","Braccianti e solidalx in lotta tra repressione e regolarizzazione","post",1590685429,[63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/braccianti/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/regolarizzazione/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/saluzzo/",[15,12,69,70,18],"regolarizzazione","repressione",{"post_content":72},{"matched_tokens":73,"snippet":76,"value":77},[74,23,74,75],"di","lavoro","mobilitazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> chi vive in \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> e ghetti, lavora nelle campagne","\"Pronto un maxi-piano \u003Cmark>di\u003C/mark> controlli per i 'migranti della frutta' \u003Cmark>di\u003C/mark> Saluzzo: in campo anche l’Esercito\" titolano i giornali della Granda, descrivendo la militarizzazione del territorio saluzzese legata ad un piano \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo del territorio in vista della prossima stagione della frutta. In campo Esercito, Polizia locale, Penitenziaria e la PolFer nelle stazioni ferroviarie. I controlli saranno a tappeto, tanto dentro il territorio comunale, con una sorveglianza speciale nell’area del Foro Boario, dove storicamente hanno trovato un rifugio \u003Cmark>di\u003C/mark> fortuna le centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> migranti sfruttati nelle campagne, quanto nei comuni e territori limitrofi. Quest’anno, con la chiusura sia del dormitorio temporaneo allestito dal Comune, che delle altre forme \u003Cmark>di\u003C/mark> sistemazione precaria prima presenti sul territorio, per i braccianti migranti si prospetta ancora più povertà, precarietà, criminalizzazione, repressione.\r\n\r\nNel frattempo, continua la criminalizzazione delle lotte bracciantili e della solidarietà, come si legge in un comunicato del Comitato Lavoratori delle Campagne: \"Nella giornata \u003Cmark>di\u003C/mark> domenica 24 maggio è arrivata la quinta richiesta \u003Cmark>di\u003C/mark> foglio \u003Cmark>di\u003C/mark> via per una compagna che aveva partecipato al blocco del Porto \u003Cmark>di\u003C/mark> Gioia Tauro il 6 dicembre scorso, e una denuncia per il presidio tenutosi il 15 febbraio a Foggia quando la Ministra Lamorgese inaugurava la locale sezione della DIA. In entrambi i casi, si trattava delle mobilitazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> chi vive in \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> e ghetti, lavora nelle campagne e dal 2015 scende in strada per chiedere i documenti, i contratti, le case, i trasporti.\"\r\nAscolta l'aggiornamento \u003Cmark>di\u003C/mark> una compagna questa mattina ai microfoni:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/campagne2-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIn un articolo titolato \"Operai agricoli, virus e regolarizzazione\", si legge: \"A quasi due mesi da quando le associazioni degli agricoltori hanno iniziato ad agitare lo spettro degli “scaffali vuoti” per carenza \u003Cmark>di\u003C/mark> manodopera stagionale nelle raccolte, il governo italiano sembra deciso a metterci una pezza con una sanatoria ad hoc. In questo lasso \u003Cmark>di\u003C/mark> tempo, il dibattito sul tema è stato fitto e acceso. Da ogni parte (esponenti politici, sindacali e del mondo agricolo in primis) sono rimbalzate cifre allarmanti: 370.000 operai in meno nel comparto, e cioè, statistiche alla mano, l’intera compagine dei lavoratori stranieri in agricoltura. (...) Se considerare la sanatoria in arrivo – senz’altro insufficiente a garantire l’intera platea \u003Cmark>di\u003C/mark> irregolari, e in ogni caso per nulla risolutiva rispetto alla gestione delle politiche migratorie – unicamente come effetto delle rivendicazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> chi vive nei ghetti e lavora nelle campagne italiane sarebbe illudersi, non si può d’altra parte ignorare il ruolo che sicuramente queste battaglie vi hanno giocato.\"\r\n\r\nAbbiamo quindi cercato \u003Cmark>di\u003C/mark> mettere in evidenza le luci e le ombre della sanatoria 2020 e al contempo dipanare la matassa dell'attuale composizione della manodopera sfruttata nel comparto agricolo, per commentare la richiesta padronale dei cd. \"corridoi verdi\" dall'Europa dell'Est. Proprio mentre, in Germania, lavoratori e lavoratrici stagionali, principalmente provenienti dalla Romania hanno manifestato contro lo sfruttamento nella raccolta \u003Cmark>di\u003C/mark> asparagi e fragole.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/campagne-2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[79],{"field":80,"matched_tokens":81,"snippet":76,"value":77},"post_content",[74,23,74,75],1736172819517014000,{"best_field_score":84,"best_field_weight":85,"fields_matched":86,"num_tokens_dropped":49,"score":87,"tokens_matched":88,"typo_prefix_score":49},"3315704397824",14,1,"1736172819517014129",3,{"document":90,"highlight":104,"highlights":109,"text_match":82,"text_match_info":112},{"cat_link":91,"category":92,"comment_count":49,"id":93,"is_sticky":49,"permalink":94,"post_author":52,"post_content":95,"post_date":96,"post_excerpt":55,"post_id":93,"post_modified":97,"post_thumbnail":98,"post_thumbnail_html":99,"post_title":100,"post_type":60,"sort_by_date":101,"tag_links":102,"tags":103},[45],[48],"55229","http://radioblackout.org/2019/09/manifestazione-braccianti-a-borgo-mezzanone/","Stamattina manifestazione dei braccianti di Borgo Mezzanone (Foggia), contro la situazione di precarietà e sfruttamento a cui sono costretti. Ascolta la diretta con uno dei dimostranti:\r\n\r\nborgomezzanone\r\n\r\nDi seguito una parte del loro comunicato, reperibile integralmente sul sito\r\n\r\nhttp://campagneinlotta.org/da-foggia-un-messaggio-al-nuovo-governo-nessuna-pace-a-chi-ci-fa-la-guerra/\r\n\r\nOggi, lunedì 2 settembre 2019, scioperiamo insieme, italiani e immigrati: chi vive e lavora nei numerosi ghetti del foggiano accanto a chi vive e lavora in diverse città d’Italia e d’Europa.\r\nScioperiamo per dire basta a un sistema che ci sfrutta e ci soffoca sempre più velocemente.\r\nNoi immigrati, qui nella provincia di Foggia come nel resto di Italia e d’Europa, siamo sottoposti a continue violenze e a un pervasivo sfruttamento che riguarda ogni aspetto della nostra esistenza.\r\nMolti di noi non hanno il permesso di soggiorno, complici tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi vent’anni e gli accordi europei sul controllo delle frontiere esterne. Anzi, con la nuova legge sull’immigrazione voluta da Salvini ci troviamo nuovamente costretti a comprare contratti e residenze, in nome di una presunta regolarità che comunque ci fa lavorare senza ricevere i contributi e le minime tutele e perdipiù ci costringe a pagare per qualsiasi cosa. Proprio per dire basta a questo continuo ricatto oggi abbiamo deciso di occupare tutti insieme la sede della Commissione Territoriale che si trova dentro il CARA di Borgo Mezzanone, perché prima di tutto abbiamo bisogno di quel pezzo di carta che ci può dare la possibilità di andare anche altrove e provare ad avere una vita più felice e libera di questa.\r\n\r\nVogliamo dire al governo che si insedierà nei prossimi giorni o settimane che devono tenere conto delle nostre condizioni e delle nostre richieste. Sappiamo molto bene di essere manodopera indispensabile per questo paese, soprattutto in agricoltura, lavorando più di 10 ore al giorno per paghe da fame e nella maggior parte dei casi non ricevendo quanto previsto dai contratti nazionali e provinciali rispetto al vitto, il trasporto e la casa. Negli ultimi dieci anni, in risposta alle numerose manifestazioni e proteste che abbiamo portato avanti – non solo qui nel foggiano, ma in tutta Italia, dalla Piana di Gioia Tauro, alla provincia di Cuneo così come a Metaponto – per vivere in case normali, abbiamo ricevuto un’unica tragica opzione: violenti sgomberi e campi di lavoro iper-controllati. Da anni denunciamo e lottiamo contro le terribili condizioni di vita a cui siamo costretti, all’interno di container circondati da reti e telecamere (dove può entrare solo chi è in possesso di un permesso di soggiorno e chi lavora in campagna, escludendo quindi centinaia di uomini e donne). Dopo le passerelle e i proclami di politici e sindacati, sono stati dimenticati in fretta i nostri fratelli e le nostre sorelle morti sulle strade o arsi vivi nei ghetti di questo paese.","2 Settembre 2019","2019-09-02 14:19:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/09/13663238-593x443-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"224\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/09/13663238-593x443-300x224.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/09/13663238-593x443-300x224.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/09/13663238-593x443.jpg 593w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Manifestazione braccianti a Borgo Mezzanone",1567433955,[],[],{"post_content":105},{"matched_tokens":106,"snippet":107,"value":108},[23,74,75],"tragica opzione: violenti sgomberi e \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> iper-controllati. 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Peccato che il razzismo faccia parte della storia italiana fin dalla nascita dello Stato nazione, come una linea nera che attraversa la questione meridionale, le conquiste e i massacri coloniali, l’antisemitismo e la discriminazione contro i e le rom. E a partire dagli anni 80 colpisce senza sosta le persone migranti (dall’Africa ma anche dall’Asia e dall’Europa dell’est) con omicidi, violenze di ogni sorta, rappresaglie. Perdipiù, come anche i fatti di Macerata hanno dimostrato, il razzismo è sempre anche una questione di sessismo. Non solo le donne migranti, in quanto donne, subiscono una doppia violenza. L’odio razzista si fonda su una concezione delle donne come vittime passive, da proteggere e controllare in quanto emblemi e matrici della nazione o della razza, da un lato – o, se straniere o ribelli, come oggetti di brutalità e consumo usa e getta, dall’altra.\r\n\r\nLa lotta dei lavoratori e delle lavoratrici migranti delle campagne, in Puglia come in Calabria e altrove, non diversamente dalle storie dei e delle migranti più in generale, racconta però un altro aspetto del razzismo. Quello degli spari e delle percosse non è che la punta dell’iceberg di un fenomeno ben più profondo e strutturale: le politiche migratorie e quelle sull’asilo che negano, limitano e tolgono in qualsiasi momento l’accesso alla casa, al lavoro, ai documenti e ai servizi; la discriminazione e la destinazione ai lavori più precari, pericolosi e malpagati, i ghetti e i campi di lavoro, i centri di espulsione e di accoglienza. Tutto questo è razzismo, anche se legale e democratico.\r\n\r\nNon si tratta quindi di episodi sporadici né delle “gesta di un folle”: è qualcosa che succede quotidianamente e dappertutto, nell’ infantilizzazione e criminalizzazione delle persone richiedenti asilo, negli sfratti e nelle espulsioni, così come nello sfruttamento estremo che sta alla base della filiera agro-industriale. E non è neppure un problema di semplice ignoranza da risolvere con l’educazione alla diversità e le cene interetniche: è una faccenda di potere e di profitto, che riguarda tutte e tutti. I fatti delle ultime settimane, dagli attacchi fascisti e razzisti alla repressione brutale dello stato e alle dichiarazioni di chi ha raccolto voti fomentando l’odio e la violenza, dimostrano quanto sia urgente una riflessione molto più ampia sulle origini e le pratiche del razzismo e del sessismo in Italia, dalle istituzioni alle strade, contro cui ci si deve organizzare in maniera compatta. E soprattutto dimostrano come razzismo e sessismo siano uno strumento indispensabile sia per mantenere saldo il controllo dello stato sui cittadini, attraverso misure di sicurezza sempre più serrate e repressione, che per salvaguardare gli interessi del capitale che sullo sfruttamento dei lavoratori basa il suo profitto.\r\n\r\nLottare contro tutto ciò non è facile. Come Rete Campagne in lotta, crediamo che sia indispensabile partire dalle lotte reali delle persone che subiscono il razzismo, sostenere le loro pratiche di autorganizzazione e metterle in comunicazione le une con le altre. Soprattutto oggi, quando “l’antirazzismo democratico” della sinistra istituzionale e associativa mostra tutta la sua ambiguità e inutilità, o peggio ancora cerca di bloccare le rivolte perché cominciano a mettere a rischio i loro privilegi, come abbiamo visto a Firenze e come vediamo da anni nelle campagne del sud con la finta “lotta al caporalato” e la vittimizzazione dei lavoratori in funzione di pratiche assistenzialiste e neo-colonialiste messe in atto da sindacati e associazioni.\r\nUna linea, speriamo, si sta forse tracciando: da una parte, questi individui che si svegliano una volta all’anno quando ci scappa il morto, e chiedono pieni di indignazione non di abbattere ma di riformare e perfezionare l’accoglienza “degna”, le prigioni per migranti, o al massimo di sistemare un po’ la legge sulla cittadinanza o quella sul caporalato. Dall’altra parte ci sta chi crede che combattere contro il razzismo significa combattere contro le frontiere e lo sfruttamento, per le case e i documenti per tutte e tutti.\r\n\r\nI lavoratori e le lavoratrici delle campagne lottano tutti i giorni per sopravvivere e per inceppare questi meccanismi di discriminazione, malgrado le condizioni terrificanti in cui sono costretti-e a vivere. Continuano ad organizzarsi e a ribellarsi nonostante abitino in container, tende, baracche o in centri sotto stretta sorveglianza, spesso senza acqua corrente né elettricità, senza documenti e subendo gli abusi costanti della polizia, lavorando fino allo stremo per un pugno di euro. Contano anche loro le vittime della violenza razzista, di cui però nessuno parla. Sare Mamoudou, ammazzato per il furto di un melone a Foggia il 22 settembre 2015; Sekine Traoré, ucciso per mano di un carabiniere l’8 giugno 2016 alla tendopoli di San Ferdinando ; Mamadou Konate e Nouhou Doumbia, morti il 3 marzo 2017 nell’incendio del Ghetto di Rignano sotto sgombero; Becky Moses, anche lei morta in un incendio, a San Ferdinando, il 20 gennaio 2018. La lista è tragicamente lunga, perché si muore tutti i giorni sulle strade, sul lavoro, nei ghetti – e anche queste morti sono frutto del razzismo, quello istituzionale.\r\n\r\nQuesti lavoratori e lavoratrici hanno organizzato per lunedì 19 marzo una manifestazione a Foggia, per rivendicare ancora una volta: documenti, un lavoro regolare e una casa. E scenderanno in piazza anche con l’intenzione di raccontare la loro verità e produrre una narrazione diversa da quella che i media danno degli immigrati in Italia. Nè criminali nè vittime, i lavoratori e lavoratrici delle campagne sono compagni e compagne che lottano anche per noi e che dobbiamo sostenere.\r\n\r\nContro questo razzismo strutturale che divide e che uccide, oggi più che mai, utilizziamo l’arma della solidarietà, sosteniamo i percorsi di autorganizzazione, schieriamoci dalla parte delle rivolte che nascono ogni giorno.\r\n\r\nVi aspettiamo a Foggia, dove porteremo la voce di ogni piazza in cui ci si sta organizzando contro fascismo, sessismo e razzismo.\r\n\r\n \r\n\r\nfoggia\r\n\r\nResoconto del corteo:\r\n\r\nIl corteo si è mosso dalla stazione ed è stato marcato da continui interventi e dal protagonismo di chi, in campagna, vive e lavora in condizioni di grave precarietà e sfruttamento. I/le migranti presenti, e in particolare una agguerrita componente di donne, hanno voluto comunicare alla cittadinanza foggiana che la loro lotta è una lotta di tutti e tutte, che solo unendosi e sostenendo chi combatte per condizioni di vita migliori si potranno cambiare i rapporti di forza ed avere la meglio su chi si arricchisce sulla vita delle persone. I problemi dovuti alla mancanza di casa, di lavoro, alle condizioni ormai diffuse di povertà sono spesso comuni a italiani e immigrati: è necessario quindi uno sforzo comune per riconoscere che il vero nemico sono le istituzioni e il sistema capitalistico che sfrutta e mantiene nell’illegalità. L’intento è stato quello di rovesciare la narrazione dominante del razzismo istituzionale che sempre più spinge a credere che gli immigrati siano il problema e i responsabili di un momento di difficoltà per tutti e tutte. Non sono mancate alcune reazioni positive e di sostegno da parte dei passanti, a dimostrazione del fatto che una genuina pratica antirazzista non può che passare dalla presa di parola diretta di chi il razzismo lo subisce tutti i giorni nei campi, nelle questure, nei centri di accoglienza e nelle strade di tutto il paese.\r\n\r\nIl corteo ha raggiunto la prefettura dove siamo riuscite/i a strappare un tavolo con il commissario straordinario nominato dal governo, il prefetto, il capo dell’ufficio immigrazione e la vice questore, e la presidente della commissione territoriale per l’asilo. Riguardo ai documenti è stata riconfermata apertura e disponibilità nel proseguire il processo di regolarizzazione, anche se questo accordo è stato spesso disatteso, vedremo cosa succede.\r\n\r\nAlla limitatezza delle promesse si è aggiunta l’incapacità e la mancanza di volontà di agire sui problemi strutturali; la “soluzione magica” che i rappresentanti del governo propongono è quella delle tendopoli e dei campi di lavoro stile Rosarno, secondo una logica militare-umanitaria che, oltre ad essere di per sé una soluzione disumanizzante, ha fallito ovunque sia stata già sperimentata. Oltre a questo, non è stata persa l’occasione per presentare la nuova Rete del lavoro agricolo di qualità, remake di trovate molto simili delle precedenti amministrazioni regionali puntualmente fallite, presentate come soluzioni alla piaga del caporalato e che passano per la logica della premialità alle aziende virtuose, dimostrandosi perdenti e miopi in partenza. Come i lavoratori e le lavoratrici sanno bene, per spezzare l’intera catena dello sfruttamento, che parte dalla GDO e finisce nei campi, non bastano specchietti per le allodole che assicurano soltanto visibilità politica a chi le propone, ma sono necessari documenti e contratti di lavoro regolari, che garantiscano la libertà di circolazione e di autodeterminazione della propria vita, e la possibilità di lavorare senza subire il ricatto dello sfruttamento.\r\n\r\nNon possiamo che continuare a rivendicare con forza documenti per tutte e tutti, contratti, trasporti e case normali. Sappiamo che c’è ancora tanto da fare di fronte alla crudeltà e all’ipocrisia delle istituzioni! Le nostre richieste sono chiare, l’unica strada è l’autorganizzione, continueremo a lottare!\r\n\r\nWe need yes!","21 Marzo 2018","2018-03-21 17:23:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/noborder-foggia-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"163\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/noborder-foggia-300x163.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/noborder-foggia-300x163.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/noborder-foggia-200x110.jpg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/noborder-foggia.jpg 576w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Foggia antirazzista, antisessista e antifascista",1521653035,[],[],{"post_content":129},{"matched_tokens":130,"snippet":131,"value":132},[23,74,75,74],"malpagati, i ghetti e i \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>, i centri \u003Cmark>di\u003C/mark> espulsione e"," \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nDopo le sparatorie \u003Cmark>di\u003C/mark> Macerata e Firenze, c’è ancora chi discute se l’Italia sia o meno un paese razzista. Peccato che il razzismo faccia parte della storia italiana fin dalla nascita dello Stato nazione, come una linea nera che attraversa la questione meridionale, le conquiste e i massacri coloniali, l’antisemitismo e la discriminazione contro i e le rom. E a partire dagli anni 80 colpisce senza sosta le persone migranti (dall’Africa ma anche dall’Asia e dall’Europa dell’est) con omicidi, violenze \u003Cmark>di\u003C/mark> ogni sorta, rappresaglie. Perdipiù, come anche i fatti \u003Cmark>di\u003C/mark> Macerata hanno dimostrato, il razzismo è sempre anche una questione \u003Cmark>di\u003C/mark> sessismo. Non solo le donne migranti, in quanto donne, subiscono una doppia violenza. L’odio razzista si fonda su una concezione delle donne come vittime passive, da proteggere e controllare in quanto emblemi e matrici della nazione o della razza, da un lato – o, se straniere o ribelli, come oggetti \u003Cmark>di\u003C/mark> brutalità e consumo usa e getta, dall’altra.\r\n\r\nLa lotta dei lavoratori e delle lavoratrici migranti delle campagne, in Puglia come in Calabria e altrove, non diversamente dalle storie dei e delle migranti più in generale, racconta però un altro aspetto del razzismo. Quello degli spari e delle percosse non è che la punta dell’iceberg \u003Cmark>di\u003C/mark> un fenomeno ben più profondo e strutturale: le politiche migratorie e quelle sull’asilo che negano, limitano e tolgono in qualsiasi momento l’accesso alla casa, al \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>, ai documenti e ai servizi; la discriminazione e la destinazione ai lavori più precari, pericolosi e malpagati, i ghetti e i \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>, i centri \u003Cmark>di\u003C/mark> espulsione e \u003Cmark>di\u003C/mark> accoglienza. Tutto questo è razzismo, anche se legale e democratico.\r\n\r\nNon si tratta quindi \u003Cmark>di\u003C/mark> episodi sporadici né delle “gesta \u003Cmark>di\u003C/mark> un folle”: è qualcosa che succede quotidianamente e dappertutto, nell’ infantilizzazione e criminalizzazione delle persone richiedenti asilo, negli sfratti e nelle espulsioni, così come nello sfruttamento estremo che sta alla base della filiera agro-industriale. E non è neppure un problema \u003Cmark>di\u003C/mark> semplice ignoranza da risolvere con l’educazione alla diversità e le cene interetniche: è una faccenda \u003Cmark>di\u003C/mark> potere e \u003Cmark>di\u003C/mark> profitto, che riguarda tutte e tutti. I fatti delle ultime settimane, dagli attacchi fascisti e razzisti alla repressione brutale dello stato e alle dichiarazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> chi ha raccolto voti fomentando l’odio e la violenza, dimostrano quanto sia urgente una riflessione molto più ampia sulle origini e le pratiche del razzismo e del sessismo in Italia, dalle istituzioni alle strade, contro cui ci si deve organizzare in maniera compatta. E soprattutto dimostrano come razzismo e sessismo siano uno strumento indispensabile sia per mantenere saldo il controllo dello stato sui cittadini, attraverso misure \u003Cmark>di\u003C/mark> sicurezza sempre più serrate e repressione, che per salvaguardare gli interessi del capitale che sullo sfruttamento dei lavoratori basa il suo profitto.\r\n\r\nLottare contro tutto ciò non è facile. Come Rete Campagne in lotta, crediamo che sia indispensabile partire dalle lotte reali delle persone che subiscono il razzismo, sostenere le loro pratiche \u003Cmark>di\u003C/mark> autorganizzazione e metterle in comunicazione le une con le altre. Soprattutto oggi, quando “l’antirazzismo democratico” della sinistra istituzionale e associativa mostra tutta la sua ambiguità e inutilità, o peggio ancora cerca \u003Cmark>di\u003C/mark> bloccare le rivolte perché cominciano a mettere a rischio i loro privilegi, come abbiamo visto a Firenze e come vediamo da anni nelle campagne del sud con la finta “lotta al caporalato” e la vittimizzazione dei lavoratori in funzione \u003Cmark>di\u003C/mark> pratiche assistenzialiste e neo-colonialiste messe in atto da sindacati e associazioni.\r\nUna linea, speriamo, si sta forse tracciando: da una parte, questi individui che si svegliano una volta all’anno quando ci scappa il morto, e chiedono pieni \u003Cmark>di\u003C/mark> indignazione non \u003Cmark>di\u003C/mark> abbattere ma \u003Cmark>di\u003C/mark> riformare e perfezionare l’accoglienza “degna”, le prigioni per migranti, o al massimo \u003Cmark>di\u003C/mark> sistemare un po’ la legge sulla cittadinanza o quella sul caporalato. Dall’altra parte ci sta chi crede che combattere contro il razzismo significa combattere contro le frontiere e lo sfruttamento, per le case e i documenti per tutte e tutti.\r\n\r\nI lavoratori e le lavoratrici delle campagne lottano tutti i giorni per sopravvivere e per inceppare questi meccanismi \u003Cmark>di\u003C/mark> discriminazione, malgrado le condizioni terrificanti in cui sono costretti-e a vivere. Continuano ad organizzarsi e a ribellarsi nonostante abitino in container, tende, baracche o in centri sotto stretta sorveglianza, spesso senza acqua corrente né elettricità, senza documenti e subendo gli abusi costanti della polizia, lavorando fino allo stremo per un pugno \u003Cmark>di\u003C/mark> euro. Contano anche loro le vittime della violenza razzista, \u003Cmark>di\u003C/mark> cui però nessuno parla. Sare Mamoudou, ammazzato per il furto \u003Cmark>di\u003C/mark> un melone a Foggia il 22 settembre 2015; Sekine Traoré, ucciso per mano \u003Cmark>di\u003C/mark> un carabiniere l’8 giugno 2016 alla tendopoli \u003Cmark>di\u003C/mark> San Ferdinando ; Mamadou Konate e Nouhou Doumbia, morti il 3 marzo 2017 nell’incendio del Ghetto \u003Cmark>di\u003C/mark> Rignano sotto sgombero; Becky Moses, anche lei morta in un incendio, a San Ferdinando, il 20 gennaio 2018. La lista è tragicamente lunga, perché si muore tutti i giorni sulle strade, sul \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>, nei ghetti – e anche queste morti sono frutto del razzismo, quello istituzionale.\r\n\r\nQuesti lavoratori e lavoratrici hanno organizzato per lunedì 19 marzo una manifestazione a Foggia, per rivendicare ancora una volta: documenti, un \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> regolare e una casa. E scenderanno in piazza anche con l’intenzione \u003Cmark>di\u003C/mark> raccontare la loro verità e produrre una narrazione diversa da quella che i media danno degli immigrati in Italia. Nè criminali nè vittime, i lavoratori e lavoratrici delle campagne sono compagni e compagne che lottano anche per noi e che dobbiamo sostenere.\r\n\r\nContro questo razzismo strutturale che divide e che uccide, oggi più che mai, utilizziamo l’arma della solidarietà, sosteniamo i percorsi \u003Cmark>di\u003C/mark> autorganizzazione, schieriamoci dalla parte delle rivolte che nascono ogni giorno.\r\n\r\nVi aspettiamo a Foggia, dove porteremo la voce \u003Cmark>di\u003C/mark> ogni piazza in cui ci si sta organizzando contro fascismo, sessismo e razzismo.\r\n\r\n \r\n\r\nfoggia\r\n\r\nResoconto del corteo:\r\n\r\nIl corteo si è mosso dalla stazione ed è stato marcato da continui interventi e dal protagonismo \u003Cmark>di\u003C/mark> chi, in campagna, vive e lavora in condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> grave precarietà e sfruttamento. I/le migranti presenti, e in particolare una agguerrita componente \u003Cmark>di\u003C/mark> donne, hanno voluto comunicare alla cittadinanza foggiana che la loro lotta è una lotta \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti e tutte, che solo unendosi e sostenendo chi combatte per condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> vita migliori si potranno cambiare i rapporti \u003Cmark>di\u003C/mark> forza ed avere la meglio su chi si arricchisce sulla vita delle persone. I problemi dovuti alla mancanza \u003Cmark>di\u003C/mark> casa, \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>, alle condizioni ormai diffuse \u003Cmark>di\u003C/mark> povertà sono spesso comuni a italiani e immigrati: è necessario quindi uno sforzo comune per riconoscere che il vero nemico sono le istituzioni e il sistema capitalistico che sfrutta e mantiene nell’illegalità. L’intento è stato quello \u003Cmark>di\u003C/mark> rovesciare la narrazione dominante del razzismo istituzionale che sempre più spinge a credere che gli immigrati siano il problema e i responsabili \u003Cmark>di\u003C/mark> un momento \u003Cmark>di\u003C/mark> difficoltà per tutti e tutte. Non sono mancate alcune reazioni positive e \u003Cmark>di\u003C/mark> sostegno da parte dei passanti, a dimostrazione del fatto che una genuina pratica antirazzista non può che passare dalla presa \u003Cmark>di\u003C/mark> parola diretta \u003Cmark>di\u003C/mark> chi il razzismo lo subisce tutti i giorni nei \u003Cmark>campi\u003C/mark>, nelle questure, nei centri \u003Cmark>di\u003C/mark> accoglienza e nelle strade \u003Cmark>di\u003C/mark> tutto il paese.\r\n\r\nIl corteo ha raggiunto la prefettura dove siamo riuscite/i a strappare un tavolo con il commissario straordinario nominato dal governo, il prefetto, il capo dell’ufficio immigrazione e la vice questore, e la presidente della commissione territoriale per l’asilo. Riguardo ai documenti è stata riconfermata apertura e disponibilità nel proseguire il processo \u003Cmark>di\u003C/mark> regolarizzazione, anche se questo accordo è stato spesso disatteso, vedremo cosa succede.\r\n\r\nAlla limitatezza delle promesse si è aggiunta l’incapacità e la mancanza \u003Cmark>di\u003C/mark> volontà \u003Cmark>di\u003C/mark> agire sui problemi strutturali; la “soluzione magica” che i rappresentanti del governo propongono è quella delle tendopoli e dei \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> stile Rosarno, secondo una logica militare-umanitaria che, oltre ad essere \u003Cmark>di\u003C/mark> per sé una soluzione disumanizzante, ha fallito ovunque sia stata già sperimentata. Oltre a questo, non è stata persa l’occasione per presentare la nuova Rete del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> agricolo \u003Cmark>di\u003C/mark> qualità, remake \u003Cmark>di\u003C/mark> trovate molto simili delle precedenti amministrazioni regionali puntualmente fallite, presentate come soluzioni alla piaga del caporalato e che passano per la logica della premialità alle aziende virtuose, dimostrandosi perdenti e miopi in partenza. Come i lavoratori e le lavoratrici sanno bene, per spezzare l’intera catena dello sfruttamento, che parte dalla GDO e finisce nei \u003Cmark>campi\u003C/mark>, non bastano specchietti per le allodole che assicurano soltanto visibilità politica a chi le propone, ma sono necessari documenti e contratti \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> regolari, che garantiscano la libertà \u003Cmark>di\u003C/mark> circolazione e \u003Cmark>di\u003C/mark> autodeterminazione della propria vita, e la possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> lavorare senza subire il ricatto dello sfruttamento.\r\n\r\nNon possiamo che continuare a rivendicare con forza documenti per tutte e tutti, contratti, trasporti e case normali. Sappiamo che c’è ancora tanto da fare \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte alla crudeltà e all’ipocrisia delle istituzioni! 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Da decenni, le leggi sull’immigrazione (Turco-Napolitano prima e Bossi-Fini poi) creano precarietà, ricattabilità e morte, aizzando la guerra tra poveri, insieme a politiche securitarie di militarizzazione dei confini che passano attraverso respingimenti, deportazioni, detenzione e torture, negazione del diritto d’asilo e un sistema d’accoglienza fondato sul profitto e la segregazione. Non saranno i maggiori controlli e una restrizione ai confini a risolvere la crisi migratoria creata dalle guerre che si moltiplicano a livello globale. Solo smantellando l’attuale governo delle migrazioni e della mobilità è possibile sanare la posizione di migliaia di persone che vivono in Italia da anni, e senza permesso di soggiorno sono costretti ad un regime di sfruttamento ancora più forte. D’altra parte, è necessario garantire a tutte e tutti, a prescindere dalla provenienza e dalla condizione, l’accesso alla residenza e alle prestazioni e tutele correlate. Gli occupanti casa, come chi vive in abitazioni di fortuna, in baraccopoli o case abbandonate, per strada, sono spesso esclusi da queste garanzie.\"\r\n\r\n \r\n\r\nCon l'obiettivo di ottenere una sanatoria per i lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno; l’accesso per tutti e tutte alla residenza ed ai servizi fondamentali ad essa collegati; l'abolizione di campi di lavoro di qualsiasi natura (ghetti, tendopoli, campi container); l'apertura di canali di ingresso e transito e libertà di circolazione, contro le deportazioni interne ed internazionali, il 12 novembre a Roma è prevista una grande manifestazione nazionale. Scenderanno in piazza i braccianti della provincia di Foggia e della Piana di Gioia Tauro, i facchini della logistica di tutta Italia, gli occupanti casa, i migranti in transito respinti alle frontiere, insieme a diverse realtà politiche e sociali in lotta contro le politiche di precarizzazione e controllo della mobilità delle persone, nelle metropoli e nelle periferie. Appuntamento domani alle ore 14:00 in Piazza di Porta San Giovanni a Roma.\r\n\r\n \r\n\r\nQuesta mattina ne abbiamo parlato con Irene di Campagne in Lotta:\r\n\r\ncampagneinlottamanifestazione","11 Novembre 2016","2016-11-14 12:12:26","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/manifesto-12NOV-70x100-COLORI-001-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"212\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/manifesto-12NOV-70x100-COLORI-001-212x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/manifesto-12NOV-70x100-COLORI-001-212x300.jpg 212w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/manifesto-12NOV-70x100-COLORI-001-768x1088.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/manifesto-12NOV-70x100-COLORI-001-723x1024.jpg 723w\" sizes=\"auto, (max-width: 212px) 100vw, 212px\" />","12 novembre manifestazione nazionale contro i confini e lo sfruttamento",1478863789,[151,152,64,153,154,155],"http://radioblackout.org/tag/casa/","http://radioblackout.org/tag/confini/","http://radioblackout.org/tag/occupazioni/","http://radioblackout.org/tag/residenza/","http://radioblackout.org/tag/sfruttamento/",[157,158,12,159,160,25],"casa","confini","occupazioni","residenza",{"post_content":162},{"matched_tokens":163,"snippet":164,"value":165},[74,23,74,75,74],"ad essa collegati; l'abolizione \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> qualsiasi natura (ghetti, tendopoli,"," \r\n\r\n\"L’attuale regime \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo della mobilità è un meccanismo che produce irregolarità ed esclusione, e colpisce soggetti diversi: chi arriva da altri continenti, ma anche i migranti europei e i cittadini italiani. 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Chi ci governa lo sa bene, e affina i suoi strumenti, legali e polizieschi, per affrontare la conflittualità sociale che inevitabilmente questo scenario porta con sé… Così lo “stato di emergenza” diventa la “norma”: i poveri diventano un’oscenità da rinchiudere, la solidarietà un fastidio da annientare, il dissenso un crimine da zittire…\nInterventi:\n- Avv. Vainer Burani (Reggio Emilia), Guerra permanente e criminalizzazione del dissenso\n- Redazione di “Senza censura”, Piano carceri e dintorni…\n- Avv. Claudio Novaro (Torino), \"La potenza dei movimenti sociali, le strategie di governance del conflitto\"\n\n22,30\n\nla compagnia teatrale L’interezza non è il mio forte \n\npresenta\n\nNon avevamo paura\n\nGenova 2001. La notte del 21 luglio alla scuola diaz, un massacro istituzionale.\n\nVenerdì 4 giugno\n\n18,00 dibattito\n\nDIFESA DELLA TERRA E LOTTA ALLE NOCIVITA’\n\nLa società fondata sul mito del progresso e sullo sviluppo senza limiti sta avviandosi verso un rovinoso fallimento e inquietanti interrogativi si fanno avanti nella coscienza collettiva: che fare? Cosa succederà alle generazioni venture? Che forme prenderà il collasso del sistema?\n\nProf. Luigi Sertorio (Istituto di fisica nucleare di Torino o semplicemente Università di Torino) e Prof. Guido Cosenza (stessa cosa , ma di Napoli)\n\nDott. Roberto Topino Specialista in medicina del lavoro\ning Francesco Nannetti coordinatore Comitato Acqua Pubblica Torino\n\n22,30\n\nconcerto noise con performance murali: ………\nDAVID ET JONATHAN http://www.myspace.com/davidundjonathan\nSTRONG HAIKU http://www.myspace.com/stronghaiku\n\ni francesi disegnatori,serigrafie,manifesti,wallpainting sono:\n\nLLCOOL JO http://www.flickr.com/photos/llcooljo/\nDAVID SCOTT\nGAEL http://www.myspace.com/mauriceplavier\nPAULA H http://www.flickr.com/photos/paula-h/\n\nSabato 5 giugno\n\n18,00 dibattito\n\nMigranti e Cie Ma a cosa servono veramente i Centri dove vengono rinchiusi gli stranieri senza documenti? E che rapporto c'è tra la propaganda razzista e securitaria, il meccanismo delle espulsioni e le condizioni di vita e di lavoro nei campi e nei cantieri italiani? Ne parliamo con Marco Rovelli, autore di \"Servi. Il paese sommerso dei clandestini al lavoro\", \"Lavorare uccide\" e \"Lager italiani\". All'interno del dibattito ci sarà anche occasione di parlare con alcuni compagni emiliani del corteo indetto per il prossimo 19 giugno a Modena: un corteo contro i Cie e contro chi li gestisce, proprio nel cuore del piccolo impero misericordioso di Daniele Giovanardi\n\n22,00 LibertAria\n\nMelodie di violoncello e fisarmonica combinate con la pratica letteraria\n\n \n\nDomenica 6 giugno\n\nPomeriggio ludico per bambini: attività, merenda, giochi\n\n16,00 spazio giochi\n\n17,30 spettacolo di BURATTINI “A spasso con il mostro” (per bambini 2-7 anni), a cura delle redattrici di Radio Blackout\n\n21,00 concerto jazz con \n\nprof. Willy\n\nRamon Moro\n\nPartipilo & friends\n\nClaudio Lodati & Rossella Cangini\n\n3 ore di musica live\n\n# tutte le sere 20,30 cena e dopo gli spettacoli Piola","24 Maggio 2010","2010-05-24 19:07:27","3-4-5-6 giugno: Blackout Fest!",1274728047,[],[],{"post_content":185},{"matched_tokens":186,"snippet":187,"value":188},[74,74,75,23],"le condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> vita e \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> nei \u003Cmark>campi\u003C/mark> e nei cantieri italiani? Ne","Programma Blackout Fest \n\ndal 3 al 6 giugno 2010 in Via Antonio Cecchi 21/a\nGiovedì 3 giugno, ore 18:00\n\n\"Stato \u003Cmark>di\u003C/mark> emergenza\"\nCosì come la guerra, ormai divenuta “permanente”, la crisi economica (e sociale) è diventata l’orizzonte quotidiano con cui fare i conti. Chi ci governa lo sa bene, e affina i suoi strumenti, legali e polizieschi, per affrontare la conflittualità sociale che inevitabilmente questo scenario porta con sé… Così lo “stato \u003Cmark>di\u003C/mark> emergenza” diventa la “norma”: i poveri diventano un’oscenità da rinchiudere, la solidarietà un fastidio da annientare, il dissenso un crimine da zittire…\nInterventi:\n- Avv. Vainer Burani (Reggio Emilia), Guerra permanente e criminalizzazione del dissenso\n- Redazione \u003Cmark>di\u003C/mark> “Senza censura”, Piano carceri e dintorni…\n- Avv. Claudio Novaro (Torino), \"La potenza dei movimenti sociali, le strategie \u003Cmark>di\u003C/mark> governance del conflitto\"\n\n22,30\n\nla compagnia teatrale L’interezza non è il mio forte \n\npresenta\n\nNon avevamo paura\n\nGenova 2001. La notte del 21 luglio alla scuola diaz, un massacro istituzionale.\n\nVenerdì 4 giugno\n\n18,00 dibattito\n\nDIFESA DELLA TERRA E LOTTA ALLE NOCIVITA’\n\nLa società fondata sul mito del progresso e sullo sviluppo senza limiti sta avviandosi verso un rovinoso fallimento e inquietanti interrogativi si fanno avanti nella coscienza collettiva: che fare? Cosa succederà alle generazioni venture? Che forme prenderà il collasso del sistema?\n\nProf. Luigi Sertorio (Istituto \u003Cmark>di\u003C/mark> fisica nucleare \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino o semplicemente Università \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino) e Prof. Guido Cosenza (stessa cosa , ma \u003Cmark>di\u003C/mark> Napoli)\n\nDott. Roberto Topino Specialista in medicina del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>\ning Francesco Nannetti coordinatore Comitato Acqua Pubblica Torino\n\n22,30\n\nconcerto noise con performance murali: ………\nDAVID ET JONATHAN http://www.myspace.com/davidundjonathan\nSTRONG HAIKU http://www.myspace.com/stronghaiku\n\ni francesi disegnatori,serigrafie,manifesti,wallpainting sono:\n\nLLCOOL JO http://www.flickr.com/photos/llcooljo/\nDAVID SCOTT\nGAEL http://www.myspace.com/mauriceplavier\nPAULA H http://www.flickr.com/photos/paula-h/\n\nSabato 5 giugno\n\n18,00 dibattito\n\nMigranti e Cie Ma a cosa servono veramente i Centri dove vengono rinchiusi gli stranieri senza documenti? E che rapporto c'è tra la propaganda razzista e securitaria, il meccanismo delle espulsioni e le condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> vita e \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> nei \u003Cmark>campi\u003C/mark> e nei cantieri italiani? Ne parliamo con Marco Rovelli, autore \u003Cmark>di\u003C/mark> \"Servi. Il paese sommerso dei clandestini al \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>\", \"Lavorare uccide\" e \"Lager italiani\". All'interno del dibattito ci sarà anche occasione \u003Cmark>di\u003C/mark> parlare con alcuni compagni emiliani del corteo indetto per il prossimo 19 giugno a Modena: un corteo contro i Cie e contro chi li gestisce, proprio nel cuore del piccolo impero misericordioso \u003Cmark>di\u003C/mark> Daniele Giovanardi\n\n22,00 LibertAria\n\nMelodie \u003Cmark>di\u003C/mark> violoncello e fisarmonica combinate con la pratica letteraria\n\n \n\nDomenica 6 giugno\n\nPomeriggio ludico per bambini: attività, merenda, giochi\n\n16,00 spazio giochi\n\n17,30 spettacolo \u003Cmark>di\u003C/mark> BURATTINI “A spasso con il mostro” (per bambini 2-7 anni), a cura delle redattrici \u003Cmark>di\u003C/mark> Radio Blackout\n\n21,00 concerto jazz con \n\nprof. Willy\n\nRamon Moro\n\nPartipilo & friends\n\nClaudio Lodati & Rossella Cangini\n\n3 ore di musica live\n\n# tutte le sere 20,30 cena e dopo gli spettacoli Piola",[190],{"field":80,"matched_tokens":191,"snippet":187,"value":188},[74,74,75,23],1736172819382796300,{"best_field_score":194,"best_field_weight":85,"fields_matched":86,"num_tokens_dropped":49,"score":195,"tokens_matched":88,"typo_prefix_score":49},"3315704332288","1736172819382796401",{"document":197,"highlight":219,"highlights":240,"text_match":253,"text_match_info":254},{"cat_link":198,"category":199,"comment_count":49,"id":200,"is_sticky":49,"permalink":201,"post_author":52,"post_content":202,"post_date":203,"post_excerpt":55,"post_id":200,"post_modified":204,"post_thumbnail":205,"post_thumbnail_html":206,"post_title":207,"post_type":60,"sort_by_date":208,"tag_links":209,"tags":214},[45],[48],"60357","http://radioblackout.org/2020/05/rompere-lisolamento-e-rivendicare-un-permesso-di-soggiorno-europeo-intervista-al-coordinamento-migranti/","In questi mesi di pandemia non abbiamo smesso di lottare contro razzismo e sfruttamento. Stiamo protestando contro le squallide condizioni di vita nei centri di accoglienza e detenzione, nei foyers e negli accampamenti dove siamo esposti più di altri al rischio di contagio. Molti di noi si rifiutano di andare a lavorare senza protezione. Altri stanno tornando nel loro paese. Altri ancora si sottraggono agli accordi che alcuni governi europei stanno stipulando con paesi extraeuropei per reclutare e fornire alle imprese forza lavoro usa e getta.\r\nIn molti stiamo scioperando nelle fabbriche e nei magazzini non solo europei, insieme a chi ha la cittadinanza. Le regolarizzazioni o le richieste di manodopera dirette unicamente ai rifugiati che alcuni paesi, come il Portogallo e la Francia, hanno messo in atto, (per tutti o solo per alcuni) al fine di metterli al lavoro nei campi, i voli charter che sono stati organizzati per gli stagionali, i corridoi speciali per braccianti e badanti, e le sanatorie annunciate da diversi governi per far fronte alle esigenze produttive per noi non sono la soluzione. Non vogliamo un pezzo di carta che legalizzi il diritto a sfruttarci: vogliamo libertà di movimento, libertà dal razzismo istituzionale e dallo sfruttamento. La nostra vita non può dipendere dal legame tra documenti, lavoro e famiglia.\r\nLa pandemia ormai diffusa a livello globale sta mostrando che mentre il lavoro migrante è considerato essenziale, le vite delle donne e degli uomini migranti non sembrano esserlo. Noi migranti possiamo essere lasciati morire in mare o alle porte dell’Europa, possiamo essere rinchiusi nei centri di detenzione o di accoglienza, possiamo essere licenziati e perdere i documenti, possiamo essere lasciati in mezzo alla strada senza casa, ma il lavoro migrante viene costantemente richiesto per curare anziani, bambini e malati, per pulire le case e gli uffici, per raccogliere la frutta e la verdura prima che marcisca nei campi, per mandare avanti le fabbriche e i magazzini dove la produzione si affretta a ripartire. In Europa come in tutto il mondo,gli Stati usano la pandemia per ridurre il lavoro migrante a semplice strumento per salvare il profitto, pronto per essere spostato dove serve e solo per il tempo necessario. Le nostre vite valgono solo se arricchiamo qualcuno che non siamo noi: questo dicono le leggi nazionali sull’immigrazione, le politiche europee e gli accordi internazionali.\r\nOggi più che mai le nostre lotte non possono fermarsi ai confini e alle leggi nazionali, che ci inchiodano ai datori di lavoro, al reddito e ai ricongiungimenti famigliari. Per questo dobbiamo rompere l’isolamento delle nostre lotte: noi che i confini li abbiamo attraversati e li sfidiamo ogni giorno, non possiamo dipendere dai calcoli dei singoli governi. Già in passato abbiamo scioperato e protestato insieme in Francia, in Italia e in altri paesi europei. Oggi che gli Stati europei si accordano per intensificare lo sfruttamento del lavoro migrante e il razzismo istituzionale che lo sostiene, dobbiamo ancor di più essere in grado di parlare con una sola voce. Per chi vive da anni con un permesso di soggiorno, per chi dopo anni è ancora senza documenti, per chi li perderà a causa della pandemia, per chi è arrivato da poco e vede negata la sua richiesta d’asilo, per chi si scontra con la violenza dei confini dentro e fuori l’Europa, per chi ha subito e subisce la violenza sessuale nei campi della Libia e non solo, vogliamo un permesso di soggiorno europeo illimitato e incondizionato, svincolato da famiglia, reddito e lavoro. Contro le politiche razziste che pretendono da noi un lavoro che è sempre essenziale mentre le nostre vite possono sempre essere sacrificate, è il momento di organizzarci attraverso e oltre i confini: è il momento di affermare la nostra libertà contro lo sfruttamento.\r\nCollectif des Travailleurs Sans-Papiers de Vitry\r\n\r\nCoordinamento Migranti Bologna\r\n\r\nDurante l'intervista abbiamo parlato di questo comunicato, dell'indegna proposta di sanatoria in Itali e della manifestazione dei Sans Papier prevista per il 30 maggio in Francia.\r\n\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/cordinamento-migranti.mp3\"][/audio]\r\n\r\nhttps://coordinamentomigranti.org/","11 Maggio 2020","2020-05-11 17:54:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/lav-migr-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"170\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/lav-migr-300x170.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/lav-migr-300x170.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/lav-migr.jpg 460w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Rompere l’isolamento e rivendicare un permesso di soggiorno europeo, intervista al Coordinamento Migranti",1589219625,[210,64,211,212,213],"http://radioblackout.org/tag/coordinamento-migranti/","http://radioblackout.org/tag/permesso-di-soggiorno/","http://radioblackout.org/tag/rivendicare-un-permesso-di-soggiorno-europeo/","http://radioblackout.org/tag/rompere-lisolamento/",[215,12,216,217,218],"coordinamento migranti","permesso di soggiorno","rivendicare un permesso di soggiorno europeo","Rompere l’isolamento",{"post_content":220,"post_title":224,"tags":227},{"matched_tokens":221,"snippet":222,"value":223},[74,75,23],"solo per alcuni) al fine \u003Cmark>di\u003C/mark> metterli al \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> nei \u003Cmark>campi\u003C/mark>, i voli charter che sono","In questi mesi \u003Cmark>di\u003C/mark> pandemia non abbiamo smesso \u003Cmark>di\u003C/mark> lottare contro razzismo e sfruttamento. 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Ascoltiamo alcune delle loro voci per provare a capire meglio le loro esperienze di vita, il loro lavoro, malcontento e posizioni complesse.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Voci-dagli-agricoltori-in-protesta-pt.1_28.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 1 ore 8,30 - Voci dagli agricoltori in protesta pt.2 26 minuti [Radio Blackout]: Il 5 febbraio 2024 è iniziato a Torino Sud un presidio di agricoltori arrivati da tutto il Piemonte, in particolare dal torinese e dal cuneese, che durerà cinque giorni. Già dal primo giorno sono più di quattrocento i trattori su un campo agricolo di proprietà privata adiacente alla tangenziale. La partecipazione al presidio – organizzato in maniera autonoma dai produttori – è occasione di protesta ma anche di confronto e solidarietà. Ascoltiamo alcune delle loro voci per provare a capire meglio le loro esperienze di vita, il loro lavoro, malcontento e posizioni complesse.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Voci-dagli-agricoltori-in-protesta-pt.2_26.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 2 ore 8,30 - Ponte Radio - Balkanika 20/09/2024 97 minuti [Ponte Radio, Radio Wombat]: In questo ponte radio in quota Radio Wombat abbiamo parlato di Europa ma da punti di vista esterni e asimettrici.\r\n\r\nGli investimenti dell’Eu sulla rete ferroviaria, che si concentrano sull’alta velocità. Il dilagare dello sfruttamento lavorativo nei Balcani occidentali che si approfitta del passaggio di migranti e di lavoratori autoctoni impoveriti dal capitalismo. Breve analisi del nuovo commissario all’immigrazione dell’EU. Uno sguardo a come vivono i migranti della rotta balcanica in Bosnia, la quale si appresta a prendere più responsabilità nell’accoglienza per ingraziarsi l’Europa. L’operazione Open Balkan fallita che mostra l’inutilità di calare soluzioni dall’alto come fa L’EU ma anche che i grandi leader Balcanici lavorano solo per la propria politica interna. Aggiornamento sulla Serbia e la contestata miniera di Litio dove il presidente della repubblica ha mostrato il suo doppio volto. Leva obbligatoria, probabile ritorno in Serbia, come funziona. Infine la mossa della Romania nell’acquisto del porto fluviale Moldavo di Giurgiulesti tra Banche europee e ricerca di maggior potere nella regione.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Ponte-radio-Balkanika-20.9.2024.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 2 ore 20 - Free and easy 08/09/2024 77 minuti [Ouest Track Radio, Patryck Albert]: \"Free& Easy\" épisode 172 Dimanche 08/09/24 Patryck Albert present : intro....Who , Sir Bald & los Hairies , Mings , Beatles , Keefmen , Isaaac Rother & the Phantoms , Primitives , Pat Todd & the Rankoutsiders , Doors , J .Prozac , Grip Weeds , Flamin' Groovies , Hipbone Slim & the Kneejerks , Dirtbombs, Barrence Whitfield & his Savages , Modern Lovers , Troggs , Cynics , Miracle Workers , Alice Cooper , Dee Rangers , Flamin' Sideburns , Boeing Duvven Beautiful Soup , Paul Messis , Roson Hang up ..... Dig it or pass your way ....Dudes & Chickies !\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Free-and-easy-8.9.2024.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 2 ore 23:30 - Lama Tematica - Abominio 2004, Promo 2002 19 minuti [Lama Tematica, Radio Blackout]: Dalle ceneri dei Pankarre’, nasce Lamatematica band che aveva gia’ dimostrato di volersi dedicare con passione alla musica manifestando chiari atteggiamenti demenziali in piena contrapposizione con la “serieta’” e le inutili lotte che una fantomatica “scena” si convince di dover affrontare. I Lama Tematica portano all’estremo questo pensiero (gia’ espresso con vigore da alcune tra le band HC piu’ interessanti di Torino – e quindi d’Italia – degli anni 90), concentrando i temi esterni alla musica (liriche, grafiche, concerti) verso una dimensione ancora meno equivocabile. L’abbinamento di temi “cattivi” ad atteggiamenti assolutamente stupidi (nel senso piu’ inutile del termine) sono la maschera che il gruppo pretende gli ascoltatori superino senza fasrsi domande.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Lama-Tematica-Abominio-2004-Promo-2002_20.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 3 ore 10 - Audiodocumentario su Maria Occhipinti 40 minuti [Enrica Firrincieli]: Questa è la storia di Maria Occhipinti raccontata attraverso le voci di chi l’ha conosciuta, studiata e amata. Autrice del libro autobiografico Una donna di Ragusa, pubblicato nel 1957 con la casa editrice Landi e successivamente con altre edizioni.\r\n\r\nhttps://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/Audiodocumentario-su-Maria-OcchipintiEnrica-Firrincielli_40.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 3 ore 13,30 - Markadè un punk a New York 41 minuti [Radio Blackout] : 1972-1982. Intervista a Marco Philopat su un libro di Markadè\r\n\r\nhttps://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Markad%C3%A8-un-punk-a-New-York_25-1.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","27 Ottobre 2024","2024-11-04 19:29:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black holes dal 28 Ottobre al 3 Novembre 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\u003Cmark>di\u003C/mark> Jean-Paul Sartre.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Proiezioni-di-Sizigia-Mathieu_4.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 30 ore 8,30 - Perno Originario #4 14 minuti [Porfido]: «È polèmos (la guerra) padre \u003Cmark>di\u003C/mark> tutte le cose e \u003Cmark>di\u003C/mark> tutte il re; e gli uni rende dèi, gli altri uomini, gli uni fa schiavi, gli altri liberi». Così si legge in un frammento \u003Cmark>di\u003C/mark> Eraclito, filosofo presocratico vissuto a cavallo fra il VI e il V secolo a. C. Antica è la consapevolezza del ruolo centrale che lo scontro aperto fra raggruppamenti ostili e concorrenti gioca negli umani destini, non solo e non tanto nei suoi esiti bellici più effimeri e momentanei, ma nello sprigionare forze e passioni che in circostanze determinate facilitano il parto \u003Cmark>di\u003C/mark> una società nuova che si sviluppa nei pori \u003Cmark>di\u003C/mark> quella vecchia.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Perno-originario-n.4_14.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 30 ore 16 - Non siamo razzisti sono loro che sono neomelodici 12/4/2024 46 minuti [Radio Neanderthal]: Puntata sull'evoluzione del concetto dei gast arbeiter nato durante la germania nazista e poi normalizzato nel corso dei decenni, o forse sempre esistito e fondativo dell'Europa stessa? Il tutto condito da musiche \u003Cmark>di\u003C/mark> artisti napoletani\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/Non-siamo-razzisti-sono-loro-che-sono-neomelodici-16aprile24_46.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 31 ore 8,30 - Voci dagli agricoltori in protesta pt.1 28 minuti [Radio Blackout]: Il 5 febbraio 2024 è iniziato a Torino Sud un presidio \u003Cmark>di\u003C/mark> agricoltori arrivati da tutto il Piemonte, in particolare dal torinese e dal cuneese, che durerà cinque giorni. Già dal primo giorno sono più \u003Cmark>di\u003C/mark> quattrocento i trattori su un campo agricolo \u003Cmark>di\u003C/mark> proprietà privata adiacente alla tangenziale. La partecipazione al presidio – organizzato in maniera autonoma dai produttori – è occasione \u003Cmark>di\u003C/mark> protesta ma anche \u003Cmark>di\u003C/mark> confronto e solidarietà. Ascoltiamo alcune delle loro voci per provare a capire meglio le loro esperienze \u003Cmark>di\u003C/mark> vita, il loro \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>, malcontento e posizioni complesse.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Voci-dagli-agricoltori-in-protesta-pt.1_28.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 1 ore 8,30 - Voci dagli agricoltori in protesta pt.2 26 minuti [Radio Blackout]: Il 5 febbraio 2024 è iniziato a Torino Sud un presidio \u003Cmark>di\u003C/mark> agricoltori arrivati da tutto il Piemonte, in particolare dal torinese e dal cuneese, che durerà cinque giorni. Già dal primo giorno sono più \u003Cmark>di\u003C/mark> quattrocento i trattori su un campo agricolo \u003Cmark>di\u003C/mark> proprietà privata adiacente alla tangenziale. La partecipazione al presidio – organizzato in maniera autonoma dai produttori – è occasione \u003Cmark>di\u003C/mark> protesta ma anche \u003Cmark>di\u003C/mark> confronto e solidarietà. Ascoltiamo alcune delle loro voci per provare a capire meglio le loro esperienze \u003Cmark>di\u003C/mark> vita, il loro \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>, malcontento e posizioni complesse.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Voci-dagli-agricoltori-in-protesta-pt.2_26.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 2 ore 8,30 - Ponte Radio - Balkanika 20/09/2024 97 minuti [Ponte Radio, Radio Wombat]: In questo ponte radio in quota Radio Wombat abbiamo parlato \u003Cmark>di\u003C/mark> Europa ma da punti \u003Cmark>di\u003C/mark> vista esterni e asimettrici.\r\n\r\nGli investimenti dell’Eu sulla rete ferroviaria, che si concentrano sull’alta velocità. Il dilagare dello sfruttamento lavorativo nei Balcani occidentali che si approfitta del passaggio \u003Cmark>di\u003C/mark> migranti e \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoratori autoctoni impoveriti dal capitalismo. Breve analisi del nuovo commissario all’immigrazione dell’EU. 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Infine la mossa della Romania nell’acquisto del porto fluviale Moldavo \u003Cmark>di\u003C/mark> Giurgiulesti tra Banche europee e ricerca \u003Cmark>di\u003C/mark> maggior potere nella regione.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Ponte-radio-Balkanika-20.9.2024.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 2 ore 20 - Free and easy 08/09/2024 77 minuti [Ouest Track Radio, Patryck Albert]: \"Free& Easy\" épisode 172 Dimanche 08/09/24 Patryck Albert present : intro....Who , Sir Bald & los Hairies , Mings , Beatles , Keefmen , Isaaac Rother & the Phantoms , Primitives , Pat Todd & the Rankoutsiders , Doors , J .Prozac , Grip Weeds , Flamin' Groovies , Hipbone Slim & the Kneejerks , Dirtbombs, Barrence Whitfield & his Savages , Modern Lovers , Troggs , Cynics , Miracle Workers , Alice Cooper , Dee Rangers , Flamin' Sideburns , Boeing Duvven Beautiful Soup , Paul Messis , Roson Hang up ..... Dig it or pass your way ....Dudes & Chickies !\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Free-and-easy-8.9.2024.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 2 ore 23:30 - Lama Tematica - Abominio 2004, Promo 2002 19 minuti [Lama Tematica, Radio Blackout]: Dalle ceneri dei Pankarre’, nasce Lamatematica band che aveva gia’ dimostrato \u003Cmark>di\u003C/mark> volersi dedicare con passione alla musica manifestando chiari atteggiamenti demenziali in piena contrapposizione con la “serieta’” e le inutili lotte che una fantomatica “scena” si convince \u003Cmark>di\u003C/mark> dover affrontare. I Lama Tematica portano all’estremo questo pensiero (gia’ espresso con vigore da alcune tra le band HC piu’ interessanti \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino – e quindi d’Italia – degli anni 90), concentrando i temi esterni alla musica (liriche, grafiche, concerti) verso una dimensione ancora meno equivocabile. L’abbinamento \u003Cmark>di\u003C/mark> temi “cattivi” ad atteggiamenti assolutamente stupidi (nel senso piu’ inutile del termine) sono la maschera che il gruppo pretende gli ascoltatori superino senza fasrsi domande.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Lama-Tematica-Abominio-2004-Promo-2002_20.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 3 ore 10 - Audiodocumentario su Maria Occhipinti 40 minuti [Enrica Firrincieli]: Questa è la storia \u003Cmark>di\u003C/mark> Maria Occhipinti raccontata attraverso le voci \u003Cmark>di\u003C/mark> chi l’ha conosciuta, studiata e amata. Autrice del libro autobiografico Una donna \u003Cmark>di\u003C/mark> Ragusa, pubblicato nel 1957 con la casa editrice Landi e successivamente con altre edizioni.\r\n\r\nhttps://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/Audiodocumentario-su-Maria-OcchipintiEnrica-Firrincielli_40.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 3 ore 13,30 - Markadè un punk a New York 41 minuti [Radio Blackout] : 1972-1982. Intervista a Marco Philopat su un libro \u003Cmark>di\u003C/mark> Markadè\r\n\r\nhttps://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Markad%C3%A8-un-punk-a-New-York_25-1.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n 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Dai campi di lavoro, passando per il confino, il lavoro forzato e l'organizzazione del territorio, per poi arrivare all'epoca più recente all'insegna della massima sicurezza carceraria, ai microfoni di Blackout cerchiamo di portare uno spaccato di Sardegna che si iscrive in una lunga storia di catene e filo spinato di cui è necessario tenere memoria.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/mac27marzo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","1 Aprile 2023","2023-04-01 09:50:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/Schermata-2018-03-16-alle-15.07.15-200x110.png","MACERIE SU MACERIE - PODCAST 27 MARZO 2023 - UNA QUESTIONE SARDA",1680342613,[],[],{"post_content":861},{"matched_tokens":862,"snippet":863,"value":864},[23,74,75],"velocemente all'organizzazione sociale generale. 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Un deputato del PD, Khalid Chaouki, dopo una visita al Centro di prima accoglienza di Lampedusa, ha deciso di non andarsene, facendosi rinchiudere con i profughi dimenticati lì da mesi. Tra loro i superstiti del naufragio del 2 ottobre, che suscitò commozione ed indignazione anche istituzionale, ma, al di là della pubblica esibizione di cordoglio, delle promesse di superamento della Bossi-Fini, nulla è cambiato. Chaouki ha dichiarato che non se ne sarebbe andato finché i reclusi non fossero stati trasferiti in un CARA.\r\n\r\n21 dicembre. Quattro immigrati si sono cuciti le bocche per protestare contro il prolungarsi della detenzione nel CIE di Ponte Galeria a Roma. Immediatamente il quotidiano \"La Stampa\" ha pubblicato la notizia con il massimo del rilievo e il titolo \"protesta choc\". Chi segue da anni le lotte degli immigrati nei CIE della penisola non può che constatare amaramente che si tratta di uno \"choc\" a scoppio ritardato, uno \"choc\" mediatico, studiato a tavolino per aprire la strada a qualche provvedimento sui CIE. Sono anni che gli immigrati si cuciono la bocca per protesta, sono anni che dai CIE filtrano le immagini che riprendono le bocche serrate da fili robusti, ferite dall'ago, simbolo di una resistenza che cerca di spezzare il silenzio. Inutilmente. A Torino nel lontano 2009 alcuni compagni fecero iniziative perché si parlasse di quelle bocche cucite, di quelle bocche serrate perché anche le urla si schiantano sul muro dell'indifferenza. I media parlarono del dito e nascosero la luna.\r\n\r\nOggi tutto sembra cambiato.\r\nL’atteggiamento nei confronti dell'immigrazione clandestina si sta modificando. Sospettiamo tuttavia che probabilmente tutto debba cambiare, perché tutto resti come prima.\r\n\r\nAnarres ne ha discusso con Federico, un compagno impegnato da anni nella lotta contro i CIE.\r\nAscolta la chiacchierata:\r\n\r\n2013 12 20 denitto cie\r\n\r\nProviamo insieme a fare il punto.\r\nLe galere per immigrati senza carte nell'ultimo anno si sono dimezzate. Ne rimangono aperte solo sei (Torino, Milano, Roma, Trapani Milo, Pian Del Lago, Bari), le altre sono state, una dopo l'altra, bruciate e fatte a pezzi dei reclusi. Il governo ha dovuto chiudere i CIE di Gradisca, Trapani Vulpitta, Bologna, Modena, Crotone. Ufficialmente sono tutti in attesa di ristrutturazione, ma non c'é nessuna notizia certa su una possibile riapertura.\r\nTutti i CIE ancora aperti sono stati a loro volta gravemente danneggiati dalle continue rivolte, la conclusione è una sola: la macchina delle espulsioni è ormai al collasso.\r\nIn base ai dati, ormai calcolati per difetto, dello stesso Viminale, degli oltre 1800 posti dei CIE ne sarebbero ancora agibili meno della metà ed effettivamente riempiti nemmeno un terzo.\r\nIl governo tace, gli specialisti della guerra contro i poveri sono alle prese con la rovina dei loro leader, i poliziotti premono perché non ne vogliono più sapere di fare i secondini nei CIE, dove si rischia di incappare nella rabbia di chi si vede sfilare la vita giorno dopo giorno. 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Outsourcing della repressione alla frontiera sud, riduzione degli internati con il trasferimento anticipato dei carcerati nei paesi d’origine, accoglimento delle proteste dei poliziotti, in parte esonerati dal compito di secondini, probabilmente una maggiore attenzione alle prescrizioni della direttiva rimpatri. Un pizzico di umanità in più (se trovano i soldi.)\r\n\r\nUna polpetta avvelenata con una spolverata di zucchero.","22 Dicembre 2013","2018-10-17 22:59:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/12/no-cie-200x110.jpg","CIE. 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Tra loro i superstiti del naufragio del 2 ottobre, che suscitò commozione ed indignazione anche istituzionale, ma, al \u003Cmark>di\u003C/mark> là della pubblica esibizione \u003Cmark>di\u003C/mark> cordoglio, delle promesse \u003Cmark>di\u003C/mark> superamento della Bossi-Fini, nulla è cambiato. Chaouki ha dichiarato che non se ne sarebbe andato finché i reclusi non fossero stati trasferiti in un CARA.\r\n\r\n21 dicembre. Quattro immigrati si sono cuciti le bocche per protestare contro il prolungarsi della detenzione nel CIE \u003Cmark>di\u003C/mark> Ponte Galeria a Roma. Immediatamente il quotidiano \"La Stampa\" ha pubblicato la notizia con il massimo del rilievo e il titolo \"protesta choc\". Chi segue da anni le lotte degli immigrati nei CIE della penisola non può che constatare amaramente che si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> uno \"choc\" a scoppio ritardato, uno \"choc\" mediatico, studiato a tavolino per aprire la strada a qualche provvedimento sui CIE. Sono anni che gli immigrati si cuciono la bocca per protesta, sono anni che dai CIE filtrano le immagini che riprendono le bocche serrate da fili robusti, ferite dall'ago, simbolo \u003Cmark>di\u003C/mark> una resistenza che cerca \u003Cmark>di\u003C/mark> spezzare il silenzio. Inutilmente. A Torino nel lontano 2009 alcuni compagni fecero iniziative perché si parlasse \u003Cmark>di\u003C/mark> quelle bocche cucite, \u003Cmark>di\u003C/mark> quelle bocche serrate perché anche le urla si schiantano sul muro dell'indifferenza. I media parlarono del dito e nascosero la luna.\r\n\r\nOggi tutto sembra cambiato.\r\nL’atteggiamento nei confronti dell'immigrazione clandestina si sta modificando. Sospettiamo tuttavia che probabilmente tutto debba cambiare, perché tutto resti come prima.\r\n\r\nAnarres ne ha discusso con Federico, un compagno impegnato da anni nella lotta contro i CIE.\r\nAscolta la chiacchierata:\r\n\r\n2013 12 20 denitto cie\r\n\r\nProviamo insieme a fare il punto.\r\nLe galere per immigrati senza carte nell'ultimo anno si sono dimezzate. Ne rimangono aperte solo sei (Torino, Milano, Roma, Trapani Milo, Pian Del Lago, Bari), le altre sono state, una dopo l'altra, bruciate e fatte a pezzi dei reclusi. Il governo ha dovuto chiudere i CIE \u003Cmark>di\u003C/mark> Gradisca, Trapani Vulpitta, Bologna, Modena, Crotone. Ufficialmente sono tutti in attesa \u003Cmark>di\u003C/mark> ristrutturazione, ma non c'é nessuna notizia certa su una possibile riapertura.\r\nTutti i CIE ancora aperti sono stati a loro volta gravemente danneggiati dalle continue rivolte, la conclusione è una sola: la macchina delle espulsioni è ormai al collasso.\r\nIn base ai dati, ormai calcolati per difetto, dello stesso Viminale, degli oltre 1800 posti dei CIE ne sarebbero ancora agibili meno della metà ed effettivamente riempiti nemmeno un terzo.\r\nIl governo tace, gli specialisti della guerra contro i poveri sono alle prese con la rovina dei loro leader, i poliziotti premono perché non ne vogliono più sapere \u003Cmark>di\u003C/mark> fare i secondini nei CIE, dove si rischia \u003Cmark>di\u003C/mark> incappare nella rabbia \u003Cmark>di\u003C/mark> chi si vede sfilare la vita giorno dopo giorno. Il CIE è un limbo, che precede la deportazione, una sala d'aspetto con sbarre e filo spinato in attesa \u003Cmark>di\u003C/mark> un treno che nessuno vuole prendere. \r\n\r\nSi dice che a gennaio possa riaprire il Centro \u003Cmark>di\u003C/mark> Bologna e successivamente la struttura modenese ma ancora non si sa chi verrà chiamato a gestirli dopo il disastro della cooperativa Oasi, che si era aggiudicata l'affare vincendo la gara d'appalto con un ribasso enorme rispetto alla precedente gestione della Misericordia \u003Cmark>di\u003C/mark> Giovanardi.\r\nA Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e Palazzo San Gervasio (Potenza) potrebbero sorgere due nuovi CIE, dopo l'avventura presto finita dell'emergenza Nordafrica.\r\nIl governo ha stanziato 13 milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> euro ma non si sa se i lavori abbiano preso l'avvio e che punto siano.\r\n\r\nNumerosi segnali indicano che la ricetta individuata dal governo potrebbe essere decisamente più complessa del \"semplice\" riattamento dei CIE distrutti e dell'eventuale apertura \u003Cmark>di\u003C/mark> nuove strutture.\r\n\r\nLa decisione \u003Cmark>di\u003C/mark> spedire gli immigrati reclusi nelle patrie galere a scontare gli ultimi due anni nei paesi d'origine assunta con il decreto svuotacarceri prenderebbe due piccioni con la solita fava. Alleggerire il sovraffollamento carcerario e, nel contempo, evitare il trasferimento nei CIE e la trafila del riconoscimento espulsione dell'immigrato. Difficile dire se funzionerà, perché molto dipende dalla disponibilità dei paesi \u003Cmark>di\u003C/mark> emigrazione ad accettare questo pacco/dono dall'Italia.\r\n\r\nA fine novembre il governo Letta ha stipulato un nuovo accordo con la Libia per il controllo congiunto delle frontiere: droni italiani nel sud della Libia, militari libici e bordo delle unità della marina militare impegnate nell’operazione Mare Nostrum.\r\n\r\nAl ministero stanno studiando la possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> introdurre dei secondini privati per le funzioni \u003Cmark>di\u003C/mark> sorveglianza a diretto contatto con i reclusi.\r\nQualche solerte e sinistro esperto del business dell’umanitario, come il consorzio Connecting People, propone \u003Cmark>di\u003C/mark> trasformare i CIE in \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>.\r\n\r\nIl quadro che ne emerge ci pare chiaro. Outsourcing della repressione alla frontiera sud, riduzione degli internati con il trasferimento anticipato dei carcerati nei paesi d’origine, accoglimento delle proteste dei poliziotti, in parte esonerati dal compito \u003Cmark>di\u003C/mark> secondini, probabilmente una maggiore attenzione alle prescrizioni della direttiva rimpatri. Un pizzico \u003Cmark>di\u003C/mark> umanità in più (se trovano i soldi.)\r\n\r\nUna polpetta avvelenata con una spolverata \u003Cmark>di\u003C/mark> zucchero.",[894],{"field":80,"matched_tokens":895,"snippet":891,"value":892},[74,23,74,75],{"best_field_score":84,"best_field_weight":85,"fields_matched":86,"num_tokens_dropped":49,"score":87,"tokens_matched":88,"typo_prefix_score":49},{"document":898,"highlight":911,"highlights":920,"text_match":192,"text_match_info":925},{"comment_count":49,"id":899,"is_sticky":49,"permalink":900,"podcastfilter":901,"post_author":902,"post_content":903,"post_date":904,"post_excerpt":55,"post_id":899,"post_modified":905,"post_thumbnail":906,"post_title":907,"post_type":327,"sort_by_date":908,"tag_links":909,"tags":910},"66507","http://radioblackout.org/podcast/congiunzioni-22-salute-e-lavoro-04-febbraio-2021/",[902],"congiunzioni","Oggi l'imposta convivenza con la pandemia implica continuare a lavorare e produrre mettendo a rischio la propria salute da un lato e, dall'altro, concretizza il ricatto su cui poggia il sistema economico e politico attuale: la sua possibilità di esistere si basa sullo sfruttamento del lavoro considerato \"essenziale\" di tutti e tutte.\r\n\r\nSalute e lavoro sono campi di battaglia di cui abbiamo degli esempi di lotte agite da chi non vuole sottomettersi a questo ricatto.\r\n\r\nGli scioperi alla Fedex-TnT di Piacenza, dei quali abbiamo parlato con Gianluca dei SiCobas, contro il taglio al personale e per la tutela del diritto alla salute sul posto di lavoro sono stati significativi. Non sono stati tentativo di negoziazione ma espressione di un'autonomia che ha reso visibile lo sfruttamento, il razzismo e la capacità di ristrutturazione del sistema capitalista in questa fase pandemica. La violazione delle più elementari misure di prevenzione, la sanificazione insufficiente, il mancato tracciamento dei contagi, la mancanza di distanze di sicurezza, la fine dei presidi sanitari all'esterno dei magazzini per rilevare la temperatura del personale sono solo alcune delle reali condizioni di lavoro. Significano morti sul lavoro dimenticate. Per tutto questo i lavoratori di questa multinazionale appoggiati dal sindacato di base hanno stilato un protocollo per la salute.\r\n\r\nLo sfruttamento si estende anche al di fuori dei luoghi di lavoro. Ne sono un esempio gli scioperi delle operaie della multinazionale Yoox di Bologna in risposta alla decisione dell'azienda di flessibilizzare gli orari dei turni con la giustificazione di dover applicare misure di sicurezza antiCovid. Questa scelta ha implicato una serie di conseguenze devastanti per la vita di tutte le donne che vi lavorano. Di questa lotta ne abbiamo parlato con Paola Rudan, attivista di Non Una Di Meno Bologna. Questa vicenda è l'emblema della contraddizione che lega salute, lavoro e lavoro di cura, in particolar modo per chi viene considerata essenziale nel sostentamento di tutta la macchina produttiva e riproduttiva. Ricordando le tappe salienti della mobilitazione viene sottolineata l'importanza dell'avvicinamento alla data dell'8 marzo, momento in cui lo sciopero diventa una pratica di lotta che assume molteplici significati e che rende visibile il fatto che \"se ci fermiamo noi si ferma il mondo\".\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021_02_04_2021.congiunzioni22.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","4 Febbraio 2021","2021-04-20 11:28:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/146374662_251382159902302_1956649795313649418_n-200x110.jpg","CONGIUNZIONI #22 - SALUTE E LAVORO - [04 FEBBRAIO 2021]",1612479170,[],[],{"post_content":912,"post_title":916},{"matched_tokens":913,"snippet":914,"value":915},[75,23,74,74],"tutti e tutte.\r\n\r\nSalute e \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> sono \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> battaglia \u003Cmark>di\u003C/mark> cui abbiamo degli","Oggi l'imposta convivenza con la pandemia implica continuare a lavorare e produrre mettendo a rischio la propria salute da un lato e, dall'altro, concretizza il ricatto su cui poggia il sistema economico e politico attuale: la sua possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> esistere si basa sullo sfruttamento del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> considerato \"essenziale\" \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti e tutte.\r\n\r\nSalute e \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> sono \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> battaglia \u003Cmark>di\u003C/mark> cui abbiamo degli esempi \u003Cmark>di\u003C/mark> lotte agite da chi non vuole sottomettersi a questo ricatto.\r\n\r\nGli scioperi alla Fedex-TnT \u003Cmark>di\u003C/mark> Piacenza, dei quali abbiamo parlato con Gianluca dei SiCobas, contro il taglio al personale e per la tutela del diritto alla salute sul posto \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> sono stati significativi. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/2023-04-21-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: \r\n\r\nPlatform worker. Le nuove frontiere dello sfruttamento\r\n“Prima di internet, non sarebbe stato facile trovare qualcuno e farlo sedere per dieci minuti a lavorare per te, per poi licenziarlo passati quei dieci minuti. Ma con la tecnologia puoi trovarlo, pagarlo una miseria e poi sbarazzartene quando non ti serve più” questa frase (attribuita all'imprenditore americano Lukas Biewald) non è una battuta di spirito ma registra alla perfezione una delle nuove frontiere dello sfruttamento, quella – sfuggente – dei “lavoratori delle piattaforme”.\r\nL’armamentario dello sfruttamento padronale si arricchisce ogni giorno di nuovi strumenti, senza dismettere nessuno di quelli già in uso. Così, accanto a modelli arcaici e “illegali” come il lavoro in condizioni semischiavili nei campi di pomodoro, con “paghe” di pochi euro al giorno e largo utilizzo di manodopera minorile immigrata, convivono forme di sfruttamento legalissime come l'uso di contratti a termine, le false partite IVA, i subappalti al massimo ribasso, i voucher (che ora stanno tornando alla grande). A fianco di queste cresce sempre di più il numero di persone che lavorano per una piattaforma digitale.\r\nMa chi sono i “platform worker”? Rientrano in questa categoria tutte quelle persone che, nel mondo illusorio della “sharing economy” (che vorrebbe dire “economia della condivisione”, ma è solo sfruttamento nudo e crudo) offrono le proprie prestazioni lavorative utilizzando una piattaforma digitale.\r\nPer capirne di più ne abbiamo parlato con Mauro De Agostini che a questi temi ha dedicato un articolo uscito sull’ultimo numero di Umanità Nova. \r\n\r\nPrimo Maggio. Un primo maggio di guerra e di lotta\r\nUn altro Primo maggio di guerra, morti e distruzioni alle porte di casa, una guerra che ci vede coinvolti, con l’invio di armi pesanti, di munizioni e di quant’altro necessita per arricchire l’industria del massacro e per prolungarne i profitti. Un altro Primo maggio senza che un movimento internazionale di lavoratori e lavoratrici sappia intervenire con forza sabotando le guerre in corso nelle tate parti del mondo dove i conflitti armati continuano a seminare lutti. Bloccare l’invio di armi, fermare le politiche di riarmo, arrestare la corsa a strumenti di morte sempre più devastanti, lottare per la riconversione delle fabbriche del massacro, sono ancora obiettivi importanti sui quali occorre moltiplicare le energie.\r\nMa è anche un altro Primo maggio in cui si registra la ripresa, sia pure in chiave difensiva, di iniziative significative del mondo del lavoro.\r\nGli innumerevoli scioperi che hanno attraversato l’Europa in questi ultimi mesi sono un segnale importante.\r\nLe nuove tecnologie digitali dell’automazione, l’emergere dell’intelligenza artificiale rappresentano un banco di prova al quale non si può sfuggire. 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Vi proponiamo il testo condiviso il testo condiviso con il Coordinamento contro la guerra e chi la arma\r\nAd oltre un anno dall’invasione russa dell’Ucraina che ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa, ovunque assistiamo ad una crescente corsa al riarmo, all'aumento delle spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni belliche, con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale sulle vite di noi tutti.\r\nGuerre e conflitti insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. Il rischio di una guerra su scala planetaria è una possibilità reale.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\n\r\nUcraina. Dal gruppo anarchico di Kharkiv\r\nVi proponiamo alcuni stralci dell’intervista a Lib,com del gruppo anarchico “assembly” di Kharkiv. 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Torino tra riqualificazioni escludenti e la precarietà delle vite povere e migranti\r\nInterverranno Giovanni Semi, sociologo, autore di numerosi studi sulla gentrification sotto la Mole e Francesco Migliaccio di Monitor\r\n\r\nVenerdì 2 giugno\r\nManifestazione antimilitarista\r\nPiazza Carignano ore 16 (se piove sotto i portici di piazza Carlo Alberto)\r\nContro le cerimonie militariste, la retorica patriottica, la guerra e chi la arma\r\n\r\nVenerdì 16 giugno\r\nore 21\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nAbbattere le mura del cielo – Storie di anarchici e anarchiche e occupazioni a Milano tra il 1975 e il 1985.\r\nNe parliamo con Mauro Deagostini, autore del libro uscito per le edizioni Zero in Condotta\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","5 Maggio 2023","2023-05-05 09:08:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/01-200x110.jpeg","Anarres del 28 aprile. 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Le nuove frontiere dello sfruttamento\r\n“Prima \u003Cmark>di\u003C/mark> internet, non sarebbe stato facile trovare qualcuno e farlo sedere per dieci minuti a lavorare per te, per poi licenziarlo passati quei dieci minuti. Ma con la tecnologia puoi trovarlo, pagarlo una miseria e poi sbarazzartene quando non ti serve più” questa frase (attribuita all'imprenditore americano Lukas Biewald) non è una battuta \u003Cmark>di\u003C/mark> spirito ma registra alla perfezione una delle nuove frontiere dello sfruttamento, quella – sfuggente – dei “lavoratori delle piattaforme”.\r\nL’armamentario dello sfruttamento padronale si arricchisce ogni giorno \u003Cmark>di\u003C/mark> nuovi strumenti, senza dismettere nessuno \u003Cmark>di\u003C/mark> quelli già in uso. Così, accanto a modelli arcaici e “illegali” come il \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> in condizioni semischiavili nei \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> pomodoro, con “paghe” \u003Cmark>di\u003C/mark> pochi euro al giorno e largo utilizzo \u003Cmark>di\u003C/mark> manodopera minorile immigrata, convivono forme \u003Cmark>di\u003C/mark> sfruttamento legalissime come l'uso \u003Cmark>di\u003C/mark> contratti a termine, le false partite IVA, i subappalti al massimo ribasso, i voucher (che ora stanno tornando alla grande). A fianco \u003Cmark>di\u003C/mark> queste cresce sempre \u003Cmark>di\u003C/mark> più il numero \u003Cmark>di\u003C/mark> persone che lavorano per una piattaforma digitale.\r\nMa chi sono i “platform worker”? Rientrano in questa categoria tutte quelle persone che, nel mondo illusorio della “sharing economy” (che vorrebbe dire “economia della condivisione”, ma è solo sfruttamento nudo e crudo) offrono le proprie prestazioni lavorative utilizzando una piattaforma digitale.\r\nPer capirne \u003Cmark>di\u003C/mark> più ne abbiamo parlato con Mauro De Agostini che a questi temi ha dedicato un articolo uscito sull’ultimo numero \u003Cmark>di\u003C/mark> Umanità Nova. \r\n\r\nPrimo Maggio. Un primo maggio \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra e \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta\r\nUn altro Primo maggio \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra, morti e distruzioni alle porte \u003Cmark>di\u003C/mark> casa, una guerra che ci vede coinvolti, con l’invio \u003Cmark>di\u003C/mark> armi pesanti, \u003Cmark>di\u003C/mark> munizioni e \u003Cmark>di\u003C/mark> quant’altro necessita per arricchire l’industria del massacro e per prolungarne i profitti. Un altro Primo maggio senza che un movimento internazionale \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoratori e lavoratrici sappia intervenire con forza sabotando le guerre in corso nelle tate parti del mondo dove i conflitti armati continuano a seminare lutti. Bloccare l’invio \u003Cmark>di\u003C/mark> armi, fermare le politiche \u003Cmark>di\u003C/mark> riarmo, arrestare la corsa a strumenti \u003Cmark>di\u003C/mark> morte sempre più devastanti, lottare per la riconversione delle fabbriche del massacro, sono ancora obiettivi importanti sui quali occorre moltiplicare le energie.\r\nMa è anche un altro Primo maggio in cui si registra la ripresa, sia pure in chiave difensiva, \u003Cmark>di\u003C/mark> iniziative significative del mondo del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>.\r\nGli innumerevoli scioperi che hanno attraversato l’Europa in questi ultimi mesi sono un segnale importante.\r\nLe nuove tecnologie digitali dell’automazione, l’emergere dell’intelligenza artificiale rappresentano un banco \u003Cmark>di\u003C/mark> prova al quale non si può sfuggire. È ormai chiaro che il cambiamento tecnologico implementato nel corso degli ultimi decenni, invece \u003Cmark>di\u003C/mark> apportare miglioramenti alla condizione lavorativa (come la riduzione dell’orario \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>) ha portato con sé un impoverimento complessivo del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> (aumento della sottoccupazione, della precarietà e della mobilità) che ha avuto dei riflessi evidenti in campo sociale.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo dell’Ateneo Libertario \u003Cmark>di\u003C/mark> Milano\r\n\r\nPrimo Maggio. Disertiamo la guerra!\r\nIl Primo Maggio siamo in piazza a Torino con uno spezzone antimilitarista. Vi proponiamo il testo condiviso il testo condiviso con il Coordinamento contro la guerra e chi la arma\r\nAd oltre un anno dall’invasione russa dell’Ucraina che ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa, ovunque assistiamo ad una crescente corsa al riarmo, all'aumento delle spese militari, con nuovi progetti \u003Cmark>di\u003C/mark> basi e installazioni belliche, con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale sulle vite \u003Cmark>di\u003C/mark> noi tutti.\r\nGuerre e conflitti insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. Il rischio \u003Cmark>di\u003C/mark> una guerra su scala planetaria è una possibilità reale.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\n\r\nUcraina. Dal gruppo anarchico \u003Cmark>di\u003C/mark> Kharkiv\r\nVi proponiamo alcuni stralci dell’intervista a Lib,com del gruppo anarchico “assembly” \u003Cmark>di\u003C/mark> Kharkiv. Sulla guerra, gli arruolamenti forzati, lo sfruttamento dei lavoratori, le speculazioni sulla ricostruzione. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nDue incontri sul futuro \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino\r\n\r\nGiovedì 25 maggio\r\nore 20,30\r\nCittà delle armi? La nascita del nuovo Polo bellico e lo sbarco della Nato a Torino\r\nAnalisi e prospettive \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta. \r\npresso la sala del Sereno Regis\r\nin via Garibaldi 13 A\r\n\r\nVenerdì 9 giugno \r\nore 21\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nCittà vetrina? Torino tra riqualificazioni escludenti e la precarietà delle vite povere e migranti\r\nInterverranno Giovanni Semi, sociologo, autore \u003Cmark>di\u003C/mark> numerosi studi sulla gentrification sotto la Mole e Francesco Migliaccio \u003Cmark>di\u003C/mark> Monitor\r\n\r\nVenerdì 2 giugno\r\nManifestazione antimilitarista\r\nPiazza Carignano ore 16 (se piove sotto i portici \u003Cmark>di\u003C/mark> piazza Carlo Alberto)\r\nContro le cerimonie militariste, la retorica patriottica, la guerra e chi la arma\r\n\r\nVenerdì 16 giugno\r\nore 21\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nAbbattere le mura del cielo – Storie \u003Cmark>di\u003C/mark> anarchici e anarchiche e occupazioni a Milano tra il 1975 e il 1985.\r\nNe parliamo con Mauro Deagostini, autore del libro uscito per le edizioni Zero in Condotta\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",{"matched_tokens":946,"snippet":947,"value":947},[74,74,74],"Anarres del 28 aprile. Platform worker. Un Primo Maggio \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra e \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta. Disertare la guerra. 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Accendere un riflettore sui prepotenti primi cento giorni del mandato trumpiano alla Casa Bianca con uno storico come Gian Giacomo Migone significa anche comprendere quali strategie di contenimento del declino americano può permettersi l'amministrazione americana, scoperchiando l'evidenza della dissoluzione del ruolo di gendarme pure nell'ultimo focolaio di tensione che sfrutta il momento di vacanza imperiale per sondare quali sviluppi potrebbe avere lo scontro indo-pakistano sul contenzioso relativo al Kashmir (diviso nelle sue tre componenti etno-religiose) incancrenito nel postcolonialismo del subcontinente indiano. Ne abbiamo parlato con Matteo Miavaldi, con il quale avevamo preconizzato la potenziale esplosione innescata con l'attentato di Pahalgam. Ma anche il dinamismo polacco in materia militare e il conseguente avvicinamento delle due caserme Nato nell'Europa centrorientale: Germania e Polonia sono rivali per il primato militare in Europa e si alleano all'unica potenza nucleare del continente, sfruttando le paure scatenate da una Russia apparentemente aggressiva, anche se non avrebbe interesse a invadere Alessandro Ajres allude a una \"libido\" putiniana in un delirio di espansione imperiale, la paura del quale forse la società polacca ha introiettato in questi anni di destra estrema, alternati a centrodestra, che hanno sviluppato lo sviluppo economico per foraggiare l'industria bellica.\r\n\r\n\r\n\r\nNé India, né Pakistan trovano convenienza in uno scontro frontale ora sulla ottantennale \"questione del Kashmir\", eppure sta avvenendo ed è… esplosiva, nel senso che entrambe sono dotate di armamenti nucleari. L’India ha una preponderanza in ogni arma, ma quando si parla di nucleare e di dispute religioso-nazionaliste tra stati retti da fanatici difficilmente ne esce un vincitore vivo.\r\nCon Matteo Miavaldi percorriamo la china che ha portato a questa situazione pericolosa che ha già prodotto decine di morti dalla strage di Pahalgham del 22 aprile, quando un commando jihadista ha ucciso 26 indiani in Kashmir, evidenziando l’impreparazione dell’intelligence di Dehli e scatenando la reazione unitaria della nazione indiana che due settimane dopo ha prodotto una quarantina di morti con il bombardamento dell’Operazione Sindoor contro il Pakistan, i cui vertici negano ogni responsabilità nell’innesco della spirale. L’escalation muscolare è pari a quella propagandistica, tanto che è difficile accettare e prendere per buone quasi tutte le ricostruzioni che provengono da ciascuno dei contendenti.\r\nLa storia del Jammu-Kashmir è travagliata dal dopoguerra: in comune con le vicende israelo-palestinesi non c’è solo il 1947 come data del vulnus, ma anche lo sfruttamento di ogni periodo in cui la diplomazia internazionale va in panne, permettendo all’apparato militare di risolvere con i suoi metodi le dispute; e forse si può individuare nel 2019 con la revoca dello stato semiautonomo della regione indiana una svolta a cui non si possono ricondurre questi risultati ma fu un avvio di un processo che ne ha consentito il deflagrare del problema in questi termini, perché ha prodotto un cambio nella composizione delle credenze e nella maggiore presenza culturale hindu tra la popolazione delle regioni di confine. Le conseguenze non possono che essere le risposte reciproche più violente dalla creazione del Bangla Desh dal Pakistan Orientale.\r\nE a fronte di un evento di portata così storica le reazioni internazionali o i tentativi di interposizione per arrivare a una pacificazione dell’area sono risibili da parte di tutte le potenze globali, peraltro difficilmente potrebbero venire accettate dai rispettivi nazionalismi dei contendenti. La Cina si è offerte come mediatrice, appalesando un interesse precipuo alla composizione del conflitto, benché sia chiaro che l’interesse di Pechino è il mantenimento del territorio pakistano, storico alleato e indispensabile corridoio per la Belt Road Initiative; facendo da contrappeso all’immediato sostegno di Israele alla rappresaglia indiana, tanto assimilabile alla reazione assassina dell’entità sionista a Gaza.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/7IBzky3YF9FknUxHEN6yWV?si=bHv964OURDqoJY5k3qRDSA\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Innesco-e-propaganda-in-Kashmir_Miavaldi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast sull'Estremo oriente si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nTusk partecipa ai summit sul destino della guerra con Merz e Macron, a dimostrazione della sua potenza militare che sfida la preminenza europea dei due partner, esaltando il nazionalismo di matrice romantica mai realmente venuto meno al paese, che negli ultimi 2/3 decenni ha raddoppiato il pil e livellato i tassi di povertà delle componenti sociali. Sottoposto questo paesaggio ad Alessandro Ajres, ci ha fatto notare come questo sia potuto accadere in seguito all’alternanza al potere dei rappresentanti della sacca rurale retriva e conservatrice che vota l'estrema destra del PiS e di quelli del centro destra liberal-conservatore che trova i propri consensi nelle metropoli e nei bacini minerari e navali. La matrice militare e reazionaria – sempre meno sfumata in entrambi i campi dalla forza della chiesa cattolica, che ha disperso la potenza data dal fanatismo dei tempi wojtyliani – si fonda su una produzione industriale a basso costo, e l’importanza della posizione geografica, che la pone tra quegli stati europei a ridosso del confine con i territori controllati da Mosca che cavalcano le paure dell’orso russo e le fomentano per spostare capitali statali verso il settore bellico (che drena il 5 per cento del pil ormai da anni).\r\nQuesta situazione pone la Polonia nella condizione di incalzare la potenza militare tedesca e la sua preminenza nel mettere a disposizione territorio e basi missilistiche al sistema di guerra occidentale; e questa spirale le consente inoltre di essere il faro della fazione degli impauriti baltici, inserendosi nella tradizione deel destre nazionaliste dell'Esteuropa. Ed è in questo contesto che diventa interessante vedere come anziché scontrarsi sembra che Polonia e Germania uniscano le loro forze per sostenere una politica europea a loro immagine.\r\nLa Polonia e i suoi fratelli comprende sia le repubbliche baltiche, sia gli altri stati ex sovietici, in cui la recrudescenza antirussa ha prodotto frange sempre più ampie di nostalgie fasciste che impastano un po' tutta la regione di nazionalismi fanatici, più che romantici.\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/gli-assi-di-potere-europei-inglobano-la-polonia--66032024\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/La-Polonia-e-i-suoi-fratelli_Ajres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti relativi alla regione pannonica, balcanica e caucasica si trovano qui\r\n\r\nCon Giangiacomo Migone che fra le altre cose ha insegnato storia dell'America del nord all'università di Torino ,parliamo delle fratture all'interno della società americana e della crisi di egemonia di cui l'elezione di Trump è la conseguenza. Trump si è rivolto ad un altro elettorato ,la parte dei bianchi americani impoveriti dalla globalizzazione che ha mangiato i posti di lavoro che sono stati delocalizzati altrove .Trump prende atto che gli USA nonostante la potenza militare non sono più l'egemone e la sua visione incarna la nostalgia della grandezza americana che vorrebbe far rivivere nonostante la concorrenza della Cina che ha invece una percezione multipolare del mondo.\r\nNonostante la torsione autoritaria che è incarnata dalla politica trumpiana ci sono delle resistenze all'interno del tessuto sociale americano che si manifestano nelle università ,nell'opposizione dei tribunali ai decreti del presidente che non considera i contrappesi istituzionali e si concretizzano anche nelle affollate piazze che stanno seguendo il tour contro l'oligarchia del senatore Sanders e di Alexandra Ocasio Cortez. La politica di Trump è al servizio dell'1% più ricco e alimenta la guerra fra poveri delle classi medie impoverite bianche contro gli immigrati .\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-specchio-della-crisi-di-egemonia-degli-usa--66055851\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BASTIONI-DI-ORIONE-08052025-MIGONE.mp3\"][/audio]\r\n\r\nSi è affrontata il sovranismo imperante dall'avvento del Trump Revenge qui\r\n\r\n ","11 Maggio 2025","2025-05-14 00:54:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 08/05/2025 - IL NUOVO ASSE MILITARE PARIGI BERLINO VARSAVIA A DIFESA DAGLI USA DI TRUMP MENTRE ESPLODE LA REGIONE INDO-PAKISTANA.",1746964824,[969],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[971],"Bastioni di Orione",{"post_content":973,"post_title":977,"tags":981},{"matched_tokens":974,"snippet":975,"value":976},[74,75],"che ha mangiato i posti \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> che sono stati delocalizzati altrove","In questa puntata \"Bastioni \u003Cmark>di\u003C/mark> Orione\" torna a toccare vari punti dell'orbe terraqueo che sono in qualche modo collegati tra loro. 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Ed è in questo contesto che diventa interessante vedere come anziché scontrarsi sembra che Polonia e Germania uniscano le loro forze per sostenere una politica europea a loro immagine.\r\nLa Polonia e i suoi fratelli comprende sia le repubbliche baltiche, sia gli altri stati ex sovietici, in cui la recrudescenza antirussa ha prodotto frange sempre più ampie \u003Cmark>di\u003C/mark> nostalgie fasciste che impastano un po' tutta la regione \u003Cmark>di\u003C/mark> nazionalismi fanatici, più che romantici.\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/gli-assi-di-potere-europei-inglobano-la-polonia--66032024\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/La-Polonia-e-i-suoi-fratelli_Ajres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti relativi alla regione pannonica, balcanica e caucasica si trovano qui\r\n\r\nCon Giangiacomo Migone che fra le altre cose ha insegnato storia dell'America del nord all'università \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino ,parliamo delle fratture all'interno della società americana e della crisi \u003Cmark>di \u003C/mark> egemonia \u003Cmark>di\u003C/mark> cui l'elezione \u003Cmark>di\u003C/mark> Trump è la conseguenza. Trump si è rivolto ad un altro elettorato ,la parte dei bianchi americani impoveriti dalla globalizzazione che ha mangiato i posti \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> che sono stati delocalizzati altrove .Trump prende atto che gli USA nonostante la potenza militare non sono più l'egemone e la sua visione incarna la nostalgia della grandezza americana che vorrebbe far rivivere nonostante la concorrenza della Cina che ha invece una percezione multipolare del mondo.\r\nNonostante la torsione autoritaria che è incarnata dalla politica trumpiana ci sono delle resistenze all'interno del tessuto sociale americano che si manifestano nelle università ,nell'opposizione dei tribunali ai decreti del presidente che non considera i contrappesi istituzionali e si concretizzano anche nelle affollate piazze che stanno seguendo il tour contro l'oligarchia del senatore Sanders e \u003Cmark>di\u003C/mark> Alexandra Ocasio Cortez. La politica \u003Cmark>di\u003C/mark> Trump è al servizio dell'1% più ricco e alimenta la guerra fra poveri delle classi medie impoverite bianche contro gli immigrati .\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-specchio-della-crisi-di-egemonia-degli-usa--66055851\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BASTIONI-DI-ORIONE-08052025-MIGONE.mp3\"][/audio]\r\n\r\nSi è affrontata il sovranismo imperante dall'avvento del Trump Revenge qui\r\n\r\n ",{"matched_tokens":978,"snippet":980,"value":980},[979,979],"DI","BASTIONI \u003Cmark>DI\u003C/mark> ORIONE 08/05/2025 - IL NUOVO ASSE MILITARE PARIGI BERLINO VARSAVIA A DIFESA DAGLI USA \u003Cmark>DI\u003C/mark> TRUMP MENTRE ESPLODE LA REGIONE INDO-PAKISTANA.",[982],{"matched_tokens":983,"snippet":984,"value":984},[74],"Bastioni \u003Cmark>di\u003C/mark> Orione",[986,988,990],{"field":80,"matched_tokens":987,"snippet":975,"value":976},[74,75],{"field":244,"matched_tokens":989,"snippet":980,"value":980},[979,979],{"field":35,"indices":991,"matched_tokens":992,"snippets":994,"values":995},[49],[993],[74],[984],[984],1733921019837546500,{"best_field_score":998,"best_field_weight":85,"fields_matched":88,"num_tokens_dropped":49,"score":999,"tokens_matched":88,"typo_prefix_score":49},"2216192835584","1733921019837546611",6659,{"collection_name":327,"first_q":259,"per_page":17,"q":259},23,{"title":1004,"slug":1005},"Bobina","bobina-intelligente",["Reactive",1007],{},["Set"],["ShallowReactive",1010],{"$f_gHogzgsXwyL7KBO1jhzKvSrPuXuDt76udnDdqtTLrs":-1,"$f4FUQsWK9xRY-w5xT9gexaQz06VPTeOVMhcZPFffqQzU":-1},true,"/search?query=campi+di+lavoro"]