","Un processo storico contro la violenza sessuale: il caso Guatemala","post",1456783414,[60,61,62,63,64,65,66,67,68,69,70],"http://radioblackout.org/tag/abusi/","http://radioblackout.org/tag/conflitto-armato/","http://radioblackout.org/tag/donne-indigene/","http://radioblackout.org/tag/esercito/","http://radioblackout.org/tag/genocidio-guatemala/","http://radioblackout.org/tag/impunita/","http://radioblackout.org/tag/maya/","http://radioblackout.org/tag/militari/","http://radioblackout.org/tag/processo-sepur-zarco/","http://radioblackout.org/tag/razzismo/","http://radioblackout.org/tag/schiavitu-sessuale/",[72,73,74,75,76,77,78,79,80,81,82],"abusi","conflitto armato","donne indigene","esercito","genocidio Guatemala","impunità","maya","militari","processo Sepur Zarco","razzismo","schiavitù sessuale",{"post_content":84,"tags":90},{"matched_tokens":85,"snippet":88,"value":89},[86,87],"conflitto","armato","di lesa umanità, all'interno del \u003Cmark>conflitto\u003C/mark> \u003Cmark>armato\u003C/mark>, durato 36 anni ed è","Guatemala. Venerdì 26 febbraio è stata emessa una sentenza storica per il paese e che ha immediatamente fatto il giro di tutta l'America Latina.\r\n\r\nDue militari dell'esercito nazionale guatemalteco, un colonnello e un \"comisionado militar\", Esteelmer Reyes Girón e Heriberto Valdez Azij, sono stati condannati a svariati anni di prigione per crimini di lesa umanità, per violenza sessuale e schiavitù sessuale. Probabilmente anche loro verranno salvati dalla Corte Costituzionale, come l'ex generale golpista Rios Montt, dopo il recente processo per genocidio. Resta il fatto che il caso di Sepur Zarco è un caso emblematico dato che riguarda crimini di lesa umanità, all'interno del \u003Cmark>conflitto\u003C/mark> \u003Cmark>armato\u003C/mark>, durato 36 anni ed è stato portato avanti all'interno del paese.\r\n\r\nLa centralità di questo processo è da individuare nel fatto che si tratta di un caso di violenza sessuale. A Sepur Zarco, che si trova in una regione nel nord del paese, fu istituito un distaccamento militare di riposo e \"ricreazione\" per i militari. In questa zona, dal 1982 al 1986, l'esercito guatemalteco fece sparire e uccise numerosi lider contadini che stavano lottando per la terra. Una volta sequestrati e ammazzati, le loro vedove diventarono schiave sessuali e domestiche dei militari.\r\n\r\nIl caso è stato portato avanti da 15 donne ed è durato circa 4 anni. Nel 2012 furono raccolte le loro testimonianze come prove “anticipate\". Ora che il processo è terminato erano presenti solamente più 14 donne, dato che una di loro è morta nel corso di questi 4 anni. Uno degli aspetti più importanti di questo processo è che i militari sono stati processati grazie alla forza e alla determinazione di un gruppo di donne che provengono dall'area rurale, che sono indigene maya q'ueqchíes, contadine, povere e analfabete. Il loro percorso è stato sostenuto e accompagnato, nel corso degli ultimi dieci anni, da alcune organizzazioni femministe e da molte compagne e attiviste. Grazie a questo lavoro lento e approfondito il processo è stato preparato con basi molto solide, in ogni suo aspetto.\r\n\r\n In un paese eminentemente razzista, classista e misogeno come il Guatemala, questa sentenza rappresenta un precedente molto importante proprio perché riguarda un gruppo di donne che per la maggior parte della popolazione \"dominante\" non conta assolumente nulla, perché chi ha commesso abusi e violenze durante il \u003Cmark>conflitto\u003C/mark> \u003Cmark>armato\u003C/mark> è da sempre convinto di poter godere della massima impunità, perché un processo per violenza sessuale e schiavitù sessuale rappresenta un esempio per molte altre donne che vivono o hanno vissuto situazioni di violenza e non riescono a nominare quanto è accaduto. Una sentenza storica perché proprio queste 15 donne ricordano come il tema della violenza sessuale è una questione trasversale che riguarda e colpisce tutte le società, non importa la classe sociale, né lo status, né l'etnia a cui si appartiene, è qualcosa che riguarda tutte le donne.\r\n\r\nAscolta il contributo di Anna e Blanca, due compagne che da molti anni vivono in Guatemala. Il primo link è l'intervista in lingua originale (spagnolo):\r\n\r\nBlanca28feb16\r\n\r\nIl secondo è la traduzione dell'intervista in italiano:\r\n\r\ntraduzione_blanca",[91,93,96,98,100,102,104,106,108,110,112],{"matched_tokens":92,"snippet":72},[],{"matched_tokens":94,"snippet":95},[86,87],"\u003Cmark>conflitto\u003C/mark> \u003Cmark>armato\u003C/mark>",{"matched_tokens":97,"snippet":74},[],{"matched_tokens":99,"snippet":75},[],{"matched_tokens":101,"snippet":76},[],{"matched_tokens":103,"snippet":77},[],{"matched_tokens":105,"snippet":78},[],{"matched_tokens":107,"snippet":79},[],{"matched_tokens":109,"snippet":80},[],{"matched_tokens":111,"snippet":81},[],{"matched_tokens":113,"snippet":82},[],[115,121],{"field":35,"indices":116,"matched_tokens":118,"snippets":120},[117],1,[119],[86,87],[95],{"field":122,"matched_tokens":123,"snippet":88,"value":89},"post_content",[86,87],1157451471441625000,{"best_field_score":126,"best_field_weight":127,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":128,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":130,"highlight":148,"highlights":153,"text_match":156,"text_match_info":157},{"cat_link":131,"category":132,"comment_count":47,"id":133,"is_sticky":47,"permalink":134,"post_author":15,"post_content":135,"post_date":136,"post_excerpt":52,"post_id":133,"post_modified":137,"post_thumbnail":138,"post_thumbnail_html":139,"post_title":140,"post_type":57,"sort_by_date":141,"tag_links":142,"tags":145},[44],[46],"86757","http://radioblackout.org/2024/01/ecuador-la-guerra-del-capitalismo/","La crisi carceraria in corso, tra ammutinamenti e rivolte ha causato circa 400 morti interne solo negli ultimi tre anni. L’escalation ha raggiunto il suo picco con la rivolta di 6 carceri e l’evasione prima in data 7 gennaio di Adolfo Macías, detto ‘Fito’, leader del principale gruppo criminale del paese, Los Choneros e successivamente, il 9 gennaio, l’evasione di Fabricio Colon Pico capo de Los Lobos.\r\n\r\nLa risposta del governo Noboa è stato di ricorrere prima allo stato di emergenza, che ha trasformato il paese in un carcere notturno e poi alla dichiarazione dello stato di conflitto armato interno, che ha bloccato l’intero paese e consegnato in mano militare l’ordine pubblico.\r\n\r\nSe da un lato la risposta sembra inadeguata rispetto al problema del traffico di cocaina su scala globale, che trova nei porti ecuadoriani una tratta fondamentale, dall’altro lato ci si interroga sui risvolti economici e sociali e sul vero obiettivo dei piani di Noboa.\r\n\r\nDa una settimana al paese è applicata la cosiddetta ‘dottrina shock’: misure economiche neoliberiste e militarizzazione a tappeto.\r\n\r\nPubblichiamo di seguito il commento di Christian Peverieri, giornalista di Global Project e attivista dell’associazione internazionalista Ya Basta! 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Ma finora nessun convoglio è entrato in Siria dalla Turchia nonostante tre valichi frontalieri siano stati dichiarati aperti e nonostante le dichiarazioni delle cancellerie occidentali di aver finanziato l'acquisto e l'invio di aiuti. La situazione rimane estremamente difficile anche nelle aree siriane disastrate ma controllate dal governo. Nonostante l'arrivo, all'aeroporto di Damasco, di aiuti da parte di numerosi Paesi, la macchina dei soccorsi interna procede con mille ostacoli dovuti alla carenza di mezzi di un Paese travolto da 12 anni di conflitto armato, afflitto da sanzioni occidentali e da una crisi economica senza precedenti nella sua storia.\"\r\n\r\nIl bilancio della situazione ad oggi è di oltre 22 mila morti, continuano le operazioni di soccorso in un contesto devastato dalle dinamiche di guerra e di attacco nel territorio della Siria del nord. E' interessante e necessario approfondire la questione dell'avvicinamento alle elezioni in Turchia che si situano in un momento di crisi economica e sociale profonda, quali scenari si aprono in una fase di gestione dell'emergenza che in un'ottica capitalista rappresenta un'opportunità di accelerazione e accumulazione di profitto e di potere.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Lorenzo Trombetta, studioso di Siria contemporanea e autore di Siria. Dagli ottomani agli Asad. E oltre, Mondadori Università. Da Beirut è corrispondente per l’Ansa e collabora con numerose testate nazionali e straniere.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/Trombetta-terremoto-2023_02_09_2023.02.09-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","10 Febbraio 2023","2023-02-10 17:20:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/proxy-image-2-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"167\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/proxy-image-2-300x167.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/proxy-image-2-300x167.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/proxy-image-2-200x110.jpeg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/proxy-image-2.jpeg 652w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Aggiornamento con Lorenzo Trombetta sul terremoto in Siria e Turchia.",1676049625,[175,176,177,178],"http://radioblackout.org/tag/curdi/","http://radioblackout.org/tag/siria/","http://radioblackout.org/tag/terremoto/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[180,181,182,183],"curdi","Siria","terremoto","Turchia",{"post_content":185},{"matched_tokens":186,"snippet":187,"value":188},[86,87],"travolto da 12 anni di \u003Cmark>conflitto\u003C/mark> \u003Cmark>armato\u003C/mark>, afflitto da sanzioni occidentali e","Riportiamo da un articolo apparso sull'ANSA dell'8 febbraio 23 a firma Lorenzo Trombetta : \"Le autorità e le popolazioni del nord-ovest siriano, fuori dal controllo del governo centrale e devastato dal terremoto, chiedono a gran voce di ricevere, dal lato turco, aiuti internazionali per far fronte all'emergenza umanitaria. 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Ma l’aspetto più interessante che può emergere sono quelle insite nel Sistema, nella struttura delle forze dell’ordine: sicuramente i metodi e le colpe della guerriglia non vengono taciute dai leader delle Farc, maggiore reticenza si coglie dagli esponenti del governo. Istituito in un paese come la Colombia che si trova ancora in una fase di rifondazione delle basi di convivenza dopo la quarantennale guerra tra Farc e potere governativo, in un contesto in cui le violenze proseguono, come Ana Cristina Vargas ha spiegato nel suo articolo su ogzero.org, dove le persone maggiormente esposte nelle lotte sociali vengono falcidiate e dove l’ex presidente Uribe – da sempre contrario a qualsiasi accordo con le Farc – non intende presentarsi in aula, nonostante gli siano attribuiti più di seimila casi di falsi positivi, quegli omicidi soprattutto giovani, ragazzi uccisi solo per ingrandire i numeri e ottenere riconoscimenti, oppure sindacalisti scomodi o contadini, a cui sottrarre la terra, mascherati da annientamento di militanti armati della guerriglia. Ma perché non vuole presentarsi in aula l’acerrimo nemico delle Farc, se ha l’immunità costituzionale e la Jep prevede l’impunità di quanto viene confessato? come si sono presentati Timochenko o altri esponenti governativi, anche perché rischia invece di vedersi trascinato davanti a una corte internazionale per crimini contro l’umanità, che non è animata da giustizia riparativa, bensì punitiva: sanzionatoria, anziché proiettata alla semplice narrazione della verità.\r\nInvece la posizione irresponsabile – per la dirompenza –di Uribe perpetua la volontà negazionista che ha portato a polarizzare la realtà colombiana.\r\nC’è dunque una macrostruttura che privilegia la verità ma anche il risarcimento delle vittime (a cominciare dalla restituzione delle terre confiscate). Si tratta di ricostruire le macrodinamiche che stanno alla base di scomparse, casi irrisolti, buchi enormi di ricostruzioni non di singoli omicidi, ma di massacri fino al 2016, anno dell’accordo storico, poi ridimensionato dal referendum e ora seguito da altrettanta violenza. Delegittimare la Jep significa tornare ad avere semplicemente casi isolati, individuali, che non mettono in discussione il sistema, passo essenziale per ottenere una riscrittura della giustizia: a differenza dello sfondo del processo di superamento sudafricano dell’apartheid, più sociale, qui si tratta di riformulare una storia del conflitto armato. E quindi è un afflato molto più politico, avversato dal governo perché un atteggiamento punitivo non ha come base una ricerca della verità e non permetterà mai di sciogliere i veri nodi che stanno attorno alle dinamiche violente di controllo del territorio: il narcotraffico, il desplazamiento.\r\n\r\n\"La Jep riformula una storia del conflitto armato\".","1 Marzo 2021","2021-03-04 10:17:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/jep_quien-dio-la-orden-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"179\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/jep_quien-dio-la-orden-300x179.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/jep_quien-dio-la-orden-300x179.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/jep_quien-dio-la-orden-1024x610.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/jep_quien-dio-la-orden-768x457.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/jep_quien-dio-la-orden-1536x915.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/jep_quien-dio-la-orden.jpg 1667w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La Jep colombiana pone le basi per una storia delle Farc",1614621352,[207,208,209,210,211,212,213,214,215,216],"http://radioblackout.org/tag/desplazamiento/","http://radioblackout.org/tag/falsospositivos/","http://radioblackout.org/tag/jep/","http://radioblackout.org/tag/leadersociales/","http://radioblackout.org/tag/santos/","http://radioblackout.org/tag/uribe/","http://radioblackout.org/tag/colombia/","http://radioblackout.org/tag/farc/","http://radioblackout.org/tag/narcos/","http://radioblackout.org/tag/timochenko/",[218,219,220,221,222,223,24,224,225,226],"#desplazamiento","#falsospositivos","#jep","#leadersociales","#santos","#uribe","FARC","narcos","Timochenko",{"post_content":228},{"matched_tokens":229,"snippet":230,"value":231},[86,87],"di riformulare una storia del \u003Cmark>conflitto\u003C/mark> \u003Cmark>armato\u003C/mark>. 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E quindi è un afflato molto più politico, avversato dal governo perché un atteggiamento punitivo non ha come base una ricerca della verità e non permetterà mai di sciogliere i veri nodi che stanno attorno alle dinamiche violente di controllo del territorio: il narcotraffico, il desplazamiento.\r\n\r\n\"La Jep riformula una storia del \u003Cmark>conflitto\u003C/mark> \u003Cmark>armato\u003C/mark>\".",[233],{"field":122,"matched_tokens":234,"snippet":230,"value":231},[86,87],{"best_field_score":158,"best_field_weight":159,"fields_matched":117,"num_tokens_dropped":47,"score":160,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},{"document":237,"highlight":258,"highlights":263,"text_match":156,"text_match_info":266},{"cat_link":238,"category":239,"comment_count":47,"id":240,"is_sticky":47,"permalink":241,"post_author":15,"post_content":242,"post_date":243,"post_excerpt":52,"post_id":240,"post_modified":244,"post_thumbnail":245,"post_thumbnail_html":246,"post_title":247,"post_type":57,"sort_by_date":248,"tag_links":249,"tags":255},[44],[46],"61635","http://radioblackout.org/2020/06/colombia-un-approfondimento-sul-passato-per-capire-il-presente/","Approfondimento sulla storia della Colombia per comprenderne gli avvenimenti presenti: un territorio già abitato che ha subìto la scoperta da parte degli europei e la violenza del colonialismo. Il conflitto colombiano è il conflitto armato attivo più lungo ad oggi riconosciuto. Insieme a Maria, compagna colombiana, abbiamo ripercorso le 5 assi attorno alle quali il conflitto si articola: disputa per la terra e conflitto agrario, assenza di garanzie nella partecipazione politica e violenza istituzionale, narcotraffico, pressioni internazionali, corruzione. Un quadro completo e necessario, che approfondiremo in una prossima puntata.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/colombia.mp3\"][/audio]","19 Giugno 2020","2020-06-19 11:51:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/luis-carlos-ayala-usme-copertina-new-1114x557-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"150\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/luis-carlos-ayala-usme-copertina-new-1114x557-1-300x150.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/luis-carlos-ayala-usme-copertina-new-1114x557-1-300x150.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/luis-carlos-ayala-usme-copertina-new-1114x557-1-1024x512.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/luis-carlos-ayala-usme-copertina-new-1114x557-1-768x384.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/luis-carlos-ayala-usme-copertina-new-1114x557-1.jpg 1114w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Colombia: un approfondimento sul passato per capire il presente",1592567501,[250,213,251,252,253,254],"http://radioblackout.org/tag/blackout/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/news/","http://radioblackout.org/tag/violenza-istituzionale/",[256,24,26,15,20,257],"blackout","violenza istituzionale",{"post_content":259},{"matched_tokens":260,"snippet":261,"value":262},[86,86,87],"Il \u003Cmark>conflitto\u003C/mark> colombiano è il \u003Cmark>conflitto\u003C/mark> \u003Cmark>armato\u003C/mark> attivo più lungo ad oggi","Approfondimento sulla storia della Colombia per comprenderne gli avvenimenti presenti: un territorio già abitato che ha subìto la scoperta da parte degli europei e la violenza del colonialismo. 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Una protesta popolare, trasversale e pacifica per l’annullamento della candidatura del Presidente Abdelaziz Bouteflika al quinto mandato alla testa della Repubblica algerina.\r\nLa protesta lanciata via internet e social media da fonti sconosciute è sostenuta e co-organizzata sia da anonimi cittadini, sia da movimenti della società civile, sia da partiti e organizzazioni politiche. Ma sembra (se non sostenuta) almeno guardata favorevolmente da una buona parte del complesso sistema politico-economico-militare al potere in Algeria.\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, insegnante, blogger di origine cabila, che da molti anni vive a Torino\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/2019-03-05-metref-algeria.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito alcuni stralci di un articolo scritto da Karim\r\n\r\n“Perché adesso, dopo tutti questi anni di silenzio?\r\nIn realtà l’Algeria non è mai stata e mai sarà un paese “tranquillo”. Le proteste, le sommosse, le contestazioni anche violente del potere imposto e dei suoi rappresentanti regionali e locali fanno parte della vita quotidiana in Algeria. E questo sin dai primi anni dell’indipendenza, ottenuta, ricordiamo, nel 1962 dopo sette anni di una guerra terribile che ha portato via centinaia di migliaia di persone.\r\nLotte per i diritti economici, lotte per i diritti culturali delle popolazioni amazigh, lotte sindacali, per la casa, per un lavoro e reddito… La scena politica e sociale algerina è sempre stata una delle più calde del Sud del Mediterranneo.\r\n\r\nQuello che gli altri paesi dell’area sud del mediterraneo vivono nel 2011, l’Algeria lo vive già nel 1988. Il 5 ottobre 1988 il paese si solleva e mette fine al sistema del partito unico. “L’Ottobre 88” è seguito da una stagione straordinaria di libertà e pluralità culturale e politica. Ma il sogno finisce in un incubo che inizia con il colpo di stato che annulla le elezioni vinte al primo turno dal Fronte Islamico della Salvezza (FIS). Il paese versa in una terribile guerra civile che dura quasi 15 anni.\r\nNel 1998, arrivano i primi accordi per mettere fine al conflitto armato e con essi arriva Abdelaziz Bouteflika. E’ imposto sia agli islamisti che ai generali dell’esercito come garante degli accordi di pace che prevedono fine dei conflitti, nessuna inchiesta e nessun processo per i numerosi crimini contro l’umanità commessi dai due campi, in cambio del rientro delle multinazionali nello sfruttamento degli enormi giacimenti di petrolio e gas del paese.\r\n\r\nDopo questa intronizzazione un po’ forzata, l’uomo ha saputo manovrare molto bene. Non è stato una marionetta qualsiasi e ha giocato così bene che da outsider dei clan al potere, ha creato un suo clan fatto di familiari (fratello in primo piano), parenti, amici, complici di vita e di politica… Ed è riuscito a mettere in panchina tutti gli altri. Aiutato dall’aumento spettacolare dei prezzi del greggio negli anni del suo primo e secondo mandato è riuscito anche a eliminare ogni forma di opposizione giocando semplicemente con i petrodollari.\r\nCosì ha potuto mandare in pensione i potentissimi generali degli anni novanta e ha avuto la forza per cambiare la costituzione e fare invece di due, ben quattro mandati.\r\n\r\nIl problema è che nel 2013, poco prima di ripresentarsi per il quarto mandato, si è ammalato. Ha avuto un ictus che l’ha ridotto in uno stato di quasi totale incapacità, che negli anni nonostante le costosissime cure negli ospedali francesi e le cliniche svizzere, è andata peggiorando. Oggi non non è nemmeno più in grado di intendere né di volere.\r\n\r\nL’altro grande problema è la caduta libera del prezzo del petrolio. Con un ritmo di consumi calcolato su un petrolio a più di $ 110 al barile, e i prezzi crollati dopo le “Primavere arabe” a volte anche sotto i $ 30 e comunque non risalendo mai oltre $ 75 – 80 da anni, il paese non è al collasso perché non ha debiti importanti e aveva fino a poco importanti riserve di denaro. Ma l’economia algerina è ancora fortemente dipendente dalle esportazioni di idrocarburi e il potere di Bouteflika è anch’esso dipendente dalla redistribuzione della manna petroliera. Con il crollo delle entrate crollano anche gli equilibri politici costruiti negli anni dopo la guerra civile, con larghe concessioni salariali, sociali e un massivo programma di edilizia pubblica e importanti benefici garantiti ai signori della politica e della guerra.\r\n\r\nE’ chiaro che il paese ha bisogno di una svolta politica.\r\nMa nel clan presidenziale, detto « Clan di Nedroma », dal nome della piccola cittadina sul confine ovest del paese dal quale è originario il presidente e la maggioranza dei baroni del potere attuale (ministri, governatori di province, ex-capo della polizia, personaggi chiave del ministero dell’energia…) non c’è nessuno che ha lo stesso calibro politico. Nemmeno il fratello Said: nessuno. Tutti semplici parassiti politici che vivono fin che vive lui. Se cade cadono tutti e rischiano anche di farsi male. Perché hanno veramente saccheggiato il paese: più vedono avvicinarsi la loro fine e più diventano voraci. E più l’opinione pubblica e i clan rivali si caricano di rabbia e rancori nei loro confronti.\r\nMa nell’illusione di mantenersi ancora al potere all’ombra di una quercia ormai crollata, hanno osato candidare un Bouteflika moribondo a un 5° mandato. Andando a fare campagna elettorale con il suo ritratto ufficiale. Come fosse una icona bizantina. L’hanno fatto nonostante petizione, appelli e dichiarazioni sia da parte della società civile sia da parte di molti esponenti politici dentro e fuori dal sistema.\r\n\r\nE’ questo sentimento di rabbia di fronte a una situazione che mescola prepotenza e ridicolo che la gente ha cominciato a mobilitarsi via internet per poi uscire tutti insieme nelle piazze di quasi tutto il paese.\r\n\r\nChi è quella gente uscita per le strade?\r\nLa gente uscita per le strade di Algeri e delle province del paese il 22 febbraio e i giorni successivi è di tutte le età, tutte le estrazioni culturali, sociali ed economiche. Arabofoni, Amazigh, islamisti, laici, nazionalisti, modernisti… C’era di tutto. Gli appelli sono giunti da varie parti. Sui social media, sui siti dell’opposizione.\r\n\r\nAlcuni famosi attivisti, personaggi famosi dei media sociali, facebooker, youtuber, e alcune persone interessate a candidarsi alla carica suprema, hanno messo la loro faccia, pagine facebook, account twitter… Gruppi politici, associazioni, sindacati. Ognuno con le proprie idee, ma tutti raccolti intorno a uno slogan unico: No al 5° mandato. Bouteflika deve andare via!\r\nAlcuni lo accusano lui e il suo clan di tutti i mali di cui soffre il paese. Altri si accontentano di sottolineare il suo stato di salute e chiedono al suo entourage di liberarlo e di non tenere in ostaggio un uomo stanco e malato.\r\nMa l’attitudine «tranquilla» delle forze dell’ordine, ci sono stati arresti e qualche intervento in piazza ma niente in confronto con le manifestazioni degli ultimi 20 anni, e la copertura favorevole da parte di alcuni media privati, lasciano supporre una benevolenza di vari settori del sistema. Il potente capo dello Stato Maggiore, Il Generale-Maggiore Gaid Salah, si è espresso in sostegno di Bouteflika. Ma sembra solo una posizione per rassicurare sul fatto che ciò che succede non è la premessa per un colpo di stato.\r\n\r\nCosa vuole questa gente?\r\nCome successo nelle altre proteste della primavera araba, oltre il « dégage! » chiaro e netto rivolto al potente di turno, non ci sono proposte precise, nessun progetto di società comune. Nessun programma. Solo un comune e forte sentimento di misura colma. Barakat! Basta!\r\n\r\nCosa può succedere adesso?\r\nSe non si trova una via ragionevole, se l’entourage del presidente persevera nella sua follia, allora la strada è aperta per qualsiasi cosa: 5° mandato che verserà il paese in una profonda depressione, colpo di stato dei militari, inizio delle violenze in piazza con scenari che conosciamo e che abbiamo visto all’opera in altri paesi…”","5 Marzo 2019","2019-03-05 16:39:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria-bouteflika-vuole-il-quinto-mandato-g6eb-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"205\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria-bouteflika-vuole-il-quinto-mandato-g6eb-300x205.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria-bouteflika-vuole-il-quinto-mandato-g6eb-300x205.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria-bouteflika-vuole-il-quinto-mandato-g6eb-768x526.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria-bouteflika-vuole-il-quinto-mandato-g6eb-1024x701.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria-bouteflika-vuole-il-quinto-mandato-g6eb.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Cosa succede in Algeria?",1551803803,[282,283,284],"http://radioblackout.org/tag/algeria/","http://radioblackout.org/tag/bouteflika/","http://radioblackout.org/tag/karim-metref/",[286,287,288],"Algeria","Bouteflika","karim metref",{"post_content":290},{"matched_tokens":291,"snippet":292,"value":293},[86,87],"accordi per mettere fine al \u003Cmark>conflitto\u003C/mark> \u003Cmark>armato\u003C/mark> e con essi arriva Abdelaziz","In Algeria c’è una protesta su larghissima scala, per una volta non solo ad Algeri ma quasi in tutti i capoluoghi di provincia. 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Arabofoni, Amazigh, islamisti, laici, nazionalisti, modernisti… C’era di tutto. Gli appelli sono giunti da varie parti. Sui social media, sui siti dell’opposizione.\r\n\r\nAlcuni famosi attivisti, personaggi famosi dei media sociali, facebooker, youtuber, e alcune persone interessate a candidarsi alla carica suprema, hanno messo la loro faccia, pagine facebook, account twitter… Gruppi politici, associazioni, sindacati. Ognuno con le proprie idee, ma tutti raccolti intorno a uno slogan unico: No al 5° mandato. Bouteflika deve andare via!\r\nAlcuni lo accusano lui e il suo clan di tutti i mali di cui soffre il paese. 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Basta!\r\n\r\nCosa può succedere adesso?\r\nSe non si trova una via ragionevole, se l’entourage del presidente persevera nella sua follia, allora la strada è aperta per qualsiasi cosa: 5° mandato che verserà il paese in una profonda depressione, colpo di stato dei militari, inizio delle violenze in piazza con scenari che conosciamo e che abbiamo visto all’opera in altri paesi…”",[295],{"field":122,"matched_tokens":296,"snippet":292,"value":293},[86,87],{"best_field_score":158,"best_field_weight":159,"fields_matched":117,"num_tokens_dropped":47,"score":160,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},6646,{"collection_name":57,"first_q":73,"per_page":300,"q":73},6,9,{"facet_counts":303,"found":159,"hits":353,"out_of":507,"page":117,"request_params":508,"search_cutoff":36,"search_time_ms":307},[304,330],{"counts":305,"field_name":327,"sampled":36,"stats":328},[306,309,311,313,315,317,319,321,323,325],{"count":307,"highlighted":308,"value":308},5,"anarres",{"count":14,"highlighted":310,"value":310},"I Bastioni di Orione",{"count":117,"highlighted":312,"value":312},"19e59",{"count":117,"highlighted":314,"value":314},"russia",{"count":117,"highlighted":316,"value":316},"ucraina",{"count":117,"highlighted":318,"value":318},"sabotaggi",{"count":117,"highlighted":320,"value":320},"liberation front",{"count":117,"highlighted":322,"value":322},"legge sul lavoro",{"count":117,"highlighted":324,"value":324},"vocidallucrainavocidallarussia",{"count":117,"highlighted":326,"value":326},"voci dall'ucraina voci dalla russia","podcastfilter",{"total_values":329},11,{"counts":331,"field_name":35,"sampled":36,"stats":351},[332,334,335,337,339,341,343,345,347,349],{"count":14,"highlighted":333,"value":333},"Bastioni di Orione",{"count":17,"highlighted":181,"value":181},{"count":117,"highlighted":336,"value":336},"IS",{"count":117,"highlighted":338,"value":338},"YPG",{"count":117,"highlighted":340,"value":340},"tobia",{"count":117,"highlighted":342,"value":342},"11 aprile",{"count":117,"highlighted":344,"value":344},"luca abbà",{"count":117,"highlighted":346,"value":346},"cobane. cabilia",{"count":117,"highlighted":348,"value":348},"arrestati no tav",{"count":117,"highlighted":350,"value":350},"guerra dell'informazione",{"total_values":352},33,[354,377,407,439,464,486],{"document":355,"highlight":368,"highlights":373,"text_match":156,"text_match_info":376},{"comment_count":47,"id":356,"is_sticky":47,"permalink":357,"podcastfilter":358,"post_author":15,"post_content":359,"post_date":360,"post_excerpt":52,"post_id":356,"post_modified":361,"post_thumbnail":362,"post_title":363,"post_type":364,"sort_by_date":365,"tag_links":366,"tags":367},"75915","http://radioblackout.org/podcast/voci-dallucraina-voci-dalla-russia-voci-dentro-e-contro-la-guerra-6/",[322,314,318,316,326,324],"Dall'inizio del conflitto in Ucraina siamo sottopostə ad un sovraccarico di informazioni e analisi di ogni risma. La guerra continua e cambia costantemente in molte sue forme, sia da un punto di vista militare quanto a livello mediatico, propagandistico e politico. In mezzo a tale torbido caos mediatico le voci di cui più sentiamo l'assenza sono quelle di persone, collettivi ed esperienze che si sono organizzate concretamente per rispondere alla guerra in tutte le sue forme e che la guerra ogni giorno la subiscono. Perchè pensiamo sia imprescindibile provare ad affinare i nostri strumenti di critica e solidarietà, tentando di passare attraverso l'ascolto e il confronto con le esperienze umane e politiche che dentro e contro questa guerra provano, con difficoltà, contraddizioni e differenze, a muoversi. Venerdì cercheremo di dare spazio a letture, riflessioni ed esperienze che mettono al centro episodi e percorsi di solidarietà, ribellione, autorganizzazione, critica, diserzione e sabotaggio dall'Ucraina alla Russia, passando e andando oltre i confini di quei territori.\r\n\r\nCome ogni due venerdì al mese, torna Voci dall'Ucriana, Voci dalla Russia, Voci Dentro e Contro la Guerra.\r\n\r\nIn questa puntata continuiamo nel tentativo di fare uno dei tanti e possibili punti, assolutamente parziali, riguardo al conflitto in corso. Ricordando che si trasmette all'ormai 93esimo giorno di conflitto armato in Ucraina a partire dall'invasione militare russa.\r\n\r\nDue le dirette principali di oggi; una con Vitaliy Dudin, dell’organizzazione socialista democratica ucraina Sotsyalnyi Rukh (“Movimento sociale”), a partire dalla nuova legge sul lavoro promulgata dal governo Zelensky in tempi di legge marziale, che è una dichiarazione di \"guerra\" contro le lavoratrici e lavoratori, dalla semplificazione dei licenziamenti in contesti anche di malattia o congedo alla settimana lavorativa di 60 ore; l'altra con un gruppo di compagn* anarchich* di Perm, una cittadina nel centro della Russia, che ci raccontano quali sono le condizioni di vita e di lotta da parte dei movimenti russi contro la guerra, e che ci fanno un punto sulle varie azioni di sabotaggio contro il governo Putin e gli apparati o simboli statali, toccando anche il dolente tasto della repressione e delle decine di compagn* incarcerate dentro le prigioni russe, e di come supportarle.\r\n\r\nPrima di queste dirette, un lungo resoconto degli ultimi aggiornamenti dai fronti militari e a livello internazionale, ma soprattutto dai vari primi e timidi, ma rilevanti, scricchiolii interni a livello sociale e politico sia in Ucraina che in Russia, che vanno contro la narrazione maggioritaria appiattente di società compatte e pacificate in tempi di guerra.\r\n\r\nQui la puntata.\r\n\r\nCome sempre, la nostra poesia del giorno, letta dal nostro tecnico intellettuale. trattasi di un brano tratto da \"il caos non è mai morto (T.A.Z)\" di Hakim Bey (r.i.p.)\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/poesia-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGli ultimi aggiornamenti sulla guerra e dai fronti interni russi e ucraini:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/intro-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa prima diretta con Vitaliy Dudin, dell’organizzazione socialista Sotsyalnyi Rukh (“Movimento sociale”), a partire dalla nuova legge sul lavoro e, più in generale, sulla scelta presa dal governo ucraino di far pagare i costi della guerra alla classe lavoratrice:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/vitaly.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa seconda diretta con un gruppo anarchico di Perm, che ci racconta la situazione in Russia, come si organizzano le realtà e le compagn* contro la guerra, che tipo di azioni sono state fatte e qual'è il livello di protesta complessivo, e di repressione. 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Cappellini il capitolo \"l'indiano metropolitano.\r\n\r\n\r\n\r\n28 marzo 2014 parte 1\r\n\r\n28 marzo 2014 parte 2\r\n\r\n\r\n\r\n28 marzo 2014 parte 3\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[404],{"field":122,"matched_tokens":405,"snippet":401,"value":402},[86,87],{"best_field_score":158,"best_field_weight":159,"fields_matched":117,"num_tokens_dropped":47,"score":160,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},{"document":408,"highlight":421,"highlights":429,"text_match":435,"text_match_info":436},{"comment_count":47,"id":409,"is_sticky":47,"permalink":410,"podcastfilter":411,"post_author":412,"post_content":413,"post_date":414,"post_excerpt":52,"post_id":409,"post_modified":415,"post_thumbnail":416,"post_title":417,"post_type":364,"sort_by_date":418,"tag_links":419,"tags":420},"86388","http://radioblackout.org/podcast/la-guerra-oltre-gaza-regionalizzazione-del-conflitto/",[320],"liberationfront","Il conflitto apertosi il 7 ottobre con gli attacchi di Hamas contro Israele conta ormai più di cento giorni. In questo tempo, una situazione già complessa si è intricata ulteriormente in un accavallarsi di eventi e interventi che, si può dire, stanno drammaticamente ridisegnando il volto del Medio Oriente.\r\n\r\nIl processo di regionalizzazione del conflitto è la fonte di maggiore preoccupazione a questo punto. Si è infatti passati da una \"guerra asimmetrica\" inaugurata dalla rottura dei confini territoriali dello storico oppressore da parte di Hamas e presto trasferita nella prigione a cielo aperto di Gaza, ora una distesa di macerie a causa dell'implacabile vendetta israeliana, al coinvolgimento di nuovi attori e regioni di scontro. 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Si affronta la distinzione fra i tribunali internazionali e la struttura di quelli costituiti ad hoc ,come quello sul Ruanda e la ex Jugoslavia , la tempistica e i vari passaggi che regolano la causa intentata dal Sudafrica contro Israele per genocidio,il ruolo del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il potere di veto che spesso condiziona l'iter procedurale, la possibilità che si configuri una violazione della convenzione di Ginevra da parte dello stato sionista .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-4042024-FABIANA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Lorenzo Forlani ,giornalista esperto di Medio Oriente che vive a Beirut , valutiamo gli ultimi sviluppi della crisi medio orientale dopo l'attacco israeliano all'ambasciata iraniana in Siria ,una vera e propria provocazione allo scopo di estendere il conflitto che viene interpretata a Tel Aviv come una operazione \"protocollare \", inscritta nella logica delle relazioni bellicose dello stato sionista verso quella che viene definita la mezzaluna scita . La risposta di Teheran avverrà probabilmente con la mobilitazione ulteriore delle milizie alleate in Libano e nello Yemen .Si configura uno scenario bellico anche verso il sud del Libano ,paese che versa in una crisi sistemica da anni che mette in discussione l'identità stessa del paese nonchè la presa di Hezbollah su una popolazione sempre piu' disincantata e immersa nei problemi della sopravvivenza quotidiana a causa della profonda crisi economica.\r\n\r\nL'avventura libanese potrebbe rivelarsi estremamente impegnativa per l'esercito israeliano in considerazione della preparazione militare di Hezbollah , uno scenario che il governo messianico sionista potrebbe essere disposto ad affrontare una volta disimpegnatosi da Gaza .\r\n\r\nSi constata amaramente la mancanza di un'alternativa laica nella regione , stretta nel confronto armato fra fondamentalismi nonostante i sussulti di una società ormai secolarizzata le cui aspirazioni sono sempre piu' lontane dal fanatismo religioso che opprime la regione medio orientale.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-040424-FORLANI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","6 Aprile 2024","2024-04-06 19:08:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-3-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 04/04/2024- LA GIUSTIZIA INTERNAZIONALE DI FRONTE AL GENOCIDIO -LE MINACCE ISRAELIANI CONTRO IL FRONTE SCITA, UNO SGUARO DAL LIBANO.",1712430499,[452],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[333],{"post_content":455},{"matched_tokens":456,"snippet":457,"value":458},[86],"allo scopo di estendere il \u003Cmark>conflitto\u003C/mark> che viene interpretata a Tel","Bastioni di Orione continua ad approfondire gli aspetti della giusrisdizione internazionale sui crimini di guerra e genocidio con Fabiana Triburgo , dando seguito alle considerazioni espresse nella puntata del 28 marzo scorso. 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La sanguinosa guerra in Yemen con l'accordo fra le parti condurrà ad una divisione ulteriore del paese ,impoverito dai potenti vicini ,e ad un confronto con gli emiratini che dal conflitto hanno ottenuto posizioni di rendita militari e strategiche.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/BASTIONI-200423-BATTAGLIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Palamidesse spesso ospite della nostra trasmissione e attento conoscitore del Corno d'Africa,parliamo della crisi in Sudan dove lo scontro aperto fra il generale Al Burhan e il capo delle milizie RSF Hemmetti si è trasformato in un vero e proprio scontro armato che sta mietendo centinaia di vittime fra i civili in fuga ,costretti dai combattimenti a fuggire o rifugiarsi in città.\r\n\r\nGrandi rischi di regionalizzazione del conflitto a causa della presenza di attori regionali e non solo interessanti a controllare un paese strategicamente molto importante , conflitto che annichilisce la vivace società civile sudanese che ha avuto un ruolo decisivo nella sconfitta del regime di Al Bashir che ha governato il paese per 30 anni ,rivendicando durante la fase di transizione bruscamente interrotta il ritiro dei militari nelle caserme e un governo civile.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/BASTIONI-200423-PALAMIDESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://www.dabangasudan.org/en\r\n\r\nSito di Radio Dabanga sul quale seguire gli aggiornamenti della situazione sudanese in diretta in lingua inglese.","21 Aprile 2023","2023-04-21 16:01:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 20/04/2023-ARABIA SAUDITA IRAN PROSPETTIVE DI UN ACCORDO PER RIDEFINIRE NUOVI EQUILIBRI -SUDAN LO SCONTRO APERTO FRA I SIGNORI DELLA GUERRA SPAZZA VIA L'OPPOSIZIONE CIVILE AI MILITARI.",1682092887,[452],[333],{"post_content":478},{"matched_tokens":479,"snippet":480,"value":481},[86],"con gli emiratini che dal \u003Cmark>conflitto\u003C/mark> hanno ottenuto posizioni di rendita","Bastioni di Orione si confronta con Laura Silvia Battaglia , giornalista free lance e documentarista che ha seguito sul campo la guerra in Yemen , relativamente agli accordi sponsorizzati da Pechino fra Arabia Saudita e Iran e la loro influenza sugli equilibri regionali.Cambiamenti epocali che vedono i Saud sganciarsi dalla tutela di Washington con conseguenze sulle prospettive di sviluppo dell'Arabia saudita nel tentativo di perseguire il progetto \"vision 2030\" di Salman al fine di superare la monocoltura petrolifera e modernizzare il paese. 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Il presidente angolano sta tentando una mediazione al fine di scongiurare un conflitto regionale che sembra riportare indietro l'orologio della storia ai tempi della prima guerra mondiale africana alla fine degli anni 90,con la crisi dei grandi Laghi ,la caduta di Mobutu e l'instabilità permanente nella regione .Le enormi ricchezze di quell'area distante dalla capitale Kinshasa piu' di 2000 km fanno gola ai vicini ruandesi e ugandesi e innescano una serie di guerriglie che mirano alla spartizione delle risorse del sottosuolo con effetti devastanti per la popolazione civile .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/BASTIONI-DI-ORIONE-10222022-CONGO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Giorgio Fruscione ricercatore e studioso dei Balcani parliamo della crisi fra Serbia e Kosovo ,innestata dalla polemica per l'uso delle targhe ma che rivela le contraddizioni e le tensioni di una \" pax occidentale \" che non ha risanato le ferite della guerra fra le due comunità ,il nazionalismo rampante e i riflessi della guerra in Ucraina agitano quelle regioni in cui la normalizzazione che passa attraverso l'adesione all'Unione europea stenta a realizzarsi stante la mancanza di un progetto inclusivo che coinvolga le varie comunità.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/bastioni-serbia.mp3\"][/audio]","17 Novembre 2022","2022-11-17 23:09:01","BASTIONI DI ORIONE 10/11/2022- ETIOPIA TIGRAY ACCORDO MA SENZA IL CONVITATO DI PIETRA ERITREO - NORD KIVU RIPARTE IL SACCHEGGIO E I RUMORI DI NUOVA GUERRA MONDIALE AFRICANA-SERBIA E KOSOVO OLTRE LA CONTESA PER LE TARGHE S'INTRAVEDONO NUOVI EQUILIBRI PER I BALCANI.",1668726541,[452],[333],{"post_content":499},{"matched_tokens":500,"snippet":501,"value":502},[86],"un attore molto importante del \u003Cmark>conflitto\u003C/mark> l'Eritrea di Afewerki ed anche","Bastioni di Orione in questa puntata facciamo il punto sull'accordo raggiunto a Pretoria fra Etiopia e TPLF per un cessate il fuoco definitivo e un percorso di disarmo ,sostenuto dall'Unione Africana .Commenti a caldo in attesa di un ulteriore approfondimento nella prossima puntata ,luci e ombre di un accordo che non coinvolge un attore molto importante del \u003Cmark>conflitto\u003C/mark> l'Eritrea di Afewerki ed anche le varie milizie che hanno imperversato sul fronte di guerra.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/BASTIONI-ETIOPIA-10112022.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nParliamo con Massimo Zaurrini redattore di Africa rivista della situazione del Nord Kivu in Congo che si fa sempre piu' tesa dopo la ripresa dell'offensiva del movimento \u003Cmark>armato\u003C/mark> M23 ,con accuse reciproche fra Congo e Ruanda e l'intervento dei militari ugandesi e kenyani . 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