","Torino. Corteo per autogoverno contro il terrore dello Stato Turco","post",1446035397,[66,67,68,69,70,71],"http://radioblackout.org/tag/autogoverno/","http://radioblackout.org/tag/bakur/","http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/elezioni-in-turchia/","http://radioblackout.org/tag/rojava/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[37,35,73,74,15,75],"corteo","elezioni in turchia","torino",{"post_content":77,"post_title":81,"tags":84},{"matched_tokens":78,"snippet":79,"value":80},[37],"mirino c’è comunque un’esperienza di \u003Cmark>autogoverno\u003C/mark> locale, che dal Rojava al","Il 24 luglio le forze di sicurezza turche danno il via ad una vastissima operazione militare antiterrorismo, l'obiettivo dichiarato è l'ISIS, ma in realtà la repressione di abbatte con estrema durezza sia sugli attivisti politici sia sulla popolazione civile kurda. In poco più di due mesi sono oltre 100 i civili (uomini, donne, anziani e bambini) uccisi dalle forze speciali turche, numerose città sono state sottoposte al coprifuoco, polizia e militari assediano, torturano e massacrano la in un crescendo di orrori.\r\nLe barbarie contro i civili vanno avanti anche oggi in un silenzio assordante.\r\nInoltre quasi 3000 persone sono state arrestate con l'accusa di essere militanti o simpatizzanti del PKK. Nel mirino c’è il partito dei popoli democratici (HDP), che alle elezioni di primavera è riuscito a superare lo sbarramento elettorale del 10%. 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Dalle 10 presidio - Ore 14:30 corteo -\r\nAppuntamento all’ex Stazione Ceres - Corso Giulio Cesare ang. via Andreis - Porta Palazzo\r\n\r\nAbbiamo parlato della situazione nell’area con Daniele e con Giulio.\r\n\r\nAscolta la diretta con Daniele:\r\n\r\n2010-10-27-daniele-kurdistan\r\n\r\nAscolta la diretta con Giulio:\r\n\r\n2010-10-27-giulio-kurdistan",{"matched_tokens":82,"snippet":83,"value":83},[37],"Torino. 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Centinaia di civili sono massacrati.\r\nGli abitanti di Afrin si preparano al peggio, decisi a resistere. Molti si sono offerti di fare da scudi umani contro la furia delle truppe del sultano di Ankara.\r\nDa Afrin è partito un appello alla solidarietà, che è stato raccolto in tutta Europa, dove da tre giorni si susseguono presidi, manifestazioni, attacchi ad ambasciate e consolati turchi e a chi è complice.\r\nA Torino sono andate in frantumi le finestre della Microtecnica, che produce sistemi di puntamento montati sugli elicotteri da guerra Cobra.\r\nDomenica 11 marzo un presidio in piazza Castello si è trasformato in corteo determinato e comunicativo, che ha attraversato via Pietro Micca e via Cernaia. Si è concluso a Porta Susa, dove striscioni e bandiere sono stati appesi alla balconata antistante l’ingresso della stazione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Paolo – Pachino – Andolina ex miliziano delle YPG in Rojava.\r\n\r\nLa chiacchierata è stata occasione per una riflessione sul silenzio fragoroso dei media e delle istituzioni sul rischio di un’imminente distruzione dell’esperienza di autogoverno, ecologica, femminista, solidale ad Afrin.\r\nDopo mesi di corteggiamento alle istituzioni europee e mondiali le strutture dell’autogoverno del Rojava hanno lanciato un appello dal sapore insurrezionale ai solidali e ai curdi della diaspora in Europa.\r\nAbbiamo tentato un veloce ragionamento sul cambio di strategia degli ultimi giorni.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 03 13 pachino afrin","13 Marzo 2018","2018-03-19 12:35:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/erdogan-boia--200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/erdogan-boia--300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/erdogan-boia--300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/erdogan-boia--768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/erdogan-boia--1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/erdogan-boia-.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Afrin. 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Tra l'autunno del 2014 e l'inverno del 2015 la lunga e vittoriosa resistenza dei miliziani e delle miliziane del Rojava contro lo Stato Islamico ha forato il muro che avvolge i media main stream.\r\n\r\nLe milizie del Rojava controllano buona parte del confine tra la Siria e la Turchia, chiudendo di fatto il passaggio alle truppe dell'Isis, appoggiate per anni dal governo turco, che aveva garantito loro il passaggio di armi, volontari e approvvigionamenti.\r\n\r\nIl Rojava, esperienza anomala nello scontro di potenza, che ha trasformato la Siria in un cumulo di macerie, si trova in posizione nevralgica, nello scontro durissimo tra le aree di influenza shiite e quelle sunnite, tra Russia e Stati Uniti, tra il califfo di Raqqa e quello di Ankara, in un'area nevralgica per la produzione petrolifera e per la definizione del prezzo dell'oro nero.\r\n\r\nDa luglio il governo turco ha rotto gli indugi proclamando il coprifuoco in numerose città a quartieri del Bakur, la regione a sud-est della Turchia, abitata in prevalenza da popolazioni di lingua curda.\r\n\r\nDa dicembre l'esercito turco attacca con artiglieria pesante e cannoni le città del Bakur, dove, in risposta alla repressione e agli arresti di massa, è stato proclamata l'autonomia.\r\n\r\nLa gente resiste agli attacchi, nonostante l'enorme divario di forze. In questi giorni nel fragoroso silenzio dei media italiani, il governo turco sta massacrando la popolazione di Cezir e Sur, da 70 giorni sotto assedio. Hanno abbattuto le case con l’artiglieria e bruciato gli abitanti, hanno lasciato morire dissanguati i feriti, impedendo alle ambulanze di avvicinarsi. Hanno ammazzato centinaia di persone che si erano rifugiate nelle cantine.\r\nSui social media hanno pubblicato le foto di donne curde denudate, torturate orrendamente e infine uccise.\r\nLe città e i paesi del Bakur sotto attacco rappresentano un’esperienza di autogoverno che non vuole farsi Stato, perché aspira ad un mondo senza frontiere.\r\nUn affronto che Erdogan non può tollerare. Un affronto che nessun governo, nessuno Stato può tollerare.\r\n\r\nCerta sinistra avvezza a considerare il nazionalismo uno strumento di emancipazione, fa fatica a comprendere l'importanza dell'esperienza del Rojava, dove i curdi, pur in maggioranza, lavorano fianco a fianco con i turcomanni, gli assiri, gli armeni, e le minoranze religiose cristiana e yezida.\r\n\r\nI vari cantoni del Rojava difendono la propria autonomia ma non possono fare a meno di stringere alleanze con chi nell'area ha lo stesso nemico. 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Ankara giustifica queste azioni sostenendo che i gruppi che operano nella regione, in particolare le Unità di difesa popolare curde (YPG), che guidano le Forze democratiche siriane (SDF) a predominanza curda, sono collegate al Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), che la Turchia considera un'organizzazione terroristica e una minaccia esistenziale alla sicurezza. La recente escalation di attacchi non sorprende, poiché Ankara probabilmente stava aspettando un'opportunità strategica.\r\n\r\nMentre tutti gli occhi erano puntati sulle forze guidate da HTS che spazzavano la Siria con Assad in rovina, l'Esercito nazionale siriano (SNA) sostenuto dalla Turchia ha lanciato un attacco alla Siria settentrionale e orientale (NES), sequestrando Shehba e Manbij alle Forze democratiche siriane (SDF). Ora, la Turchia minaccia un'invasione nella città curda di Kobane. Nel frattempo, l'SNA sta tentando di attraversare il fiume Eufrate e di invadere ulteriormente la Siria nord-orientale, con feroci scontri in corso nella campagna di Manbij. Gli islamisti sono avanzati nei territori amministrati attraverso il confederalismo democratico, impegnandosi in feroci scontri con le SDF e hanno preso il controllo di diverse aree sotto il comando dell'SNA. L'amministrazione autonoma del Rojava opera in un quadro che enfatizza la democrazia diretta, l'uguaglianza di genere e l'inclusività etnica, con politiche che prevedono una rappresentanza equa di uomini e donne nelle posizioni amministrative. 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Le sue strutture politiche sono progettate per includere la rappresentanza di diverse comunità, tra cui curdi, arabi, assiri e turkmeni.\r\n\r\nAbbiamo raggiunto telefonicamente Eddi Marcucci, che ha combattuto con le Unità di difesa delle donne (YPJ) in Siria, e le abbiamo chiesto di farci un quadro della situazione in Siria.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/siria3.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui, l'intervista a Rohilat Afrin, Comandante in capo delle YPJ.\r\n\r\n ",[239],{"field":108,"matched_tokens":240,"snippet":236,"value":237},[37],578730123365187700,{"best_field_score":243,"best_field_weight":244,"fields_matched":115,"num_tokens_dropped":52,"score":245,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":52},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":247,"highlight":273,"highlights":278,"text_match":241,"text_match_info":281},{"cat_link":248,"category":249,"comment_count":52,"id":250,"is_sticky":52,"permalink":251,"post_author":252,"post_content":253,"post_date":254,"post_excerpt":58,"post_id":250,"post_modified":255,"post_thumbnail":256,"post_thumbnail_html":257,"post_title":258,"post_type":63,"sort_by_date":259,"tag_links":260,"tags":267},[49],[51],"53465","http://radioblackout.org/2019/04/firenze-corteo-perche-la-memoria-di-orso-viva-nelle-lotte/","info2","In memoria di Lorenzo, Orso, Tekoser, volontario anarchico in Siria contro l'Isis e in difesa della rivoluzione, democratica, ecologista e femminista della Siria del nord domenica 31 si è svolto a Firenze un corteo nazionale che ha attraversato il quartiere di Rifredi, quello di Lorenzo, dove vivono la sua famiglia e i suoi amici. Al termine numerosi interventi hanno ricordato Orso e gli altri che sono morti combattendo per la libertà.\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli della rete degli Anarchici Toscani\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/2019-04-02-firenze-orso-dario.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito l’articolo scritto da Dario in vista della manifestazione di Firenze:\r\n“Il 23 marzo è caduta l’ultima roccaforte dello Stato Islamico in Siria, Baghouz, lungo il vecchio confine con l’Iraq. Una vittoria costata molte vite, per cui sono cadute molte compagne e molti compagni. Solo pochi giorni prima, il 18 marzo, è stato ucciso proprio a Baghouz Lorenzo Orsetti, anarchico fiorentino di 33 anni, caduto con un’unità araba in un’imboscata durante un’operazione. Era membro della formazione Tekoşîna Anarşîst (Lotta Anarchica) sotto il nome di Tekoşer Piling.\r\n\r\nLorenzo non è il primo internazionalista italiano caduto in questo conflitto, già Giovanni Francesco Asperti, 53 anni di Bergamo, combattente nelle YPG con il nome di Hîwa Bosco, era morto in Rojava per un incidente il 7 dicembre 2018. Tuttavia è il primo ucciso in combattimento, come giovane partigiano e rivoluzionario. L’assemblea che il 19 marzo si è tenuta al circolo Le Panche di Rifredi, a Firenze, era carica di tutta la forza e la gravità di questa morte, che pone nella quotidianità della nostra vita e nella nostra azione collettiva una vicenda e una prospettiva che normalmente appare lontanissima nel tempo e nello spazio ma che è invece presente qui e ora. Come con migliori parole durante l’assemblea ha detto anche suo padre, Lorenzo non combatteva per i curdi, non ha cercato una causa lontana da sostenere. Lottava perché aveva degli ideali, perché voleva una rivoluzione profonda della società in cui viviamo, e nell’esperienza rivoluzionaria avviata tra l’Anatolia e la Mesopotamia aveva riconosciuto i propri ideali di giustizia, eguaglianza e libertà, lottava quindi per la rivoluzione in tutto il mondo, anche qui.\r\n\r\nNon conoscevo purtroppo Lorenzo, non lo ho mai incrociato nonostante fossimo quasi coetanei e non vivessimo neanche a cento di chilometri di distanza, anche per questo non descriverò il carattere umano e politico di questo compagno, perché sicuramente potranno farlo meglio coloro che hanno avuto la gioia di conoscerlo.\r\n\r\nIn molti però possiamo riconoscerci nelle sue parole, nei suoi ideali, nell’aspirazione comune alla libertà. Dobbiamo però essere coscienti che il suo esempio ci pone di fronte alla necessità di mettere tutto in discussione. La rivoluzione sociale è l’unica alternativa alla guerra fratricida, al fascismo, alla schiavitù e all’oppressione, in Kurdistan come in Europa e nel resto del mondo. Non deve essere la morte di un compagno a ricordarcelo.\r\n\r\nPer quello che ho saputo Lorenzo prima di partire non era militante di un gruppo, non faceva attività politica all’interno del movimento. Aveva degli ideali. Nel suo impegno in Rojava e in Siria si dichiarava apertamente anarchico, e faceva parte di una formazione anarchica, per questo è importante che sia ricordato anche per le idee che rivendicava nella sua lotta.\r\n\r\nL’internazionalismo non è sostenere una causa lontana, ma è solidarietà rivoluzionaria. L’internazionalismo si pratica in molte maniere, a vari livelli, la scelta di Lorenzo è uno dei modi in cui si può praticare la solidarietà internazionalista. Internazionalismo significa riconoscere che in un mondo governato da proprietari e privilegiati le cause materiali dello sfruttamento e dell’oppressione ovunque sono le stesse, e per questo solo con la solidarietà globale è possibile la liberazione. Con questo spirito in molti hanno scelto di contribuire alla lotta condotta dalle popolazioni del Rojava e dalle YPG/YPJ. Lorenzo era giunto là “nell’autunno del 2017 – si legge nel comunicato della Rojava Internationalist Commune – per unirsi inizialmente alle YPG, combattendo con valore dal primo all’ultimo giorno nella difesa di Afrin, aggredita dallo stato fascista turco e dalle loro bande jihadiste. Ha anche preso parte alle unità internazionaliste di TKP / ML-TİKKO e infine è stato membro di Tekoşîna Anarşîst (Lotta Anarchica) inquadrata nelle forze democratiche siriane, durante l’offensiva contro lo Stato islamico culminata in questi giorni nella sconfitta militare del Califfato.” Sono infatti usciti comunicati sia di Tekoşîna Anarşîst, sia di TİKKO e sia di YPG che ne omaggiano la memoria. \r\n\r\nTra numerosi militanti di varie tendenze politiche sono molti i nomi delle compagne e dei compagni anarchici che hanno pagato con la vita il loro impegno in questa lotta. Anna Campbell Hêlîn Qereçox, Haukur Hilmarsson Sahin Husseini, Olivier François Le Clainche Kendal Breizh, Robert Grodt Demhat Goldman. Sono solo alcuni di questi.\r\n\r\nSono storie diverse, sul piano personale e politico, le loro scelte sono maturate in contesti diversi e in alcuni casi facevano riferimento a differenti correnti dell’anarchismo. Su molte cose sarebbero stati in disaccordo forse, ma certamente hanno tutti scelto di partire non solo e non tanto per combattere lo Stato Islamico, quanto per dare il proprio contributo ad un processo rivoluzionario.\r\n\r\nCon l’assedio di Kobanê da parte dello Stato Islamico nel 2014 l’attenzione del mondo si è rivolta a quanto stava succedendo in Rojava. Un esperimento di autogoverno guidato dal Movimento di liberazione curdo, indirizzato dal Confederalismo democratico, contro la modernità capitalista, la guerra, gli stati-nazione, per una società libera, femminista ed ecologica in cui avessero spazio le diverse popolazioni che abitano la regione. Si iniziò a parlare molto della svolta del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan passato dal maoismo al confederalismo democratico. Si paragonò la lotta per la difesa di Kobanê alla guerra per la difesa della Rivoluzione Spagnola nel 1936, dopotutto avvenne proprio nella data simbolica del 19 luglio l’insurrezione che portò le YPG/YPJ a controllare il Kurdistan occidentale in territorio siriano. La solidarietà a Kobanê dalla Turchia creò una situazione eccezionale. Quel confine, che come tutti gli altri non era altro che una convenzione tra stati per tenere divisi i popoli, stava crollando, era ormai evidente nonostante la massiccia presenza di soldati e carri armati turchi. Grazie alla mobilitazione di massa venivano forzati i blocchi imposti dalla Turchia, passavano profughi e volontari, passavano aiuti e delegazioni politiche. In quei giorni di settembre-ottobre del 2014 sembrava che la rivoluzione potesse estendersi a tutta la regione, contagiando innanzitutto la Turchia.\r\n\r\nIn questa fase divenne evidente il sostegno della Turchia, membro della NATO, allo Stato Islamico. 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Anche per questo molti anarchici e rivoluzionari di altre tendenze hanno cercato in Rojava di dare il proprio contributo specifico, per sostenere la rivoluzione di fronte al rischio di disorientamenti.\r\n\r\nGli anarchici, in modi diversi, sono stati presenti in questo processo fin dall’inizio. In Kurdistan, in Turchia e in Siria, così come nella solidarietà a livello globale. Spesso anche con posizioni autonome, in certi casi critiche. Consapevoli che lottare contro lo Stato Islamico significa lottare contro il fascismo, inteso come forza controrivoluzionaria, come regime che attraverso la violenza reazionaria assicura la penetrazione degli interessi capitalistici e imperialisti nella regione. Convinti che il contributo anarchico avrebbe favorito lo sviluppo del processo rivoluzionario.\r\n\r\nOra si apre una nuova fase dopo che il 23 marzo il comandante delle SDF (Forze Democratiche Siriane) Mazlum Ebdi ha annunciato la fine del dominio dello Stato Islamico in Siria. Gli USA che hanno opportunisticamente sostenuto le SDF in alcune fasi del conflitto hanno annunciato che abbandoneranno la Siria, mentre la Turchia minaccia di invadere dopo Afrin anche Kobanê e Qamişlo. Il rischio è che si riapra un conflitto ancora più duro, ma anche che accada come da noi dopo il 1945, che il sacrificio di Lorenzo Orsetti sia come quello di Lanciotto Ballerini. Ossia che nonostante l’alto prezzo pagato da compagne e compagni la prospettiva rivoluzionaria sia bloccata dalle forze imperialiste, dalle lotte per il potere e il controllo della regione, e che si riaffaccino sotto altre forme le medesime strutture oppressive.\r\n\r\nCredo che la storia di Lorenzo ci ponga queste domande, ci chiede di prendere in mano la fiaccola e di continuare la sua lotta, che è anche la nostra, per la libertà, la giustizia, l’eguaglianza ovunque nel mondo.”","2 Aprile 2019","2019-04-02 15:43:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/firenze-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"135\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/firenze-300x135.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/firenze-300x135.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/firenze-768x345.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/firenze-100x44.jpg 100w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/firenze.jpg 794w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Firenze. 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Marcia che quest'anno è partita da Lussemburgo ed è diretta verso Metz. Dall'Alsazia si ripartirà verso Losanna in Svizzera, da li la marcia proseguirà verso Ginevra dove il 16 Febbraio è previsto un corteo europeo per denunciare l'offensiva turca in territorio Kurdo. In continuità vi è poi la chiamata sempre a livello europeo a Strasburgo prevista per il 17 Febbraio, nella stessa giornata per la medesima istanza si terrà anche una manifestazione a Roma.\r\n\r\nkurdi\r\n\r\nIntanto ricordiamo l'appuntamento torinese previsto per questa Domenica 11 Febbrai, a seguito il testo di lancio della manifestazione e il concentramento:\r\n\r\nDa ormai diversi giorni una città siriana, Afrin, si trova sotto i bombardamenti dell'aviazione turca assieme alle campagne circostanti, con esiti umanitari e sanitari disastrosi. Centinaia tra morti e feriti, case e distrutte, persino i campi profughi e le loro strutture sanitarie bombardati. Quel che è peggio è che l'offensiva portata avanti dalla Turchia utilizza milizie di jihadisti siriani simili a quelli dell'Isis (appartenenti ad Al-Qaeda o a gruppi analoghi), ed è rivolta contro un cantone che aderisce alla Federazione Democratica della Siria del Nord, l'unica esperienza di pace, femminismo e autogoverno uscita dall'orrore siriani di sette anni di guerra civile.\r\n\r\nNon solo: la popolazione di Afrin, assieme a quelle di Kobane e di altre zone del Rojava (il Kurdistan siriano) ha lottato duramente contro l'Isis in questi ultimi tre anni, decretandone la sconfitta totale in Siria. Di Afrin era la combattente delle Unità di protezione delle donne - Ypj che nel 2014 si sacrificò per uccidere i miliziani dell'Isis che occupavano la collina Mishtenur, a Kobane. Di Afrin sono migliaia di giovani e meno giovani, donne e uomini, curdi, arabi, ezidi e cristiani che hanno combattuto l'Isis a Gre Spi, Manbij, Tabqa, Raqqa e Deir El Zor, decretandone la sconfitta anche nell'interesse delle popolazioni europee più volte attaccate da quell'organizzazione nelle loro metropoli.\r\n\r\nLa Turchia agisce contro Afrin perché il suo governo è un governo islamista, e lo stato stesso è presieduto da un islamista, il sanguinario e brutale Tayyp Erdogan. Erdogan non può tollerare di avere un cantone femminista, socialista e democratico a ridosso dei suoi confini: pur essendo un fazzoletto di terra, grande un terzo della provincia di Torino, potrebbe ispirare idee di apertura e cambiamento anche in Turchia! Ciò che aggrava la situazione è che i carri armati e gli aerei turchi, così come i jihadisti che ne costituiscono la fantera, agiscono per conto dell'alleanza Nato di cui fa parte anche l'Italia e con armi molto spesso italiane.\r\n\r\nL'esperienza rivoluzionaria di Afrin è sotto attacco e assedio da parte di tutto e tutti, dagli islamisti jihadisti alla Turchia, dagli Stati Uniti che cinicamente stanno a guardare dopo aver approfittato del valore delle Unità di protezione popolare - Ypg e delle Forze Siriane Democratiche curdo-arabe, che ora difendono Afrin con grande dedizione e valore, per sconfiggere l'Isis, fino alla Russia dell'infido Putin che ha ritirato i suoi militari d'interposizione nella zona per far spazio ai bombardamenti di Erdogan.\r\n\r\nFermiamo il massacro di Afrin!\r\nScendiamo in piazza per la Siria del Nord e per la sua rivoluzione\r\nSosteniamo la resistenza delle Ypj-Ypg e delle Forze Siriane Democratiche\r\n\r\nConcentramento in piazza Carlo Felice h 14\r\nDomenica 11 febbraio 2018","9 Febbraio 2018","2018-02-10 21:46:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/kurdi-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/kurdi-300x225.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/kurdi-300x225.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/kurdi.png 640w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Marcia europea per la liberazione di Öcalan",1518185551,[],[],{"post_content":298},{"matched_tokens":299,"snippet":300,"value":301},[37],"esperienza di pace, femminismo e \u003Cmark>autogoverno\u003C/mark> uscita dall'orrore siriani di sette","Raggiungiamo telefonicamente un compagno che si trova nella Marcia per la liberazione di Ocalan e dei prigionieri Kurdi. Marcia che quest'anno è partita da Lussemburgo ed è diretta verso Metz. Dall'Alsazia si ripartirà verso Losanna in Svizzera, da li la marcia proseguirà verso Ginevra dove il 16 Febbraio è previsto un corteo europeo per denunciare l'offensiva turca in territorio Kurdo. In continuità vi è poi la chiamata sempre a livello europeo a Strasburgo prevista per il 17 Febbraio, nella stessa giornata per la medesima istanza si terrà anche una manifestazione a Roma.\r\n\r\nkurdi\r\n\r\nIntanto ricordiamo l'appuntamento torinese previsto per questa Domenica 11 Febbrai, a seguito il testo di lancio della manifestazione e il concentramento:\r\n\r\nDa ormai diversi giorni una città siriana, Afrin, si trova sotto i bombardamenti dell'aviazione turca assieme alle campagne circostanti, con esiti umanitari e sanitari disastrosi. Centinaia tra morti e feriti, case e distrutte, persino i campi profughi e le loro strutture sanitarie bombardati. Quel che è peggio è che l'offensiva portata avanti dalla Turchia utilizza milizie di jihadisti siriani simili a quelli dell'Isis (appartenenti ad Al-Qaeda o a gruppi analoghi), ed è rivolta contro un cantone che aderisce alla Federazione Democratica della Siria del Nord, l'unica esperienza di pace, femminismo e \u003Cmark>autogoverno\u003C/mark> uscita dall'orrore siriani di sette anni di guerra civile.\r\n\r\nNon solo: la popolazione di Afrin, assieme a quelle di Kobane e di altre zone del Rojava (il Kurdistan siriano) ha lottato duramente contro l'Isis in questi ultimi tre anni, decretandone la sconfitta totale in Siria. Di Afrin era la combattente delle Unità di protezione delle donne - Ypj che nel 2014 si sacrificò per uccidere i miliziani dell'Isis che occupavano la collina Mishtenur, a Kobane. Di Afrin sono migliaia di giovani e meno giovani, donne e uomini, curdi, arabi, ezidi e cristiani che hanno combattuto l'Isis a Gre Spi, Manbij, Tabqa, Raqqa e Deir El Zor, decretandone la sconfitta anche nell'interesse delle popolazioni europee più volte attaccate da quell'organizzazione nelle loro metropoli.\r\n\r\nLa Turchia agisce contro Afrin perché il suo governo è un governo islamista, e lo stato stesso è presieduto da un islamista, il sanguinario e brutale Tayyp Erdogan. Erdogan non può tollerare di avere un cantone femminista, socialista e democratico a ridosso dei suoi confini: pur essendo un fazzoletto di terra, grande un terzo della provincia di Torino, potrebbe ispirare idee di apertura e cambiamento anche in Turchia! Ciò che aggrava la situazione è che i carri armati e gli aerei turchi, così come i jihadisti che ne costituiscono la fantera, agiscono per conto dell'alleanza Nato di cui fa parte anche l'Italia e con armi molto spesso italiane.\r\n\r\nL'esperienza rivoluzionaria di Afrin è sotto attacco e assedio da parte di tutto e tutti, dagli islamisti jihadisti alla Turchia, dagli Stati Uniti che cinicamente stanno a guardare dopo aver approfittato del valore delle Unità di protezione popolare - Ypg e delle Forze Siriane Democratiche curdo-arabe, che ora difendono Afrin con grande dedizione e valore, per sconfiggere l'Isis, fino alla Russia dell'infido Putin che ha ritirato i suoi militari d'interposizione nella zona per far spazio ai bombardamenti di Erdogan.\r\n\r\nFermiamo il massacro di Afrin!\r\nScendiamo in piazza per la Siria del Nord e per la sua rivoluzione\r\nSosteniamo la resistenza delle Ypj-Ypg e delle Forze Siriane Democratiche\r\n\r\nConcentramento in piazza Carlo Felice h 14\r\nDomenica 11 febbraio 2018",[303],{"field":108,"matched_tokens":304,"snippet":300,"value":301},[37],{"best_field_score":243,"best_field_weight":244,"fields_matched":115,"num_tokens_dropped":52,"score":245,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":52},6646,{"collection_name":63,"first_q":37,"per_page":23,"q":37},7,{"facet_counts":310,"found":346,"hits":347,"out_of":529,"page":115,"request_params":530,"search_cutoff":41,"search_time_ms":26},[311,325],{"counts":312,"field_name":323,"sampled":41,"stats":324},[313,315,317,319,321],{"count":113,"highlighted":314,"value":314},"anarres",{"count":115,"highlighted":316,"value":316},"metix flow",{"count":115,"highlighted":318,"value":318},"Radio Borroka",{"count":115,"highlighted":320,"value":320},"Macerie su macerie",{"count":115,"highlighted":322,"value":322},"il colpo del strega","podcastfilter",{"total_values":26},{"counts":326,"field_name":40,"sampled":41,"stats":344},[327,328,329,331,333,334,336,338,340,342],{"count":157,"highlighted":18,"value":18},{"count":157,"highlighted":37,"value":37},{"count":115,"highlighted":330,"value":330},"IS",{"count":115,"highlighted":332,"value":332},"mgf",{"count":115,"highlighted":185,"value":185},{"count":115,"highlighted":335,"value":335},"isis",{"count":115,"highlighted":337,"value":337},"islam",{"count":115,"highlighted":339,"value":339},"stati di guerra",{"count":115,"highlighted":341,"value":341},"cobane. cabilia",{"count":115,"highlighted":343,"value":343},"mutilazioni genitali femminili",{"total_values":345},50,19,[348,393,431,460,482,507],{"document":349,"highlight":369,"highlights":383,"text_match":110,"text_match_info":392},{"comment_count":52,"id":350,"is_sticky":52,"permalink":351,"podcastfilter":352,"post_author":314,"post_content":353,"post_date":354,"post_excerpt":355,"post_id":350,"post_modified":356,"post_thumbnail":357,"post_title":358,"post_type":359,"sort_by_date":360,"tag_links":361,"tags":365},"11009","http://radioblackout.org/podcast/no-future-crisi-del-sistema-politico-e-prospettive-di-esodo/",[314],"La crisi di un sistema politico che riesce solo ad escogitare nuovi modi di riprodurre se stesso è uno spettacolo che va in onda tutti i giorni. Sempre più noioso, ripetitivo, inutile.\r\n\r\nLa revisione del Porcelllum, la legge elettorale che blinda le liste e moltiplica gli eletti di chi vince è, in questo senso, esemplare. Le scelte dei partiti variano in base ai sondaggi per le prossime elezioni: è il trionfo del “no future”, la spazzatura istituzionale che si mostra nuda e senza vergogna. Il re che passeggia senza abiti per la città non svela nulla che tutti non sappiano già.\r\n\r\nLa risposta alla crisi del sistema – se dobbiamo credere ai sondaggi – è quella del buffone che si fa re. L’immagine si deforma, l’invettiva sostituisce l’argomentazione, tutti sono una piazza ma quella piazza ha un solo volto. Un solo ghigno. L’immagine più accattivante è quella del comico che nuota nello stretto. Come resistere alla tentazione di sovrapporgli le bracciate di Benito Mussolini o quelle di Mao nello Yang-tse? Populismo, demagogia, linguaggio “popolare” (Bossi però si sarebbe risparmiato di fingere cultura citando il punto G).\r\n\r\nTutto questo però convoglia un desiderio di partecipazione autentico, che rimanda ad un rifiuto forte del sistema politico odierno.\r\n\r\nD’altra parte i risultati delle elezioni siciliane paiono alludere ad un forte straniamento da tutti i percorsi della rappresentanza. Questi risultati forse mettono in campo un desiderio di uscita da percorsi istituzionali. Un altrove che non c’è. È possibile che tanti siano personaggi in cerca di autore, è anche possibile che si aprano spazi per la sperimentazione di percorsi di autogoverno e autogestione della società.\r\nParimenti interessanti sono le pratiche concrete di esodo dal quadro istituzionale messe in campo dai movimenti di resistenza alla devastazione ambientale e allo sperpero di risorse.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Massimo Varengo di Milano e Salvo Vaccaro di Palermo\r\n\r\nAscolta la chiacchierata con Massimo: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/2012-11-09-il-nodo-della-politica-varengo.mp3|titles=2012 11 09 il nodo della politica varengo]\r\ne quella con Salvo: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/2012-11-02-vaccaro-elezioni-siciliane.mp3|titles=2012 11 02 vaccaro elezioni siciliane]\r\n\r\nScarica gli audio: 1 - 2","11 Novembre 2012","La crisi di un sistema politico che riesce solo ad escogitare nuovi modi di riprodurre se stesso è uno spettacolo che va in onda tutti i giorni. Sempre più noioso, ripetitivo, inutile.\r\nI risultati delle elezioni siciliane, non meno delle spinte autogestionarie che emergono dai movimenti di resistenza alle grandi opere, mettono in campo un desiderio di partecipazione autentico, che rimanda ad un rifiuto forte del sistema politico odierno.\r\nAscolta la chiacchierata con Massimo: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/2012-11-09-il-nodo-della-politica-varengo.mp3|titles=2012 11 09 il nodo della politica varengo]\r\ne quella con Salvo: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/2012-11-02-vaccaro-elezioni-siciliane.mp3|titles=2012 11 02 vaccaro elezioni siciliane]\r\n","2018-10-17 23:00:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/9-200x110.png","No future. 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Il re che passeggia senza abiti per la città non svela nulla che tutti non sappiano già.\r\n\r\nLa risposta alla crisi del sistema – se dobbiamo credere ai sondaggi – è quella del buffone che si fa re. L’immagine si deforma, l’invettiva sostituisce l’argomentazione, tutti sono una piazza ma quella piazza ha un solo volto. Un solo ghigno. L’immagine più accattivante è quella del comico che nuota nello stretto. Come resistere alla tentazione di sovrapporgli le bracciate di Benito Mussolini o quelle di Mao nello Yang-tse? Populismo, demagogia, linguaggio “popolare” (Bossi però si sarebbe risparmiato di fingere cultura citando il punto G).\r\n\r\nTutto questo però convoglia un desiderio di partecipazione autentico, che rimanda ad un rifiuto forte del sistema politico odierno.\r\n\r\nD’altra parte i risultati delle elezioni siciliane paiono alludere ad un forte straniamento da tutti i percorsi della rappresentanza. 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Da allora lo stile del professore è cambiato: messe da parte le vesti del tecnico autorevole e pacato, ha indossato i panni del leader responsabile ma deciso, che ha un percorso proprio e nessuna alleanza precostituita.\r\nCon buona pace del PD che ha finito con il recitare la parte del fidanzato cornuto e geloso che non può fare a meno dell’amata. Un stile che non attira certo i voti. L’esperto di comunicazione di Bersani non è certo all’altezza di quelli di Monti. I manifesti elettorali in stile vecchio apparatnik su sfondo grigio topo portano sfiga solo a vederli.\r\nMeglio, decisamente meglio, Berlusconi, che tira fuori tutto il proprio repertorio di gag, frizzi e lazzi, sparandole sempre più grosse ma toccando in una frase il cuore di tanti. La restituzione dell’IMU è come la lotteria: tutti sanno che vincere è improbabile, ma la sola possibilità fa vendere milioni di biglietti.\r\nMaroni e i suoi arrancano ma non sono da meno. Hanno riaperto i cassetti e sparato tutte le vecchie cartucce. Promettono di tagliare le tasse e di aumentare le pensioni, rispolverano il federalismo fiscale hard. Fanno una campagna vecchio stile. I consiglieri comunali bolognesi fanno pulizia (etnica) all’ospedale di Bologna, Maroni fa finta di non essere stato al governo sino a ieri.\r\nUn miraggio è meglio del conto dal droghiere, delle bollette da pagare, del lavoro che non c’è, della precarietà che è meglio del nulla.\r\nPer gli ammalati di nuovismo, forse la più grave delle malattie novecentesche, l’offerta varia tra giustizialisti populisti e giustizialisti d’antan.\r\nIl Grillo urlante sogna un Berlusconi/Pinocchio trascinato via dai carabinieri, a Ingroia i panni del giudice stanno sin troppo bene: non deve certo far fatica a entrare nel personaggio.\r\nSin qui il marketing. Ossia il 90% di quello che c’é.\r\n\r\nChi scrive non sa come andranno le elezioni, ma sa già chi è il vincitore morale di questa partita elettorale.\r\nQuando si dimise, poco più di un anno fa, diversi editorialisti scrissero che era finita un’epoca, che il berlusconismo era morto. Un anno dopo, persino se dovesse perdere malamente le elezioni, Berlusconi avrebbe vinto, perché la sua Italia è più viva che mai.\r\nSe la Milano di Craxi era da bere, l’Italia di Berlusconi è da mangiare, digerire, sputare per poi affondare nuovamente i denti nella carne viva.\r\nA tanti anni da tangentopoli, quando gli ingenui pensarono che le inchieste del pool di “mani pulite” avrebbero creato la via giudiziaria al rinnovamento morale, sappiamo che quelle inchieste furono lo strumento per esodare in fretta e furia un blocco politico che, caduto il muro di Berlino, aveva perso ogni ragion d’essere. Il Novecento era finito, i partiti novecenteschi, fatti di grandi apparati, di amici/compagni/camerati, di strutture pesanti e idee che plasmavano di se il mondo non servivano più. La nuova Italia era stata svezzata ed era pronta a fare il salto nell’era del just in time, delle televendite, della libertà fatta di casalinghe che si calavano le mutande in TV, dei sogni confezionati da specialisti dell’immagine e consumati in un minuto.\r\nVolgare, grezzo, ma vitale, Berlusconi inaugurò uno stile politico che si confondeva, a volte persino anticipava l’Italia gridata e scorreggiona che esplose in televisione.\r\nI politici della prima repubblica parlavano e vestivano come mummie in grigio, solo ai sindacalisti era concesso togliere la giacca, gridare, mostrare l’ascella pezzata.\r\nIl corpo, negato, ingessato, smaterializzato, dimenticato fa irruzione nella scena politica mutandola di segno. Persino il papa si adegua, inaugurando l’anno santo del 2000 con una mantellina da arlecchino con gli strass.\r\nNella concretezza dello scontro di classe l’era Berlusconiana porta a termine il regolamento di conti intrapreso da Bettino Craxi, l’unico leader della Prima Repubblica che si lascia alle spalle la questione della mediazione politica tra le “parti sociali”.\r\nGli ammortizzatori servono quando il conflitto sociale è tanto forte da mettere in gioco l’esistenza stessa di un sistema politico e sociale basato sul diritto alla proprietà privata. In un mondo diviso in blocchi, con un partito comunista forte come il PCI, la socialdemocrazia era la miglior garanzia di mantenimento del capitalismo. Ma. La socialdemocrazia costa e ai padroni non piace spendere per\r\ntenere buoni i lavoratori: appena possibile passano all’attacco.\r\n\r\nCome tutti sanno Berlusconi non ha regnato ininterrottamente, perché una legislatura e mezza se l’è fatta anche il centro-sinistra. Peccato che i più non si siano accorti della differenza, al di là dei circoli ristretti dove si spartiscono nomine e benefici.\r\nBerlusconi viene obbligato ad abdicare perché il mantenimento del blocco sociale che lo sostiene non consente la rapida attuazione di politiche di contenimento del debito pubblico, che oltre a colpire i salariati, stringano in una morsa anche la parte bassa del ceto medio. Berlusconi non poteva permettersi di reintrodurre la tassa sulla casa o di toccare ancora le pensioni. Monti, l’uomo delle banche, invece sì. Il partito democratico si accoda nella speranza di poter andare al governo, facendo fare ad altri il lavoro sporco.\r\nNel gioco delle tre carte che ciascuno fa credendo di sapere dove sia quella giusta, esce fuori il Jolly che le scompagina. Mario Monti si butta e prova a scavarsi un proprio ambito di potere, muovendosi con accortezza, per fungere da ago della bilancia.\r\nMonti, come Bersani, Ingroia e, in parte, anche Maroni, sono comunque irretiti dalla tela di ragno di una strategia di marketing politico che ha bisogno del corpo dei leader per poter incarnare i sogni e le favole che vende. Oggi sarebbe impossibile immaginare un manifesto con il simbolo del partito e uno slogan, come ai tempi della prima repubblica.\r\nOggi serve una faccia, un corpo, che riempia di se la scena vuota di un’agire politico che si riproduce eguale da una legislatura all’altra.\r\nÈ il trionfo del berlusconismo, dello spettacolo che si fa politica.\r\nChi poteva interpretare meglio questa parte di un attore? Negli Stati Uniti negli anni ottanta ne scelsero uno serioso e di second’ordine come Ronald Reagan.\r\nIn Italia il ruolo tocca ad un comico. L’unico capace di riempire la scena saturandola di se, facendone un tutt’uno con se stesso. Nei manifesti dell’M5S il suo faccione deborda, il suo grido esplode in faccia a chi guarda.\r\nGrillo è come il vinile, ricercato come i mobili di legno della nonna dopo l’overdose dei ripiani di formica e delle sedie di plastica. Guida spirituale, guru, caudillo, Grillo “ha sempre ragione”, come un padre amoroso che consiglia, incoraggia, sorregge, protegge i suoi figli. Finché obbediscono. Poi sono schiaffoni, e, nei casi estremi, la cacciata dalla famiglia.\r\nGrillo, una sorta di Juan Peron post moderno, rappresenta l’apoteosi della politica post ideologica, mettendo insieme illusione partecipativa e il dirigismo più esasperato, corteggia i movimenti localisti e fa dichiarazioni razziste, vuole moralizzare la politica, tagliando stipendi e privilegi, ma gioca il proprio ruolo di garante per decidere, senza confronto alcuno, la linea politica del “suo” movimento.\r\nQuando parla le piazze si riempiono di spettatori, che vanno via appena prendono la parola i candidati, meri fantocci all’ombra del conducator.\r\nLa sinistra che ama la democrazia partecipativa, il commercio equo, che guevara sulle magliette, la fiom e la mamma ha provato a giocare la carta della costruzione dal basso di un “soggetto politico nuovo” sin dalla scorsa primavera, quando nacque il cartello di A.L.B.A. Lo scopo era contrastare il M5S sul terreno della giustizia e della democrazia dal basso. L’operazione ha mostrato la sua povertà quando dalle chiacchiere si è passati alle liste. L’accozzaglia dei vari Ferrero, Diliberto, Di Pietro ha riproposto sotto altra veste gli stessi partiti che avevano sostenuto le scelte più antipopolari del governo Prodi. Le anime più sensibili di Alba si sono sfilate dall’operazione “Rivoluzione civile”, il gioco delle poltrone è andato avanti.\r\n\r\nPresto la campagna elettorale finirà. Non ci vuole una sfera di cristallo per indovinare che il nuovo governo, chiunque vinca e persino se non vincesse nessuno, metterà in campo altri tagli ai servizi ed un ulteriore affondo sul fronte del lavoro, riaprendo l’agenda nel medesimo punto dove l’ha chiusa Monti.\r\nOggi più che mai la partita vera o si gioca altrove o non si gioca. La scommessa della partecipazione diretta, dell’apertura di spazi politici non statali, si pratica nella materialità delle lotte. Quando il dominio si palesa in tutta la propria crudezza o si fugge o si resiste. Nella resistenza si apre la possibilità di costruire spazi per una ri-appropriazione dal basso della politica. Lì nascono assemblee permanenti, libere repubbliche, zone temporaneamente autonome dove si sperimenta la una sottrazione dall’istituito che non è esodo, né marginalità ma concreta, seppur parziale, secessione simbolica e materiale dal controllo dello Stato e dalla logica feroce del profitto.","20 Febbraio 2013","2018-10-17 23:00:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/02/Yo-no-voto-590x400-color-200x110.jpg","Grillo, Pinocchio e gli altri",1361386260,[405,66,406,407],"http://radioblackout.org/tag/autogestione/","http://radioblackout.org/tag/elezioni/","http://radioblackout.org/tag/no-voto/",[409,37,410,411],"autogestione","elezioni","no voto",{"tags":413},[414,416,418,420],{"matched_tokens":415,"snippet":409,"value":409},[],{"matched_tokens":417,"snippet":87,"value":87},[37],{"matched_tokens":419,"snippet":410,"value":410},[],{"matched_tokens":421,"snippet":411,"value":411},[],[423],{"field":40,"indices":424,"matched_tokens":425,"snippets":427,"values":428},[115],[426],[37],[87],[87],{"best_field_score":112,"best_field_weight":113,"fields_matched":115,"num_tokens_dropped":52,"score":430,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":52},"578730123365711977",{"document":432,"highlight":444,"highlights":452,"text_match":241,"text_match_info":457},{"comment_count":52,"id":433,"is_sticky":52,"permalink":434,"podcastfilter":435,"post_author":314,"post_content":436,"post_date":437,"post_excerpt":58,"post_id":433,"post_modified":438,"post_thumbnail":439,"post_title":440,"post_type":359,"sort_by_date":441,"tag_links":442,"tags":443},"80032","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-3-febbraio-antimilitarismo-anarchia-e-autogoverno-appello-per-il-25-febbraio-la-lotta-di-cospito/",[314],"ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/2023-02-03-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\n12 febbraio. Assemblea antimilitarista a Massenzatico\r\nL’assemblea antimilitarista, costituitasi a Milano nell’ottobre del 2021, è una rete di gruppi, collettivi, assemblee che si confrontano e si coordinano per costruire percorsi condivisi di informazione e lotta.\r\nPer un bilancio del percorso anche in vista dell’appuntamento del 12 febbraio ne abbiamo parlato con Federico\r\n\r\nA un anno dall’invasione russa dell’Ucraina che ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa, ovunque assistiamo ad una crescente corsa al riarmo, all'aumento delle spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni belliche, con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale sulle vite di noi tutti.\r\nGuerre e conflitti insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. Il rischio di una guerra su scala planetaria è una possibilità concreta.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\nAppello per la piazza antimilitarista del 25 febbraio\r\n\r\nAnarchia e autogoverno\r\nSpesso, e di questi tempi sempre più di frequente, c’è chi equipara l’anarchia ad un eterno caos che solo lo stato può frenare. Un modo per criminalizzare e ridicolizzare il movimento anarchico, descritto spesso nella forbice del feroce terrorista o dell’ingenuo utopista. Maschere costruite per esorcizzare il rischio che il mondo in cui siamo forzati a vivere non sia più considerato come il migliore.\r\nL’approccio anarchico alla questione del conflitto, proprio perché rifugge costitutivamente dalla prospettiva terrificante di una società pacificata dalla violenza statale, si interroga e prova a praticare percorsi di gestione del conflitto libertari, non coercitivi, sia sul piano dell’autogestione delle lotte, che nelle dinamiche dell’autogoverno.\r\nUn percorso non facile eppure necessario. Non per caso molti anarchici oggi come in passato hanno scelto di sperimentare relazioni politiche non autoritarie all’interno di organizzazioni anarchiche, dove si pratica il confronto, si cerca la sintesi nell’autonomia dei gruppi e dei singoli. Anarchia e organizzazione sono il punto di partenza e di approdo di un percorso di libertà che si propone all’intera società.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Codello\r\n\r\nCospito. 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Il movimento anarchico nelle lotte per l’emancipazione sociale in Russia”.\r\nEnzo Papa, traduttore e curatore del testo, lo presenterà a Torino giovedì 20 (il 19 sarà a Reggio Emilia, il 21 a Milano, il 22 a Pordenone).\r\nCi siamo collegati con Enzo Papa che ci ha anticipato alcuni temi di cui discuteremo nelle presentazioni. \r\n\r\nRojava. Le ragioni per sostenere il confederalismo democratico\r\n“Negli ultimi anni, il Rojava, una regione autonoma nel nord della Siria, si è caratterizzato per un esperimento importante di autogoverno – basato sui principi del confederalismo democratico – dando una risposta innovativa alle sfide politiche, sociali ed economiche che ha affrontato e affronta la regione, soprattutto in un contesto di guerra e instabilità, come quello che caratterizza il Medio Oriente.”\r\nQuesto l’incipit del testo diffuso dalla Federazione Anarchica Milanese.\r\nIl 15 febbraio ci sono state manifestazioni a Milano e a Roma\r\n\r\nI movimenti di opposizione politica e sociale negli Stati Uniti\r\nNelle ultime settimane abbiamo in più occasioni parlato del ciclone Trump e delle conseguenze dirette delle sue prime settimane alla Casa Bianca.\r\nOggi spostiamo l’attenzione sui movimenti, la cui vivacità è cresciuta negli ultimi anni e oggi si trovano di fronte una sfida molto forte.\r\nLa deportazione dei migranti, i tagli alla spesa sociale, il via libera alle violenze fasciste e razziste, il rischio di ulteriore escalation bellica, l’attacco alla libertà delle donne e di tutte le soggettività non conformi alla norma eteropatriarcale, attacco alla libertà di insegnamento, disegnano il quadro inquietante di una potenza che teme il declino e punta tutto su identitarismi e guerra.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\n\r\nCon i disertori russi e ucraini\r\nFermiamo la guerra dall'Ucraina a Gaza, dal Sudan al Kurdistan, dallo Yemen al Congo…\r\nSono passati tre anni dall’accelerazione violenta della guerra impressa dall’invasione russa dell’Ucraina ed il conflitto si inasprisce sempre di più. \r\nLe guerre insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. 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Il movimento anarchico nelle lotte per l’emancipazione sociale in Russia” di Volin, edizioni Zero in Condotta.\r\n\r\nVolin, anarchico, tra i protagonisti della rivoluzione russa, ci restituisce l'immagine viva di una rivoluzione sociale, in cui la dimensione autogestionaria e libertaria dei Soviet viene soffocata a poco a poco dalla dittatura bolscevica. Non senza una forte resistenza.\r\n\r\nIl teorico e rivoluzionario anarchico, Vsevolod Michajlovič Eichenbaum, detto Volin, racconta la storia della Rivoluzione russa dal 1825 al 1939, con i suoi due sommovimenti del 1905 e del 1917, che egli ha vissuto come militante attivamente impegnato negli eventi. Potendo disporre di documenti e testimonianze di prima mano, Volin descrive, dal punto di vista anarchico – con lucidità e con rara finezza d’analisi -, tutto il processo del movimento rivoluzionario russo, dalla nascita dei Soviet all’annientamento del movimento anarchico da parte dello stalinismo passando per l’ascesa al potere dei bolscevichi, la rivolta dei marinai di Kronstadt o ancora l’epopea insurrezionale di Nestor Machno.\r\n\r\nIl libro, oltre che alle presentazioni, lo trovate alla FAT oppure può essere richiesto a http://www.zeroincondotta.org/\r\n\r\nSabato 22 febbraio\r\na tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina\r\nGiornata di informazione e lotta antimilitarista\r\nCon i disertori russi e ucraini per un mondo senza frontiere\r\nore 11\r\npresidio antimilitarista al Balon\r\n\r\nA-Distro e SeriRiot\r\nogni mercoledì\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30\r\nper info scrivete a fai_torino@autistici.org\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFB\r\n@senzafrontiere.to/\r\n\r\nTelegram\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","19 Febbraio 2025","2025-02-19 01:34:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/2025-02-11-manif-volin-to-color.-2-200x110.jpg","Anarres del 14 febbraio. 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A Gaza, dopo 14 mesi di massacri, la tregua è sempre più fragile: gli Stati Uniti soffiano sul fuoco spingendo per la pulizia etnica e la deportazione dei gazawi. Se si aggiungono il conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi gli attacchi turchi in Rojava, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano, il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità reale.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\nIl 22 febbraio giornata di lotta alla guerra e a chi la arma\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nGiovedì 20 febbraio\r\nore 21\r\ncorso Palermo 46 - Torino \r\nGli anarchici nella rivoluzione russa\r\n\r\nEnzo Papa, traduttore e curatore dell’edizione italiana, presenta il libro: “La rivoluzione sconosciuta. 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Potendo disporre di documenti e testimonianze di prima mano, Volin descrive, dal punto di vista anarchico – con lucidità e con rara finezza d’analisi -, tutto il processo del movimento rivoluzionario russo, dalla nascita dei Soviet all’annientamento del movimento anarchico da parte dello stalinismo passando per l’ascesa al potere dei bolscevichi, la rivolta dei marinai di Kronstadt o ancora l’epopea insurrezionale di Nestor Machno.\r\n\r\nIl libro, oltre che alle presentazioni, lo trovate alla FAT oppure può essere richiesto a http://www.zeroincondotta.org/\r\n\r\nSabato 22 febbraio\r\na tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina\r\nGiornata di informazione e lotta antimilitarista\r\nCon i disertori russi e ucraini per un mondo senza frontiere\r\nore 11\r\npresidio antimilitarista al Balon\r\n\r\nA-Distro e SeriRiot\r\nogni mercoledì\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30\r\nper info scrivete a fai_torino@autistici.org\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFB\r\n@senzafrontiere.to/\r\n\r\nTelegram\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[479],{"field":108,"matched_tokens":480,"snippet":476,"value":477},[37],{"best_field_score":243,"best_field_weight":244,"fields_matched":115,"num_tokens_dropped":52,"score":245,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":52},{"document":483,"highlight":498,"highlights":503,"text_match":241,"text_match_info":506},{"comment_count":52,"id":484,"is_sticky":52,"permalink":485,"podcastfilter":486,"post_author":487,"post_content":488,"post_date":489,"post_excerpt":58,"post_id":484,"post_modified":490,"post_thumbnail":491,"post_title":492,"post_type":359,"sort_by_date":493,"tag_links":494,"tags":496},"86689","http://radioblackout.org/podcast/metix-flow-26-gennaio-24-i-morti-starnutiscono-parte-1/",[316],"metrixflow","I compagni e le compagne zapatiste hanno annunciato che il cambiamento dell'organizzazione dell'autonomia zapatista è iniziata anzi è già in corso.\r\n\r\nLo hanno fatto tramite 20 comunicati usciti a fine 2023 e tramite i festeggiamenti per i 30 anni dall'insurrezione del 1994.\r\n\r\nGrazie a Marco, Marquito e Giorgio, in questa prima puntata abbiamo incominciato a parlare dei comunicati, della \"tormenta\" che aggredisce sempre di più le comunità, della nuova forma di autogoverno e delle terre \"in comune\" .\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/metix-flow-del-26-gennaio-2024.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui potete trovare i comunicati\r\n\r\nhttps://chiapasbg.com/\r\n\r\nVi aspettiamo per la seconda parte venerdì prossimo.","27 Gennaio 2024","2024-01-27 23:26:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/chiapas-4-017-e1706394333226-200x110.jpg","Metix Flow 26 gennaio 24 - I morti starnutiscono? 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Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/2022-09-23-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nDisertiamo le urne!\r\nCambiano i governi, restano sfruttamento, oppressione, carovita, sfratti, guerra.\r\nLe elezioni sono una delega in bianco a gente che ha il solo scopo di restare al potere, appoggiando gli interessi dei ricchi e dei potenti che li sostengono.\r\nQuesta volta c’è il rischio che trovino ascolto gli appelli al “voto utile” in una risibile crociata antifascista di fronte alla vittoria che i sondaggi attribuiscono a Fratelli d’Italia. Come se i fascisti non avessero mai governato nel nostro paese, come se le politiche securitarie con le quali chiedono consenso non fossero state attuate con altrettanta solerzia dal centrosinistra, come se i pentastellati e le varie formazioni della diaspora comunista non avessero votato per grandi opere, centri di detenzione per migranti, militari per le strade e guerra. La Lega, formazione populista di estrema destra, è il partito che ha governato di più negli ultimi 28 anni. I fascisti di Fratelli d’Italia sono stati parte integrante di tutti i governi di centrodestra.\r\nVa da se che la mera astensione dal voto non basta. Occorre dare concretezza alla prospettiva di autogoverno dal basso attraverso assemblee territoriali e percorsi di autogestione conflittuale con l’esistente che creino le condizioni per cacciare padroni e governanti!\r\nNe abbiamo discusso con Francesco Fricche\r\n\r\nVerso la Free(k) Pride\r\nFrocie, mostrә, devianti! La freek attraverserà le strade di Torino anche quest'a(n)no nella sua versione autunnale, e anche quest'anno attraverseremo le strade con i nostri corpi e le nostre menti eccedenti, non conformi alla norma. Una norma ciseteropatriarcale, repressiva, capitalista, colonialista in cui non ci riconosciamo.\r\nPERCHÉ L'8 OTTOBRE?\r\nDal 6 al 9 ottobre si terrà a Torino il meeting annuale della European Pride Organizers Association (associazione che riunisce i comitati organizzatori dei pride europei filo-istituzionali). Il modello verso il quale si muovono queste organizzazioni è un modello di fare pride istituzionalizzato, ripulito, sponsorizzato, recintato. 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In altri termini verranno potenziate le antenne e le apparecchiature che assicurano al Pentagono la trasmissione degli ordini di guerra nucleare.\r\nLa possibilità di un’escalation bellica devastante è sempre più forte. Sempre più urgente è rinforzare l’opposizione alla guerra e al militarismo. Partendo da casa nostra. A Torino, in piazza Graf, c’è uno stabilimento della Collins Aerospace.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 24 settembre\r\nore 17\r\npunto info sulle missioni militari all’estero in via Po 16 \r\n\r\nLunedì 26 settembre\r\nore 10,30\r\npunto info sulle missioni militari all’estero al Campus, lungo Dora Siena 100 A\r\n\r\nVenerdì 30 settembre\r\n40 anni di anarchia\r\nore 20,30\r\nCena vegan per i primi 40 anni dello spazio anarchico di corso Palermo 46 \r\nBenefit lotte sociali ed antimilitariste\r\nper prenotazioni:\r\nantimilitarista.to@gmail.com\r\n\r\nSabato 8 ottobre\r\nFree(k) Pride! 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