","Roma: a rischio chiusura i centri antiviolenza per le donne","post",1465393856,[63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/centri-antiviolenza/","http://radioblackout.org/tag/genere/","http://radioblackout.org/tag/roma/","http://radioblackout.org/tag/violenza-sulle-donne/",[29,21,68,31],"Roma",{"post_content":70,"post_title":75,"tags":79},{"matched_tokens":71,"snippet":73,"value":74},[72],"antiviolenza","partono petizioni per aprire sportelli/centri \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark> in ogni Municipio, il Comune","Mentre partono petizioni per aprire sportelli/centri \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark> in ogni Municipio, il Comune di Roma vuole chiudere lo storico centro \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark> \"Donatella Colasanti e Rosaria Lopez\", attivo dal 1997 nel sostegno alle donne vittime di maltrattamenti che vogliono uscire da una situazione di violenza.\r\n\r\nIl Centro è un punto di riferimento storico sul territorio romano, sia per le donne che nel corso di 20 anni hanno avuto accesso alla struttura, sia per tutte le istituzioni (Forze dell’Ordine, Procure, Ospedali, servizi sociali, associazioni del privato sociale, ecc) che hanno trovato nel Centro \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark> un imprescindibile strumento sia di emersione che di presa in carico del grave e diffuso fenomeno della violenza di genere.\r\n\r\nSulla base delle informazioni ricevute, sembrerebbe che l’edificio intero non è di competenza comunale (come appariva certo e documentato, anche da determine comunali che risalgono al 1996) ma che in realtà la proprietà di esso è della Regione Lazio, il cui Ufficio Patrimonio sta reclamando la riscossione di imponenti cifre per l’occupazione, facendo riferimento a circa 20 anni di usufrutto dei locali. Il Comune, da parte sua, non sembra avere la possibilità di saldare un debito così importante, e l’unica soluzione che si sta profilando è di chiudere il servizio. Pertanto, se non verrà risolto tale contenzioso tra Comune e Regione, il 30 luglio 2016, data di scadenza del bando di affidamento del Centro \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark>, questo importante spazio verrà chiuso.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Sara del Centro \u003Cmark>Antiviolenza\u003C/mark> \"Una stanza tutta per sè\" di Roma\r\n\r\nSara_Centro Antiviolenz",{"matched_tokens":76,"snippet":78,"value":78},[77,72],"centri","Roma: a rischio chiusura i \u003Cmark>centri\u003C/mark> \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark> per le donne",[80,83,85,87],{"matched_tokens":81,"snippet":82},[77,72],"\u003Cmark>centri\u003C/mark> \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark>",{"matched_tokens":84,"snippet":21},[],{"matched_tokens":86,"snippet":68},[],{"matched_tokens":88,"snippet":31},[],[90,95,98],{"field":37,"indices":91,"matched_tokens":92,"snippets":94},[49],[93],[77,72],[82],{"field":96,"matched_tokens":97,"snippet":78,"value":78},"post_title",[77,72],{"field":99,"matched_tokens":100,"snippet":73,"value":74},"post_content",[72],1157451471441625000,{"best_field_score":103,"best_field_weight":104,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":49,"score":105,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":49},"2211897868544",13,"1157451471441625195",{"document":107,"highlight":128,"highlights":144,"text_match":101,"text_match_info":153},{"cat_link":108,"category":109,"comment_count":49,"id":110,"is_sticky":49,"permalink":111,"post_author":112,"post_content":113,"post_date":114,"post_excerpt":55,"post_id":110,"post_modified":115,"post_thumbnail":116,"post_thumbnail_html":117,"post_title":118,"post_type":60,"sort_by_date":119,"tag_links":120,"tags":124},[46],[48],"99653","http://radioblackout.org/2025/09/de-formazioni-festival-itinerante-in-val-di-susa/","info2","Nelle prossime settimane il Laboratorio Antiviolenza Val Susa organizza a Bussoleno una serie di eventi, workshop, laboratori, presentazioni. Otto appuntamenti di auto formazione su aborto, salute, sessuo-affettività, economia familiare, autodifesa, legami e relazioni.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/2025_09_04_2025.09.04-09.00.00-escopost5LabValle.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","4 Settembre 2025","2025-09-04 15:48:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/PHOTO-2025-08-10-18-13-10-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"240\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/PHOTO-2025-08-10-18-13-10-240x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/PHOTO-2025-08-10-18-13-10-240x300.jpg 240w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/PHOTO-2025-08-10-18-13-10-819x1024.jpg 819w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/PHOTO-2025-08-10-18-13-10-768x960.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/PHOTO-2025-08-10-18-13-10-1229x1536.jpg 1229w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/PHOTO-2025-08-10-18-13-10.jpg 1638w\" sizes=\"auto, (max-width: 240px) 100vw, 240px\" />","De-formazioni Festival Itinerante in Val di Susa",1757000939,[121,63,122,123],"http://radioblackout.org/tag/aborto-libero-e-gratuito/","http://radioblackout.org/tag/laboratorio-antiviolenza-valsusa/","http://radioblackout.org/tag/val-susa/",[125,29,126,127],"aborto libero e gratuito","laboratorio antiviolenza valsusa","val susa",{"post_content":129,"tags":134},{"matched_tokens":130,"snippet":132,"value":133},[131],"Antiviolenza","Nelle prossime settimane il Laboratorio \u003Cmark>Antiviolenza\u003C/mark> Val Susa organizza a Bussoleno","Nelle prossime settimane il Laboratorio \u003Cmark>Antiviolenza\u003C/mark> Val Susa organizza a Bussoleno una serie di eventi, workshop, laboratori, presentazioni. 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Martina Carbonaro, una ragazza di soli 14 anni, è stata uccisa a colpi di pietre dal suo ex fidanzato. Questo gesto è l’ennesimo caso di femminicidio. Martina è stata trovata questa mattina, un'altra giovane vita spezzata da un sistema che giustifica la violenza e la gelosia.\r\n\r\nVenerdì alle 18:00, come studenti di Casoria e Afragola, in accordanza con la famiglia di Martina, saremo davanti al Torrente, la sua scuola, a ricordare e ricordarci che siamo stanchi del perseverare di dinamiche culturali che portano un ragazzo a sentirsi legittimato a strappare la vita ad un'altra persona solo per aver perso il controllo su di essa\r\n\r\nPretendiamo nelle nostre scuole un'educazione psico-affettiva e sessuale tangibile e condotta da figure professionali, nelle nostre città campagne di sensibilizzazione adeguate e un investimento maggiore sull'istituzione di centri anti-violenza per intercettare e prevenire accaduti del genere. Le nostre lacrime sono sepolte con Martina: adesso solo rabbia.\"\r\n\r\nIl presidio è indetto per questa sera, h 18 all'istituto superiore A. Torrente, Casoria (Na).\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Jacopo di Uds Afragola:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Afragola-Presidio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","30 Maggio 2025","2025-05-30 18:18:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Immagine-30-05-25-18.15-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"141\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Immagine-30-05-25-18.15-300x141.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Immagine-30-05-25-18.15-300x141.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Immagine-30-05-25-18.15-1024x481.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Immagine-30-05-25-18.15-768x361.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Immagine-30-05-25-18.15.jpg 1513w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","AFRAGOLA: GLI STUDENTI IN PRESIDIO DAVANTI ALLA SCUOLA DI MARTINA CARBONARO",1748628994,[171,172,173],"http://radioblackout.org/tag/educazione-sessuo-affettiva/","http://radioblackout.org/tag/femminicidio/","http://radioblackout.org/tag/scuola-di-valditara/",[175,18,176],"educazione sessuo-affettiva","Scuola di Valditara",{"post_content":178},{"matched_tokens":179,"snippet":181,"value":182},[77,180],"anti-violenza","un investimento maggiore sull'istituzione di \u003Cmark>centri\u003C/mark> \u003Cmark>anti-violenza\u003C/mark> per intercettare e prevenire accaduti","Riprendiamo il comunicato dei collettivi di studenti, tra cui Uds Afragola, Collettivo Cardito, Collettivo Dalla Chiesa, Collettivo Brunelleschi, che questa sera, Venerdì 30 Maggio hanno indetto un flesh mob davanti alla scuola dove studiava Martina Carbonaro:\r\n\r\n\"Ieri, nel campo Moccia ad Afragola, è successo di nuovo. 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A un anno di distanza dalle enormi manifestazioni che lo scorso anno hanno paralizzato Roma e Messina, Non Una di Meno torna ancora una volta in piazza a Roma e Palermo sabato 23 Novembre: non per ritualità, bensì per rifiutare l’oppressione, la vergogna, la guerra che viene imposta sui corpi delle donne e delle persone trans. Le manifestazioni del 23N a Roma e Messina e quella del 25 Novembre a Torino (qui tutte le informazioni) si posizionano contro la violenza e la cultura dello strupro che ci opprimono, contro i confini interni e esterni, contro la militarizzazione dei territori e la devastazione ambientale ormai dispiegate e presenti nel nostro quotidiano, ed in rifiuto al paradigma della guerra, espressione più brutale della violenza patriarcale, come quotidianamente ci ricorda il genocidio in Palestina.\r\n\r\nAlla violenza patriarcale strutturale fa da cornice politica la retorica del governo Meloni, che si è espresso in questi giorni per bocca dei ministri Valditara e Roccella con dichiarazioni intese a addossare la responsabilità della violenza maschile sulle donne all'immigrazione e sostenere che \"il patriarcato non esiste e parlarne è una deriva ideologica\". Ancora una volta questo governo si autodichiara complici dei femminicidi che ci saranno, affermando senza giri di parole che queste morti sono inevitabili: si tratta di una complicità che si presenta quotidianamente non solo con la copertura politica della violenza maschile sulle donne ma anche con l'attacco frontale ai percorsi di fuoriuscita dalla violenza, ai centri antiviolenza femministi, alla GPA, all’aborto attraverso lo smantellamento di consultori e reparti di IVG, attacchi portati avanti in alleanza con le organizzazioni antiabortiste. Ne abbiamo parlato con Alessia di Non Una di Meno Torino.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/AlessiaNUDM.mp3\"][/audio]","22 Novembre 2024","2024-11-22 17:05:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/Bildschirmfoto-2024-11-22-um-17.03.16-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"143\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/Bildschirmfoto-2024-11-22-um-17.03.16-300x143.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/Bildschirmfoto-2024-11-22-um-17.03.16-300x143.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/Bildschirmfoto-2024-11-22-um-17.03.16-1024x487.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/Bildschirmfoto-2024-11-22-um-17.03.16-768x365.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/Bildschirmfoto-2024-11-22-um-17.03.16.png 1327w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","\"Disarmiamo il Patriarcato\": Non Una di Meno in piazza il 23 e il 25 Novembre",1732295116,[205,206,172,207,208],"http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/corteo-non-una-di-meno-roma/","http://radioblackout.org/tag/non-una-di-meno/","http://radioblackout.org/tag/violenza-di-genere/",[23,210,18,27,15],"corteo \"non una di meno\" roma",{"post_content":212},{"matched_tokens":213,"snippet":214,"value":215},[77,72],"di fuoriuscita dalla violenza, ai \u003Cmark>centri\u003C/mark> \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark> femministi, alla GPA, all’aborto attraverso lo","A un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin, si contano 104 femminicidi, trans*cidi e lesbicidi registrati nel 2024. 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Ad oggi sono 104 i femminicidi, trans*cidi e lesbicidi registrati nel 2024 dall’Osservatorio (https://osservatorionazionale.nonunadimeno.net/).\r\n\r\n\r\nÈ passato un anno dalla marea che lo scorso anno ha paralizzato Roma e Messina con la potenza di centinaia di migliaia di corpi: non ci siamo mai fermate, la nostra rabbia resta enorme!\r\n\r\n\r\nScendiamo in piazza mentre giunge a conclusione il processo a Filippo Turetta, intanto una ragazza di 13 anni viene uccisa dal “fidanzatino” di 15 anni. Sappiamo bene che non sono le sentenze esemplari che cambieranno le cose. Guardiamo con sospetto ai riti collettivi che assolvono la società dalla responsabilità di queste morti.\r\n\r\n\r\nScendiamo in piazza il 23N non per ritualità ma perché è sempre più urgente in questo paese rifiutare l’oppressione, la vergogna, la guerra che ci viene imposta. Scendiamo in piazza per manifestare la nostra rivolta alla violenza patriarcale e alla deriva identitaria e autoritaria che la sostiene e giustifica.\r\n\r\n\r\nE infatti, se la violenza è strutturale, la reazione del governo Meloni è chiara: la retorica della prima donna premier è facilmente contraddetta dagli atti.\r\nL’attacco è ai percorsi di fuoriuscita dalla violenza e ai centri antiviolenza femministi, neutralizzati dal mercato dei bandi pubblici e trasformati in servizi socio-assistenziali che non puntano sull’autodeterminazione e sull’autonomia economica di chi si sottrae dal ricatto dell’abuso.\r\nL’attacco subdolo all’aborto sancisce l’alleanza con le organizzazioni antiabortiste e passa per lo smantellamento dei consultori, dei reparti IVG e per il disinvestimento sulla RU486. La GPA come reato universale si rivela misura identitaria e transomofobica che nulla ha a che fare con il contrasto allo sfruttamento.\r\nLa “crociata antigender” - che altro non è che il tentativo maschilista e misogino di segregazione di genere - diventa politica istituzionale con l’attacco ai percorsi di affermazione di genere, in netta contraddizione con la necessità di prevenzione attraverso l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole.\r\nLe propagandate politiche a sostegno della famiglia e del lavoro femminile si rivelano per quello che sono: misure spicciole e frammentate che tagliano fuori famiglie non conformi, lavorator3 precari3 e disoccupat3 e che moltiplicano il lavoro povero e di cura, tuttora appannaggio delle donne e dell3 migranti con salari da fame.\r\n\r\n\r\nLe persone disabili continuano ad essere invisibilizzate, infantilizzate e disumanizzate, gli aiuti previsti sono insufficienti e non considerano la diversità delle esigenze.\r\n\r\n\r\nLa violenza razzista di stato è perpetuata attraverso i CPR, il mancato soccorso all3 migrant3 che attraversano il Mediterraneo e la negazione della cittadinanza a chi nasce e cresce In Italia. Il progetto del centro in Albania non è altro che la prosecuzione di queste politiche, della violenza che noi ripudiamo e contro cui lottiamo.\r\n\r\n\r\nIn questo quadro Il D.D.L. Sicurezza è solo la punta dell’iceberg della deriva autoritaria e machista che attacca diritti e libertà, incrementa la circolazione delle armi, prevede il carcere anche per le donne in gravidanza o con figli piccoli. Moltiplica i provvedimenti disciplinari e attacca il diritto al dissenso, come è già stato anticipato dai blocchi ai caselli e alle stazioni ai fogli di via emessi in occasione della manifestazione per la Palestina del 5 ottobre. Accentra i poteri e militarizza i territori, lo spazio pubblico e personale: dall’autonomia differenziata che ha l’intento di definire e alimentare ulteriormente il divario già esistente tra Nord e Sud, all’inganno del progresso dietro le grandi opere (di guerra) come il Muos, la base di Coltano, la Tav e il Ponte sullo stretto.\r\nCriminalizzare il dissenso, le condotte, i “margini” è violenza patriarcale.\r\n\r\n\r\nLa guerra, che viviamo in diretta, diventa paradigma delle relazioni sociali: normalizza la violenza, disumanizza i corpi, cancella i percorsi di liberazione in nome della logica del nemico che tutto schiaccia. Diventa economia di guerra, taglia i servizi fondamentali come la scuola e la sanità per finanziare il grande business del riarmo, cancella i diritti in nome della difesa della Nazione.\r\n\r\n\r\nCi ribelliamo alla guerra come espressione più brutale della violenza patriarcale. Non vogliamo più assistere alla catastrofe quotidiana del genocidio in Palestina e della Guerra che si estende a macchia d’olio.\r\n\r\n\r\nCi connettiamo con le donne e le persone lgbtiaq+ che continuano a resistere al genocidio in Palestina messo in atto dalle politiche coloniali e sioniste dello Stato di Israele, che con la complicità dell’occidente, continua a devastare terre e vite.\r\nCon la stessa forza e determinazione, siamo solidali con le compagne come Ahou Daryaie che lottano in Iran per la loro libertà con incredibile coraggio; con le combattenti che in Rojava, in Siria e Iraq costruiscono alternativa rivoluzionaria e femminista; con le sorelle che subiscono la guerra, il colonialismo e la violenza patriarcale sui loro corpi in Ucraina, Libano, Yemen, Sudan e ovunque nel mondo.\r\n\r\n\r\nScendiamo in piazza al grido “Disarmiamo il patriarcato” perché abbiamo altre priorità che la logica geopolitica cancella: lottiamo contro la violenza e la cultura dello strupro che ci opprimono, contro i confini interni e esterni, contro la militarizzazione dei territori e la devastazione ambientale ormai dispiegate e presenti nel nostro quotidiano.\r\n\r\n\r\nDisarmiamo il patriarcato, per fermare la guerra, nelle case, sui corpi, sui territori e sulle nostre vite.\r\n\r\n\r\nCi vogliamo viv3, liber3, arrabbiat3 perchè insieme siamo più forti.\r\n\r\n\r\nCi volete vittime, saremo marea!\r\n\r\n\r\n NON UNA DI MENO","14 Novembre 2024","2024-11-14 14:47:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/466735954_968419535313706_6388243845053600525_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/466735954_968419535313706_6388243845053600525_n-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/466735954_968419535313706_6388243845053600525_n-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/466735954_968419535313706_6388243845053600525_n-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/466735954_968419535313706_6388243845053600525_n-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/466735954_968419535313706_6388243845053600525_n.jpg 1080w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Verso il 25 novembre contro i femminicidi e la violenza di genere",1731595657,[234,235,207,208],"http://radioblackout.org/tag/25-novembre/","http://radioblackout.org/tag/femminicidi/",[25,237,27,15],"femminicidi",{"post_content":239},{"matched_tokens":240,"snippet":241,"value":242},[77,72],"fuoriuscita dalla violenza e ai \u003Cmark>centri\u003C/mark> \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark> femministi, neutralizzati dal mercato dei","L’osservatorio nazionale femminicidi, lesbicidi e trans*cidi di Non Una Di Meno porta avanti dal 2019 un progetto che vuole combattere la violenza di genere puntando a diversi obiettivi: contrapporsi a una narrazione che tende alla gerarchizzazione delle morti, smascherare l’uso del controllo politico sociale rispetto alla politica di genere, inserire dati che non vengono considerati a livello istituzionale, basti pensare all'uccisione di persone trans o di sex workers che non vengono considerati come femminicidi.\r\n\r\nPer la giornata mondiale contro la violenza di genere del 25 novembre Non Una Di Meno sta organizzando una mobilitazione nazionale che vedrà due appuntamenti: un corteo a Roma e uno a Palermo, inoltre è importante sottolineare la trasversalità delle lotte che a partire dal tema della violenza di genere deve allargare lo sguardo all'intersezionalità data da tutte le variabili del sistema di dominio.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/nudm-25-novembre-2024_11_14_2024.11.14-09.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nA Torino venerdì 15 novembre ci sarà una serata di autofinanziamento a Manituana per permettere a tutt di partecipare alla manifestazione nazionale e per prenotarsi un posto in pullman.\r\n\r\n\r\n\r\nPer sostenere il viaggio del 23 novembre a Roma Dona qui: https://ko-fi.com/nonunadimenotorino/goal?g=0\r\n\r\nDi seguito il comunicato verso la manifestazione nazionale del 25 novembre\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDISARMIAMO IL PATRIARCATO\r\n\r\n\r\nSabato 23 novembre, la marea sale!\r\n\r\n\r\nManifestazione nazionale a Roma e a Palermo contro la violenza patriarcale.\r\nNon Una di Meno!\r\n\r\n\r\nÈ passato un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin e altri nomi si sono aggiunti, e rimasti anonimi, di ragazze, adulte, anziane, persone trans uccise. Ad oggi sono 104 i femminicidi, trans*cidi e lesbicidi registrati nel 2024 dall’Osservatorio (https://osservatorionazionale.nonunadimeno.net/).\r\n\r\n\r\nÈ passato un anno dalla marea che lo scorso anno ha paralizzato Roma e Messina con la potenza di centinaia di migliaia di corpi: non ci siamo mai fermate, la nostra rabbia resta enorme!\r\n\r\n\r\nScendiamo in piazza mentre giunge a conclusione il processo a Filippo Turetta, intanto una ragazza di 13 anni viene uccisa dal “fidanzatino” di 15 anni. Sappiamo bene che non sono le sentenze esemplari che cambieranno le cose. Guardiamo con sospetto ai riti collettivi che assolvono la società dalla responsabilità di queste morti.\r\n\r\n\r\nScendiamo in piazza il 23N non per ritualità ma perché è sempre più urgente in questo paese rifiutare l’oppressione, la vergogna, la guerra che ci viene imposta. Scendiamo in piazza per manifestare la nostra rivolta alla violenza patriarcale e alla deriva identitaria e autoritaria che la sostiene e giustifica.\r\n\r\n\r\nE infatti, se la violenza è strutturale, la reazione del governo Meloni è chiara: la retorica della prima donna premier è facilmente contraddetta dagli atti.\r\nL’attacco è ai percorsi di fuoriuscita dalla violenza e ai \u003Cmark>centri\u003C/mark> \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark> femministi, neutralizzati dal mercato dei bandi pubblici e trasformati in servizi socio-assistenziali che non puntano sull’autodeterminazione e sull’autonomia economica di chi si sottrae dal ricatto dell’abuso.\r\nL’attacco subdolo all’aborto sancisce l’alleanza con le organizzazioni antiabortiste e passa per lo smantellamento dei consultori, dei reparti IVG e per il disinvestimento sulla RU486. La GPA come reato universale si rivela misura identitaria e transomofobica che nulla ha a che fare con il contrasto allo sfruttamento.\r\nLa “crociata antigender” - che altro non è che il tentativo maschilista e misogino di segregazione di genere - diventa politica istituzionale con l’attacco ai percorsi di affermazione di genere, in netta contraddizione con la necessità di prevenzione attraverso l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole.\r\nLe propagandate politiche a sostegno della famiglia e del lavoro femminile si rivelano per quello che sono: misure spicciole e frammentate che tagliano fuori famiglie non conformi, lavorator3 precari3 e disoccupat3 e che moltiplicano il lavoro povero e di cura, tuttora appannaggio delle donne e dell3 migranti con salari da fame.\r\n\r\n\r\nLe persone disabili continuano ad essere invisibilizzate, infantilizzate e disumanizzate, gli aiuti previsti sono insufficienti e non considerano la diversità delle esigenze.\r\n\r\n\r\nLa violenza razzista di stato è perpetuata attraverso i CPR, il mancato soccorso all3 migrant3 che attraversano il Mediterraneo e la negazione della cittadinanza a chi nasce e cresce In Italia. Il progetto del centro in Albania non è altro che la prosecuzione di queste politiche, della violenza che noi ripudiamo e contro cui lottiamo.\r\n\r\n\r\nIn questo quadro Il D.D.L. Sicurezza è solo la punta dell’iceberg della deriva autoritaria e machista che attacca diritti e libertà, incrementa la circolazione delle armi, prevede il carcere anche per le donne in gravidanza o con figli piccoli. Moltiplica i provvedimenti disciplinari e attacca il diritto al dissenso, come è già stato anticipato dai blocchi ai caselli e alle stazioni ai fogli di via emessi in occasione della manifestazione per la Palestina del 5 ottobre. Accentra i poteri e militarizza i territori, lo spazio pubblico e personale: dall’autonomia differenziata che ha l’intento di definire e alimentare ulteriormente il divario già esistente tra Nord e Sud, all’inganno del progresso dietro le grandi opere (di guerra) come il Muos, la base di Coltano, la Tav e il Ponte sullo stretto.\r\nCriminalizzare il dissenso, le condotte, i “margini” è violenza patriarcale.\r\n\r\n\r\nLa guerra, che viviamo in diretta, diventa paradigma delle relazioni sociali: normalizza la violenza, disumanizza i corpi, cancella i percorsi di liberazione in nome della logica del nemico che tutto schiaccia. Diventa economia di guerra, taglia i servizi fondamentali come la scuola e la sanità per finanziare il grande business del riarmo, cancella i diritti in nome della difesa della Nazione.\r\n\r\n\r\nCi ribelliamo alla guerra come espressione più brutale della violenza patriarcale. Non vogliamo più assistere alla catastrofe quotidiana del genocidio in Palestina e della Guerra che si estende a macchia d’olio.\r\n\r\n\r\nCi connettiamo con le donne e le persone lgbtiaq+ che continuano a resistere al genocidio in Palestina messo in atto dalle politiche coloniali e sioniste dello Stato di Israele, che con la complicità dell’occidente, continua a devastare terre e vite.\r\nCon la stessa forza e determinazione, siamo solidali con le compagne come Ahou Daryaie che lottano in Iran per la loro libertà con incredibile coraggio; con le combattenti che in Rojava, in Siria e Iraq costruiscono alternativa rivoluzionaria e femminista; con le sorelle che subiscono la guerra, il colonialismo e la violenza patriarcale sui loro corpi in Ucraina, Libano, Yemen, Sudan e ovunque nel mondo.\r\n\r\n\r\nScendiamo in piazza al grido “Disarmiamo il patriarcato” perché abbiamo altre priorità che la logica geopolitica cancella: lottiamo contro la violenza e la cultura dello strupro che ci opprimono, contro i confini interni e esterni, contro la militarizzazione dei territori e la devastazione ambientale ormai dispiegate e presenti nel nostro quotidiano.\r\n\r\n\r\nDisarmiamo il patriarcato, per fermare la guerra, nelle case, sui corpi, sui territori e sulle nostre vite.\r\n\r\n\r\nCi vogliamo viv3, liber3, arrabbiat3 perchè insieme siamo più forti.\r\n\r\n\r\nCi volete vittime, saremo marea!\r\n\r\n\r\n NON UNA DI MENO",[244],{"field":99,"matched_tokens":245,"snippet":241,"value":242},[77,72],{"best_field_score":188,"best_field_weight":189,"fields_matched":33,"num_tokens_dropped":49,"score":190,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":49},{"document":248,"highlight":266,"highlights":271,"text_match":186,"text_match_info":274},{"cat_link":249,"category":250,"comment_count":49,"id":251,"is_sticky":49,"permalink":252,"post_author":52,"post_content":253,"post_date":254,"post_excerpt":55,"post_id":251,"post_modified":255,"post_thumbnail":256,"post_thumbnail_html":257,"post_title":258,"post_type":60,"sort_by_date":259,"tag_links":260,"tags":263},[46],[48],"74799","http://radioblackout.org/2022/04/no-alla-violenza-di-genere-e-alla-violenza-dei-tribunali/","Ieri si è tenuto un presidio organizzato da Non Una di Meno e da tantissime compagne, attiviste e solidali della città per sostenere con determinazione una donna che ha avuto il coraggio di denunciare uno stupro. Ieri, dentro il tribunale di Torino era in corso la sentenza nei confronti dello stupratore, udienza avvenuta a porte chiuse per aver privilegiato il rito abbreviato. Fuori dal tribunale vi era una grandissima forza data dalle moltissime persone per denunciare la doppia violenza nei confronti delle donne: quella dello stupro e quella di una giustizia profondamente patriarcale.\r\n\r\nQui il testo di lancio del presidio\r\n\r\nNO ALLA VIOLENZA DI GENERE E ALLA VIOLENZA DEI TRIBUNALI\r\n\r\nOggi dentro questo tribunale si sta tenendo un processo per stupro. \r\n\r\nLe indagini sono state condotte totalmente sulla donna che ha denunciato : sulla sua vita, il suo passato, le sue amicizie, le sue relazioni. E NON sullo stupratore.\r\n\r\nQuesto approccio viene giustificato con la necessità di assicurarsi che la donna che ha subito uno stupro non si sia inventata tutto, innescando un meccanismo umilante e mortificante, e alimentando la cultura per cui le donne che denunciano NON VENGONO CREDUTE. \r\n\r\nE’ stato accettato il rito abbreviato, che prevede che parli solo lo stupratore, zittendo la donna offesa. \r\n\r\nDi fronte alla prima violenza: lo stupro, e alla seconda violenza istituzionale reiterata dal tribunale noi non ci stiamo. \r\n\r\nSIAMO QUI PER SOSTENERE LA SORELLA DI FRONTE A QUESTE VIOLENZE: SORELLA IO TI CREDO.\r\n\r\nDi seguito la diretta con una compagna presente al presidio che racconta i contenuti e i temi che hanno attraversato la piazza\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/diretta-tribunale-7-aprile-2022_04_07_2022.04.07-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nRiportiamo il testo della testimonianza di un'esperienza di autodifesa praticata dalle donne e compagne dello Spazio Popolare Neruda:\r\n\r\nQueste parole sono la testimonianza di una pratica di autodifesa femminista, forte e straordinaria che abbiamo messo in pratica qualche mese fa, scritte insieme alla coraggiosa donna, che dopo aver subito mesi di violenza domestica, ha deciso di reagire, prendere coraggio e con forza decidere cosa fare, percorrendo la strada che per lei sentiva più giusta per reagire. Le erano state proposte strutture anti-violenza, ma lei voleva restare a casa sua, la casa il cui contratto d’affitto era intestato a lei, nella quale aveva organizzato la sua vita, e non dover essere costretta a scappare.\r\n\r\nQuesta donna, che ora è una nostra sorella e amica, un giorno di inverno è venuta allo spazio neruda, e ha lucidamente e coraggiosamente deciso di raccontare quello che stava vivendo a delle persone che fino a poco prima erano delle sconosciute. Ci ha raccontato che erano mesi che subiva violenza domestica, psicologica e sessuale da parte di quello che era il suo compagno con cui conviveva, ci ha detto che chiedeva all’uomo di andare via da casa sua da mesi, che non sopportava più la situazione violenta in cui era, ma lui restava li con prepotenza, anzi addirittura con il gusto di esercitare potere.\r\n\r\nCome donne del Neruda spesso ci siamo trovate ad aiutare altre donne in situazioni di difficoltà (legata alla violenza maschile e non), ma di fronte a una situazione di violenza domestica, in una convivenza in una casa fori dal nostro spazio non sapevamo bene come agire.\r\n\r\nLe strade che poteva attraversare legalmente e tramite e centri antiviolenza, per quanto questi ultimi preziosissimi erano insufficienti. La donna non voleva andarsene da casa per andare in una struttura e inoltre rivolgersi alla polizia era inutile. Lei aveva chiamato la polizia più volte ma non era mai servito a nulla perché quando arrivavano minimizzavano la situazione e si ponevano come paceri. Per questo motivo l’idea di fare denuncia le faceva più spavento che altro: se fosse venuto fuori, ci sarebbero state ritorsioni?\r\n\r\nNel corso delle nostre riunioni, abbiamo quindi deciso di agire insieme: avremmo aiutato la nostra sorella a mandare via il violento di casa. Tante volte avevamo dovuto resistere agli sfratti, presidiando la casa di persone che rischiavano di finire in strada, difendendo l’abitazione da chi voleva farne un lucro. Abbiamo deciso di fare la cosa, difendere la casa della nostra nuova compagna, liberandola dalla situazione violenta.\r\n\r\nCon un piano preparato, la possibilità concreta di mandare via il violento, la consapevolezza della solidarietà e sostegno di tante altre donne, abbiamo ovviato il rischio di ritorsioni e la donna ha fatto denuncia, che è servita anche come uno strumento di appoggio per quello che avremmo fatto.\r\n\r\nCon fermezza e tranquillità, ci siamo trovate un pomeriggio , in tante, da lei. L’abbiamo aiutata a preparare i bagagli dell’uomo violento, abbiamo cambiato la serratura, abbiamo posato le cose di lui in strada e abbiamo aspettato che tornasse dal lavoro, per dirgli di prendere le sue cose e andarsene.\r\n\r\nLui non ci poteva credere, di venir cacciato da quella che riteneva casa sua, nella quale credeva di poter fare violenza sulla sua compagna indisturbato, da una ventina di donne.\r\n\r\n Si è avvicinato solo un secondo, ma dopo che ha capito il nostro intento e la nostra determinazione si è allontanato e non si è mai avvicinato a meno di 5 metri. E’ stato lui a chiamare la polizia, che ovviamente non è intervenuta in nessun modo e se n’è andata.\r\n\r\n Dopo quel giorno non è più tornato, e la nostra sorella era finalmente di nuovo libera. Anche lei dovrà affrontare il tribunale, che in molti altri casi ha cercato di mettere in dubbio i vissuti di tante donne e ha condotto le indagini con una tacita accusa di mentire, ma adesso, anche per questa situazione, non sarà da sola!\r\n\r\nRiportiamo qui la lettura della lettera scritta dalla donna che ha denunciato lo stupro, una lettera rivolta a tutte le donne, alle compagne, alle sorelle che in questo momento sono state al suo fianco e a tutte quelle donne alle quali la \"Giustizia\" non ha fatto giustizia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/lettera-presidio-tribunale-7-aprile-2022_04_07_2022.04.07-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","8 Aprile 2022","2022-04-08 11:25:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/278126385_289853873323264_6720366095481276669_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"188\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/278126385_289853873323264_6720366095481276669_n-300x188.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/278126385_289853873323264_6720366095481276669_n-300x188.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/278126385_289853873323264_6720366095481276669_n-768x480.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/278126385_289853873323264_6720366095481276669_n.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","NO ALLA VIOLENZA DI GENERE E ALLA VIOLENZA DEI TRIBUNALI.",1649417153,[261,262,208],"http://radioblackout.org/tag/patriarcato/","http://radioblackout.org/tag/presidio-al-tribunale/",[264,265,15],"patriarcato","presidio al tribunale",{"post_content":267},{"matched_tokens":268,"snippet":269,"value":270},[77,72],"attraversare legalmente e tramite e \u003Cmark>centri\u003C/mark> \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark>, per quanto questi ultimi preziosissimi","Ieri si è tenuto un presidio organizzato da Non Una di Meno e da tantissime compagne, attiviste e solidali della città per sostenere con determinazione una donna che ha avuto il coraggio di denunciare uno stupro. 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E NON sullo stupratore.\r\n\r\nQuesto approccio viene giustificato con la necessità di assicurarsi che la donna che ha subito uno stupro non si sia inventata tutto, innescando un meccanismo umilante e mortificante, e alimentando la cultura per cui le donne che denunciano NON VENGONO CREDUTE. \r\n\r\nE’ stato accettato il rito abbreviato, che prevede che parli solo lo stupratore, zittendo la donna offesa. \r\n\r\nDi fronte alla prima violenza: lo stupro, e alla seconda violenza istituzionale reiterata dal tribunale noi non ci stiamo. \r\n\r\nSIAMO QUI PER SOSTENERE LA SORELLA DI FRONTE A QUESTE VIOLENZE: SORELLA IO TI CREDO.\r\n\r\nDi seguito la diretta con una compagna presente al presidio che racconta i contenuti e i temi che hanno attraversato la piazza\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/diretta-tribunale-7-aprile-2022_04_07_2022.04.07-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nRiportiamo il testo della testimonianza di un'esperienza di autodifesa praticata dalle donne e compagne dello Spazio Popolare Neruda:\r\n\r\nQueste parole sono la testimonianza di una pratica di autodifesa femminista, forte e straordinaria che abbiamo messo in pratica qualche mese fa, scritte insieme alla coraggiosa donna, che dopo aver subito mesi di violenza domestica, ha deciso di reagire, prendere coraggio e con forza decidere cosa fare, percorrendo la strada che per lei sentiva più giusta per reagire. 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Ci ha raccontato che erano mesi che subiva violenza domestica, psicologica e sessuale da parte di quello che era il suo compagno con cui conviveva, ci ha detto che chiedeva all’uomo di andare via da casa sua da mesi, che non sopportava più la situazione violenta in cui era, ma lui restava li con prepotenza, anzi addirittura con il gusto di esercitare potere.\r\n\r\nCome donne del Neruda spesso ci siamo trovate ad aiutare altre donne in situazioni di difficoltà (legata alla violenza maschile e non), ma di fronte a una situazione di violenza domestica, in una convivenza in una casa fori dal nostro spazio non sapevamo bene come agire.\r\n\r\nLe strade che poteva attraversare legalmente e tramite e \u003Cmark>centri\u003C/mark> \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark>, per quanto questi ultimi preziosissimi erano insufficienti. La donna non voleva andarsene da casa per andare in una struttura e inoltre rivolgersi alla polizia era inutile. Lei aveva chiamato la polizia più volte ma non era mai servito a nulla perché quando arrivavano minimizzavano la situazione e si ponevano come paceri. Per questo motivo l’idea di fare denuncia le faceva più spavento che altro: se fosse venuto fuori, ci sarebbero state ritorsioni?\r\n\r\nNel corso delle nostre riunioni, abbiamo quindi deciso di agire insieme: avremmo aiutato la nostra sorella a mandare via il violento di casa. Tante volte avevamo dovuto resistere agli sfratti, presidiando la casa di persone che rischiavano di finire in strada, difendendo l’abitazione da chi voleva farne un lucro. Abbiamo deciso di fare la cosa, difendere la casa della nostra nuova compagna, liberandola dalla situazione violenta.\r\n\r\nCon un piano preparato, la possibilità concreta di mandare via il violento, la consapevolezza della solidarietà e sostegno di tante altre donne, abbiamo ovviato il rischio di ritorsioni e la donna ha fatto denuncia, che è servita anche come uno strumento di appoggio per quello che avremmo fatto.\r\n\r\nCon fermezza e tranquillità, ci siamo trovate un pomeriggio , in tante, da lei. L’abbiamo aiutata a preparare i bagagli dell’uomo violento, abbiamo cambiato la serratura, abbiamo posato le cose di lui in strada e abbiamo aspettato che tornasse dal lavoro, per dirgli di prendere le sue cose e andarsene.\r\n\r\nLui non ci poteva credere, di venir cacciato da quella che riteneva casa sua, nella quale credeva di poter fare violenza sulla sua compagna indisturbato, da una ventina di donne.\r\n\r\n Si è avvicinato solo un secondo, ma dopo che ha capito il nostro intento e la nostra determinazione si è allontanato e non si è mai avvicinato a meno di 5 metri. E’ stato lui a chiamare la polizia, che ovviamente non è intervenuta in nessun modo e se n’è andata.\r\n\r\n Dopo quel giorno non è più tornato, e la nostra sorella era finalmente di nuovo libera. Anche lei dovrà affrontare il tribunale, che in molti altri casi ha cercato di mettere in dubbio i vissuti di tante donne e ha condotto le indagini con una tacita accusa di mentire, ma adesso, anche per questa situazione, non sarà da sola!\r\n\r\nRiportiamo qui la lettura della lettera scritta dalla donna che ha denunciato lo stupro, una lettera rivolta a tutte le donne, alle compagne, alle sorelle che in questo momento sono state al suo fianco e a tutte quelle donne alle quali la \"Giustizia\" non ha fatto giustizia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/lettera-presidio-tribunale-7-aprile-2022_04_07_2022.04.07-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]",[272],{"field":99,"matched_tokens":273,"snippet":269,"value":270},[77,72],{"best_field_score":188,"best_field_weight":189,"fields_matched":33,"num_tokens_dropped":49,"score":190,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":49},6646,{"collection_name":60,"first_q":29,"per_page":277,"q":29},6,9,{"facet_counts":280,"found":313,"hits":314,"out_of":537,"page":33,"request_params":538,"search_cutoff":38,"search_time_ms":277},[281,291],{"counts":282,"field_name":289,"sampled":38,"stats":290},[283,285,287],{"count":17,"highlighted":284,"value":284},"il colpo del strega",{"count":33,"highlighted":286,"value":286},"stakka stakka",{"count":33,"highlighted":288,"value":288},"frittura mista","podcastfilter",{"total_values":17},{"counts":292,"field_name":37,"sampled":38,"stats":311},[293,294,295,297,299,301,303,305,307,309],{"count":17,"highlighted":15,"value":15},{"count":17,"highlighted":29,"value":29},{"count":20,"highlighted":296,"value":296},"autodeterminazione",{"count":20,"highlighted":298,"value":298},"decreto femminicidio",{"count":20,"highlighted":300,"value":300},"violenza maschile contro le donne",{"count":33,"highlighted":302,"value":302},"consultori",{"count":33,"highlighted":304,"value":304},"anni settanta",{"count":33,"highlighted":306,"value":306},"Czarny Protest",{"count":33,"highlighted":308,"value":308},"beatrice rinaudo",{"count":33,"highlighted":310,"value":310},"consultori autogestiti",{"total_values":312},23,5,[315,386,444,491,514],{"document":316,"highlight":346,"highlights":376,"text_match":101,"text_match_info":385},{"comment_count":49,"id":317,"is_sticky":49,"permalink":318,"podcastfilter":319,"post_author":320,"post_content":321,"post_date":322,"post_excerpt":55,"post_id":317,"post_modified":323,"post_thumbnail":324,"post_title":325,"post_type":326,"sort_by_date":327,"tag_links":328,"tags":338},"36880","http://radioblackout.org/podcast/i-podcast-de-il-colpo-della-strega-11luglio2016/",[284],"dj","Nella caotica situazione dei centri antiviolenza in Italia, senza un coordinamento nazionale in grado di promuovere integrazione e condivisione, con gli scarsi e mal distribuiti fondi pubblici bloccati dalla viscida e farraginosa burocrazia italiana, si sta attuando la chiusura dei centri che non vivono delle “elargizioni” (o elemosine?) delle fondazioni private. Tuttavia viene dato ampio spazio e risonanza mediatica ad una piccola ma pericolosa ed inutile ricerca sulle modificazioni epigenetiche di donne vittime di violenza, insinuando false certezze (le variazioni del DNA , sia l'accorciamento dei telomeri che le modificazioni epigenetiche non sono specifiche, ma avvengono in tutte e tutti perché si vive, siamo materia vivente e non macchine di metallo e software), imbrogliando sullo scopo e mistificando sul fatto concreto, anche se numericamente limitato : la costituzione dell'ennesima biobanca, cioè una raccolta di materiale biologico ad uso “scientifico”, in una fase dell'economia capitalistica in cui, con l'enorme sviluppo dell'informatica,della genomica, delle biotecnologie, si sono resi “...più sfumati e porosi i confini tra scienza e finanza, tra accademia ed impresa...”\r\nUn approfondimento su Brasile e Argentina da L'Internazionale: le manifestazioni contro la violenza maschile sulle donne, fenomeno sistemico stratificato in tutta la società che sta mietendo numerosissime vittime. I collettivi, le associazioni e le donne scendono in piazza per protestare e denunciare una situazione sempre più insostenibile.\r\nPer riascoltare la puntata:\r\nil colpo della strega_11luglio2016_primaparte\r\nil colpo della strega_11luglio2016_secondaparte\r\nil colpo della strega_11luglio2016_terzaparte","14 Luglio 2016","2018-10-24 17:34:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/adesivo-il-colpo-della-strega-2-copy-200x110.jpg","I podcast de Il colpo della strega: 11luglio2016","podcast",1468521298,[329,330,331,63,332,333,334,172,335,336,208,337],"http://radioblackout.org/tag/argentina/","http://radioblackout.org/tag/biobanche/","http://radioblackout.org/tag/brasile/","http://radioblackout.org/tag/decreto-femminicidio/","http://radioblackout.org/tag/dna/","http://radioblackout.org/tag/epigenetica/","http://radioblackout.org/tag/stupro/","http://radioblackout.org/tag/telomeri/","http://radioblackout.org/tag/violenza-maschile-contro-le-donne/",[339,340,341,29,298,342,343,18,344,345,15,300],"argentina","biobanche","brasile","dna","epigenetica","stupro","telomeri",{"post_content":347,"tags":351},{"matched_tokens":348,"snippet":349,"value":350},[77,72],"Nella caotica situazione dei \u003Cmark>centri\u003C/mark> \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark> in Italia, senza un coordinamento","Nella caotica situazione dei \u003Cmark>centri\u003C/mark> \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark> in Italia, senza un coordinamento nazionale in grado di promuovere integrazione e condivisione, con gli scarsi e mal distribuiti fondi pubblici bloccati dalla viscida e farraginosa burocrazia italiana, si sta attuando la chiusura dei \u003Cmark>centri\u003C/mark> che non vivono delle “elargizioni” (o elemosine?) delle fondazioni private. 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Per le associazioni rimane dunque l'incertezza finanziaria, perché non è detto che l'anno successivo i fondi vengano riconfermati; questo sistema inoltre apre alla gestione clientelare dei vari partiti e delle varie lobbies e amplifica il carattere di discrezionalità causando un pullulare di associazioni varie d'ogni tipo ed ideologia, stimolato dalla prospettiva del business della violenza sulle donne, in concorrenza tra loro e con i vari enti. Altre criticità che abbiamo evidenziato riguardano poi la natura stessa di questi luoghi e il fatto che non si risolva alla radice il problema fondamentale che le donne devono affrontare in questi casi, ovvero la questione economica. Le condizioni materiali di vita continuano a essere una discriminante essenziale per poter essere libere di scegliere. Molto spesso le donne, pur maltrattate, non se ne vanno di casa perchè dipendono economicamente dal marito/compagno o dalla famiglia in generale. Renderle autonome da questo punto di vista, dovrebbe essere il primo passo per aiutarle a liberarsi dalla violenza. Senza autonomia non c'è alcuna possibilità di scelta per poter cambiare vita e allontanarsi dalla situazione di violenza e maltrattamenti. Anche con l'inserimento nelle case rifugio o nei percorsi dei centri antiviolenza, questo problema non viene mai risolto. E quindi di fatto non si risolva la situazione alla radice. Altro dato, la natura stessa di questi luoghi, spesso più simili a dei collegi che non a delle case che dovrebbero ospitare donne adulte, anche con figli. Orari di rientro molto rigidi, impossibilità di ricevere ospiti, mancanza di privacy, la sensazione insomma di essere sotto controllo e sotto osservazione costante. Le donne spesso si sentono vittimizzate e sentono strette le condizioni di vita all'interno, tanto da preferire di tornarsene a casa, tra le stesse mura in cui avevano subito la violenza e in cui la violenza si ripresenterà senza sconti. Allora forse andrebbero ripensati anche questi luoghi e le prospettive di uscita dalla violenza che si offrono alle donne. Prospettive che definiremmo pauperistiche-cattoliche e che poco hanno a che fare con un percorso/progetto di emancipazione e autonomia.\r\n\r\n***Beatrice Rinaudo è presidente dell’Associazione italiana vittime della violenza: avvocato torinese, trentanove anni, è iscritta al foro di Palermo, dove ha il suo studio legale. Se il cognome suona noto non è per caso: suo padre è Antonio Rinaudo, pubblico ministero -insieme ad Andrea Padalino- nei processi penali ad attivisti notav. Candidata con Fratelli d’Italia alle recenti elezioni per la regione Piemonte, non è stata eletta. Al centro della sua battaglia politica avrebbe dovuto esserci la lotta alla violenza di genere, come lei stessa ha dichiarato in un’intervista al Fatto Quotidiano e nel video in cui ha annunciato la propria candidatura. Quest’impegno al fianco delle donne (“per i loro diritti e i loro doveri”, tiene a precisare sul suo profilo twitter, non le impedisce di patrocinare in giudizio - in qualità di difensore di fiducia - imputati di reati sessuali e di farlo con una convinzione e una veemenza che non è da tutti! Lo scorso 12 giugno si è concluso al tribunale di Pavia il primo grado di un processo che ha visto l’avvocato torinese difendere una persona imputata, fra l’altro, di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e tentativo di induzione alla prostituzione. Nulla di ingiusto in questo patrocinio, si diceva. Di tutta la sua attività processuale, a colpire è stata soprattutto l’arringa conclusiva. Rinaudo ha esordito rivendicando il suo ruolo di presidente dell’AIVV, in virtù del quale si è fatta promotrice di “un disegno di legge attualmente in discussione al senato”, per poi proseguire chiedendo retoricamente ai magistrati e all’avvocato della parte civile quante volte sia loro capitato di occuparsi di reati sessuali. Intuibili erano le intenzioni e il sottotesto di quelle affermazioni: accreditarsi come l’unica esperta in materia presente in aula. Quando è passata a contestare l’attendibilità del racconto dei fatti reso dalla persona offesa al pubblico ministero, lo ha fatto esibendo un’acredine, una violenza verbale e un disprezzo per la posizione della vittima che nemmeno l’esigenza difensiva di dimostrare con veemenza la non-colpevolezza del suo cliente poteva giustificare. L'associazione di cui la Rinaudo è presidente la trovate sul sito http://www.associazioneitalianavittimedellaviolenza.org/. Dateci un'occhiata, sarà molto istruttivo! Si parla di generiche vittime di omicidio volontario...la violenza non ha mai un soggetto che la definisce. Non si parla dunque di violenza maschile sulle donne, ma di violenza tout court...nella sezione “le nostre storie” ci sono solo però storie di femminicidi, 4 per la precisione...la parola femminicidio però sul sito non viene usata, si parla di delitti di genere. Tra gli obiettivi dell'associazione...\"prevenire gli atti di violenza attraverso la più stretta collaborazione possibile con le forze dell’ordine nel rispetto delle norme dell’Ordinamento Giuridico della Repubblica\".\r\n\r\n***Per la rubrica \"Storie di donne\", l'istituzione dei consultori famigliari pubblici attraverso le legge nazionale del 29 luglio 1975 (quella regionale è datata invece luglio 1976). Siamo partite dal periodo precedente, ovvero dai consultori autogestiti, proponendovi un'intervista a Franca, compagna che ha partecipato negli Anni Settanta all'esperienza dei primi consultori autogestiti a Torino, in particolare all'occupazione e allo sviluppo del progetto di un consultorio autogestito nella zona dei Mercati Generali. 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Si parla di generiche vittime di omicidio volontario...la violenza non ha mai un soggetto che la definisce. Non si parla dunque di violenza maschile sulle donne, ma di violenza tout court...nella sezione “le nostre storie” ci sono solo però storie di femminicidi, 4 per la precisione...la parola femminicidio però sul sito non viene usata, si parla di delitti di genere. Tra gli obiettivi dell'associazione...\"prevenire gli atti di violenza attraverso la più stretta collaborazione possibile con le forze dell’ordine nel rispetto delle norme dell’Ordinamento Giuridico della Repubblica\".\r\n\r\n***Per la rubrica \"Storie di donne\", l'istituzione dei consultori famigliari pubblici attraverso le legge nazionale del 29 luglio 1975 (quella regionale è datata invece luglio 1976). 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Nella prossima puntata ci occuperemo della storia delle legge, che analizzeremo nelle sue criticità, e della trasformazione - o meglio, del declino - dei consultori con la loro istituzionalizzazione.\r\n\r\n***Per la rubrica \"Malerbe\", Silvia ci ha parlato della raccolta, dell'uso e delle proprietà dell'iperico.\r\n\r\nPer riascoltare la puntata:\r\n\r\nil colpo della strega_7luglio2014_primaparte\r\n\r\nil colpo della strega_7luglio2014_secondaparte\r\n\r\nil colpo della strega_7luglio2014_terzaparte\r\n\r\n \r\n\r\n ",[414,416,418,420,422,424,426,428,430,432],{"matched_tokens":415,"snippet":304,"value":304},[],{"matched_tokens":417,"snippet":296,"value":296},[],{"matched_tokens":419,"snippet":308,"value":308},[],{"matched_tokens":421,"snippet":82,"value":82},[77,72],{"matched_tokens":423,"snippet":302,"value":302},[],{"matched_tokens":425,"snippet":310,"value":310},[],{"matched_tokens":427,"snippet":298,"value":298},[],{"matched_tokens":429,"snippet":406,"value":406},[],{"matched_tokens":431,"snippet":15,"value":15},[],{"matched_tokens":433,"snippet":407,"value":407},[],[435,441],{"field":37,"indices":436,"matched_tokens":437,"snippets":439,"values":440},[17],[438],[77,72],[82],[82],{"field":99,"matched_tokens":442,"snippet":411,"value":412},[77,72],{"best_field_score":103,"best_field_weight":104,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":49,"score":154,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":49},{"document":445,"highlight":464,"highlights":482,"text_match":101,"text_match_info":489},{"comment_count":49,"id":446,"is_sticky":49,"permalink":447,"podcastfilter":448,"post_author":320,"post_content":449,"post_date":450,"post_excerpt":55,"post_id":446,"post_modified":451,"post_thumbnail":452,"post_title":453,"post_type":326,"sort_by_date":454,"tag_links":455,"tags":460},"37954","http://radioblackout.org/podcast/dalla-polonia-a-roma-la-lotta-delle-donne-per-lautodeterminazione-il-podcast-de-il-colpo-della-strega-16ott2016/",[284],"Un approfondimento su #CzarnyProtest, la protesta delle donne polacche contro la legge super restrittiva in materia di aborto. In diretta Ewa, filosofa femminista attivista ci racconta come è nata e si è sviluppata la mobilitazione, la composizione della piazza, la solidarietà ricevuta a livello internazionale e il nuovo corso del governo amministrato da estremisti ultraconservatori. Dopo che la proposta di legge è stata ritirata grazie al successo dello sciopero generale delle donne, ora il partito Diritto e Giustizia torna alla carica con un nuovo disegno di legge. Intanto si preparano nuove manifestazioni per la fine di ottobre con lo sguardo rivolto alla lotta delle donne nel resto dell'Europa e non solo.\r\n#NiUnaMenos: la costruzione della manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne che si terrà a Roma il 26/27 novembre prossimi. 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Chiarezza!\r\nnon siate falsi e cortesi. È molto importante comunicare con chiarezza e dire NO.\r\nSe qualcuno ti chiede il numero di telefono (o altri dati come mail o indirizzo di casa o lavoro) di un'altra persona ricordati prima di chiedere il consenso alla persona interessata. Anche se provi empatia o affetto verso la persona che ti sta stalkerizzando cerca di non empatizzarci e di avere una comunicazione chiara nella non accettazione del comportamento.\r\nQuali sono le azioni che identificano un azione di stalking e come identificarlo sia come persona che lo esercita che come persona che lo subisce.\r\n\r\n\r\n\r\nAttenzione alle forme invisibili di stalking: cioé la persona che ti controlla senza dirti nulla. Software di spyware ad esempio. Perciò controllo delle app installate e format\r\n\r\ntare ogni tot oltre a togliere la geolocalizzazione.\r\n\r\n\r\nAttenzione soprattutto a gmail e android: se l'altra persona ha il tuo accesso alla mail può controllare il telefono.\r\nE' una misura presa in contrasto ad azioni di violenza sessuale, minacce, intimidazioni ed atti persecutori per tutelare una delle due parti che richiede aiuto. I tipici casi sono l'ex che non ti molla e ti segue, ti aspetta sotto casa e non ti lascia respirare. Questi poi possono sfociare in conseguenti problemi nelle relazioni sociali, familiari, lavorative e possono arrivare a far collassare un intera stabilita' sia fisica che emotiva. Consigliamo sempre di cercare l'appoggio di amici e familiari che possono supportarci. Pero' è anche utile sapere quali sono le possibilita' a livello legale.\r\n\r\nCose da sapere:\r\nE' fondamentale nel momento in cui si denuncia una persona portare delle prove che possano confermare lo stalking come ad esempio foto o video delle minaccie, foto con tanto di data che dimostrino che la persona e' appostata sotto casa ad un'insolita ora o testimonianze dirette con persone che possano confermare lo stalking.\r\nSi, ma a livello digitale cosa si puo' fare quando si parla di stalking?\r\nDigitalmente lo stalking avviene nella nostra sfera privata virtuale, quindi l'uso dei nostri account personali: email, social, chat, ... quindi una prima cosa da fare appena finisce una storia è quella di cambiare le tutte password, sopratutto quella dell'email e se possibile configurare l'autenticazione a due fattori (2fa). \r\nE' importante anche configurare bene la privacy di ogni account che abbiamo così da poter chiudere ogni possibile accesso e informazione della persona che ci sta molestando. Non basta bloccarla, dobbiamo anche cancellarla dai gruppi di amici o conoscenti, così che non possa vedere piu' nessun aggiornamento che facciamo.\r\nInoltre e' importante considerare che ogni condivisione pubblica che facciamo durante tutto il periodo del conflitto sara' utilizzata dala persona che fa stalking per alimentare il conflitto. Se e' possibile farlo, considerare di limitare al minimo le condivisioni pubbliche su social ed uscire dalla bolla conosciuta. Puo' questa essere un opportunita' per trovare nuovi spazi dove conoscere e frequentare nuove persone.\r\nIn caso di contatti da parte del ex partner cercare di non rispondere a nessuno di questi, ma non cancellare le chiamate o i messaggi, anzi, documentate tutto e archiviatelo prima di cancellarlo. Se vi e' possibile per vostra salute mentale considerate un periodo di pausa da social e se necessario considerate la possibilita' di usare un altro numero di telefono o l'un altro account personale.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nLa prevenzione dello stalking risulta quasi impossibile ma ci sono pratiche sucessive che possono in alcuni casi evitare il peggio. Ad esempio il Ghosting, cioé evitare di rispondere alle provocazioni e lasciare che il nostro stalker parli da solo. Un altra utile pratica puo' essere quella di creare una rete di supporto fatta da persone sensibili al tema che sono in zona e possono agire e supportarsi a vicenda se ci fosse bisogno. In caso di aggressioni online evitiamo di cancellare i messaggi e, se la cosa ci fa stare male cerchiamo di chiedere ad una persona fidata di creare un archivio con tutte le comunicazioni in modo da poterlo eliminare dalla nostra vista ma di avere comunque traccia e, se dovesse servire \"prova\" di quanto successo. 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Essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!\r\n\r\n\r\nIl primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Carlotta Guaragna USB Torino sull'adesione allo sciopero femminista dell'8 marzo, facendo: un analisi delle ragioni dell'adesione di tutte le categorie lavorative partendo dalla piattaforma rivendicativa USB; sottolineando l'importanza di aderire all'appello di non una di meno e rivendicando che la copertura c'è per tutt*.\r\nBuon Ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/F_m_02_03_Usb-su-8-marzo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nil secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Luisa di Non Una Di Meno Torino sullo sciopero femminista e transfemminista dell'8 marzo:\r\nNegli ultimi anni abbiamo vissuto lo sciopero femminista e transfemminista globale come una manifestazione di forza, il grido di chi non accetta di essere vittima della violenza maschile e di genere. Abbiamo riempito le piazze e le strade di tutto il mondo con i nostri corpi e il nostro desiderio di essere vive e libere, abbiamo sfidato la difficoltà di scioperare causata dalla precarietà, dall’isolamento, dal razzismo istituzionale, abbiamo dimostrato che non esiste produzione di ricchezza senza il nostro lavoro quotidiano di cura e riproduzione della vita, abbiamo affermato che non siamo più disposte a subirlo in condizioni di sfruttamento e oppressione.\r\nA un anno dall’esplosione dell’emergenza sanitaria, la pandemia ha travolto tutto, anche il nostro movimento e la nostra lotta, rendendoli ancora più necessari e urgenti. Lo scorso 8 marzo ci siamo ritrovatə allo scoccare del primo lockdown e abbiamo scelto di non scendere in piazza a migliaia e migliaia come gli anni precedenti, per la salute e la sicurezza di tutte. È a partire dalla consapevolezza e dalla fantasia che abbiamo maturato in questi mesi di pandemia, in cui abbiamo iniziato a ripensare le pratiche di lotta di fronte alla necessità della cura collettiva, che sentiamo il bisogno di costruire per il prossimo 8 marzo un nuovo sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi. Non possiamo permetterci altrimenti. il prossimo 8 marzo sarà sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi.\r\nDobbiamo creare l’occasione per dare voce a chi sta vivendo sulla propria pelle i violentissimi effetti sociali della pandemia, e per affermare il nostro programma di lotta contro piani di ricostruzione che confermano l’organizzazione patriarcale della società contro la quale da anni stiamo combattendo insieme in tutto il mondo. Non abbiamo bisogno di spiegare l’urgenza di questa lotta. Le tantissime donne che sono state costrette a licenziarsi perché non potevano lavorare e contemporaneamente prendersi cura della propria famiglia sanno che non c’è più tempo da perdere. Lo sanno le migliaia di lavoratrici che hanno dovuto lavorare il doppio per ‘sanificare’ ospedali e fabbriche in cambio di salari bassissimi e nell’indifferenza delle loro condizioni di salute e sicurezza. Lo sanno tutte le donne e persone Lgbt*QIAP+ che sono state segregate dentro alle case in cui si consuma la violenza di mariti, padri, fratelli. Lo sanno coloro che hanno combattuto affinché i centri antiviolenza e i consultori, i reparti IVG, i punti nascita, le sale parto, continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di personale e di finanziamenti pubblici aggravata nell’emergenza. continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di fondi.\r\nLo sanno le migranti, quelle che lavorano nelle case e all’inizio della pandemia si sono viste negare ogni tipo di sussidio, o quelle che sono costrette ad accettare i nuovi turni impossibili del lavoro pandemico per non perdere il permesso di soggiorno. Lo sanno le insegnanti ridotte a ‘lavoratrici a chiamata’, costrette a fare i salti mortali per garantire la continuità dell’insegnamento mentre magari seguono i propri figli e figlie nella didattica a distanza. Lo sanno lə studenti che si sono vistə abbandonare completamente dalle istituzioni scolastiche, già carenti in materia di educazione sessuale, al piacere, alle diversità e al consenso, sullo sfondo di un vertiginoso aumento delle violenze tra giovanissimə. Lo sanno le persone trans* che hanno perso il lavoro e fanno ancora più fatica a trovarlo perché la loro dissidenza viene punita sul mercato. Lo sanno lə sex workers, invisibilizzatə, criminalizzatə e stigmatizzatə, senza alcun tipo di tutela nè sindacalizzazione, che hanno dovuto affrontare la pandemia e il lockdown da solə.\r\nA tuttə loro, a chi nonostante le difficoltà in questi mesi ha lottato e scioperato, noi rivolgiamo questo appello: l’8 marzo scioperiamo! Abbiamo bisogno di tenere alta la sfida transnazionale dello sciopero femminista e transfemminista perché i piani di ricostruzione postpandemica sono piani patriarcali.\r\nA fronte di uno stanziamento di risorse economiche per la ripresa, il Recovery Plan non rompe la disciplina dell’austerità sulle vite e sui corpi delle donne e delle persone LGBT*QIAP+. Da una parte si parla di politiche attive per l’inclusione delle donne al lavoro e di «politiche di conciliazione», dando per scontato che chi deve conciliare due lavori, quello dentro e quello fuori casa, sono le donne. Dall’altra non sono le donne, ma è la famiglia – la stessa dove si consuma la maggior parte della violenza maschile, la stessa che impedisce la libera espressione delle soggettività dissidenti ‒ il soggetto destinatario dei fondi sociali previsti dal Family Act. E da questi fondi sono del tutto escluse le migranti, confermando e mantenendo salde le gerarchie razziste che permettono di sfruttarle duramente in ogni tipo di servizi. Così anche gli investimenti su salute e sanità finiranno per essere basati su forme inaccettabili di sfruttamento razzista e patriarcale. Miliardi di euro sono poi destinati a una riconversione verde dell’economia, che mira soltanto ai profitti e pianifica modalità aggiornate di sfruttamento e distruzione dei corpi tutti, dell’ecosistema e della terra.\r\nPoco o nulla si dice delle misure contro la violenza maschile e di genere, nonostante questa sia aumentata esponenzialmente durante la pandemia, mentre il «reddito di libertà» è una risposta del tutto insufficiente alla nostra rivendicazione dell’autodeterminazione contro la violenza, anche se dimostra che la nostra forza non può essere ignorata. Questo 8 Marzo non sarà facile, ma è necessario. Lo sciopero femminista e transfemminista non è soltanto una tradizionale forma di interruzione del lavoro ma è un processo di lotta che attraversa i confini tra posti di lavoro e società, entra nelle case, invade ogni spazio in cui vogliamo esprimere il nostro rifiuto di subire violenza e di essere oppressə e sfruttatə. Questa è da sempre la nostra forza e oggi lo pensiamo più che mai, perché ogni donna che resiste, che sopravvive, ogni soggettività dissidente che si ribella, ogni migrante afferma la propria libertà fa parte del nostro sciopero.\r\nIl 30 e 31 una prima tappa verso l’8 marzo, nel corso della quale ci siamo incontrat* in gruppi divisi per tematiche per costruire le prime tappe dello sciopero femminista ed il 6 febbraio l’Assemblea per discutere collettivamente e indicare quali sono per noi terreni di lotta nella ricostruzione pandemica.\r\nProprio oggi che il nostro lavoro, dentro e fuori casa, è stato definito «essenziale», e questo ci ha costrette a livelli di sfruttamento, isolamento e costrizione senza precedenti, noi diciamo che “essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!”.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/F_m_02_03_Non-una-di-meno-su-8-marzo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nil terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Elisabetta Petragallo Cub Torino sull'adesione allo sciopero dell' 8 marzo facendo: un analisi delle ragioni dell'adesione di tutte le categorie lavorative partendo dalla piattaforma rivendicativa Cub; l'importanza di aderire all'appello di non una di meno; la questione commissione di garanzia che proibisce lo sciopero della scuola l'8 marzo e tracciando un bilancio ad un'anno di pandemia della condizione lavorativa di genere.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/F_m_02_03_Cub-su-8-marzo.mp3\"][/audio]","4 Marzo 2021","2021-03-04 19:56:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/nudm_-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 02/03/2021",1614887792,[],[],{"post_content":529},{"matched_tokens":530,"snippet":531,"value":532},[77,72],"che hanno combattuto affinché i \u003Cmark>centri\u003C/mark> \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark> e i consultori, i reparti","8 marzo 2021: Sciopero globale femminista e transfemminista. Essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!\r\n\r\n\r\nIl primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Carlotta Guaragna USB Torino sull'adesione allo sciopero femminista dell'8 marzo, facendo: un analisi delle ragioni dell'adesione di tutte le categorie lavorative partendo dalla piattaforma rivendicativa USB; sottolineando l'importanza di aderire all'appello di non una di meno e rivendicando che la copertura c'è per tutt*.\r\nBuon Ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/F_m_02_03_Usb-su-8-marzo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nil secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Luisa di Non Una Di Meno Torino sullo sciopero femminista e transfemminista dell'8 marzo:\r\nNegli ultimi anni abbiamo vissuto lo sciopero femminista e transfemminista globale come una manifestazione di forza, il grido di chi non accetta di essere vittima della violenza maschile e di genere. Abbiamo riempito le piazze e le strade di tutto il mondo con i nostri corpi e il nostro desiderio di essere vive e libere, abbiamo sfidato la difficoltà di scioperare causata dalla precarietà, dall’isolamento, dal razzismo istituzionale, abbiamo dimostrato che non esiste produzione di ricchezza senza il nostro lavoro quotidiano di cura e riproduzione della vita, abbiamo affermato che non siamo più disposte a subirlo in condizioni di sfruttamento e oppressione.\r\nA un anno dall’esplosione dell’emergenza sanitaria, la pandemia ha travolto tutto, anche il nostro movimento e la nostra lotta, rendendoli ancora più necessari e urgenti. Lo scorso 8 marzo ci siamo ritrovatə allo scoccare del primo lockdown e abbiamo scelto di non scendere in piazza a migliaia e migliaia come gli anni precedenti, per la salute e la sicurezza di tutte. È a partire dalla consapevolezza e dalla fantasia che abbiamo maturato in questi mesi di pandemia, in cui abbiamo iniziato a ripensare le pratiche di lotta di fronte alla necessità della cura collettiva, che sentiamo il bisogno di costruire per il prossimo 8 marzo un nuovo sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi. Non possiamo permetterci altrimenti. il prossimo 8 marzo sarà sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi.\r\nDobbiamo creare l’occasione per dare voce a chi sta vivendo sulla propria pelle i violentissimi effetti sociali della pandemia, e per affermare il nostro programma di lotta contro piani di ricostruzione che confermano l’organizzazione patriarcale della società contro la quale da anni stiamo combattendo insieme in tutto il mondo. Non abbiamo bisogno di spiegare l’urgenza di questa lotta. Le tantissime donne che sono state costrette a licenziarsi perché non potevano lavorare e contemporaneamente prendersi cura della propria famiglia sanno che non c’è più tempo da perdere. Lo sanno le migliaia di lavoratrici che hanno dovuto lavorare il doppio per ‘sanificare’ ospedali e fabbriche in cambio di salari bassissimi e nell’indifferenza delle loro condizioni di salute e sicurezza. Lo sanno tutte le donne e persone Lgbt*QIAP+ che sono state segregate dentro alle case in cui si consuma la violenza di mariti, padri, fratelli. Lo sanno coloro che hanno combattuto affinché i \u003Cmark>centri\u003C/mark> \u003Cmark>antiviolenza\u003C/mark> e i consultori, i reparti IVG, i punti nascita, le sale parto, continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di personale e di finanziamenti pubblici aggravata nell’emergenza. continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di fondi.\r\nLo sanno le migranti, quelle che lavorano nelle case e all’inizio della pandemia si sono viste negare ogni tipo di sussidio, o quelle che sono costrette ad accettare i nuovi turni impossibili del lavoro pandemico per non perdere il permesso di soggiorno. Lo sanno le insegnanti ridotte a ‘lavoratrici a chiamata’, costrette a fare i salti mortali per garantire la continuità dell’insegnamento mentre magari seguono i propri figli e figlie nella didattica a distanza. Lo sanno lə studenti che si sono vistə abbandonare completamente dalle istituzioni scolastiche, già carenti in materia di educazione sessuale, al piacere, alle diversità e al consenso, sullo sfondo di un vertiginoso aumento delle violenze tra giovanissimə. Lo sanno le persone trans* che hanno perso il lavoro e fanno ancora più fatica a trovarlo perché la loro dissidenza viene punita sul mercato. Lo sanno lə sex workers, invisibilizzatə, criminalizzatə e stigmatizzatə, senza alcun tipo di tutela nè sindacalizzazione, che hanno dovuto affrontare la pandemia e il lockdown da solə.\r\nA tuttə loro, a chi nonostante le difficoltà in questi mesi ha lottato e scioperato, noi rivolgiamo questo appello: l’8 marzo scioperiamo! Abbiamo bisogno di tenere alta la sfida transnazionale dello sciopero femminista e transfemminista perché i piani di ricostruzione postpandemica sono piani patriarcali.\r\nA fronte di uno stanziamento di risorse economiche per la ripresa, il Recovery Plan non rompe la disciplina dell’austerità sulle vite e sui corpi delle donne e delle persone LGBT*QIAP+. Da una parte si parla di politiche attive per l’inclusione delle donne al lavoro e di «politiche di conciliazione», dando per scontato che chi deve conciliare due lavori, quello dentro e quello fuori casa, sono le donne. Dall’altra non sono le donne, ma è la famiglia – la stessa dove si consuma la maggior parte della violenza maschile, la stessa che impedisce la libera espressione delle soggettività dissidenti ‒ il soggetto destinatario dei fondi sociali previsti dal Family Act. E da questi fondi sono del tutto escluse le migranti, confermando e mantenendo salde le gerarchie razziste che permettono di sfruttarle duramente in ogni tipo di servizi. Così anche gli investimenti su salute e sanità finiranno per essere basati su forme inaccettabili di sfruttamento razzista e patriarcale. Miliardi di euro sono poi destinati a una riconversione verde dell’economia, che mira soltanto ai profitti e pianifica modalità aggiornate di sfruttamento e distruzione dei corpi tutti, dell’ecosistema e della terra.\r\nPoco o nulla si dice delle misure contro la violenza maschile e di genere, nonostante questa sia aumentata esponenzialmente durante la pandemia, mentre il «reddito di libertà» è una risposta del tutto insufficiente alla nostra rivendicazione dell’autodeterminazione contro la violenza, anche se dimostra che la nostra forza non può essere ignorata. Questo 8 Marzo non sarà facile, ma è necessario. Lo sciopero femminista e transfemminista non è soltanto una tradizionale forma di interruzione del lavoro ma è un processo di lotta che attraversa i confini tra posti di lavoro e società, entra nelle case, invade ogni spazio in cui vogliamo esprimere il nostro rifiuto di subire violenza e di essere oppressə e sfruttatə. Questa è da sempre la nostra forza e oggi lo pensiamo più che mai, perché ogni donna che resiste, che sopravvive, ogni soggettività dissidente che si ribella, ogni migrante afferma la propria libertà fa parte del nostro sciopero.\r\nIl 30 e 31 una prima tappa verso l’8 marzo, nel corso della quale ci siamo incontrat* in gruppi divisi per tematiche per costruire le prime tappe dello sciopero femminista ed il 6 febbraio l’Assemblea per discutere collettivamente e indicare quali sono per noi terreni di lotta nella ricostruzione pandemica.\r\nProprio oggi che il nostro lavoro, dentro e fuori casa, è stato definito «essenziale», e questo ci ha costrette a livelli di sfruttamento, isolamento e costrizione senza precedenti, noi diciamo che “essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!”.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/F_m_02_03_Non-una-di-meno-su-8-marzo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nil terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Elisabetta Petragallo Cub Torino sull'adesione allo sciopero dell' 8 marzo facendo: un analisi delle ragioni dell'adesione di tutte le categorie lavorative partendo dalla piattaforma rivendicativa Cub; l'importanza di aderire all'appello di non una di meno; la questione commissione di garanzia che proibisce lo sciopero della scuola l'8 marzo e tracciando un bilancio ad un'anno di pandemia della condizione lavorativa di genere.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/F_m_02_03_Cub-su-8-marzo.mp3\"][/audio]",[534],{"field":99,"matched_tokens":535,"snippet":531,"value":532},[77,72],{"best_field_score":188,"best_field_weight":189,"fields_matched":33,"num_tokens_dropped":49,"score":190,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":49},6637,{"collection_name":326,"first_q":29,"per_page":277,"q":29},["Reactive",540],{},["Set"],["ShallowReactive",543],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$f1CAiZJtSa16rjl8U2qwaEq8Mgepx2Q_XDH-Ck8YKvm0":-1},true,"/search?query=centri+antiviolenza"]