","Migranti: i nostri valori... e i nostri affari","post",1495128075,[54,55,56,57,58],"http://radioblackout.org/tag/ndrangheta/","http://radioblackout.org/tag/capo-rizzuto/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/pd/","http://radioblackout.org/tag/serracchiani/",[24,28,15,18,26],{"post_content":61,"tags":67},{"matched_tokens":62,"snippet":65,"value":66},[63,64],"Capo","Rizzuto","speculava sull’arrivo di migranti a \u003Cmark>Capo\u003C/mark> \u003Cmark>Rizzuto\u003C/mark> ci fa capire che anche","\"La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma risulta socialmente e moralmente ancor più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese.\" Si è espressa così Debora Serracchiani, presidente della regione Friuli Venezia Giulia del PD, commentando l’aggressione a una ragazza da parte di un uomo iracheno a Trieste. Un commento che ben rappresenta come i democratici da un (bel) po’ di tempo a questa parte riescano a superare a destra perfino la Lega Nord.\r\n\r\nIn altre parole l’affermazione della Seracchiani è un compendio di tutto il corollario retorico delle discriminazioni che seguono tanto la linea del genere quanto quella del colore: la gravità del reato dipende dalla provenienza o dal colore della pelle di chi lo commette, aggredire una delle nostre donne offende la morale collettiva e non la persona, quindi il corpo delle donne è identico al territorio nazionale che lo straniero non deve violare. Dulcis in fundo Serracchiani, seguita da ogni dove – sulla faccenda hanno preso le sue parti Meloni, Casapound e Michele Serra tra gli altri – afferma che “in questo caso all'atrocità si aggiunge la rottura del patto di accoglienza” il cui fulcro è – a detta sua – la fiducia reciproca tra ospitati e ospitanti.\r\n\r\nSulle esternazioni della Serracchiani abbiamo fatto alcune considerazioni con Leonardo Bianchi, redattore di Vice.com/Italia, autore di un articolo in cui analizza il senso sotteso alle sue dichiarazioni.\r\n\r\nleonardo_bianchi_serracchiani\r\n\r\nDunque “l’accoglienza” è un atto di buona fede, non un diritto. A tal proposito l’inchiesta su don Scordio, che spalleggiato dalla ‘Ndrangheta speculava sull’arrivo di migranti a \u003Cmark>Capo\u003C/mark> \u003Cmark>Rizzuto\u003C/mark> ci fa capire che anche la fede c'entra parecchio. Nella corsa alla speculazione e all’esclusione i concorrenti sono tantissimi tra opere pie, destri vari ed eventuali, mafie e ‘ndrine. Vincono tutti tranne coloro che i problemi li vivono.\r\n\r\nSull'operazione giudiziaria che ha avuto per oggetto la gestione del cara di \u003Cmark>Capo\u003C/mark> \u003Cmark>Rizzuto\u003C/mark>, portando all'arresto di 68 persone (tra cui il parroco Don Scordio e il capo della Misericordia di Isola \u003Cmark>Capo\u003C/mark> \u003Cmark>Rizzuto\u003C/mark> Leonardo Sacco), abbiamo intervistato Emma, una compagna calabrese che fa alcune considerazioni sugli intrecci tra politica locale, malavita organizzata e pezzi di Chiesa\r\n\r\n\r\nemma_capo_rizzuto_18_5_17",[68,70,75,77,79],{"matched_tokens":69,"snippet":24},[],{"matched_tokens":71,"snippet":74},[72,73],"capo","rizzuto","\u003Cmark>capo\u003C/mark> \u003Cmark>rizzuto\u003C/mark>",{"matched_tokens":76,"snippet":15},[],{"matched_tokens":78,"snippet":18},[],{"matched_tokens":80,"snippet":26},[],[82,87],{"field":29,"indices":83,"matched_tokens":84,"snippets":86},[17],[85],[72,73],[74],{"field":88,"matched_tokens":89,"snippet":65,"value":66},"post_content",[63,64],1157451471441625000,{"best_field_score":92,"best_field_weight":93,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":40,"score":94,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":40},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":96,"highlight":112,"highlights":117,"text_match":120,"text_match_info":121},{"cat_link":97,"category":98,"comment_count":40,"id":99,"is_sticky":40,"permalink":100,"post_author":43,"post_content":101,"post_date":102,"post_excerpt":46,"post_id":99,"post_modified":103,"post_thumbnail":104,"post_thumbnail_html":105,"post_title":106,"post_type":51,"sort_by_date":107,"tag_links":108,"tags":111},[37],[39],"12286","http://radioblackout.org/2013/01/rivolta-nel-cie-assolti-per-legittima-difesa/","Il tribunale di Crotone ha assolto tre immigrati che diedero vita ad una rivolta nel CIE di Isola di Capo Rizzuto.Colpisce la motivazione della sentenza, che assolve per \"legittima difesa\" i tre stranieri.\r\n\r\nFacciamo un passo indietro.\r\n\r\nDal 9 al 15 ottobre scorso tre cittadini stranieri, un tunisino, un algerino e un marocchino, furono i protagonisti di una rivolta nel centro di identificazione ed espulsione di Isola capo Rizzuto, Crotone. Tra le altre cose, salirono sul tetto e lanciarono sulla polizia suppellettili, rubinetti e grate. Lo fecero per “legittima difesa” e quindi non risponderanno dei reati di danneggiamento e di resistenza a pubblico ufficiale.\r\n\r\nAd assolverli, il 12 dicembre scorso, è stato il Tribunale di Crotone, con il giudice Edoardo D'Ambrosio che ha sposato la linea dei difensori, gli avvocati Natale De Meco, Eugenio Naccarato e Giuseppe Malena. E non ha accolto la richiesta del pm Francesco Carluccio, che voleva una condanna a 1 anno e 8 mesi di reclusione.\r\n\r\nSecondo D'Ambrosio, quella rivolta era una “difesa proporzionata all'offesa”. Innanzitutto perché i provvedimenti di trattenimento “erano privi di motivazione, e dunque illegittimi alla luce dell'articolo 15 della direttiva n. 115 del 2008, così come interpretato dalla Corte di Giustizia europea”. Omettevano infatti “del tutto l'indicazione delle ragioni specifiche in forza delle quali non era stato possibile adottare una misura coercitiva meno afflittiva del trattenimento presso il Cie”.\r\n\r\nC’erano poi da considerare le condizioni di vita nel centro, con “materassi luridi, privi di lenzuola e con coperte altrettanto sporche, lavabi e “bagni alla turca” luridi, asciugamani sporchi, pasti in quantità insufficienti e consumati senza sedie né tavoli”. Strutture ”al limite della decenza”, cioè, ha spiegato il giudice, “non convenienti alla loro destinazione: che è quella di accogliere essere umani. E, si badi, esseri umani in quanto tali, e non in quanto stranieri irregolarmente soggiornanti sul territorio nazionale. 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Ne è scaturita una chiacchierata a tutto campo, che ha investito le politiche sull'immigrazione, le carceri e le scelte di una magistratura più usa ad aprire che a chiudere le porte del carcere per gli immigrati\r\n\r\nScarica il file","9 Gennaio 2013","2013-01-28 21:36:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/01/sbarre_carcere-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/01/sbarre_carcere-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/01/sbarre_carcere-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/01/sbarre_carcere.jpg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Rivolta nel cie: assolti per legittima difesa",1357737625,[109,110,56],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/cie/",[22,20,15],{"post_content":113},{"matched_tokens":114,"snippet":115,"value":116},[63,64],"nel CIE di Isola di \u003Cmark>Capo\u003C/mark> \u003Cmark>Rizzuto\u003C/mark>.Colpisce la motivazione della sentenza, che","Il tribunale di Crotone ha assolto tre immigrati che diedero vita ad una rivolta nel CIE di Isola di \u003Cmark>Capo\u003C/mark> \u003Cmark>Rizzuto\u003C/mark>.Colpisce la motivazione della sentenza, che assolve per \"legittima difesa\" i tre stranieri.\r\n\r\nFacciamo un passo indietro.\r\n\r\nDal 9 al 15 ottobre scorso tre cittadini stranieri, un tunisino, un algerino e un marocchino, furono i protagonisti di una rivolta nel centro di identificazione ed espulsione di Isola \u003Cmark>capo\u003C/mark> \u003Cmark>Rizzuto\u003C/mark>, Crotone. 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Quello di Sant’Anna di Capo Rizzuto ha chiuso i battenti. Il 10 agosto muore Moustapha Anaki, un immigrato marocchino approdato al CIE da un mese. Con grande ritardo l’ente gestore, la Misericordia, e la polizia sostengono la tesi del malore.\r\nIl vicepresidente nazionale della Misericordia Leonardo Sacco parla di “una morte naturale, Anaki soffriva di cardiopatia.” Secondo Sacco la protesta sarebbe stata “legata ai tempi di permanenza”.\r\nLa morte dell’immigrato è il detonatore di una rivolta devastante: il 12 agosto del CIE non restano che macerie. Alla prefettura non resta che prenderne atto e chiudere, per la seconda volta in tre anni, la struttura calabrese. Nel limitrofo CARA ci sono ben 1700 persone, il doppio della capienza massima, perché la prefettura vi ha stipato uomini e donne sbarcati a Lampedusa.\r\nIl 20 agosto sono scesi in strada, bloccando per due ore la statale 106, contro il sovraffollamento e l’infinita burocrazia che imbriglia le loro vite.\r\nLe condizioni di vita nel CIE erano durissime: materassi, coperte e gabinetti luridi. Le condizioni erano tanto indecenti che a nel dicembre del 2012 il tribunale di Crotone assolse tre immigrati dall’accusa di aver danneggiato il CIE, perché il loro comportamento venne definito una legittima difesa.\r\nÈ la seconda volta che il fuoco delle rivolte chiude il CIE di Sant’Anna. Aperto per la prima volta nel 2009, nel 2010 era in condizioni tali da dover essere chiuso. Riaperto nel 2012, un anno dopo i prigionieri l’anno nuovamente dato alle fiamme.\r\nDopo Bologna e Modena è il terzo CIE chiuso per le rivolte.\r\n\r\nA Torino, dopo la rivolta di fine luglio, agosto è stato segnato da episodi di resistenza individuale alle espulsioni, pestaggi, tentativi falliti di fuga, atti di autolesionismo. Nella notte tra il 26 e il 27 luglio due reclusi provano a scappare: uno ci riesce, l’altro viene pestato duramente.\r\n\r\nSempre incandescente la situazione a Gradisca di Isonzo.\r\nAscolta la cronaca di Federico, un compagno di Trieste, da anni impegnato nella lotta per la chiusura del CIE\r\n\r\n2013 08 30 federico gradisca\r\n\r\nTutto inizia nella notte dell’8 agosto. Dopo la preghiera per il Ramadan un gruppo di reclusi chiede di restare nel cortile per caldo torrido: la polizia risponde con lacrimogeni e manganellate. I reclusi devono spaccare una lastra di plexigas per non restare asfissiati. È l’innesco di un mese di lotte. Tra il 10 e il 12 agosto i reclusi salgono per due volte sui tetti per reclamare il rispetto della loro dignità.\r\n\r\nDue prigionieri cadono dal tetto: uno dei due si ferisce gravemente ed è ancora oggi in prognosi riservata all’ospedale.\r\nNelle prime fasi della rivolta gli attivisti della Tenda della Pace e i Diritti di Monfalcone si ritrovano davanti al CIE, chiedendo l’intervento di parlamentari ed altre figure istituzionali per fare pressioni sulla prefettura.\r\nI vari gruppi antirazzisti della zona si danno appuntamento per sabato 17 agosto di fronte al CIE.\r\nAd accogliere i manifestanti ci sono decine di carabinieri e poliziotti in assetto antisommossa. Sin qui nulla di nuovo o inaspettato. La novità sono i reclusi che si trovano sul tetto dopo aver nuovamente spaccato le lastre per salire.\r\nPer la prima volta da quanto è stato aperto il CIE vi è un contatto diretto fra antirazzisti e prigionieri durante una manifestazione. I circa 200 presenti (pacifisti, centri sociali del nordest e anarchici) per tre ore urlano, battono sul guard rail, parlano coi migranti sul tetto. Numerosi anche gli esponenti istituzionali a vario livello che non mancano mai quando ci sono le telecamere.\r\nGli antirazzisti bloccano la statale e fanno delle scritte a pennello sulla strada e sul muro del CIE con la parola “libertà” scritta in più lingue. La polizia guarda ma non interviene: dopo il can can mediatico dei giorni precedenti hanno l’ordine di tenere la tensione bassa. I racconti dei reclusi sono gli stessi di ogni CIE: psicofarmaci, restrizioni assurde e violenze quotidiane. Il presidio si scioglie verso le 8 ma gruppi di compagni fanno a turno per restare coi reclusi che resistono sul tetto.\r\nNei giorni successivi il Prefetto è obbligato ad accogliere una delle richieste degli immigrati, che ottengono la restituzione dei cellulari, riaprendo così un canale di comunicazione diretta con i propri affetti e con gli antirazzisti.\r\n\r\nIl 20 agosto, dopo 65 ore di permanenza sui tetti la polizia chiude il varco da cui salivano i migranti in lotta approfittando che in quel momento solo uno era rimasto sul tetto. Quel buco era diventato un simbolo di libertà al punto che uno dei reclusi per la disperazione ingoia una lametta e altri oggetti. Portato al pronto soccorso di Gorizia, di fronte alle ennesime prepotenze degli aguzzini di scorta, ha rifiuta le cure e torna al CIE. Nel frattempo una ventina di immigrati tenta la fuga durante il cambio turno e sei riescono a darsi alla macchia. \r\n\r\nIl 21 agosto i migranti continuano ad essere chiusi nelle loro stanze. L’uomo che aveva ingoiato la lametta entra in sciopero della fame. Lo hanno messo in infermeria dove gli sarebbe stato somministrato dell’olio per agevolare l’espulsione della lama. Un altro uomo, di 46 anni di origine algerina è in sciopero della fame dalla notte del Bairam, quando i festeggiamenti per la fine del Ramadan sono stati impediti e la protesta è stata soffocata nei lacrimogeni al CS.\r\nL’uomo ha perso 17 chili in 10 giorni e ci ha detto di aver tentato il suicidio 3 volte nei 6 mesi in cui è rinchiuso al CIE.\r\nDue giorni fa ha ingoiato una ingente quantità di psicofarmaci e ha poi rifiutato ogni tipo di intervento medico.\r\nSoffre di problemi alla tiroide e ha interrotto anche le cure mediche per questi.\r\nChiede di parlare con qualcuno (al telefono la nomina come “commissione”) che si occupi di verificare le ingiuste e disumane condizioni di detenzione all’interno del CIE.\r\n\r\nIl 29 agosto un immigrato algerino ha rotto il naso con un pugno ad un operatore del consorzio Connecting People, che gestisce la struttura isontina. Al momento dell’arresto ha dichiarato «Meglio andare in carcere che stare in questo inferno».\r\nIn serata è ripartita la rivolta. Una ventina di reclusi sono saliti sul tetto gridando “libertà”. Uno è scivolato ed è stato portato via con l’ambulanza. Sembra tuttavia che sia ferito in modo lieve.","31 Agosto 2013","2018-10-17 23:05:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/08/gradisca-200x110.jpg","Crotone, Gradisca, Torino. La rivolta nei CIE","podcast",1377959775,[110,164,165,166,167,168],"http://radioblackout.org/tag/crotone/","http://radioblackout.org/tag/gradisca/","http://radioblackout.org/tag/macerie-su-macerie/","http://radioblackout.org/tag/rivolta/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[20,144,146,148,142,140],{"post_content":171},{"matched_tokens":172,"snippet":173,"value":174},[63,64],"penisola. Quello di Sant’Anna di \u003Cmark>Capo\u003C/mark> \u003Cmark>Rizzuto\u003C/mark> ha chiuso i battenti. Il","Un agosto incandescente nei CIE della penisola. 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Nel frattempo una ventina di immigrati tenta la fuga durante il cambio turno e sei riescono a darsi alla macchia. \r\n\r\nIl 21 agosto i migranti continuano ad essere chiusi nelle loro stanze. L’uomo che aveva ingoiato la lametta entra in sciopero della fame. Lo hanno messo in infermeria dove gli sarebbe stato somministrato dell’olio per agevolare l’espulsione della lama. Un altro uomo, di 46 anni di origine algerina è in sciopero della fame dalla notte del Bairam, quando i festeggiamenti per la fine del Ramadan sono stati impediti e la protesta è stata soffocata nei lacrimogeni al CS.\r\nL’uomo ha perso 17 chili in 10 giorni e ci ha detto di aver tentato il suicidio 3 volte nei 6 mesi in cui è rinchiuso al CIE.\r\nDue giorni fa ha ingoiato una ingente quantità di psicofarmaci e ha poi rifiutato ogni tipo di intervento medico.\r\nSoffre di problemi alla tiroide e ha interrotto anche le cure mediche per questi.\r\nChiede di parlare con qualcuno (al telefono la nomina come “commissione”) che si occupi di verificare le ingiuste e disumane condizioni di detenzione all’interno del CIE.\r\n\r\nIl 29 agosto un immigrato algerino ha rotto il naso con un pugno ad un operatore del consorzio Connecting People, che gestisce la struttura isontina. Al momento dell’arresto ha dichiarato «Meglio andare in carcere che stare in questo inferno».\r\nIn serata è ripartita la rivolta. Una ventina di reclusi sono saliti sul tetto gridando “libertà”. Uno è scivolato ed è stato portato via con l’ambulanza. Sembra tuttavia che sia ferito in modo lieve.",[176],{"field":88,"matched_tokens":177,"snippet":173,"value":174},[63,64],{"best_field_score":122,"best_field_weight":123,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":40,"score":124,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":40},6637,{"collection_name":161,"first_q":28,"per_page":127,"q":28},["Reactive",182],{},["Set"],["ShallowReactive",185],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$f3pUgkJV52NhDc2Z7iVcD3uH03spdxZarCnf4k2CLeMc":-1},true,"/search?query=capo+rizzuto"]