","Haiti contesa",1710515098,[141,142,143,144],"http://radioblackout.org/tag/decolonizzazione/","http://radioblackout.org/tag/kenya/","http://radioblackout.org/tag/paramilitari/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/",[146,147,148,149],"decolonizzazione","Kenya","paramilitari","Stati Uniti",{"post_content":151},{"matched_tokens":152,"snippet":153,"value":154},[78,79],"nell'area di un contingente di \u003Cmark>caschi\u003C/mark> \u003Cmark>blu\u003C/mark>, guidato dai militari Kenyoti. Cosa","In un'Haiti che ha dichiarato lo stato d'emergenza, con l'80% della capitale in mano alle bande armate ormai da sei mesi, si è arrivati ora al blocco totale delle infrastrutture e all'imposizione da Washington delle dimissioni dell'attuale governo. Di fatti il 12 Marzo Ariel Henry ha comunicato, da Puerto Rico dov'è stanziato nell'impossibilità di rientrare nel paese, le dimissioni non appena verrà instaurato un consiglio presidenziale di transizione.\r\n\r\nLa situazione attuale è il risultato dell'investimento statunitense nell'ascesa al potere di un'elité produttiva (Juvenel Moise ex presidente assassinato nel 2021 era uno dei maggiori industriali dell'isola) incaricata di gestire gli investimenti dei programmi di aiuto americani HELP e HOPE post terremoto e continuamente rinnovati. Elezioni fortemente contestate dalle organizzazioni sociali e dalla popolazione (in parte con forme di organizzazione autonome, in parte invece vincolate a competitors politici di Moise), che già accusavano il governo presieduto da Moise, assassinato poi nel 2021, di inadeguatezza di fronte alla crisi del paese.\r\n\r\nAbbiamo indagato il ruolo ambivalente delle gang, prevalentemente capeggiate da ex-polizziotti e storicamente legate a varie branche delle elites di potere, tra cui spicca il golpista Jimmy Chèrizier e narcotrafficante a capo della G9 an fanmi (e famiglia) e ora a capo della coalizione che riunisce anche la gang G-pep, Vivre Ensemble, che sembra nascondersi dietro a ideali rivoluzionari per non abbandonare il potere ottenuto.\r\n\r\nDall'altra parte vi è la risoluzione, datata 3 ottobre, delle Nazioni Unite che ha approvato l'intervento nell'area di un contingente di \u003Cmark>caschi\u003C/mark> \u003Cmark>blu\u003C/mark>, guidato dai militari Kenyoti. Cosa potrebbe cusare l'arrivo dei poliziotti internazionali? Quali le reali prospettive rispetto all'insediamento di un nuovo governo ad interim sulla styabilità del paese?\r\n\r\nNe parliamo ai microfoni con Roberto Codazzi.\r\n\r\n[audio 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di genocidio e crimini di guerra, abbiamo provato a dare uno sguardo alle reazioni che si sono scatenate in quei Paesi e che hanno fatto riaffiorare fratture storico-culturali non ancora sanate.\r\nTornando indietro a quegli anni non si può dimenticare il ruolo, durante le guerre di Jogoslavia, dei caschi blu dell'Onu che assistettero impassibili allo sterminio di Srebrenica per cui Mladic è stato appena condannato.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Eric Gobetti storico freelance, regista e studioso della Jugoslavia.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nCondannaMladic","28 Novembre 2017","2017-12-02 11:15:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/bp9-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"221\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/bp9-300x221.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/bp9-300x221.jpeg 300w, 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europeo.\r\nL'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea è sicuramente un tassello fondamentale per capire questa accelerazione, dato che la potenza si è sempre detta restia alla prospettiva della costituzione dell’esercito europeo, preoccupata che il progetto le faccia perdere il suo prezioso ruolo di ponte tra le due sponde dell’Atlantico e di potenza militare globale che bene o male ha rappresentato fino ad ora.\r\n\r\nEd è proprio la separazione della Gran Bretagna dall’Unione Europea ad aver convinto Bruxelles ad accelerare i tempi rispetto alla formazione di una forza militare indipendente da Washington, consistente dal punto di visto numerico e degli armamenti in dotazione, ed in grado di agire in tempi rapidi sia all’interno sia all’esterno dei propri confini.\r\n\r\nLe dichiarazioni di Trump poi in campagna elettorale e la sua successiva vittoria hanno convinto l’establishment continentale che è arrivata l’ora di passare all’azione per rispondere anche ai malumori americani che lamentando l’eccessivo sforzo economico sostenuto da Washington, tanto da mettere in dubbio l’impegno statunitense nei confronti di quegli aderenti all’Alleanza che “non pagano i loro conti” o “non rispettino gli obblighi nei confronti degli Stati Uniti”.\r\n\r\nDa superare ci sono ancora le gelosie dei vari apparati militari statali, oltre che la competizione tra le varie potenze militari del continente.\r\nComunque Federica Mogherini si dice ottimista, e nella primavera prossima si appresta a presentare, su mandato dei governi dell’Ue, alcune proposte concrete che siano alla base del Rapporto annuale coordinato sulla difesa e che abbiano ricadute rapide anche sul fronte della stabilizzazione di un complesso militare-industriale comune che ha già fatto passi da gigante negli ultimi anni. L’obiettivo è aumentare da subito la cooperazione tra le forze militari dei diversi paesi, incrementando ad esempio la formazione e l’impiego dei battlegroups, unità multinazionali di intervento rapido che esistono dal 2007 ma che finora non sono mai stati utilizzati all’estero.\r\n\r\nE a 60 anni dalla loro nascita un altro esercito, quello dei caschi blu, si trova a far i conti con i propri fallimenti: il crollo del paradigma del peacekeeping, le nefandezze coperte o agite nei vari conflitti mondiali in cui sono intervenuti e la mancanza di foraggiamento da parte della maggior parte delle nazioni del mondo sono solo alcuni dei problemi fondamentali che i caschi blu dell'Onu si trovano ora ad affrontare.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Marco Santopadre, redattore di Contropiano.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\nesercitoeuropeoecaschiblu","25 Novembre 2016","2016-11-28 12:28:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/esercitoeuropeo-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"162\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/esercitoeuropeo-300x162.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/esercitoeuropeo-300x162.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/esercitoeuropeo-768x415.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/esercitoeuropeo.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Verso la costituzione di un esercito europeo",1480077462,[],[],{"post_content":213},{"matched_tokens":214,"snippet":215,"value":216},[78,79],"un altro esercito, quello dei \u003Cmark>caschi\u003C/mark> \u003Cmark>blu\u003C/mark>, si trova a far i","Dopo la Brexit, l' “inaspettata” vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti sembra aver fortemente accelerato quei processi, comunque in atto già da diverso tempo, che vanno nella direzione della costituzione di un esercito europeo.\r\nL'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea è sicuramente un tassello fondamentale per capire questa accelerazione, dato che la potenza si è sempre detta restia alla prospettiva della costituzione dell’esercito europeo, preoccupata che il progetto le faccia perdere il suo prezioso ruolo di ponte tra le due sponde dell’Atlantico e di potenza militare globale che bene o male ha rappresentato fino ad ora.\r\n\r\nEd è proprio la separazione della Gran Bretagna dall’Unione Europea ad aver convinto Bruxelles ad accelerare i tempi rispetto alla formazione di una forza militare indipendente da Washington, consistente dal punto di visto numerico e degli armamenti in dotazione, ed in grado di agire in tempi rapidi sia all’interno sia all’esterno dei propri confini.\r\n\r\nLe dichiarazioni di Trump poi in campagna elettorale e la sua successiva vittoria hanno convinto l’establishment continentale che è arrivata l’ora di passare all’azione per rispondere anche ai malumori americani che lamentando l’eccessivo sforzo economico sostenuto da Washington, tanto da mettere in dubbio l’impegno statunitense nei confronti di quegli aderenti all’Alleanza che “non pagano i loro conti” o “non rispettino gli obblighi nei confronti degli Stati Uniti”.\r\n\r\nDa superare ci sono ancora le gelosie dei vari apparati militari statali, oltre che la competizione tra le varie potenze militari del continente.\r\nComunque Federica Mogherini si dice ottimista, e nella primavera prossima si appresta a presentare, su mandato dei governi dell’Ue, alcune proposte concrete che siano alla base del Rapporto annuale coordinato sulla difesa e che abbiano ricadute rapide anche sul fronte della stabilizzazione di un complesso militare-industriale comune che ha già fatto passi da gigante negli ultimi anni. 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La capitale francese era già blindata da giorni e il clima di terrore e minaccia \"preventiva\" verso chi non se ne resta a casa viene costantemente rinnovato e ripetuto dai media mainstream e nei discorsi nazionalisti e guerrafondai delle più alte cariche dello stato.\r\n\r\nIeri però nelle strade e nelle piazze si sono lo stesso ritrovate migliaia di persone che hanno voluto manifestare il proprio dissenso cercando di fare azioni diverse e visibili dal mattino fino alle prime ore del pomeriggio. Il numero di agenti e di camionette presenti nella piazza e che occupavano le vie limitrofe era spaventoso. Per \"garantire\" la sicurezza dei capi di stato esteri e recintare completamente l'aerea dei lavori della conferenza sul clima sono state chiuse autostrade e tangenziali, i parigini sono stati invitati a restare a casa e sono stati impiegati circa 6.300 agenti tra militari e poliziotti intorno all'area, 15.600 in tutta l'Ile-de-France, più un centinaio di caschi blu e 300 agenti di sicurezza solo nella zona dei negoziati.\r\n\r\nIn questo modo ieri pomeriggio è diventato immediatamente evidente cosa significhi l'applicazione dello stato di emergenza, che durerà almeno tre mesi, e che è stato dichiarato dopo gli attentati dello scorso 13 novembre. Nelle manifestazioni in Place de la Rèpublique in seguito agli scontri tra manifestanti e polizia, sono state fermate 317 persone, ne sono state identificate 341 e al momento 174 sono agli arresti. Nei giorni precedenti all'apertura del vertice ci sono state migliaia di perquisizioni in tutto il paese, misure di restrizione della libertà, arresti preventivi e arresti domiciliari per molti attivisti impegnati in diverse lotte e in diversi territori. Ecco quindi che i reali obiettivi dello stato di emergenza sembrano diventare ogni giorno più chiari.\r\n\r\nAscolta la corrispondenza con Virginia da Parigi sui fatti di ieri e su quello che è accaduto in Francia nelle ultime settimane, ora che i poteri di servizi e polizia hanno mano libera e budget illimitato:\r\n\r\nvirginia_parigi\r\n\r\nMartedì siamo tornati sull'argomento, cercando, al di là della cronaca, di cogliere di segnali di non collaborazione alla militarizzazione del paese e al divieto di manifestare che emergono da una società civile, profondamente innervata da un tessuto associativo, che segnala un disagio profondo, che poco a poco si traduce in rifiuto e disobbedienza ai divieti. Come avvenuto, in tanti modi e forme, domenica in Place della Republique e dintorni.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Gianni Carrozza, un compagno molto attivo sul fronte di classe ed osservatore acuto della società francese, dove vive da oltre trent'anni.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-12-01-carrozza-nocop21","1 Dicembre 2015","2015-12-03 15:14:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/parigi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/parigi-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/parigi-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/parigi-768x508.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/parigi-1024x678.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/parigi.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Parigi all'apertura della COP21: repressione preventiva, cariche e arresti ai tempi dello stato di emergenza.",1448980870,[235,236,237,238,239,240,241,242,243],"http://radioblackout.org/tag/arresti/","http://radioblackout.org/tag/attentati-parigi/","http://radioblackout.org/tag/cop21/","http://radioblackout.org/tag/divieto-di-manifestare/","http://radioblackout.org/tag/parigi/","http://radioblackout.org/tag/place-de-la-republique/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/scontri/","http://radioblackout.org/tag/stato-di-emergenza/",[245,28,246,32,247,34,248,249,250],"arresti","cop21","parigi","repressione","scontri","stato di emergenza",{"post_content":252},{"matched_tokens":253,"snippet":254,"value":255},[78,79],"l'Ile-de-France, più un centinaio di \u003Cmark>caschi\u003C/mark> \u003Cmark>blu\u003C/mark> e 300 agenti di sicurezza","Ieri a Parigi, malgrado il \"divieto di manifestare\" dovuto allo stato di emergenza imposto in tutto il paese, circa 10.000 manifestanti sono ugualmente scesi in strada contro l'ennesimo e inutile vertice sul clima (COP21) che vede la partecipazione di centinaia di capi di stato da tutto il mondo. 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I No Tav – Terzo Valico non si sono fatti spaventare e hanno protetto con una catena umana i terreni che i signori del Cociv volevano espropriare. Polizia e Carabinieri sono avanzati e hanno incominciato a spingere con gli scudi sui cittadini pacifici che hanno tenuto testa alla pressione esercitata dalle forze dell’ordine.\r\n\r\nA questo punto è incominciata la farsa, con l’omino incaricato di eseguire gli espropri che fotografava a distanza i terreni da espropriare per eseguire le immissioni in possesso. La stessa modalità già utilizzata nel luglio del 2012 e ritenuta non valida se oggi, a distanza di due anni, erano previsti gli stessi espropri. A questo punto la polizia si è ritirata e i No Tav – Terzo Valico si sono diretti nel bosco di via Moriassi fra Serravalle e Arquata dove erano previsti altri espropri. Neppure venti minuti e la lunga distesa di caschi blu ha imboccato la strada dentro il bosco e ha trovato ad attenderli barricate che sono state rimosse dagli agenti. A questo punto No Tav – Terzo Valico e forze dell’ordine si sono nuovamente trovate faccia a faccia e ci sono stati i primi scontri con cariche, manganellate e lanci di lacrimogeni al gas CS, banditi dalle convenzioni internazionali di guerra ma usati dalla polizia italiana per l’ordine pubblico. Dopo la prima carica i No Tav si sono ricompattati continuando ad impedire l’accesso ai terreni da espropriare. Sono continuati i lanci di lacrimogeni e ci sono state altre cariche per disperdere i No Tav ma polizia e Cociv non sono riusciti a raggiungere i terreni da espropriare. La solita foto da distante e si sono dileguati. Lo stesso copione si è poi ripetuto a Moriassi all’imbocco della strada per Radimero e alla Crenna dove la polizia ha nuovamente caricato e manganellato i No Tav – Terzo Valico. L’unico esproprio che sono riusciti ad eseguire secondo le procedure di legge è stato invece quello previsto a Pozzolo con le forze dell’ordine che hanno bloccato nuovamente la strada provinciale impedendo alla maggioranza dei militanti dei comitati di raggiungere l’area a richio esproprio.\r\n\r\nParecchi militanti sono stati feriti nelle cariche in mezzo al bosco di Moriassi, a un ragazzo è stata aperta la testa da una manganellata e molti sono rimasti contusi come dimostrano le foto che pubblichiamo sotto.\r\n\r\nAlle ore 18 si è svolta l’assemblea del movimento alla Crenna e si è deciso di convocare per domenica una fiaccolata ad Arquata in risposta alle violenze subite e per ribadire la contrarietà alla realizzazione dell’opera ferroviaria. Il concentramento è alle ore 20 e 30 presso Piazza Santo Bertelli (davanti al Comune) e la fiaccolata si snoderà pacificamente per le vie del paese.\r\n\r\nAscolta la diretta con Claudio, NoTav-Terzovalico: claudio-terzovalico","1 Agosto 2014","2014-08-11 15:19:44","Terzo Valico: No Tav in lotta anche questa domenica.",1406893751,[61,64,65,272,66,273,274,275,67],"http://radioblackout.org/tag/manifestazione/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/notav/","http://radioblackout.org/tag/notav-terzo-valico/",[21,17,23,277,15,278,279,30,19],"manifestazione","no tav","notav",{"post_content":281},{"matched_tokens":282,"snippet":283,"value":284},[78,79],"e la lunga distesa di \u003Cmark>caschi\u003C/mark> \u003Cmark>blu\u003C/mark> ha imboccato la strada dentro"," \r\n\r\nCentinaia di persone per tutto il giorno sono state per le strade di Arquata, Serravalle e Pozzolo per provare ad impedire ancora una volta la realizzazione degli espropri propedeutici alla realizzazione del Terzo Valico. I No Tav – Terzo Valico non si sono fatti spaventare e hanno protetto con una catena umana i terreni che i signori del Cociv volevano espropriare. Polizia e Carabinieri sono avanzati e hanno incominciato a spingere con gli scudi sui cittadini pacifici che hanno tenuto testa alla pressione esercitata dalle forze dell’ordine.\r\n\r\nA questo punto è incominciata la farsa, con l’omino incaricato di eseguire gli espropri che fotografava a distanza i terreni da espropriare per eseguire le immissioni in possesso. La stessa modalità già utilizzata nel luglio del 2012 e ritenuta non valida se oggi, a distanza di due anni, erano previsti gli stessi espropri. A questo punto la polizia si è ritirata e i No Tav – Terzo Valico si sono diretti nel bosco di via Moriassi fra Serravalle e Arquata dove erano previsti altri espropri. 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C’è un mondo di giorno dove comandano apparentemente i soldati, il remoto governo di Kinshasa, i caschi blu, insabbiati qui da vent’anni per far la guardia, sentinelle metafisiche e frustrate, a una pace che non c’è. E poi c’è il mondo della notte dove comandano gli altri: i ribelli, le bande dei guerrieri bambini, le milizie comandate da stregoni che garantiscono l’invulnerabilità con pozioni e formule magiche, il mondo degli spiriti dei fantasmi degli incubi. Uomini cenciosi, ma con i kalashnikov, emergono dalle foreste, occupano per qualche ora città, saccheggiano miniere, distruggono basi di soldati affamati e senza scarpe che vivono di elemosine, portandosi dietro le famiglie e le bestie. Poi, all’alba, la luce li ricaccia nel buio del baldacchino arboreo. La foresta è come un muro, tanto è spessa e fitta. Ciascuno lì è piccolo, questa terra non sembra fatta per gli uomini. Sopravvivere è una lotta continua, non sai mai cosa ti assalirà, una fiera, un serpente, un altro uomo.\r\n(...)\r\nLe guerre, qui, sono legate a nomi misteriosi, alla tavola di Mendeleev: il tantalio per esempio, un metallo che resiste alla corrosione. Lo scavano qui in queste foreste uomini disperati, con la vanga, le mani, impastati di sudore. Tante piccole mani stanno distruggendo la grande foresta. E la cassiterite? Chi l’ha mai sentita nominare? Serve per leghe speciali e per saldare: anche questa si nasconde in questa terra nera come il sangue raggrumato. 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