","Il sisma dimenticato del Centro Italia : esperienze dal basso nell'era del capitalismo dei disastri.","post",1651232404,[60,61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/amatrice/","http://radioblackout.org/tag/capitalismo-dei-disastri/","http://radioblackout.org/tag/centro-italia/","http://radioblackout.org/tag/green-economy/","http://radioblackout.org/tag/terremoto/",[18,33,31,29,15],{"post_content":67,"tags":72},{"matched_tokens":68,"snippet":70,"value":71},[69],"Amatrice","concentrato l'attenzione quasi esclusivamente su \u003Cmark>Amatrice\u003C/mark> quando i comuni coinvolti sono","In una fase in cui il discorso pubblico si nutre di temi ambientali ed ecologici utilizzando in maniera strumentale i temi sottolineati da tantissimi giovani di tutto il mondo, occorre rimettere al centro dell'agenda politica quei contesti in cui l'emergenza non è mai terminata. In Italia vi sono molti esempi di questo sciacallaggio dei territori e dello spreco di risorse pubbliche nonostante vi siano luoghi e persone completamente abbandonati nei vortici burocratici che ne impediscono la fuoriuscita.\r\n\r\nFacciamo il punto della gestione dell'emergenza post terremoto del 2016 in centro Italia con Veronica che fa parte del gruppo di ricerca Emidio di Treviri che sin dai primi momenti post terremoto ha dato priorità all'esigenza di organizzarsi insieme, sia per quanto riguardava gli aiuti concreti e sia per districare la complessità di quel momento, a partire dal fatto che la narrazione mediatica avesse concentrato l'attenzione quasi esclusivamente su \u003Cmark>Amatrice\u003C/mark> quando i comuni coinvolti sono 40 e le regioni 4.\r\n\r\nPossiamo definire il centro Italia come un territorio già di per sé debole e disgregato nel quale un disastro come il terremoto ha avuto l'effetto di accelerare le dinamiche già presenti nel territorio, amplificandone la portata. Per analizzare la gestione del disastro occorre partire da due questioni fondamentali, la ricostruzione e lo sviluppo, tenendo presente il peso che la macchina burocratica ha avuto negli anni di fatto impedendo anche soltanto di pensare la ricostruzione, a partire dalla problematicità dei commissari che si sono succeduti nel gestire la situazione. Uno degli elementi su cui ci si scontra oggi è la questione del 110%, ciò implica infatti che non si trovino le imprese in centro Italia per dare il via a cantieri nelle zone distrutte perché tutte le aziende sono impegnate nella ristrutturazione edilizia altrove. In questo contesto, un ruolo centrale viene giocato dalle scelte politiche che riguardano il tema dello sviluppo, in particolare nell'ambito del turismo. Il pnrr stesso verrà inglobato in questo senso con l'obiettivo di utilizzare la montagna per i flussi turistici senza tenere in considerazione le numerose dimensioni di borghi abbandonati oppure espropriati per lasciare spazio a resort e piste da neve artificiale.\r\n\r\nLa reazione della popolazione nei confronti di questa gestione è ambivalente ed è complesso riuscire a raccogliere un'opposizione a fronte di queste contraddizioni soprattutto in un territorio sempre più spopolato e frammentato. Il lavoro del gruppo di ricerca, infatti, va proprio in questa direzione costruendo incontri pubblici in cui approfondire le contraddizioni che riguardano il tema dello sviluppo tentando di organizzare dal basso comitati e gruppi di lavoro. E' infatti un lavoro di ricerca militante, un progetto che tenta ricostruire relazioni e incidere nel contesto in cui si lavora stando a fianco delle persone coinvolte in questo disastro. Un altro aspetto è la ricerca azione ossia far ripartire filiere negli ambiti agricoli e produttivi locali oppure organizzando cantieri di autocostruzione, progetto che avverrà a luglio di quest'anno sul monte Ceresa (qui il link https://ohissa.emidioditreviri.org/ ).\r\n\r\nQuello del sisma del Centro Italia è un chiaro esempio di come il capitalismo abbia la capacità di ristrutturarsi proprio a partire dalle crisi e dai disastri, speculando e facendo profitto sulle esistenze distrutte delle persone coinvolte, le esperienze dal basso che provano ad accumulare forza e a mettere in luce le reali esigenze dei territori e delle comunità che li abitano sono da sostenere e alimentare.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/Terremoto-2022_04_28_2022.04.28-09.00.00-escopost.mp3\"][/audio]",[73,76,78,80,82],{"matched_tokens":74,"snippet":75},[18],"\u003Cmark>amatrice\u003C/mark>",{"matched_tokens":77,"snippet":33},[],{"matched_tokens":79,"snippet":31},[],{"matched_tokens":81,"snippet":29},[],{"matched_tokens":83,"snippet":15},[],[85,90],{"field":34,"indices":86,"matched_tokens":87,"snippets":89},[46],[88],[18],[75],{"field":91,"matched_tokens":92,"snippet":70,"value":71},"post_content",[69],578730123365712000,{"best_field_score":95,"best_field_weight":96,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":46,"score":97,"tokens_matched":22,"typo_prefix_score":46},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":99,"highlight":116,"highlights":128,"text_match":93,"text_match_info":134},{"cat_link":100,"category":101,"comment_count":46,"id":102,"is_sticky":46,"permalink":103,"post_author":49,"post_content":104,"post_date":105,"post_excerpt":52,"post_id":102,"post_modified":106,"post_thumbnail":107,"post_thumbnail_html":108,"post_title":109,"post_type":57,"sort_by_date":110,"tag_links":111,"tags":115},[43],[45],"37863","http://radioblackout.org/2016/10/decreto-legge-zone-terremotate/","Via libera del Consiglio dei Ministri al decreto legge sul terremoto che il 24 agosto ha colpito il centro Italia. In 53 articoli, il decreto fissa i capisaldi di tutti gli interventi necessari alla ricostruzione e al sostegno alla di una \"ripresa economica\" delle zone colpite dal terremoto. Molteplici le misure di sostegno previste: risarcimento integrale per le case e gli edifici colpiti, prestito d'onore per il riavvio delle attività produttive, cassa integrazione in deroga per i lavoratori di imprese coinvolte nel sisma, rinvio di imposte e tasse per quanti (singoli e imprese) documenteranno che l'impossibilità del pagamento è strettamente connessa al terremoto. Agevolazioni per i risarcimenti anche per le seconde case, task force per aiutare le imprese agricole dell'area.\r\nIntanto, nelle zone terremotate in centro Italia, la solidarietà attiva continua a darsi quotidianamente, fornendo aiuto concreto alla popolazione, lasciata da sola da parte delle istituzioni. All'indomani della presentazione del Decreto legge, quello che si percepisci tra i cittadini e le cittadine, è diffidenza verso un piano di ricostruzioni promesso, che solo il tempo dirà in che termini e in quale misura verrà attuato. Al di là dell'occasione ghiotta, da parte del Governo, di acquisire credibilità elettorale, all'indomani dell'approvazione del decreto, abbiamo provato a fare il punto della situazione sulle zone terremotate direttamente con chi fornisce aiuto in loco.\r\nAscolta la diretta con Valerio delle Brigate di Solidarietà Attiva:\r\nbrigate_solidarieta_attiva\r\n ","12 Ottobre 2016","2016-10-14 14:13:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/14225450_1361147267248619_7614085690530798089_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/14225450_1361147267248619_7614085690530798089_n-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/14225450_1361147267248619_7614085690530798089_n-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/14225450_1361147267248619_7614085690530798089_n-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/14225450_1361147267248619_7614085690530798089_n.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sisma centro Italia, arriva il decreto legge. Aggiornamento dalle zone terremotate",1476273620,[60,112,113,114,64],"http://radioblackout.org/tag/brigate-solidarieta-attiva/","http://radioblackout.org/tag/renzi/","http://radioblackout.org/tag/sisma/",[18,20,25,23,15],{"tags":117},[118,120,122,124,126],{"matched_tokens":119,"snippet":75},[18],{"matched_tokens":121,"snippet":20},[],{"matched_tokens":123,"snippet":25},[],{"matched_tokens":125,"snippet":23},[],{"matched_tokens":127,"snippet":15},[],[129],{"field":34,"indices":130,"matched_tokens":131,"snippets":133},[46],[132],[18],[75],{"best_field_score":95,"best_field_weight":96,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":46,"score":135,"tokens_matched":22,"typo_prefix_score":46},"578730123365711977",{"document":137,"highlight":152,"highlights":157,"text_match":160,"text_match_info":161},{"cat_link":138,"category":139,"comment_count":46,"id":140,"is_sticky":46,"permalink":141,"post_author":49,"post_content":142,"post_date":143,"post_excerpt":52,"post_id":140,"post_modified":144,"post_thumbnail":145,"post_thumbnail_html":146,"post_title":147,"post_type":57,"sort_by_date":148,"tag_links":149,"tags":151},[43],[45],"42592","http://radioblackout.org/2017/06/10-mesi-dopo-cosa-rimane-delle-zone-terremotate/","Il 24 Giugno saranno 10 mesi dalla prima scossa che ha distrutto parte del territorio in centro Italia e poche cose sono cambiate. Le istituzioni avevano promesso. Il governo Renzi prima, il governo Gentiloni poi, i governatori regionali. Tutti. Hanno fatto credere agli abitanti dei 131 comuni che \"presto\" sarebbero tornati a una vita, tutto sommato, accettabile. Che \"presto\" sarebbe finita. Dieci mesi dopo, invece, non è nemmeno cominciata: le macerie sono a terra, di casette ne sono arrivate pochissime, la ricostruzione è un miraggio. Intanto le Brigate di Solidarietà Attiva hanno rilanciato la campagna per la raccolta di fondi (che si può trovare sul sito http://brigatesolidarietaattiva.net). In alcune zone, sopratutto nella zona di Amatrice, non ci sono ancora negozi aperti: non esiste cioè, se non a grandi distanze, un luogo dove fare la spesa. Inutile dire che la viabilità è ancora un grosso grosso problema, tra strade dissestate e macerie che stanno per compiere il primo anno di vita, ancora in gran parte abbandonate. Oltre a questo, se per qualcuno l'emergenza piano piano cessa, per altri invece non cessa mai: parliamo di coloro che hanno perso il lavoro a causa del terremoto, ma anche di coloro che, già prima delle molteplici scosse, vivevano in dissesto economico.\r\nUna difficoltà che il terremoto ha solo, ulteriormente, ampliato.\r\nNe abbiamo parlato con Davide delle Brigate di Solidarietà Attiva:\r\n\r\nBSA_2106","21 Giugno 2017","2017-06-27 14:05:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/024417088-1442a948-1161-430d-96cd-6028fc3cb233-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/024417088-1442a948-1161-430d-96cd-6028fc3cb233-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/024417088-1442a948-1161-430d-96cd-6028fc3cb233-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/024417088-1442a948-1161-430d-96cd-6028fc3cb233.jpg 560w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","10 mesi dopo cosa rimane delle zone terremotate",1498048845,[112,150,64],"http://radioblackout.org/tag/italia/",[20,27,15],{"post_content":153},{"matched_tokens":154,"snippet":155,"value":156},[69],"zone, sopratutto nella zona di \u003Cmark>Amatrice\u003C/mark>, non ci sono ancora negozi","Il 24 Giugno saranno 10 mesi dalla prima scossa che ha distrutto parte del territorio in centro Italia e poche cose sono cambiate. 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Poteri e contro poteri nel terremoto emiliano”, per cercare di capire se il le soluzioni applicate in Emilia fossero effettivamente prive di criticità ed effettivamente auspicabili.\r\nIl modello Emilia si rivela ben meno rilucente di quello che vorrebbero farci credere. Controllo delle comunità, formattazione delle forme di vita, incertezze nell’accedere ai fondi di ricostruzione: il modello Emilia è un tipo di governo della crisi nella crisi che adatta le soggettività che vivono quei territori alle esigenze della macchina dell’emergenza.\r\nMa dall’Aquila all’Emilia passando per l’Abruzzo questa sorta d’istituzione totale rappresentata dal dispositivo assistenziale genera anche delle “soggettivazioni contro” che si manifestano in resistenze più o meno attive alla gestione dei corpi terremotati programmata dallo Stato\r\n\r\nAscolta il contributo:\r\n\r\nsilviapetz","15 Settembre 2016","2016-09-18 22:22:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/amatrice-terremoto-vigili-fuoco-como-1-1000x600-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"180\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/amatrice-terremoto-vigili-fuoco-como-1-1000x600-300x180.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/amatrice-terremoto-vigili-fuoco-como-1-1000x600-300x180.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/amatrice-terremoto-vigili-fuoco-como-1-1000x600-768x461.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/amatrice-terremoto-vigili-fuoco-como-1-1000x600.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Terremoto: il virtuoso modello emiliano?",1473952326,[],[],{"post_content":181},{"matched_tokens":182,"snippet":183,"value":184},[69],"Dopo la tragedia di \u003Cmark>Amatrice\u003C/mark> il governo ha segnalato il","Dopo la tragedia di \u003Cmark>Amatrice\u003C/mark> il governo ha segnalato il modello emiliano come esempio da seguire per la gestione del dopo-catastrofe, dando l’incarico di commissario alla ricostruzione a Vasco Errani, ex-governatore dell’Emilia.\r\nAbbiamo raggiunto ai nostri microfoni Silvia Pitzalis, autrice di \"Politiche del disastro. 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Civili imprigionati, basi militari trasformate in prigioni per detenzioni arbitrarie. L'inchiesta è stata pubblicata da organi francofoni e questo dimostra il nervo scoperto per la grandeur dell'Esagono dopo la sua estromissione dal territorio e dallo sfruttamento delle sue risorse, ma anche la volontà di sottolineare come siano pretestuose le allusioni alla complicità francese con i gruppi armati cosiddetti jihadisti. Il problema è molto più complesso e affonda conflitti in rivalità secolari tra ceppi e gruppi economici. Divisioni che permangono in tutt'e tre i paesi di cui ci siamo occupati, aggiungendo anche l'immobilismo del nuovo Senegal del Pastef a dispetto delle grandi aspettative. L'intera regione è alle prese con una riunificazione post-postcoloniale raffazzonata, un contrasto allo jihadismo che maschera intromissioni e regolamenti di conti; svolte autoritarie delle giunte militar-nazionaliste, mordacchia all'informazione anche interna... ma con grandi differenze tra le manifestazioni e gli intenti dei personaggi protagonisti.\r\n\r\n\r\n\r\nAlessio Iocchi si è prestato per questa lunga chiacchierata per andare a scovare quali temi stiano realmente alla base dei rivolgimenti geostrategici nel Sahel e in particolare nei tre neoalleati che ultimamente hanno visto nascere regimi simili di matrice militare. E nemmeno quella sorta di unione in realtà si è verificata, sicuramente né economicamente, né nelle infrastrutture si è assistito a una forma di unificazione.\r\nSankarismo da operetta a Ouaga, e contrasto a stragi jihadiste con sfondo etnico contro i nomadi peul e tuareg; autoritarsismo tradizionale a Niamey, dove il contrasto alle milizie è gestito ambiguamente con russi e italiani soffiando sul fuoco del razzismo verso migranti e lavoratori cinesi, senza recidere del tutto i legami con il vecchio colonialismo europeo; partiti al bando e media imbavagliati a Bamako, dove i paramilitari russi torturano i civili nella lotta al terrorismo di marca ucraina (secondo la giunta).\r\n\r\nTraoré, buffo vestito da militare al Cremlino, dopo l’attentato vive in una bolla di propaganda distaccato dalla realtà, che è fatta di soldatini e cadetti inviati a farsi ammazzare con scarse munizioni dai gruppi terroristici del deserto e compratori di oro sotto varie bandiere di racket, che trasferiscono il raccolto nel paradiso fiscale di Dubai (la vera capitale del Sahel): le miniere più o meno legali monopolizzano l’attenzione sulla zona e la manipolazione dei vari regimi, compreso quello ciadiano, gestito dall’esercito in combutta con i Janjaweed (il che getta un ponte sul vero conflitto sanguinoso del pianeta che si sta combattendo in Sudan, sempre con i soldi del Golfo e gli interessi di Mosca).\r\nIl caso del Niger di Tchiani è forse il più complicato dei tre stati che hanno dato luogo alla rivolta dei quadri militari contro l’ingerenza francese, che stanno da due anni tenendo in ostaggio un presidente eletto: a Niamey si direbbe che ci siano fazioni contrapposte che mirano a eliminare presenze straniere contrapposte a quelle che le singole fazioni prediligono a livello di intelligence, ma in particolare il nucleo golpista si è liberato dei generali tuareg e arabi del Nord, istituendo il più classico governo militare nazionalista ispirato a Kountché e Tandja (presidenti fino al 2010); questo non significa dividere in razze guerriere e razze commercianti, che sono categorie coloniali e neocoloniali. Poi ci sono i molteplici affari, che vanno dal petrolio e uranio al comparto migranti con fulcro ad Agadez, allo sfruttamento in miniera, oltre alla manipolazione dei gruppi terroristici, sia in senso attivo che passivo. Una colossale confusione, volutamente rinfocolata. Forse per nascondere il nulla che viene fatto, persino nel Senegal che doveva fare le vere riforme di Sonko, che non sta facendo; nemmeno nella diplomazia tra Cedeao e Aes.\r\nL’Africom si sta concentrando altrove e viene ridotta anche e soprattutto operativamente: il controllo si affievolisce e nel Nord del Niger in particolare aumenta il controllo di gruppi di predoni, reti di bande che si sostituiscono nello stesso tipo di pratiche ai gruppi “terroristici” degli altri paesi. Comunque sempre tutto riconducibile alle consuete prassi tradizionali, come se le forme di controllo del territorio risorgessero dalle proprie ceneri, come fenici del Sahel.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/priorita-intensita-traguardi-diversi-nei-paesi-della-russiafrique-con-capitale-dubai--66583778\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/OneSudaneseAlwaysInSahelBusiness.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGli altri podcast di argomento africano si trovano qui\r\n\r\n ","18 Giugno 2025","2025-06-18 17:00:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 12/06/2025 - LA PIEGA ETEROGENEAMENTE AUTORITARIA DEL BLOCCO AES NEL SAHEL TRA RUSSIAFRIQUE E PROFITTO A DUBAI","podcast",1750266039,[244],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[215],{"post_content":247},{"matched_tokens":248,"snippet":250,"value":251},[249],"matrice","visto nascere regimi simili di \u003Cmark>matrice\u003C/mark> militare. E nemmeno quella sorta","In un momento di distrazione generale da quanto avviene nel Sahel ci siamo tornati con Alessio Iocchi, docente ed esperto Ispi per la regione, nel momento in cui un’inchiesta internazionale svela torture e detenzioni da parte di Africa Korps (l'erede della Wagner) in Mali. Civili imprigionati, basi militari trasformate in prigioni per detenzioni arbitrarie. L'inchiesta è stata pubblicata da organi francofoni e questo dimostra il nervo scoperto per la grandeur dell'Esagono dopo la sua estromissione dal territorio e dallo sfruttamento delle sue risorse, ma anche la volontà di sottolineare come siano pretestuose le allusioni alla complicità francese con i gruppi armati cosiddetti jihadisti. Il problema è molto più complesso e affonda conflitti in rivalità secolari tra ceppi e gruppi economici. Divisioni che permangono in tutt'e tre i paesi di cui ci siamo occupati, aggiungendo anche l'immobilismo del nuovo Senegal del Pastef a dispetto delle grandi aspettative. L'intera regione è alle prese con una riunificazione post-postcoloniale raffazzonata, un contrasto allo jihadismo che maschera intromissioni e regolamenti di conti; svolte autoritarie delle giunte militar-nazionaliste, mordacchia all'informazione anche interna... ma con grandi differenze tra le manifestazioni e gli intenti dei personaggi protagonisti.\r\n\r\n\r\n\r\nAlessio Iocchi si è prestato per questa lunga chiacchierata per andare a scovare quali temi stiano realmente alla base dei rivolgimenti geostrategici nel Sahel e in particolare nei tre neoalleati che ultimamente hanno visto nascere regimi simili di \u003Cmark>matrice\u003C/mark> militare. 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Poi ci sono i molteplici affari, che vanno dal petrolio e uranio al comparto migranti con fulcro ad Agadez, allo sfruttamento in miniera, oltre alla manipolazione dei gruppi terroristici, sia in senso attivo che passivo. Una colossale confusione, volutamente rinfocolata. Forse per nascondere il nulla che viene fatto, persino nel Senegal che doveva fare le vere riforme di Sonko, che non sta facendo; nemmeno nella diplomazia tra Cedeao e Aes.\r\nL’Africom si sta concentrando altrove e viene ridotta anche e soprattutto operativamente: il controllo si affievolisce e nel Nord del Niger in particolare aumenta il controllo di gruppi di predoni, reti di bande che si sostituiscono nello stesso tipo di pratiche ai gruppi “terroristici” degli altri paesi. 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Accendere un riflettore sui prepotenti primi cento giorni del mandato trumpiano alla Casa Bianca con uno storico come Gian Giacomo Migone significa anche comprendere quali strategie di contenimento del declino americano può permettersi l'amministrazione americana, scoperchiando l'evidenza della dissoluzione del ruolo di gendarme pure nell'ultimo focolaio di tensione che sfrutta il momento di vacanza imperiale per sondare quali sviluppi potrebbe avere lo scontro indo-pakistano sul contenzioso relativo al Kashmir (diviso nelle sue tre componenti etno-religiose) incancrenito nel postcolonialismo del subcontinente indiano. Ne abbiamo parlato con Matteo Miavaldi, con il quale avevamo preconizzato la potenziale esplosione innescata con l'attentato di Pahalgam. Ma anche il dinamismo polacco in materia militare e il conseguente avvicinamento delle due caserme Nato nell'Europa centrorientale: Germania e Polonia sono rivali per il primato militare in Europa e si alleano all'unica potenza nucleare del continente, sfruttando le paure scatenate da una Russia apparentemente aggressiva, anche se non avrebbe interesse a invadere Alessandro Ajres allude a una \"libido\" putiniana in un delirio di espansione imperiale, la paura del quale forse la società polacca ha introiettato in questi anni di destra estrema, alternati a centrodestra, che hanno sviluppato lo sviluppo economico per foraggiare l'industria bellica.\r\n\r\n\r\n\r\nNé India, né Pakistan trovano convenienza in uno scontro frontale ora sulla ottantennale \"questione del Kashmir\", eppure sta avvenendo ed è… esplosiva, nel senso che entrambe sono dotate di armamenti nucleari. L’India ha una preponderanza in ogni arma, ma quando si parla di nucleare e di dispute religioso-nazionaliste tra stati retti da fanatici difficilmente ne esce un vincitore vivo.\r\nCon Matteo Miavaldi percorriamo la china che ha portato a questa situazione pericolosa che ha già prodotto decine di morti dalla strage di Pahalgham del 22 aprile, quando un commando jihadista ha ucciso 26 indiani in Kashmir, evidenziando l’impreparazione dell’intelligence di Dehli e scatenando la reazione unitaria della nazione indiana che due settimane dopo ha prodotto una quarantina di morti con il bombardamento dell’Operazione Sindoor contro il Pakistan, i cui vertici negano ogni responsabilità nell’innesco della spirale. L’escalation muscolare è pari a quella propagandistica, tanto che è difficile accettare e prendere per buone quasi tutte le ricostruzioni che provengono da ciascuno dei contendenti.\r\nLa storia del Jammu-Kashmir è travagliata dal dopoguerra: in comune con le vicende israelo-palestinesi non c’è solo il 1947 come data del vulnus, ma anche lo sfruttamento di ogni periodo in cui la diplomazia internazionale va in panne, permettendo all’apparato militare di risolvere con i suoi metodi le dispute; e forse si può individuare nel 2019 con la revoca dello stato semiautonomo della regione indiana una svolta a cui non si possono ricondurre questi risultati ma fu un avvio di un processo che ne ha consentito il deflagrare del problema in questi termini, perché ha prodotto un cambio nella composizione delle credenze e nella maggiore presenza culturale hindu tra la popolazione delle regioni di confine. Le conseguenze non possono che essere le risposte reciproche più violente dalla creazione del Bangla Desh dal Pakistan Orientale.\r\nE a fronte di un evento di portata così storica le reazioni internazionali o i tentativi di interposizione per arrivare a una pacificazione dell’area sono risibili da parte di tutte le potenze globali, peraltro difficilmente potrebbero venire accettate dai rispettivi nazionalismi dei contendenti. La Cina si è offerte come mediatrice, appalesando un interesse precipuo alla composizione del conflitto, benché sia chiaro che l’interesse di Pechino è il mantenimento del territorio pakistano, storico alleato e indispensabile corridoio per la Belt Road Initiative; facendo da contrappeso all’immediato sostegno di Israele alla rappresaglia indiana, tanto assimilabile alla reazione assassina dell’entità sionista a Gaza.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/7IBzky3YF9FknUxHEN6yWV?si=bHv964OURDqoJY5k3qRDSA\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Innesco-e-propaganda-in-Kashmir_Miavaldi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast sull'Estremo oriente si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nTusk partecipa ai summit sul destino della guerra con Merz e Macron, a dimostrazione della sua potenza militare che sfida la preminenza europea dei due partner, esaltando il nazionalismo di matrice romantica mai realmente venuto meno al paese, che negli ultimi 2/3 decenni ha raddoppiato il pil e livellato i tassi di povertà delle componenti sociali. Sottoposto questo paesaggio ad Alessandro Ajres, ci ha fatto notare come questo sia potuto accadere in seguito all’alternanza al potere dei rappresentanti della sacca rurale retriva e conservatrice che vota l'estrema destra del PiS e di quelli del centro destra liberal-conservatore che trova i propri consensi nelle metropoli e nei bacini minerari e navali. La matrice militare e reazionaria – sempre meno sfumata in entrambi i campi dalla forza della chiesa cattolica, che ha disperso la potenza data dal fanatismo dei tempi wojtyliani – si fonda su una produzione industriale a basso costo, e l’importanza della posizione geografica, che la pone tra quegli stati europei a ridosso del confine con i territori controllati da Mosca che cavalcano le paure dell’orso russo e le fomentano per spostare capitali statali verso il settore bellico (che drena il 5 per cento del pil ormai da anni).\r\nQuesta situazione pone la Polonia nella condizione di incalzare la potenza militare tedesca e la sua preminenza nel mettere a disposizione territorio e basi missilistiche al sistema di guerra occidentale; e questa spirale le consente inoltre di essere il faro della fazione degli impauriti baltici, inserendosi nella tradizione deel destre nazionaliste dell'Esteuropa. Ed è in questo contesto che diventa interessante vedere come anziché scontrarsi sembra che Polonia e Germania uniscano le loro forze per sostenere una politica europea a loro immagine.\r\nLa Polonia e i suoi fratelli comprende sia le repubbliche baltiche, sia gli altri stati ex sovietici, in cui la recrudescenza antirussa ha prodotto frange sempre più ampie di nostalgie fasciste che impastano un po' tutta la regione di nazionalismi fanatici, più che romantici.\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/gli-assi-di-potere-europei-inglobano-la-polonia--66032024\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/La-Polonia-e-i-suoi-fratelli_Ajres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti relativi alla regione pannonica, balcanica e caucasica si trovano qui\r\n\r\nCon Giangiacomo Migone che fra le altre cose ha insegnato storia dell'America del nord all'università di Torino ,parliamo delle fratture all'interno della società americana e della crisi di egemonia di cui l'elezione di Trump è la conseguenza. Trump si è rivolto ad un altro elettorato ,la parte dei bianchi americani impoveriti dalla globalizzazione che ha mangiato i posti di lavoro che sono stati delocalizzati altrove .Trump prende atto che gli USA nonostante la potenza militare non sono più l'egemone e la sua visione incarna la nostalgia della grandezza americana che vorrebbe far rivivere nonostante la concorrenza della Cina che ha invece una percezione multipolare del mondo.\r\nNonostante la torsione autoritaria che è incarnata dalla politica trumpiana ci sono delle resistenze all'interno del tessuto sociale americano che si manifestano nelle università ,nell'opposizione dei tribunali ai decreti del presidente che non considera i contrappesi istituzionali e si concretizzano anche nelle affollate piazze che stanno seguendo il tour contro l'oligarchia del senatore Sanders e di Alexandra Ocasio Cortez. La politica di Trump è al servizio dell'1% più ricco e alimenta la guerra fra poveri delle classi medie impoverite bianche contro gli immigrati .\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-specchio-della-crisi-di-egemonia-degli-usa--66055851\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BASTIONI-DI-ORIONE-08052025-MIGONE.mp3\"][/audio]\r\n\r\nSi è affrontata il sovranismo imperante dall'avvento del Trump Revenge qui\r\n\r\n ","11 Maggio 2025","2025-05-14 00:54:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 08/05/2025 - IL NUOVO ASSE MILITARE PARIGI BERLINO VARSAVIA A DIFESA DAGLI USA DI TRUMP MENTRE ESPLODE LA REGIONE INDO-PAKISTANA.",1746964824,[244],[215],{"post_content":273},{"matched_tokens":274,"snippet":275,"value":276},[249],"partner, esaltando il nazionalismo di \u003Cmark>matrice\u003C/mark> romantica mai realmente venuto meno","In questa puntata \"Bastioni di Orione\" torna a toccare vari punti dell'orbe terraqueo che sono in qualche modo collegati tra loro. 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Ma anche il dinamismo polacco in materia militare e il conseguente avvicinamento delle due caserme Nato nell'Europa centrorientale: Germania e Polonia sono rivali per il primato militare in Europa e si alleano all'unica potenza nucleare del continente, sfruttando le paure scatenate da una Russia apparentemente aggressiva, anche se non avrebbe interesse a invadere Alessandro Ajres allude a una \"libido\" putiniana in un delirio di espansione imperiale, la paura del quale forse la società polacca ha introiettato in questi anni di destra estrema, alternati a centrodestra, che hanno sviluppato lo sviluppo economico per foraggiare l'industria bellica.\r\n\r\n\r\n\r\nNé India, né Pakistan trovano convenienza in uno scontro frontale ora sulla ottantennale \"questione del Kashmir\", eppure sta avvenendo ed è… esplosiva, nel senso che entrambe sono dotate di armamenti nucleari. L’India ha una preponderanza in ogni arma, ma quando si parla di nucleare e di dispute religioso-nazionaliste tra stati retti da fanatici difficilmente ne esce un vincitore vivo.\r\nCon Matteo Miavaldi percorriamo la china che ha portato a questa situazione pericolosa che ha già prodotto decine di morti dalla strage di Pahalgham del 22 aprile, quando un commando jihadista ha ucciso 26 indiani in Kashmir, evidenziando l’impreparazione dell’intelligence di Dehli e scatenando la reazione unitaria della nazione indiana che due settimane dopo ha prodotto una quarantina di morti con il bombardamento dell’Operazione Sindoor contro il Pakistan, i cui vertici negano ogni responsabilità nell’innesco della spirale. L’escalation muscolare è pari a quella propagandistica, tanto che è difficile accettare e prendere per buone quasi tutte le ricostruzioni che provengono da ciascuno dei contendenti.\r\nLa storia del Jammu-Kashmir è travagliata dal dopoguerra: in comune con le vicende israelo-palestinesi non c’è solo il 1947 come data del vulnus, ma anche lo sfruttamento di ogni periodo in cui la diplomazia internazionale va in panne, permettendo all’apparato militare di risolvere con i suoi metodi le dispute; e forse si può individuare nel 2019 con la revoca dello stato semiautonomo della regione indiana una svolta a cui non si possono ricondurre questi risultati ma fu un avvio di un processo che ne ha consentito il deflagrare del problema in questi termini, perché ha prodotto un cambio nella composizione delle credenze e nella maggiore presenza culturale hindu tra la popolazione delle regioni di confine. Le conseguenze non possono che essere le risposte reciproche più violente dalla creazione del Bangla Desh dal Pakistan Orientale.\r\nE a fronte di un evento di portata così storica le reazioni internazionali o i tentativi di interposizione per arrivare a una pacificazione dell’area sono risibili da parte di tutte le potenze globali, peraltro difficilmente potrebbero venire accettate dai rispettivi nazionalismi dei contendenti. La Cina si è offerte come mediatrice, appalesando un interesse precipuo alla composizione del conflitto, benché sia chiaro che l’interesse di Pechino è il mantenimento del territorio pakistano, storico alleato e indispensabile corridoio per la Belt Road Initiative; facendo da contrappeso all’immediato sostegno di Israele alla rappresaglia indiana, tanto assimilabile alla reazione assassina dell’entità sionista a Gaza.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/7IBzky3YF9FknUxHEN6yWV?si=bHv964OURDqoJY5k3qRDSA\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Innesco-e-propaganda-in-Kashmir_Miavaldi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast sull'Estremo oriente si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nTusk partecipa ai summit sul destino della guerra con Merz e Macron, a dimostrazione della sua potenza militare che sfida la preminenza europea dei due partner, esaltando il nazionalismo di \u003Cmark>matrice\u003C/mark> romantica mai realmente venuto meno al paese, che negli ultimi 2/3 decenni ha raddoppiato il pil e livellato i tassi di povertà delle componenti sociali. Sottoposto questo paesaggio ad Alessandro Ajres, ci ha fatto notare come questo sia potuto accadere in seguito all’alternanza al potere dei rappresentanti della sacca rurale retriva e conservatrice che vota l'estrema destra del PiS e di quelli del centro destra liberal-conservatore che trova i propri consensi nelle metropoli e nei bacini minerari e navali. 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Ed è in questo contesto che diventa interessante vedere come anziché scontrarsi sembra che Polonia e Germania uniscano le loro forze per sostenere una politica europea a loro immagine.\r\nLa Polonia e i suoi fratelli comprende sia le repubbliche baltiche, sia gli altri stati ex sovietici, in cui la recrudescenza antirussa ha prodotto frange sempre più ampie di nostalgie fasciste che impastano un po' tutta la regione di nazionalismi fanatici, più che romantici.\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/gli-assi-di-potere-europei-inglobano-la-polonia--66032024\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/La-Polonia-e-i-suoi-fratelli_Ajres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti relativi alla regione pannonica, balcanica e caucasica si trovano qui\r\n\r\nCon Giangiacomo Migone che fra le altre cose ha insegnato storia dell'America del nord all'università di Torino ,parliamo delle fratture all'interno della società americana e della crisi di egemonia di cui l'elezione di Trump è la conseguenza. Trump si è rivolto ad un altro elettorato ,la parte dei bianchi americani impoveriti dalla globalizzazione che ha mangiato i posti di lavoro che sono stati delocalizzati altrove .Trump prende atto che gli USA nonostante la potenza militare non sono più l'egemone e la sua visione incarna la nostalgia della grandezza americana che vorrebbe far rivivere nonostante la concorrenza della Cina che ha invece una percezione multipolare del mondo.\r\nNonostante la torsione autoritaria che è incarnata dalla politica trumpiana ci sono delle resistenze all'interno del tessuto sociale americano che si manifestano nelle università ,nell'opposizione dei tribunali ai decreti del presidente che non considera i contrappesi istituzionali e si concretizzano anche nelle affollate piazze che stanno seguendo il tour contro l'oligarchia del senatore Sanders e di Alexandra Ocasio Cortez. 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Il duplice uso della Ricerca” e tra i promotori dell’appello contro il bando MAECI firmato da oltre 2500 tra docenti e ricercatori, che nelle scorse settimane ha in cassato il sostegno delle Università di Torino e della Normale di Pisa, nonché l’impegno del CNR a no promuovere collaborazioni in ambito militare o “dual use”. La mobilitazione ha riguardato e continua a riguardare decine di atenei in tutta Italia ma per quanto una certa narrazione mediatica abbia voluto raccontare le Università ostaggio di pochi studenti facinorosi, è stato invece il corpo docenti e ricercatori a prendere l’iniziativa. Ovviamente l’iniziativa non ha nulla a che vedere con la collaborazione tra singoli professori nell’ambito della ricerca o della didattica ma cerca di evidenziare come il sapere scientifico non abbia nulla di neutro e le Università possono rendersi strumento di oppressione e aggressione non solo in tempo di guerra, come testimonia la massiccia presenza di Leonardo S.P.A. all’interno dei nostri programmi di ricerca.\r\n\r\nProseguiamo presentando un libro, “Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo”, di Antony Loewenstein, ebreo australiano, che esce in inglese nel 2023 qualche mese prima degli attacchi del 7 ottobre. \r\n\r\nSi tratta di un libro divulgativo che possiamo inserire nel solco del giornalismo d’inchiesta di matrice liberale. Il focus del libro è dimostrare come Israele abbia fornito le sue tecnologie militari in sprezzo di qualunque considerazione sull’utilizzo che ne sarebbe stato fatto da regimi criminali o anche a stati democratici che hanno affrontato situazioni interne particolarmente difficili. Il nesso è chiaro: «L’alternativa è tra i diritti civili in qualche paese e il diritto di Israele a esistere (…) vorrei vedere uno qualsiasi di voi che, di fronte a questo dilemma, dica: “No, sosterremo i diritti umani in quest’altro paese”. Signori, non funziona così» (Eli Pinko, ex capo dell’Agenzia per il Controllo delle Esportazioni della Difesa di Israele).\r\n\r\nLa tesi più rilevante del libro è che la Palestina sia il vero laboratorio dentro il quale Israele ha costruito la sua supremazia globale in tema di oppressione, di sicurezza interna, di cybersicurezza, di controllo. Sulla pelle dei Palestinesi e sulle loro sofferenze è stata costruita un’immagine globale che viene venduta alle fiere specializzate del settore da una Paese che si è costruito in questo campo come una vera “Startup Nation” in salsa etnonazionalista senza che in realtà Israele sia in grado di mantenere questa promessa globale che anzi, si alimenta della sua stessa irrealizzabilità. Perché quello dell’insicurezza è un business senza fine. Al punto che non si capisce più se il rapporto coloniale con la Palestina sia la causa o l’effetto della mission economica diIsraele. E oggi, ça va sans dire, è naturalmente Gaza il più avanzato terreno di sperimentazione per l’applicazione dell’AI agli obiettivi militari, come testimoniato dalle brillanti inchieste di Yuval Abraham.\r\n\r\n----------------------------------\r\n\r\nNell'ultima parte di trasmissione abbiamo mandato in onda un'intervista realizzata con il sociologo franco-algerino Said Bouamama, militante di lungo corso nei movimenti dei quartieri popolari (banlieues), innescati dai figli delle grandi migrazioni dell'epoca della decolonizzazione. Fautore di una lettura peculiare della condizione migrante come strutturalmente intrecciata alla condizione lavorativa di cui rappresenterebbe la quota di forza-lavoro pensata e trattata dal Capitale come perennemente provvisoria e dunque regolabile al di sotto delle altre condizioni di classe. L'abbiamo intervistato sulle caratteristiche delle guerre in corso e sulle tendenze di medio periodo dello scontro imperialista/multipolarista in atto, con un focus sui limiti e le contraddizioni che travagliano la sinistra anti-capitalista sul tema guerra/imperialismo.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/la-fine-21.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nMichele Lancione, Università e Militarizzazione. Il duplice uso della Ricerca, Eris, 2023\r\n\r\nAntony Loewenstein, Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo, Fazi, 2024\r\n\r\nL'inchiesta di Yuval Abraham: lavender-ai-israeli-army-gaz\r\n\r\nFrancesca Mannocchi - Yagil Levy: \"L'esercito israeliano è disintegrato. Conta solo l'ossessione di uccidere\" La Stampa 11/04/2024\r\n\r\nSaid Bouamama - La Gauche et la Guerre: Analyse d'une capitulation idéologique\r\n\r\nhttps://investigaction.net/author/said-bouamama/\r\n\r\nLE MONDE VU D'EN BAS\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n ","12 Aprile 2024","2024-04-12 16:32:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/1712868471732-200x110.png","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #21 - LABORATORIO PALESTINA",1712937076,[],[],{"post_content":318},{"matched_tokens":319,"snippet":320,"value":321},[249],"solco del giornalismo d’inchiesta di \u003Cmark>matrice\u003C/mark> liberale. Il focus del libro","La puntata si apre con l’intervista a Michele Lancione, professore del Politecnico di Torino, autore del libro “Università e Militarizzazione. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-16-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nEducazione sessuale? La fanno gli integralisti cattolici\r\nIl programma «Teen Star», entrato in diverse scuole pubbliche torinesi, prevede l’educazione sessuale a scuola con una forte matrice cattolica. Ma alla scuola media Nigra di Torino cinque famiglie di una classe terza hanno deciso di non farvi partecipare i figli. E hanno chiesto chiarimenti alla dirigente scolastica. “Abbiamo delle perplessità sulla presunta laicità della proposta, visto che nella presentazione del corso ci è stato confermato che si basa sulla “Teologia del corpo” di Giovanni Paolo II”\r\n\r\nSabato 24 febbraio. Giornata di lotta antimilitarista\r\nSono passati due anni dall’invasione russa dell’Ucraina e, nonostante l’affievolirsi dell’attenzione mediatica, il conflitto si inasprisce sempre di più.\r\nGuerre e conflitti insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. Con il riaccendersi della guerra in Medio Oriente, l’aprirsi del conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano, il rischio di una guerra su scala planetaria è una possibilità reale.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli dell’Assemblea Antimilitarista\r\n\r\nProibizionismo e politiche securitarie\r\nLa scorsa settimana ne abbiamo parlato in relazione alle politiche securitarie in Barriera di Milano, dove alcune aree sono state militarizzate per cercare di spostare in luoghi più remoti ed appartati il commercio di sostanze illegali.\r\nIn una società dove il consumo di sostanze legali come gli psicofarmaci è divenuto più frequente di quello delle caramelle, perché contribuisce alla normalizzazione delle persone schiacciate da vite precarie, povere, senza futuro, il consumo e la vendita di sostanze illegali è invece perseguito con durezza, divenendo, di conseguenza, occasione di allarme sociale e innesco di infinite campagne securitarie.\r\nCe ne ha parlato Robertino Barbieri\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nSabato 24 febbraio\r\nA due anni dall’inizio della guerra in Ucraina\r\nGiornata di lotta antimilitarista\r\nore 15 piazza Castello\r\nCon i disertori di tutte le guerre\r\nContro tutti gli eserciti e i nazionalismi, per un mondo senza frontiere\r\nInterventi, musica, azioni performanti\r\nConcerto di Alessio Lega\r\n\r\nSabato 2 marzo\r\nore 14,30 corso Palermo angolo via Sesia\r\nVia i militari da Barriera!\r\nLa vera sicurezza è un mondo senza fascisti, senza polizia, senza sfruttamento. 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Con il riaccendersi della guerra in Medio Oriente, l’aprirsi del conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano, il rischio di una guerra su scala planetaria è una possibilità reale.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli dell’Assemblea Antimilitarista\r\n\r\nProibizionismo e politiche securitarie\r\nLa scorsa settimana ne abbiamo parlato in relazione alle politiche securitarie in Barriera di Milano, dove alcune aree sono state militarizzate per cercare di spostare in luoghi più remoti ed appartati il commercio di sostanze illegali.\r\nIn una società dove il consumo di sostanze legali come gli psicofarmaci è divenuto più frequente di quello delle caramelle, perché contribuisce alla normalizzazione delle persone schiacciate da vite precarie, povere, senza futuro, il consumo e la vendita di sostanze illegali è invece perseguito con durezza, divenendo, di conseguenza, occasione di allarme sociale e innesco di infinite campagne securitarie.\r\nCe ne ha parlato Robertino Barbieri\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nSabato 24 febbraio\r\nA due anni dall’inizio della guerra in Ucraina\r\nGiornata di lotta antimilitarista\r\nore 15 piazza Castello\r\nCon i disertori di tutte le guerre\r\nContro tutti gli eserciti e i nazionalismi, per un mondo senza frontiere\r\nInterventi, musica, azioni performanti\r\nConcerto di Alessio Lega\r\n\r\nSabato 2 marzo\r\nore 14,30 corso Palermo angolo via Sesia\r\nVia i militari da Barriera!\r\nLa vera sicurezza è un mondo senza fascisti, senza polizia, senza sfruttamento. Un mondo di liberi ed uguali.\r\nA chi vive in Barriera serve una sanità gratuita ed efficiente, che garantisca a tutt* prevenzione e cura. Servono trasporti pubblici gratuiti, case, scuole.\r\nFacciamola finita con i lavori precari, pericolosi, mal pagati: la sicurezza è lavorare molto meno con buoni salari per tutti.\r\nPresidio con interventi, musica, pannelli info e quello ciascuno vuol portare in piazza…\r\n\r\nVenerdì 22 marzo\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nDecolonialità e internazionalismo\r\nInterverrà Federico Ferretti, geografo, docente all'università di Bologna.\r\n\r\nVenerdì 12 aprile\r\nEmma Goldman\r\nLa donna più pericolosa d'America\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nNe parliamo con Selva Varengo curatrice della nuova edizione di \"Vivendo la mia vita\", l'autobiografia che Emma Goldman scrisse nel 1934.\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[345],{"field":91,"matched_tokens":346,"snippet":342,"value":343},[249],{"best_field_score":257,"best_field_weight":163,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":46,"score":258,"tokens_matched":22,"typo_prefix_score":17},{"document":349,"highlight":361,"highlights":366,"text_match":255,"text_match_info":369},{"comment_count":46,"id":350,"is_sticky":46,"permalink":351,"podcastfilter":352,"post_author":197,"post_content":353,"post_date":354,"post_excerpt":52,"post_id":350,"post_modified":355,"post_thumbnail":356,"post_title":357,"post_type":241,"sort_by_date":358,"tag_links":359,"tags":360},"86609","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-19-gennaio-la-scuola-va-alla-guerra-insegnanti-poliziotti-stato-di-polizia/",[197],"ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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In questo testo, dedicato a scenari di controllo all’interno delle scuole di Torino e provincia, Migliaccio riferiva di un corso di formazione per insegnanti promosso dall’Ufficio scolastico regionale. Il titolo era “Per una didattica di prevenzione di ogni forma di radicalizzazione violenta”, durava più di venti ore ed era tenuto da una cooperativa sociale con sede a Udine. Il fine del corso era di “conoscere il fenomeno della radicalizzazione violenta e sviluppare competenze base per organizzare attività preventive”.\r\nLa conclusione dell’articolo era che lo scenario da insegnanti poliziotti prefigurato dal corso non fosse di facile ed immediata realizzazione.\r\nLe notizie che arrivano da Grosseto indicano che, sebbene non sia possibile applicare, per mancanza di una normativa specifica, gli strumenti prefigurati dal corso di formazione, tuttavia la Digos, con l’attiva collaborazione dei dirigenti scolastici di Grosseto, ha fatto esplicita richiesta affinché gli insegnanti si attivassero per controllare forme di radicalizzazione violenta, che, ci tiene a precisare la Digos stessa, non sono esclusivamente rivolte a spiare gli studenti che si suppone siano di religione islamica ma che “l’incontro al quale hanno partecipato tutti i dirigenti scolastici della provincia aveva l’obiettivo di condividere in maniera riservata gli indirizzi di prevenzione di possibili fenomeni di radicalizzazione degli adolescenti, non riferiti esclusivamente all’ambito delle appartenenze religiose. 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