","I berberi del Rif come i Cabili?","post",1497977514,[61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/algeria/","http://radioblackout.org/tag/cabilia/","http://radioblackout.org/tag/marocco/","http://radioblackout.org/tag/rif/",[17,15,66,67],"marocco","rif",{"post_content":69,"tags":74},{"matched_tokens":70,"snippet":72,"value":73},[71],"Cabilia","dalla rivolta che scosse la \u003Cmark>Cabilia\u003C/mark>, la regione algerina abitata da","Sono passati 16 anni dalla rivolta che scosse la \u003Cmark>Cabilia\u003C/mark>, la regione algerina abitata da popolazioni di lingua e cultura berbera.\r\n\r\nLa rivolta scattata nel Rif marocchino da maggio, che qualcuno ha paragonato a quella del 2011 in Tunisia, pare invece l'eco di quella algerina di inizio secolo.\r\n\r\nIl Rif è la regione più povera e ribelle del regno del Marocco. All'inizio del secolo scorso Abd-el-Krim al Chattaabi, guidò una rivolta berbera, che tenne in scacco per anni le due Francia e Spagna.\r\n\r\nRegione montuosa del nord del paese, è una delle parti più povere del regno di Mohammed VI, dove la rivolta cova sotto le ceneri.\r\n\r\nLa scintilla della rivolta è stata la morte di un venditore abusivo di pesce, stritolato intenzionalmente nel camion dell'immondizia nel quale era stato gettata la merce che gli era stata sequestrata. L'uomo aveva sfidato le autorità a macinarlo con il pesce ed è stato accontentato.\r\nLe immagini di questa morte crudele e ingiusta hanno innescato una rivolta che dura.\r\n\r\nI rivoltosi non hanno un progetto politico e sociale di vasto respiro. Le lotte si dipanano intorno ad alcuni obiettivi precisi: lavoro, centri culturali, scuole, fine della corruzione e della disoccupazione.\r\nObiettivi che rendono simile questa rivolta del Rif alla lotta dei berberi della \u003Cmark>Cabilia\u003C/mark> che, abbandonate aspirazioni stataliste, diedero vita a percorsi di autonomia e federalismo.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, un torinese di origine cabila.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2017 06 20 rif karim",[75,77,80,82],{"matched_tokens":76,"snippet":17},[],{"matched_tokens":78,"snippet":79},[15],"\u003Cmark>cabilia\u003C/mark>",{"matched_tokens":81,"snippet":66},[],{"matched_tokens":83,"snippet":67},[],[85,90],{"field":35,"indices":86,"matched_tokens":87,"snippets":89},[19],[88],[15],[79],{"field":91,"matched_tokens":92,"snippet":72,"value":73},"post_content",[71],578730123365712000,{"best_field_score":95,"best_field_weight":96,"fields_matched":97,"num_tokens_dropped":47,"score":98,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,2,"578730123365711978",{"document":100,"highlight":126,"highlights":150,"text_match":93,"text_match_info":156},{"cat_link":101,"category":102,"comment_count":47,"id":103,"is_sticky":47,"permalink":104,"post_author":50,"post_content":105,"post_date":106,"post_excerpt":53,"post_id":103,"post_modified":107,"post_thumbnail":108,"post_thumbnail_html":109,"post_title":110,"post_type":58,"sort_by_date":111,"tag_links":112,"tags":122},[44],[46],"71349","http://radioblackout.org/2021/10/algeria-la-memoria-negata/","La guerra in Algeria stava avviandosi alla fine. Il braccio di ferro militare era a favore dell’esercito francese, ma il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) algerino aveva segnato dei punti, aprendo un fronte interno alla stessa Francia. Il 17 ottobre, l’FLN lanciò un appello per manifestare a Parigi contro il coprifuoco etnico imposto agli algerini nella capitale francese. Il prefetto Papon, su ordine del presidente De Gaulle, non esitò a massacrare i manifestanti inermi. Non si è mai saputo il numero esatto dei morti, ma pare che il bilancio sia stato di oltre duecento persone. Questa strage è stata negata per decenni nonostante la Senna, in cui erano stati gettati tanti cadaveri, li restituisse agli occhi della “patria dei diritti umani”. Uno dei tanti crimini che segnarono quasi otto anni di guerra di indipendenza in Algeria, dove il ricorso alla tortura e alle uccisioni extragiudiziali fu sistematico.\r\nDomenica scorsa Macron ha provato maldestramente a metterci una pezza, riconoscendo pubblicamente gli orrori commessi nel cuore di Parigi. Macron è in grande difficoltà politica con il governo algerino, dopo alcune dichiarazioni giudicate offensive e per le quali l’Algeria ha deciso il ritiro dell’ambasciatore e il divieto di sorvolo per i velivoli militari francesi diretti in Mali e Niger. La partita tra Francia e l’Algeria è decisamente complessa e va ben al di là degli opposti nazionalismi, per investire direttamente questioni cruciali come il rifiuto dell’Algeria di accettare Jihadisti con passaporto francese e con il ruolo strategico dell’Algeria per il controllo del Sahel.\r\n\r\nCe ne ha parlato Karim Metref, insegnante, blogger di origine Cabila\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/2021-10-18-metref-algeria.mp3\"][/audio]","19 Ottobre 2021","2021-10-19 16:42:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/maxresdefault-e1634654545631-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"129\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/maxresdefault-e1634654545631-300x129.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/maxresdefault-e1634654545631-300x129.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/maxresdefault-e1634654545631-1024x440.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/maxresdefault-e1634654545631-768x330.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/maxresdefault-e1634654545631-100x44.jpg 100w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/maxresdefault-e1634654545631.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Algeria. 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La versione ufficiale sulla sua morte parla di infezione polmonare. L’organizzazione Reporter senza frontiere ha chiesto l’apertura di un’inchiesta.\r\n\r\nLa vicenda, presentata come ennesimo caso di repressione della libertà di parola, ha contorni decisamente diversi.\r\n\r\nMohamed Tamalt, il blogger morto in galera a 42 anni, era un attivista islamista radicale. Non è finito nei guai con la magistratura algerina per i suoi articoli, ma per aver pubblicato su facebook violenti attacchi, anche personali, nei confronti di esponenti dell'entourage del presidente Abdelaziz Bouteflika, che probabilmente gliel’hanno giurata. Corrotti e potenti non hanno tollerato critiche feroci rivolte anche ai propri familiari.\r\nIl fratello di Tamalt, l'ultimo a vederlo vivo qualche mese fa, segnalava ferite alla testa del blogger islamista.\r\nÈ quindi probabile che sia morto per i maltrattamenti subiti in carcere.\r\nTamalt faceva parte di una formazione, per fortuna ancora minoritaria, che mescola religione e nazionalismo, lontana quindi dalle internazionali islamiste come Al Queda o Isis o la Fratellanza musulmana, ma non meno pericolosa per la libertà di uomini e donne in Algeria. Un paese dove, vent’anni dopo la guerra civile, nessuno ha pagato per le atrocità commesse sia dall’esercito che dai tagliagole islamici. L’islam radicale è stato sconfitto militarmente, ma è riuscito a modellare il costume specie nelle campagne e nelle regioni più povere. Nelle grandi città l’islamizzazione della società non è riuscita.\r\n\r\nSul piano sociale le conquiste dei lavoratori algerini sono state fatte a pezzi negli ultimi vent’anni.\r\n\r\nLa situazione politica è in stallo. Il presidente Bouteflika, pur malato ed anziano, si appresta a correre per il suo quarto mandato. La politica istituzionale algerina sembra mummificata come il presidente, debole ma inamovibile, perché il suo clan e il blocco di potere a lui collegato non riesce ad esprimere una personalità altrettanto carismatica.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, blogger, insegnante di origine kabila.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-12-13-karimmetref-giornalistaalgeria","13 Dicembre 2016","2016-12-16 12:22:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/ghardaia-770x375-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"146\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/ghardaia-770x375-300x146.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/ghardaia-770x375-300x146.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/ghardaia-770x375-768x374.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/ghardaia-770x375.jpg 770w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Algeria. 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Il Marocco è fuori da quest'organismo in quanto vi è ammessa una rappresentanza del popolo saharawi, che lotta per l'indipendenza da Rabat ma ancora non l'ha ottenuta.\r\nA partire da questo spunto ospitiamo per la seconda volta in studio un compagno berbero che sviluppa il discorso della lotta dei popoli indigeni delle varie regioni del Nord Africa (Rif, Cabilia, Sahara, Azawad etc.), per un territorio libero dagli stati e dai governi arabi spesso complici del colonialismo occidentale. 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Il cerchio intorno a Kobane si sta stringendo, l'offensiva dell'IS, bene armato e deciso a farla finita con l'unica esperienza di autogoverno territoriale laica, femminista, egualitaria in medio oriente, stringe d'assedio la città.\r\nGli esponenti della comunità curda nel nostro paese ieri - con una mossa disperata - hanno protestato dentro Montecitorio, denunciando il sostegno attivo della Turchia all'IS. Si sono guadagnati una pacca sulla spalla dal parlamentare incaricato di rassicurarli sul nulla.\r\nOggi con 298 voti a favore e 98 contrari il Parlamento di Ankara autorizza le truppe turche a condurre operazioni di terra, in Iraq e Siria, contro lo Stato Islamico (Isis) e il regime di Bashar Assad aprendo un nuovo capitolo del conflitto in corso in Medio Oriente.\r\nIl provvedimento lascia intravede in filigrana i reali obiettivi di Erdogan, che riconferma la propria attitudine espansionista in chiave neottomana.\r\nIl governo ottiene «per il periodo di un anno» l’autorizzazione a compiere interventi «contro gruppi terroristi in Siria ed Iraq» al fine di «creare zone sicure per i profughi dentro la Siria» e «proteggerle con delle no fly zone», oltre a poter «addestrare e provvedere logistica e armamenti all’Esercito di liberazione siriano» ovvero i ribelli filo-occidentali.\r\nInutile ricordare che il PKK e le YPG sono per la Turchia e gli Stati Uniti organizzazioni \"terroriste\", le uniche che si sono battute sia contro il regime di Assad sia contro l'Is e le brigate quaediste Al Nusra.\r\nDifficile dubitare che il governo turco interverrà quando l'IS avrà massacrato la popolazione di Kobane e distrutto l'autogoverno in questo cantone. Le frontiere con la Turchia sono serrate. Si aprono varchi qua e là nelle zone dove i guerriglieri del PKK e i solidali libertari arrivati dalle zone turcofone riescono a imporlo. Non per caso il ministro della Difesa turco, Ismet Yilmez, ha dichiarato «non siamo tenuti a prendere iniziative immediate».\r\n\r\nL'agenzia Reuters ha raggiunto telefonicamente il \"capo\" delle forze di autodifesa curde, Esmat al-Sheikh. La sua testimonianza è terribile: \"La distanza tra noi e i jihadisti è meno di un chilometro. Ci troviamo in un'area piccola e assediata. Nessun rinforzo ci ha raggiunto e il confine con la Turchia è chiuso\". \"Cosa mi aspetto? - si chiede il comandante - Uccisioni generalizzate, massacri e distruzione. Siamo bombardati da carri armati, artiglieria, razzi e mortai\".\r\nNei loro comunicati le milizie curde negano in parte questo scenario. Secondo i media ufficiali del PKK e delle YPG e osservatori kobane sarebbe ancora sotto il controllo delle YPG. Questa notte e questa mattina ci sono stati bombardamenti con mortai pesanti da parte dell'ISIS, ieri i tentativi di ieri di entrare a Kobane sono stati frustrati dalla resistenza da parte delle YPG e\r\nalmeno due tank del'IS sono andati distrutti.\r\nLa partita militare vede una netta superiorità militare dell'IS, che è dotata di artiglieria, mentre le YPG hanno solo armi leggere e armamento anticarro di squadra (nei video si vedono RPG 5 e 7, diverse fonti dicono che hanno anche dei MILAN, che sono molto più moderni degli RPG 5). Finché gli islamisti stanno al di fuori Kobane possono attaccare con artiglieria di medio calibro, mortai da 80 e forse obici da 105 M 777 howitzer (americani, catturati in iraq). In città la situazione sarebbe (o già è) diversa: qui si troverebbbero a fronteggiare una guerra urbana dove chi attacca è in pesante svantaggio tattico, con i carri MBT bloccati nelle vie strette ed esposti al tiro, impossibilitati ad usare artiglieria media per evitare perdite da fuoco amico. Inoltre li miliziani delle YPG hanno dichiarato che piuttosto di cadere prigionieri preferiscono prendere una granata e farsi saltare sotto i carri nemici.\r\nNei giorni scorsi un corrispondente de La Stampa a da una cittadina oltre la frontiera turca, riportava la testimonianza di un guerrigliero curdo di Kobane che negava che i bombardieri statunitensi e britannici avessero agito nella zona.\r\nL'IS, lautamente finanziata prima dai sauditi, poi dal Quatar, appoggiata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati nella NATO è diventata ingombrante ma è ancora utile.\r\nI cavalieri di Montezuma sui loro tornado arriveranno - se arriveranno - quando i coltelli dei Jhaidisti saranno affondati nella carne viva degli uomini, delle donne, dei bambini di Kobane.\r\nNel nostro paese ben pochi colgono la posta in gioco. Certa sinistra stalinista non trova di meglio che appoggiare chiunque si opponga a Bashar al Assad trasformato in campione di un'improbabile medioriente \"socialista\", ma non esitano a sostenere chiunque sia nemico degli Stati Uniti. Chi sa? Oggi che il fronte delle alleanza sta subendo una brusca virata potrebbero trovare simpatici i salafiti con il coltello. D'altra parte sono gli stessi che sostengono il governo ferocemente confessionale di Hamas.\r\n\r\nRaccontare quello che succede, cercando di ricostruire gli eventi tramite fonti dirette, non è facile ma è più che mai necessario, perché il sudario del silenzio non avvolga la resistenza in Rojava.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, torinese di origine kabila, scrittore, blogger, insegnante, che nei giorni del rapimento del turista francese poi sgozzato dall'IS nel Maghreb si trovava in visita ai parenti nel proprio paese natale a pochi chilometri dal luogo del rapimento.\r\nLa sua testimonianza ci restituisce un'immagine molto diversa da quella proiettata dai media main stream.\r\nL'Is nel Maghreb è erede diretta di Al Quaeda nel Maghreb, a sua volta figlia delle formazioni salafite che hanno insanguinato l?Algeria per dieci lunghi anni.\r\nFormazioni che il governo di Bouftelika ufficialmente avversa ma nei fatti copre. In Kabilia molti sono convinti dell'ambiguità di formazioni i cui capi provenivano tutti dai paracadutisti, unità d'elite dell'esercito algerino, ancora oggi asse portante del potere nel paese, nonostante il ridimensionamento imposto da Bouftelika. Catturati tutti e tre dai gruppi di autodifesa popolare sorti nei villaggi più esposti ai loro attacchi, sono liberi e non sono mai stati processati dallo Stato algerino. Più che legittimo il sospetto che le formazioni della guerriglia salafita sulle montagne della Kabilia siano un ottimo pretesto per mantenere forte la pressione in questa regione dove la ribellione cova ancora sotto la cenere.\r\nLe analogie con il Rojava, sia pure meno drammatiche, sono molto forti.\r\n\r\nAscolta la diretta di Anarres con Karim:\r\n\r\n2014 10 03 karim metref is algeria kobane\r\n\r\nRingraziamo \"lorcon\" per le i dati sullo scenario militare a Kobane","3 Ottobre 2014","2018-10-17 22:59:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/rojava-200x110.jpg","L'agonia di Kobane. 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