","Ferguson. La rivolta dilaga negli States","post",1417024044,[60,61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/afroamericani/","http://radioblackout.org/tag/cesura-di-classe/","http://radioblackout.org/tag/ferguson/","http://radioblackout.org/tag/rivolta-negli-stati-uniti/","http://radioblackout.org/tag/segregazione-razziale/",[23,27,17,33,29],{"post_content":67,"tags":74},{"matched_tokens":68,"snippet":72,"value":73},[69,70,71,70],"cesura","di","classe","maggioranza dei neri esprime una \u003Cmark>cesura\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>classe\u003C/mark>, che l'esistenza \u003Cmark>di\u003C/mark> una \"borghesia","La decisione del Gran Jury \u003Cmark>di\u003C/mark> non incriminare il poliziotto che ferì un ragazzo accusato \u003Cmark>di\u003C/mark> un furto \u003Cmark>di\u003C/mark> sigari, lo inseguì e lo freddò con 10 colpi, nonostante fosse disarmato, sta incendiando gli Stati Uniti. Da due giorni la cittadina nei pressi \u003Cmark>di\u003C/mark> Sant Luis è in fiamme. Fiamme che sono dilagate in tutto il paese. La protesta, diversamente da altre occasioni, non ha investito solo i sobborghi dei neri, ma è straripata arrivando a bloccare i ponti \u003Cmark>di\u003C/mark> New York.\r\nA quarant'anni dalle lotte contro la segregazione razziale, a sei anni dall'elezione del primo presidente afroamericano degli Stati Uniti, la condizione della maggioranza dei neri esprime una \u003Cmark>cesura\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>classe\u003C/mark>, che l'esistenza \u003Cmark>di\u003C/mark> una \"borghesia nera\" conferma con la sua stessa esistenza.\r\nI neri (e gli ispanici) sono la maggioranza della popolazione carceraria.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Guido Caldiron, autore sul Manifesto \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi \u003Cmark>di\u003C/mark> un articolo che riportiamo sotto.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ncaldiron_usa\r\n\r\n«Ferguson o Iraq?». Dopo che il 9 agosto il 18enne afroamericano Michael Brown era caduto sotto i colpi \u003Cmark>di\u003C/mark> un agente \u003Cmark>di\u003C/mark> polizia bianco a Ferguson, il sito scozzese Mashable, 4 milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> contatti su Twitter quest’anno, aveva accostato una serie \u003Cmark>di\u003C/mark> fotografie che erano state scattate nella cittadina del Missouri nelle ore successive alla morte del ragazzo, con quelle arrivate negli ultimi anni da Baghdad. Difficile cogliere la differenza, se non perché nel primo caso ad essere controllati e identificati in mezzo alla strada erano quasi esclusivamente dei neri. Simili le divise mimetiche, gli elmetti utilizzati dai reparti speciali delle forze dell’ordine o della Guardia nazionale, i fucili d’assalto imbracciati dagli agenti, i blindati su cui erano state montate delle piccole mitragliatrici che pattugliavano la zona. Nessuno avrebbe potuto dire con certezza che questa banlieue \u003Cmark>di\u003C/mark> Saint Louis si trovasse non lontano dalla linea Mason-Dixon, piuttosto che in Medioriente.\r\n\r\nOra che un Grand Jury composto prevalentemente da giudici bianchi ha derubricato a «legittima difesa» l’omicidio \u003Cmark>di\u003C/mark> Brown, stabilendo che l’agente, bianco, Darren Wilson non debba essere processato per l’accaduto, quel drammatico paragone con le guerre che gli Stati Uniti combattono in giro per il mondo, torna ad echeggiare nel dibattito pubblico del paese. Perché, insieme al perdurare dei pregiudizi razziali e della segregazione sociale degli afroamericani, ciò che ha reso possibile la tragedia \u003Cmark>di\u003C/mark> Ferguson, è la modalità stessa in cui viene gestito “l’ordine pubblico” in America.\r\n\r\nIniziata già alla fine degli anni Sessanta, a seguito delle rivolte urbane che scossero il paese, la progressiva militarizzazione dei corpi \u003Cmark>di\u003C/mark> polizia locali è diventata una delle caratteristiche della realtà sociale americana. Prima la «war on drugs» lanciata già negli anni Ottanta e quindi l’ulteriore escalation militarista seguita ai riot \u003Cmark>di\u003C/mark> Los Angeles del 1992, hanno reso molti uffici degli sceriffi \u003Cmark>di\u003C/mark> contea del tutto simili a piccole guarnigioni delle forze armate. Come evidenziato, tra gli altri, da uno studio realizzato dalla Scuola \u003Cmark>di\u003C/mark> studi sulla polizia dell’università del Kentucky Orientale, centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> dipartimenti delle forze dell’ordine si sono dotati nel corso degli ultimi decenni \u003Cmark>di\u003C/mark> veri e propri corpi paramilitari, in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> scegliere quali armi e quale tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> addestramento far seguire ai propri agenti che si sono così spesso trasformati, come sottolineato dalla rivista Covert Action, in «una sorta \u003Cmark>di\u003C/mark> combattenti ninja».\r\n\r\nNon solo, l’industria degli armamenti ha puntato molto su questo tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> tendenza, riciclando per così dire sul mercato interno, armi e mezzi non più utilizzabili sui teatri \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra internazionali. Recentemente il New York Times ha rivelato che solo dal 2006 ad oggi qualcosa come 432 veicoli blindati, 533 aerei ed elicotteri, oltre a 90mila armi automatiche sono passati direttamente dalle mani dei militari a quelle dei poliziotti.\r\n\r\nIn questo clima, sono il sospetto e la paura reciproca che regnano spesso per la strade dei ghetti neri o dei quartieri dell’immigrazione, con le tragiche conclusioni che sono sotto gli occhi \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti. Per Joseph McNamara, ricercatore della Stanford University, «quando nella tua zona gira della gente in divisa militare, con armi e veicoli militari, è più facile credere che si tratti \u003Cmark>di\u003C/mark> un esercito \u003Cmark>di\u003C/mark> occupazione che della polizia locale».",[75,77,80,82,84],{"matched_tokens":76,"snippet":23},[],{"matched_tokens":78,"snippet":79},[69,70,71],"\u003Cmark>cesura\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>classe\u003C/mark>",{"matched_tokens":81,"snippet":17},[],{"matched_tokens":83,"snippet":33},[],{"matched_tokens":85,"snippet":29},[],[87,92],{"field":34,"indices":88,"matched_tokens":89,"snippets":91},[14],[90],[69,70,71],[79],{"field":93,"matched_tokens":94,"snippet":72,"value":73},"post_content",[69,70,71,70],1736172819517538300,{"best_field_score":97,"best_field_weight":98,"fields_matched":99,"num_tokens_dropped":46,"score":100,"tokens_matched":101,"typo_prefix_score":46},"3315704398080",13,2,"1736172819517538410",3,{"document":103,"highlight":128,"highlights":136,"text_match":142,"text_match_info":143},{"cat_link":104,"category":105,"comment_count":46,"id":106,"is_sticky":46,"permalink":107,"post_author":49,"post_content":108,"post_date":109,"post_excerpt":52,"post_id":106,"post_modified":110,"post_thumbnail":111,"post_thumbnail_html":112,"post_title":113,"post_type":57,"sort_by_date":114,"tag_links":115,"tags":124},[43],[45],"40429","http://radioblackout.org/2017/02/parigi-la-violenza-della-polizia-la-sommossa-di-bobigny/","Parigi è grande catino urbano. Intorno ribollono le periferie. Lo sa bene il presidente francese, Francois Hollande, che è corso al capezzale di Theo, il ragazzo di Aulnay Sous Bois, pestato e stuprato con un manganello durante un “normale” controllo di polizia. Hollande, un presidente stracotto, arrivato a fine mandato con livelli di popolarità bassissimi, sperava di metterci una toppa.\r\n\r\nNon ci è riuscito.\r\n\r\nNonostante le dichiarazioni del ministro dell’Interno, nonostante gli stessi appelli di Theo e della sua famiglia, le periferie hanno cominciato ad accendersi. Non è il fuoco delle rivolte del 2005, quando l’incendio si estese a tutta la Francia, ma certo al ministero dell’Interno, in piena campagna elettorale, non passano notti tranquille. Dopo le manifestazioni e le sommosse notturne delle prima settimana a Aulnay Sous Bois la protesta si è estesa.\r\n\r\nLo scorso sabato, di fronte al tribunale di Bobigny si sono ritrovate migliaia di persone. Le associazioni per i diritti dell’uomo e i gruppi che nella primavera dello scorso anno hanno animato la testa dei cortei contro la loi travail. La presenza più significativa era la gente, molti i giovanissimi, arrivata a Bobigny dalle altre periferie, dalle Cites, i non luoghi dove si concentra la popolazione di questi futuribili ghetti urbani.\r\nGrandi palazzi, passerelle sopraelevate, non un posto di ritrovo che non sia il tempio della merce, l’ipermercato.\r\n\r\nA Bobigny c’è il tribunale. Sabato scorso era completamente chiuso dagli sbarramenti della polizia, pronta allo scontro, pronta ad affrontare la canaille che osava sfidarla.\r\n\r\nUna vera provocazione per chi era lì a gridare “justice pour Theo!”. Il giorno prima lo stupro era stato derubricato dal tribunale a lesioni non intenzionali, ponendo le basi perché il poliziotto, che gli ha infilato nell’ano il manganello perforandogli l’intestino, possa cavarsela a buon mercato.\r\n\r\n \r\n\r\nLe “regole” del gioco sono chiare. Se sei nero o nordafricano hai dieci possibilità in più di essere fermato e controllato. La Repubblique gioca la sua partita di normalizzazione e sottomissione dei poveri anche in strada. La linea di cesura di classe si interseca e mescola con quella razziale. Theo, “colpevole” di essersi messo di mezzo durante una retata, è stato punito con botte condite da umiliazioni. Théo ha raccontato la sua storia ai giornalisti. È stato gettato a terra, gli hanno abbassato i pantaloni, poi l’hanno violentato e picchiato. Gli insulti: “negro”, “puttana”, “bambula”. Insulti razzisti, sessisti, retaggio di un passato coloniale che non passa.\r\nNelle Cites la disoccupazione raggiunge il 45%, il futuro è un orizzonte chiuso.\r\n\r\n \r\n\r\nDavanti al tribunale di Bobigny sabato scorso faceva un freddo cane, a tratti pioveva. Tanti gli interventi al microfono in un clima di forte tensione, di rabbia latente. Che infine esplode. Un gruppo di giovani prova a forzare il passaggio al tribunale caricando la polizia sulle strette passerelle che sovrastano l’area del presidio. Pietre contro lacrimogeni. Cariche e contro cariche. Il furgone di una radio nazionale viene dato alle fiamme.\r\nPoi lo scenario è quello della sommossa urbana: negozi saccheggiati, barricate, macchine bruciate. Gli obiettivi sono bancomat, fermate del bus, quello che capita. Non ci sono molotov. Un segno della natura prevalentemente spontanea degli scontri. A fine giornata ci saranno 37 fermi.\r\nUn ragazzo smentisce la versione della polizia che si vantava di aver salvato una bambina da un’auto in fiamme. La bambina l’ha tirata fuori lui. È la prima volta che scende in piazza, è lì perché quello che è capitato a Theo potrebbe capitare a lui. Ha 16 anni, una faccia da bambino ed è nero.\r\nNei mesi scorsi la polizia è scesa in piazza, reclamando e in parte ottenendo, maggiori garanzie di impunità.\r\n\r\nLe botte e le umiliazioni servono a mantenere l’ordine materiale e simbolico della Republique, un ordine nel quale, chi viene da un passato coloniale deve saper restare al proprio posto.\r\n\r\n \r\n\r\nLa violenza poliziesca, le umiliazioni sono normali. A volte durante i controlli ci scappa anche il morto. La lista è troppo lunga per ridurli a errori, a eccessi casuali.\r\nI ragazzi delle periferie lo sanno bene.\r\n\r\nL’ultimo morto risale allo scorso 19 luglio. Adama aveva 24 anni e nel commissariato a Beaumont-sur-Oise c’era entrato vivo. Ne è uscito in un sacco nero. Adama scappava da un controllo di polizia, come scappavano Zyed e Bouna, i due ragazzini di 17 e 15 anni, morti fulminati in una centralina elettrica nel 2005, a Clichy sous Bois. Fu l’innesco della rivolta delle banlieaue.\r\n\r\nIl perdurare dello stato di emergenza, proclamato dopo gli attentati del novembre 2015, le irrisolte tensioni sociali emerse nei cinque mesi di lotta contro la lois travail, il ribollire delle periferie sono gli ingredienti di uno scenario complesso, di cui è difficile prevedere gli sviluppi.\r\n\r\nSul piano politico, gli accenni di sommossa che emergono dalle periferie, vengono cavalcati dal Front National, che, in testa Marine Le Pen, si prepara alla battaglia per l’Eliseo.\r\nLa Francia è attraversata da linee di cesura politiche e sociali molto nette.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n2017 02 14 bobigny carrozza","15 Febbraio 2017","2017-02-19 11:53:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/bobigny1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"150\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/bobigny1-300x150.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/bobigny1-300x150.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/bobigny1.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Parigi. 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Il decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri, e illustrato dal ministro dell’istruzione Azzolina, ripropone uno schema che sancisce non solo la separazione dei corpi, ma introduce, inevitabilmente, il digital divide anche tra i banchi della scuola virtuale.\r\nIn pratica cosa accadrà? Chi non ha computer, programmi, competenze e soldi riuscirà a passare indenne la boa degli esami? O non riuscirà neppure a darli? Di certo la cesura di classe, anche in questo caso, pesa come un macigno sui più poveri.\r\nNe abbiamo parlato con un’insegnante, Patrizia Nesti\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/2020-04-07-patrizia-scuola.mp3\"][/audio]","7 Aprile 2020","2020-04-07 14:33:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/scuola-vuota-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"166\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/scuola-vuota-300x166.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/scuola-vuota-300x166.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/scuola-vuota-1024x567.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/scuola-vuota-768x426.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/scuola-vuota-200x110.jpg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/scuola-vuota.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La scuola nel monitor",1586270021,[161,162,163],"http://radioblackout.org/tag/lezioni-a-distanza/","http://radioblackout.org/tag/maturita-2020/","http://radioblackout.org/tag/scuola-e-covid-19/",[165,166,167],"lezioni a distanza","maturità 2020","scuola e covid 19",{"post_content":169},{"matched_tokens":170,"snippet":172,"value":173},[171,69,70,71],"Di","a darli? \u003Cmark>Di\u003C/mark> certo la \u003Cmark>cesura\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>classe\u003C/mark>, anche in questo caso, pesa","Lezioni a distanza, esami al monitor, maturità ridefinita. 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O non riuscirà neppure a darli? \u003Cmark>Di\u003C/mark> certo la \u003Cmark>cesura\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>classe\u003C/mark>, anche in questo caso, pesa come un macigno sui più poveri.\r\nNe abbiamo parlato con un’insegnante, Patrizia Nesti\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/2020-04-07-patrizia-scuola.mp3\"][/audio]",[175],{"field":93,"matched_tokens":176,"snippet":172,"value":173},[171,69,70,71],{"best_field_score":144,"best_field_weight":145,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":178,"tokens_matched":101,"typo_prefix_score":46},"1736172819517014129",{"document":180,"highlight":207,"highlights":212,"text_match":215,"text_match_info":216},{"cat_link":181,"category":182,"comment_count":46,"id":183,"is_sticky":46,"permalink":184,"post_author":185,"post_content":186,"post_date":187,"post_excerpt":52,"post_id":183,"post_modified":188,"post_thumbnail":189,"post_thumbnail_html":190,"post_title":191,"post_type":57,"sort_by_date":192,"tag_links":193,"tags":200},[43],[45],"53610","http://radioblackout.org/2019/04/food-and-gentrification-a-porta-palazzo/","info2","Lo scorso luglio è partito un progetto investe tutta l’area di Porta Palazzo, che ospita il mercato all’aperto più grande d’Europa. Il fulcro narrativo e materiale della “riqualificazione” dell’area è la gastronomia.\r\nDa settembre prossimo l’ex caserma dei Vigili del fuoco in corso Regina Margherita ospiterà “Combo”, un nuovo ostello della gioventù progettato dall’architetto norvegese Ole Sondresen e finanziato da Michele Denegri. Nei 5.500 mq di superficie ci saranno 250 posti letto, aree multifunzionali artistiche con servizio di ristorazione e un bar aperto 24 ore. Restyling anche per il mercato del pesce: i lavori dureranno circa due anni. L’intervento prevede una “boutique del pesce” al piano terra con punti vendita ristrutturati, un bar, uno stand per la degustazione “street food” delle specialità ittiche e un ristorante di lusso.\r\nL’operazione sarà gestita dal Consorzio mercato ittico di Porta Palazzo, formato da Coming alimentare srl e la Cortese Santo Nicola.\r\nA completamento del mercato è prevista anche la risistemazione dei bastioni sotto il parco archeologico, dove gli ambulanti potranno nuovamente parcheggiare i loro carretti.\r\nSabato 13 aprile verrà inaugurato Mercato Centrale. Il bottiglione verde dell’archistar Massimiliano Fuksas ha conosciuto una vita tribolata sin dall’esordio, quando venne costruito al posto della vecchia Ala liberty che ospitava i negozietti/bancarelle degli abiti a basso costo per gli abituali frequentatori del mercato.\r\nIl Palafuksas era destinato a fallire, perché i negozi di lusso non lo trovavano attrattivo e i vecchi negozianti non potevano permettersi i nuovi affitti. Dalla sua apertura è sempre stato una spina nel fianco delle amministrazioni subalpine. Oggi, nella Porta Palazzo in via di gentrificazione, voluta prima dalle amministrazioni targate PD e oggi dalla giunta a 5Stelle, il bottiglione ospita un polo del gusto, secondo la recente vocazione torinese, che va da Terra Madre ad Eataly, Alti Cibi ad enorme tasso di sfruttamento.\r\nCi sono voluti dieci mesi di lavoro con un investimento di sei milioni di euro per realizzare a Torino il terzo “Mercato Centrale” in Italia, dopo quelli aperti a Firenze (mercato San Lorenzo) e Roma (Stazione Termini). 4.500 metri quadri distribuiti su tre livelli. Ci saranno 26 botteghe, tra artigiani del gusto, ristoranti, bar, birreria e una scuola di cucina.\r\nIl 'Mercato Centrale' nasce dall'idea dell'imprenditore della ristorazione Umberto Montano e dall'esperienza del gruppo Human Company della famiglia Cardini-Vannucchi. \"Non solo - spiegano gli ideatori - un luogo, aperto dalle 8 alle 24, dove mangiare e fare la spesa, ma una destinazione in cui cibo e cultura s'incontrano, generando forte aggregazione sociale e realizzando progetti di rigenerazione nel tessuto urbano all'interno del quale si inserisce\".\r\nIn altri termini: per i poveri, che pure ancora abitano in buona parte della zona del mercato, non ci sarà posto. L’aumento degli affitti delle case, dei posti dove piazzare i banchi, dei prezzi delle merci allontanerà dal quartiere la popolazione che non se lo potrà permettere.\r\nUn quartiere attira le persone perché vivace, multietnico, perché nell’area del mercato e in quella del limitrofo Balon, gira tanta gente diversa, che ne costituisce l’attrattiva, rischia di trasformarsi in un Luna Park plastificato, destinato a turisti plastificati che affolleranno – già ora accade – le case trasformate di Bed & Breckfast dopo la fuga dei vecchi abitanti.\r\nUltimo tassello della partita dell’amministrazione Appendino lo spostamento del pezzo non ancora normalizzato del Balon, quello tra il canale Molassi e il piazzale di San Pietro in Vincoli, il vecchio cimitero degli impiccati, rinominato “Barattolo” e gestito dall’associazione Vivi Balon, nata per mettere sotto controllo il mercato illegale, spontaneo, che nell’area che va dal Ponte ora dedicato al vicesindaco sceriffo Domenico Carpanini” al limite della grande piazza della Repubblica, che i vecchi piemu chiamavano Porta Pila. Ora vengono sfrattati tutti, sospinti verso via Carcano, in un’area desolata nei pressi del cimitero, dove già si svolge il mercato domenicale, che dieci anni fa occupava motu proprio l’area di Porta Palazzo Nord, che, nonostante le lotte, venne cacciato con la politica del divide et impera.\r\nDoveva finire tutto quasi tre mesi fa, invece sabato dopo sabato, i balonari occupano la piazza e resistono.\r\nLa gentrificazione ci mostra la linea di cesura tra le classi senza finzioni o belletti.\r\nSu questa scena ci sono anche altri attori. La questura di Torino, che stringe il quartiere in una soffocante morsa disciplinare, i poveri che resistono e difendono i loro commerci, gli anarchici che si collocano sulla faglia mobile del conflitto, del mutuo appoggio, della costruzione di assemblee popolari dal basso, parte dell’intelligenza torinese, che sente l’urgenza di impastare le proprie ricerche con la polvere delle strade di Porta Palazzo, per un pensiero che è situato, perché la neutralità è la maschera dei padroni e degli oppressori.\r\nDi Mercato Centrale, di quest’ennesima riqualificazione escludente nel cuore di Porta Palazzo, abbiamo parlato con Giovanni Semi, sociologo dell’Università di Torino, tra i promotori dell’iniziativa “Cosa succede in città?”\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/2019-04-09-semi-gentrification-a-porta-palazzo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAGGIORNAMENTO: sempre su questo tema, abbiamo parlato con una compagna torinese dell'iniziativa di sabato 13 alle 19, un contro-aperitivo sotto la tettoia dell'orologio per festeggiare insieme la fine della varia umanità di Porta Palazzo e l'inizio di un nuovo magnifico destino, senz'altro \"di classe\", fatto di food, ostelli di lusso ed espulsioni.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/cenafood.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","11 Aprile 2019","2019-04-11 16:58:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Render-Mercato-Centrale-Torino-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Render-Mercato-Centrale-Torino-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Render-Mercato-Centrale-Torino-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Render-Mercato-Centrale-Torino-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Render-Mercato-Centrale-Torino-1024x576.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Food and gentrification a Porta Palazzo ( + aggiornamento sulle iniziative)",1554992303,[194,195,196,197,198,199],"http://radioblackout.org/tag/balon/","http://radioblackout.org/tag/gentrification/","http://radioblackout.org/tag/mercato-centrale/","http://radioblackout.org/tag/mercato-del-pesce/","http://radioblackout.org/tag/palafuksas/","http://radioblackout.org/tag/porta-palazzo/",[201,202,203,204,205,206],"balon","gentrification","mercato centrale","mercato del pesce","palafuksas","porta palazzo",{"post_content":208},{"matched_tokens":209,"snippet":210,"value":211},[70,69],"gentrificazione ci mostra la linea \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>cesura\u003C/mark> tra le classi senza finzioni","Lo scorso luglio è partito un progetto investe tutta l’area \u003Cmark>di\u003C/mark> Porta Palazzo, che ospita il mercato all’aperto più grande d’Europa. 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Di posti simili se ne incontrano altri: la caratteristica del “Borgo San Martino” a Santa Bona è l'esplicita intenzione di replicare modelli tipici degli States o dell'America Latina.\r\nAll'interno, oltre al giardino e alla piscina, c'è anche un supermercato. Il muro e il cancello d'ingresso celano alla vista l'area.\r\nLa provincia di Treviso in questi anni è stata spesso all'avanguardia nella paranoia securitaria e nell'ansia di sicurezza. Nulla di strano che proprio qui sia sorto questo villaggio, che, con altri simili ma più semplici, è tuttavia un'eccezione nel panorama urbano delle nostre città, dove le cesure fisiche non ricalcano le cesure sociali, anche se il conflitto di classe sulla gestione del territorio è molto forte.\r\nI modelli cui si sono ispirati i costruttori di “Borgo San Martino” in Brasile sono molto diffusi.\r\nNe abbiamo parlato con l'architetto Simone Ruini, che per un anno ha vissuto e studiato in Brasile.\r\nQui le aree abitate dai ricchi sono nettamente separate da quelle dove vivono i poveri. Muri, sorveglianza armata, telecamere circondano sia le ville, sia, nelle grandi città come Rio o Sao Paulo, grandi torri di lusso. Sono città nella città con molti servizi che consentono a chi vive molti di muoversi poco all'esterno, se non in auto per andare al lavoro, all'università, in qualche locale.\r\nIl “fuori” è considerato pericoloso e non viene mai attraversato. Non a piedi. La paura è la cifra dell'abitare dei brasiliani benestanti, che sfrecciano per le strade nelle loro belle auto a velocità folle. Anche in città, che, allo sguardo di un europeo, appaiono del tutto simili alle nostre.\r\nLa cesura sociale, diviene anche cesura culturale e politica, sin più forte dei muri fisici che dividono i quartieri ricchi da quelli poveri.\r\nL'immagine che illustra il post è quella di Paraisopolis: una torre di lusso, con balconi a conchiglia e piscina privata, circondata da campi da tennis, pallacanestro, un'altra grande piscina. Nella stessa foto si vede una favela: tra il grattacielo dei ricchi e la baraccopoli dei poveri c'è solo un grosso muro.\r\nUn muro invalicabile: così spera chi vive nel proprio paradiso blindato.\r\n\r\n\r\nAscolta la diretta con Simone Ruini:\r\n\r\n\r\n2017 02 28 simone bras quart fort","28 Febbraio 2017","2017-03-03 12:12:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/paraisopolis3-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/paraisopolis3-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/paraisopolis3-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/paraisopolis3.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Brasile. 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Assemblea antimilitarista a Milano\r\nIl prossimo 7 aprile nuovo incontro dell’assemblea antimilitarista in vista dei prossimi appuntamenti di lotta contro il militarismo e l’accelerazione verso la guerra globale.\r\nL’accentuarsi della guerra in Ucraina, il perdurare senza sbocchi del conflitto tra Israele e Palestina, la corsa al riarmo, l’infittirsi della propaganda patriottica, rendono sempre più necessario dare maggior forza ai percorsi di lotta intrapresi in questi anni, che sono riusciti a costruire iniziative contro le basi militari, ad attivare campagne a sostegno di chi diserta, a mettere al centro l’opposizione alla produzione e al commercio di armi.\r\nNe abbiamo parlato con Federico dell’Assemblea Antimilitarista\r\n\r\nEsercito professionale o esercito di leva?\r\nIn questi mesi di corsa al rinforzamento degli eserciti nazionali europei si è riaperto il dibattito sulla questione dell’esercito di professionisti e di quello di leva.\r\nNei fatti tutti i governi concordano sul fatto che l’esercito professionale sia il fulcro della guerra moderna. Tutti hanno però un grosso problema: nessuno raggiunge il quorum necessario di volontari. Le risposte sono variegate: il caso dell’Italia e quello della Danimarca\r\n\r\nProibizionismo e Stato Etico\r\nLe dinamiche proibizioniste rimandano direttamente alla logica dello Stato Etico, che impone divieti e sanziona chi non si piega a norme che puniscono per comportamenti che non ledono la vita di nessuno. Anzi! Avviene l’esatto contrario, perché il proibizionismo ingrassa le mafie e mette a repentaglio le vite di chi assume sostanze spesso tagliate male e senza nessun controllo sulla quantità del principio attivo del farmaco.\r\nQuesta logica da Stato Etico permea la società ed alimenta lo stigma verso i consumatori o, peggio, alimenta narrazioni pietistiche sulle presunte “ragioni sociali” del consumo. Nei fatti la cesura di classe non riguarda l’uso, ma semmai il prezzo delle sostanze proibite. 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Coca Cola e PepsiCo: sfruttamento minorile e donne sterilizzate nell'industria dello zucchero in India\r\nArchana Ashok Chaure lavora da quando non era nemmeno adolescente nei campi dello Stato del Maharashtra, in India, trasformato ormai in un gigante della produzione di zucchero. È una sposa bambina costretta a sfiancarsi ogni giorno nei campi senza nessuna prospettiva di miglioramento. 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Da ognuno come può, più che può.\r\nÈ benefit per le lotte che conduciamo ogni giorno per le strade della nostra città \r\n\r\nSabato 6 aprile\r\nore 15\r\npiazza del tricolore\r\ncorteo No CPR a Milano\r\n\r\nDomenica 7 aprile\r\nDalle 10 alle 17\r\nAssemblea antimilitarista\r\npresso l’Ateneo Libertario in viale Monza 255 (metro Precotto)\r\nSi discuterà:\r\n1) report e aggiornamenti dai territori; 2) iniziativa per il 2 giugno; 3) Guerra interna: militarizzazione delle frontiere e dei territori; 4) Missioni militari all'estero. 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Tra il Brasile della crescita impetuosa, i contadini senza terra del nordest, i baraccati delle favelas di Rio, gli africani dei quilombo, i giovani dei movimenti libertari che usano la rete e si scontrano nelle piazze, c'é un'enorme distanza fisica, culturale, simbolica.\r\nL'intreccio tra potere statale e organizzazioni criminali è strettissimo e indistricabile, così come la commistione tra il socialdemocratico PT, al potere da quasi tre lustri, e le formazioni della destra profonda del Brasile rurale e latifondista, indispensabili alla formazione dei governi di alcune province.\r\nLa lotta ai narcotrafficanti cela un processo di gentrification delle favelas più centrali ed appetibili per il ceto medio, del tutto simile a quello di Istanbul, Torino, Amburgo. I narcotrafficanti obbligati dalla \"polizia pacificatrice\" a lasciare le favelas più centrali, si limitano a spostare in aree più periferiche le loro attività.\r\nIl narcotraffico è solo la parte più visibile delle aree grigie in cui potere legale e organizzazioni criminali si mescolano, stringendo alleanze sulla base di interessi comuni. 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Anche nella giornata inaugurale della coppa, nonostante la presidente Dilma Roussef abbia promesso soldi ai lavoratori della metropolitana e case ai senza tetto, ci sono state proteste represse con durezza dalla polizia.\r\nAnarres ha fatto una lunga chicchierata con Carlo Romani, docente \u003Cmark>di\u003C/mark> storia contemporanea all'Università \u003Cmark>di\u003C/mark> Rio3, aderente alla Liga anarchica \u003Cmark>di\u003C/mark> Rio de Janeiro.\r\nUn'occasione per approfondire la conoscenza \u003Cmark>di\u003C/mark> un paese grande come un continente, dove la \u003Cmark>cesura\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>classe\u003C/mark> è tra le più profonde del pianeta. 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I narcotrafficanti obbligati dalla \"polizia pacificatrice\" a lasciare le favelas più centrali, si limitano a spostare in aree più periferiche le loro attività.\r\nIl narcotraffico è solo la parte più visibile delle aree grigie in cui potere legale e organizzazioni criminali si mescolano, stringendo alleanze sulla base \u003Cmark>di\u003C/mark> interessi comuni. Ben più rilevante è il ruolo delle organizzazioni paramilitari, composte in buona parte da ex poliziotti, che controllano il territorio e si garantiscono l'impunità, facendo da collettori \u003Cmark>di\u003C/mark> voti per i partiti.\r\nI movimenti \u003Cmark>di\u003C/mark> opposizione sociale inizialmente legati al PT, come Sem Terra e Sem Teto, si sono in parte smarcati dal partito \u003Cmark>di\u003C/mark> Lula e Roussef, che in tanti anni \u003Cmark>di\u003C/mark> governo non ha attuato la riforma agraria, né offerto un'alternativa alle baraccopoli.\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> fatto, tuttavia, i movimenti \u003Cmark>di\u003C/mark> opposizione sociale si sono sviluppati fuori dalla tutela istituzionale, che pure Lula aveva tentato \u003Cmark>di\u003C/mark> imporre ai tempi dei Forum sociali \u003Cmark>di\u003C/mark> Porto Alegre, connettendosi con i movimenti antiglobalizzatori in varie zone del pianeta.\r\nIl movimento anarchico sino a poco tempo fa era egemonizzato da organizzazioni post piattaformiste, la cui vena sottilmente autoritaria si combinava con una sudditanza culturale marxista. Negli ultimi anni si è affermato un percorso organizzativo \u003Cmark>di\u003C/mark> sintesi che si è concretizzato in un incontro svoltosi \u003Cmark>di\u003C/mark> recente a Belo Horizonte.\r\n\r\nAscolta la diretta con Carlo Romani:\r\n\r\n2014 06 12 carlo romani brasile def con musica 01",[318,320,322,325,327],{"matched_tokens":319,"snippet":264,"value":264},[],{"matched_tokens":321,"snippet":257,"value":257},[],{"matched_tokens":323,"snippet":324,"value":324},[70],"coppa del mondo \u003Cmark>di\u003C/mark> calcio",{"matched_tokens":326,"snippet":202,"value":202},[],{"matched_tokens":328,"snippet":259,"value":259},[],[330,332],{"field":93,"matched_tokens":331,"snippet":315,"value":316},[69,70,71],{"field":34,"indices":333,"matched_tokens":334,"snippets":336,"values":337},[99],[335],[70],[324],[324],{"best_field_score":144,"best_field_weight":145,"fields_matched":99,"num_tokens_dropped":46,"score":146,"tokens_matched":101,"typo_prefix_score":46},6637,{"collection_name":277,"first_q":27,"per_page":245,"q":27},["Reactive",342],{},["Set"],["ShallowReactive",345],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fMuqUqx5sv16gPyEZPC6Qfa7WVUKjU_821DzGvIjX530":-1},true,"/search?query=cesura+di+classe"]