di affidarsi il più possibile al renminbi per le transazioni internazionali (casualmente poco dopo Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza, si è incontrato con Xi); proprio mentre si parlava di Latticework approach\r\n\r\nhttps://us8.campaign-archive.com/?u=36b7a9702ea86a9f69b819156&id=de22501dd6\r\n\r\ne al proposito salta fuori un piano “Nuclear employment guidance” per riorientare per la prima volta la strategia di deterrenza nucleare americana e concentrarsi sulla rapida espansione dell’arsenale della Cina\r\n\r\nhttps://www.china-files.com/la-nuova-strategia-nucleare-anti-cina-degli-usa/\r\n\r\n- movimenti nell'area indopacifica intorno al Giappone: Usa cercano di creare diverse coalizioni e alleanze la Cina fa incontri, ma poi sorvola isole disabitate giapponesi con aerei da guerra\r\n\r\n- intanto continuano a collidere navi cinesi e filippine, non so se vanno su Segugio a scegliere la compagnia di assicurazione; difficile un decoupling dell’economia filippina da quella cinese che è il suo maggior partner come per gli altri 7 dell’Asean, in mezzo ai consueti annosi accordi ed esercitazioni con gli Usa e il Giappone. Il 30 luglio c’è stato un bilaterale tra Usa e Filippine con Blinken e Austin (500 milioni di dollari di aiuti militari)\r\n\r\nhttps://iari.site/2024/09/04/il-ruolo-storico-delle-filippine-in-asia-orientale/\r\n\r\n- oggi inizia a Beijing il summit triennale tra Cina e Africa... altro che piano Mattei e proattività meloniana che conduce in indopacifico\r\n\r\n(l'altro paese che periodicamente raduna i paesi africani per implementare \u003Cmark>affari\u003C/mark> e \"colonizzare\" è la Turchia, che non a caso vuole entrare nei Brics al summit del prossimo mese) qui sono i brics che vanno direttamente al Sud del mondo e si accreditano nella Cina come leader delle nazioni non occidentali\r\n\r\n_ 14 agosto il primo ministro thai Srettha Thaivisin dimesso d'ufficio dalla Corte costituzionale per una roba alla Sangiuliano, ma tanto il lavoro sporco lo aveva finito\r\n\r\nhttps://cnnespanol.cnn.com/2024/08/14/primer-ministro-tailandia-srettha-thavisin-destituido-decision-judicial-impactante-trax/#0\r\n\r\nTorna la dinastia Shinawatra:\r\n\r\nhttps://www.lettera22.it/e-giovane-abile-e-dinastica-la-nuova-premier-del-regno-thai/\r\n\r\nThailandia, inizio agosto: costituito il People's Party, provocatorio nome per l'ex MoveForward sciolto dai patriarchi monarchicio-militari\r\n\r\ne poi il 16 agosto nomina della figlia di shinawatra, il tycoon\r\n\r\nIndonesia sull'orlo di una crisi costituzionale\r\n\r\nhttps://www.geopolitica.info/indonesia-sullorlo-di-una-crisi-costituzionale/\r\n\r\n_ non cambia nulla: il figlio del Chapo ha impiegato poche settimane di carcere per pentirsi e collaborare... il fentanyl è prodotto su brevetto cinese, ma i messicani hanno la tecnologia e la rete per distribuirlo nelle vene dell'America; ma la war on drugs serve a entrambi i campi, come la guerra per Hamas e Israele, e non finirà mai\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BASTIONI-05092024.mp3\"][/audio]",[545],{"field":132,"matched_tokens":546,"snippet":542,"value":543},[97],{"best_field_score":319,"best_field_weight":320,"fields_matched":125,"num_tokens_dropped":47,"score":321,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},{"document":549,"highlight":561,"highlights":565,"text_match":317,"text_match_info":568},{"comment_count":47,"id":550,"is_sticky":47,"permalink":551,"podcastfilter":552,"post_author":393,"post_content":553,"post_date":554,"post_excerpt":53,"post_id":550,"post_modified":555,"post_thumbnail":556,"post_title":557,"post_type":430,"sort_by_date":558,"tag_links":559,"tags":560},"85002","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-10-novembre-corteo-antimilitarista-economia-di-guerra-rocker-e-lanarchismo-tedesco-dalla-resistenza-al-nazismo-al-dopoguerra/",[393],"ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/2023-11-10-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nRudolf Rocker / Il dopoguerra\r\nL’anarchismo tedesco è ancora oggi poco noto alle nostre latitudini. Proveremo a proporvene qualche scampolo in più, come già abbiamo fatto con Landauer, attraverso la lente di Rudolph Rocker.\r\nNel corso della sua straordinaria parabola esistenziale, Rudolf Rocker, uno dei maggiori protagonisti dell'anarchismo tedesco e internazionale, ha profuso la sua attività militante in una molteplicità di contesti sociali e politici, passando dalla Germania di Bismarck alla Londra del movimento operaio yiddish, per approdare infine negli Stati Uniti. Se il suo impegno sociale rimane costante, il suo approccio politico cambia nel corso dei decenni, muovendo da una visione prettamente anarcosindacalista a una visione più pragmatica e gradualista attenta a proporre concrete analisi delle trasformazioni in atto nella società. Le sue riflessioni consentono di ricostruire il percorso intellettuale di uno dei più lucidi pensatori libertari del Novecento, come testimonia la sua acuta analisi del totalitarismo di destra e di sinistra e la sua incisiva critica di una concezione rivoluzionaria incapace di riflettere a fondo sulle ragioni che avevano portato alla sconfitta della Rivoluzione spagnola e alla degenerazione della Rivoluzione russa.\r\nCon David Bernardini abbiamo ripercorso la biografia di Rocker e, in parallelo, dell’anarchismo tedesco. In questa, quarta e ultima puntata, abbiamo ripercorso il dopoguerra sino al 68.\r\n\r\nSabato 18 novembre si terrà a Torino un corteo antimilitarista. Il corteo, promosso dall’Assemblea Antimilitarista, ha l’obiettivo di far uscire dall’opacità il grande mercato delle armi da guerra aerospaziali che si terrà all’Oval a fine mese, quando le maggiori industrie del settore a livello mondiale, i rappresentanti di governi, forze armate e compagnie di contractor faranno buoni affari, in una serie di incontri rigorosamente chiusi al pubblico. Negli stessi giorni verrà posta la prima pietra della città dell’aerospazio, nuovo polo bellico promosso da Leonardo e Politecnico di Torino.\r\nOpporsi ad un futuro per la città legato alla ricerca, produzione e commercio bellici è un modo concreto per opporsi alla guerra e a chi la a(r)ma.\r\nAl corteo parteciperanno delegazioni dalle tante lotte che attraversano i vari territori: contro basi militari, poligoni di tiro e aeroporti militari, caserme e spazi di esercitazione.\r\nNe abbiamo parlato con Dario dell’Assemblea Antimilitarista\r\n\r\nGuerra ed economia di guerra\r\nL’economia di guerra, quella in cui siamo tutti forzati a vivere, comporta un ulteriore, secco spostamento delle risorse pubbliche dalla spesa sociale alla spesa militare. Non dimentichiamo che i soldi che lo Stato usa per rinforzare l’apparato militare e condurre campagne di guerra all’estero, ci vengono estorti tramite una tassazione che favorisce i grandi capitali e depreda i lavoratori e lavoratrici, soprattutto dipendenti.\r\nL’economia di guerra è anche l’indicatore di un’instabilità globale molto pericolosa in un quadro geopolitico multipolare ed a geografia variabile. Il rischio che deflagri in un conflitto globale è molto concreto e rischia di cancellare definitivamente l’illusione tutta occidentale che la guerra sia sempre altrove, lontana dalle nostre case, lontana dalle nostre vite. Nel frattempo l’aumento della spesa militare attuato dai governi del nostro paese è in se un atto di guerra alle vite di noi tutt*.\r\nUn motivo in più per partecipare al corteo antimilitarista del 18 novembre a Torino\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nSabato 18 novembre\r\nDisertiamo la guerra!\r\nOre 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nCorteo Antimilitarista\r\n\r\n- No all'aerospace and defence meetings!\r\n- No all’industria bellica\r\n- No alla Città dell’aerospazio!\r\n- No alla Nato a Torino!\r\n- No alla guerra e all'economia di guerra\r\n- Siamo e saremo ovunque a fianco delle popolazioni vittime delle guerra\r\n- Contro tutti gli imperialismi: né con la Russia né con la NATO.\r\n- Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori\r\n- No all’invio di armi!\r\n- Contro la guerra a profughi e migranti in mare e in montagna.\r\n- Distruggiamo le frontiere!\r\n- No alle missioni militari all’estero\r\n- No alle spese militari e alla militarizzazione delle nostre città\r\n- Contestiamo la propaganda militarista, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma\r\n- Contro tutti gli eserciti per un mondo senza frontiere.\r\nAssemblea Antimilitarista\r\n\r\nMartedì 28 novembre\r\nore 12\r\nPresidio all'Oval in via Matté Trucco 70\r\nNo ai mercanti d’armi! No al Polo Bellico!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","14 Novembre 2023","2023-11-14 08:26:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/ussf_marsawaits-cur-color-viola-200x110.jpg","Anarres del 10 novembre. Corteo antimilitarista. Economia di guerra. Rocker e l’anarchismo tedesco dalla resistenza al nazismo al dopoguerra",1699950395,[],[],{"post_content":562},{"matched_tokens":563,"snippet":483,"value":564},[97],"ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 \u003Cmark>sui\u003C/mark> 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/2023-11-10-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nRudolf Rocker / Il dopoguerra\r\nL’anarchismo tedesco è ancora oggi poco noto alle nostre latitudini. Proveremo a proporvene qualche scampolo in più, come già abbiamo fatto con Landauer, attraverso la lente di Rudolph Rocker.\r\nNel corso della sua straordinaria parabola esistenziale, Rudolf Rocker, uno dei maggiori protagonisti dell'anarchismo tedesco e internazionale, ha profuso la sua attività militante in una molteplicità di contesti sociali e politici, passando dalla Germania di Bismarck alla Londra del movimento operaio yiddish, per approdare infine negli Stati Uniti. Se il suo impegno sociale rimane costante, il suo approccio politico cambia nel corso dei decenni, muovendo da una visione prettamente anarcosindacalista a una visione più pragmatica e gradualista attenta a proporre concrete analisi delle trasformazioni in atto nella società. Le sue riflessioni consentono di ricostruire il percorso intellettuale di uno dei più lucidi pensatori libertari del Novecento, come testimonia la sua acuta analisi del totalitarismo di destra e di sinistra e la sua incisiva critica di una concezione rivoluzionaria incapace di riflettere a fondo sulle ragioni che avevano portato alla sconfitta della Rivoluzione spagnola e alla degenerazione della Rivoluzione russa.\r\nCon David Bernardini abbiamo ripercorso la biografia di Rocker e, in parallelo, dell’anarchismo tedesco. In questa, quarta e ultima puntata, abbiamo ripercorso il dopoguerra sino al 68.\r\n\r\nSabato 18 novembre si terrà a Torino un corteo antimilitarista. Il corteo, promosso dall’Assemblea Antimilitarista, ha l’obiettivo di far uscire dall’opacità il grande mercato delle armi da guerra aerospaziali che si terrà all’Oval a fine mese, quando le maggiori industrie del settore a livello mondiale, i rappresentanti di governi, forze armate e compagnie di contractor faranno buoni \u003Cmark>affari\u003C/mark>, in una serie di incontri rigorosamente chiusi al pubblico. Negli stessi giorni verrà posta la prima pietra della città dell’aerospazio, nuovo polo bellico promosso da Leonardo e Politecnico di Torino.\r\nOpporsi ad un futuro per la città legato alla ricerca, produzione e commercio bellici è un modo concreto per opporsi alla guerra e a chi la a(r)ma.\r\nAl corteo parteciperanno delegazioni dalle tante lotte che attraversano i vari territori: contro basi militari, poligoni di tiro e aeroporti militari, caserme e spazi di esercitazione.\r\nNe abbiamo parlato con Dario dell’Assemblea Antimilitarista\r\n\r\nGuerra ed economia di guerra\r\nL’economia di guerra, quella in cui siamo tutti forzati a vivere, comporta un ulteriore, secco spostamento delle risorse pubbliche dalla spesa sociale alla spesa militare. Non dimentichiamo che i soldi che lo Stato usa per rinforzare l’apparato militare e condurre campagne di guerra all’estero, ci vengono estorti tramite una tassazione che favorisce i grandi capitali e depreda i lavoratori e lavoratrici, soprattutto dipendenti.\r\nL’economia di guerra è anche l’indicatore di un’instabilità globale molto pericolosa in un quadro geopolitico multipolare ed a geografia variabile. Il rischio che deflagri in un conflitto globale è molto concreto e rischia di cancellare definitivamente l’illusione tutta occidentale che la guerra sia sempre altrove, lontana dalle nostre case, lontana dalle nostre vite. Nel frattempo l’aumento della spesa militare attuato dai governi del nostro paese è in se un atto di guerra alle vite di noi tutt*.\r\nUn motivo in più per partecipare al corteo antimilitarista del 18 novembre a Torino\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nSabato 18 novembre\r\nDisertiamo la guerra!\r\nOre 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nCorteo Antimilitarista\r\n\r\n- No all'aerospace and defence meetings!\r\n- No all’industria bellica\r\n- No alla Città dell’aerospazio!\r\n- No alla Nato a Torino!\r\n- No alla guerra e all'economia di guerra\r\n- Siamo e saremo ovunque a fianco delle popolazioni vittime delle guerra\r\n- Contro tutti gli imperialismi: né con la Russia né con la NATO.\r\n- Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori\r\n- No all’invio di armi!\r\n- Contro la guerra a profughi e \u003Cmark>migranti\u003C/mark> in mare e in montagna.\r\n- Distruggiamo le frontiere!\r\n- No alle missioni militari all’estero\r\n- No alle spese militari e alla militarizzazione delle nostre città\r\n- Contestiamo la propaganda militarista, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma\r\n- Contro tutti gli eserciti per un mondo senza frontiere.\r\nAssemblea Antimilitarista\r\n\r\nMartedì 28 novembre\r\nore 12\r\nPresidio all'Oval in via Matté Trucco 70\r\nNo ai mercanti d’armi! 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Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-18-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: \r\n\r\nCronache antimilitariste\r\nIl 17 marzo si è tenuta alla tettoia dei contadini a Porta Palazzo un’assemblea cittadina, lanciata dall’assemblea antimilitarista, cui hanno preso tante soggettività politiche e sindacali che si battono contro la guerra e il militarismo.\r\nUn momento di confronto importante sulla scelta strategica che vede Torino trasformarsi in polo di progettazione, ricerca e produzione di armi con la nascita della città dell’aerospazio e la candidatura di Torino per l’ufficio regionale della rete D.I.A.N.A. della Nato. É stata condivisa la centralità, specie in un momento di guerra, che ogni giorno miete vittime tra la popolazione civile ucraina, di una vasta campagna di informazione e lotta.\r\nSono state individuate due date, la prima il 26 marzo per un presidio a Porta Palazzo contro la guerra e chi la arma, la seconda il 9 aprile contro la città dell’aerospazio e lo sbarco della NATO a Torino.\r\n\r\nArmi. Un business senza confini: il caso della Francia\r\nIn Africa cani e gatti ma, quando si tratta di affari, uniti e amici per la pelle. Francesi e russi litigano in Mali, in Centrafrica e nelle altre colonie transalpine, dove i contingenti dei legionari d’oltralpe si vedono scacciati dal mercenari della compagnia privata Wagner al soldo di Mosca.\r\nEmmanuel Macron è l’unico leader europeo che dall’inizio della crisi ucraina poteva alzare il telefono e parlare tranquillamente con Vladimir Putin. Le cronache ci hanno parlato di conversazioni dei due uomini di Stato durate ore. Adesso un’inchiesta pubblicata del consorzio francese di giornalismo investigativo Disclose, spiega – documenti alla mano – perché: Parigi, violando l’embargo deciso dall’Unione Europea fino al 2020 ha fornito alla Russia interi arsenali di armi sofisticate.\r\n\r\nGuerra ed energia\r\nQuest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente le avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia.\r\nBen 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. La retorica sulla “transizione ecologica” è solo fumo negli occhi per i movimenti che lottano per arrestare il riscaldamento globale e la desertificazione. In realtà la politica estera armata dell’Italia segue una mappa degli investimenti dell’ente nazionale idrocarburi. É l’imperialismo made in Italy,\r\nSabato prossimo a Milano l’Assemblea antimilitarista ha lanciato un incontro di approfondimento e di preparazione della scadenza di lotta del 2 aprile contro l’ENI, le missioni militari all’estero e la guerra per il controllo dell’Ucraina.\r\nCe ne ha parlato Massimo Varengo\r\n\r\nGuerra per l’economia, economia di guerra\r\nPandemia, guerra in Ucraina, scontro su scala globale sull’approvigionamento energetico innescano una spirale inflazionistica, che incide in modo violento sulle vite dei più poveri a tutte le latitudini.\r\nL’attuale conflitto in Ucraina avviene in un contesto globale profondamente mutato rispetto alla guerra che ha portato alla dissoluzione della Jugoslavia, perché oggi l’integrazione mondiale dell’economia è molto più forte, perché l’impero statunitense, pur fortissimo, è in decadenza, perché la Russia, pur non essendo più una superpotenza ha recuperato posizioni economiche e militari rispetto agli anni della dissoluzione dell’Unione Sovietica, perché la Cina è diventata un gigante economico e si appresta a diventarlo anche sul piano militare. Ne abbiamo parlato con Gianmarco\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 2 aprile\r\nmanifestazione\r\nContro tutte le guerre e chi le arma\r\nRitiro delle truppe italiane all’estero\r\nChiusura e riconversione dell’industria bellica\r\nBasta spese militari!\r\nAbbattiamo le frontiere!\r\nSolidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte le guerre\r\nore 14,30 piazza affari - Milano\r\n\r\nSabato 9 aprile\r\nmanifestazione contro la guerra e chi la arma\r\nNo alla Città dell’aerospazio, no all’industria bellica, No alla NATO a Torino!\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","28 Marzo 2022","2022-03-28 17:19:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/baj-bambino-decorato-col-200x110.jpg","Anarres del 18 marzo. Cronache antimilitariste. Francia: il business senza confini delle armi. Guerra ed energia. Economia di guerra...",1648487879,[],[],{"post_content":583},{"matched_tokens":584,"snippet":483,"value":585},[97],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 \u003Cmark>sui\u003C/mark> 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Le cronache ci hanno parlato di conversazioni dei due uomini di Stato durate ore. Adesso un’inchiesta pubblicata del consorzio francese di giornalismo investigativo Disclose, spiega – documenti alla mano – perché: Parigi, violando l’embargo deciso dall’Unione Europea fino al 2020 ha fornito alla Russia interi arsenali di armi sofisticate.\r\n\r\nGuerra ed energia\r\nQuest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente le avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia.\r\nBen 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai \u003Cmark>migranti\u003C/mark> diretti in Europa e per sostenere l’ENI. 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É l’imperialismo made in Italy,\r\nSabato prossimo a Milano l’Assemblea antimilitarista ha lanciato un incontro di approfondimento e di preparazione della scadenza di lotta del 2 aprile contro l’ENI, le missioni militari all’estero e la guerra per il controllo dell’Ucraina.\r\nCe ne ha parlato Massimo Varengo\r\n\r\nGuerra per l’economia, economia di guerra\r\nPandemia, guerra in Ucraina, scontro su scala globale sull’approvigionamento energetico innescano una spirale inflazionistica, che incide in modo violento sulle vite dei più poveri a tutte le latitudini.\r\nL’attuale conflitto in Ucraina avviene in un contesto globale profondamente mutato rispetto alla guerra che ha portato alla dissoluzione della Jugoslavia, perché oggi l’integrazione mondiale dell’economia è molto più forte, perché l’impero statunitense, pur fortissimo, è in decadenza, perché la Russia, pur non essendo più una superpotenza ha recuperato posizioni economiche e militari rispetto agli anni della dissoluzione dell’Unione Sovietica, perché la Cina è diventata un gigante economico e si appresta a diventarlo anche sul piano militare. 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