","Sicilia. Torna il Gattopardo ma vince l’astensione","post",1510076365,[63,64,65,66,67,68,69,70,71,72],"http://radioblackout.org/tag/astensione/","http://radioblackout.org/tag/cancellieri/","http://radioblackout.org/tag/centro-destra/","http://radioblackout.org/tag/elezioni-regionali/","http://radioblackout.org/tag/fava/","http://radioblackout.org/tag/micari/","http://radioblackout.org/tag/movimento-5-stelle/","http://radioblackout.org/tag/musumeci/","http://radioblackout.org/tag/partito-democratico/","http://radioblackout.org/tag/sicilia/",[74,75,76,77,78,79,80,81,82,83],"astensione","cancellieri","centro destra","elezioni regionali","fava","micari","Movimento 5 stelle","Musumeci","partito democratico","sicilia",{"post_content":85,"tags":91},{"matched_tokens":86,"snippet":89,"value":90},[87,88],"centro","destra","netta vittoria del candidato del \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>destra\u003C/mark>, Nello Musumeci, conferma le previsioni","La netta vittoria del candidato del \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>destra\u003C/mark>, Nello Musumeci, conferma le previsioni della vigilia. Cancellieri del Movimento Cinque Stelle, nonostante la buona affermazione in termini assoluti della formazione di Grillo e Casaleggio, non riesce a entrare in partita con un centrodestra che rimette in campo tutto il proprio peso clientelare.\r\n\r\nIl M5S è il primo partito ma, avendo corso da solo, non prende Palazzo d’Orleans. Il M5S non è riuscito a intercettare il voto giovanile, né a recuperare consensi tra gli astensionisti.\r\n\r\nScontato ma clamoroso il flop del Partito Democratico, il cui candidato, Flavio Micari. si ferma al 18,7 mentre la Sinistra di Fava si attesta al 6,1.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dato più significativo è fuori dalle urne. Ben più della metà degli aventi diritto non è andata a votare, segno inequivocabile di una potente disaffezione dalla politica istituzionale, che tuttavia non si traduce in forme di autonomia dall’istituito.\r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con un compagno di Palermo, Alberto La Via.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 11 06 alb lavia elez sic",[92,94,96,99,101,103,105,107,109,111],{"matched_tokens":93,"snippet":74},[],{"matched_tokens":95,"snippet":75},[],{"matched_tokens":97,"snippet":98},[87,88],"\u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>destra\u003C/mark>",{"matched_tokens":100,"snippet":77},[],{"matched_tokens":102,"snippet":78},[],{"matched_tokens":104,"snippet":79},[],{"matched_tokens":106,"snippet":80},[],{"matched_tokens":108,"snippet":81},[],{"matched_tokens":110,"snippet":82},[],{"matched_tokens":112,"snippet":83},[],[114,120],{"field":37,"indices":115,"matched_tokens":117,"snippets":119},[116],2,[118],[87,88],[98],{"field":121,"matched_tokens":122,"snippet":89,"value":90},"post_content",[87,88],1157451471441625000,{"best_field_score":125,"best_field_weight":126,"fields_matched":116,"num_tokens_dropped":49,"score":127,"tokens_matched":116,"typo_prefix_score":49},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":129,"highlight":155,"highlights":160,"text_match":163,"text_match_info":164},{"cat_link":130,"category":131,"comment_count":49,"id":132,"is_sticky":49,"permalink":133,"post_author":52,"post_content":134,"post_date":135,"post_excerpt":55,"post_id":132,"post_modified":136,"post_thumbnail":137,"post_thumbnail_html":138,"post_title":139,"post_type":60,"sort_by_date":140,"tag_links":141,"tags":149},[46],[48],"55820","http://radioblackout.org/2019/10/grecia-lautogestione-non-si-arresta-nonostante-sgomberi-e-repressione/","Il 16 ottobre la polizia, dopo una lunga pausa, ha ripreso l’offensiva verso le strutture autogestite di Exarchia ad Atena.\r\nNella stessa giornata sono stati sgomberati due squat, che erano ospitavano decine di migranti e rifugiati senza tetto né documenti. Nel mirino sono finiti “l’Hotel Oniro” e il “Fantasma” che si trova all’incrocio tra le vie Eressiou e Themistokleus, a fianco del K-Vox.\r\nLo scorso sabato l’occupazione del consolato turco e il blocco del terminal della Turkish airlines a Salonicco ha innescato una durissima repressione poliziesca. I compagni che avevano esposto uno striscione di solidarietà con il Rojava dal balcone del consolato sono stati pestati duramente dai militari turchi e poi consegnati alla polizia greca, che li ha nuovamente picchiati, privati di acqua, cibo e sonno per 24 ore. Le accuse nei loro confronti, nonostante il carattere poco più che simbolico del’azione, sono gravissime.\r\n\r\nLe politiche repressione delle lotte sociali e politiche del governo di centro destra sono cominciate il 26 agosto.\r\nQuel giorno ad Atene i blindati della polizia hanno invaso e occupato il quartiere di Exarchia. Siamo nel centro della città, dove gli anarchici e i movimenti di lotta sono molto radicati. In questa zona, i molti edifici occupati sono nodi vitali delle comunità. Luoghi un tempo abbandonati, trasformati in abitazioni, mense, ambulatori sanitari autogestiti, ma anche sedi politiche, librerie, spazi aperti alla solidarietà.\r\n\r\nLa polizia aveva sgomberato 4 spazi occupati ed ha arrestato 143 persone di cui 140 migranti. Persone che avevano trovato ospitalità in due progetti occupativi, escluse dai servizi sociali e sanitari statali per le politiche devastanti dei governi che si sono succeduti. Persone che sono state deportate in campi di detenzione per migranti fuori città. Con questa operazione repressiva, a lungo preparata e accompagnata da una generale restrizione delle libertà, il governo greco ha attaccato le forme di autorganizzazione della società, il movimento delle occupazioni e il movimento anarchico, per avere mano libera nell’attuazione di nuove politiche di predazione e saccheggio del territorio e di chi ci vive.\r\nDa tempo Exarchia è nel mirino della speculazione, che mira ad attuare riqualificazioni escludenti, che obblighino i poveri e gli immigrati a spostarsi verso l’immensa periferia urbana, dove i fascisti svolgono il ruolo di forze di complemento della polizia.\r\nDopo gli sgomberi le strade di un quartiere, dove la polizia non osava entrare, sono rimaste a lungo militarizzate. Continue perquisizioni a persone, aggressioni violente e attacchi deliberati della polizia nei locali e spazi autogestiti per provocare e intimidire le compagne e i compagni, per spaventare la popolazione locale.\r\n\r\nLa reazione dei movimenti è stata significativa con numerose manifestazioni ad Atene e nel resto della Grecia e con una serie di nuove occupazioni, alcune solo simboliche, altre di autentica riappropriazione di spazi di autogestione.\r\n\r\nIn ogni dove ci sono state manifestazioni ed azioni solidali di piazza con chi oggi in Grecia continua a sperimentare forme alternative di socialità, basate sull’uguaglianza e la solidarietà, e, nel contempo, deve resistere alla repressione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Simone.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/2019-10-22-simone-grecia.mp3\"][/audio]","22 Ottobre 2019","2019-10-22 17:22:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/hotel-oniro-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"230\" height=\"219\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/hotel-oniro.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Grecia. L’autogestione non si arresta nonostante sgomberi e repressione…",1571764935,[142,143,144,145,146,147,148],"http://radioblackout.org/tag/atene/","http://radioblackout.org/tag/exarchia/","http://radioblackout.org/tag/grecia/","http://radioblackout.org/tag/occupazione-consolato-turco-a-salonicco/","http://radioblackout.org/tag/repressione-in-grecia/","http://radioblackout.org/tag/salonicco/","http://radioblackout.org/tag/sgomberi/",[27,150,20,151,152,153,154],"exarchia","occupazione consolato turco a salonicco","repressione in grecia","salonicco","Sgomberi",{"post_content":156},{"matched_tokens":157,"snippet":158,"value":159},[87,88],"e politiche del governo di \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>destra\u003C/mark> sono cominciate il 26 agosto.\r","Il 16 ottobre la polizia, dopo una lunga pausa, ha ripreso l’offensiva verso le strutture autogestite di Exarchia ad Atena.\r\nNella stessa giornata sono stati sgomberati due squat, che erano ospitavano decine di migranti e rifugiati senza tetto né documenti. 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Lo dice il segretario del Pd Matteo Renzi al Nazareno che annuncia, le dimissioni da segretario del Partito Democratico.\"E' ovvio che io debba lasciare la guida del partito democratico\", ha detto.\r\nDimissioni? Si, ma non subito.\r\nSubito dopo l’annuncio Renzi chiarisce che le sue dimissioni saranno operative solo dopo il congresso, che si farà dopo l’avvio della legislatura e la nomina di un nuovo governo.\r\nForti i malumori nel PD per queste dimissioni di facciata. Renzi teme le aperture a Di Maio di parte della sua compagine e resta per impedirle.\r\nGestirà quindi ancora lui la delicata fase che si apre dopo le elezioni, che hanno consacrato il M5S primo partito, la coalizione di centro destra prima coalizione, ma non permettono a nessuno dei due di governare da solo. La coalizione Pd Forza Italia ritenuta probabile alla vigilia non ha le gambe per camminare.\r\n\r\nDi Maio si è detto disponibile a confrontarsi con tutti, a destra e a sinistra, purché sia lui a distribuire le carte dal mazzo.\r\nSalvini, che con il M5S e i post fascisti di Fratelli d’Italia avrebbe i numeri per governare per il momento nega la propria disponibilità a rompere l’alleanza con Berlusconi.\r\nLa partita istituzionale è tutta aperta.\r\n\r\nTutti i media main stream hanno parlato di “alta affluenza alle urne”, I dati ci rivelano che è la più bassa dal 1948.\r\n\r\nNel frattempo, a Firenze, un tizio è uscito di casa e ha sparato al primo africano che ha incontrato per strada, uccidendolo.\r\n\r\nViene il dubbio che le elezioni le abbia vinte Luca Traini. A Macerata la Lega ha raggiunto il 21 %.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con il professor Alessandro Dal Lago, sociologo, già docente a Genova.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 03 06 elezioni dal lago","6 Marzo 2018","2018-03-09 12:59:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/salvini-dimaio-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/salvini-dimaio-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/salvini-dimaio-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/salvini-dimaio-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/salvini-dimaio-1024x682.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/salvini-dimaio.jpg 1400w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Chi ha vinto le elezioni? 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L’anestesia dei sentimenti, la loro declinazione secondo le logiche della paura e del ripiegamento identitario, generano normalissimi mostri.\r\nUn fascista spara su gente inerme, colpevole di avere la pelle scura. La notizia della tentata strage di Macerata non è dilagata sui media come le stragi dell’Isis, dei terroristi che sparano nel mucchio per spaventare tutti. Anzi. Sui media c’è chi giustifica e chi applaude.\r\nScenografia perfetta, studiata a lucidamente a tavolino: prima gli spari, il terrore, poi il tricolore in spalla, il braccio teso, il monumento ai caduti. La paccottiglia nazionalista ed identitaria per una guerra che non è la “follia” di uno, ma il fascismo che torna. Ben oltre i gruppi che se ne dicono eredi ed appoggiano chi spara ai migranti. Il fascismo è già qui. Da lunghi anni.\r\n\r\nDecenni di guerre (post)coloniali, respingimenti in mare, leggi razziste, deportazioni, prigioni per migranti, esternalizzazione della violenza, militari in strada, confini blindati, criminalizzazione della solidarietà sono l’emblema di questi tempi feroci. Finite le ideologie, le politiche razziste le fanno i governi di centro destra e quelli di centro sinistra. Tanti, troppi, plaudono. Chi non si accontenta delle stragi per procura, dei morti nel deserto, dei torturati nei lager libici, vuole una più radicale pulizia etnica. Traini non è solo. E lo sa. Di fronte al terrorismo fascista si sono sprecati i distinguo, i “ma” i “però”.\r\nI fascisti forniscono la cornice giusta per incanalare la paura, il desiderio di rivalsa verso immigrati e profughi. Ma il nostro oggi non è quello di un secolo fa.\r\nI confini, le linee di demarcazione tra sommersi e salvati, ricalcano quelli coloniali, le patrie, i confini invalicabili, ma non mettono al sicuro nessuno. Chi ha le carte in regola, il passaporto europeo, la cittadinanza italiana, può andare dove vuole, ma non ha alcun porto sicuro dove approdare.\r\nLungo le strade del postumano i ricchi si stanno costruendo un lungo futuro. I pezzi di ricambio coltivati in provetta non sono più utopie, ma un tempo che è già oggi.\r\nPer i poveri, di qualsiasi colore, c’è un orizzonte da robot umani, al servizio delle macchine intelligenti. Un braccialetto al polso ed il tempo scandito dai ritmi della merce. È la realtà nei magazzini di Jeff Bezos, quelli dove corpi in eccesso vengono spremuti finché reggono. Poi qualcun altro lo sostituisce.\r\nPer gli scarti, di qualsiasi colore, non c’è posto.\r\nIl fascismo storico fu una controrivoluzione preventiva attuata per bloccare le insorgenze sociali che avevano fatto tremare i padroni nel biennio rosso. Il fascismo disciplinò con la violenza operai e contadini del BelPaese. L’impero, ottenuto massacrando i civili con l’iprite e le bombe, creò un’illusione di grandezza per i proletari italiani, spinti verso le colonie.\r\nOggi la conquista dell’Africa la fanno eserciti di professionisti, seguiti da imprese con manodopera intercambiabile, che quando serve spostano il proprio core business ovunque trovino condizioni migliori. L’industria 4.0 è leggera, mobile, senza legami veri con un territorio. Non ci sono più certezze, sia pure minime, per nessuno.\r\nLe piccole patrie, il tricolore, il monumento ai caduti danno un ombrello identitario ad un’umanità spaventata e rancorosa. Ma ovunque piovono pietre.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alessandro Dal Lago, docente di sociologia, fine conoscitori delle migrazioni e delle politiche dei vari governi.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 02 06 dal lago macerata","6 Febbraio 2018","2018-02-09 21:14:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/02-nessuno-spazio-ai-fascisti-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/02-nessuno-spazio-ai-fascisti-300x168.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/02-nessuno-spazio-ai-fascisti-300x168.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/02-nessuno-spazio-ai-fascisti-768x431.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/02-nessuno-spazio-ai-fascisti-1024x575.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/02-nessuno-spazio-ai-fascisti.jpg 1440w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Una normale strage fascista",1517934727,[218,219,220,221,222,223],"http://radioblackout.org/tag/africani/","http://radioblackout.org/tag/fascismi/","http://radioblackout.org/tag/immigrazione/","http://radioblackout.org/tag/macerata/","http://radioblackout.org/tag/piccole-patrie/","http://radioblackout.org/tag/strage-fascista/",[225,226,36,227,228,229],"africani","fascismi","macerata","piccole patrie","strage fascista",{"post_content":231},{"matched_tokens":232,"snippet":233,"value":234},[87,88,87],"le fanno i governi di \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>destra\u003C/mark> e quelli di \u003Cmark>centro\u003C/mark> sinistra.","Viviamo tempi terribili. 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Da lunghi anni.\r\n\r\nDecenni di guerre (post)coloniali, respingimenti in mare, leggi razziste, deportazioni, prigioni per migranti, esternalizzazione della violenza, militari in strada, confini blindati, criminalizzazione della solidarietà sono l’emblema di questi tempi feroci. Finite le ideologie, le politiche razziste le fanno i governi di \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>destra\u003C/mark> e quelli di \u003Cmark>centro\u003C/mark> sinistra. Tanti, troppi, plaudono. Chi non si accontenta delle stragi per procura, dei morti nel deserto, dei torturati nei lager libici, vuole una più radicale pulizia etnica. Traini non è solo. E lo sa. Di fronte al terrorismo fascista si sono sprecati i distinguo, i “ma” i “però”.\r\nI fascisti forniscono la cornice giusta per incanalare la paura, il desiderio di rivalsa verso immigrati e profughi. Ma il nostro oggi non è quello di un secolo fa.\r\nI confini, le linee di demarcazione tra sommersi e salvati, ricalcano quelli coloniali, le patrie, i confini invalicabili, ma non mettono al sicuro nessuno. Chi ha le carte in regola, il passaporto europeo, la cittadinanza italiana, può andare dove vuole, ma non ha alcun porto sicuro dove approdare.\r\nLungo le strade del postumano i ricchi si stanno costruendo un lungo futuro. I pezzi di ricambio coltivati in provetta non sono più utopie, ma un tempo che è già oggi.\r\nPer i poveri, di qualsiasi colore, c’è un orizzonte da robot umani, al servizio delle macchine intelligenti. Un braccialetto al polso ed il tempo scandito dai ritmi della merce. È la realtà nei magazzini di Jeff Bezos, quelli dove corpi in eccesso vengono spremuti finché reggono. Poi qualcun altro lo sostituisce.\r\nPer gli scarti, di qualsiasi colore, non c’è posto.\r\nIl fascismo storico fu una controrivoluzione preventiva attuata per bloccare le insorgenze sociali che avevano fatto tremare i padroni nel biennio rosso. Il fascismo disciplinò con la violenza operai e contadini del BelPaese. L’impero, ottenuto massacrando i civili con l’iprite e le bombe, creò un’illusione di grandezza per i proletari italiani, spinti verso le colonie.\r\nOggi la conquista dell’Africa la fanno eserciti di professionisti, seguiti da imprese con manodopera intercambiabile, che quando serve spostano il proprio core business ovunque trovino condizioni migliori. L’industria 4.0 è leggera, mobile, senza legami veri con un territorio. Non ci sono più certezze, sia pure minime, per nessuno.\r\nLe piccole patrie, il tricolore, il monumento ai caduti danno un ombrello identitario ad un’umanità spaventata e rancorosa. Ma ovunque piovono pietre.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alessandro Dal Lago, docente di sociologia, fine conoscitori delle migrazioni e delle politiche dei vari governi.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 02 06 dal lago macerata",[236],{"field":121,"matched_tokens":237,"snippet":233,"value":234},[87,88,87],{"best_field_score":165,"best_field_weight":166,"fields_matched":167,"num_tokens_dropped":49,"score":168,"tokens_matched":116,"typo_prefix_score":49},{"document":240,"highlight":264,"highlights":269,"text_match":163,"text_match_info":272},{"cat_link":241,"category":242,"comment_count":49,"id":243,"is_sticky":49,"permalink":244,"post_author":52,"post_content":245,"post_date":246,"post_excerpt":55,"post_id":243,"post_modified":247,"post_thumbnail":248,"post_thumbnail_html":249,"post_title":250,"post_type":60,"sort_by_date":251,"tag_links":252,"tags":258},[46],[48],"45067","http://radioblackout.org/2017/12/latinamerica-el-condor-regresa/","Torniamo in Argentina dove le manifestazioni di piazza delle ultime settimane stanno tentando disperatamente di rimettere in discussione la riforma delle pensioni approvata dal governo neoliberista di Macri ma anche di invertire una tendenza, quella che vede una parte del vecchio schema di potere peronista appoggiare il governo in carica.\r\n\r\nUscendo dai confini argentini sembra essersi innescato in tutto il Sud America un nuovo ciclo politico che vede il liberalismo economico imporsi sugli schieramenti progressisti e di sinistra che avevano governato i diversi Paesi negli anni 2000.\r\n\r\nIl voto cileno nella sua seconda tornata sembra evidenziare proprio questo. 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Accendere un riflettore sui prepotenti primi cento giorni del mandato trumpiano alla Casa Bianca con uno storico come Gian Giacomo Migone significa anche comprendere quali strategie di contenimento del declino americano può permettersi l'amministrazione americana, scoperchiando l'evidenza della dissoluzione del ruolo di gendarme pure nell'ultimo focolaio di tensione che sfrutta il momento di vacanza imperiale per sondare quali sviluppi potrebbe avere lo scontro indo-pakistano sul contenzioso relativo al Kashmir (diviso nelle sue tre componenti etno-religiose) incancrenito nel postcolonialismo del subcontinente indiano. Ne abbiamo parlato con Matteo Miavaldi, con il quale avevamo preconizzato la potenziale esplosione innescata con l'attentato di Pahalgam. Ma anche il dinamismo polacco in materia militare e il conseguente avvicinamento delle due caserme Nato nell'Europa centrorientale: Germania e Polonia sono rivali per il primato militare in Europa e si alleano all'unica potenza nucleare del continente, sfruttando le paure scatenate da una Russia apparentemente aggressiva, anche se non avrebbe interesse a invadere Alessandro Ajres allude a una \"libido\" putiniana in un delirio di espansione imperiale, la paura del quale forse la società polacca ha introiettato in questi anni di destra estrema, alternati a centrodestra, che hanno sviluppato lo sviluppo economico per foraggiare l'industria bellica.\r\n\r\n\r\n\r\nNé India, né Pakistan trovano convenienza in uno scontro frontale ora sulla ottantennale \"questione del Kashmir\", eppure sta avvenendo ed è… esplosiva, nel senso che entrambe sono dotate di armamenti nucleari. L’India ha una preponderanza in ogni arma, ma quando si parla di nucleare e di dispute religioso-nazionaliste tra stati retti da fanatici difficilmente ne esce un vincitore vivo.\r\nCon Matteo Miavaldi percorriamo la china che ha portato a questa situazione pericolosa che ha già prodotto decine di morti dalla strage di Pahalgham del 22 aprile, quando un commando jihadista ha ucciso 26 indiani in Kashmir, evidenziando l’impreparazione dell’intelligence di Dehli e scatenando la reazione unitaria della nazione indiana che due settimane dopo ha prodotto una quarantina di morti con il bombardamento dell’Operazione Sindoor contro il Pakistan, i cui vertici negano ogni responsabilità nell’innesco della spirale. L’escalation muscolare è pari a quella propagandistica, tanto che è difficile accettare e prendere per buone quasi tutte le ricostruzioni che provengono da ciascuno dei contendenti.\r\nLa storia del Jammu-Kashmir è travagliata dal dopoguerra: in comune con le vicende israelo-palestinesi non c’è solo il 1947 come data del vulnus, ma anche lo sfruttamento di ogni periodo in cui la diplomazia internazionale va in panne, permettendo all’apparato militare di risolvere con i suoi metodi le dispute; e forse si può individuare nel 2019 con la revoca dello stato semiautonomo della regione indiana una svolta a cui non si possono ricondurre questi risultati ma fu un avvio di un processo che ne ha consentito il deflagrare del problema in questi termini, perché ha prodotto un cambio nella composizione delle credenze e nella maggiore presenza culturale hindu tra la popolazione delle regioni di confine. Le conseguenze non possono che essere le risposte reciproche più violente dalla creazione del Bangla Desh dal Pakistan Orientale.\r\nE a fronte di un evento di portata così storica le reazioni internazionali o i tentativi di interposizione per arrivare a una pacificazione dell’area sono risibili da parte di tutte le potenze globali, peraltro difficilmente potrebbero venire accettate dai rispettivi nazionalismi dei contendenti. La Cina si è offerte come mediatrice, appalesando un interesse precipuo alla composizione del conflitto, benché sia chiaro che l’interesse di Pechino è il mantenimento del territorio pakistano, storico alleato e indispensabile corridoio per la Belt Road Initiative; facendo da contrappeso all’immediato sostegno di Israele alla rappresaglia indiana, tanto assimilabile alla reazione assassina dell’entità sionista a Gaza.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/7IBzky3YF9FknUxHEN6yWV?si=bHv964OURDqoJY5k3qRDSA\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Innesco-e-propaganda-in-Kashmir_Miavaldi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast sull'Estremo oriente si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nTusk partecipa ai summit sul destino della guerra con Merz e Macron, a dimostrazione della sua potenza militare che sfida la preminenza europea dei due partner, esaltando il nazionalismo di matrice romantica mai realmente venuto meno al paese, che negli ultimi 2/3 decenni ha raddoppiato il pil e livellato i tassi di povertà delle componenti sociali. Sottoposto questo paesaggio ad Alessandro Ajres, ci ha fatto notare come questo sia potuto accadere in seguito all’alternanza al potere dei rappresentanti della sacca rurale retriva e conservatrice che vota l'estrema destra del PiS e di quelli del centro destra liberal-conservatore che trova i propri consensi nelle metropoli e nei bacini minerari e navali. La matrice militare e reazionaria – sempre meno sfumata in entrambi i campi dalla forza della chiesa cattolica, che ha disperso la potenza data dal fanatismo dei tempi wojtyliani – si fonda su una produzione industriale a basso costo, e l’importanza della posizione geografica, che la pone tra quegli stati europei a ridosso del confine con i territori controllati da Mosca che cavalcano le paure dell’orso russo e le fomentano per spostare capitali statali verso il settore bellico (che drena il 5 per cento del pil ormai da anni).\r\nQuesta situazione pone la Polonia nella condizione di incalzare la potenza militare tedesca e la sua preminenza nel mettere a disposizione territorio e basi missilistiche al sistema di guerra occidentale; e questa spirale le consente inoltre di essere il faro della fazione degli impauriti baltici, inserendosi nella tradizione deel destre nazionaliste dell'Esteuropa. Ed è in questo contesto che diventa interessante vedere come anziché scontrarsi sembra che Polonia e Germania uniscano le loro forze per sostenere una politica europea a loro immagine.\r\nLa Polonia e i suoi fratelli comprende sia le repubbliche baltiche, sia gli altri stati ex sovietici, in cui la recrudescenza antirussa ha prodotto frange sempre più ampie di nostalgie fasciste che impastano un po' tutta la regione di nazionalismi fanatici, più che romantici.\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/gli-assi-di-potere-europei-inglobano-la-polonia--66032024\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/La-Polonia-e-i-suoi-fratelli_Ajres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti relativi alla regione pannonica, balcanica e caucasica si trovano qui\r\n\r\nCon Giangiacomo Migone che fra le altre cose ha insegnato storia dell'America del nord all'università di Torino ,parliamo delle fratture all'interno della società americana e della crisi di egemonia di cui l'elezione di Trump è la conseguenza. Trump si è rivolto ad un altro elettorato ,la parte dei bianchi americani impoveriti dalla globalizzazione che ha mangiato i posti di lavoro che sono stati delocalizzati altrove .Trump prende atto che gli USA nonostante la potenza militare non sono più l'egemone e la sua visione incarna la nostalgia della grandezza americana che vorrebbe far rivivere nonostante la concorrenza della Cina che ha invece una percezione multipolare del mondo.\r\nNonostante la torsione autoritaria che è incarnata dalla politica trumpiana ci sono delle resistenze all'interno del tessuto sociale americano che si manifestano nelle università ,nell'opposizione dei tribunali ai decreti del presidente che non considera i contrappesi istituzionali e si concretizzano anche nelle affollate piazze che stanno seguendo il tour contro l'oligarchia del senatore Sanders e di Alexandra Ocasio Cortez. La politica di Trump è al servizio dell'1% più ricco e alimenta la guerra fra poveri delle classi medie impoverite bianche contro gli immigrati .\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-specchio-della-crisi-di-egemonia-degli-usa--66055851\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BASTIONI-DI-ORIONE-08052025-MIGONE.mp3\"][/audio]\r\n\r\nSi è affrontata il sovranismo imperante dall'avvento del Trump Revenge qui\r\n\r\n ","11 Maggio 2025","2025-05-14 00:54:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 08/05/2025 - IL NUOVO ASSE MILITARE PARIGI BERLINO VARSAVIA A DIFESA DAGLI USA DI TRUMP MENTRE ESPLODE LA REGIONE INDO-PAKISTANA.","podcast",1746964824,[363],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[329],{"post_content":366},{"matched_tokens":367,"snippet":368,"value":369},[87,88],"PiS e di quelli del \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>destra\u003C/mark> liberal-conservatore che trova i propri","In questa puntata \"Bastioni di Orione\" torna a toccare vari punti dell'orbe terraqueo che sono in qualche modo collegati tra loro. Accendere un riflettore sui prepotenti primi cento giorni del mandato trumpiano alla Casa Bianca con uno storico come Gian Giacomo Migone significa anche comprendere quali strategie di contenimento del declino americano può permettersi l'amministrazione americana, scoperchiando l'evidenza della dissoluzione del ruolo di gendarme pure nell'ultimo focolaio di tensione che sfrutta il momento di vacanza imperiale per sondare quali sviluppi potrebbe avere lo scontro indo-pakistano sul contenzioso relativo al Kashmir (diviso nelle sue tre componenti etno-religiose) incancrenito nel postcolonialismo del subcontinente indiano. Ne abbiamo parlato con Matteo Miavaldi, con il quale avevamo preconizzato la potenziale esplosione innescata con l'attentato di Pahalgam. Ma anche il dinamismo polacco in materia militare e il conseguente avvicinamento delle due caserme Nato nell'Europa centrorientale: Germania e Polonia sono rivali per il primato militare in Europa e si alleano all'unica potenza nucleare del continente, sfruttando le paure scatenate da una Russia apparentemente aggressiva, anche se non avrebbe interesse a invadere Alessandro Ajres allude a una \"libido\" putiniana in un delirio di espansione imperiale, la paura del quale forse la società polacca ha introiettato in questi anni di \u003Cmark>destra\u003C/mark> estrema, alternati a centrodestra, che hanno sviluppato lo sviluppo economico per foraggiare l'industria bellica.\r\n\r\n\r\n\r\nNé India, né Pakistan trovano convenienza in uno scontro frontale ora sulla ottantennale \"questione del Kashmir\", eppure sta avvenendo ed è… esplosiva, nel senso che entrambe sono dotate di armamenti nucleari. L’India ha una preponderanza in ogni arma, ma quando si parla di nucleare e di dispute religioso-nazionaliste tra stati retti da fanatici difficilmente ne esce un vincitore vivo.\r\nCon Matteo Miavaldi percorriamo la china che ha portato a questa situazione pericolosa che ha già prodotto decine di morti dalla strage di Pahalgham del 22 aprile, quando un commando jihadista ha ucciso 26 indiani in Kashmir, evidenziando l’impreparazione dell’intelligence di Dehli e scatenando la reazione unitaria della nazione indiana che due settimane dopo ha prodotto una quarantina di morti con il bombardamento dell’Operazione Sindoor contro il Pakistan, i cui vertici negano ogni responsabilità nell’innesco della spirale. L’escalation muscolare è pari a quella propagandistica, tanto che è difficile accettare e prendere per buone quasi tutte le ricostruzioni che provengono da ciascuno dei contendenti.\r\nLa storia del Jammu-Kashmir è travagliata dal dopoguerra: in comune con le vicende israelo-palestinesi non c’è solo il 1947 come data del vulnus, ma anche lo sfruttamento di ogni periodo in cui la diplomazia internazionale va in panne, permettendo all’apparato militare di risolvere con i suoi metodi le dispute; e forse si può individuare nel 2019 con la revoca dello stato semiautonomo della regione indiana una svolta a cui non si possono ricondurre questi risultati ma fu un avvio di un processo che ne ha consentito il deflagrare del problema in questi termini, perché ha prodotto un cambio nella composizione delle credenze e nella maggiore presenza culturale hindu tra la popolazione delle regioni di confine. Le conseguenze non possono che essere le risposte reciproche più violente dalla creazione del Bangla Desh dal Pakistan Orientale.\r\nE a fronte di un evento di portata così storica le reazioni internazionali o i tentativi di interposizione per arrivare a una pacificazione dell’area sono risibili da parte di tutte le potenze globali, peraltro difficilmente potrebbero venire accettate dai rispettivi nazionalismi dei contendenti. La Cina si è offerte come mediatrice, appalesando un interesse precipuo alla composizione del conflitto, benché sia chiaro che l’interesse di Pechino è il mantenimento del territorio pakistano, storico alleato e indispensabile corridoio per la Belt Road Initiative; facendo da contrappeso all’immediato sostegno di Israele alla rappresaglia indiana, tanto assimilabile alla reazione assassina dell’entità sionista a Gaza.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/7IBzky3YF9FknUxHEN6yWV?si=bHv964OURDqoJY5k3qRDSA\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Innesco-e-propaganda-in-Kashmir_Miavaldi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast sull'Estremo oriente si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nTusk partecipa ai summit sul destino della guerra con Merz e Macron, a dimostrazione della sua potenza militare che sfida la preminenza europea dei due partner, esaltando il nazionalismo di matrice romantica mai realmente venuto meno al paese, che negli ultimi 2/3 decenni ha raddoppiato il pil e livellato i tassi di povertà delle componenti sociali. Sottoposto questo paesaggio ad Alessandro Ajres, ci ha fatto notare come questo sia potuto accadere in seguito all’alternanza al potere dei rappresentanti della sacca rurale retriva e conservatrice che vota l'estrema \u003Cmark>destra\u003C/mark> del PiS e di quelli del \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>destra\u003C/mark> liberal-conservatore che trova i propri consensi nelle metropoli e nei bacini minerari e navali. La matrice militare e reazionaria – sempre meno sfumata in entrambi i campi dalla forza della chiesa cattolica, che ha disperso la potenza data dal fanatismo dei tempi wojtyliani – si fonda su una produzione industriale a basso costo, e l’importanza della posizione geografica, che la pone tra quegli stati europei a ridosso del confine con i territori controllati da Mosca che cavalcano le paure dell’orso russo e le fomentano per spostare capitali statali verso il settore bellico (che drena il 5 per cento del pil ormai da anni).\r\nQuesta situazione pone la Polonia nella condizione di incalzare la potenza militare tedesca e la sua preminenza nel mettere a disposizione territorio e basi missilistiche al sistema di guerra occidentale; e questa spirale le consente inoltre di essere il faro della fazione degli impauriti baltici, inserendosi nella tradizione deel destre nazionaliste dell'Esteuropa. Ed è in questo contesto che diventa interessante vedere come anziché scontrarsi sembra che Polonia e Germania uniscano le loro forze per sostenere una politica europea a loro immagine.\r\nLa Polonia e i suoi fratelli comprende sia le repubbliche baltiche, sia gli altri stati ex sovietici, in cui la recrudescenza antirussa ha prodotto frange sempre più ampie di nostalgie fasciste che impastano un po' tutta la regione di nazionalismi fanatici, più che romantici.\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/gli-assi-di-potere-europei-inglobano-la-polonia--66032024\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/La-Polonia-e-i-suoi-fratelli_Ajres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti relativi alla regione pannonica, balcanica e caucasica si trovano qui\r\n\r\nCon Giangiacomo Migone che fra le altre cose ha insegnato storia dell'America del nord all'università di Torino ,parliamo delle fratture all'interno della società americana e della crisi di egemonia di cui l'elezione di Trump è la conseguenza. Trump si è rivolto ad un altro elettorato ,la parte dei bianchi americani impoveriti dalla globalizzazione che ha mangiato i posti di lavoro che sono stati delocalizzati altrove .Trump prende atto che gli USA nonostante la potenza militare non sono più l'egemone e la sua visione incarna la nostalgia della grandezza americana che vorrebbe far rivivere nonostante la concorrenza della Cina che ha invece una percezione multipolare del mondo.\r\nNonostante la torsione autoritaria che è incarnata dalla politica trumpiana ci sono delle resistenze all'interno del tessuto sociale americano che si manifestano nelle università ,nell'opposizione dei tribunali ai decreti del presidente che non considera i contrappesi istituzionali e si concretizzano anche nelle affollate piazze che stanno seguendo il tour contro l'oligarchia del senatore Sanders e di Alexandra Ocasio Cortez. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/2023-04-21-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nFascismo. Marte è ancora lontano\r\nA otto mesi dalle elezioni che, per la prima volta dal dopoguerra, hanno consegnato la maggioranza relativa della coalizione di centro destra a Fratelli d’Italia, una formazione che fa esplicito riferimento alla dittatura fascista, è possibile tentare un primo bilancio dell’azione di governo. Trovano conferma le previsioni fatte qualche mese fa. Il governo Meloni si distingue per l’attacco ai migranti, agli oppositori politici, alle donne, alle persone non conformi alla norma patriarcale.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nAnarchici contro il fascismo\r\nLa resistenza degli anarchici al fascismo comincia negli anni venti e non finisce il 25 aprile 1945.\r\nGrazie agli studi di questi ultimi decenni è possibile ricostruire una storia unica nel panorama della lotta contro il fascismo, perché, nonostante le persecuzioni e l’esilio forzato, gli anarchici sono attivi anche negli anni più bui della dittatura.\r\nCe ne ha parlato Franco Schirone, autore, tra gli altri, de “La resistenza sconosciuta”\r\n\r\n25 aprile in Barriera di Milano\r\nCome ogni anno ci ritroviamo alla lapide che ricorda Ilio Baroni, partigiano anarchico.\r\nOggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia, dove cadde combattendo Baroni, non è mero esercizio di memoria, ma occasione per intrecciare i fili delle lotte, perché il testimone lasciato da chi non c’è più, è ora nelle nostre mani.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nMartedì 25 aprile\r\nPresidio antifascista alla lapide di Ilio Baroni, operaio alle Ferriere, partigiano, anarchico.\r\nRicordo, interventi, canzoniere anarchico e antifascista con Alba\r\nOre 15 in corso Giulio Cesare angolo corso Novara\r\n\r\nLunedì Primo Maggio\r\nDisertiamo la guerra!\r\nore 9\r\nSpezzone antimilitarista al corteo da piazza Vittorio\r\n\r\nDopo il corteo pranzo benefit lotte contro la guerra alla FAT in corso Palermo 46. Menù vegan\r\nPer prenotazioni: antimilitarista.to@gmail.com\r\n\r\nDue appuntamenti sul futuro di Torino\r\n\r\nGiovedì 25 maggio\r\nore 20,30\r\nCittà delle armi? La nascita del nuovo Polo bellico e lo sbarco della Nato a Torino\r\nAnalisi e prospettive di lotta.\r\npresso la sala del Sereno Regis\r\nin via Garibaldi 13 A\r\n\r\nVenerdì 9 giugno\r\nore 21\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nCittà vetrina? Torino tra riqualificazioni escludenti e l'insicurezza delle vite povere e migranti\r\nInterverrà Giovanni Semi, sociologo, autore di numerosi studi sulla gentrification sotto la Mole.\r\n\r\nVenerdì 2 giugno\r\nManifestazione antimilitarista\r\nContro le cerimonie militariste, la retorica patriottica, la guerra e chi la arma\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","24 Aprile 2023","2023-04-24 15:30:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/La-resistenza-sconosciuta_cop-e1682343045873-200x110.jpg","Anarres del 21 aprile. Fascisti del terzo millennio. Anarchici contro il fascismo. 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Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/09/2019-09-13-anarres.mp3\"][/audio]\r\nDirette, approfondimenti, appuntamenti:\r\nZuckerberg: una nuova vocazione antifascista?\r\nIl dibattito di questi giorni ha evidenziato lo scontro tra l’approccio liberale del Buongiorno di Feltri sulla Stampa e quello statalista di Repubblica. Feltri teme una deriva autoritaria, e difende la libertà di espressione, Repubblica lamenta che sia il capitale e fare il lavoro che spetterebbe allo stato.\r\nProveremo a ragionare sulla questione partendo da un’angolazione radicalmente diversa.\r\nNe parliamo con Lorenzo, con il quale ragioneremo di reti comunicative autogestite\r\n\r\nCatania. San Berillo tra gentrification, razzismo di stato, mafie e polizia.\r\nNe parliamo con Claudio del gruppo anarchico Chimera di Catania\r\n\r\nA Trieste il centro destra festeggia il centesimo anniversario dell’occupazione di Fiume da parte dei miliziani di D’Annunzio con una statua, che suscita l’indignazione del governo croato e degli antifascisti giuliani. L’ennesima operazione di revisionismo storico volta a rinfocolare il nazionalismo italiano a nord est.\r\nNe parliamo con Claudio Venza, compagno e docente di storia all’Università di Trieste.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 14 settembre\r\nGiù le mani da Exarchia! Solidarietà senza confini\r\nPresidio al Balon\r\nore 10,30/13,30\r\n\r\n20, 21, 22 settembre\r\nFirenze\r\nVetrina dell’editoria anarchica e libertaria\r\nalla sala di via De Andrè 3, angolo lungarno Moro\r\n\r\nLunedì 23 settembre \r\nUccise due volte. La narrazione che nega e cancella le vite delle donne\r\nore 16,30\r\nin via Po 16\r\npunto info del collettivo anarcofemminista Wild C.A.T.\r\n\r\nVenerdì 27 settembre\r\ncena antimilitarista\r\nbenefit per i compagni colpiti dalla repressione\r\nore 20 alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nOgni giorno in giro per la città…\r\nSalta il Tornello!\r\nAppendino fa la guerra ai poveri. Il biglietto di tram, bus e metro aumenta, diminuiscono le corse, aumentano i controlli.\r\nI nuovi tornelli che stanno montando sui mezzi lasciano a piedi tanta gente che non ce la fa a campare la vita tra disoccupazione, pensioni da fame, precarietà e lavoro nero.\r\nÈ la città a 5Stelle, che attua riqualificazioni escludenti, caccia i senza casa, i senza reddito, i senza documenti ai margini della metropoli.\r\nBus e tram devono essere gratuiti per tutti. I soldi ci sono: li hanno i ricchi che vivono sulle spalle dei poveri, i padroni che sfruttano il nostro lavoro.\r\nRiprendiamoci la città, costruiamo esperienze di autogestione, cacciamo padroni e governanti, creiamo assemblee in ogni quartiere. \r\nCon la lotta, il mutuo appoggio e la solidarietà rendiamo gratuiti sin da ora i trasporti pubblici. \r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nRiunioni ogni giovedì alle 18 presso la FAT in corso Palermo 46\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","13 Settembre 2019","2019-09-13 17:43:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/09/blu-new-mural-exarchia-03-200x110.jpg","Anarres del 13 settembre. I social, lo stato, l’antifascismo. Catania tra gentrification, mafie e polizia. Trieste: la statua al vate nazionalista e l’impresa fiumana...",1568396593,[408,409],"http://radioblackout.org/tag/antifa/","http://radioblackout.org/tag/catania/",[411,412],"antifa","catania",{"post_content":414},{"matched_tokens":415,"snippet":416,"value":417},[87,88],"di Catania\r\n\r\nA Trieste il \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>destra\u003C/mark> festeggia il centesimo anniversario dell’occupazione","Come ogni venerdì abbiamo fatto fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/09/2019-09-13-anarres.mp3\"][/audio]\r\nDirette, approfondimenti, appuntamenti:\r\nZuckerberg: una nuova vocazione antifascista?\r\nIl dibattito di questi giorni ha evidenziato lo scontro tra l’approccio liberale del Buongiorno di Feltri sulla Stampa e quello statalista di Repubblica. Feltri teme una deriva autoritaria, e difende la libertà di espressione, Repubblica lamenta che sia il capitale e fare il lavoro che spetterebbe allo stato.\r\nProveremo a ragionare sulla questione partendo da un’angolazione radicalmente diversa.\r\nNe parliamo con Lorenzo, con il quale ragioneremo di reti comunicative autogestite\r\n\r\nCatania. San Berillo tra gentrification, razzismo di stato, mafie e polizia.\r\nNe parliamo con Claudio del gruppo anarchico Chimera di Catania\r\n\r\nA Trieste il \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>destra\u003C/mark> festeggia il centesimo anniversario dell’occupazione di Fiume da parte dei miliziani di D’Annunzio con una statua, che suscita l’indignazione del governo croato e degli antifascisti giuliani. L’ennesima operazione di revisionismo storico volta a rinfocolare il nazionalismo italiano a nord est.\r\nNe parliamo con Claudio Venza, compagno e docente di storia all’Università di Trieste.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 14 settembre\r\nGiù le mani da Exarchia! Solidarietà senza confini\r\nPresidio al Balon\r\nore 10,30/13,30\r\n\r\n20, 21, 22 settembre\r\nFirenze\r\nVetrina dell’editoria anarchica e libertaria\r\nalla sala di via De Andrè 3, angolo lungarno Moro\r\n\r\nLunedì 23 settembre \r\nUccise due volte. La narrazione che nega e cancella le vite delle donne\r\nore 16,30\r\nin via Po 16\r\npunto info del collettivo anarcofemminista Wild C.A.T.\r\n\r\nVenerdì 27 settembre\r\ncena antimilitarista\r\nbenefit per i compagni colpiti dalla repressione\r\nore 20 alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nOgni giorno in giro per la città…\r\nSalta il Tornello!\r\nAppendino fa la guerra ai poveri. Il biglietto di tram, bus e metro aumenta, diminuiscono le corse, aumentano i controlli.\r\nI nuovi tornelli che stanno montando sui mezzi lasciano a piedi tanta gente che non ce la fa a campare la vita tra disoccupazione, pensioni da fame, precarietà e lavoro nero.\r\nÈ la città a 5Stelle, che attua riqualificazioni escludenti, caccia i senza casa, i senza reddito, i senza documenti ai margini della metropoli.\r\nBus e tram devono essere gratuiti per tutti. I soldi ci sono: li hanno i ricchi che vivono sulle spalle dei poveri, i padroni che sfruttano il nostro lavoro.\r\nRiprendiamoci la città, costruiamo esperienze di autogestione, cacciamo padroni e governanti, creiamo assemblee in ogni quartiere. \r\nCon la lotta, il mutuo appoggio e la solidarietà rendiamo gratuiti sin da ora i trasporti pubblici. \r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nRiunioni ogni giovedì alle 18 presso la FAT in corso Palermo 46\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",[419],{"field":121,"matched_tokens":420,"snippet":416,"value":417},[87,88],{"best_field_score":165,"best_field_weight":166,"fields_matched":167,"num_tokens_dropped":49,"score":168,"tokens_matched":116,"typo_prefix_score":49},{"document":423,"highlight":442,"highlights":447,"text_match":163,"text_match_info":450},{"comment_count":49,"id":424,"is_sticky":49,"permalink":425,"podcastfilter":426,"post_author":308,"post_content":427,"post_date":428,"post_excerpt":55,"post_id":424,"post_modified":429,"post_thumbnail":430,"post_title":431,"post_type":360,"sort_by_date":432,"tag_links":433,"tags":438},"29710","http://radioblackout.org/podcast/torino-le-due-piazze-del-primo-maggio/",[308],"Un tempo il simbolo della città era la Mole. Un edificio pazzo che doveva essere una sinagoga ma divenne un fiasco vuoto. Solo da ven’anni l’hanno riempito con il museo del cinema, la vecchia macchina delle illusioni. I turisti fanno la fila e la Torino targata PD ci racconta la favola di una città che sopravvive al dopo Fiat.\r\n\r\nI torinesi invece han fatto la coda per visitare il grattacielo di Intesa- SanPaolo del senatore dem e archistar genovese Renzo Piano. Una scheggia di ghiaccio tra il tribunale e il palazzo dell’ex Provincia, il simbolo del legame tra l’amministrazione comunale e regionale e la Banca. Il comune concesse il terreno per un pugno di soldi, la Banca coprì il buco nelle casse del comune, Chiamparino venne rieletto sindaco, poi si parcheggiò nella poltrona di presidente della Compagnia di SanPaolo per approdare a quella di governatore regionale. Torino non venne travolta dalle inchieste che hanno segnato la gestione di Expo a Milano dopo il passaggio di consegne dal centro destra agli arancioni di Pisapia. Ma, nonostante tutto, la città non è del tutto pacificata.\r\nIn questo maggio il centro è sottosequestro per la Sindone, i commercianti non fanno affari e si lamentano., il sindaco post comunista replica che non si vive di solo pane e per il Primo Maggio vola a Milano per i manicaretti all’inaugurazione dell’Expo, grande abbuffata collettiva per palazzinari e coop rosse. Il grande baraccone mai-finito che già crolla a pezzi è il simbolo di una classe politica che non riesce ad ancorarsi neppure nell’oggi più effimero.\r\nAnche il governatore Chiamparino si è lasciato alle spalle le rovine della Torino olimpica per un lungo weekend di vacanze.\r\nI maligni sospettano che nessuno dei due avesse voglia della consueta bordata di fischi della piazza del Primo Maggio torinese.\r\nQuest’anno il PD aveva chiesto ai sindacati di proteggerlo, ma Cgil, Cisl e Uil non ne hanno voluto sapere. E’ finita con i picchiatori prezzolati dell’Hydra in pettorina PD schierati in piazza e la polizia che ha diviso in due il corteo per tenere lontani i contestatori.\r\nIl solco tra la piazza istituzionale e quella delle lotte sociali è sempre più profondo.\r\nLo spezzone rosso e nero ha attraversato il centro cittadino aperto dallo striscione “né Stati né padroni. Azione diretta”.\r\nNei vari interventi dal camion c’è il senso di una giornata di sciopero, lontana dalla retorica della “festa”, che sindacati e sinistra istituzionale vorrebbero imporre, sradicando dall’immaginario il retaggio di lotta che accompagna questa giornata sin dal 1886.\r\nDal volantino distribuito in piazza: “Ci raccontano che viviamo nel migliore dei mondi possibili, che liberismo e democrazia garantiscono pace, libertà, benessere. Ci raccontano le favole e pretendono che ci crediamo. Intanto piovono pietre. (…)\r\nLe leggi condannano gli anziani ad una vecchiaia senza dignità, i giovani alla precarietà a vita. Con il contratto a tutele crescenti i nuovi assunti avranno contratti a tempo indeterminato. Una bella favola. I padroni per tre anni non pagano contributi e possono licenziarti a piacere. Se il licenziamento è illegittimo ti danno due soldi e via. La precarietà cambia solo nome e diventa normale per tutti. (…)\r\nA Milano l'Expo mette in scena l’Italia ai tempi di Renzi, tra cantieri miliardari e morti di lavoro, agro business e green economy, lavoro gratuito e servitù volontaria, sfratti e polizia, gentrification e colate di cemento.\r\nUn mostro che affama il pianeta, lo desertifica, lo trasforma in una discarica.\r\nIl suo modello è Eataly, il supermercato MangiaItalia, dove precarietà e sfruttamento sono la regola.\r\nChi si fa ricco con il lavoro altrui non guarda in faccia nessuno. Chi governa racconta la favola che sfruttati e sfruttatori stanno sulla stessa barca e elargisce continui regali ai padroni.\r\nI padroni si sentono forti e sono passati all’incasso.\r\nRenzi vuole la fine delle lotta di classe, la resa senza condizioni dei lavoratori. (…)\r\nC’è chi non ci sta, chi si ribella ad un destino già scritto, chi vuole riprendersi il futuro. (…)\r\nCambiare la rotta è possibile. Con l’azione diretta, costruendo spazi politici non statali, moltiplicando le esperienze di autogestione, costruendo reti sociali che sappiano inceppare la macchina e rendano efficaci gli scioperi.\r\nUn mondo senza sfruttati né sfruttatori, senza servi né padroni, un mondo di liberi ed eguali è possibile. (…) Tocca a noi costruirlo”.\r\nLo spezzone anarchico si conclude in piazza San Carlo con un ultimo intervento.\r\nPoi via di corsa verso Milano per il corteo No Expo. La giornata sarà ancora lunga.\r\n\r\nAscolta la cronaca di Anarres:\r\n\r\n2015_05_08_primo_maggio_torino","8 Maggio 2015","2018-10-17 22:59:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/2015-torino-primo-maggio-10-200x110.jpg","Torino. 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Ne è scaturita una discussione che ha coinvolto molti ascoltatori che hanno partecipato con numerosi sms, specie sul lavoro gratuito\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015 02 27 varengo no expo\r\n\r\nDi seguito un pezzo di Massimo uscito questa settimana su Umanità Nova\r\n\r\nExpo 2015, l’evento che si terrà a Milano a partire dal 1° Maggio (un’altra data saccheggiata), incombe da tempo sulle nostre vite. Con un crescendo, che pare senza limiti, l’evento prende forma, ai nostri occhi, sotto forma di convegni, sponsorizzazioni, manifesti, manifestazioni di strada, manchette pubblicitarie, spot televisivi, articoli di stampa, e chi più ne ha, più ne metta. Il bombardamento mediatico è tale da fare apparire l’appuntamento di Milano come irrinunciabile, imperdibile, quasi che i destini dell’alimentazione umana – argomento di per sé, più che nobile, essenziale – dipendessero da una serie di baracconi fieristici messi su in quattro e quattr’otto.\r\n\r\nOccorre allora metterci il naso, capire meglio cosa rappresenta realmente questa esposizione per coglierne il senso e la portata.\r\n\r\nForse non tutti sanno che Expo è una manifestazione promossa da un ente privato,il BIE, un organismo internazionale non governativo che cura dal 1928 l’organizzazione delle cosiddette Esposizioni Universali in varie città del mondo, con cadenza quinquennale . Queste esposizioni devono avere per contratto temi di portata globale, una durata di sei mesi, nessun limite di spazio e la spesa per i padiglioni a carico dei paesi partecipanti. E’ ovvio che la gran parte di tutti gli altri costi sono a carico della spesa pubblica del paese ospitante che deve garantire il buon successo dell’operazione. Come contropartita si presenta l’esposizione come volano per il rilancio dell’economia, del turismo e conseguentemente dell’occupazione.\r\n\r\nLa storia delle Esposizioni Universali inizia nei tempi immediatamente successivi alla rivoluzione industriale e all’affermazione della borghesia manifatturiera come classe dominante. La necessità di costruire momenti pubblici e ridondanti per mostrare al mondo la potenza dello sviluppo delle industrie, dei trasporti e dei commerci favorisce l’istituzione di queste grandi fiere, che , non a caso, prendono vita, prima in forma ridotta, nella Parigi napoleonica e poi a Londra, cuore pulsante dell’industria moderna. Da allora molte cose sono cambiate; la necessità di mostrare al mondo, in un unico grande contenitore, gli sviluppi della tecnica e della scienza, ha lasciato il campo a ben più redditizie fiere di settore, per lo più rivolte strettamente agli operatori del campo; inoltre la nascita e lo sviluppo delle reti telematiche ed informatiche, con la massa di informazioni che, in tempo reale e quotidianamente, vengono messe a disposizione, rendono di fatto vana la riproposizione di una Esposizione Universale se non nella forma di un gigantesco luna park, dove passare una giornata tra cibarie varie, intrattenimenti per l’infanzia, seduzioni turistiche e quant’altro.\r\n\r\nMa lo spettacolo deve andare avanti. La gallina dalle uova d’oro deve continuare la sua produzione. Al limite bisogna ridefinirne i contorni ed i contenuti, magari abbandonando la dimensione prettamente industrialistica e tecnologica che ha caratterizzato i primi eventi ed arrivare a definire nuovi campi di interesse, quali ad esempio il rapporto tra la vita umana e l’ambiente che la sostiene, in un’epoca contrassegnata proprio dalle devastazioni che l’epoca precedente ha provocato.\r\n\r\nIn Corea si è tenuta recentemente un’esposizione dal titolo ‘Costa e oceani che vivono’, a Milano sarà ‘il cibo’ il tema del mega evento, titolo ‘Nutrire il pianeta, energia per la vita’. Ma come è stato nel passato, si confermerà un’altra volta che, al di là dei temi trattati, sarà l’egemonia dei ceti dominanti, delle multinazionali, a essere santificata e celebrata come unica in grado di garantire il benessere dell’umanità. Così come verrà confermato quanto il carattere di mega evento dato all’iniziativa, si esprime in netta continuità con la politica delle grandi opere che sta infestando, da tempo, il paese Italia. Ed ecco la devastazione del territorio ove si svolgerà Expo 2015: un enorme estensione di terreno agricolo trasformato in edificabile, la costruzione di infrastrutture quali strade, autostrade, sia di collegamento con l’area che in tutta l’area lombarda, la costruzione apposita di una stazione per TAV in prossimità della fiera stessa, la canalizzazione, sia pur parziale, delle acque. Ed insieme a questi frutti avvelenati, tutto il contorno di traffici politico-affaristici dei quali le cronache ci hanno informato sia pure parzialmente.\r\n\r\nMa non è solo l’aspetto meramente materiale che ci può interessare: c’è ben altro. Il mega evento, la grande opera, soprattutto quando deve realizzarsi in tempi certi, è portatrice di una continua modificazione e stravolgimento delle regole del gioco, tali da comportare modelli di comportamento a se stanti. Appalti affidati senza gara, condizioni di lavoro precarie, supersfruttamento, ‘oliatura’ dei meccanismi burocratici, deleghe in bianco, super poteri alla protezione civile, ecc.: quando l’eccezionalità diventa una condizione permanente cresce fortemente il rischio che si pongano le basi per nuove forme autoritarie e gerarchiche. Per non parlare poi della prevedibile militarizzazione del sito e del territorio circostante, con la scusa dell’antagonismo sociale e del terrorismo internazionale, per imporre un modus operandi che vuole limitare libertà di movimento e di espressione, in linea con l’evoluzione oligarchica della democrazia parlamentare, alle prese con una conflittualità crescente a partire dai territori, sempre più in sofferenza in seguito al continuo saccheggio delle risorse e dei beni collettivi.\r\n\r\nIn effetti l’Expo milanese rappresenta un’opportunità, così come politici, imprenditori, sindacalisti e gazzettieri di turno ci stanno ripetendo da tempo. Ma è un’opportunità per ridisegnare i poteri, di arricchimento e di speculazione, di cementificazione e di privatizzazione; non è un’opportunità per i cittadini. Ricordiamoci che l’evento è stato voluto dal centro destra (duo Moratti-Formigoni) e sostenuto dal centro sinistra (Romano Prodi allora al governo) e oggi, in plancia di comando, c’è il centrosinistra di Pisapia con il leghista Bobo Maroni. Tutti insieme appassionatamente per cogliere l’opportunità. E per farlo hanno costituito una società ad hoc, denominata Expo Spa, società per azioni a prevalenza pubblica (con prevalenza di Ministero dell’Economia, Regione e Comune), che dovrà garantire il successo dell’iniziativa, progettando e finanziando tutte le opere necessarie.\r\n\r\nQuindi denaro pubblico a favore di un evento privato. E’ stato calcolato che solo nel periodo 2008-2010 Expo Spa è costata, solo tra costi di gestione e personale, circa 40 milioni di euro. E il grosso doveva ancora arrivare…","6 Marzo 2015","2018-10-17 22:59:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/NOEXPO-200x110.jpg","Expo(sti) alla crisi. 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Da allora molte cose sono cambiate; la necessità di mostrare al mondo, in un unico grande contenitore, gli sviluppi della tecnica e della scienza, ha lasciato il campo a ben più redditizie fiere di settore, per lo più rivolte strettamente agli operatori del campo; inoltre la nascita e lo sviluppo delle reti telematiche ed informatiche, con la massa di informazioni che, in tempo reale e quotidianamente, vengono messe a disposizione, rendono di fatto vana la riproposizione di una Esposizione Universale se non nella forma di un gigantesco luna park, dove passare una giornata tra cibarie varie, intrattenimenti per l’infanzia, seduzioni turistiche e quant’altro.\r\n\r\nMa lo spettacolo deve andare avanti. La gallina dalle uova d’oro deve continuare la sua produzione. 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Così come verrà confermato quanto il carattere di mega evento dato all’iniziativa, si esprime in netta continuità con la politica delle grandi opere che sta infestando, da tempo, il paese Italia. Ed ecco la devastazione del territorio ove si svolgerà Expo 2015: un enorme estensione di terreno agricolo trasformato in edificabile, la costruzione di infrastrutture quali strade, autostrade, sia di collegamento con l’area che in tutta l’area lombarda, la costruzione apposita di una stazione per TAV in prossimità della fiera stessa, la canalizzazione, sia pur parziale, delle acque. Ed insieme a questi frutti avvelenati, tutto il contorno di traffici politico-affaristici dei quali le cronache ci hanno informato sia pure parzialmente.\r\n\r\nMa non è solo l’aspetto meramente materiale che ci può interessare: c’è ben altro. Il mega evento, la grande opera, soprattutto quando deve realizzarsi in tempi certi, è portatrice di una continua modificazione e stravolgimento delle regole del gioco, tali da comportare modelli di comportamento a se stanti. Appalti affidati senza gara, condizioni di lavoro precarie, supersfruttamento, ‘oliatura’ dei meccanismi burocratici, deleghe in bianco, super poteri alla protezione civile, ecc.: quando l’eccezionalità diventa una condizione permanente cresce fortemente il rischio che si pongano le basi per nuove forme autoritarie e gerarchiche. Per non parlare poi della prevedibile militarizzazione del sito e del territorio circostante, con la scusa dell’antagonismo sociale e del terrorismo internazionale, per imporre un modus operandi che vuole limitare libertà di movimento e di espressione, in linea con l’evoluzione oligarchica della democrazia parlamentare, alle prese con una conflittualità crescente a partire dai territori, sempre più in sofferenza in seguito al continuo saccheggio delle risorse e dei beni collettivi.\r\n\r\nIn effetti l’Expo milanese rappresenta un’opportunità, così come politici, imprenditori, sindacalisti e gazzettieri di turno ci stanno ripetendo da tempo. Ma è un’opportunità per ridisegnare i poteri, di arricchimento e di speculazione, di cementificazione e di privatizzazione; non è un’opportunità per i cittadini. Ricordiamoci che l’evento è stato voluto dal \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>destra\u003C/mark> (duo Moratti-Formigoni) e sostenuto dal \u003Cmark>centro\u003C/mark> sinistra (Romano Prodi allora al governo) e oggi, in plancia di comando, c’è il centrosinistra di Pisapia con il leghista Bobo Maroni. Tutti insieme appassionatamente per cogliere l’opportunità. E per farlo hanno costituito una società ad hoc, denominata Expo Spa, società per azioni a prevalenza pubblica (con prevalenza di Ministero dell’Economia, Regione e Comune), che dovrà garantire il successo dell’iniziativa, progettando e finanziando tutte le opere necessarie.\r\n\r\nQuindi denaro pubblico a favore di un evento privato. E’ stato calcolato che solo nel periodo 2008-2010 Expo Spa è costata, solo tra costi di gestione e personale, circa 40 milioni di euro. 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La Corte Costituzionale la ha abolita, con una nota in cui la Consulta afferma di aver \"dichiarato l'illegittimità costituzionale - per violazione dell'art. 77, secondo comma, della Costituzione, che regola la procedura di conversione dei decreti-legge (.) rimuovendo le modifiche apportate con le norme dichiarate illegittime agli articoli 73, 13 e 14 del d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 (Testo unico in materia di stupefacenti)\".\r\nTra i motivi che avevano spinto diversi tribunali (tra cui la Corte di Cassazione, la Corte d’Appello di Torino e il Gup di Roma) a fare ricorso alla Consulta vi era la convinzione che quella legge fosse nata “in modo invalido”. Quella legge fu, infatti, approvata con una sorta di colpo di mano dell'allora governo Berlusconi. Mentre era all’esame del Parlamento il decreto legge del Governo sulla sicurezza alle Olimpiadi invernali di Torino (che includeva una sola piccola norma diretta a rendere meno difficoltoso l’accesso all’affidamento terapeutico ai servizi sociali per i tossicodipendenti recidivi, cancellato due mesi prima dalla famigerata legge Cirielli), il Governo durante la discussione parlamentare in sede di conversione presentò un emendamento composto da decine e decine di articoli che andarono a cambiare radicalmente la legge precedente sulle droghe. Un decreto legge per potere essere emanato dal Capo dello Stato richiede la verifica della sussistenza dei requisiti di urgenza e necessità. Entra immediatamente in vigore. Se nei sessanta giorni successivi il Parlamento dovesse introdurre norme che c’entrano poco con il testo originario compie un’opera illegittima in quanto produce un aggiramento dei vincoli costituzionali. Sulla base di questa unica motivazione procedurale, la Consulta ha deciso di abrogare la Fini-Giovanardi, mentre sembrerebbe che non siano state accolte le altre motivazioni dei ricorsi sulle cosiddette questioni “di merito”, a partire da quella della proporzionalità delle pene (per la semplice detenzione di sostanze proibite erano previste pene da 6 a 20 anni, più alte di quelle per stupro o tentato omicidio). \r\nCon la decisione della Corte, comunque, si torna alla normativa precedente, ovvero alla legge Iervolino-Vassalli, la 162/1990. In generale tornerebbe in vigore la Jervolino-Vassalli modificata dal referendum del 1993 che aveva depenalizzato la detenzione per uso personale. In pratica torneranno ad esserci pene più lievi per lo spaccio di droghe leggere come la cannabis, cioè da 2 a 6 anni di carcere (e da 6 mesi a due anni per “i fatti di lieve entità”), anziché da 6 a 20 anni (e da 1 a 6 anni per la”lieve entità”) come previsto dalla normativa abolita.\r\nLa legge precedente ora tornata in vigore, infatti, prevedeva una differenziazione di trattamento in base alle sostanze e per lo spaccio di droghe pesanti, come cocaina e eroina, anche pene più severe con un minimo di 8 anni di carcere, anziché i 6 della Fini-Giovanardi. In attesa che vengano rese note le motivazioni della sentenza e i dispositivi tecnici che la accompagnano, è difficile sapere quante saranno le persone che potranno beneficiare degli effetti dell'abolizione della Fini-Giovanardi. Prima che fosse resa nota la decisione della Consulta, la Società della Ragione aveva spiegato che la bocciatura della Fini-Giovanardi avrebbe avuto conseguenze pressoché immediate su circa 10mila detenuti, perché \"gli arrestati per droghe leggere sono il 40% degli arrestati per reati in materia di stupefacenti\". \r\nAbolendo la Fini-Giovanardi, la Consulta ha sicuramente tolto una bella castagna dal fuoco dello Stato italiano: l'effetto combinato con quello del cosiddetto decreto “svuotarceri” potrebbe far ridurre la popolazione carceraria di 15-20mila e l'Italia potrebbe forse evitare le sanzioni per il sovraffollamento carcerario stabilite dalle Corte di Strasburgo che vigila sull'applicazione della Convenzione Europea sui Diritti dell'Uomo.\r\nL'abolizione della Fini-Giovanardi, però, è anche merito dei movimenti antiproibizionisti che, pur privi di sostegni istituzionali e oscurati dai media di regime, hanno continuato in questi lunghi otto anni a mobilitarsi contro le norme liberticide, fino ad arrivare al corteo-street parade di sabato 8 febbraio a Roma che ha visto sfilare alcune decine di migliaia di persone in una manifestazione totalmente autoorganizzata e autofinanziata, finita all'onore delle cronache perché al guru radicale Giacinto Pannnella detto Marco è stato detto, in modo peraltro relativamente gentile, di andare altrove a fare il suo lurido mestiere di sciacallo. \r\nCon l'abolizione della Fini-Giovanardi, la mobilitazione antiproibizionista non si ferma. Come ha scritto in un suo comunicato l'ASCIA (un'associazione di consumatori di cannabis autoorganizzati, molto attiva soprattutto sul web), “ritorniamo quindi alla Jervolino-Vassalli, la cannabis torna in tabella II come “droga leggera” e in virtù di questo molti ospiti delle Comunità di Recupero, trattenuti solo perché assuntori di cannabis, potrebbero lasciare il loro stato coatto e molti pazienti potrebbero trovare un facile accesso alle terapie a base di cannabinoidi nel sistema sanitario nazionale, scompare la “presunzione di reato” e quindi lo spaccio va provato e non solo ipotizzato e tutte le condanne e i processi relativi alla Fini-Giovanardi andranno rivisti e ridimensionati. Ma con la Jervolino-Vassalli è ancora vietata la coltivazione e sono ancora applicate sanzioni amministrative per gli assuntori, per questo, se possiamo festeggiare per aver vinto la prima e forse più importante battaglia, é pur vero che dobbiamo rimanere consapevoli che la guerra è ancora in corso”. A dimostrazione che la guerra è sempre in corso, proprio mentre veniva abolita la Legge Fini Giovanardi, la vicenda della canapa medica nella Toscana amministrata dal PD ha registrato un passo indietro. Nel maggio 2012, dopo una lunga concertazione con le associazioni dei pazienti, fu approvata la Legge toscana sulla Cannabis terapeutica che non faceva elenchi di patologie ammesse all'utilizzo del farmaco, né poneva limiti e paletti alla prescrizione della cannabis terapeutica per qualsiasi indicazione la scienza medica dovesse trovare applicazione. Qualche giorno fa è stato reso noto il regolamento attuativo che dovrebbe rendere finalmente utilizzabile questa legge, ma che in effetti restringe l'applicazione della legge a due soli sintomi di due sole patologie, spasmi nella sclerosi multipla e dolore oncologico.\r\nEd anche tra i media il fronte degli adepti dell'eterna crociata contro l'erba proibita si sta riorganizzando. Due pagine di pornografia parascientifica (con tanto di dati terrorizzanti presi da ricerche non citate e che non si trovano coi motori di ricerca per le pubblicazioni scientifiche) contro la cannabis sono addirittura apparsi sul primo inserto settimanale di Pagina99, il nuovo quotidiano fondato da alcuni ex giornalisti del Manifesto, che evidentemente si sono dimenticati di quando, sul giornale in cui lavoravano da giovani, scriveva Giancarlo Arnao, compianto maestro di antiproibizionismo ragionato, che faceva a pezzi le bufale della propaganda della War On Drugs.\r\nSe l'abolizione della Fini-Giovanardi è stata sicuramente una vittoria, nel movimento antiproibizionista c'è comunque la consapevolezza che la strada da fare è ancora molta e tutta in salita e in tutta la penisola si organizzano incontri e iniziative, in attesa delle prossime mobilitazioni di piazza, tra cui la Million Marijuana March (che si terrà a Roma all'inizio di maggio) e Canapisa (che si terrà a Pisa sabato 31 maggio).\r\n\r\nrobertino","19 Febbraio 2014","2018-10-17 22:59:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/antiproibizionismo1-200x110.jpg","Droghe e castagne",1392779565,[499,500,501,502,503],"http://radioblackout.org/tag/carceri/","http://radioblackout.org/tag/droga/","http://radioblackout.org/tag/fini-giovanardi/","http://radioblackout.org/tag/proibizionismo/","http://radioblackout.org/tag/vassalli-jervolino/",[505,506,507,508,509],"carceri","droga","fini-giovanardi","proibizionismo","vassalli-jervolino",{"post_content":511},{"matched_tokens":512,"snippet":515,"value":516},[513,514],"Centro","Destra","i conti con il Nuovo \u003Cmark>Centro\u003C/mark> \u003Cmark>Destra\u003C/mark> di Alfano e Giovanardi, ben","L’abolizione per un vizio nelle modalità di approvazione della legge sulle droghe in vigore da ormai otto anni, la dice lunga sul ruolo suppletivo del potere giudiziario rispetto a quello politico.\r\nQuesta decisione, come già quella sul porcellum elettorale, toglie le castagne dal fuoco sia al parlamento che all’esecutivo, incapaci di prendere decisioni su questioni di grande importanza come la legge che definisce le regole per la delega elettorale.\r\nSe la cancellazione della Fini Giovanardi dovesse avere l’effetto sperato di svuotare un poco le carceri, forse l’Italia scamperebbe le sanzioni imposte dalla corte europea di giustizia per trattamenti inumani e degradanti nelle sovraffollate carceri italiane.\r\nAl tempo stesso il governo di turno non dovrebbe fare i conti con il Nuovo \u003Cmark>Centro\u003C/mark> \u003Cmark>Destra\u003C/mark> di Alfano e Giovanardi, ben poco disponibili a fare passi indietro nelle politiche proibizioniste.\r\nDue piccioni con una sola fava.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Robertino Barbieri, storico esponente del movimento antiproibizionista, tra gli animatori di CanaPisa.\r\n\r\nAscolta l’intervista:\r\n\r\n2014 02 14 robertino fini giovanardi\r\n\r\nDi seguito un articolo di Robertino uscito sul numero di questa settimana di Umanità Nova\r\n\r\nDal gennaio 2006 in Italia era in vigore sulle droghe la cosiddetta \"legge Fini-Giovanardi\" che aveva inserito nella stessa tabella droghe leggere e droghe pesanti (coll'unico risultato di affollare le carceri di consumatori e coltivatori di ganja, mentre le strade e le piazze sono state invase da eroina e cocaina ai prezzi più bassi di sempre in valori assoluti) e che aveva stabilito la presunzione di reato di spaccio anche per la semplice detenzione di sostanze proibite oltre certi quantitativi stabiliti dal Governo.\r\nDa mercoledì 12 febbraio, la Fini-Giovanardi non c'è più. 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