","Gli immigrati rendono più della droga","post",1417705108,[60,61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/alemanno/","http://radioblackout.org/tag/business-rifugiati/","http://radioblackout.org/tag/buzzi/","http://radioblackout.org/tag/carminati/","http://radioblackout.org/tag/corruzione/","http://radioblackout.org/tag/roma/",[24,34,20,26,67,15],"corruzione",{"post_content":69,"tags":74},{"matched_tokens":70,"snippet":72,"value":73},[71],"Carminati","fascista agli ordini di Massimo \u003Cmark>Carminati\u003C/mark>, arrestato martedì 2 dicembre insieme","«Rendono più della droga». Per la holding criminale che comandava su Roma gli immigrati erano un business senza pari. La banda fascista agli ordini di Massimo \u003Cmark>Carminati\u003C/mark>, arrestato martedì 2 dicembre insieme ad altre 36 persone, aveva trovato nell'accoglienza dei profughi l'occasione per intascare milioni.\r\n\r\nIl regista dell'operazione è Salvatore Buzzi, anche lui finito in carcere. L'idea di trasformare il sociale in un business gli è venuta negli anni '80 proprio in prigione, mentre scontava una pena per omicidio doloso. Oggi come presidente del consorzio di cooperative Eriches - della LegaCoop - guidava un gruppo che ha chiuso il bilancio 2013 con 53 milioni di euro di fatturato. Gli incassi arrivano da servizi per rifugiati e senza fissa dimora, oltre che da lavori di portineria, manutenzione del verde e gestione dei rifiuti per la Capitale. Un colosso nel terzo settore. Che secondo gli atti delle indagini rispondeva agli interessi strategici del “Nero” di Romanzo Criminale. Buzzi infatti, secondo i pm, sarebbe «un organo apicale della mafia capitale», rappresentante dello «strumento imprenditoriale attraverso cui viene realizzata l'attività economica del sodalizio in rapporto con la pubblica amministrazione».\r\n\r\nUna holding criminale che spaziava dalla corruzione all'estorsione, dall'usura al riciclaggio, con infiltrazioni “diffuse” nel tessuto imprenditoriale politico e istituzionale.\r\nI documenti dell'operazione che ha portato in carcere referenti politici e operativi della mafia fascista mostrano nuovi dettagli sull'attività della ramificazione nera di Roma. A partire dall'attività per gli stranieri in fuga da guerra e povertà. «Tu c'hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati?», dice Buzzi al telefono in un'intercettazione: «Non c'ho idea», risponde l'interlocutrice. «Il traffico di droga rende di meno», spiega lui. E in un'altra conversazione aggiunge: «Noi quest’anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi, gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero».\r\n\r\nViene il dubbio sui rapporti che potrebbero intercorrere tra il \"re di Roma\", già esponente dei NAR e della banda della Magliana e i fascisti che scorazzano nelle periferie romane a caccia di rom e profughi. Per non dire degli sgomberi di massa attuati da Gianni Alemanno come sindaco della capitale.\r\n\r\nDi fatto quest'inchiesta nella quale si parla di mafia, ma in realtà rivela uno stretto intreccio di corruttele, dove la strada è aperta dai soldi più che dalle mitragliette, mostra come la corruzione permei nel profondo la società italiana, diventando una seconda pelle. O come la maglietta della salute: potresti toglierla ma nel dubbio la tieni.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco, un compagno di Roma.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nfrancesco_roma",[75,77,79,81,84,86],{"matched_tokens":76,"snippet":24},[],{"matched_tokens":78,"snippet":34},[],{"matched_tokens":80,"snippet":20},[],{"matched_tokens":82,"snippet":83},[26],"\u003Cmark>carminati\u003C/mark>",{"matched_tokens":85,"snippet":67},[],{"matched_tokens":87,"snippet":15},[],[89,94],{"field":35,"indices":90,"matched_tokens":91,"snippets":93},[14],[92],[26],[83],{"field":95,"matched_tokens":96,"snippet":72,"value":73},"post_content",[71],578730123365712000,{"best_field_score":99,"best_field_weight":100,"fields_matched":101,"num_tokens_dropped":46,"score":102,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":46},"1108091339008",13,2,"578730123365711978",{"document":104,"highlight":134,"highlights":139,"text_match":142,"text_match_info":143},{"cat_link":105,"category":106,"comment_count":46,"id":107,"is_sticky":46,"permalink":108,"post_author":49,"post_content":109,"post_date":110,"post_excerpt":52,"post_id":107,"post_modified":111,"post_thumbnail":112,"post_thumbnail_html":113,"post_title":114,"post_type":57,"sort_by_date":115,"tag_links":116,"tags":127},[43],[45],"29198","http://radioblackout.org/2015/04/cotreo-cittadino-per-la-casa-a-roma/","Dall'appello per la manifestazione:\r\n\r\n\"Il neo prefetto Franco Gabrielli afferma: \"chi come me abita a Roma da 17 anni conosce le priorità, da cittadino\". Intanto si sbilancia su cortei, immigrazione, sicurezza e Giubileo, mentre si riserva di leggere le carte su \"mafia capitale\", aspettando di incontrare il procuratore Pignatone e il prefetto Magno. Auspica condivisione e dialogo, dicendo che non servono proclami, \"i problemi si risolvono, poi si comunicano\", dice.\r\nIn realtà Gabrielli Roma la conosce bene. Le sue tensioni sociali le ha gestite direttamente per diversi anni e sa anche che le cose sono peggiorate. Non solo per colpa della crisi. Ci sono responsabilità enormi della classe governante e di chi ha gestito le questioni sociali come problemi di ordine pubblico. La distanza tra la città reale e chi la dovrebbe risolvere i problemi delle persone è devastante e difficilmente risolvibile. Dalle periferie al centro l'assenza delle politiche sociali è assoluta. Carminati e Buzzi, con i loro sodali dentro l'amministrazione, hanno prosperato dentro questa assenza.\r\nL'emergenza abitativa invece di diventare tema da risolvere è divenuta fonte di ricatti e profitti, così come l'accoglienza dei migranti e dei rifugiati. Questa per noi e per migliaia di abitanti di questa città è la priorità da affrontare con risposte e soluzioni vere. Decine di palazzi occupati per necessità, migliaia di sfratti per morosità incolpevole e per finita locazione, alloggi popolari messi in vendita e centinaia di lettere che minacciano lo sgombero dei cosiddetti inquilini senza titolo, dismissioni capestro per gli abitanti delle case degli enti ex previdenziali, delle casse pensionistiche, degli istituti di credito e assicurativi, migliaia di famiglie costrette da anni a vivere nei \"residence\" ed ora a rischio di finire di nuovo in mezzo ad una strada.\r\nParliamo di numeri consistenti, di vite abbandonate al loro destino dall'ignavia politica di amministratori corrotti e inadempienti.\r\nDi questo vogliamo parlare al Prefetto Gabrielli, con urgenza.\r\nPer questo venerdì 17 Aprile saremo in piazza e con un corteo che partirà dal Ministero delle Infrastrutture a Porta Pia per raggiungere la sede della prefettura in piazza Ss. Apostoli. Per questo chiamiamo a raccolta le resistenze e alle lotte che nei quartieri si oppongono agli sfratti, agli sgomberi e ai pignoramenti, allo sgombero forzoso dei residence; quella città solidale che si batte per un abitare degno, per un altra città accogliente, multiculturale, libera. Chiediamo alla Roma meticcia delle lotte sociali di muoversi insieme, fuori dal coro della gestione interessata e corrotta delle emergenze, per reclamare nuovi diritti di cittadinanza, per rovesciare la vergogna della legge Lupi sulla casa e fermare lo sperpero delle risorse pubbliche nel sistema delle grandi opere e dei grandi eventi.\r\nOra più che mai, fermiamo sfratti e sgomberi.\r\nUna sola grande opera CASA e REDDITO per TUTTE e TUTTI!\r\n\r\nVENERDI' 17 APRILE Ore 16,30\r\nCORTEO CITTADINO\r\nda PORTA PIA a Piazza Ss Apostoli\"\r\n\r\nMovimenti per il Diritto all'Abitare\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta con Nicola del coordinamento cittadino lotta per la casa: corteo_roma","17 Aprile 2015","2015-04-17 12:16:26","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/images.jpeg","\u003Cimg width=\"149\" height=\"90\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/images.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Cotreo cittadino per la casa a Roma",1429272986,[117,118,119,120,121,122,123,124,125,126,65],"http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/diritto-alla-casa/","http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/linformazione-di-blackout/","http://radioblackout.org/tag/lotta-per-la-casa/","http://radioblackout.org/tag/manifestazione/","http://radioblackout.org/tag/news/","http://radioblackout.org/tag/notizie-2/","http://radioblackout.org/tag/occupazioni/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/",[128,32,49,129,130,131,18,22,132,133,15],"corteo","linformazione-di-blackout","lotta per la casa","manifestazione","occupazioni","resistenza",{"post_content":135},{"matched_tokens":136,"snippet":137,"value":138},[71],"delle politiche sociali è assoluta. \u003Cmark>Carminati\u003C/mark> e Buzzi, con i loro","Dall'appello per la manifestazione:\r\n\r\n\"Il neo prefetto Franco Gabrielli afferma: \"chi come me abita a Roma da 17 anni conosce le priorità, da cittadino\". 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Il movimento ha proclamato per le 13 una conferenza stampa di fronte all'edificio sgomberato e rinvia, come prima risposta, al corteo già previsto per sabato 31 gennaio, giornata di mobilitazione territoriale diffusa per il diritto all'abitare.\r\nAbbiamo raggiunto Cristiano Armati del coordinamento cittadino di lotta per la casa per avere un commento a caldo\r\ncristiano_sgombero_anagrafe\r\n\r\n \r\n\r\nQui di seguito il comuncato dei movimenti romani che lottano sulla questione casa:\r\n\r\nAll’alba del 14° giorno di occupazione dell’anagrafe centrale di via Petroselli da parte dei movimenti per il diritto all’abitare, un ingente spiegamento di forze dell’ordine ha sgomberato con decisione le famiglie presenti.\r\nDopo giorni di trattative e resistenza si è optato per la rimozione forzata del presidio.\r\nQuesta scelta rappresenta la risposta più chiara alle richieste avanzate dai movimenti: nessuna disponibilità a mettere in discussione una legge odiosa che sostiene la speculazione e cancella il diritto alla casa in questo paese. Anche i tentativi di mediazione del neo assessore Danese risultano inutili di fronte a tanta protervia. Il decisionismo renziano viene adottato e sostenuto dall’amministrazione e dalla prefettura romana. Al confronto si preferiscono le divise e i manganelli.\r\nMentre tutti plaudono alla vittoria in Grecia di Alexis Tsipras, in Italia chi si batte contro le leggi che impongono austerity e precarietà viene aggredito piuttosto che essere ascoltato. Che questo avvenga a Roma dopo le vicende di “mafia capitale” è ancora più riprovevole. Si preferisce continuare a sguazzare nell’emergenza piuttosto che affrontare le questioni sollevate dai movimenti e mettere mano a interventi strutturali e definitivi.\r\nLa decisione di rivedere l’articolo 3 del Piano casa di Lupi sulla vendita degli alloggi popolari, con un tiepido riconoscimento dei diritti degli assegnatari regolari, rappresenta un importante risultato delle mobilitazioni diffuse ma è soltanto un piccolo tassello delle questioni sul tappeto, a cominciare dal grande numero di sfratti previsti per febbraio, compresi quelli che riguardano le finite locazioni e le cosiddette categorie protette.\r\nLa mobilitazione indetta per il 31 gennaio, dislocata sul territorio nazionale, assume un significato superiore dopo lo sgombero degli uffici dell’Anagrafe centrale in via Petroselli.\r\nA Roma l’emergenza abitativa e la precarietà diffusa si sommano con il degrado e con la rabbia montante nelle periferie abbandonate da tempo al loro destino.\r\nQuesta situazione non è sostenibile con le risorse e le scelte messe in campo dal sindaco Marino, anzi si presta ancora una volta alla gestione senza progetto che ha dato spazio ai Carminati e agli Odevaine di turno.\r\nIl 31 gennaio la città di sotto che è stufa di questa governance inadempiente verso i più deboli e sempre disponibile con chi fa affari farà sentire la sua voce forte e chiara.\r\nLe dimissioni di questa giunta sono ormai inappellabili, il mondo di sopra va tolto di mezzo!\r\nCi vediamo il #31G!\r\nMovimenti per il diritto all’abitare\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","26 Gennaio 2015","2015-01-29 11:06:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/sgombero_roma-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/sgombero_roma-300x225.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/sgombero_roma-300x225.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/sgombero_roma-768x576.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/sgombero_roma.jpeg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Roma: sgomberata l'anagrafe occupata dal movimento di lotta per la casa",1422274646,[161,162,65],"http://radioblackout.org/tag/lotta-par-la-casa/","http://radioblackout.org/tag/piano-casa/",[30,28,15],{"post_content":165},{"matched_tokens":166,"snippet":167,"value":168},[71],"che ha dato spazio ai \u003Cmark>Carminati\u003C/mark> e agli Odevaine di turno.\r","Dopo 14 giorni di occupazione, 10 camionette della Polizia sono intervenute questa mattina per sgomberare l'anagrafe romana di via Petroselli, portata avanti da parte dei Movimenti per il diritto all’abitare per chiedere che governo e Comune di Roma facessero marcia indietro nell’applicazione dell' articolo 5 del “piano casa” di Lupi e Renzi, che nega allaccio e residenze agli occupanti per necessità.\r\nAl momento ci sarebbero 6 compagn* in stato di fermo e per qualcuno di loro non è chiara la posizione che la Questura intende prendere. 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A Torino, tra le città più inquinate d’Italia, il problema è reale. L’aria che respiriamo è avvelenata da traffico automobilistico, emissioni venefiche delle fabbriche, inceneritore spara diossina. La vicenda Eternit ci ricorda che industriali e governanti sono disposti a sacrificare la vita di migliaia di persone pur di fare profitti.\r\n\r\nIn questa città altrettanto reale è la condizione di povertà e precarietà di chi vive segregato nei cosiddetti “campi nomadi” e per sopravvivere è costretto a svolgere attività lavorative sotto-costo, tra cui la rottamazione del rame rivenduto per pochi euro ai grossisti, i soli a trarne ampi guadagni.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Cecilia, attivista antirazzista, che ben conosce la realtà del campo di Lungo Stura Lazio.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015.02 06 cecilia rom\r\n\r\nLa questione ha radici lontane. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale lo Stato italiano ha imposto a Rom e Sinti sfuggiti alle persecuzioni nazifasciste la collocazione in “campi di transito”. Nel tempo questi campi sono diventati l’unico orizzonte, sia pur precario, per queste persone. Luoghi dove si è realizzato un vero apartheid, ghetti dove la precarizzazione abitativa, lavorativa, esistenziale si è istituzionalizzata.\r\nSu Rom e Sinti la destra xenofoba e razzista ha speculato e continua a speculare, indicandoli come responsabili dei problemi degli “italiani” delle periferie, fomentando odio e guerra tra poveri. L’altra faccia della medaglia sono i lauti profitti incamerati da chi, tra appalti e mazzette, gestisce i campi nomadi. La cosiddetta sinistra ha fatto le stesse politiche. A Roma l’inchiesta Mafia Capitale ha rivelato l’accordo tra il fascista Carminati e certe cooperative sociali targate PD per dividersi la torta della gestione dei campi.\r\nA Torino negli ultimi anni vi sono stati gravissimi episodi di intolleranza verso individui e gruppi rom: dal rogo doloso del campo di via Vistrorio del 2007, al pogrom della Continassa del 9 dicembre 2011, svoltosi al termine di una manifestazione alla quale parteciparono anche esponenti del PD. L’anno successivo, l’area della Continassa fu svenduta dal comune di Torino alla Juventus per costruirvi sede direzionale, campi di allenamento, palazzi etc…\r\nLo scorso autunno Forza Nuova ha promosso a Mirafiori, in via Artom, manifestazioni contro famiglie rom, profughe di guerra in Bosnia, stanziate al parco Colonnetti.\r\nDi recente le istituzioni cittadine hanno iniziato a parlare di “superamento” dei campi nomadi. In realtà non è in programma alcuna soluzione duratura affinché chi è costretto a vivere in un ghetto possa trovare una casa e vivere senza controlli né tutele. Da un anno il comune ha avviato lo “svuotamento condiviso” (cioè sgombero) del campo di Lungo Stura Lazio, attraverso rimpatri assistiti o ricollocazione delle famiglie in situazioni di “housing sociale temporaneo”. Chi vive in questi luoghi è sottoposto a regole da collegio infantile, indice del razzismo di chi identifica “l’emersione dai campi” con una “missione civilizzatrice”. Tra due anni chi non potrà pagare affitti esosi sarà rigettato in strada, mentre chi non rientra nel progetto finirà in strada già a metà marzo, quando lo sgombero sarà terminato.\r\nQuesta situazione assicura profitti alla cordata di enti che hanno vinto l’appalto milionario per Lungo Stura: Valdocco, Liberitutti, Terra del Fuoco, Stranaidea, AIZO, oltre alla Croce Rossa che prende quasi 400.000 euro solo per presidiare le aree sgomberate!\r\nIl ciclo campi-sgomberi-social housing è un business che garantisce profitti sicuri ai soliti noti. Nel 2008 un gruppo di famiglie del campo di via Germagnano si era trovato da solo una risposta al bisogno abitativo, occupando uno stabile in via Pisa, ma dopo pochi giorni fu sgomberato dalla polizia e riportato al campo. All’epoca l’assessore “all’integrazione” era la stesso di oggi, Ilda Curti.\r\nNon crediamo che le manfrine del Comune possano risolvere i problemi di individui e famiglie rom, poiché sono troppi gli interessi a mantenere persone in condizioni di indigenza e segregazione, per dare appalti a questa o quella cooperativa incaricata di “gestire l’emergenza permanente” e per garantire manodopera sottocosto alle economie formali ed informali di cui queste persone formano l'ultimo anello della catena.\r\nI bisogni di Rom e Sinti sono gli stessi di tutti coloro che vivono ai margini di questo sistema di sfruttamento: casa, reddito, libertà di vivere la propria vita. Per questo rilanciamo la necessità di lottare insieme, in maniera autorganizzata, contro razzismo e speculazioni che destra e sinistra esercitano sulla pelle di chi è più precario.\r\n\r\nLottiamo insieme! Casa per tutti e tutte!\r\n\r\n\r\n\r\npunto info antirazzista\r\nTorino lunedì 9 febbraio dalle 17\r\nvia Garibaldi / p. za Palazzo di Città\r\ngattonerogattorosso@inventati.org","6 Febbraio 2015","2018-10-17 22:59:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/02/casa-per-tutti-200x110.jpg","Chi specula sui rom a Torino?","podcast",1423242735,[223,224,225,226,227,228],"http://radioblackout.org/tag/chi-specula-sui-rom/","http://radioblackout.org/tag/lungo-stura-lazio/","http://radioblackout.org/tag/rom/","http://radioblackout.org/tag/social-housing/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/via-germagnano/",[206,202,188,198,190,196],{"post_content":231},{"matched_tokens":232,"snippet":233,"value":234},[71],"rivelato l’accordo tra il fascista \u003Cmark>Carminati\u003C/mark> e certe cooperative sociali targate","Il 9 febbraio in centro a Torino è in programma una manifestazione indetta da vari comitati di “cittadini” per tutelare la “nostra salute” e i “nostri diritti” dai “fumi provenienti dai campi nomadi”. A Torino, tra le città più inquinate d’Italia, il problema è reale. L’aria che respiriamo è avvelenata da traffico automobilistico, emissioni venefiche delle fabbriche, inceneritore spara diossina. La vicenda Eternit ci ricorda che industriali e governanti sono disposti a sacrificare la vita di migliaia di persone pur di fare profitti.\r\n\r\nIn questa città altrettanto reale è la condizione di povertà e precarietà di chi vive segregato nei cosiddetti “campi nomadi” e per sopravvivere è costretto a svolgere attività lavorative sotto-costo, tra cui la rottamazione del rame rivenduto per pochi euro ai grossisti, i soli a trarne ampi guadagni.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Cecilia, attivista antirazzista, che ben conosce la realtà del campo di Lungo Stura Lazio.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015.02 06 cecilia rom\r\n\r\nLa questione ha radici lontane. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale lo Stato italiano ha imposto a Rom e Sinti sfuggiti alle persecuzioni nazifasciste la collocazione in “campi di transito”. Nel tempo questi campi sono diventati l’unico orizzonte, sia pur precario, per queste persone. Luoghi dove si è realizzato un vero apartheid, ghetti dove la precarizzazione abitativa, lavorativa, esistenziale si è istituzionalizzata.\r\nSu Rom e Sinti la destra xenofoba e razzista ha speculato e continua a speculare, indicandoli come responsabili dei problemi degli “italiani” delle periferie, fomentando odio e guerra tra poveri. L’altra faccia della medaglia sono i lauti profitti incamerati da chi, tra appalti e mazzette, gestisce i campi nomadi. La cosiddetta sinistra ha fatto le stesse politiche. A Roma l’inchiesta Mafia Capitale ha rivelato l’accordo tra il fascista \u003Cmark>Carminati\u003C/mark> e certe cooperative sociali targate PD per dividersi la torta della gestione dei campi.\r\nA Torino negli ultimi anni vi sono stati gravissimi episodi di intolleranza verso individui e gruppi rom: dal rogo doloso del campo di via Vistrorio del 2007, al pogrom della Continassa del 9 dicembre 2011, svoltosi al termine di una manifestazione alla quale parteciparono anche esponenti del PD. L’anno successivo, l’area della Continassa fu svenduta dal comune di Torino alla Juventus per costruirvi sede direzionale, campi di allenamento, palazzi etc…\r\nLo scorso autunno Forza Nuova ha promosso a Mirafiori, in via Artom, manifestazioni contro famiglie rom, profughe di guerra in Bosnia, stanziate al parco Colonnetti.\r\nDi recente le istituzioni cittadine hanno iniziato a parlare di “superamento” dei campi nomadi. 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Per vederci bene serve la luce, se la luce è troppa si rischia di restare abbagliati, di non vedere quello che conta. E’ il caso delle recenti inchieste sugli intrallazzi miliardari che hanno coinvolto l’amministrazione comunale romana, l’ex sindaco (post)fascista Alemanno, e un giro trasversale di politici, malavitosi e coop rosse, dall’ex Nar/banda della Magliana Carminati al democratico Buzzi. \r\nIl colore dei soldi unisce più di quello della politica. \r\nL’inchiesta ha dato visibilità ad un malaffare diffuso, capillare, sistemico, chiarendo quale grosso e lucroso affare sia la gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo o “l’integrazione” di rom e sinti. Occorre tuttavia guardare oltre il dito che indica la luna. Quando le assegnazioni sono fatte seguendo le regole, i rifugiati e i rom sono comunque un buon affare per chi gestisce l’accoglienza. \r\nBen poco, a volte nulla, di quello che dovrebbe essere garantito viene davvero offerto a chi fugge guerre e persecuzioni ed approda nel nostro paese per cercare di ottenere asilo. \r\nIl business sulla pelle degli immigrati, dei richiedenti asilo, delle comunità rom e sinti è enorme. L'attenzione mediatica si è concentrata sulle tangenti versate per accaparrarsi i fondi destinati all'accoglienza, ma pochissimi si sono interrogati su quali siano i meccanismi che permettono questi enormi affari sulle spalle dei migranti e di noi tutti. \r\nPartiamo da una considerazione banale ma importante: qualsiasi spesa pubblica di grossa entità - in particolare ma non solo, se affidata a enti esterni – ha un corollario di speculazioni, ingordo appetito di individui privi di scrupoli, corruzione... Questa regola vale per l’edilizia, assistenza o qualsiasi altro ambito. \r\nI meccanismi che regolano i contributi per l'assistenza a rom e richiedenti asilo sono diversi ma con vari aspetti in comune e stesse tecniche per poterne ricavare ingenti somme. Se per i rom una buona parte dei contributi viene dall'Unione Europea, per “l'emergenza dei richiedenti asilo” i soldi vengono tutti dal ministero dell'interno. \r\nVogliamo capirne di più. Per questa ragione abbiamo sentito Federico, un compagno di Trieste che conosce bene la questione. \r\nAscolta la diretta con Federico:\r\n\r\n2014 12 19 denitto business rifugiati\r\n\r\n\r\nVale la pena fare un passo indietro.\r\nTutto comincia nel 2011: la guerra civile in Libia e la fuga di migliaia di persone che si dirigono nel nostro paese sono all’origine di una ennesima, sin troppo prevedibile, “emergenza”. La prassi adottata ancora oggi è stata elaborata e sperimentata in quell’occasione. Le prefetture, tramite i comuni, individuano nei vari territori soggetti terzi (consorzi, cooperative, enti caritatevoli, ecc) disposti a prendersi in carico (in strutture proprie o dei comuni stessi) un certo numero di richiedenti asilo. Con questi soggetti terzi vengono stipulate convenzioni. Niente gara di appalto al ribasso come nei CIE, ma un’assegnazione diretta, che di fatto molto spesso ricade su cordate amiche. Chi entra nell’affare riceve, per ogni giorno di permanenza nelle strutture, un quota fissa di 35 euro a persona. Con questa quota devono essere garantiti una serie di servizi: vitto, abbigliamento, spese sanitarie, assistenza legale, mediazione culturale e interpreti, corsi di italiano, ecc ed ovviamente le paghe agli operatori che seguono le persone prese in carico. Di questi 35 euro ai richiedenti asilo rimangono in mano solamente 2,50 euro al giorno (il cosiddetto pocket money) che in genere viene dato a cadenza mensile.\r\nÈ un meccanismo con numerosi punti critici. Ecco i principali.\r\nLa scelta dei soggetti terzi a cui affidare le convenzioni e quali servizi siano poi effettivamente effettuati. È abbastanza evidente che una cosa è affidare l'assistenza a soggetti che - nel bene e nel male e pur con mille limiti e criticità - sono nati ed hanno esperienza nel lavorare coi migranti e in particolare coi richiedenti asilo (pensiamo ad esempio a piccoli consorzi o associazioni di base locali slegati dai grandi carrozzoni nazionali tipo Caritas) e altro è darlo a cooperative o associazioni “amiche” che normalmente fanno tutt'altro e che si improvvisano gestori di strutture di accoglienza. Da questo al business sulla pelle dei migranti il passo è breve. Perché - e qui veniamo al secondo punto - il lucro si costruisce su quanti e quali servizi vengono effettivamente forniti ai richiedenti asilo e sulle paghe degli operatori che vi lavorano. Il cibo scadente costa meno di pasti dignitosi, come i corsi di italiano da burla, l’assistenza legale fittizia. E la lista degli esempi si potrebbe ancora allungare. È ovvio che pagare un operatore 700 euro al mese non è la stessa cosa che pagarlo 1300. La quota erogata è sempre la stessa e non ci sono controlli: i margini per guadagnarci sopra sono enormi. \r\nIl meccanismo partito nel 2011 non si esaurito con la fine di quel flusso di profughi (le convenzioni si sono chiuse quasi tutte a fine 2013) ma è stato riproposto pari pari con l'ondata iniziata nel 2013 di persone provenienti soprattutto da Pakistan, Afganistan e Siria. Una nuova “emergenza”, un nuovo enorme business.\r\nUna macchina che rende ricco chi la manovra, stritola le vite di chi già è fuggito a guerre e persecuzioni.\r\nIn questi giorni hanno avuto una certa eco i dati diffusi dall’agenzia delle Nazioni Unite sui morti nel Mediterraneo, che, alla faccia di Mare Nostrum, nel 2014 sono state più che nei tre anni precedenti. \r\nNei primi 10 mesi dell’anno sono arrivati sulle coste italiane circa 150mila migranti, più del triplo rispetto al 2013, soprattutto eritrei e siriani.\r\nL’accoglienza dei profughi in Italia è trattata da media e politici come eterna “emergenza”, per consentire operazioni “tappabuchi” dove la grande abbuffata di soldi pubblici possa proseguire senza grossi intoppi.\r\nLa Svezia, paese molto meno popoloso dell’Italia ha accolto molti più rifugiati dell’Italia. In un solo weekend di ottobre, quando era al culmine la crisi di Kobane, sono arrivati in Turchia oltre 150mila profughi, più di quanti ne abbia accolti l’intera Unione europea dall’inizio del conflitto a Damasco. Cifre che la dicono lunga sulle frontiere serrate dell’Unione Europea. \r\nLe cifre di chi non arriva ci raccontano di una strage i cui responsabili siedono nei parlamenti e nei governi dell’UE. In prima fila l’Italia. \r\nOltre 3400 morti in mare. Una catastrofe umanitaria destinata ad aumentare ancora: I rifugiati sono più del 60% di chi approda nel nostro paese. L’acuirsi e moltiplicarsi di conflitti, in cui spesso il nostro paese è impegnato direttamente, rende facile prevedere che sempre più persone cercheranno rifugio in Europa. Molti, sempre più non arriveranno. La sostituzione di Mare Nostrum con Triton, la missione UE con meno mezzi e meno soldi, non potrà che far crescere la lista di chi affoga. \r\nMare Nostrum fu la risposta alla strage del 3 ottobre 2013 di fronte a Lampedusa, quando le acque del Mediterraneo inghiottirono 366 uomini, donne, bambini. \r\nUna risposta umanitaria – 150.000 persone intercettate – una risposta di polizia: il nome stesso della “missione” ce lo racconta. \r\nCon Triton, 2,9 milioni mensili di budget contro i 9 di Mare Nostrum, ed il compito di pattugliare entro le trenta miglia dalla nostra costa, resta solo la polizia. E non avrebbe potuto essere altrimenti: Triton è una missione di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere. \r\nChi affoga in mezzo al mare lascerà traccia di se solo nei cuori chi lo ha visto partire senza più dare notizie. Chi passa e viene immesso nel programma per i rifugiati si apre la strada dell’accoglienza made in Italy. Tanti soldi per chi gestisce, un lungo limbo per chi resta intrappolato in un paese dove pochi vorrebbero restare. \r\nLungo una frontiera fatta di nulla si consuma un’idea di civiltà fatta di sopraffazione, guerra, di sfruttamento selvaggio. \r\nMentre scriviamo qualcuno muore in carcere, sul filo spinato di un confine, qualcuno chiude gli occhi senza aver mai mangiato a sufficienza, altri vivono raspando tra i rifiuti di una discarica, qualcuno nasce in una baracca ed ha già il destino segnato. \r\nSu quella baracca non c’è nessuna buona stella.\r\nOggi i cristiani festeggiano l’anniversario della nascita di un dio che si è fatto uomo e da uomo si è fatto torturare ed uccidere per una salvezza che non è di questa terra.\r\nNoi che abitiamo la terra e il tempo che ci è capitato, sappiamo che quel poco di bene che potremo ottenere, dipende da ciascuno di noi. \r\nUn mondo senza padroni, governanti, galere, sfruttamento, eserciti è possibile.\r\nUn buon anno di lotta e libertà a tutti e a tutte.","25 Dicembre 2014","2018-10-17 22:59:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/morti-in-mare-200x110.jpg","Anarres-info. 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Le prefetture, tramite i comuni, individuano nei vari territori soggetti terzi (consorzi, cooperative, enti caritatevoli, ecc) disposti a prendersi in carico (in strutture proprie o dei comuni stessi) un certo numero di richiedenti asilo. Con questi soggetti terzi vengono stipulate convenzioni. Niente gara di appalto al ribasso come nei CIE, ma un’assegnazione diretta, che di fatto molto spesso ricade su cordate amiche. Chi entra nell’affare riceve, per ogni giorno di permanenza nelle strutture, un quota fissa di 35 euro a persona. Con questa quota devono essere garantiti una serie di servizi: vitto, abbigliamento, spese sanitarie, assistenza legale, mediazione culturale e interpreti, corsi di italiano, ecc ed ovviamente le paghe agli operatori che seguono le persone prese in carico. 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